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ANNO 1945
Aprile
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Papa Pio XII
(1939-58)

- responsabile dell'Entità: card. P. Fumasoni Biondi.

ONU
Organizzazione delle nazioni unite

1945, con sede a New York è la più importante organizzazione internazionale esistente; l'accordo, che costituisce la Carta o Statuto dell'ONU, è stato firmato a San Francisco da 50 stati;
è un'unione a carattere aperto nel senso che a fianco dei firmatari (50 + la Polonia) altri stati possono esservi ammessi purché siano amanti della pace e diano garanzia di adempiere agli obblighi derivanti dalla Carta; quasi tutti gli stati del mondo sono membri dell'ONU, ne restano fuori oltre ai cosiddetti microstati (come Andorra, Liechtenstein, San Marino), la Svizzera, le due Coree, il Vietnam, Taiwan e la Rhodesia;
Organismi:
- assemblea generale:
è composta da tutti gli stati membri, ognuno dei quali ha diritto di avere cinque rappresentanti ma dispone di un solo voto; in pratica funge da tribuna internazionale;
- consiglio di sicurezza:
è composto da 15 membri, dei quali 5 permanenti (USA, URSS, Repubblica Popolare Cinese, Gran Bretagna, Francia) e 10 eletti ogni due anni dall'assemblea;
- consiglio economico e sociale:
è composto da 54 stati eletti dall'assemblea per la durata di 3 anni;
- consiglio di amministrazione fiduciaria:
ha il compito di controllare l'amministrazione dei territori sottoposti ad amministrazione fiduciaria;
- Corte internazionale di giustizia:
è il principale organo giudiziario dell'ONU;
- segretariato:
è composto dal segretario generale e dal personale a lui dipendente;
a causa del gioco dei veti incrociati delle grandi potenze che siedono al consiglio di sicurezza, l'attività dell'ONU è di fatto paralizzata, almeno fino alla fine della guerra fredda;
segretario generale:
- 1946-53, Trygve Lie.

 

"Operazione Aussenweg"

1945
Aprile
«segue da marzo 1945Ï
Il conte Gino Monti viene catturato dagli inglesi e rinchiuso in un campo di prigionia "speciale" dove si trovano tutti quei nazisti che nel dopoguerra possono fornire informazioni utili sui latitanti e sulle attività tecniche e scientifiche sviluppate e finanziate dal regime di A. Hitler.

Due collaboratori del vescovo A. Hudal a Roma, che aiutano diversi nazisti a fuggire, sono:
. mons. Heinemann (non molto benvoluto dai tedeschi), incaricato di esaudire le richieste dei gerarchi nazisti rifugiati a Santa Maria dell'Anima;
. mons. Karl Bayer.
[Quest'ultimo, intervistato dalla scrittrice Gitta Sereny (per il suo libro In quelle tenebre) ricorderà che per anni lui e A. Hudal hanno aiutato per anni i nazisti con l'appoggio del Vaticano: «Il papa forniva effettivamente denaro a tale scopo; a volte con il contagocce, ma comunque arrivava».
Stando alle stime dell'Ufficio Immigrazione argentino, si stima che nel dopoguerra siano arrivati nel paese circa cinquemila croati, dei quali:
- duemila partiti da Amburgo,
- duemila da Monaco,
- circa un migliaio dall'Italia, concretamente, dal Vaticano.

 

 

II GUERRA MONDIALE

 

1945
Aprile
"Operazione Odessa"
[O.D.E.SS.A.: Organisation der Ehemaligen SS-Angehorigen = Organizzazione degli ex-membri delle SS.]

Questo organismo ha il triplice scopo di salvare i camerati dalle forche degli Alleati, esportare gli ingenti capitali che molti ufficiali tedeschi hanno accumulato negli anni del nazismo (soprattutto quelli proveniente dalla confisca di beni, preziosi e quant'altro ai deportati nei campi di sterminio) e creare un Quarto Reich che completi l'opera di A. Hitler.
Già a due mesi dalla fine della guerra, sono approntati i primi piani di fuga per i dirigenti nazisti: il ministro dell'Interno del Reich e comandante delle Schutzstaffel (le famigerate SS) H. Himmler, quando vede che tutto è perduto, dà vita all' "Operazione Außenweg", affidandone la direzione al giovane capitano delle SS C. Fuldner.
Il cuore e il cervello dell'intera operazione è a Roma nel cuore del Vaticano. Attraverso la cosiddetta "Via dei Monasteri" (detta anche ratline o Rattenlinien ovvero la "via dei ratti"), la Chiesa cattolica non è solo complice dell'operazione, ma protagonista indiscussa a vari livelli: i suoi vertici sono:
. card. E. Tisserant, francese,
. card. A. Caggiano, argentino,
mentre la dimensione operativa è curata da una pattuglia di alti prelati, tra cui:
. mons. G. Siri, genovese, futuro cardinale,
. mons. A. Hudal, vescovo austriaco, parroco della chiesa di Santa Maria dell'Anima in via della Pace a Roma e guida spirituale della comunità tedesca in Italia,
. mons. A. Barrère, vescovo argentino,
. don K.S. Draganovic, sacerdote croato,
. Edoardo Dömoter, francescano ungherese della parrocchia di Sant'Antonio di Pegli a Genova,
. padre K.D. Petranovic,
. Antonio Weber, sacerdote pallottino, e molti uomini che fanno parte dell' "Entità", il servizio segreto del Vaticano.
Mons. G.B. Montini (il futuro papa Paolo VI) è a conoscenza della cosiddetta "Via dei Monasteri".
[Secondo alcuni storici il futuro Paolo VI è, assieme al card. E. Tisserant e il card. A. Caggiano, uno dei "progettisti" della via di fuga dei criminali nazisti).
La fuga verso "porti sicuri", non riguarda unicamente i criminali di guerra tedeschi, ma anche molti:
- ustascia (termine che in croato significa "insorgere", "risvegliare" e che è utilizzato per designare gli appartenenti al movimento cattolico-nazionalista croato di estrema destra che si opponeva a un regno di Jugoslavia federativo) che beneficeranno dell'aiuto della Chiesa di Roma, tra cui:
. Ante Pavelic, dittatore fantoccio croato,
. Stjepan Hefer,
. Mile Starcevic,
. Vjekoslav Vrancic, ex viceministro degli Esteri,
. Petar Pejasevic, ex ambasciatore nella Spagna di F. Franco Bahamonde [el Caudillo];
. Ivan Herencic, ex generale, ex capo della polizia e dell'esercito fascista croato,
. Ivo Orsanic, ex capo della gioventù Ustaše,
. Josip Balen, ex ministro delle Foreste,
. Ante Vrkljan, ex alto ufficiale dell'esercio croato,
. Ivo Rojnica, ex capo del quartier generale "Dubrava Ustasha" a Dubrovnik,
. Dinko Sakic, ex assistente comandante del campo di concentramento di Jasenovac,
. ecc.
[Negli anni Trenta, in Argentina, l'immigrazione croata superava già le 100.000 presenze e al suo interno sono sorte associazioni nazionaliste vicine al governo collaborazionista di Zagabria.
Nel periodo postbellico, secondo una stima affidabile, si stabiliranno in Argentina circa 5000 croati, 2000 provenienti da Amburgo, 2000 da Monaco e 1000 da Roma. Altre stime indicheranno una cifra compresa tra 10.000 e 35.000.
Molti andranno a Evita City o contribuiranno alla costruzione del nuovo aeroporto internazionale di Buenos Aires. Sarà B. Benzon a condurre i nuovi arrivati sul luogo di lavoro. Inoltre, a volte, il ministro dei Lavori pubblici del governo peronista, J. Pistarini – noto per le sue simpatie naziste durante la guerra – si recherà di persona al porto e caricherà gli immigrati croati su autobus che li conducono direttamente ai cantieri.]
- gerarchi e fascisti italiani, tra cui
. Cesare Maria De Vecchi, quadrumviro,
. Luigi Federzoni,
. Piero Parini, ex segretario generale dei "Fasci all'Estero" nonché podestà e poi capo della provincia di Milano (1943-44),
. Carlo Scorza, ultimo segretario del Pnf (Partito nazionale fascista),
. Tullio Tamburini, ex capo della polizia della Rsi (Repubblica sociale italiana),
. Giuseppe Spinelli, ex ministro del Lavoro della Rsi (1943 23 set - 25 apr 1945),
. Edoardo Moroni, ex ministro dell'Agricoltura e Foreste della Rsi (1943 23 set - 25 apr 1945),
. Enzo Grossi, il più attivo tra i neofascisti in Argentina,
. Francesco Giunta, ex segretario del Pnf (1923 13 ott-23 apr 1924) nonché membro del Partito Fascista Repubblicano (1943-45),
. don Sigfrido Eusebio Zappaterreni [padre Eusebio], ex cappellano capo delle Brigate Nere della Rsi,
. ecc.
I gerarchi italiani espatriano quando ancora sono ricercati dalla giustizia, grazie ai documenti falsi e alla protezione dei salesiani.
Più eclatanti sono invece le protezioni garantite agli ustascia. Si tratta di criminali che, per conseguire il risultato di uno Stato (la Croazia) razzialmente puro e cattolico al 100%, non hanno esitato a compiere fucilazioni di massa, decapitazioni, bastonature a morte, suscitando orrore perfino negli alleati nazisti.
Alla fine della guerra circa settecentomila persone moriranno nei campi di sterminio ustascia a Jasenovac e altrove: le vittime appartengono soprattutto alla popolazione serba ortodossa, ma nell'elenco figurano anche moltissimi ebrei e zingari.
Il principale teorico del regime croato, I. Guberina, è un sacerdote cattolico romano che predica la "purificazione religiosa" e l' "igiene razziale" per fare della Croazia una "terra ripulita da elementi considerati estranei".

Tra i più noti criminali di guerra fuggiti in Sud America attraverso la Ratline, ricordiamo anche:
. Adolf Eichmann (l'organizzatore della soluzione finale degli ebrei),
. Josef Mengele (medico autore di efferati esperimenti nel campo di Auschwitz),
. Heinrich Müller (capo della Gestapo),
. Richard Glücks (ispettore dei campi di concentramento),
. Klaus Barbie (comandante della Gestapo a Lione),
. Erich Priebke (coinvolto nell'eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma),
. Gerhard Bohne (responsabile del programma di eutanasia per lo sterminio degli handicappati fisici e mentali),
. Dinko Sakic (responsabile del campo di concentramento croato di Jasenovac),
. Franz Stangl (comandante del campo di concentramento di Treblinka),
. Walter Rauff (l'inventore dei camion-camera a gas),
. Edward Roschmann (ex comandante del ghetto di Riga, definito il "Macellaio di Riga"),
. Josef Schwammberger (comandante altoatesino del ghetto di Przemsy),
. Herman von Alvensleben (responsabile in Polonia della morte di almeno ottantamila persone),
. Carl Peter Vaernet (medico danese inventore, a suo dire, della "inversione della polarità ormonale", che poteva dare una soluzione al problema dell'omosessualità).
A loro si aggiungono anche criminali di guerra o collaborazionisti francesi del rango di:
. Marcel Boucher,
. Fernand de Menou,
. ing. Robert Georges Pincemin,
. ing. Emile Dewoitine.
Molti beneficiano dell'esilio in Sudamerica. Si tratta nella maggior parte di "manovali" dell'Olocausto e della guerra sporca di A. Hitler.
Tutti inizieranno nella nuova patria una vita tranquilla, col beneplacito dei regimi di destra latinoamericani, soprattutto dell'esordiente regime peronista, ma anche col viatico di Washington.
Molti saranno gli studi su questa vicenda, come molti sono i documenti che comprovano le solidarietà e le complicità nella fuga dei criminali di guerra. Come il rapporto finale della Ceana (Comisiòn para el Esclarecimiento de las Actividades del Nazismo en la Argentina), costituita presso il Ministero degli Affari Esteri dal presidente argentino C.S. Menem e di cui sarà coordinatore scientifico lo storico Ignacio Klich dell'università di Westminster in Gran Bretagna.
L'organizzazione O.D.E.SS.A. progetta minuziosi piani di fuga, tracciando tre itinerari principali:
- 1° - parte da Monaco di Baviera e si collega a Salisburgo per approdare a Madrid;
- 2° e 3° - questi due percorsi partono da Monaco di Baviera e, via Strasburgo o attraverso il Tirolo, giungono a Genova (il terminale ove opera l'arcivescovo G. Siri), dove i gerarchi possono imbarcarsi verso l'Egitto, il Libano, la Siria, il Sudamerica.
Le vie di fuga convergono sempre verso Memmingen, un'antica cittadina tra la Baviera e il Württemberg, per poi dirigere su Innsbruck ed entrare in Italia attraverso il valico del Brennero. Gli spostamenti tra Germania meridionale, Austria, Tirolo e Italia settentrionale si svolgono in grande sicurezza a tappe di circa cinquanta chilometri, a ognuna delle quali corrisponde una "stazione" gestita da tre-cinque persone che conoscono solo la stazione precedente e quella successiva.
Il corridoio vaticano comprende due vie di fuga:
- 1ª - Svizzera-Francia-Spagna-Gibilterra-Marocco-Sudamerica;
[Praticato specialmente dai nazisti e da tutti i collaborazionisti del regime hitleriano.]
- 2ª - Svizzera-San Girolamo-Genova-Sudamerica;
[principalmente dagli ustascia che, prima di fuggire, trovano sicuro alloggio presso il convento di San Girolamo, un monastero croato in via Tomacelli a Roma.]
Nel 1946 il card. A. Caggiano si recherà in Vaticano offrendo alla Segreteria di Stato, a nome del governo di Buenos Aires, la disponibilità del Paese sudamericano a ricevere ex nazisti "perseguitati" dagli Alleati.
Nel frattempo il capitano C. Fuldner, che ha passaporto argentino, diviene direttore della Daie (Dirección Argentina de Immigración Europea), con sede a Genova in via Albaro. La Daie diviene il terminale europeo della "via dei topi".
L'ufficio genovese della Daie farà pervenire a Buenos Aires l'elenco delle persone da ospitare. A Buenos Aires le pratiche saranno sbrigate dalla Sare (Sociedad Argentina de Recepción de Europeos), fondata nel maggio del 1947 da P. Daye, un criminale di guerra belga in stretti rapporti con J.D. Perón e con l'arcivescovado argentino.
L'interessamento di J.D. Perón e della Chiesa argentina sarà così alto, che le primissime riunioni della Sociedad si terranno alla "Casa Rosada", mentre la prima sede della Sare si troverà in un vecchio palazzo di proprietà della curia di Buenos Aires, in via Canning.
Ottenuti da C. Fuldner gli elenchi dei nazisti da far fuggire, la Sare spedirà a Genova i visti d'ingresso, completi delle foto dei criminali ma intestate a nomi fittizi. Da Genova, la pratica passerà a Roma, dove la sede della Croce Rossa rilascierà i passaporti relativi ai nomi falsi, rispedendoli a Genova. Fatto ciò, basterà trovare posto per i fuggitivi sulla prima nave per l'America Latina.

Il card. G. Siri (eletto vescovo ausiliare di Genova l'11 marzo 1944, e arcivescovo della stessa città il 14 maggio 1946) è coinvolto direttamente in questi progetti di fuga. È tramite due associazioni, entrambe da lui fondate, che la Curia genovese possiede per l'assistenza ai profughi, che l'arcivescovado di Genova dà assistenza alla rete di fuga.
Il diretto coinvolgimento di mons. G. Siri troverà conferma non solo nelle risultanze della Ceana (Comisión para el Esclarecimiento de las Actividades del Nazismo en la Argentina), costituita dal presidente argentino C.S. Menem nel 1997, ma anche in una nota del CIC (Counter Intelligence Corps) (servizio segreto militare statunitense), dove si afferma che G. Siri dirigeva "una organizzazione internazionale il cui scopo era favorire l'emigrazione di europei anticomunisti in Sudamerica [.]. Questa classificazione di anticomunista deve estendersi a tutte le persone politicamente impegnati contro i comunisti, ovvero fascisti, ustascia, e altri gruppi simili".
Le due associazioni che fanno capo all'arcivescovado di Genova sono:
- "Auxilium", fondata nel 1931 come ente di assistenza e beneficenza,
- "Comitato Nazionale Emigrazione in Argentina", che sarà impiantato invece nel 1946.
[Anche la Pontificia Commissione di Assistenza ha un ufficio nella stazione ferroviaria della città (Porta Principe).]
Un importante centro di accoglienza della struttura gestita da G. Siri è la chiesa genovese di San Teodoro, ove molti fuggiaschi sostano e ricevoro cibo, assistenza, documenti per imbarcarsi sulle navi della salvezza. Il parroco di San Teodoro, Bruno Venturelli, sarà ringraziato per il suo operato da William Guyedan, ex ministro francese del governo di Vichy condannato per collaborazionismo.
Importante pedina del canale genovese per la fuga degli ustascia è padre K.D. Petranovic: dai primi mesi del 1946 fino all'inizio del 1952 gestirà direttamente i rapporti tra Vaticano, Croce Rossa, "Auxilium" e "Comitato Nazionale Emigrazione in Argentina". K.D. Petranovic, già cappellano ustascia, fugge nel 1945 rifugiandosi a Milano. Da questa città passa a Genova, con tanto di "raccomandazione scritta" da parte del card. Shuster: "Eccellenza reverendissima – si legge nel biglietto rivelato il 2 agosto 2003 dal "Secolo XIX" – don Carlo ha conoscenza, in lingua e in cultura, della situazione dei rifugiati e dei profughi di guerra dell'Est e della Germania. Per questo è persona che può sostenere l'opera di carità dell'Auxilium". K.D. Petranovic si occupa di prelevare da Roma i passaporti per una nuova vita dei nazisti in fuga. Egli stesso, a sua volta, fuggeì in Canada, a Niagara Falls, ospite di una comunità di suore. L'8 giugno 1988, padre K.D. Petranovic otterrà anche il titolo di monsignore.
A Genova opera anche un altro sacerdote: don Edoardo Dömöter, francescano di origine ungherese, divenuto, alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, parroco della chiesa di Sant'Antonio di Pegli. Negli archivi del Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra esiste una richiesta, la numero 100940, sottoscritta e inoltrata da padre Edoardo Dömöter alla sede genovese della Croce Rossa per un passaporto intestato a tale Riccardo Klement, in realtà A. Eichmann.

A tenere i collegamenti tra nazisti e Vaticano sono C. Fuldner e don K.S. Draganovic. Quest'ultimo, oltre ad essere segretario della Confraternita romana di San Girolamo, era anche "Visitator apostolico" per l'assistenza pontificia ai croati, cioè un funzionario della segreteria di Stato del Vaticano che dipende direttamente da mons. G.B. Montini.
Don K.S. Draganovic visita ufficialmente i campi dei prigionieri di guerra e come "Visitator apostolico" è riconosciuto come rappresentante della Santa Sede dalle autorità alleate.
C. Fuldner e don K.S. Draganovic, si servono a loro volta di R. Kopps, da parte tedesca, e di Gino Monti di Valsassina (nobile italiano di origine croata), da parte vaticana. R. Kopps usa il nome fittizio di Hans Raschenbach e un passaporto falso fornito dall'Entità vaticana.
Oltre a K. Barbie, tra le altre persone "difese" da don K.S. Draganovic figurano gli ex-ministri del governo ustascia:
. Dragutin Toth,
. Vjekoslav Vrancic,
. Mile Starcevic,
. Stjiepo Peric,
così come l'ex-capo dell'aviazione Vladimir Kren.
Alcuni di loro si nascondono all'interno dell'Istituto di San Girolamo o in Vaticano.
Il terminale austriaco di don K.S. Draganovic è don V. Cecelja, già collaboratore del regime di A. Pavelic durante la guerra e schedato dal governo di Tito come criminale di guerra numero 7103. V. Cecelja fu il sacerdote che officiò la cerimonia del giuramento di A. Pavelic, impartendo così la benedizione della Chiesa al regime fantoccio dei nazisti. Provvisto di documenti americani e della Croce Rossa, don V. Cecelja può svolgere il suo compito viaggiando liberamente nella zona di occupazione statunitense.
La rete di ecclesiastici impegnati nel facilitare la fuga di nazisti e fascisti fa capo, a Roma, a mons. A. Hudal, rettore fino al 1952 del Pontificio Collegio di Santa Maria dell'Anima.
Nella relazione conclusiva presentata dalla Ceana (Comisiòn para el Esclarecimiento de las Actividades del Nazismo en la Argentina) nel 1999, le responsabilità di mons. A. Hudal sono lampanti. In una lettera del 31 agosto 1948 il egli spiegherà a J.D. Perón che i visti richiesti non sono per profughi ma "per combattenti anticomunisti il sacrificio dei quali durante la guerra ha salvato l'Europa dalla dominazione sovietica".
A Roma mons. A. Hudal si serve di mons. Heinemann e del sacerdote Karl Bayer: il primo è incaricato di esaudire le richieste dei nazisti rifugiati a Santa Maria dell'Anima, l'altro protegge e assiste i criminali nazifascisti in fuga. Quest'ultimo era stato un paracadutista dell'esercito hitleriano, poi imprigionato nel campo di Ghedi, vicino Brescia, e fatto fuggire grazie all'aiuto di don K.S. Draganovic. Divenuto membro del clero cattolico, viene inserito all'interno dell'organizzazione ecclesiastica che assiste i criminali nazifascisti in fuga, procurando loro falsi documenti, denaro, cibo, lettere, alloggi.
Karl Bayer ammetterà (nel libro di Gitta Sereny, In quelle tenebre, Adelphi, Milano, 2005) che papa Pio XII ha fornito denaro per aiutare i nazisti in fuga, "a volte col contagocce, ma comunque arrivava".
Un altro piccolo pezzo dell'ingranaggio che permette la fuga dei nazisti è la ricca ereditiera M. d'Andurain, che ha stretti contatti in Vaticano attraverso il nunzio a Parigi e con mons. A. Hudal. Proprietaria di uno yatch, il "Djeilan", M. d'Andurain attraverserà regolarmente lo stretto di Gibilterra sino a Tangeri. Il 5 novembre 1948 il suo corpo senza vita sarà ritrovato nella baia di Tangeri.

La presenza dei fuggiaschi in Argentina è concentrata in luoghi particolari e, schematizzando, le zone prescelte sono quattro:
1 - Selva misionera, che offre sicurezza per la sua posizione lungo le frontiere con Paraguay e Brasile;
2 - la valle di Calamuchita e le grandi sierre di Córdoba, nel centro dell'Argentina, e con piccole comunità in un paesaggio alpino come – fra le altre – Santa Rosa de Calamuchita, La Cumbrecita e Villa Generale Belgrano;
3 - la regione che circonda San Carlos de Bariloche, fra laghi e montagne e a un passo dalla frontiera con il Cile;
4 - le località a nord della capitale federale: Villa Ballester, El Palomar, Olivos, San Isidro, Vicente López, Florida e San Fernando.




BIBLIOGRAFIA

- Ratlines, di M. Aarons M. e J. Loftus - Newton & Compton, Roma, 1993
- Organizzazione ODESSA, di J. Camarasa - Mursia, Milano, 1998
- Giustizia, non vendetta, di S. Wiesenthal - Mondadori, Milano, 1989
- La via dei demoni, di G.M. Pace - Sperling & Kupfer, Milano 2000
- La chiesa cattolica e l'olocausto, di M. Phayer - Newton & Compton, Roma 2001
- "Dio è con noi!", di M. A. Rivelli - Kaos, Milano, 2002
- Una questione morale. La chiesa cattolica e l'olocausto, di D. J. Goldhagen - Mondadori, Milano, 2003
- Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, di U. Goñi Uki - Garzanti, Milano, 2003
- I nazisti che hanno vinto. Le brillanti carriere delle SS nel dopoguerra, di F. Calvi - Piemme, Casale Monferrato, 2007
- La fuga dei nazisti. Mengele, Eichmann, Priebke, Pavelic da Genova all'impunità, di A. Casazza - Il Nuovo Melangolo, Genova, 2007
- Oltremare sud. La fuga in sommergibile di più di 50 gerarchi nazisti, di J. Salinas J. e C. De Napoli - Tropea, Milano, 2007
- The Vatican Files, - sito web: http://www.vaticanfiles.net/default_eng.htm

[Rielaborazione per esigenze del sito da: "RATLINE", Il patto
con il demonio
, di Renzo Paternoster. http://win.storiain.net/arret/num148/artic3.asp]

 
Quanti furono i criminali di guerra compromessi con il regime hitleriano finiti in Argentina?
Ecco il rapporto finale della commissione che ha indagato quei fatti.

Nel 1945 furono processati e condannati a Norimberga i più alti gerarchi del nazismo, da Goering a Hess, da Keitel a von Ribbentrop. Dopo la punizione esemplare dei protagonisti il mondo dimenticò però i comprimari, che pure erano stati gli ingranaggi senza i quali la macchina dello sterminio non avrebbe potuto funzionare. Quanti erano questi gregari?
Certamente molti, se solo nelle zone di occupazione occidentali vengono arrestate, all'indomani della resa tedesca, 182.000 persone sospettate di partecipazione a crimini nazisti (e 5000 condannate). Ma ciò che più conta è che, confusi nella massa degli assolti dopo sommario esame e degli sbandati che vagavano per l'Europa, ci sono personaggi "minori", per modo di dire. Parliamo dei Mengele, degli Eichman, dei Priebke, dei Klaus Barbie nonché di W. Rauff, l'inventore dei camion-camera a gas; Eduard Roschmann, l'ex comandante del ghetto di Riga giunto nel '48 a Buenos Aires da Genova con un passaporto della Croce Rossa intestato a Federico Wegener; Fridolin Guth, implicato nel colpo di stato del '34 a Vienna che costò la vita al cancelliere E. Dollfuss e torturatore in Francia.
Queste figure intermedie possono contare sulla tolleranza delle autorità alleate che nel clima di incipiente Guerra Fredda consentono di fatto agli ex nazisti di occultarsi in patria o di emigrare in paesi lontani. Nessuno meglio degli hitleriani può infatti difendere l'Occidente dal bolscevismo.


Tra il '45 e il '48 sono centinaia di migliaia le persone di lingua tedesca che si muovono lungo la rat-line, la "via dei topi" che dall'Europa continentale conduce a Genova e agli altri imbarchi per il Sud America, soprattutto per l'Argentina, dove molti "ex" trovano una seconda patria. Dei criminali di guerra approdati nel paese, l'Argentina ne estrada ben pochi:
. Juan Bohne, il terminatore di handicappati, dementi e altri "inquinatori" della razza;
. E. Roschmann, comandante del ghetto di Riga;
. D. Sakic, responsabile del campo di concentramento di Jasenovac, nella Croazia ustascia;
. J. Schwammberger, comandante altoatesino del ghetto di Przemsy;
e da ultimo E. Priebke.
(A. Eichmann, l'ideologo della "soluzione finale", non viene estradato ma rapito dai Servizi israeliani).

Si tratta di un piccolo gruppo, a fronte del quale c'è il gran numero di coloro che rimangono impuniti, dei manovali dell'Olocausto che in Argentina riprendono una vita tranquilla col beneplacito dell'esordiente regime peronista e il viatico di Washington.
La presenza nazista in Argentina sarà per lunghi anni accantonata dagli uni ed esagerata dagli altri a seconda delle circostanze e dello schieramento politico.

Nel 2000 uno studio pluridisciplinare e approfondito fornirà di questo inquietante capitolo della storia nazionale un quadro molto più obiettivo.
É il rapporto finale della Ceana (Comisiòn para el Esclarecimiento de las Actividades del Nazismo en la Argentina) a suo tempo istituita presso il ministero degli Affari Esteri dal presidente C.S. Menem e di cui è coordinatore scientifico lo storico Ignacio Klich dell'università di Westminster in Gran Bretagna.

Professor Klich, si stenta a capire perché dei criminali di guerra siano riusciti a vivere indisturbati in Argentina.
"Produrre prove di colpevolezza utilizzabili in giudizio non è facile, guardi il caso recentissimo di K. Kalejs, il nazista lettone ritenuto corresponsabile della morte di trentamila ebrei ma che l'Inghilterra ha dovuto rilasciare. I dati necessari a inchiodare i colpevoli vanno cercati con perizia, ciò che non sempre è stato fatto dalle stesse organizzazioni ebraiche".
"C'è confusione sulla dimensione del fenomeno, nel senso che sulla diaspora dei nazisti circolano le cifre più stravaganti, vedi i sessantamila criminali di guerra che secondo l'ex funzionario del dipartimento americano della Giustizia John Loftus sarebbero stati nascosti dagli Alleati in Argentina.
Dal canto suo il Centro Wiesenthal ha segnalato alla nostra Commissione, nel 1998, ventidue nomi di criminali residenti nel paese, ma a tutt'oggi l'elenco rimane privo di conferma. La Ceana si è invece basata solo su documenti o testimonianze attendibili".

Quale conclusione avete raggiunto?
"Abbiamo ricavato una lista di 180 individui - criminali di guerra condannati o sospettati, o collaborazionisti - approdati in vario modo in Argentina. Di questi, una trentina sono tedeschi, più di cinquanta di origine croata, e circa cento tra francesi e belgi. Da notare che i criminali gerarchicamente più importanti (e meno noti) non sono arrivati dalla Germania ma da altri paesi, mi riferisco a A. Pavelic e Ostrowski".

Perón cercava tecnici tedeschi, operai specializzati e, con minore interesse, laboriosi contadini italiani. Come mai accettò due feroci capi di stati filonazisti come il croato Ante Pavelic e il bielorusso Radislaw Ostrowski?
"L'Argentina non era mai stata favorevole all'immissione di gente proveniente dall'Europa orientale e dai Balcani. Se J.D. Perón accolse quei due lo fece per intercessione o pressione di qualcuno, cioè per via di condizionamenti venuti da fuori".

Da parte di chi? Degli americani, del Vaticano? Intende dire che la Chiesa cattolica fu connivente?
"Sì, e qualcosa in più.
Lo storico italiano Matteo Sanfilippo ha potuto provare l'intercessione del card. E. Tisserant a favore di cinque fuorusciti del regime di Vichy che si trovavano a Roma e che, tornando in Francia, avrebbero subito le conseguenze dell'aver collaborato coi tedeschi. È noto anche l'aiuto fornito a ex nazisti dal vescovo austriaco A. Hudal, rettore del Collegio germanico di Roma e da padre K.S. Draganovic, l'ex colonnello ustascia divenuto capo di San Girolamo degli Illirici, sempre a Roma: troppi dati per ignorare che da parte di alcune personalità ecclesiastiche ci fosse l'intento di agevolare l'ingresso in Argentina di certi personaggi".

Emerge un ruolo di papa Pacelli nella vicenda?
"Difficile dirlo perché il papa non firmava, come non firma, le lettere della Segretaria di Stato. Quando si potrà finalmente accedere alla documentazione vaticana e dell'episcopato argentino la domanda troverà risposta. Per il momento si può solo ipotizzare che i Tisserant, gli Hudal, i Draganovic non agirono autonomamente ma come parte di una struttura, di un piano generale della Santa Sede".

L'aiuto più importante venne però dal regime peronista. È così?
Lo schema che vede il Vaticano e la Croce Rossa come promotori e J.D. Perón come esecutore di una politica immigratoria filonazista va rivisto. La responsabilità della venuta, per esempio, degli ustascia non si può attribuire esclusivamente all'Argentina, che li ha ricevuti, o al Vaticano. Nella partita ci sono altri giocatori. Padre K.S. Draganovic era stato un agente del controspionaggio dell'esercito degli Stati Uniti in Austria prima e in Italia poi. Quindi per chiarire le complicità che permisero ad A. Pavelic e compagni di approdare sulle rive del Rio de la Plata occorre guardare non solo all'Italia e all'Argentina ma al contesto dell'epoca: con la Guerra Fredda, i nemici di ieri diventano gli alleati di oggi. L'ambasciatore degli Stati Uniti in Yugoslavia, che era stato incaricato d'affari in Argentina fino all'elezione di J.D. Perón, nel '47 va a Washington e tutto fa credere che ci sia un piano degli Usa e del Vaticano, d'accordo con l'Argentina, per favorire l'emigrazione degli ustascia e di altri ricercati".

Il quadro delineato dalla Ceana è dunque più complesso.
"La stessa definizione di "criminale di guerra" si dimostra elastica, e non solo nella logica peronista. Prendiamo il caso di W. Schreiber, l'infettivologo che dirigeva la sperimentazione "scientifica" sui prigionieri dei campi di concentramento. Per posizione gerarchica è difficile non considerarlo responsabile di lesa umanità, ma non è mai stato formalmente incriminato. La ragione è che nessuno aveva interesse a farlo.
Al processo di Norimberga, W. Schreiber è infatti testimone dell'accusa a favore dell'Unione Sovietica e più tardi viene utilizzato dall'Air Force americana come spia. Ora, questo medico può non avere compiuto personalmente esperimenti su cavie umane, ma indubbiamente è stato più importante di J. Mengele, l' "angelo della morte" di Auschwitz e suo probabile sottoposto. Eppure J. Mengele, il pesce piccolo, diventa agli occhi dell'opinione pubblica il simbolo stesso della degenerazione della medicina nazista, tanto che i giudici della Repubblica federale ne sollecitano l'estradizione prima dall'Argentina e poi dal Paraguay; mentre W. Schreiber, il pesce grosso, viene lasciato tranquillo per il resto dei suoi giorni".

Le vere cifre della fuga dall'Europa
Per mezzo secolo, sulla fuga dei nazisti dall'Europa e in Argentina si sono affastellate le cifre più incredibili, si è favoleggiato di sommergibili carichi di camerati e di tesori, si è ipotizzata l'esistenza di una rete di omertà, chiamata Odessa, per il trafugamento di SS in cerca di nuova identità: una mitologia ispirata dal favore con cui il primo peronismo accolse indesiderabili di ogni tipo, ma sottoposta a critica dalla storiografia più recente. L'avvocato difensore di E. Priebke in Argentina, Pedro Bianchi, sostiene per esempio di essere stato testimone, nella sua qualità di giovane diplomatico, della consegna da parte di J.D. Perón di duemila passaporti in bianco (Llorente e Rigacci, El ultimo nazi, Editorial Sudamericana). Ma Ignacio Klich e i suoi colleghi della Commissione di indagine hanno consultato gli archivi del ministero degli Esteri senza trovare traccia di alcun Bianchi.
Anche sulle ricchezze trasferite dai nazisti circolano fantasiose ricostruzioni. Il Centro Wiesenthal rivela che ai tempi di J.D. Perón venticinque tonnellate d'oro marchiate con la svastica sarebbero state spedite dall'Argentina al Paraguay per essere vendute. Ma la sola presenza certificata di oro nazista in Argentina è quella delle monete consegnate dall'ambasciata del Reich alla legazione svizzera e quindi al governo di Buenos Aires dopo la rottura dei rapporti diplomatici con l'Asse, avvenuta nel gennaio del 1944. Di altre transazioni in oro ad esempio tra Argentina e Portogallo "per riciclare danaro sporco", cioè proveniente da depredazioni naziste, mancano le prove.
la Repubblica 24.2.2000

Secondo stime ufficiali, dal 1946 al 1955 entreranno in Argentina circa 66.327 persone di cittadinanza tedesca. Di queste, 51.398 lasceranno il Paese dopo pochi anni, mentre gli altri vi si insedieranno stabilmente.
Tra il 1947 e il 1955 le autorità per l'emigrazione argentine registreranno 13.895 ingressi di persone nate in Austria. Di queste, 9.710 ripartiranno poco dopo.
I Volksdeutschen dell'Europa dell'Est – vale a dire gli appartenenti alle minoranze tedesche stanziate fuori dai confini della Germania – saranno però registrate secondo il loro Stato d'origine, falsando così in qualche modo i veri dati sull'emigrazione di lingua tedesca in Argentina.
Fra coloro che emigreranno in Argentina ci saranno, secondo alcuni storici, da 300 a 800 funzionari del regime nazista e fascista, su 50 dei quali pendono imputazioni per crimini di guerra e omicidi di massa. Un stima piuttosto esigua se si pensa che molti ex nazisti e collaborazionisti saranno rapidamente sottratti alle statistiche dell'immigrazione, perché sarà concessa loro quasi subito la cittadinanza argentina, spesso per intervento diretto dello stesso J.D. Peron.

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ALTO ADIGE, “ELDORADO” DEI CRIMINALI NAZISTI – 1
Pubblicato il 11 Maggio 2016 da CornelioGalas
a cura di Cornelio Galas

“Il tecnico altoatesino Richard Klement, il meccanico bolzanino Helmut Gregor: apparentemente semplici cittadini emigrati in Argentina dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale. Ma questi nomi ne celano altri ben più noti: A. Eichmann e J. Mengele.
Sono solo due delle migliaia di nazisti che dopo la sconfitta, attraverso l’Alto Adige e il porto di Genova, riuscirono a raggiungere terre più sicure come Spagna, Sudamerica, Medio Oriente. A. Eichmann e J. Mengele si erano avvalsi per la loro fuga oltreoceano nel 1950 di documenti rilasciati loro in Alto Adige dopo aver assunto una nuova identità.
Perché il prototipo del “burocrate dello sterminio” e l” ‘angelo della morte” del lager di Auschwitz-Birkenau cambiarono identità proprio in Alto Adige?
Ben presto si sarebbe visto che A. Eichmann e J. Mengele non erano eccezioni isolate, che anche altri nazisti e criminali di guerra avevano scelto l’Alto Adige come via di fuga e che alcuni di loro avevano ottenuto qui nuovi documenti di identità. Vi sono molte ragioni che spiegano perché l’Alto Adige divenne il principale nascondiglio dei nazisti. Non esisteva regione in Europa che potesse reggere il confronto con questa terra”.

Parte da queste considerazioni lo studio di Gerald Steinacher (University of Nebraska – Lincoln) che fa luce sulle “coperture” avute da tanti criminali nazisti in Alto Adige. Sì, proprio dove si è trovato poi, gran parte del tesoro trafugato dalla Banca d’Italia, come abbiamo visto nelle puntate sulla caccia all’oro nazista.
Ma procediamo con ordine.
Nelle settimane che precedettero la fine del conflitto, nel 1945, l’Alto Adige divenne per fascisti e nazisti, collaboratori e criminali nazisti di tutta Europa una delle ultime aree verso cui ripiegare. A fine aprile 1945 il Terzo Reich – se si prescinde da Boemia e Moravia e dallo Schleswig-Holstein – si era praticamente ristretto all’arco alpino di Austria occidentale e Alto Adige.
Fuggire nella propagandata “fortezza delle Alpi” significava sottrarsi un’ultima volta alle armate degli alleati e l’Alto Adige, “terra di nessuno” fra Germania e Italia, era una meta particolarmente ambita. Il motivo di ciò risiedeva non da ultimo nella sua prossimità alla Svizzera e, di conseguenza, nella possibilità di riparare in un paese neutrale. Fin dalle ultime settimane di guerra trovarono rifugio fra i monti dell’Alto Adige anche membri delle alte sfere dell’esercito tedesco e importanti gerarchi nazisti.
Nell’aprile 1945 vi giunsero, in fuga dai bombardamenti, le famiglie dei gerarchi nazisti che vivevano sull’Obersalzberg nei pressi di Berchtesgaden, fra cui quella del Reichsleiter M. Bormann, membro della direzione generale del partito nazionalsocialista, che non avevano ragione di temere di essere tradite dalla popolazione filotedesca, oppressa per decenni dal fascismo italiano.
A Selva di val Gardena trovarono rifugio anche la moglie e la figlia del capo supremo delle SS H. Himmler. L’ufficiale della Wehrmacht Edmund Theil descrive nelle sue memorie come avesse portato di nascosto da Innsbruck in Alto Adige la famiglia del Gauleiter del Tirolo Franz Hofer:
Degli amici altoatesini riuscirono a portare oltre frontiera i figli ad uno ad uno. [ … ] Quando tutti e otto i figli di Hofer ebbero raggiunto l’Alto Adige in questo modo, mi recai con una motocicletta, una vecchia Guzzi che perdeva colpi, alla “frontiera verde” fra il Tirolo settentrionale e quello meridionale, attesi la moglie di Franz Hofer, che degli amici dovevano accompagnare al nostro punto di ritrovo, la feci accomodare sul sedile posteriore e la portai a Bressanone dai suoi figli, dove fu accolta dall’ex responsabile nazista della città vescovile, un macellaio della Hartwiggasse”.

Un dirigente della Banca del Reich, Maximilian Bernhuber, fautore dell”‘arianizzazione” dei beni degli ebrei, si nascose a sua volta in un maso altoatesino. Nell’agosto 1945 venne arrestato in val Pusteria dai carabinieri e quindi accusato dalla giustizia italiana di vari reati. Da Roma Maximilian Bernhuber aveva trasferito le riserve auree dell’Italia in Alto Adige già nell’autunno 1943 e le aveva messe al sicuro nell’antica fortificazione di Fortezza.
Le unità speciali americane rimasero di stucco – lo abbiamo visto in precedenti servizi – quando nel maggio 1945 entrarono nella “fortezza d’oro”.
Nel maggio 1947 fu catturato in Alto Adige lo Sturmbannfilhrer delle SS Alois Schintlholzer. Nativo di Innsbruck e famoso pugile, questi aveva aderito già nel 1932 alla NSDAP, il partito nazista, ed era un esponente di punta dei nazionalsocialisti tirolesi.
La sua brutalità gli aveva facilitato una rapida carriera nelle SS: durante il pogrom di Innsbruck nel novembre 1938 si trovava alla testa di un commando della morte. In qualità di collaboratore della Gestapo in Italia aveva partecipato a diverse rappresaglie contro partigiani e civili. Nel corso di una di queste azioni fu dato alle fiamme l’intero paese di Caviola e furono trucidate quaranta persone. Ma quando la fine del Terzo Reich appariva ormai scontata, Alois Schintlholzer iniziò a prepararsi per il dopoguerra.
Nel gennaio 1945 chiese ai suoi superiori il permesso di accompagnare i suoi figli in Alto Adige e nell’aprile 1945 si nascose a sua volta a Merano. La maggior parte dei fuggiaschi nazisti catturati in Alto Adige si arrese senza difendersi ma alcuni di loro opposero resistenza. Mario Carità, a capo della cosiddetta “banda Carità” – una unità a servizio delle SS e della polizia di Firenze e Padova, che aveva tratto origine da ex unità fasciste – si ritirò in Alto Adige con un piccolo bottino, frutto di saccheggi.
Nel maggio 1945 fu ucciso in uno scontro a fuoco con le forze dell’esercito americano a Castelrotto. A dispetto di quanto affermato dalla sua amante, gravemente ferita, secondo cui i figli del comandante fascista non si trovavano in Alto Adige, due figlie di Mario Carità furono rintracciate nell’hotel Bad Ratzes di Siusi.
Finita la guerra, anche alcuni camerati di Mario Carità si nascosero a Merano. Valide ragioni, del resto, spiegavano la fuga in Alto Adige del comandante delle SS. Molti sudtirolesi, infatti, simpatizzarono e collaborarono con la sua famigerata unità. Fra costoro c’era il gardenese Dominik Moroder, optante per la Germania, che frequentò nel 1940 la scuola per leader nazisti di Sonthofen e nel 1943 quella di Hohenwerfen, dove poté approfondire la sua “visione del mondo” grazie a un rigoroso programma di corsi.
Tale addestramento aveva lo scopo di prepararlo a ricoprire in futuro posizioni dirigenziali nel previsto nuovo territorio di insediamento sudtirolese. In veste di responsabile organizzativo e successivamente di responsabile del gruppo locale di St. Ulrich (Ortisei), egli faceva parte dello “zoccolo duro” del nazionalsocialismo nella sua terra natia.
Dopo l’occupazione tedesca dell’Italia, nell’autunno 1943 fu assegnato al comando SS di Firenze a “Villa Triste”. Dominik Moroder ed altri sudtirolesi collaboravano con il gruppo di Mario Carità per combattere partigiani e formazioni della resistenza nell’alta Italia. Coloro che alla fine della guerra trovarono un nascondiglio per il loro capo a Siusi furono forse uomini delle SS sudtirolesi. Successivamente Dominik Moroder emigrò in Argentina, dove fu accolto da altre camicie brune sudtirolesi.
Anche E. Priebke trovò riparo in Alto Adige: lo Sturmbannfohrer delle SS era un ufficiale della Gestapo a Roma e com’è noto nel marzo 1944 fu corresponsabile della "strage delle Fosse Ardeatine" in cui vennero fucilati per rappresaglia 335 ostaggi. Alla fine della guerra E. Priebke si nascose in Alto Adige, al pari del suo più stretto collaboratore, K. Hass. Nel dicembre 1946 E. Priebke era a Vipiteno, dove dal 1943 vivevano sua moglie Alice e i due figli.
In un primo tempo E. Priebke visse nel timore di essere perseguito dalla giustizia, “ma lì”, ricordò cinquanta anni dopo in occasione del suo processo, “nessuno mi ha mai cercato”. E. Priebke fu aiutato nella ricerca di un’abitazione da ex camerati delle SS sudtirolesi e fu “ribattezzato”. La popolazione dell’Alto Adige continuò ad essere ben disposta verso “i tedeschi” (germanici) anche dopo il 1945.
I soldati e i fuggiaschi in difficoltà dopo la fine della guerra venivano aiutati volentieri e difficilmente venivano consegnati alle autorità italiane o alleate. La transizione dal caos dell’immediato dopoguerra a una certa normalizzazione durò anni.
Nel dicembre 1945 gli alleati si ritirarono dalle province di confine del Nord-Italia, fra cui l’Alto Adige, che meno di un anno dopo la fine delle ostilità si trovò così ad essere uno dei pochissimi territori di lingua tedesca dell’ex dominio nazista in Europa libero dal diretto controllo di un governo militare alleato.
Tenuto conto di queste circostanze, per molti membri delle alte sfere delle SS, oltre che per tanti funzionari più piccoli, non era difficile sparire nelle montagne e far perdere le loro tracce per anni. Alla fine della guerra costoro si nascosero in particolare nella città termale di Merano, trovando rifugio, per lo più sotto falso nome, in case private, ospedali, sanatori, nei masi e nelle malghe circostanti.
Nel maggio 1945 fu arrestato a Merano, da ufficiali americani, il personale dell’ambasciata germanica retta dal plenipotenziario del Reich in Italia, R. von Rahn, e dall’ex capo dell’Ufficio personale del ministero degli Affari esteri, Hans Schroder. Merano rappresentava un rifugio sicuro per i diplomatici nazisti. Nell’aprile 1945 vi giunse anche Dietrich von Jagow, ex ambasciatore tedesco in Ungheria, insieme a un gruppo di diplomatici tedeschi provenienti dall’Ungheria.
In tutta evidenza costoro si erano rifugiati in Alto Adige al seguito del barone Gabor di Kemeny, ministro degli Esteri ungherese nel governo fascista di Szàlasi. Poco prima dell’arrivo delle truppe americane Dietrich von Jagow si suicidò in una camera d’albergo. Nell’aprile 1945 Merano fu inondata da dozzine di francesi del regime di Vichy.
Fra costoro si trovavano i più noti collaborazionisti francesi: il primo ministro Pierre Laval, il ministro della Propaganda Jean Luchaire, i capi del partito Marcel Déat e Marcel Bucard, i principali collaboratori di Jacques Doriot, il comandante di forze paramilitari André Besson-Rapp e il comandante della milizia e ministro della polizia di Vichy, Joseph Darnand.
Alcuni furono arrestati dagli americani, altri riuscirono a far perdere le loro tracce. Nell’aprile 1945 presero alloggio nell’albergo meranese Castel Rundegg perfino dei diplomatici giapponesi. Il particolare ruolo avuto da Merano come roccaforte nazista – Eldorado dei collaborazionisti – era noto a molti negli anni del dopoguerra. I giornali dell’epoca scrivevano: “Merano, è noto a tutti, è una specie di “Eldorado” per i pezzi grossi e meno grossi compromessi nelle vicende successive al 1943”.
L’ltalia era diventata un porto di mare per decine di migliaia di “relitti” della guerra. Nel 1947 il quotidiano «Alto Adige» così scriveva: “Tra le regioni maggiormente sature è da porsi in primo luogo l’Alto Adige ed in particolare Merano, ove la massa concentrata e solo in parte censita [di ex nazisti e collaborazionisti] è davvero notevole”. Molti, in un primo tempo, rimasero appartati e vissero delle risorse accumulate negli anni del dominio nazifascista.
Ma quando i soldi finirono, solo pochi riuscirono a trovare un lavoro e reinserirsi nella società civile. Diversi di loro, stranieri illegali, scivolarono in giri criminali e cominciarono a guadagnarsi la vita con lo sfruttamento della prostituzione, lo spaccio di droga, il contrabbando di valuta e di “merce umana” e la falsificazione di banconote.
Sono assai spesso stranieri che non hanno troppo da perdere e che impegnano poco di sé e della propria reputazione”, osservava la stampa locale. Nel maggio 1947 il quotidiano «Alto Adige» pubblicò un articolo dai toni alquanto rassegnati:
Il nostro giornale ha scritto fino alla noia che l’Alto Adige, nel dopoguerra, è stato l’Eldorado dei nazi-fascisti, che costà trovarono in ogni tempo larga, compiacente ospitalità. Ora, se pure la mala genia si è un po’ diradata, i casi di criminali di guerra e collaboratori dei fascisti e dei tedeschi comodamente installati a Bolzano, sono ancora numerosi”.
La moglie e il figlio di J. Mengele si stabilirono a loro volta a Merano nel 1962. J. Mengele affidò la sua famiglia a persone di Merano che in passato lo avevano aiutato a fuggire. Il fratello di J. Mengele, Alois Mengele, aprì nel 1969 a Merano una filiale dell’azienda familiare di Günzburg che produceva macchine agricole.
La nascita della filiale meranese “Mengele e Steiner Srl” rappresentava evidentemente una garanzia finanziaria per Martha Mengele e il figlio di primo letto Karl Heinz. Anche nel dopoguerra nelle località altoatesine era dato osservare un rapporto estremamente disinvolto con ex alti gerarchi nazisti.
Dopo il 1945 K. Wolff, l’ex comandante supremo delle SS e della polizia in Italia, trascorse le sue vacanze per anni nel comune altoatesino di Appiano, nei pressi di Bolzano. A San Michele-Appiano fu perfino festeggiato e onorato dall’ufficio del turismo locale per la sua fedeltà alla località turistica.
Se a guerra conclusa era praticamente impossibile fuggire oltreoceano, a partire dal 1946 la situazione evolse rapidamente. Il modo più semplice e rapido per imbarcarsi per le Americhe provenendo dall’Europa centrale era attraverso il porto di Genova, transitando per l’Alto Adige. E tale fu l’itinerario scelto dalla maggior parte dei membri delle SS e dei nazisti in fuga.
Esistevano a dire il vero anche altre vie di fuga, ad esempio i due crocevia di Svizzera e Spagna, che migliaia di criminali nazisti riuscirono a raggiungere fra il 1943 e il 1947. Tuttavia, a partire dal 1946 l’Italia divenne la via di fuga più frequentata, a causa delle rapide vie di collegamento tra l’Europa centro-orientale e i porti di Genova e Trieste.
L’Italia era dunque una tappa obbligata per tutti coloro che volevano emigrare oltreoceano. La Germania e l’Austria erano controllate dalle quattro potenze alleate, la Jugoslavia era governata dai comunisti di Tito. Rispetto alle vie che attraversavano questi Paesi, quella che passava per l’Italia era più breve e presentava molti meno ostacoli burocratici.
L’ltalia quindi divenne rapidamente il crocevia di un ingente flusso di profughi e una via di fuga relativamente sicura anche per i criminali di guerra. Al termine della guerra in Italia c’erano centinaia di migliaia di profughi e deportati dall’Europa centro-orientale, il cui destino non è stato finora oggetto di ricerche esaustive.
Il desiderio di fuga non accomunava solo nazisti e criminali di guerra braccati dalle forze dell’ordine dei governi democratici ma anche profughi provenienti dai territori orientali del Reich, collaborazionisti e anticomunisti dei Paesi europei occupati dall’ Armata Rossa, disertori, prigionieri di guerra, lavoratori coatti, deportati, soldati e, per finire, reduci dei campi di concentramento e di sterminio.
Inoltre, diverse organizzazioni clandestine ebraiche approfittarono della situazione per portare molti sopravvissuti all’Olocausto in Palestina, nonostante il blocco marittimo deciso dalla Gran Bretagna. E, anche per loro, il punto di partenza per una navigazione dalle molte incognite era l’Italia.
Sul solo territorio dell’Austria risorta si stima ci fossero, nella primavera del 1945, 1,5 milioni di stranieri
.
Le massicce dimensioni del fenomeno rendevano impossibili i controlli; inoltre le autorità italiane avevano poco o punto interesse a trattenere a lungo persone indesiderate. I membri delle SS e i criminali di guerra si mimetizzavano nella massa dei profughi. Il pericolo di essere scoperti si riduceva di mese in mese. Il 31 dicembre 1945 venne sciolto il governo militare alleato in Italia e la negligenza nei controlli aumentò ulteriormente.
Nel 1947, siglato il Trattato di pace fra gli alleati e l’Italia, i controlli da parte degli anglo-americani cessarono del tutto.
Le autorità italiane non riuscivano a fronteggiare la situazione, le condizioni di sicurezza erano desolanti. Le vie di fuga erano note: nel caso di Josef Schwammberger, il comandante del campo di lavoro di Przemy’sl, la direzione federale della polizia di Innsbruck comunicò nel 1945 che probabilmente il ricercato, “al pari di un’alta percentuale di ex SS in fuga, era fuggito in Sudamerica (Argentina) via Bolzano-Genova”.
Il confine del Brennero e le locali condizioni politiche e sociali acquistarono così un’importanza particolare: proprio in Alto Adige molti membri delle SS e criminali di guerra trovavano condizioni a dir poco ideali. L’Alto Adige era la prima tappa in territorio italiano per coloro che passavano il confine illegalmente.
In particolare i profughi e i fuggiaschi di lingua tedesca erano accolti per lo più con gentilezza da chi viveva nelle vallate alpine dell’ Alto Adige. Karl Schedereit, nato nel 1925 e soldato delle Waffen-SS, assunse alla fine della guerra un’identità fittizia, quella del caporale della Wehrmacht Robert Karrasch.
Al termine del conflitto riuscì a fuggire dal campo di prigionia in cui era rinchiuso e si diresse verso l’Alto Adige con la speranza di raggiungere Genova e imbarcarsi per l’Argentina. Voleva lasciarsi alle spalle l’Europa sconfitta, la sua Heimat ormai inglobata dalla Polonia e cominciare una nuova vita. Valicato il Passo Resia riparò a Merano e da lì proseguì per Roma, dove grazie all’aiuto di terzi riuscì a ottenere i documenti necessari per il viaggio. Ma alla fine cambiò idea, decise di non emigrare e di restare in Alto Adige.
Robert Karrasch, che in Austria era mal visto in quanto “Reichsdeutsche” e rischiava continuamente di essere arrestato, in Alto Adige, proprio perché tedesco, poteva contare sulla solidarietà della popolazione autoctona. Di ciò non vi è miglior testimonianza del modo in cui Karl Schedereit alias Robert Karrasch ha valicato il Passo Resia.
Ecco il racconto di questo importante momento della sua autobiografia:
Giunto a Resia, località a ridosso del confine, Karrasch passò davanti a una caserma dei carabinieri, da cui filtrava luce all’esterno e si udiva un brusio di voci, e proseguì nella notte fino al paese di Curon Venosta di cui si scorgevano le luci in lontananza. L’osteria era piena di uomini vestiti di scuro, assiepati attorno al bancone di legno.
Portavano tutti un cappello in testa e bevevano vino rosso, fumavano sigarette e pipe. Karrasch si mise in cerca di un sorriso rassicurante. ”Il mio accento mi tradirà”, pensò. L’oste, un tipo incanutito dall’aria gentile, gli andò incontro tenendo in mano un bicchiere di vino per lui: “Ha superato il confine, eh? Non abbia paura, giovanotto, qui di italiani non ce ne sono, siamo tutti tedeschi. Salute!
Fra coloro che riuscirono a raggiungere l’Argentina passando per l’Italia ci fu l’ufficiale nazista R. Kopps, agente della sezione informazioni, spionaggio e controspionaggio nello Stato Maggiore di un’unità dell’esercito tedesco. Dopo la sua fuga in Alto Adige attraverso i monti venne generosamente aiutato:
Non tardai ad accorgermi che non occorreva dare spiegazioni a queste persone. Chi all’epoca giungeva da lassù era un profugo e dunque andava aiutato. Nessuno faceva domande superflue, tutti fornivano brevi indicazioni concrete, e poi ad esempio aggiungevano: “sull’altro lato della strada, a circa 100 metri di distanza, c’è una caserma dei carabinieri. Conviene non farsi notare nel passarci davanti.
R. Kopps raggiunse infine Merano, dove disponeva di un indirizzo sicuro e dove, “vestito da sudtirolese”, assaporò un’ottima cena prima di giungere alla sua vera destinazione, il rifugio sicuro presso “zia Anna”. La locanda meranese gestita dall’inquietante “zia Anna” accolse e nascose più volte membri delle SS, nazisti e criminali di guerra in fuga, fra cui anche il medico austriaco delle SS Emil Gelny che in seguito riuscì a quanto pare a riparare in Siria.
Emil Gelny era il principale responsabile del programma di eutanasia su esseri umani nelle strutture di Gugging e Mauer-Öhling in Austria. R. Kopps, alias Hans Maler, poteva perciò sentirsi al sicuro. Dopo aver trascorso parecchi mesi nella locanda di “zia AnnaR. Kopps si rimise in viaggio e raggiunse Genova da dove, ottenuti i documenti necessari, salpò per Buenos Aires.
Un ex SS tedesco affermò euforico, una volta passato il confine con l’Alto Adige: “L’Italia dopo la guerra [era] la terra d’elezione per coloro che appartenevano a organizzazioni criminali. Come cambiano i tempi!”.
Non sempre, però, le cose filarono così lisce. Nell’aprile del 1947 Gerhard Bast, ex capo della Gestapo di Linz in Austria superiore, venne ucciso sul confine del Brennero fra Italia e Austria dalla guida che lo stava accompagnando. Lo SS-Sturmbannfohrer era ricercato dagli americani che erano sulle sue tracce fin dal 1946. Perciò, nell’autunno di quell’anno, era fuggito nella parte altoatesina della val Pusteria, dove aveva trovato lavoro e alloggio come bracciante agricolo.
Il caso di Gerhard Bast, nonostante l’epilogo, rimane esemplificativo di come dopo il 1945 l’Alto Adige offrisse alle ex SS un riparo sicuro e l’opportunità di organizzare la propria fuga verso il Sudamerica. Queste sono le parole usate al riguardo da suo figlio Martin Pollack:
Suppongo che sia andato in Alto Adige perché pensava che lì sarebbe stato al sicuro (non a torto) e perché la regione rappresentava, per così dire, una prima tappa per raggiungere la sua destinazione finale oltreoceano. […] Dalla sua c’era anche il fatto che conosceva molto bene tante parti di quel territorio, avendoci trascorso dei brevi periodi in passato.
È probabile che conoscesse anche molta gente e che avesse amici fra gli amanti della montagna, i gestori di rifugi, eccetera. Tutta gente che avrebbe potuto dargli una mano. Naturalmente anche qualche ex nazista, ma di quelli se ne trovavano dappertutto … “.
Le guide non guardavano troppo per il sottile e non facevano distinzioni: fra i loro clienti non c’erano solo criminali tedeschi la cui destinazione ultima era il Sudamerica, ma spesso anche ebrei che, a loro volta in maniera illegale, erano diretti in Palestina. Una cinica fatalità volle che spesso lungo gli itinerari di fuga alpini le strade dei criminali nazisti ricercati si incrociassero con quelle delle loro vittime intenzionate a emigrare in Palestina.
A questo proposito, Simon Wiesenthal scrive: “Conosco una piccola locanda presso Merano, in Alto Adige, dove capitò che clandestini nazisti ed ebrei passassero insieme la notte senza sapere gli uni degli altri. Gli ebrei venivano nascosti al piano superiore e veniva detto loro di non muoversi, mentre ai nazisti, sistemati al pianterreno, veniva raccomandato di non uscire di camera”.

 

 





1945
Aprile
Austria
(Ostmark - "Marca Orientale" del Terzo Reich)
"Anschluss" [annessione]: l'Austria è stata unita alla Germania.
[Ufficialmente dal 21 Marzo 1938 (sancito dal plebiscito successivo del 10 Aprile).]

1945
Aprile
11
, Melk, Bassa-Austria, il KL viene abbandonato per l'entrata delle truppe alleate; mentre sono ancora in vita 7.478 persone, sono stati 5.000 in un anno i morti registrati;
i prigionieri adulti vanno in battello a Linz e da là, a piedi, nel KL Ebensee;
Mauthausen, negli ultimi giorni di guerra è internato un gran numero di bambini ungheresi per cui vengono registrati complessivamente oltre 20.000 giovani e bambini;
28, Mauthausen, nell'ultimo assassinio muoiono nella camera a gas 33 cittadini dell'Alta-Austria;
durante tutto il mese sono stati asfissiati nella camera a gas circa 1800 uomini e donne, tra i quali molti austriaci affinché «gli Alleati non trovino alcuna forza disponibile per la ricostruzione».
29, governo provvisorio di Karl Renner del Partito socialdemocratico, con la collaborazione dei comunisti e del Partito popolare cattolico;
30, Mauthausen, in base ai dati ufficiali, il numero dei detenuti è circa il seguente:
- 64.000 maschi,
- 7.000 femmine,
- 20.000 non risultanti nelle liste.



GERMANIA
1945
Aprile
Partito unico: NSDAP (Nationalsozialistische deutsche Arbeiterpartei – Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori).
- Führer e Cancelliere del Reich
Adolf Hitler
(1934 agosto - † 30 aprile 1945)
[In lui sono unificati i poteri di capo dell'esecutivo e di comandante delle forze armate tedesche.]
- Segretario della Cancelleria
-
Propaganda
Joseph Paul Goebbels
(1933 mar - apr 1945)
Interno
Heinrich Himmler
(1943 ago-apr 1945)
Affari Esteri
Joachim von Ribbentrop
(1938 feb - apr 1945)
Armamenti e Munizioni
Albert Speer
(1942 feb - apr 1945)
OKW
(Oberkommando der Wehrmacht - Comando supremo delle forze armate germaniche)
Wilhelm Keitel
(1938 feb - mag 1945)
[Capo ma senza alcun potere esecutivo, facente funzione anche di ministro della difesa]
Aviazione
Hermann Göring
(1933 gen - apr 1945)
Giustizia
O.G. Thierack
(1941 feb - apr 1945)
Economia
Reichswirtschaftminister
Walther Funk
(1933 gen - apr 1945)
Finanze
conte J.L. Schwerin von Krosigk
(1933 gen-apr 1945)
Alimentazione
e Agricoltura
Herbert Backe
(1942 mag - apr 1945)
Lavoro
Franz Seldte
(1933 gen - apr 1945)
Trasporti
Julius Dorpmüller
(1937 - apr 1945)
- sottosegretario responsabile per le ferrovie
Albert Ganzenmüller
(1942 - apr 1945)
Dal 14 luglio 1933 ufficialmente tutti i partiti sono aboliti.

1945
Nazismo

Aprile
9
, Flossenbürg, il teologo luterano D. Bonhoeffer del Circolo di Kreisau viene giustiziato ;
11
, Bergen-Belsen, poco prima che tutti i nazisti evacuino il campo di fronte all'avanzata franco-americana, una vittoriosa insurrezione, guidata da H. Biden e O. Grosse, precede di qualche ora l'arrivo delle truppe alleate;
Buchenwald, le truppe americane liberano i sopravvissuti del campo di concentramento nazista.
Lo stesso giorno la II div.ne blindata americana attraversa Nordhausen, dirigendosi verso il piccolo borgo di Barby sull'Elba dove dovrebbe effettuarsi lo storico congiungimento con le avanguardie dell'Armata Rossa.
Il col. Welborn che comanda lo squadrone avanzato della div.ne si reca nel villaggio di Niedersachswerfen e qui si arresta davanti ad un grosso tunnel dalle pareti di cemento che s'inoltra nel fianco della collina. Per la prima volta soldati americani vedono le V2. Telegrammi urgentissimi vengono immediatamente inviati al Quartier Generale delle Forze Europee e al Pentagono a Washington.
15, Bergen-Belsen, all'arrivo delle truppe inglesi, ci sono 10.000 cadaveri ancora scoperti; tra i superstiti non si possono evitare altri 13.000 decessi.
17, 19 e 20, "Weisse Rose" (Rosa Bianca): altri processi terminano con diverse condanne a pene detentive e alla condanna a morte di Heinz Kucharski che, tuttavia, riesce a fuggire dalla propria cella durante un bombardamento aereo;
19, H. Himmler, grazie ai buoni uffici del suo massaggiatore Kersten, ha accettato di incontrare in Germania un rappresentante del Congresso mondiale ebreo, Storch. Il colloquio viene rimandato a diverse riprese perché il Reichsführer SS non si fida di E. Kaltenbrunner: vuole attendere che quest'ultimo si sia allontanato dal suo Quartier Generale per ricevere Storch.
Finalmente, sapendo che Kaltenbrunner deve recarsi in Austria il 19 aprile, H. Himmler avverte Storch. Egli si è impegnato con il suo massaggiatore che non succederà niente al rappresentante ebreo.
Ma non è Storch che arriva all'appuntamento; impedito all'ultimo momento egli affida a Norbert Masur, rappresentante svedese al congresso mondiale ebreo, il pesante incarico di parlare con il nemico giurato della sua razza.
Naturalmente Norbert Masur viaggia in incognito. Accompagnato da Kersten, egli prende posto a bordo di un aereo della Croce Rossa che atterra a Tempelhof. Appena scesi dall'aereo, i due prendono posto in una macchina delle SS per recarsi a Hartzwalde, dove H. Himmler li raggiungerà.
20, essendo il 56° compleanno del Führer, H. Himmler viene trattenuto a Berlino e manda W. Schellenberg a prendere i primi contatti;
nel bunker della Cancelleria del Führer sono presenti per fargli gli auguri:
. A. Speer [39enne],
. M. Bormann [44enne],
. H. Himmler [44enne],
. J.P. Goebbels [47enne],
. H. Göring [51enne],
. J. von Ribbentrop [51enne],
. K. Dönitiz [54enne],
. A. Jodl [54enne],
. W. Keitel [61enne],
. ecc.
Tutti sono convinti che egli stia per raggiungere l'Obersalzberg per organizzare la resistenza contro le truppe alleate, egli dichiara che se la Germania deve essere divisa in due, il comando degli eserciti del nord tornerà a K. Dönitiz. Dopo un ultimo tentativo per cercare di convincerlo a partire, i presenti si separano. H. Göring, senza attendere oltre, fa saltare in aria il suo castello di Karinhatter e prende la direzione per l'Obersalzberg alla testa di un convoglio di camion che trasportano le sue ricchezze. Con lui se ne vanno l'ammiraglio K-J. von Puttkamer, parecchi generali e perfino il medico di A. Hitler, il dottor Morell.
K. Dönitiz, W. Keitel e A. Jodl raggiungono il quartier generale dell'OKW; H. Himmler parte per ultimo.
Solo J.P. Goebbels e M. Bormann restano accanto al Führer.
21,
ore 03:00
, H. Himmler arriva a Hartzwalde con l'unico scopo – dice – di raggiungere un accordo con gli ebrei; nel suo incontro con Norbert Masur cerca di spiegare a quest'ultimo le ragioni della politica seguita dal nazionalsocialismo verso gli ebrei…
alla fine del colloquio Norbert Masur insiste perché tutti gli ebrei che si trovano ancora in Germania siano messi in libertà. Il Reichsführer SS rifiuta di impegnarsi poiché è terrorizzato che queste trattative siano conosciute da A. Hitler; Norbert Masur si ritira allora in una stanza vicina con W. Schellenberg;
rimasto solo con H. Himmler, Kersten riesce a strappargli la promessa di liberare mille prigionieri ebrei polacchi dal campo di Ravensbrück; Norbert Masur deve ripartire;
ore 05:00, H. Himmler parte da Hartzwalde con la sua Mercedes;
ore 11:00, Berlino, alzandosi come al solito, A. Hitler decide bruscamente di ordinare una offensiva contro i russi… la cosa è possibile se il gen. Steiner riunisce tutte le unità che si trovano nel settore della capitale;
22, domenica, il Führer decide di rimanere a Berlino fino alla fine. I russi sono già nei sobborghi della città.
Il gen. Koller, ultimo capo di S.M. dell'aeronautica, viene informato che A. Hitler intende rimanere a Berlino;
23, quando A. Hitler chiede notizie dell'offensiva contro i russi nessuno può informarlo: né M. Bormann, né W. Keitel, né A. Jodl, neppure il gen. Krebs, che A. Hitler ha nominato capo di S.M. al posto di H. Guderian, del quale non poteva più sopportare le più che giustificate critiche;
il collegamento tra il bunker e l'esterno è sempre più difficile; tuttavia, per mezzo di informazioni ottenute da agenti, si viene a sapere che il gen. Steiner non è riuscito a racimolare neppure una brigata… è la fine, e A. Hitler se n'è accorto.
Colpito da un attacco di rabbia grida per tre ore come un forsennato finché, calmatosi, dichiara di essere circondato dal tradimento. Sono presenti anche G. Berger e il prof. K. Gebhardt, medico generale delle SS che aveva il controllo sugli esperimenti medici nei campi.
Ordina a W. Keitel e a A. Jodl, di partire per il sud e di mettersi a disposizione di H. Göring; quest'ultimo negozierà eventualmente per lui con gli Alleati.
Poiché il generale SS G. Berger chiede che cosa fare dei prigionieri più importanti, i "Prominenten", cioè gli uomini di Stato come Deladier, Reynaud, Léon Blum, il re Leopoldo e numerose altre personalità, A. Hitler risponde:
«Fucilateli tutti!».
Dopo aver lasciato Berlino con l'aereo personale di H. Himmler, il generale SS G. Berger si guarda bene dall'eseguire l'ordine.
[Ciò gli permetterà di salvare la testa durante il processo.]
Nel frattempo H. Himmler ha dovuto abbandonare in tutta fretta Wustrow minacciata dai russi e viene a sapere dal comunicato letto alla radio da J.P. Goebbels che il Führer ha deciso di organizzare personalmente la difesa di Berlino;
decide allora, incitato da questa notizia ma soprattutto da quella che gli riporta che A. Hitler ha accusato tutti i collaboratori, compresi i capi delle SS, di tradimento, decide di seguire una volta per tutte il consiglio di W. Schellenberg: deve incontrare di nuovo Bernadotte e questa volta negoziare realmente la fine dei combattimenti.
Intanto quindici Junkers 52 da trasporto con a bordo il gen. Koller ed il suo S.M., tutto ciò che resta dei comandi superiori della Luftwaffe, decolla da Gatow, uno degli aeroporti di Berlino, per andare ad atterrare in Baviera dove H. Göring attende ansiosamente notizie; il gen. Koller gli comunica che A. Hitler quasi certamente è ancora vivo ma che i russi hanno raggiunto già la Alexanderplatz e che Berlino non potrà resistere più di sette od otto giorni ancora; aggiunge che il suo ufficiale di collegamento, inviato appunto a prendere ordini presso il ridotto hitleriano, gli ha riferito che il Führer non lascierà mai Berlino;
H. Göring, soppesando prima ogni parola, invia un telegramma a A. Hitler con il quale, gli chiede, vista la decisione di rimanere al suo posto nella fortezza di Berlino, di approvare che lui prenda in mano immediatamente il governo del Reich disponendo dei pieni poteri all'interno come all'estero, come suo delegato e conformemente al decreto del 29 giugno 1941; se non gli arriverà una risposta entro le ore 22:00, considererà che il Führer avrà perduto la sua libertà d'azione e che le condizioni fissate nel suo decreto sono dunque soddisfatte; da questo momento egli agirà nell'interesse della patria e del popolo tedesco.
La reazione di A. Hitler è estremamente violenta: H. Göring deve dare immediatamente le dimissioni da tutte le sue funzioni e se non viene condannato alla fucilazione è solo per le passate benemerenze.
Oberalzberg, la sera stessa un centinaio di SS del Liebstandarte circondano la casa di H. Göring che viene messo agli arresti per ordine di M. Bormann. Il gen. Ritter von Greim viene designato subito comandante in capo della Luftwaffe e, come primo incarico, riceve l'ordine di recarsi a Berlino dal Führer per fornirgli un resoconto della situazione.
23/24, Lubecca, nella notte H. Himmler e Bernadotte si incontrano al consolato svedese;
"Il Reichsführer SS è pronto a capitolare ad ovest per permettere agli angloamericani di avanzare il più velocemente possibile contro i russi. Però non intende assolutamente capitolare ad est… volendo così risparmiare a milioni di tedeschi l'occupazione russa".
Bernadotte
accetta di comunicare il messaggio al ministro svedese solo se egli include la Norvegia e la Danimarca in questa offerta di resa.
24, ore 03:00, Bernadotte viene riaccompagnato da W. Schellenberg a Flensburg; è in possesso di una lettera, contenente le proposte di H. Himmler per la resa, da consegnare al ministro svedese Gunther.
25, Conferenza di San Francisco, un diplomatico britannico, Jack Winocam, che fa parte della delegazione inglese alla conferenza internazionale delle Nazioni Unite, apertasi in questo mese, assiste una sera ad una riunione privata della delegazione presieduta da Anthony Eden; nel corso della conversazione, Anthony Eden, segretario di Stato al Foreign Office, dichiara di aver sentito dire da Stoccolma che H. Himmler ha offerto la resa incondizionata della Germania agli americani e agli inglesi tramite Bernadotte, e che pertanto avvertirà i russi.
Washington, i ministri britannici e americani discutono di quest'affare con H. Truman, il nuovo presidente degli Stati Uniti, e W. Churchill. I due uomini di Stato, considerando che si tratta di una manovra intesa a creare una frattura fra gli alleati, avvisano immediatamente Stalin.
Jack Winocam, ritenendo che non si tratti di una questione di grande importanza, ne parla con il suo amico giornalista, Paul Scott Rankine, dell'Agenzia Reuter, che si mette all'opera immediatamente.
Intanto, ritenendo Hohenlychen non più abbastanza sicuro, H. Himmler si reca a Ploen dove l'ammiraglio K. Dönitiz ha posto il suo quartier generale;
26, il neo comandante della Luftwaffe, gen. Ritter von Greim, arriva in volo con un bombardiere Ju.88 all'aeroporto Rechlin, a 150 miglia da Berlino, accompagnato da Hanna Reitsch. Da qui con un Focke-Wulf, i due con un sergente pilota, giungono a Gatow già sotto il fuoco delle artiglierie russe. Rendendosi conto che è impossibile raggiungere il centro di Berlino, salgono su un Fieseler-Storch, un piccolo velivolo usato per i collegamenti. Il velivolo, colpito, riesce poi a prendere terra andandosi a fermare quasi vicino alla colossale porta di Brandeburgo. Da qui raggiungono il bunker.
27, W. Schellenberg riceve un messaggio nel quale Bernadotte lo informa che lo aspetta all'aeroporto di Odensee nello Jutland. W. Schellenberg vi si reca immediatamente e Bernadotte lo informa che le proposte di H. Himmler non sono state accolte dagli Alleati che esigono una resa senza condizioni della Germania. Profondamente deluso, W. Schellenberg si affretta a tornare presso il Reichsführer SS conducendo con sé Wilhelm Wulff, l'astrologo di H. Himmler
28, ore 13:00, San Francisco, Paul Scott Rankine, dell'Agenzia Reuter, telegrafa a Londra; nel pomeriggio la «BC» diffonde la notizia;
ore 21:00, A. Hitler è informato del tradimento di H. Himmler. [L'aviatrice Anna Reitsch, che si trova nel bunker, dichiarerà in seguito che il Führer, diventato paonazzo, si è messo a maledire l'uomo che riteneva il più fedele di tutti.]
A. Hitler dà subito ordine al feldmaresciallo Ritter von Greim di recarsi immediatamente a Ploen e di far giustiziare il Reichsführer SS.
[Partito con un piccolo aereo, pilotato da Anna Reitsch e decollato sotto il fuoco dell'artiglieria russa dal viale che conduce alla porta di Brandeburgo, Ritter von Greim viene ferito al piede e solo 48 ore dopo l'aereo giungerà a Ploen.]
In attesa che l'ordine di esecuzione di H. Himmler venga eseguito, il Führer si vendica sull'unico collaboratore del Reichsführer SS che è ancora in suo potere: il Gruppenführer SS H. Fegelein (il cognato di Eva Braün). Sentendosi in pericolo, quest'ultimo riesce a lasciare il bunker senza autorizzazione. Le SS lanciate alla sua ricerca lo trovano, in abito borghese, in un ospedale vicino alla Cancelleria. Lo riportano indietro e, per ordine di A. Hitler, lo abbattono nel giardino che si trova sopra il bunker.
[Il messaggio che egli ha mandato a sua cognata chiedendole di intercedere in suo favore, gli ritorna con queste parole scritte disordinatamente sul retro da Eva Braün: «Non posso fare niente per voi».]
Ma né H. Himmler (né il suo astrologo Wilhelm Wulff) sanno che il mondo intero è venuto a sapere delle proposte di H. Himmler, compreso lo stesso A. Hitler;
ore 24:00, mentre ignora ancora il messaggio della «BC», H. Himmler si trova nell'Holstein, a Malente, in compagnia del solo O. Ohlendorf con il quale solo ora sente il "suo Führer" denunciare alla radio di Berlino il tradimento suo e quello di H. Goring.
Ripresosi dopo un attimo di smarrimento, e ritenendo ormai imminente la morte del Führer, H. Himmler si considera ormai il numero uno del Reich agonizzante. Ignora però che A. Hitler ha designato K. Dönitiz come suo successore e che, nel suo testamento politico, figura una lista dei ministri del nuovo governo. Lista nella quale il suo nome non compare.
[Il contenuto di questo testamento del resto è conosciuto soltanto da coloro che hanno sentito A. Hitler dettarlo agli stenografi. Un inviato speciale, incaricato di consegnarlo a K. Dönitiz, scomparirà senza lasciare traccia. La seconda copia che ha in mano M. Bormann scomparirà anch'essa.]

le truppe americane liberano il KL (Konzentrationslager) di Dachau: su oltre 200.000 internati, gli italiani sono 7.000 e 1.619 muoiono;
[Il campo sarà mantenuto intatto come testimonianza delle atrocità naziste.]
29, Berlino, A. Hitler sposa Eva Braün;
30, ore 14:30, i due si suicidano nel bunker della Cancelleria.
Nello stesso pomeriggio, e solo ora, K. Dönitiz viene a sapere, da un breve messaggio di M. Bormann (la nota non parla della morte del Führer) di essere stato designato Cancelliere del Reich.
L'ammiraglio K. Dönitiz, che non sa ancora della morte del Führer, telegrafa la seguente risposta a M. Bormann, destinata a A. Hitler: «Se la sorte mi obbliga a governare il Reich come vostro successore designato, continuerò questa guerra fino ad una fine degna della lotta eroica e unica del popolo tedesco».
Nel frattempo J.P. Goebbels e M. Bormann decidono di tentare un negoziato con i generali russi. Essi mandano un messaggio in questo senso e i russi, un po' più tardi, accettano di ricevere un inviato tedesco precisando il luogo dell'incontro.
Il generale di corpo d'armata Krebs, capo di S.M., e il ten.col. Theodor von Dufving, accompagnati da due interpreti e da due soldati, vengono designati da J.P. Goebbels per le trattative.
Attraversate le rovine ed imbattutisi in un gruppo di soldati dell'Armata rossa vengono accompagnati su un automobile e quindi condotti al palazzo di Tempelhof dove sono riuniti numerosi ufficiali russi. Quando Krebs chiede di parlare al capo della delegazione sovietica, il gen. Ciuikov, il difensore di Stalingrado che comanda la VIII Armata della Guardia, risponde dicendo di essere lui e che gli uomini che lo circondano – due corrispondenti di guerra, un aiutante di campo e due interpreti – costituiscono il suo S.M..
Krebs gli dice allora che A. Hitler si è suicidato poche ore prima.
Il negoziato va avanti tutta la notte con un andirivieni da parte del col. Theodor von Dufving che continua a riattraversare le linee per informare J.P. Goebbels che rifiuta formalmente le condizioni dei russi finché il negoziato viene interrotto.

Intanto mentre i mezzi blindati americani occupano la Baviera, il "cacciatore di scienziati" Robert Staver (direttore della Sezione di propulsione a reazione presso il Servizio Ricerche e Sviluppo dell'esercito) arriva a Nordhausen dove fa visita alla favolosa officina di Mittelwerke dove nascevano le V2. A Bleicherode scopre:
. Carl Otto Fleischer, importante figura di Peenemünde che non aveva seguito i suoi colleghi nel loro esodo verso il rifugio bavarese;
. Eberhard Rees, il capo dei laboratori di sviluppo di Peenemünde;
[i due dopo un lungo interrogatorio gli forniscono una lista dettagliata di venticinque diversi nascondigli:
- Leutenberg, Turingia, valvole, strumenti, progetti;
- Lehesten, banchi di prova per motori di V2 che possono essere resi funzionanti.]
. Hellmut Gröttrup,
. Walter Riedel,
. von Ploetz, capo del servizio informazioni del generale Kammler.

Dopo il combattimento decisivo per Berlino unità speciali dell'Armata Rossa si interessano ad altre azioni.

Quando il ten. col. Vladimir Sciabinsky scopre a Niedersachswerfen l'eccezionale complesso industriale di Mittelwerke, con enormi laboratori, sale di montaggio e missili incompiuti si chiede come mai gli americani che erano stati lì tre giorni prima, abbiano lasciato tutto al suo posto. Per far festa al comandante Yegorov (della sezione speciale dell'NKVD) che ha portato da Mittelwerke e dai nascondigli dello Harz dei camion pieni di documenti, il col. Sciostock, capo di un'unità speciale, organizza un banchetto al quartier generale del mar.llo G.K. Zukov; il ten.col. Tarakanov, brindando al successo dei suoi camerati, non riesce a fare a meno di pensare alla stupidità degli americani.
Gli uomini di Sciostock si recano quindi immediatamente a Peenemünde e riescono a salvare due laboratori di ricerche, qualche rampa di lancio, alcune dozzine di V1 e V2 e dei missili antiaerei. Sulle banchine di Lubecca e del Magdeburgo ricuperano le enormi chiatte zeppe di missili e combustibile che W. von Braun aveva fatto evacuare con tanta fatica attraverso il Baltico. Le montagne dello Harz perlustrate con estrema cura, danno un notevole bottino di attrezzature e documenti. In un comune ufficio di ricerche civili e militari, vicino a Nordhausen, vengono scoperti i progetti del sottomarino a Schnorkel (spirale) e altre invenzioni dovute a Hellmut Walter. Vengono inoltre "visitati":
- Iena, i laboratori Zeiss e l'Istituto di fisica del professor Esau;
- Halle, le industrie d'aviazione Siebel;
- Warnemünde e Oranienburg, industrie d'aviazione di Heinkel;
- Bernburg e Dessau, le industrie Junkers;
- Bleicherode, l'Istituto Raabe di propulsione dei missili che viene trovato in perfetto stato;
- Wiener Neustadt, le industrie Messerschmitt;
- Babelsberg, gli aerei Arado;
- Wismar, gli aerei Dornier;
- Berlino e Erfurt, gli aerei Henschel;
I due terzi dell'industria aeronautica tedesca cadono in mano russa. Ma nella zona sovietica di "cervelli con i capelli lunghi" ne sono rimasti pochi.
[Vent'anni dopo la fine della guerra, diversi uomini di Stato e militari alleati, W. Churchill in testa, criticheranno ancora il gen. D.D. Eisenhower per aver fatto questo regalo ai russi.]
Altre unità speciali dell'Armata Rossa circondano l'Istituto Kaiser Wilhelm (dove sei anni prima O. Hahn ha scoperto la fissione dell'atomo) smontano il ciclotrone che si trova in cantina e, attraverso le retrovie, lo trasportano verso Stalingrado;
un altro gruppo blocca le uscite dell'Istituto di Lichterfelde dove lavora il barone Manfred von Ardenne il più celebre scienziato atomico del Terzo Reich. Il giovane, appena arrestato, scompare assieme ad altri trentacinque suoi stretti collaboratori.
[L' "Atomstar" ha costruito un grosso ciclotrone, un acceleratore di protoni del genere Van de Graaf, un microscopio elettronico… È stato lui che al Ministero delle Poste, prima della guerra ha suggerito al ministro Ohnesorge l'idea di costruire una bomba atomica.]
Anche G.L. Hertz, premio Nobel, si trova in Russia dopo aver rifiutato di prestar giuramento ad A. Hitler. E così i professori ewilogua, Peter Thiessen, Fritz Volmer, con decine di loro collaboratori.
Malgrado la severa protezione di cui i britannici circodandano i fisici tedeschi di Göttingen, agenti sovietici riescono a giungere fino a W.K. Heisenberg, l'ex sequestrato dell'Alsos, che però declina l'offerta.
L'URSS si è annessa la "Repubblica Indipendente" di Touva, ex provincia della Mongolia cinese, a causa dei ricchi giacimenti di uranio racchiusi nelle sue montagne. La famosa miniera di Joachimstal in Boemia, le miniere di Saxe, quelle di Mansfeld in Germania lavorano a pieno ritmo per l'occupante.
In Cecoslovacchia, nei laboratori di Weser (a dieci km da Podmokly) i sovietici scoprono diverse fusoliere delle V2 e una massa notevole di documenti. Sono interessati soprattutto agli enormi ciclotroni che venivano fabbricati in questa officina.
[Subito dopo Hiroshima riprenderanno a funzionare sotto la direzione degli ex ingegneri tedeschi che cambiano soltanto padrone. I ciclotroni saranno nuovamente rimessi in cantiere a Gudzeri, in un ex palazzo dello zar vicino alla stazione balneare di Sukumi, dove gli scienziati tedeschi si metteranno al lavoro.]
La maggior parte comunque degli scienziati ingaggiati dai russi rimangono in Germania orientale dove vengono ricostruiti i lori laboratori e le loro officine.

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Non è vero che la maggior parte dei tedeschi è iscritta al NSDAP.
Su 79.529.957 cittadini tedeschi:
- 5.000.000= (6%), sono membri del partito,
- 1.040.520= (1,8%), appartengono alla direzione politica.

"Operazione Sunrise" ("Aurora")
[nota anche come "Operazione Crossword"]

«segue da marzo 1945»

1945
Aprile
1*
, H. Himmler telefona al gen. K. Wolff e gli ordina di non muoversi dall'Italia e rimanere nel suo quartier generale. Lo stesso giorno il gen. K. Wolff e il gen. H. von Vietinghoff hanno un primo colloquio e il comandante in capo tedesco sembra favorevole alle trattative.

Lo stesso giorno, con un ulteriore messaggio, F.D. Roosevelt ripete a Stalin che nessun negoziato è in corso e che i movimenti di truppe tedesche non possono essere collegati con i colloqui in corso in Svizzera.
3, nella sua risposta Stalin manifesta il suo disappunto per la mancata partecipazione sovietica ai colloqui, con il rischio di favorire le manovre naziste per diffondere la sfiducia e dividere i Tre Grandi. Il dittatore sovietico inoltre insinua che il presidente "forse era stato male informato dai suoi collaboratori" riguardo ai negoziati in corso che, secondo i suoi "colleghi e esperti militari" mirava effettivamente ad interrompere la resistenza contro gli alleati occidentali e trasferire la massa delle truppe tedesche verso est.
5, un amareggiato e stanco presidente F.D. Roosevelt risponde con il più aspro messaggio mai inviato al dittatore sovietico, in parte compilato dal gen. George Catlett Marshall, in cui respinge tutte le accuse, evidenzia la linearità e la sincerità del comportamento anglosassone e accusa gli informatori di Stalin, "chiunque essi siano", di "ignobile mistificazione" del pensiero del presidente e dei suoi "affidabili collaboratori".
7, Stalin replica ancora con un'ultima missiva, scritta in termini asciutti ma amichevoli, in cui descrive i suoi collaboratori ed informatori come "persone oneste e modeste che non hanno intenzione di offendere nessuno", capaci e affidabili (come dimostrato dai loro esatti apprezzamenti sugli spostamenti delle riserve tedesche del febbraio 1945); conferma inoltre che le truppe tedesche si battono disperatamente all'est mentre mostrano segni di cedimento contro gli occidentali, che proseguono i trasferimenti di truppe contro i sovietici e soprattutto che "il punto di vista sovietico", riguardo alla necessità di rimanere uniti e di permettere la partecipazione di tutti gli alleati ad eventuali colloqui con i tedeschi, è "il solo corretto".
Lo stesso giorno, intanto, nel successivo incontro con il gen. K. Wolff, il gen. H. von Vietinghoff mostra ora molti dubbi e fa appello all'onore militare. Gli alleati, sospettosi su questi rinvii e difficoltà frapposte alla resa incondizionata, hanno già chiesto garanzie sulla salvaguardia degli impianti industriali e il gen. K. Wolff ha comunicato fin dal 6 aprile ai comandi subordinati di salvaguardare le fabbriche, mentre sono state anche organizzate regolari comunicazioni via radio attraverso la postazione installata nella casa del gen. K. Wolff a Milano.

12, muore il presidente F.D. Roosevelt e questo vivace scambio epistolare è l'ultimo contatto che il presidente ha con Stalin;

Gli scopi sono diversi: gli italiani vogliono accelerare la resa per evitare ulteriori inutili distruzioni; gli americani per poter concentrare le forze in Germania; i tedeschi contrattare un salvacondotto verso la Germania che gli eviti vendette finita la guerra e, nell'eventualità che questa continui, per potersi unire alle loro forze militari lì presenti intente a fronteggiare l'avanzata dell'Armata Rossa.

20, venerdì, il gen. H. von Vietinghoff dà l'ordine di ripiegamento verso Rovereto alla 10ª e 14ª armata, con l'assenso di R. von Rahn ambasciatore presso la RSI. Residue forze fasciste invece si raggruppano invano nel ridotto alpino repubblicano.
21, i contrasti tra anglosassoni e sovietici comunque provocano un ripensamento alleato ed ora da Washington arrivano nuove direttive alla centrale in Svizzera con l'ordine di interrompere immediatamente ulteriori contatti e colloqui con il gen. K. Wolff o suoi emissari.
28, la morte di B. Mussolini a Giulino di Mezzegra rende vana ogni velleità di ulteriore resistenza.
29, come da accordi presi tra le parti, le forze tedesche firmano la resa di Caserta (che diverrà pienamente operativa solo la mattina del 3 maggio) a nome loro e della Repubblica Sociale Italiana, limitando al minimo le occasioni di scontro con le forze alleate nel frattempo avanzate nel nord Italia.

___________

La storia delle trattative segrete tedesco-americane in Svizzera nel marzo e aprile 1945 sarà rivelata nel 1947 in una serie di articoli sul «Saturday Evening Post». Anche se lo scopo di questa pubblicità è probabilmente quello di contrastare i racconti italiani tendenziosi e imprecisi sulla resa delle forze tedesche in Italia, le storie su A. Dulles e i successi della guerra aiuteranno quest'ultimo a diventare direttore della CIA.
Dopo aver esaminato i quaderni scritti in tedesco da G. Zimmer, i funzionari di OSS e SSU hanno concluso che l' "Operazione Wool" ha preceduto l' "Operazione Sunrise" – in altre parole, l'accordo era un'iniziativa tanto tedesca quanto un colpo di stato americano.
È interessante notare che tutti i partecipanti tedeschi ai negoziati dell' "Operazione Sunrise" – G. Zimmer, E. Dollmann, Wenner, aiutante di K. Wolff, e lo stesso K. Wolff – sono sopravvissuti relativamente incolumi nell'immediato dopoguerra.

Fine/Inizio

 

 

_______________________

[Uno dei tanti… segue da dic 1944»

11, «Rombi di motori; il cielo diventa buio per la scia che le fortezze volanti che solcano il cielo sopra di noi emettono per non farsi colpire dalla contraerea. Cadono bombe; la fabbrica, che ha già subito alcuni bombardamenti aerei lievi, viene bombardata in modo intensivo: i tedeschi la abbandonano, noi prigionieri cerchiamo riparo nei sotterranei. Mentre cerco dì nascondermi, a causa di uno spostamento d’aria dovuto ad una esplosione, vengo scaraventato ad alcuni metri di distanza, finendo in un tombino. Per fortuna me la cavo con alcune escoriazioni e qualche botta. Nei sotterranei, con nostra sorpresa, scopriamo i magazzini pieni di ogni ben di Dio: e pensare che per noi non c’erano neanche le bende; in caso di ferite sul lavoro ci si fasciava con pezzi dì carta!»
15, «I soldati americani arrivano nella fabbrica e veniamo liberati. Momenti di grande sollievo e gioia. Siamo alquanto dimagriti e non siamo più abituati ad una alimentazione normale tanto che al primo pasto dì latte e riso stiamo tutti male. Poi piano piano ci si riprende. Ci sistemano presso abitazioni private, abbandonate dai proprietari, dove provvediamo autonomamente alla nostra alimentazione mediante i viveri che ci vengono consegnati.
Riprendiamo le forze tanto che costituiamo una squadra di calcio che partecipa ad un mini-torneo internazionale
».

[Arnaldo Pellizzoni - Lissone 25 aprile 1995 – http://www.anpi-lissone.over-blog.com/article-35390833.html]

 

 
CHIESA CATTOLICA
in GERMANIA
[Circoscrizioni ecclesiastiche]
Province
Archidiocesi
Diocesi
1932
1945*
Bamberg - Bamberg
- Eichstätt
-
 
Breslau
-
- Speyer
- Würzburg
 
- Breslau** - Berlin
- Ermland (Warmia)
 
Köln - Köln - Aachen
- Limburg
- Münster
- Osnabrück
- Trier
 
Freiburg in Breisgau - Freiburg in Breisgau - Mainz
- Rottemburg
 
München und Freising - München und Freising - Augsbrug
- Passau
- Regensburg
 
Paderborn - Paderborn - Fulda
- Hildesheim
 
(Diocesi esente)
- Meissen  
(Prelatura nullius)
- Schneidemühl  
Totale Archidiocesi e Diocesi
25
 
 

* diocesi perdute in seguito alle "correzioni" di confine.
** Rimane superstite solo una minima parte al di qua del nuovo confine Oder-Neisse (quella del futuro vicariato di Görlitz).



 

[Carlo Falconi, La Chiesa e le organizzazioni cattoliche in Europa, Milano 1960, Edizioni di Comunità.]

CHIESA CATTOLICA
Dopo il 1933 e pure durante i sei anni di guerra, quasi senza pause, A. Hitler ha infierito sui milioni di cattolici tedeschi.
Le opere e le organizzazioni cattoliche – dalla stampa alle scuole di Azione Cattolica – tutto (con parziale eccezione per la sola "Caritasverband") è stato smantellato con una tenacia continua quasi inesorabile.
["Caritasverband": movimento caritativo assistenziale con sede principale a Friburgo, conta 120.000 membri professionisti (di cui 80.000 religiosi) e molti volontari; ha in proprio e dirige oltre duemila fra ospedali e sanatori per un complesso di 260.000 letti, case per bambini, orfani, vittime della guerra, ciechi, vecchi, ecc. (Kirchliches Handbuch del 1952-56).]
Dapprima sono state organizzate grandi campagne propagandistiche di diffamazione (quelle sulla fuga delle divise all'estero, imputata specialmente agli ordini religiosi, e sugli scandali morali, rinfacciati soprattutto al clero secolare): ma poi si è preferito il «caso per caso» e nel massimo silenzio.
Oltre alle molte vittime nel clero, tra i dirigenti delle organizzazioni generali e tra gli intellettuali cattolici, la guerra ha falcidiato addirittura non solo sacerdoti e religiosi chiamati alle armi con singolare predilezione, ma anche seminaristi, specie teologi, aprendo vuoti impressionanti nelle future leve del clero.
È da questo "zero" che la Chiesa cattolica tedesca deve ora partire all'indomani del tragico crollo del paese.
L'occupazione a zone separate del territorio tedesco ha creato ulteriori danni, forse più rilevanti.
Tutte le autorità di occupazione, senza eccezione, si mostrano apertamente diffidenti verso i cattolici. I loro favori vanno, se mai, ai protestanti ma soprattutto ai socialdemocratici e (inizialmente) ai comunisti.
Non meno dolorosa inoltre, per la chiesa cattolica, l'imposizione ovunque della scuola mista in aperto disprezzo alle tradizioni confessionali del paese.
[Carlo Falconi, La Chiesa e le organizzazioni cattoliche in Europa, Milano 1960, Edizioni di Comunità.]

 

 



1945
Aprile
Governo cecoslovacco
in esilio a Londra
Capo del governo
E. Beneš
(1939 - 1945)
Ministro degli Esteri
Jan Masaryk
(1939 - 1945)
Ministro aggiunto degli Esteri
Vladimir Clementis
(1945 - 1948)
1945
Aprile

1945
Aprile
-



1945
Aprile
SLOVACCHIA
Presidente del governo regionale
mons. J. Tiso
(1938 - 1945)
[governo orientato in senso fascista]
Ministro degli Interni
Mach
(1940 - 1945)
Ministro degli Esteri
Tuka
(1940 - 1945)
[il presidente è premuto nella sua opera di governo dall'ala destra (rappresentata dai suoi ministri) la quale forma una sorta di gruppo paramilitare modellato sull'esempio delle SS tedesche: le "Guardie di Hlinka".]
-

1945
Aprile
esautorato dal potere, negli ultimi mesi di guerra il presidente trova rifugio in Germania dove viene arrestato dagli angloamericani.


Dal 10 settembre 1943 la Germania costituisce queste due zone dove particolari disposizioni di ispirazione tedesca in materia economica, sociale, amministrativa, scolastica e giudiziaria ne regolano la vita. In esse le autorità germaniche:
- estromettono quelle fasciste,
- impediscono la coscrizione a favore delle formazioni militari della Repubblica Sociale Italiana,
- trasformano la stessa Guardia Nazionale Repubblicana in Milizia per la Difesa Territoriale, ponendola sullo stesso piano dei reparti collaborazionisti sloveni e croati («ustascia», «belogardisti», «pavlogardisti», ecc.) che non poche volte le sono preferiti.
1945
Aprile

Alpen Vorland
[Zona di operazioni delle Prealpi]
Comprende il Trentino-Alto Adige e la provincia di Belluno, poste sotto il controllo del Gauleiter del Tirolo, Franz Hofer con il titolo di "Supremo Commissario".
1945
Aprile
26
, Bolzano, arrivato il col. Schweinitz per avere l'approvazione del gen. H. von Vietinghoff alla firma della capitolazione, vi trova un'intricata situazione. Il feldmar.llo Kesselring, accusando il gen. H. von Vietinghoff e il gen K. Wolff di tradimento (è ovvio che il gen. K. Wolff non ha detto la verità circa le intenzioni del mar.llo) sostituisce il primo col gen. Schultz, ma i due complici hanno reso impossibile allo stesso di assumere il comando e i comandanti d'armata gli rifiutano obbedienza. Forze delle SS del gen. K. Wolff impediscono l'azione degli ufficiali, che vogliono far eseguire gli ordini del feldmar.llo Kesselring.
Intanto, non avendo Caserta notizie circa la situazione e non vedendo proclamare nel tempo previsto l'ordine di resa, bombardieri alleati coprono di bombe Bolzano e altri luoghi dell'Alto Adige e il Comando Supremo alleato spinge le sue truppe a nord del Garda.
Il feldmar.llo Kesselring ad un certo punto ordina di fucilare il gen. H. von Vietinghoff e il gen. K. Wolff con gli altri, che hanno trattato con gli alleati, e gli ufficiali di un reggimento di telegrafisti, ricevuto l'ordine, cercano di eseguirlo. Ma anche il gen. Schultz sa che quelli con cui sta discutendo non lo lascieranno uscire vivo.

Belluno, i partigiani della 7ª Alpini, ottenuta la resa della guarnigione tedesca, entrano in città.
1945
Aprile

Adriatisches Kuestenland
[Zona di Operazione Litorale Adriatico]
Comprende le provincie di Udine, Gorizia, Trieste, Pola e Fiume, unitamente a quella slovena di Lubiana, poste sotto il controllo del Gauleiter della Carinzia e della Carniola F. Rainer con il titolo di "Alto Commissario".
FRIULI-VENEZIA GIULIA
1945
Aprile
Lo sforzo offensivo è assegnato alla IV Armata (costituita in Croazia ai primi di marzo), guidata dal gen. Petar Drapsin, una grande unità forte di 8 Div.ni per un totale di circa 50.000 uomini.
In cooperazione con essa sono pronte ad agire le formazioni partigiane dell'esercito di liberazione sloveno presenti nelle aree ancora controllate dai tedeschi, in particolare:
- il "VII Corpus" schierato nella Lika settentrionale,
- il "IX Corpus" schierato a nordest di Postumia.

Esclusa dall'operazione è invece la div.ne "Garibaldi-Natisone" come richiesto dal Pcs che ripetutamente ha sottolineato l'opportunità politica di «occupare Trieste con l'esercito jugoslavo e non con i garibaldini».
La div.ne "Garibaldi-Natisone" viene così dirottata verso l'interno e successivamente impegnata nella liberazione di Lubiana (solo il 20 maggio i garibaldini potranno trasferirsi nella Venezia Giulia).

In questo preciso momento il CLN di Trieste è un organismo fragile, indebolito dall'uscita dei comunisti e delegittimato dal Triumvirato insurrezionale veneto del Pci, che tra febbraio ed aprile ne ha chiesto ripetutamente lo scioglimento al CLNAI, accusandolo di tradire la causa della lotta di liberazione e di essere in connubio con i collaborazionisti.

13/14, nella notte, in un incontro l'OF sloveno chiede la creazione di un comitato misto per il controllo della città dopo il crollo tedesco: la proposta viene rifiutata perché degli otto membri italiani del comitato, cinque dovrebbero esser designati dalle organizzazioni italiane controllate dai comunisti sloveni, e solo tre dal CLN, che «sarebbe stato così ridotto ad un'appendice dello schieramento comunista italo-sloveno favorevole all'annessione della Jugoslavia».

14, viene emanato l'ordine esecutivo per l' "Operazione Trieste" che, già anomala nel contesto strategico generale, è pure rischiosa sotto il profilo militare perché le forze germaniche presenti nel territorio (i reparti del XCVII C.d'A. di Ludwig Kubler) sono consistenti e ancora saldamente insediate.
17, inizia materialmente l'attacco: anziché puntare verso Lubiana, la IV Armata jugoslava si dirige direttamente verso la Venezia Giulia con uno schieramento d'attacco su tre direttrici:
- a nord, verso il Carso,
- al centro, verso Fiume,
- a sud, verso la costa dalmata.
20, la IV Armata raggiunge i confini del 1939;
contemporaneamente, con uno sbarco ardito, gli jugoslavi occupano l'isola di Cherso (KrK) e da lì partono per altre operazioni verso Lussino e la costa orientale istriana, dove occupano Albona e Arsia.
I risultati più consistenti sono ottenuti sulla direttrice settentrionale dello schieramento, dove si aprono vuoti nella linea difensiva tedesca che permettono ai reparti della IV Armata prima di infiltrare in alcuni gruppi, poi di avanzare con il grosso delle truppe costringendo la Wehrmacht alla ritirata.
27, la IV Armata jugoslava è a Villa del Nevoso e di lì punta su San Pietro del Carso, mentre il "IX Corpus" sloveno concentra il suo sforzo su Gorizia e sulla direttrice Monfalcone-Trieste:
a fine aprile l'accerchiamento del capoluogo giuliano è completato
.

28, Trieste, il prefetto Bruno Coceani trasmette formalmente i poteri al presidente del CLN Antonio de Berti, proponendo la costituzione di un fronte antislavo ma senza trovare disponibilità da parte del comitato.
Lo stesso giorno F. Rainer abbandona la città…
29/30, …seguito nella notte dal capo delle SS Globocnik.
Il numero dei militari presenti a Trieste e nei dintorni è ancora rilevante.

30, Trieste, mentre è fallita la proposta fascista ai partiti del CLN di stipulare un accordo in funzione antislava e nonostante l'intervento del vescovo mons. Antonio Santin, che preme per una politica attendista, il CLN triestino decide di assumere l'iniziativa insurrezionale, ben conscio di poter contare su forze scarse: «
- un volontariato di studenti,
- elementi della polizia municipale,
- dei vigili del fuoco,
- della Protezione antiaerea – che è formata da civili col compito di soccorrere la popolazione durante e dopo gli attacchi aerei,
- di ferrovieri,
- della Guardia di Finanza
».
Si tratta di gruppi sostanzialmente eterogenei, un insieme di forze patriottiche tipiche della particolare realtà politico-militare triestina, che il CLN si sforza di organizzare con la creazione di un Comando unico di piazza, affidato a:
. ten.col. Antonio Fonda Savio (ufficiale di complemento, volontario giuliano durante la Grande Guerra);
. Ercole Miani (P.d'Azione), vicecomandante,
. Ernesto Carra (Dc), vicecomandante.
All'alba la città insorge.
Gli attacchi delel formazioni CLN iniziano all'alba e gli scontri si sviluppano in vari punti della città… «
- in centro, contro le sedi dei Comandi delle SS presto occupati,
- alla stazione centrale, ben presidiata dal nemico (qui i combattimenti dureranno sino al 2 maggio),
- nell'area portuale, che è anche difesa dal mare dal naviglio tedesco
».
Gli uomini della Wehrmacht , comandati dal gen. Lindenbach, si asserragliano in alcuni capisaldi, imprendibili senza l'appoggio di artiglieria o dei mezzi corazzati, come il Palazzo di Giustizia e il Castello di San Giusto: durante la giornata i tedeschi parlamentano con i dirigenti del CLN, dichiarandosi disposti ad arrendersi purché sia presente alla firma un ufficiale alleato, ma la trattativa non ha esito perché il CLN non è in grado di garantire la condizione richiesta.
Contemporaneamente, nei rioni operai della periferia si sviluppa un'altra insurrezione, promossa da gruppi comunisti che fanno riferimento al Pcs e alla sua organizzazione locale, l'Unità operaia, i quali vogliono preparare le condizioni per l'insediamento di autorità filoslave: di fatto la "corsa per Trieste" fra esercito jugoslavo ed esercito alleato si riproDuce così a livello insurrezionale, con due iniziative concorrenziali, che perseguono lo stesso obiettivo militare della cacciata dei tedeschi, ma con prospettive antagoniste rispetto al successivo controllo del territorio.

Nel pomeriggio «Radio Londra» annuncia la «liberazione di Trieste da parte delle truppe del maresciallo Tito».

Ad arrivare per primi a Trieste sono i reparti dell'esercito jugoslavo.

Udine, sulla città premono le formazioni friulane della "Garibaldi" e della "Osoppo": cadrà in loro possesso il 1° maggio.

Gorizia, dopo allontanati i tedeschi e prima di essere Violata dai croati e dagli sloveni, respinge, coi suoi volontari, l'attacco di alcune migliaia di cetnici serbi, che vogliono impadronirsene o per saccheggiarla o per consegnarla alla Jugoslavia.
Sull'alto Isonzo viene distrutto dagli slavi, quasi completamente, un battaglione "M" che vi stava a difesa della frontiera da quasi 20 mesi.



Nella serie di combattimenti che caratterizzano questa fase estrema della guerra di liberazione, anche un intero corpo d'armata tedesco, il X, forte di tre Div.ni, è costretto alla resa dai garibaldini della Nannetti.
La lotta, spostandosi nelle alte valli della Carnia, si tramuta in un rastrellamento condotto dalle formazioni partigiane, cui si sono uniti i reparti alleati, contro le sacche e le isole di resistenza tedesche: rastrellamento che prosegue anche oltre i termini e la resa generale delle truppe tedesche in Italia [ore 12:00 del 2 Maggio].

Nel maggio 1945, quando i cosacchi si ritirano in Austria, assieme ai tedeschi, si aprono la strada con le armi, nella valle di Gorto, dove i partigiani tentano di fermarli. In Austria si arrendono agli inglesi con la vaga speranza che per loro venga inventata una patria invece ciò che li attende è un campo di concentramento, il sistematico sequestro di tutto ciò che possiedono compresi i cavalli, finché si rendono conto che saranno consegnati ai russi. Saranno migliaia i cosacchi che si gettano nella Drava in piena per il disgelo…
Ciò che avviene ai superstiti sarà raccontato nei libri di Solgenitsyn, di Medvedev, di Nicolaj Tolstoj, nel libro scritto in inglese, Le vittime di Yalta, e in quello di Pier Arrigo Carnier, L'armata cosacca in Italia.
[Carlo Sgorlon, La penna d'oro, Morganti Editori dic 2008.]


SLOVENIA
- dal 1918 è entrata a far parte del regno con un proprio governo locale;
- dal 1941 l'invasione nazista ha portato alla divisione del paese:
. la parte settentrionale è stata annessa al Reich tedesco,
. la parte meridionale all'Italia che l'ha eretta in provincia con capitale Lubiana; è sorto tuttavia anche il movimento di resistenza sloveno, comprendente tra le sue file comunisti, cristiano socialisti e molti progressisti;
- il 26 novembre 1942 Tito (Josip Broz) ha convocato a Bihac la prima assemblea dell'AVNOJ (Consiglio antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia);
-
dal 4 dicembre 1943, il mar.llo Tito (Josip Broz) ha costituito il primo governo libero.

Durante la guerra partigiana opera il VOS (Servizio sicurezza e informazioni), un apparato comunista tra il poliziesco e il militare che ha un compito molto speciale. Mentre l'esercito partigiano di Tito fa la la guerra di guerriglia all'interno dei Balcani, esso organizza attentati e omicidi nei centri urbani. Chiamato "la nostra Ceca" da Edvard Kardelj, è guidata da una donna, Marjeta, moglie di Boris Kidric un dirigente comunista sloveno.
Capo della Provincia
Leon Rupnik
(1943 9 set - 5 mag 1945)

1945
Aprile
30
, ai capi sloveni Edvard Kardelj, invia un dispaccio molto esplicito nelle indicazioni: «Tutti gli elementi ostili devono essere imprigionati. Va seguito il principio di non concedere subito troppa democrazia, dal momeno che più tardi sarà più facile ampliarla che ridurla. […] Disarmate tutto ciò che non rientra nelle strutture dell'Armata jugoslava. Prolungate l'amministrazione militare provvisoria, ma organizzate un buon comitato di liberazione nazionale. Siate più amichevoli con il proletariato e con i ceti medi, cercate di conquistare alcuni ambienti capitalisti, ma punite con severità tutti i fomentatori dello sviovinsmo e dell'odio nazionale».

Lo stesso giorno Edvard Kardelj invia un telegramma a Boris Kidric, leader del partito nella Venezia Giulia: «Bisogna far pulizia subito, e non su base nazionale, ma su quella del fascismo».

Lo stesso mese fugge oltre confine:
. mons. Gregorio Rozman, vescovo di Lubiana.
[Sarà processato in contumacia fra il 21 e il 28 agosto 1945 e condannato a 18 anni di reclusione; morirà anch'egli in esilio a Cleveland, negli USA il 16 novembre 1959.]

[Joze Pirjevec, Serbi, Croati, Sloveni - Storia di tre nazioni, Universale Paperbacks, Il Mulino, Bologna 1995]

ISTRIA
1945
Aprile
Pola, un distaccamento della "X Mas" viene massacrato;

Fiume
1945
Aprile

Fiume e in Liburnia, eguale sorte tocca ai reparti di marò che qui stavano.

 




1945
Aprile

- dal 1918: unificazione di serbi, croati, sloveni, macedoni, montenegrini; regno privo del litorale dalmata (rimasto all'Italia in seguito al trattato di pace) e della Carinzia (rimasta all'Austria);
- dal 1921 monarchia parlamentare ereditaria;
- dal 1929 è sospesa la costituzione del 1921.

Pietro II Karagjorgjevic
Albero genealogico

( Belgrado 6 settembre 1923 – Denver, USA 3 novembre 1970)
figlio di Alessandro I e della p.ssa Maria di Romania;
1934 9 ott-29 nov 1945, re di Jugoslavia;
- dal 6 aprile 1941 in esilio a Londra, con il suo governo con a capo il generale D. Simovic;
- dal 4 dicembre 1943, il maresciallo Tito (Josip Broz) ha costituito il primo governo libero;
- dal 16 giugno 1944, dopo l'accettazione del compromesso, ha assunto un atteggiamento nettamente intransigente;

SERBIA

1945
Aprile
9
, Rankovic, capo dell'Ozna nonché vice di Tito (Josip Broz), firma una "Direttiva per la liquidazione finale del nemico";
[Il documento è un piano dettagliato di 8 pagine delle operazioni di conquista delle regioni occidentali della Jugoslavia fino a Trieste e l'Istria.
Ovviamente prendere possesso e controllare i grandi centri urbani è considerato il compito di maggiore importanza, dove si incontreranno le maggiori difficoltà operative.
Durante l'operazione belgradese le unità Ozna hanno potuto lavorare in stretto contatto con quelle degli organi di sicurezza dell’NKVD che erano entrati nella città. L’operazione è stata un vero banco di prova e a inizio dicembre 1944 era stata distribuita una circolare riservata sui compiti che spettano ai NOO dopo la presa di nuovi territori.
Il modus operandi prevede l’entrata in azione dell’Ozna e dell’ «esercito dell’Ozna» dopo che una città è stata occupata dalle forze armate. Dopo che l’Ozna ha effettuato le epurazioni i
poteri passano ai comitati di liberazione popolare i quali hanno come primo compito la schedatura di tutta la popolazione residente. In ogni distretto, inoltre, va istituito un campo di lavori forzati.
In Croazia le prime operazioni in grande stile si verificano dopo il collasso della linea difensiva tedesca che ha portato alla conquista da parte della 2° Armata jugoslava di Zagabria, il
più grande centro urbano della Croazia e sede del governo NDH.]

13, la presa di Vienna dei sovietici fa collassare il cosiddetto "Sremski front" (Fronte Sirmiano) e l’armata jugoslava può sferrare l'offensiva finale;
[Le difese tedesche si piazzano davanti Zagabria (linea Zvonimiro) dove resisteranno fino al 7 maggio, quando ormai l'Armata Rossa sarà penetrata nel rifugio di A. Hitler di Berlino.]

Poco più a sud di Vukovar, nella pianura tra Sava e Danubio, un'armata partigiana di trentamila ragazzi – studenti e intellettuali delle migliori famiglie belgradesi – viene spedita senza armi pesanti a inseguire in un'azione suicida i carri armati dei tedeschi in ritirata. La colonna è annientaa e pochissimi giovani tornano. Per decenni, vivo Tito (Josip Broz), nessuno oserà dire che questo glorioso sacrificio dello "Sremski front" è stato in realtà un'azione insensata, un suicidio deliberato, perché la Jugoslavia, comunque ha già vinto la guerra.
Tito (Josip Broz) ha mandato alla morte questi figli della borghesia belgradese, che erano stati i suoi più entiusiasti sotenitori, perché egli sapeva già che si sarebbero rivoltati contro di lui, portando nella Lega dei comunisti il virus della critica e il germe della contestazione al suo potere assoluto. Lo "Sremski front" può quindi essere così definito: il primo atto della selezione antropologica di regime in favore dei primitivi.
[Paolo Rumiz, Maschere per un massacro, Editori Riuniti 1996.]

 

 

 

VOJVODINA (Vojna uprava za Banat, Backu i Baranju)
[Governo militare del Banat, Backu e Baranju]
 
1945
Aprile
-
,
KOSOVO – (Vojna uprava za Kosovo i Dukadin)
[Governo militare del Kosovo e il Dukadin]
(8 febbraio - 29 giugno)
 
1945
Aprile
-
,
REPUBBLICA POPOLARE DI BOSNIA-ERZEGOVINA
-
da gennaio 1945 è entrata a far parte a far parte della Repubblica Popolare Federativa di Jugoslavia.

1945
Aprile
6
, viene liberata Serajevo;
lo stesso giorno tedeschi e croati abbandonano la città e il gen. D. Mihajlovic decide di partire per la Serbia;
nonostante le promesse di Ante Pavelic di risparrmiarli in virtù della comune battaglia anticomunista i cetnik rimasti vengono attaccati dagli ustaša e decimati;


18, mons. Giuseppe Srebrnic, vescovo di Krk, viene arrestato;

Lo stesso mese fuggono oltre confine:
. mons. Ivan Saric, vescovo di Serajevo;
. mons. Giuseppe Baric, vescovo di Banjaluka;
[Morirà a Graz il 30 giugno 1946.]
[Riparano in Austria e di là in Svizzera, insieme a qualche centinaio di sacerdoti protetti dalla stessa colonna di A. Pavelic.]

 

MONTENEGRO
-
da gennaio 1945 il paese è stato reintegrato nella Repubblica Popolare Federativa di Jugoslavia.
1945
Aprile

-
REPUBBLICA POPOLARE DI MACEDONIA
- dalla fine di dicembre 1944 la Macedonia è stata completamente liberata dalle truppe del NOV (Esercito popolare di liberazione).
1945
Aprile

-


1945
Aprile
CROAZIA
Ante Pavelic
(1941 10 apr-8 mag 1945)
dal 1941 gli ustaša hanno ottenuto la costituzione di uno stato croato indipendente, in realtà vassallo dei nazifascisti, sotto Aimone di Savoia-Aosta [Tomislav] lasciando però il potere effettivo nelle mani di A. Pavelic;
il popolo croato tuttavia non ha accettato l'occupazione e si è schierato in maggioranza con i partigiani organizzati dal Partito comunista jugoslavo;
la lotta è accanita fino alla fine della guerra;
- da dicembre 1944 le forze del NOV (Esercito popolare di liberazione) hanno liberato la Dalmazia.

1945
Aprile

-

È interessante notare come l’Ozna dia particolare importanza alla presa degli archivi nemici, in particolare degli organi di polizia e della Gestapo, cionondimeno l'efficacia con la quale questo compito viene portato a termine è stupefacente, segno che in fondo anche gli uffici della polizia nazista sono stati pesantemente infiltrati dagli agenti di Tito (Josip Broz) ben prima dell'ingresso delel sue unità.
Ovviamente gli archivi della polizia nemica che ha dato loro la caccia sono la più importante fonte che permette l'identificazione di informatori e collaboratori.
Nonostante le autorità NDH già nella primavera del 1945 abbiano
impartito l’ordine di distruggere tutti i documenti che potrebbero cadere in mano alle unità di Tito (Josip Broz), l’Ozna riesce a impossessarsi di interi archivi.
La polizia ha infatti richiesto a tutti i responsabili di condominio l’invio degli schedari sui condomini.
Così a metà aprile 1945 l’Ozna ha raccolto per Zagabria dati su 8.141 «criminali». Ovviamente il sequestro di stazioni radiotrasmittenti è
prioritario, ma altrettanto importanti sono i sequestri di pellicole e macchine fotografiche.


È significativo il telegramma di Rankovic ai vertici Ozna della Croazia a Zagabria:
"Il vostro operato a Zagabria è insoddisfacente. In 10 giorni dalla
liberazione a Zagabria sono stati fucilati solo 200 banditi. Questa
esitazione nel pulire Zagabria dai criminali ci sorprende. Avete fatto tutto l’opposto di quanto vi è stato da noi ordinato, perché abbiamo detto di lavorare in odo rapido ed energico, e di finire tutto nei primi giorni.
Vi siete dimenticati che Zagabria conta ora quasi un milione di abitanti e vi si trova gran parte dell’apparato ustaša che vi ha trovato riparo fuggendo dall’interno con l’avanzata del nostro esercito. Fatta eccezione per l’arresto di esponenti di spicco del HSS (Partito Contadino Croato) contrari al nostro movimento, o che hanno attivamente lavorato per gli ustaša … può essere utilizzato per quanto riguarda il loro smascheramento. Tuttavia,
il capo della seconda sezione
[Ozna] di Zagabria si permette di esprimere una propria posizione in merito. Abbiamo già provveduto a destituirlo e vi si chiede di suggerire un altro. Questo telegramma va mostrato a Vlado [Vlado Bakaric, capo dell'esecutivo della Croazia comunista].
Confermate la ricezione della presente e cercate di mettervi più spesso in contatto con noi".


Ben presto la macchina del terrore si mette in azione.
L’unità militare assegnata all’Ozna è la 6° divisione proletaria, formata in gran parte da serbi della Lika.
Successivamente Marijan Cvetkovic, capo Ozna per la città di Zagabria, su ordine di Ivan Krajacic, capo zona per la Croazia, forma un'apposita unità per le liquidazioni.
[I massacri termineranno appena nell’agosto del 1945, stando
ad alcune stime non confermate nell’area di Zagabria saranno uccise 15 mila persone.]

primavera, vengono emanate le leggi sulle confische e sui crimini contro il popolo e lo Stato;
[L’Ozna, tramite il KNOJ, è ora incaricata di effettuare l'epurazione nei ranghi dell'esercito che, appena nato, è ora composto solo da «elementi operativi» mentre i quadri di partito operano attraverso l’Ozna e il KNOJ.
Nel corso dell'anno, l’organizzazione dell’Ozna raggiungerà il suo dispiegamento complessivo.
Ai quattro settori si aggiungerà un quinto rivolto a contrastare il lavoro dei servizi alleati e un sesto di controllo delle comunicazioni stradali e ferroviarie.]



1945
Aprile
REPUBBLICA di ALBANIA
[da settembre 1943]
Presidente
-

1945
Aprile
il circolo GAI (Gioventù antifascista italiana) inizia a dare i suoi frutti; all'interno dell'organizzazione gli iscritti possono esprimere la loro creatività. Alcuni si dedicano al teatro…



1945
Aprile
REGNO di GRECIA
(1935 - 1947)

Giorgio II

Albero genealogico
(Tatoi, Atene 1890 - Atene 1947)
primogenito di Costantino I re di Grecia e di Sofia di Hohenzollern;
1922-24, 1935-47, re di Grecia;


- da aprile 1941 il re ha lasciato ancora la Grecia ed è riparato dapprima a Creta e poi al Cairo e a Londra, dove ha formato un governo in esilio;
Reggente
D.P. Damaskinos
(1945 gen - ?)
[arcivescovo di Atene]

1945
Aprile
-



1945
Aprile
REPUBBLICA di TURCHIA
(novembre 1923)
[dal 1925 la shari'a (vecchia legge religiosa islamica) è stata sostituita dai moderni codici, modellati su quelli europei.]
Presidente
della Repubblica
Ismet Inönü
(1938 - 1950)
Primo ministro
?
(1938 - ?)
-
Partito repubblicano del popolo
[partito unico]
1945
Aprile

seconda guerra mondiale 1939-45: da febbraio ha dichiarato guerra alla Germania e aderito alle Nazioni Unite come stato fondatore;




1945
Aprile
U.R.S.S.
(Unione delle repubbliche sovietiche: Russia, Ucraina, Bielorussia e Transcaucasia)
Segretario generale del PCUS
Stalin
(1922 apr - 1953)
[Il PCUS (Partito comunista dell'Unione Sovietica), partito unico, ha un ruolo dirigente.] - dal 21 giugno 1941 è sotto l'attacco tedesco -

Solo nel giugno 1941, dopo l'attacco di A. Hitler all'Unione sovietica, è iniziato il dialogo tra Chiesa ortodossa e Stato.

1941-45
Nel periodo della "Grande Guerra Patriottica" il numero dei morti varia con gli anni e l'avvicendamento delle leadership sovietiche.
[- 1946, Stalin parlerà di 7 milioni;
- N.S. Chrušcëv parlerà di 20 milioni;
- 1995, si parlerà di 26-27 milioni (di cui 10-11 milioni di combattenti, il resto civili).]
Inoltre, molti dei prigionieri sovietici di guerra sopravvissuti nei lager nazisti passano ora a quelli in patria.
[Dal 1942 al 1956 nei lager si svilupperanno quindici rivolte che porteranno a delle repressioni cruente. Nuove purghe alla fine degli anni '40.]

NKVD
(Narodnyi Komissariat Vnutrennic Del)
[Commissariato del popolo per gli affari interni]
Presidente
L.P. Berija
(1938 dic - gen 1946)
vice-presidente
Mekhlis
(1938 dic - gen 1946)
[Dal 3 febbraio 1941, l'NKVD (ex polizia politica sovietica), è stato sdoppiato e al suo fianco opera ora l'NKG»
NKG
(Narodnyi Komissariat Gosudarstvennoi Bezopasnosti)
[Commissariato del popolo per la sicurezza dello stato]
Commissario politico
V.N. Merkulov
(1941 feb - ?)
[con funzioni specifiche di polizia politica]
da dicembre 1944 un decreto del Cremlino ha istituito un nuovo Dipartimento Speciale dandone il controllo a G.M. Malenkov; il suo compito è di impadronirsi, per mezzo di commandos speciali, di tutta l'attrezzatura militare industriale e scientifica che potrebbe essere di qualche utilità all'URSS e che sarà confiscata a titolo di riparazioni di guerra.
RUSSIA
(Repubblica Socialista Federativa Sovietica)
(capitale: Mosca)
Patriarca di Mosca
Alexej
(1944 set - † 1970)

1945
Aprile
Mosca, all'inizio del mese le direttive emanate riguardo alle attività del Kpd (Kommunistische Partei Deutschlands - Partito comunista di Germania) prevedono quanto segue:
"Gli antifascisti presenti nel territorio tedesco occupato lavorano in pieno accordo con le autorità occupanti e attraverso le lotro attività tra la popolazione fanno sì che gli ordini e le disposizioni delle autorità occupanti vengano rigorosamente eseguiti in quanto nell'interesse del popolo tedesco";

15, Mosca, "Gruppo Ulbricht": vengono selezionati trenta funzionari da assegnare ai comandi di tre armate sovietiche, il I e il II fronte bielorusso e il fronte ucraino; la loro avanguardia è costituita da un gruppo di dieci persone, capeggiato da W. Ulbricht, al seguito del I fronte bielorusso del mar.llo Zukov che avanza su Berlino.
[Di questo gruppo fanno parte figure che nella DDR ricopriranno cariche importanti, come:
. Karl Maron, redattore del giornale «Freies Deutschland» a Mosca e in seguito vicecapo redattore del «Neues Deutschland», l'organo centrale della Sed, e ministro dell'Interno della DDR;
. Otto Winzer, collaboratore di lungo corso dell' "Internazionale comunista", poi capo della Cancelleria privata del presidente della DDR Wilhelm Pieck, e ministro degli Esteri;
. Richard Gyptner, anche lui per lungo tempo nei quadri del Comintern a Mosca, in seguito capodipartimento al ministero degli Esteri della DDR e ambasciatore in vari paesi;
. Hans Mahle, vicecaporedattore dell'emittente «Freies Deutschland», nell'estate del 1945 primo direttore del «Berliner Rundfunk» e fino al 1951, anno in cui sarà silurato, direttore generale di tutte le stazioni radiofoniche della zona di occupazione sovietica (poi DDR);
. Fritz Erpenbeck, collaboratore dell'emittente «Freies Deutschland», poi caporedattore della rivista «Theater der Zelt» e direttore artistico della "Volksbühne" di Berlino;
. Wolfgang [Wladimir] Leonhard, 24enne, il più giovane del gruppo, che ha frequentato la scuola del Comintern ed è annunciatore presso l'emittente «Freies Deutschland». Nel 1949 egli romperà con lo stalinismo e si rifugerà dapprima in Jugoslavia e poi nella BRD. Il libro che pubblicherà nel 1955, Die Revolution antlässt ihre Kinder (La rivoluzione destituisce i suoi figli), costituirà una delle testimonianze principali sulle attività del "Gruppo Ulbricht" e sulla genesi della DDR.]

29, Mosca, alla sera c'è una piccola festa d'addio da Wilhelm Pieck all'Hotel Lux;
[Vero e proprio punto di riferimento del movimento comunista internazionale nel centro di Mosca dal quale, nel periodo delle epurazioni, la polizia segreta di Stalin preleverà ospiti quasi ogni notte, trasferendoli nei sotterranei della Lubjanka.]

30, ore 06:00, Mosca, un autobus preleva il "Gruppo Ulbricht" in un vicolo attiguo all'Hotel Lux e lo accompagna all'aeroporto di Mosca, dove un cargo americano Douglas è già in attesa;
[Dopo un breve scalo a Minsk, nel primo pomeriggio il velivolo atterrerà in un aeroporto di fortuna [a.f.: nei pressi della località Meseritz, in Prussia occidentale] dalle parti di Calau, una settantina di km a est di Francoforte sull'Oder. Laggiù il gruppo sarà accolto da un ufficiale sovietico e accompagnato agli alloggi per la notte.
«segue 1° maggio, Germania».]

 

Repubblica della Ceceno-Inguscezia
(repubblica autonoma all'interno della Repubblica Russa)
1945
Aprile

1944, repubblica autonoma creata nel 1936 all'interno della Repubblica Russa, viene ora disciolta;
[sarà ricostituita nel 1957.]
BIELORUSSIA
(Repubblica Socialista Federativa Sovietica)
(Beloruskaja SSR - capitale: Minsk)
presidente della repubblica
-
1945
Aprile

-
UCRAINA
(Repubblica Socialista Federativa Sovietica)
(capitale: Kijev)
presidente della repubblica
-

1945
Aprile
6
, GALIZIA: un violento articolo contro il defunto metropolita dei cattolici ruteni, mons. Andrea Szeptyckyi, annuncia che la tregua con il governo è finita;
12, tutti e cinque i vescovi ucraini cattolici, che si trovano nel territorio sovietico, vengono arrestati:
. mons. Giuseppe Slipyj metropolita, e
. mons. N. Buvka, suo ausiliare;
. mons. Chonysyn, vescovo di Stanislav, e
. mons. Natyszeski, suo ausiliare;
. mons. Kocilovsky, vescovo di Peremyshl, e
. mons. Lakota, suo ausiliare;
. mons. Cznarnevsky, visitatore apostolico in Volinia.
[Solo il vescovo di Peremyshl, che si trova in territorio polacco, resta libero.]

Pochi giorni dopo è la volta dei membri dei capitoli, delle Curie episcopali e dei dirigenti di seminari.

 

TRANSCAUCASIA
(Repubblica Socialista Federativa Sovietica)
Azerbaigian
(Repubblica federativa - capitale: aku)
presidente della repubblica
-
1945
Aprile

-
- Nagorno-Karabah (provincia autonoma)
- Nahicevan (repubblica autonoma)
Repubblica Socialista Georgiana
(Repubblica federativa - capitale: Tbilisi)
presidente della repubblica
Noé Jordania
(1918 - ?)

1945
Aprile
-

- Adzaristan (repubblica autonoma)
- Abhasia (repubblica autonoma)
- Ossezia Meridionale (provincia autonoma)
Repubblica autonoma di Armenia
(Repubblica socialista - capitale: Jerevan)
presidente della repubblica
-
1945
Aprile

il vescovo armeno Gevork, già liberato nel 1940 per aver compiuto atti di adesione al regime – raccolse tra i fedeli la somma necessaria per allestire una colonna di carri armati dell'esercito russo – viene ricevuto in udienza da Stalin che gli accorda il permesso di convocare il Sinodo ecclesiastico;
ne esce eletto katholicos (capo) della Chiesa armena col nome di Gregorio VI e, grazie al suo recente passato patriottico, può riorganizzare la sua Chiesa;


1945
Aprile
Governo polacco
in esilio a Londra
Presidente
Wladyslaw Raczkiewicz
(1939 30 set - 6 giu 1947)
Primo ministro
Tomasz Arciszewski
(1944 29 nov - 2 lug 1947)
 
 
1945
Aprile
Governatorato di Polonia
(dal 1° settembre 1939)
Presidente del Consiglio nazionale del popolo di Lublino
B. Bierut
(1944 lug - ?)
Primo ministro
Edward Osóbka-Morawski
(1944 22 lug - 5 feb 1947)
1945
Aprile
-


1945
Aprile
REPUBBLICA POPOLARE d'UNGHERIA
(dal 16 novembre 1918)
Segretario generale del Partito comunista ungherese
Mátyás Rákosi
(1945 gen - ?)
Ministro dell'agricoltura
Imre Nagy
(1944 - 1945)
[il parlamento provvisorio, eletto il 21 dicembre a Debrecen, da marzo è stato trasferito a Budapest.]

1945
Aprile
6
, il nunzio, mons. Angelo Rotta – in carica dal 19 febbraio 1930 –, è costretto a lasciare l'Ungheria come tutti gli altri membri delle missioni diplomatiche accreditate presso il "governo Horty" prima e poi presso quello del "quisling" Szalasy, capo delle croci frecciate";
[L'ordine, comunque, proviene dalla Commissione Interalleata di controllo e non dai soli russi; il fatto quindi di essere collettivo e non esclusivo per il rappresentante della Santa Sede lo esenta da ogni caratteristica di odiosità; ma si tratta pur sempre di una misura offensiva per la Chiesa cattolica d'Ungheria.]

Venerdì santo, mentre sta distribuendo soccorsi a delle donne rifugiatesi nel suo episcopio di Györ, mons. Wilmos Apor viene ucciso con una raffica di mitra da un soldato russo.
L'inutile violenza è immediatamente deplorata dai generali russi, che si recano all'arcivescovdo di Budapest per presentare, con le condoglianze, l'assicurazione che la Chiesa cattolica sarà garantita per l'avvenire nel modo più assoluto sia nelle sue persone che nei suoi beni.
Lo stesso mar.llo Vorošilov, comandante supremo, vuole compiere un gesto simbolico, mettendo a disposizione del primate una somma destinata ai lavori di riparazione della basilica di Santo Stefano.
Assicurazioni analoghe vengono date dagli esponenti del Partito comunista, membri del governo, uno dei primi atti del quale è la liberazione dal carcere, dov'era stato rinchiuso dai nazisti, di mons. J. Mindszenty, vescovo di Veszrém.




1945
Aprile
REGNO di ROMANIA
Michele I
Albero genealogico
(Sinaia, Valacchia 1921 - ?)
figlio del principe ereditario Carlo e di Elena di Grecia;
1927-30, re di Romania;
dal 1930 è ridiventato principe ereditario;
1940-47, re di Romania;


Segretario generale del Partito comunista rumeno
Anna Pauker
(1945 - 1947)

1945
Aprile
-



1945
Aprile
REGNO di BULGARIA

Simeon II

Albero genealogico

(16.06.1937 - ?)
secondogenito di oris III di Sassonia-Coburgo-Saalfeld-Koháry e di Giovanna di Savoia (1907-2000);
1943-45, zar dei bulgari;
[sotto un consiglio di reggenti]
[1946-1991, in tutti gli anni di esilio si avvale di un passaporto italiano; 1955, raggiunge la maggiore età.]

Segretario generale del Partito comunista bulgaro
-

1945
Aprile
-





1945
Aprile

Governo Provvisorio
della Repubblica Francese

[1944 10 set - 22 gen 1947]

Primo ministro
Ch. de Gaulle
I
(1944 10 set - 21 set 1945)
Interni
Adrien Tixier
(1944 10 set - 26 gen 1946)
Affari Esteri
Georges Bidault
(1944 10 set - 16 dic 1946)
Colonie
Regioni liberate
Difesa
Guerra
Marina
Aviazione
Economia
P. Mendès-France
(1944 nov - gen 1946)
Finanze
René Pleven
(1944 16 nov - 26 gen 1946)
Commercio
e Industria
Lavori Pubblici
Lavoro
Giustizia
François de Menthon
(1944 10 set - 30 mag 1945)
Pubblica Istruzione
e dei Culti

1945
Aprile
Operazione Harborage, il gen. D.D. Eisenhower dà il via all'operazione; a 60 km da Stoccarda i soldati francesi addetti alla sorveglianza del ponte di Horb vedono avvicinarsi una colonna statunitense di tipo piuttosto insolito: al comando il col. oris Pash; preoccupati si rechino a Sigmaringen (dove risiedono sotto sorveglianza germanica il maresciallo Pétain e alcuni membri del governo di Vichy) mandano loro dietro una staffetta la quale però comunica che gli americani si stanno dirigendo verso Hechingen-Biesingen;
23, il col. oris Pash, dando inizio all'operazione da lui stesso chiamata Humbug! (ca burla) (aveva dato l'ordine ai francesi di non entrare nella zona Hechingen, in quanto sarebbe stata sottoposta a un intenso martellamento d'artiglieria) entra tronfalmente a Haigerloch;
24, dopo un breve scontro gli uomini dell'Alsos sono padroni di Hechingen dove fissano il quartier generale; qui arrestano:
. Carl Friedrich von Weiszäcker,
. Karl Wirtz,
. Erich Bagge,
. Horst Koesching,
e partono per Tailfingen;
25, a Tailfingen trovano:
. O. Hahn,
. Max von Lane,
e i loro assistenti; ma non W.K. Heisenberg forse partito per la Baviera;
finora i membri dell'Alsos si sono dati da fare e hanno trovato lo stabilimento tessile (quello delle informazioni svizzere) che era stato completamente trasformato e comprende gabinetti atti a ricerca e laboratori, la celebre pila trasportata da Berlino a Hechingen che si rivela ora soltanto un piccolo reattore; a Haigerlock si trovano dinanzi a una galleria scavata entro un enorme blocco roccioso attraverso cui si arriva ad un vecchio deposito ingrandito e adattato per ricevere la seconda pila atomica;
27, mentre la missione si appresta a lasciare Hechingen dentro un bidone ermeticamente chiuso celato nelle latrine esterne dell'abitazone di Carl Friedrich von Weiszäcker gli ufficili dell'Aslos rinvengono delle carte importanti;
si procede quindi ad altri arresti:
. Wilhelm Groth, padre della centrifuga atomica, a Celle;
. Walter Gerlach, fuggito da Ilm e rifugiatosi nell'università di Monaco di Baviera;
. Kurt Diebner; a Schöngeising che ha abbandonato ogni attività scientifica;
. Harberck, specialista della centrifuga atomica ("scrematrice per uranio") ad Amburgo dopo un rapimento in piena regola effettuato dal comandante Lansdale;
. Dällenberg, scienziato nucleare hitleriano, sorpreso nel suo studio privato del Würtemberg;
i ricercatori nazisti, disorientati, affluiscono da ogni dove ad Heidelberg scelto come "centro di raccolta e cernita" dove si deciderà la loro sorte;



1945
Aprile
REGNO dei PAESI BASSI
Guglielmina
Albero genealogico

(l'Aia 1880 - castello di Het Loo, presso Apeldoorn 1962)
figlia di Guglielmo III re d'Olanda e della sua seconda moglie Emma di Waldeck-Pyrmont;
1890-1948, regina dei Paesi Bassi;
[dal maggio 1940 il paese è occupato dai tedeschi, e la regina e i suoi ministri si sono trasferiti in Inghilterra.
Con la conquista dell'Indonesia da parte dei giapponesi l'impero coliniale è stato annientato.]

Gauleiter
A.A. Mussert
(1942 - 1945)

1945
Aprile

II guerra mondiale:



1945
Aprile
REGNO del BELGIO
Leopoldo III
Albero genealogico

(1901 - ?)
figlio di Alberto I e di Elisabetta di Baviera;
1934-51, re dei belgi;
[dal maggio 1940 il paese è occupato dai tedeschi e il re è deportato in Germania; dal novembre 1941 l'unità bparamilitare di L. Degrelle, "Legion Wallonie" che ha giurato fedeltà ad A. Hitler, svolge la sua attività contro i partigiani.]


1945
Aprile

II guerra mondiale:
-



1945
Aprile
Granducato di Lussemburgo

Charlotte di Nassau-Weilburg

Albero genealogico

(1896 - ?)
figlia di Guglielmo IV e di Maria Anna di Portogallob;
1919-64, duchessa di Nassau;
1919-64, granduchessa di Lussemburgo;
[dal maggio 1940 il paese è occupato dai tedeschi, e la sovrana e i ministri si sono rifugiati presso gli Alleati.]


1945
Aprile

II guerra mondiale:
avviato l'arruolamento dei giovani lussemburghesi nell'esercito tedesco, si sviluppa un forte movimento di resistenza;





1945
Aprile
Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda
Giorgio VI
Albero genealogico

(York Cottage, Sandringham, Norfolk 14.12.1895 - Sandringham House, Norfolk 6.2.1952)
secondogenito di Giorgio V e della p.ssa Vittoria Maria von Teck;
1936-52, re di Gran Bretagna e Irlanda, imperatore delle Indie;

Primo ministro,
Primo lord del Tesoro
[Prime Minister, First Lord of the Treasury]
W. Churchill
conservatore
governo di coalizione
(1940 10 mag - 26 lug 1945)
Cancelliere dello Scacchiere
[Chancellor
of the Exchequer
]
sir John Anderson
(1943 24 set - 26 lug 1945)
Segretari di Stato
- Primo Ministro: C.R. Attlee (1945-1951);

- Ministro del Commercio: R.S. Cripps (1945-1947);
Affari Esteri e Commonwealth
A.R. Eden
(1940 dic - lug 1945)
Dominions
-
Guerra
Produzione aeronautica
R.S. Cripps
(1942 - 1945)
Affari Interni
Informazioni
-
Lavoro
Ernest Bevin
(1940 - 1945)
Giustizia
Colonie
Commercio
Sanità
GRAN BRETAGNA

1945
Aprile

Londra, a Caxton Hall, Jomo Kenyatta, durante una riunione pubblica, si oppone alla restituzione dell'Eritrea e della Somalia all'Italia.
La riunificazione dell'Etiopia con l'Eritrea rappresenta un vecchio ideale per gli africani, ma non per la "Sinistra" europea.

 

IRLANDA
Irlanda del Nord
1945
Aprile

-
Eire
1945
Aprile

, -


1945
Aprile
Repubblica d'Islanda
[dal 17 giugno 1944]
Presidente
-
Primo ministro
-
1945
Aprile

-


1945
Aprile
REGNO di DANIMARCA
Cristiano X
Albero genealogico

(Charlottenlund 1870 - Copenaghen 1947)
figlio di Federico VIII e di Luisa di Svezia;
1912-47, re di Danimarca;
1919-44, re d'Islanda;

1945
Aprile

-


1945
Aprile
REGNO DI NORVEGIA
[dal 1905]
Haakon VII
Albero genealogico

principe Carlo (? - ?)
figlio di Federico VIII re di Danimarca e di Luisa di Svezia;
1905-57
, re di Norvegia;

Presidente dei ministri
V. Quisling
(1943 feb - mag 1945)
1945
Aprile
il re rientra in patria e la Norvegia è tra i paesi fondatori dell'ONU, di cui diventa segretario generale (1946) l'ex ministro degli esteri norvegese Trygve Lie (1946);


1945
Aprile
REGNO di SVEZIA
Gustavo V
Albero genealogico

(Stoccolma, castello di Drottningholm 16 giugno 1858 – Stoccolma, 29 ottobre 1950)
figlio di Oscar II e di Sofia di Nassau;
1907-50, re di Svezia;
osserva correttamente le regole del sistema parlamentare;

1945
Aprile

-


1945
Aprile
FINLANDIA
[Repubblica parlamentare]
1945
Aprile

-




1945
Aprile
REPUBLICA PORTÚGUESA
[Estado Novo]
Presidente
del consiglio
Antonio de Oliveira Salazar
(1932-68)
[unico detentore del potere reale]
unico partito legalmente funzionante: Unione nazionale
1945
Aprile

legato al regime di F. Franco Bahamonde [el Caudillo] con il cosiddetto "patto iberico", nonostante le sue simpatie per le potenze dell'asse tiene il paese fuori dalla II guerra mondiale;



1945
Aprile
SPAGNA
Presidente
del Consiglio
F. Franco Bahamonde
[el Caudillo]
(1938 30 gen - 9 giu 1973)
Ministro de la Gubernación
(ex Ordine Pubblico e Interno)
-
Ministro degli Esteri
-
(? - ?)
Ministro del Lavoro
José Antonio Giròn de Velasco
(1941 gen - gen 1957)
1945
Aprile
-
don Juan
Albero genealogico

(1913 - ?)
terzogenito di Alfonso XIII di Borbone e di Vittoria Eugenia di Battenberg;
conte di Barcellona
bdal 1931 pretendente al trono di Spagna;

1945
Aprile






RSI (Repubblica Sociale Italiana)
[dal 1° dicembre 1943]
o Repubblica di Salò
[avendo come sede Salò, sul lago di Garda]
Presidente
del Consiglio
[Consiglio dei Ministri: Bogliaco, Villa Bettini]
B. Mussolini
(1943 23 set - 25 apr 1945)
[Risiede con la famiglia a Gargnano, Villa Feltrinelli;
ufficio e segreteria particolare: Gargnano, villa delle Orsoline]
Sottosegretario alla presidenza F.M. Barracu
(1943 23 set - 25 apr 1945)
Segretario particolare Giovanni Dolfin
Interno
[Maderno]
Paolo Zerbino
(1945 22 feb - 25 apr 1945)
Sottosegretario Giorgio Pini
(1944 23 ott - 25 apr 1945)
Capo della Polizia Tullio Tamburini
Prefetto di Milano Mario Bassi
Difesa
[fra Desenzano e Salò (villa Omodei) e a Cremona]
mar.llo R. Graziani
(1943 23 set - 25 apr 1945)
Forze armate
-
Capo di gabinetto di R. Graziani Vittorio Magno Bocca
Capo della segreteria militare del Ministero
Rosario Sorrentino
Esercito
Sottosegretari Umberto Giglio
(1943 23 set - 25 apr 1945)
Carlo Emanuele Basile
(1944 25 giu - 25 apr 1945)
Segretario generale Emilio Canevari
Capo di stato maggiore gen. Archimede Mischi
cte dei carabinieri
Aeronautica
Sottosegretario Ruggero Bonomi
(1944 26 nov - 25 apr 1945)
Marina
[Vicenza, Palazzo Thiene, fino al 14 mag 1944]
Sottosegretario Bruno Gemelli
(21 feb - 25 apr)
Responsabile del CCIV Comando militare regionale (Trieste) generale di corpo d'armata
Giovanni Esposito
Responsabile del CCX Comando militare regionale (Alessandria) generale di corpo d'armata
Luigi Jallà
Responsabile del CC Comando militare regionale (Roma) generale
Federico Macrì
Capo di stato maggiore del CCI Comando militare regionale (Firenze) maggiore
Giuseppe Magini
Responsabile del XXIX Comando militare provinciale (Treviso) colonnello
Giorgio Milazzo
Responsabile del CCVI Comando militare regionale (Torino) e poi capo della polizia della RSI generale di divisione
Renzo Montagna
Affari Esteri
[Salò]
-
Sottosegretario Filippo Anfuso
(26 mar - 25 apr)
Economia Corporativa
[Verona]
Angelo Tarchi
(1944 1° gen - 25 apr 1945)
Sottosegretario  
Finanze
scambi e valute
[?]
prof. D. Pellegrini-Giampietro
(1943 23 set - 25 apr 1945)
Sottosegretario Carlo Fabrizi
(1943 23 set - 25 apr 1945)
[del. Prezzi]
Agricoltura e Foreste
[Treviso poi S. Pellegrino]
dr. Edoardo Moroni
(1943 23 set - 25 apr 1945)
Lavori pubblici
[Venezia]
Ruggero Romano
(1943 23 set - 25 apr 1945)
Giustizia
[Cremona poi Brescia]
Piero Pisenti
(1943 5 nov - 25 apr 1945)
Cultura popolare
(Minculpop!)
[Salò, Villa Omodei]
dr. Fernando Mezzasoma
(1943 23 set - 25 apr 1945)
Sottosegretario Alfredo Cucco
(1944 29 feb - 25 apr 1945)
Comunicazioni
Augusto Liverani
(1943 6 ott - 25 apr 1945)
Educazione nazionale
[Padova]
prof. Carlo Alberto Biggini
(1943 23 set - 25 apr 1945)
Lavoro
Giuseppe Spinelli
(1943 23 set - 25 apr 1945)
Attività Statali
Renato Ricci
(1943 23 set - 25 apr 1945)

Commissariato nazionale del lavoro della RSI

Ernesto Marchiandi
(1943 23 set - 25 apr 1945)
[responsabile, sindacalista fascista]
-

 

Pfr (Partito fascista repubblicano)
[Partito unico, di struttura simile al Pnf (Partito nazionale fascista)]

- Segretario: A. Pavolini (1943 set - 25 apr 1945);
- vice-segretario: Giuseppe Pizzirani (1943 set - ?);
- comandante generale della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana): R. Ricci (1943 5 nov - 25 apr 1945)

Brigate Nere
(braccio armato del Pfr) - Segretario del Pfr: A. Pavolini.
- Addetto al segretario: magg. Puccio Pucci.
- Capo di S.M.: col. Eduardo Facdouelle.

n.
Sede
nome
com.te
note
I
Torino
"Ather Capelli"
Giuseppe Solaro
Ather Capelli, condirettore della «Gazzetta del popolo» (Torino) durante la RSI.

II
Alessandria
"Attilio Prato"
Carlo Valassina
Attilio Prato, segretario del Pfr di Sezzadio (Alessandria).

III
Aosta
"Emilio Picot"
ing.

Giuseppe Berio
IV
Asti
"Luigi Viale"
Umberto Sacchero
V
VI
Novara
"Augusto Cristina"
Stefano Dongo
Augusto Cristina, mutilato fascista.

VII
Vercelli
"Bruno Ponzecchi"
Gaspare Bertozzi
runo Ponzecchi, segretario del Pfr di Ponzone Trivero (Vercelli).

VIII
Milano
"Aldo Resega"
Vincenzo Costa
Aldo Resega, commissario federale del Pfr di Milano.
Nato dal Reggimento federale "Carroccio" costituito all'inizio di giugno dal commissario federale Vincenzo Costa "per la difesa delle vite e delle case dei fascisti" dagli attacchi dei GAP milanesi.
Secondo il comandante Vincenzo Costa gli squadristi sono 1.500 divisi in due battaglioni, uno in città e uno in provincia. Le 11 sedi rionali di Milano e le dieci sedi capo-zona della provincia sono diventate "comandi di compagnia".

IX
ergamo
"Giuseppe Cortesi"
Angelo Berizzi
X
XI
XII
Cremona
"Augusto Felisari"
? Cerchiari
XIII
Mantova
"Marcello Turchetti"
Stefano Motta
XIV
Pavia
"Alberto Alfieri"
Dante Cattaneo
Alberto Alfieri, colonnello dell'aeronautica, comandante del "Battaglione di Sicurezza" fascista della provincia di Pavia.
Il capo di stato maggiore è il ten. col. Arturo Bianchi, già squadrista.

XV
XVI
Varese
"Dante Gervasini"
Renzo Migliorini
XVII
Venezia
"Bartolomeo Az[z]ara"
Pio Leoni
Si verifica un serio contrasto fra il commissario federale Pio Leoni e il fiduciario del partito, Gay, degenerato in aspra discussione con vie di fatto.

XVIII
XIX
Rovigo
"Romolo Gori"
Anteo Zamboni
XX
Treviso
"Francesco Cappellini"
Romano Munari
XXI
Verona
"Stefano Rizzardi"
Luigi Sioli
XXII
XXIII
ologna
"Eugenio Facchini"
Pietro Torri
Eugenio Facchini, commissario federale del Pfr di Bologna.

XXIV
Ferrara
"Igino Ghisellini"
Arnaldo Rosi
Igino Ghisellini, commissario federale del Pfr di Ferrara.

XXV
XXVI

XXVII
XXVIII
Piacenza
"Pippo Astorri"
Alberto Graziani
XXIX
Ravenna
ing. Pietro Montanari
XXX
Reggio Emilia
"Umberto Rosi"
Armando Wender
XXXI
Genova
"Silvio Parodi"
Livio Faloppa
Silvio Parodi, generale della GNR, commissario prefettizio al comune di Genova durante la RSI.

XXXII
Imperia
"Antonio Padoan"
Mario Massina
Antonio Padoan, sacerdote, appartenente al movimento fascista "Crociata italica" che, con decine di migliaia di tesserati, ha il suo settimanale omonimo «Crociata Italica» che raggiunge 150 mila copie ed è stampato da don Tullio Calcagno, già parroco di Terni.
[Quest'ultimo, essendo appoggiato da R. Farinacci la cui lotta contro il Vaticano e contro il clero nemico del fascismo e del nazismo dà sovente in eccessi sgraditi ai cattolici, viene prima sospeso a divinis e più tardi scomunicato.]
Altro giornale favorevole alla R.S.I. è «L'Italia cattolica» stampato a Milano. 
XXXIII
La Spezia
"Tullio Bertoni"
Luigi Bertozzi
XXXIV
Savona
"Giovanni Briatore"
Mario D'Agostino
Giovanni Briatore, ispettore federale del Pfr di Savona.

Cappellano delle Brigate Nere: padre Eusebio [Eugenio Zappaterreni], dell'Ordine dei francescani minori conventuali di San Francesco.



1945
Aprile
, un decreto del Ministero del Lavoro stabilisce i termini dentro i quali le diverse categorie di imprese e di società devono presentare all'esame del Ministero i nuovi statuti adeguati alle leggi della socializzazione.
[Un decreto preparato per realizzare il passaggio di proprietà delle case, non può essere pubblicato.]
B. Mussolini strappa ai tedeschi che lo stanno per fucilare, un certo Solci, presidente del C.L.N. mantovano; non è comunque contento degli affari interni e dice a Giorgio Pini che anche Paolo Zerbino lo ha deluso e l'ordine non si ripristina.
5
, inizio offensiva alleata.
Valtellina, rappresaglie nazifasciste: sono dati alle fiamme i villaggi di Triasso e Sassella.

5, una Forza Speciale americana occupa Massa;

7, Tossignano (BO), viene ucciso Mario Rosati del 1° Btg. Forlì.

9 APRILE 1945
Inizio dell'offensiva alleata, da mare a mare.

Torino, nonostante l'invito alle formazioni partigiane di non intervenire, uno sciopero generale blocca l'intera regione, i partigiani entrano in azione a difendere le strutture industriali e occupare le città; i tedeschi sono messi in fuga.


B. Mussolini pensa di rifugiarsi a Monaco, scortato dalle SS.
A. Pavolini affida al gen. Onorio Onori il comando di tutte le forze della Valtellina [1000 di Tirano e 3000 di Sondrio].


Lo stesso giorno il Comando tedesco redige un elenco delle forze di polizia antipartigiane fasciste: 102.514 uomini, di cui 72.000 nella Gnr (erano 144.000 all'inizio del 1944), 22.000 nelle Brigate Nere mobili, dislocate a Milano, Pavia, Modena, Intra-Bergamo e Brescia (i pronti a combattere sono in realtà solo 3/4.000), 4.800 nella X Mas, 1.050 nella Muti.
Si sa che le divisioni tedesche di riserva nella valle del Po, disponibili per la lotta antipartigiana, sono nove per circa 90.000 uomini; nelle divisioni regolari fasciste restano, in aprile, dai 30 ai 35.000 uomini; dunque circa 100.000 soldati bene armati rispetto ai ribelli.

Lo stesso giorno, dodici giorni dopo la sua uscita, il giornale «L'Italia del Popolo» viene sospeso.
Ma le truppe tedesche non sono più quelle di Cassino; il gen. H. von Vietinghoff, subentrato a A. Kesselring nel comando supremo del territorio italiano, dispone di 18 Div.ni molto ridotte negli effettivi e nell'armamento. Ha due sole Div.ni di riserva, la 29ª e la 90ª motorizzate: le altre sono tutte in linea, talvolta con un solo battaglione di riserva. La testa di ponte di Alfonsine è tenuta da una trentina di soldati. Mentre il feldmar.llo A. Kesselring ha ricevuto rinforzi dalle Div.ni balcaniche in ritirata nella Venezia Giulia, il gen. H. von Vietinghoff è ridotto alle sole forze presenti: nulla può venire più dalla Germania.
Non è nemmeno in grado di coprire l'intero fronte. La zona dell'Abetone ha un solo velo di truppe a cavallo delle rotabili: nel triangolo Bologna-Modena-Sassuolo si trovano soltanto reparti delle atroci SS.
Di là dal meridiano Bologna-Vergato, secondo le informazioni dell'ufficio dei partigiani, il fronte è tenuto da battaglioni isolati: nella zona Castelfranco-Modena, già nell'inverno non si sono incontrati reparti tedeschi.
Sgombra sembra anche la zona a ovest del meridiano Mantova-Modena. Sulla linea La Spezia-Genova non sta più di un reggimento.
Sta di fatto che è da gennaio che i tedeschi stanno sgombrando dal Piemonte e dalla Liguria.
Le Div.ni tedesche dispongono soltanto di 20 carri Tiger sul fronte emiliano; i carri armati della 27ª div.ne "Panzer" sono trainati da buoi; non c'è sufficiente benzina, non ci sono quasi più aeroplani e le linee tedesce sono esposte ai massicci attacchi aerei degli alleati.
I marò del battaglione "Lupo" sono arrivati sul Senio con poche armi: ne comperano al mercato nero o le acquistano dai tedeschi con scambio di generi alimentari e di sigarette.

10 APRILE 1945
Malgrado le disposizioni alleate, sul fronte ligure e della Garfagnana (l'estremo lembo di terra toscana in mano tedesca) il CVL anticipa i tempi dell'offensiva.
Essa ha inizio con i combattimenti di Licciana (Apuania).

Seconda battaglia al Passo del Mortirolo: oltre che dalla Legione Tagliamento essa è condotta dalla V Brigata nera alpina Quagliata, da un battaglione di SS italiane e da una batteria tedesca da 105.
[Essa continuerà in una serie continua di attacchi e di bombardamenti sino alla sera del 25…]

Brescia, viene ucciso il ten.col. Maurizio Zingarelli.

11 APRILE 1945
La stessa Forza Speciale americana, con l'aiuto dei partigiani, occupa Carrara; sul fronte francese invece, i tentativi delle forze francesi di occupare le posizioni del S. Bernardo e del Moncenisio sono annullati dalla div.ne Littorio, dai paracadutisti della Folgore e dai tedeschi.

12 APRILE 1945
Teglia (La Spezia), giellisti e garibaldini occupano la centrale elettrica.
In concomitanza con le precedenti azioni, dai garibaldini viene liberata completamente sul versante emiliano la Valle del Taro fino a Fornovo. I giellisti di "Fausto" prendono possesso di Castell'Arquato, porta della pianura.

Il Veneto è già impegnato nella battaglia per chiudere i passi verso l'Austria.

Intanto l'VIII Armata occupa rapidamente il terreno tra il Senio e il Reno, con sporadici combattimenti di retroguardie, più intensi presso Medicina e presso Argenta. Partecipano all'azione i"gruppi di combattimento":
- "Cremona", che prende Alfonsine e Fusignano e apre la via di Ferrara,
-"Folgore" che si butta contro le posizioni tedesche del Sillaro e del Santerno,
-"Friuli" che raggiunge la valle dell'Idice.
La V Armata, alla quale è aggregato il "Legnano" attacca in direzione di Bologna premendo sulle truppe tedesche in ritirata.

13 APRILE 1945
Roncale (Valtellina), saccheggio e incendio.

Bergamo, il ten. Roberto Salvi viene ucciso da disertori mongoli.


14 APRILE 1945
la V Armata occupa Vergato.
Lo stesso giorno, ultimo vertice tra fascisti e tedeschi, al cui comando è H. von Vietinghoff subentrato a A. Kesselring nel comando supremo del territorio italiano.
Lo stesso giorno fallisce il tentativo partigiano di liberare Arona.

Ggli Alleati partecipano intanto alla grande operazione di salvataggio degli impianti. Dall'inizio dell'anno il SOE attua il suo "Counter Scorch Plan for Northern Italy", vengono inviate missioni e lanciato materiale antisabotaggio.
Pradleves, Val di Grana, proveniente da Isola e dopo aver attraversato le linee tedesche, arriva la missione del ten. Paolo Buffa [Barton], professore universitario, certo più vicino ai partigiani che al Comando alleato, ma corretto mediatore fra le parti. Egli riunisce i comandanti partigiani, convoca i direttori delle centrali elettriche situate nelle valli Maira e Varaita, studia con essi la disposizione delle bande, prepara la corruzione dei nemici incaricati di sabotaggio, si mette in contatto con la CIELI, la società proprietaria.

15 APRILE 1945
Milano, Teatro nuovo, Gemelli e Orsani, su invito di B. Mussolini, pronunciano un discorso severo suscitando entusiamo.
Arona, un attacco partigiano finisce male: quattordici garibadini uccisi, cinquanta feriti.

Una valutazione delle forze di manovra delle div.ni garibaldine calcola 51.000 combattenti a disposizione:
- 10.000 in Liguria: 4 div.ni;
- 15.000 in Piemonte: 9 div.ni;
- 4.000 in Lombardia: 3 div.ni;
- 10.000 in Veneto: 4 div.ni;
- 12.000 in Emilia: 3 div.ni.
[Siccome i garibaldini sono la metà o poco meno dell'esercito partigiano, si arriva a centomila uomini di manovra cui gli altri 150.000 – vedi i 250-300.000 nei giorni dell'insurrezione – fanno da colorita, ma non sempre utile, retroguardia!]

17 APRILE 1945
B. Mussolini si trasferisce da Salò a Milano, nel palazzo della prefettura in via Monforte.
L'VIII Armata rompe lo schieramento tedesco presso Argenta (Ferrara).

18 APRILE 1945
Al ritorno dalla Germania, il gen. K. Wolff, interpellato da Mellini, riferisce notizie ottimistiche, che il fronte italiano resisterà e che in tal senso può restare sicuro. B. Mussolini, quando gli vengono riferite queste parole, dichiara che non sa che farsene di queste dichiarazioni generiche e che «Il crollo del fronte padano porterà gravi danni materiali all'Italia del nord, finora quasi risparmiata dalla guerra, e scatenerà la carneficina dei fascisti da parte dei partigiani; ma avrà anche gravissime, forse fatali ripercussioni sul fronte interno tedesco… ».

Anche per le formazioni dell'Alta Lombardia la ripresa primaverile viene aiutata da numerosi aViolanci, dal ritorno dalla Svizzera di molti ex ufficiali ed ex partigiani sconfinati, evasi dai campi di concentramento, e da una missione americana paracadutata, forte di una cinquantina di elementi che stabilisce la sua base nella Valgrosina presso il comando della I div.ne Alpina.
Valgrosina (Sondrio), una colonna di SS francesi (oltre 2.000 uomini) che da Tirano sale verso la valle per distruggervi le centrali elettriche, è attaccata e respinta dai giellisti della I div.ne Alpina.

Sciopero generale preinsurrezionale nell'Italia del Nord.

Alba, grandi manovre partigiane. Reparti giellisti, garibaldini, matteottini, autonomi più un plotone di commandos inglesi, penetrano in città, attaccano con i lanciarazzi bazooka le caserme fasciste, nessuno osa uscirne.
Le vecchie facce della Valsesia:
. Cino Moscatelli,
. Eraldo Gastone [Ciro],
. Rastelli,
. Calleri,
. Andrej,
. Cascella,
vanno all'attacco di Romagnano, Fara e Borgosesia, prova generale dell'insurrezione.
Il presidio di Fara si arrende. A Borgosesia i partigiani subiscono gravi perdite, sorpresi da un'autoblindo fascista.
Verso sera alza bandiera bianca anche il presidio di Romagnano.
Il bottino è grosso: mitragliatrici, mortai, munizioni.

19 APRILE 1945
La div.ne "Italia", al comando del gen.brg. M. Carloni, comincia a ritirarsi dalla Garfagnana sotto i bombardamenti angloamericani.

IL CLNAIi emana le direttive per l'insurrezione generale.
Liberati dai partigiani Montecchio e Gropparello (Appennino tosco-emiliano).

Bologna, il CUMER dà alla div.ne "Bologna", guidata da Aldo Cucchi [Jacopo], l'ordine di operazione: Gina, una delle staffette, cade in mano fascista, le altre passano, le squadre cittadine iniziano gli attacchi sparsi, le brigate di montagna serrano sulla città.

20 APRILE 1945

Per prevenire l'eventualtà di una azione gollista, le formazioni valdostane occupano sin d'ora la Valtournanche.

L'ambasciatore R. von Rahn, che sa tutto delle trattative in corso con gli alleati, non informa B. Mussolini, appena trasferitosi a Milano.
Milano, dopo aver dato l'ordine ai Ministeri di smobilitare, B. Mussolini raduna alla prefettura il consiglio dei Ministri e propone senz'altro alla discussione la ritirata alla Valtellina, dove il Governo, circondato da alcune migliaia di volontari, opporrà l'ultima resistenza.
In Valtellina c'è un presidio di 3000 uomini a Sondrio (tra cui un battaglione "M") ma, tranne qualche minimo tratto di campo trincerato improvvisato, nessun appostamento difensivo.
Pisenti, Pellegrini, Moroni, Paolo Zerbino (favorevole al progetto di Milano) si mostrano decisamente contrari alla ridotta valtellinese.
A. Pavolini ordina alle Brigate Nere del Piemonte, del Veneto, dell'Emilia e della Liguria di raggiungere, le une, senz'altro il Po, e tutte di dirigersi su Como per essere avviate in Valtellina.

Milano, di fronte al precipitare degli eventi il Comando del CVL ordina alle formazioni ossolane, da lui direttamente dipendenti, la chiusura della Galleria del Sempione, e a quelle dell'Alta Lombardia la chiusura della frontiera svizzera e il blocco dei valichi.
In Valtellina – che appare la naturale zona di raccolta delle forze fasciste e tedesche in fuga – si sono svolti incontri tramite la missione militare americana, tra i comandanti partigiani e il "Territorial Kommando" svizzero che si è impegnato a guarnire con uomini e artiglierie i valichi di frontiera.

Bologna, il giorno prima dell'ingresso in città degli alleati, vengono assassinati per strada:
. Giuseppe Bentivogli, segretario dei socialisti bolognesi nella fase finale della guerra civile;
. Sante Vincenzi, un quadro politico del Pci.
[60enne, nato a Parma e abitante a Reggio Emilia; meccanico; nella struttura della Resistenza bolognese aveva l'incarico di mantenere i collegamenti tra le brigate della div.ne Garibaldi "Bologna".]
I loro cadaveri saranno trovati la mattina dopo fuori Porta Saffi, in località Santa Viola: il primo porta la ferita di un colpo di rivoltella alla tempio, il secondo viene ucciso allo stesso modo, con le mani legate dietro la schiena.
[La versione più diffusa della loro fine sostiene che entrambi siano stati catturati da un reparto della Brigata nera, portati in caserma, torturati e uccisi.
I primi dubbi sono espressi dall'edizione bolognese dell'«Avanti!» il 23 aprile successivo; in prima pagina un messaggio criptico fa pensare ad altri colpevoli.
Del resto a Bologna non ci sono più repubblicani in armi; tutti quelli in grado di fuggire se ne sono andati e in città stanno già gli Alleati.
[I socialisti bolognesi nella Resistenza, Edizioni "La Squilla" - settimanale del Psi bolognese - Bologna 1965.]

La V Armata è già sulla pianura; nella notte viene lanciato alle spalle dei tedeschi un gruppo numeroso di paracadutsti italiani, arruolati nelle file degli inglesi, e aggiunto un distaccamento del "Nembo".occupa Bologna già presidiata dai partigiani.
All'ultimo momento tedeschi e fascisti riescono a sottrarsi con la fuga alla battaglia finale che le formazioni partigiane, inquadrate nella div.ne Bologna (comprendente le Brigate Garibaldi, Matteotti e GL di città e montagna) stavano per sferrare nella notte tra il 20 e il 21.
Nella stessa notte fallisce il tentativo partigiano di liberare Intra.
Le formazioni partigiane occupano la Valtournanche (Aosta).
Nella notte i partigiani liberano Modena e sbarrano la rotabile della Val Sugana (Trento).

21 APRILE 1945

Milano, confermando le istruzioni particolari contenute nel Piano generale per la insurrezione, il Comando del CVL ordina la mobilitazione generale delle brigate SAP.

È pronta per uscire dalla Mondadori l'edizione di un nuovo libro del Duce intitolato Per la risurrezione della Patria, contenente i suoi ultimi discorsi.
Pur annusando la situazione, il Duce è ancora convinto di poter avere un mese di tempo per sistemare ogni cosa, non pensa al crollo imminente.
All'E.I.A.R. stanno preparando un nuovo piano di potenziamento radiofonico e ne parlano a B. Mussolini. I vecchi squadristi con Paolo Porta, d'Aroma, alisti, Nudi e tanti altri gli stanno intorno.
La GNR è nelle mani fidate di Gravelli. I ministeri danno corso alle pratiche come sempre. Paolo Zerbino provvede ad arredare la sua casa a Milano.

Bologna, assieme alle avanguardie alleate, i fanti della "Legnano" – del Cil (Corpo italiano di liberazione) – e i polacchi di Anders entrano in città. Si combatte a porta Saragozza, a porta Castiglione, alle carceri di San Giovanni in monte. A sera la brigata "santa Justa" occupa porta Galliera.
Il comando partigiano si insedia nel palazzo di re Enzo.

Ferrara, insorge nel pomeriggio.


"San Marco": mancano all'appello altri 141 soldati:
. 38 fuggiti;
. 103, non rientrati dalla licenza.
Milano, verso sera il gen. H. von Vietinghoff dà l'adesione definitiva al piano K. Wolff. Le tristi notizie del fronte piegano anche Röttiger e Pohl, comandante l'aviazione, a aderire. Gli ultimi scrupoli del gen. H. von Vietinghoff che vuole salvo l'onore delle armi, sono sedati con inganno dal gen. K. Wolff che asserisce questa proposta non ancora respinta dagli alleati. Vengono designati il col. von Schweinitz e il magg. Wenner a firmare l'atto della resa: «nei limiti da me fissati» aggiunge il gen. H. von Vietinghoff nelle credenziali.

I polacchi, che hanno incontrato un'ultima dura resistenza tedesca sulla linea del torrente Gaiana, gli americani e gli italiani del "Legnano" e del "Friuli" entrano in Bologna (la città meno affamata, e meno entusiasta, secondo un giornale americano) sgombrata dai tedeschi: per primi, su domanda di Anders e per decisione del gen. Clark, entrano i polacchi (perché la fama del fatto dovrebbe giovare alla causa della Polonia).
Quando sotto l'uniforme inglese scoprono soldati italiani, i bolognesi li accolgono con fraterne dimostrazioni.
Si fanno presto notare i partigiani, apparsi a cose fatte.
La strage di fascisti è feroce.
[Ancor prima dell'ingresso in città degli alleati sono stati assassinati (non si sa da chi) due capi socialisti: Paolo Fabbri e Giuseppe Bentivogli.]
I tedeschi, abbandonando tutte le posizioni dal Tirreno all'Adriatico continuano la loro ritirata rapidamente sino al Po senza farsi agganciare, né accerchiare dagli alleati ai quali oppongono resistenza soltanto presso Ferrara.
I GAP (Gruppi italiani di combattimento) "Legnano" e "Friuli" con i polacchi di Anders liberano Bologna; crolla il fronte appenninico.
Nella notte gli uomini della Volante Alpina occupano la stazione di Varzo, sulla Milano-Domodossola, nella quale sosta un convoglio ferroviario carico di 600 quintali di tritolo e di 400 grosse bombe destinate, secondo gli intendimenti del Comando tedesco, a minare la Galleria del Sempione e le centrali idroelettriche della vallata, e lo fanno esplodere.
L'intero presidio tedesco fugge in Svizzera.
Le formazioni venete effettuano il blocco della importantissima rotabile della Valsugana.
Le formazioni reggiane, già attestate lungo le valli del Secchia e dell'Enza, occupano successivamente, facendo prigionieri i relativi presídi, Montecchio, Chiesa di Prato, Fossoli di Carpi, Quercioli e Rivalta.

22 APRILE 1945

Milano, alla prefettura si raccoglie un gruppo di ufficiali che si propongono di costituire un'associazione di fedeli per la difesa del fascismo e il Duce li invita ad avere fiducia.
Prima di lasciare la città B. Mussolini cerca inutilmente di consegnare il potere al Psi presumendo che conti molto tra le forze di opposizione e con la speranza di veder continuare in esso la rivoluzione sociale del fascismo repubblicano; Carlo Silvestri consegna una lettera (concordata con B. Mussolini o da lui dettata) alla direzione del Psi ma essa viene respinta a limine da S. Pertini e da Asso.
Nel frattempo il Duce ha incaricato Paolo Zerbino e Montagna di cercare qualche contatto e al caso di svolgere trattative con elementi rappresentativi del CLN. Montagna s'incontra con l'avv. Garbagni che, oltre a strette relazioni con gli ambienti ciellenneisti, ha lettere che lo accreditano come uomo di fiducia del governo di Roma.
Alla fine B. Mussolini cerca di riparare in Svizzera.
Il gen K. Wolff, col solito corteo italo-tedesco-svizzero, e con due ufficiali destinati a Caserta, il col. Schweinitz e il magg. Wenner, si trovano già in Svizzera.
Lo stesso giorno, il 2° Gruppo di Combattimento della X Mas (formato dal "Fulmine", dal "Sagittario" e dal "Valanga") riceve l'ordine da J.V. Borghese di marciare verso la Venezia-Giulia, ma prima che raggiunga l'obiettivo viene catturato e deve cedere le armi.
I piccoli reparti rimasti in Venezia-Giulia, e formati quasi per intero da govanissimi, resistono sino all'ultimo e cadono sul posto.
I granatieri della "Littorio" respingono forti attacchi francesi sul colle della Maddalena;
[I francesi volevano occupare una fascia di 30 km nel territorio italiano e penetrare in val d'Aosta. A Granopoli avevano creato un Comando valdostano ligio ai loro piani.]
Il mar.llo R. Graziani in un colloquio con il card. Shuster, gli comunica una circolare del gen. H. von Vietinghoff che raccomanda alle autorità ecclesiastiche di intervenire affinché la popolazione si mantenga tranquilla e non provochi distruzioni attaccando i tedeschi durante la ritirata.

Le formazioni partigiane, dopo aver liberato Fossoli, Carpi, Quercioli e Rivalta (Modena), completano l'occupazione di Modena catturando oltre cinquecento prigionieri.
I partigiani della brigata cittadina "Mario Allegretti" prendono possesso dei punti strategici.
Rivarolo (Mantova), le formazioni partigiane assaltano il deposito tedesco di armi e munizioni. La guarnigione è fatta prigioniera: il bottino comprende 7.000 fucili, centinaia di mitragliatrici e pezzi di artiglieria.
Segue il disarmo del presidio tedesco di Goito.



23 APRILE 1945

Liberazione di Reggio Emilia, Castelnuovo Monti e Mirandola.

Svizzera, il gen. K. Wolff e i suoi amici apprendono che Londra e Washington hanno ordinato a Allen Dulles di sospendere le trattative perché le lungaggini del gen. K. Wolff hanno deluso gli alleati e questi hanno l'impressione che l'affare sia finito nel nulla, come il gen. Alexander annuncia al governo russo.
Allen Dulles informa il Quartier Generale di Caserta che i delegati tedeschi, ora in Svizzera (col. Schweinitz e magg. Wenner), hanno l'autorizzazione a firmare la resa e il gen. Alexander è del parere di non respingerli anzi incarica Allen Dulles di trattenerli dove stanno.
L'ambasciatore R. von Rahn, comunica a Mellini, sotto vincolo del segreto, che egli e i suoi sono in contatto da alcuni giorni con emissari nemici per salvare B. Mussolini. Gli alleati ritengono utile - dice l'ambasciatore - salvarlo per le future lotte contro il comunismo e si deve trasferirlo in Spagna.
Vere o false le parole dell'ambasciatore, è certo che B. Mussolini è stato abbandonato ai suoi nemici senza riguardo e senza scrupoli.
[Gli avrebbero evitato, oltre a molte sciagure, di arrivare il 25 aprile come era arrivato il 25 luglio: sorpreso.]
L'industriale Cella (l'acquirente de «Il Popolo d'Italia») si incontra con l'avv. Marazza e gli dice che B. Mussolini vuole trattare con il CLN per evitare altre stragi e conoscere però le condizioni della resa. L'avv. Marazza replica che la resa deve accettarsi a discrezione ma che come formalità della resa stessa si potranno garantire la salvezza delle famiglie dei gerarchi e la raccolta delle truppe in Valtellina: quanto a B. Mussolini il suo trattamento sarà concordato tra il CLN, il governo di Roma e gli alleati ai quali egli sarà consegnato non appena una missione alleata arriverà a Milano. Lo consiglia intanto di presentarsi al CLN nell'arcivescovado.
B. Mussolini discute la "proposta Cella" con il prefetto assi e poi fa sapere all'arcivescovado che vi andrà e che desidera abboccarsi con Raffaele Cadorna e l'avv. Marazza. All'incontro si fa così accompagnare da assi, Paolo Zerbino, F.M. Barracu e dal mar.llo R. Graziani.
All'arcivescovado sono in fibrillazione, non tanto per l'arrivo di B. Mussolini ma perché aspettano i tedeschi per la firma della capitolazione. Da due giorni si sono illusi che le trattative condotte da don icchierai, da mons. Corbella e dal cap. Ghisetti si siano concluse veramente con la resa della Wehrmacht davanti al card. A.I. Schuster.
I tedeschi infatti, per la nota manovra che dovrebbe simulare la possibilità di gettare le armi nelle mani del CLN e, con questa simulazione, premere sugli alleati e dar più rapido e favorevole corso alle trattative ingaggiate, tengono la Curia e il CLN in questa grande e illusoria speranza.
A Dolmann, tramite Ghisetti-icchierai, sono fatti conoscere i termini essenziali della capitolazione: Ghisetti è stato ricevuto dal gen. K. Wolff poco prima della sua partenza per la Svizzera, e ne ha ricevuto l'incarico di ringraziare Sua Eminenza e di assicurarla che lui accetta in linea di massima tutti i punti proposti per la resa: si recherà dal gen. H. von Vietinghoff per i necessari accordi, ritornando fra pochi giorni per perfezionarli.

Lo stesso giorno gli anglo-americani bombardano Trento.

Quando gli americani hanno già preso Bologna, il Btg Tirano [incorporato nel 2° Rgt alpini, div.ne "Monte Rosa"], che si trova nel settore del Monginevro dal 13 settembre 1944, riceve l'ordine di ripiegare in pianura.

La Spezia, le autorità fasciste decidono di partire dalla città senza combattere. I militari sconfitti se ne vanno formando due colonne:
- una dei fascisti, diretta al passo della Cisa e poi su Milano,
- l'altra dei tedeschi, diretta a Genova lungo l'Aurelia.
Entrambe non hanno fortuna.
Tra i fascisti rimasti in città ne vengono uccisi un centinaio (500 repubblicani eliminati durante tutto il corso della guerra civile).

Gli alleati arrivano sul Po e la 10ª div.ne alpina americana incomincia a passarlo a sud di Mantova: vi partecipa una sezione di sanità someggiata italiana. Lo stesso giorno truppe jugoslave occupano Fiume.
L'esercito tedesco in Italia si può dire ormai annientato.
In migliori condizioni si ritirano le truppe germaniche e fasciste della Liguria e del Piemonte. La "San Marco", fatta ritirare senza benzina e senza automezzi per regioni infestate dai partigiani ha quasi 4000 morti, italiani uccisi da italiani. Più compatte si ritirano le unità dalle Alpi Occidentali.
Ovunque la "liberazione" è subito accompagnata dalla "epurazione", vale a dire dal massacro dei fascisti più noti, quando non di altra gente innocente.
A migliaia e migliaia cadono vittime della sanguinaria vendetta: più numerose nel Modenese, ma anche a Reggio - dove vengono trucidati tutti i dirigenti che non sono riusciti a fuggire - e in tutta l'Emilia.
I tedeschi abbandonano Baceno.
La div.ne Flaim occupa Pallanza e Intra, ottenendo la resa del presidio tedesco, mentre la Beltrami libera Omegna e conquista, dopo un duro combattimento, Gravellona; la Valtoce, scendendo dal Mottarone occupa Stresa.
Scontro di Castiglione Mantovano.
Le formazioni reggiane liberano Reggio, Castelnuovo Monti e Mirandola.
Il Comando partigiano provvede ora a interrompere il traffico della via Emilia facendo saltare il ponte stradale sull'Enza. Reparti corazzati tedeschi e alcuni squadroni di cavalleria mongola provenienti dal fronte di Bologna trovano così la via sbarrata. [Apertisi il varco verso Fornovo e Collecchio dopo accaniti combattimenti finiranno con l'essere annientati alcuni giorni dopo dalle formazioni parmensi con il concorso dell'aviazione e di reparti corazzati alleati.]

Genova, la difesa della città è affidata a circa 6.000 soldati tedeschi al comando del gen. Meinhold, non inquadrati nelle Div.ni di linea e a 7.000 tra marò della X Mas, brigatisti neri e altri reparti della Repubblica Sociale Italiana.
Contro di essi stanno i 3.100 sapisti delle brigate cittadine, operai dei cantieri e degli stabilimenti industriali nella quasi totalità, e alcune brigate delle formazioni di montagna (assai meglio armate di quelle di città) fatte affluire tempestivamente dal Comando regionale.
Al mattino il comando partigiano proclama lo stato di emergenza; fa bloccare la rete dei telefoni urbani isolando i reparti tedeschi e fascisti; provoca la interruzione delle linee elettriche ad alta tensione, immobilizzando la rete ferroviaria ligure, mentre gli uomini delle formazioni di montagna bloccano le forze tedesche accantonate tra Uscio e Chiavari e ne impediscono l'afflusso in città. La sera dello stesso giorno il gen. Meinhold – che da tempo si è posto in contatto con la Curia arcivescovile promettendo tra l'altro la salvezza degli impianti portuali che non dipende da lui – chiede via libera per la ritirata delle sue truppe che dovrebbe avvenire in tre giorni per scaglioni successivi, promettendo in cambio di «lasciare intantti gli impianti pubblici della città» e di «ridurre al minimo le distruzioni stradali necessarie alla sua ritirata». La proposta trasmessa dalla Curia al CLN, viene subito respinta con una lettera in cui il comando regionale precisa che le trattative per la resa «non potranno che contenere le seguenti condizioni:
1) cessione delle armi;
2) i militari germanici saranno trattenuti quali prigionieri di guerra a disposizione del comando militare alleato
».
Mentre la battaglia per il porto, cominciata l'indomani stesso della occupazione tedesca e intensificatasi a mano a mano che la guerra di liberazione si avvicinava all'epilogo, un audace colpo di mano permette al giovane operaio Ugo De Sogu, addetto ai lavori della zona portuale, di impossessarsi della pianta completa della ubicazione delle mine collocate dai tedeschi. I reparti sapisti costituiti fra i portuali provvedono con la complicità di qualche soldato austriaco, al delicato e rischioso lavoro di sminamento di gran parte dei fornelli di scoppio, mentre il sabotaggio ai motori del caccia II Bersagliere e alle fiancate della portaerei Aquila impedisce che venga completato il blocco degli accessi al porto.

24 APRILE 1945

Precedendo la lenta avanzata degli americani della V Armata i partigiani della I div.ne Ligure occupano La Spezia mentre i garibaldini della Coduri, liberata Sestri Levante, marciano su Chiavari.
Genova insorge. Le SAP attaccano con decisione i reparti tedeschi, mentre la maggior parte delle milizie fasciste si liquefa (solo i marò della X Mas e i reparti antipartigiani oppongono resistenza) e alcuni reparti di bersaglieri chiedono di combattere a fianco dei partigiani.
Le SAP liberano tutti i centri della fascia portuale: Sestri, Cornigliano, Pontedecimo, Rivarolo, Bolzaneto, Certosa e Sampierdarena. Nel centro della città molti edifici pubblici (il Comune, la Questura e le carceri) sono occupati e presidiati facendo prigionieri o volgendo in fuga i presídi fascisti.
Alla sera, mentre l'azione di sorpresa e lo slancio aggressivo delle formazioni partigiane si sono tradotti in una serie di successi parziali, i tedeschi, il cui potenziale è pressoché intatto, occupano ancora con le artiglierie Monte Moro e le alture dominanti la città. Occupano inoltre ancora l'Albergo Eden a Nervi, a levante, e Villa Raggio a ponente, oltre a una serie di minori centri di resistenza tra Sestri e Sampierdarena e tra Samperdarena e Genova che impediscono la riunificazione delle formazioni partigiane in vista del loro impiego massiccio per la completa liberazione del centro cittadino e del porto, dove accanto ai tedeschi sono schierati i 1.500 marò della X Mas.
Una situazione tutt'altro che tranquillizzaante, aggravata dalla minaccia di bombardamento della città, che il gen. Meinhold comunica al CLN in risposta al rifiuto della richiesta di via libera.
Il CLN, per nulla intimidito, ribatte che al primo colpo di cannone farà passare per le armi tutti i prigionieri in sue mani, un migliaio circa.
Alla sera il gen. Meinhold, in lotta coi partigiani di Genova, che sono insorti il giorno 23, si arrende ai partigiani stessi.



Occupate dalle formazioni piemontesi Asti e Biella.
Marcia di avvicinamento a Torino.
Liberate Domodossola, Biella e Santhià, avvolgimento di Vercelli.

Milano, insurrezione popolare.
Giungono da Genova le prime notizie dell'insurrezione ligure: il triumvirato milanese formato da S. Pertini, L. Longo e Leo Valiani, decide di accelerare i tempi d'azione.
Non essendo riuscito alla Curia di parlare con Dollmann, si decide di fargli sapere che Sua Eminenza può convocare presso di sé in qualunque momento le controparti, ma esclude ogni dilazione, restando deciso che l'incontro per la resa dovrà avvenire non dopo le ore 18:00 del 25 aprile.

Padova, nella notte (24/25) le truppe tedesche varcano l'Adige a Boara Pisani e a Masi.

25 APRILE 1945
[Prima di questo giorno gli Alleati non hanno dato l'ordine di insurrezione.]

Milano, al mattino il col. W. Rauff assicura il card. A.I. Schuster che il gen. K. Wolff ha deciso di venire a Milano a firmare la resa (entro le ore 16:00, preciserà poi il console generale), che la soluzione è quella proposta e che il gen. K. Wolff sarà seguito da tutti, anche dal gen. H. von Vietinghoff;
si decide allora che i tedeschi dovranno dare un risposta definitiva alle ore 15:00 e alle ore 18:00 portare in arcivescovado la domanda di resa debitamente firmata.

Nello stesso tempo, il CLNAI, riunito in seduta plenaria «in nome del popolo itlaiano e quale delegato del Governo italiano», emana il decreto di assunzione dei pieni poteri civili e militari, di scioglimento dei reparti armati fascisti, e di istituzione dei Tribunali di guerra, sancendo così la piena legittimità della insurrezione popolare.
Sempre al mattino un reparto di partigiani si impadronisce della stazione radio trasmittente di Morivione, dalla quale il dott. Corrado Bonfantini, commissario politico delle Matteotti, può lanciare un primo proclama insurrezionale.


ore 12:00, il lavoro viene spontaneamente interrotto in molte officine e i tram sono rientrati nelle rimesse.
Cominciano i primi scontri e le prime azioni di disarmo.
Gli operai della Pirelli sono i primi a proclamare lo sciopero insurrezionale.
ore 12:50, nello stabilimento di via Fabio Filzi della Pirelli i lavoratori imbracciano le armi;
ore 14:00, arrivano i militi della Muti che iniziano una violenta azione di fuoco contro gli operai asserragliati. Il combattimento si protrae per due ore.

ore 15:00, in Curia intanto nessuno si fa vivo; si attende per le ore 18:00.
In attesa dei membri del CLN, mandati a chiamare dal card. A.I. Schuster satis episcopaliter, viene quindi ricevuto B. Mussolini (che non sa nulla dei traffici con i tedesci). Nel lungo colloquio, il cardinale, apprezzando il suo sacrificio personale e assicurandogli che la Chiesa non dimenticherà ciò che egli ha promesso di fare con il Concordato Lateranense… gli fa anche osservare che saranno trecento e non tremila le Camicie Nere che lo seguiranno nel Valtellinese. Non gli dice nulla però sulla verità dei negoziati.
Quando arrivano Marazza, Lombardi e Raffaele Cadorna, l'incontro avviene senza saluti ed inizia subito il colloquio che però poggia subito su un altro equivoco. Non si sa fino a che punto socialisti e comunisti accetteranno gli accordi stipulati dai loro colleghi.
Il CLNAI dichiara quindi che se B. Mussolini accetta la resa incondizionata, esso si impegna a osservare i seguenti termini:
a) l'esercito e le milizie fasciste, comprese la "X Mas", la "Muti" ecc. consegnando le armi verranno fatte prigioniere a norma delle convenzioni internazionali […],
b) le famiglie dei fascisti, come tali, non avranno fastidi;
c) il corpo diplomatico verrà trattato a norma del diritto internazionale
.

ore 16:00, ca, …i fascisti con l'aiuto di un carro armato, sfondano il portone d'ingresso e penetrano nello stabilimento della Pirelli. I patrioti incolonnati vengono tradotti innanzi all'Hotel Gallia e di fronte ad essi viene schierato il plotone di esecuzione. Ma l'intervento di alcuni ufficiali tedeschi, preoccupati per le possibli conseguenze dell'atto, fa sospendere l'esecuzione.
[Per la causa della Resistenza i dipendenti della Pirelli conteranno 28 caduti e 185 deportati.]

[Anche alla Bicocca il lavoro viene sospeso e gli operai con azione fulminea disarmano il comando tedesco di fabbrica e una pattuglia esterna. Un reparto di collaborazionisti francesi, circa 600 uomini, accasermati di fronte allo stabilimento, apre il fuoco con mitragliere pesanti e mortai e il combattimento si prolunga per tutta la gornata.]
[La lotta si estende agli stabilimenti di Sesto e alla OM di Porta Vigentina dove lo stesso direttore , dott. Saraceno, si pone alla testa delle maestranze. Vengono arrestati i fascisti e viene disarmato il presidio tedesco di fabbrica. Alle 13:15 lo stablimento è attaccato da una grossa colonna di Brigate Nere che impiegano persino un treno blindato per mitragliare, dall'alto della scarpata ferroviaria che passa rasente i muri della fabbrica, gli operai che vi sono asserragliati. Il combattimento si protrae per oltre quattro ore: alla fine i brigatisti sconfitti devono ritirarsi. Nell'interno dello stabilimento, a nome del CLNAI S. Pertini arringa gli operai in armi.]


ore 18:00, in Curia i tedeschi non si fanno vivi… e, più tardi, neppure B. Mussolini.

Alla sera, il CLNAI impartisce l'ordine formale dello sciopero insurrezionale.
Segue un secondo proclama nel quale viene annunciata la assunzione di tutti i poteri civili e militari.

A questo punto il mar.llo R. Graziani comunica al Duce, prima che risponda al CLNAI, di avere appreso alcune indiscrezioni sulla resa dei tedeschi…
Comincia a farsi chiaro, il card. A.I. Schuster chiama don Bicchierai il quale dice espressamente: «Sì, i tedeschi hanno confermato l'accettazione della resa, ma non hanno ancora firmato, promettendo il perfezionamento della firma entro 24 ore.»
B. Mussolini allora scatta indignato: «Ci hanno sempre trattati come dei servi, e alla fine mi hanno tradito!».
Il cardinale tenta di calmare B. Mussolini dicendogli che i tedeschi non hanno ancora firmato e quindi non può rinfacciare loro un formale tradimento ma il Duce gli risponde che solo avere iniziato delle trattative a sua insaputa è già un tradimento.
Dopo aver detto che darà una risposta al CLNAI entro un'ora, B. Mussolini esce dall'arcivescovado dove monsignori e cielleneisti rimangono ad attendere lui e i tedeschi.

ore 19:30, Milano, B. Mussolini lascia la prefettura di corso Monforte diretto in Svizzera.
[Gli agiografi scriveranno invece del suo estremo tentativo di raggiungere l'inesistente ridotto della Valtellina dove rinserrarsi per l'ultima resistenza. In realtà, analizzando l'itinerario della colonna, da Como verso la sponda occidentale del lago, prima che a Sondrio, si va ai valichi con la Svizzera.]
Partono con lui:
. N. Bombacci,
. Ruggero Romano,
. Paolo Zerbino,
. Ferdinando Mezzasoma,
. Augusto Liverani,
. Angelo Tarchi,
. F.M. Barracu,
. Gatti, segretario,
. Vito Casalinuovo, ufficiale di ordinanza,
. Vittorio Mussolini,
. Vito Mussolini,
. Vanni Teodorani,
. Ernesto Daquanno, giornalista,
…e un furgoncino carico di preziosi documenti e di valori.
Non lo seguono:
. J.V. Borghese,
. Carlo Borsani,
. mar.llo R. Graziani, rimasto in città, dichiara di dover raggiungere il suo comando d'Armata, sia soltanto per la resa, e parte accompagnato dal gen. Rosario Sorrentino e dal sottosegretario all'Aeronautica Ruggero Bonomi;
. Paolo Pisenti,
. Renzo Montagna, capo della Polizia.
Questi ultimi, rimasti nell'oscuro palazzo abbandonato da tutti, funzionari, impiegati, commessi e agenti di polizia, si ritirano in una stanza della prefettura ad aspettare comunicazioni ulteriori del card. A.I. Schuster, se verranno.

Nello stesso tempo…

Genova, all'alba riprende la battaglia con maggiore accanimento. Cedono i primi nuclei di resistenza nemica a Voltri e a Pra, cade Villa Raggio e si arrendono le batterie di Erzelli e di Bozzoli. Si arrendono pure i piccoli presídi e nuclei isolati nella zona di Bolzaneto e di Rivarolo, permettendo il collegamento del settore occidentale con quello centrale.
Nel centro cittadino viene conquistato l'Istituto Idrografico della Marina e disperso o catturato il reparto della milizia antipartigiana. Ma resistono ancora le truppe asserragliate nel porto e nella stazione Principe e i mille marinai tedeschi al comando del cap. di vascello Berninghaus all'Albergo Eden di Nervi, e i presídi di Di Negro, Albaro, Ponte di Sturla con altri minori.
Di ora in ora però l'insurrezione guadagna terreno.
ore 19:30, presso la residenza del caridnale arcivescovo Boetto, il gen. Meinhold firma la resa alle «forze armate del CVL» di «tutte le forze armate germaniche di terra e di mare».
Le condizioni della resa sono quelle che il Comando regionale ha notificato il giorno prima: il gen. tedesco con 4 ore di ritardo, le accetta integralmente.
La resa avrà decorrenza dalle ore 09:00 del 26 aprile 1945.

La battaglia per la liberazione di Genova non è però ancora terminata. Restano i presídi tedeschi a guardia del porto posti sotto il comando del cap. di vascello Berninghaus ai quali si sono aggiunti i marò della X Mas del D'Arrilo.
Il cap. di vascello Berninghaus non solo rifiuta di eseguire gli ordini di resa del gen. Meinhold ma, riunita una specie di corte marziale, lo fa condananre a morte (condanna naturalmente solo formale) per tradimento.

Torino, provenienti dalle valli torinesi (Valli di Lanzo, di Susa, di Pellice e del Chisone) le brigate di montagna, si attestano in vista della città attendendo dalle officine, secondo il piano convenuto, il segnale della insurrezione che esse dovrebbero appoggiare dall'esterno. Le forze tedesche e fasciste a presidio della città, poste in stato di allarme da più giorni, sono asserragliate nelle caserme trasformate in veri e propri fortilizi cittadini.
La notizia che due intere Div.ni tedesche, dotate di numerose artiglierie e di mezzi corazzati si stanno concentrando nei pressi della città e gli ordini contraddittori del capo della missione alleata, col. Stevens, provocano incertezza e allentamenti nell'azione.


Milano, nella notte un fortunato colpo di mano alla Fiera Campionaria pone a disposizione del Comando Piazza molto materiale tedesco che vi era immagazzinato.
Il ten. Aldo Sanchioni, della 1ª Batteria del Gruppo “Amerio”, viene assassinato a colpi di mitra.
[Per mano partigiana era caduto anche il fratello Giorgio Sanchioni l’11.3.45]


Le formazioni pavesi iniziano l'offensiva liberando successivamente Voghera, Casteggio, Broni (dopo ave sostenuto un accanito combattimento nei pressi di Cicognola con i reparti della "Sichereite" che vi erano acquartierati), Stradella e Pavia.


Le avangardie partigiane liberano definitivamente Domodossola.
Anche le formazioni biellesi iniziando la loro discesa verso la pianura, occupano Biella puntando su Vercelli.


Livigno, una seconda missione americana paracadutata, che dovrebbe atterrare all'alba, trova la morte nella caduta dell'aeroplano.

Alta Valle Brembana (Bergamo), anche i reparti della div.ne Orobica, provati dall'eccidio di Cornalba e dal rastrellamento condotto il 13 e il 21 gennaio ai Laghi Gemelli, riesce a riorganizzarsi.

Vallata del Piave, oltre alle due Div.ni garibaldine Nannetti e Belluno, operano i giellisti della div.ne VII Alpini, i matteottini della brigata Piave e del Battaglione Matteotti e la Brigata Val Cordevole di ispirazione democristiana.
Il Comando unico di zona (istituito fin dal 27 ottobre 1944) la cui giurisdizione si estende sino alla provincia di Bolzano non ha avuto vita facile per i contrasti insorti fra le formazioni, particolarmente fra la VII Alpini e le due divisioni garibaldine.

Seconda battaglia al Passo del Mortirolo (dal giorno 10): rotto il lungo assedio le Fiamme Verdi del Mortirolo inseguono il nemico in fuga liberando Pontedilegno e Edolo.



Intanto il gen. Wolff ha nuovamente varcato il confine a Chiasso per definire con Allen Dulles i particolari.

I comandi tedeschi in Italia firmano la resa
.



Padova (Basso Padovano), nel pomeriggio:
Castelbaldo, viene fucilato Dario Alberti [14enne];
Montagnana, sono uccisi Augusto Bonato [59enne] e Danilo Bonato [30enne];
Vo', viene ucciso Bruno Santimaria [22enne].

Como, arrivato la sera stessa, scortato da un carro tedesco e da alcune autoblinde della "Muti", B. Mussolini scende in prefettura dove i consigli "del cosa fare" sono diversi: egli sembra preferire la proposta del federale Paolo Porta che è di fermarsi in una villa di Cadenabbia, dove al caso l'avrebbe difeso con la sua brigata nera che assicura fedelissima.
Capita inaspettatamente anche Guido Buffarini Guidi (più visto dopo la sua caduta) che tenta di convincere B. Mussolini a salvarsi in Svizzera ma il Duce sa benissimo (come da recenti colloqui svoltisi tra Mellini e l'incaricato d'affari svizzero Trondler) che il governo elvetico non gli accorderà ospitalità.
Il Duce si rammarica: «Mi darò alla montagna con Porta, è mai possibile che non si trovino cinquecento uomini disposti a seguirmi?».
A Como ci sono ancora notevoli forze fasciste:
. Vincenzo Costa, con fascisti milanesi,
. Romualdi, con la sua colonna di Brigate Nere,
. Adriano Utimberger, con una colonna di autoblinde,
. Gai, con la formazione giovanile "Onore e combattimento",
. Motta, con la sua colonna di Brigate Nere di Mantova,
. Melchiorri, con la sua colonna di Brigate Nere,
. Vecchini, con la sua colonna di Brigate Nere.
. Gallarini, con la sua colonna di Brigate Nere,
. Vezzalini, con la sua colonna di Brigate Nere
. ispettore Mannulli, al comando di una colonna di SS italiane,
. Falloppa, con fascisti genovesi,
. Franco Colombo, con i rimasugli della "Muti",
. brigatisti e militi della GNR già presenti o arrivati nella notte, accorsi da ogni parte a Como secondo gli ordini di Paolo Zerbino,
. lo S.M. delle Brigate Nere e forse altri.
Alla colonna giunta da Milano si aggiungono:
. Goffredo Coppola,
. Ermanno Amicucci,
. Lando Ferretti,
. Pietro Caporilli,
altri gerarchi e le loro famiglie.

A Menaggio arriva intanto A. Pavolini, sempe solo, dicendo che la sua colonna di Brigate Nere è ancora di là da Como. Ripartendo subito con la sua autoblinda dichiara che ritornerà più tardi.
[Ermanno Amicucci, testimonio oculare, darà un elenco molto meno numeroso.]
[Perché nessuna brigata viene mandata al seguito di B. Mussolini?]



25-26,
nella notte, mentre il governo fascista è dissolto e inesistente, quando l'esercito tedesco è in piena decomposizione, disperso e debellato, e i tedeschi a Milano si sono chiusi nelle caserme, deponendo simbolicamente le armi nelle mani dell'arcivescovo e obbedendo agli ordini dei loro superiori, il CLNAI, avuto il via libera dal Comando supremo alleato, ordina l'insurrezione generale.
Nello stesso tempo incominciano a funzionare i "Tribunali del popolo" e anche i "Tribunali di fabbrica", ancora più feroci.

Vengono occupate le principali tipografie cittadine: possono così essere stampati e diffusi i primi numeri non clandestini dell' «Avanti!» de «l'Unità» e dell' «Italia Libera», con le cronache sommarie della insurrezione e i proclami del CLNAI e del CVL.




l'Italia è finalmente libera


26 APRILE 1945

Genova, al mattino il CMRL (Comando Militare Regionale Ligure) potendo ora contare sul concorso delle formazioni di montagna affluite in città, sferra l'attacco all'intera zona portuale.
L'attacco si conclude nel tardo pomeriggio con successo: duemila prigionieri e un ingente bottino rappresentano l'epilogo della battaglia di Genova.

Alba, viene occupata dai partigiani.

Torino, al mattino quando gli operai, che già presidiano in armi le loro fabbriche, insorgono, contro di loro si accanisce la furia nemica con violente puntate offensive sostenute dal fuoco dei carri armati.
Si combatte duramente e alla fine della giornata gli attacchi tedeschi sono tutti respinti.
Il Comando tedesco cerca ora la via delle trattative: attraverso la curia arcivescovile offre di rispettare Torino come città aperta purchè le forze partigiane concedano il libero transito alle sue Div.ni (circa 35.000 uomini). Il CLN respinge l'insidiosa offerta e il Comando partigiano, che si è insediato presso le officine della Lancia, ordina la ripresa della lotta.

Milano, al mattino, anche il Comando generale del CVL, riunitosi nella sua sede clandestina presso un convento di suore in corso Magenta 79, lancia – tardivamente rispetto al corso degli avvenimenti – l'appello per la insurrezione generale.
Seguono le disposizini alle formazioni partigiane di «attaccare con la massima decisione il nemico nazifascsita», di ostacolare «la ritirata di coloro che tentassero di mettersi in salvo riparando in montagna», di occupare tutti gli uffici pubblici, caserme, depositi, impianti industriali e di provvedere al servizio di ordine pubblico.
Lo stesso giorno il CLN della Lombardia assume «tutti i poteri di amministrazione e di governo del territorio della Lombardia» istituendo:
- una Commissione per l'epurazione,
- una Commissione di giustizia,
- una Giunta regionale di governo.
Quest'ultima, come suo primo atto provvede all'insediamento (la designazione era già stata concordata nelle precedenti riunioni del CLNAI) del sindaco e del prefetto: rispettivamente l'avv. Antonio Greppi, socialista, e l'ing. Riccardo Lombardi del P. d'Azione.

Padova, la fuga disordinata delle truppe tedesche investe (26-28) molti paesi del Basso Padovano e dell'area dei Colli Euganei, contrassegnata, come negli altri paesi toccati finora durante il percorso da uccisioni, eccidi e stragi.
[Anche se il Veneto soffrirà di più la rabbia e l'aggressività di «una truppa schiacciata dalla propria catastrofe, sterminata massa umana che cammina per forza d'inerzia e si batte per spirito di conservazione, nella speranza di raggiungere il confine».
Gli agricoltori Antonio Cerigato [58enne] di Urbana e Rodolfo Ferro [36enne] di S. Margherita d'Adige vengono uccisi perché si rifiutano di consegnare il cavallo.
Al mattino, al confine tra Masi e Castelbaldo, nella famiglia di Angelo Scavazzin i tedeschi uccidono quattro persone:
. Silvia Cavazzana [46enne],
. Severino Lucca [27enne],
. Agnese Cavalletto [22enne],
. Erminio Scavazzin [20enne].
E durante lo stesso giorno l'elenco continua:
- Masi: Francesco Adamo Zonaro [75enne] e Paolo Busin [43enne];
- Montagnana: Luigi Miatton [36enne], Giuseppe Stevanin [52enne], Guerrino Frison [29enne], e altri;
- Urbana: Antonio Cerigato [58enne],
- Baone: Mario Trevisan detto Rino [40enne] e Pasquale Scollo (un soldato siciliano sbandato);
- Cinto Euganeo: Leone Turetta [35enne] e Gilindo Mercurio [21enne].



27 APRILE 1945 (venerdì)

Langhe, i partigiani completano la liberazione della zona.

Torino, il grosso delle forze fasciste sta ancora in città. I tedeschi, sempre senza attaccare, tengono ancora il comando della città dove si sono concentrati.
Gruppi di ragazzi della GNR e altri giovani, chiusi nel Palazzo reale, in alcuni alberghi e negli edifici pubblici oppongono un'accanita resistenza. I militi, chiusi nella caserma Asti, finché possono resistono e, esauriti i mezzi, si dileguano per vie sotterranee.
I volontari della "X Mas", presi nella caserma Monte Grappa, vengono giustiziati in massa.
Il gen. Schlemmer, in ritirata dal fronte alpino, minaccia di bombardare Torino se non gli permettono di attraversare liberamente. Il col. Stevens emana ordini precisi al comando dei partigiani affinché facciano il possible perché (anche distruggendo ponti) le ingenti forze tedesche rimangano a occidente della città e non la oltrepassino verso oriente. Un efficace intervento dell'arcivescovo Fossati convince il gen. Schlemmer a non entrare e a risparmiare altro sangue. Il gen. Schlemmer fa quindi passare le sue truppe a nord della città, prendendo la via di Venaria-Settimo verso Chivasso. Torino è salva.
Si combatte tutta la giornata e, ottenuta la resa del presidio di Cumiana, giungono a dar man forte alle SAP cittadine i garibaldini della Monferrato e i matteottini della Italo Rossi. I partigiani occupano la stazione di Porta Nuova, il campo di atterraggio della Aeronautica d'Italia e parecchi capisaldi, catturando armi e prigionieri; ma la resistenza nemica, appoggiata da una ventina di carri armati tuttora efficienti, è sempre viva.
Anche a Torino incominciano a funzionare i "Tribunali del popolo e anche i "Tribunali di fabbrica", ancora più feroci.

I due delegati tedeschi (col. Schweinitz e magg. Wenner) ricevono l'ordine di recarsi a Caserta.
[Come si è detto, prima del 25 aprile gli alleati non hanno dato l'ordine di insurrezione perché solo quel giorno hanno avuto l'impressione che i tedeschi fossero schiantati. Ma le notizie di Genova e di Milano hanno fatto temere altre sorprese pericolose e questa sembra la ragione per cui hanno chiamato ora i tedeschi a Caserta.]

Lecco, vengono uccisi il col. Giovanni Biffoli e il cap. Guido Galli della GNR.
Sondrio, vengono uccisi il col. Marino Fattori, della GNR, e il federale Rodolfo Parmeggiani.



Saputo da un funzionario riuscito a scappare che Angelo Tarchi e Guido Buffarini Guidi sono stati arrestati dai partigiani alla frontiera elvetica, B. Mussolini fa ritornare il suo triste corteo a Menaggio. La sera incontra un suo vecchio compagno romagnolo, Bruno Ricci, ora arruolato nelle Brigate Nere, col quale rievoca vecchi ricordi, sempre in attesa dei tremila fascisti… che non arriveranno mai. Poco dopo arriva infatti A. Pavolini, ma solo più che mai.
A B. Mussolini non resta che proseguire verso la Valtellina dove sono già stati spediti alcuni scaglioni della sua guardia e forse il gen. Onori col presidio di Sondrio provvederà a qualche riparo.
In Alto Adige o in Valtellina si trova da qualche giorno onino per eseguire il noto piano (ha già disposto l'avvio di forze fasciste dall'Alto Adige verso la valle dell'Adda).
Menaggio, arriva intanto una colonna di circa trenta automezzi della Luftwaffe e delle SS, che dice di andare a Merano: B. Mussolini si mette al suo seguito.
Sale nell'autoblinda di A. Pavolini, pare con F.M. Barracu e N. Bombacci, gli altri in ventotto tra automobili e autocarri, in tutto circa cinquanta persone: parecchi funzionari, altri fedeli più o meno conosciuti, due giovani donne, di cui una ha familiarità con il Duce, alcune persone fuggiasche o no aggregatesi per via.
Quando la colonna, preceduta sempre dall'autoblinda, arriva nel villaggio di Musso deve fermarsi perché la strada e sbarrata da un grosso tronco d'albero e alcuni partigiani fanno sentire la propria presenza sparando.
[A questo punto sono molte le dichiarazioni discordanti scritte dai giornalisti:
. Pellegrini nel «Meridiano»,
. Rossi, nel «Tempo»,
. Lanfranchi nel «Corriere della Sera»,
. Pedro-Bill .
Nel marzo 1949 una dichiarazione ufficiale del Consiglio comunale di Dongo, sarà tutta diversa dalle precedenti.]
Fermata la colonna, si tratta coi partigiani: i tedeschi chiedono libero il passaggio, gli altri lo negano, rilevando che il divieto vale in modo speciale per gli italiani. Non potendosi concludere nulla, un ufficiale tedesco insieme a un capo partigiano si recano a Morbegno per discutere la cosa col comandante della 52ª brigata "Garibaldi".
Intanto N. Bombacci e alcuni ministri si affidano al prevosto di Musso (a cui Ruggero Romano consegna suo figlio) ma vengono presto presi dai partigiani.
[Parte dei prigionieri arrestati a Musso con la colonna dei gerarchi saranno fucilati dopo il giorno 29.]

Presso alla colonna sulla strada si raccoglie gente dei dintorni e incominciano a sparire valigie, casse e altri oggetti.

Como [non è ancora arrivata la notizia della cattura del Duce], nel tentativo di raggiungere B. Mussolini e persuaderlo a porsi in mano agli alleati, Vito Mussolini e Vanni Teodorani, avute assicurazioni formali da Dessy e anche da Raffaele Cadorna, a cui ha telefonato il gen. Sardagna, partono per Menaggio, sperando raggiungervi lo zio ma, unitisi alla colonna fascista che, in esecuzione degli accordi firmati col CLN sta uscendo da Como per dirigersi in val d'Intelvi, sono fermati con questa a Cernobbio né riescono a proseguire: mentre i fascisti sono costretti ad arrendersi, i due nipoti ritornano a Como.
[A nome degli alleati il dottor Guastoni, collega del comandante Dessy e come questi agente di collegamento tra la Marina italiana e gli alleati nella zona repubblicana, aveva garantito a B. Mussolini un trattametno cavalleresco e in tuttii casi migliore di quello riservatogli dai comunisti.]
Il tentativo viene ripetuto più tardi: parte Vanni Teodorani con il comandante Dessy, munito di pieni poteri, e un uifficiale dei carabinieri, ai quali si aggiungono Romualdi e Franco Colombo della "Muti" che devono regolare la faccenda della colonna fascista. Ottengono infatti che, disarmata, sia sciolta e i componenti liberi. Proseguito il viaggio, viene presto interrotto da altri partigiani a Cadenabbia, né i documenti del CLN comasco valgono a superare lo sbarramento, anche perché il riconoscimento di Franco Colombo da parte comunista rende sospetto il gruppo e feroce la gente. Il gruppo viene infatti arrestato e dopo lunghe pratiche rilasciato, abbandonando nelle mani delle guardie di finanza Franco Colombo. La missione è fallita.

Menaggio, il mar.llo R. Graziani si reca a Canobbio dove sa che si trova il gen. K. Wolff, mentre il gen. H. von Vietinghoff si è ritirato a Bolzano.
Canobbio, il mar.llo R. Graziani trova il gen. K. Wolff assediato dai partigiani e, sapendo che si sta recando in Svizzera, gli consegna una delega per trattare la capitolazione delle forze armate fasciste.
Ordina a quel che resta del suo esercito di ripiegare sulla sinistra del fiume e quindi sulla linea delle Prealpi.
Quando ricevono l'ordine, le quattro divisioni:
- "Monte Rosa": si trova in Piemonte dove si è raccolta dopo essere rimasta a lungo frantumata in tre zone diverse (Garfagnana, Liguria e Piemonte) ed è sotto il comando del col. Giorgio Milazzo; dispone ancora (fonte fascista) di 10.000 uomini quasi tutti schierati dal Rocciamelone ad Aosta sul fronte alpino occidentale, con forti reparti in val Chisone e nelle valli cuneesi della Maira, della Varaita e della Stura;
- "Littorio": si trova in Piemonte, fra il Cuneese e la Valle d'Aosta, al comando del col. brigadiere Tito Agosti;
- "Italia": è in Emilia, al comando del gen.brg. Mario Carloni, che continua la ritirata ripiegando fra i combattimenti e sotto il tiro dell'aviazione alleata.
- "San Marco": è attestata fra Liguria e Piemonte, al comando del gen.brg A. Farina; nonostante le defezioni, ha ancora parecchi uomini e molte armi ed inoltre nella cassa divisionale ci sono ottanta milioni di lire.
Il suo isolamento è totale e due giorni dopo inizierà il ripiegamento.

Il Btg Tirano [incorporato nel 2° Rgt alpini, div.ne "Monte Rosa"] proveniente dal settore del Monginevro raggiunge Pinerolo e poi Rivoli (Torino) dove si stabilisce un accordo con i partigiani: gli ufficiali devono essere consegnati agli americani, mentre agli alpini è concesso di ritornare a casa.

J.V. Borghese invita i marò a consegnare le armi: a consegnarle a lui perché un marò «non si arrende ma smobilita»…

ore 12:00, Canobbio (lago di Como), il comando delle SS viene circondato da un reparto partigiano: partito per la Svizzera il gen. K. Wolff, il mar.llo R. Graziani rischia di essere preso dai partigiani ma giunto fra questi, da solo e in divisa, il cap. americano Emilio Daddario, può arrendersi a lui per gli alleati. Al capitano americano si consegnano quindi, oltre il mar.llo R. Graziani, il sottosegretario all'Aeronautica, gen. Ruggero Bonomi, e il capo della segreteria militare del ministero, gen. Rosario Sorrentino.

 

B. Mussolini fa spostare il gruppo dei Ministri e dei gerarchi a mezza strada fra Menaggio e Porlezza, a Grandola, dove egli si ferma in un alberghetto di montagna trasformato in caserma: vuole aspettare - così riferirà Ermanno Amicucci che è presente - fuori dalla strada ingombra di traffico il ritorno di A. Pavolini e delle proprie milizie.
ore 14:00, pronto il rancio, prima di andare a tavola, B. Mussolini e i gerarchi ascoltano la radio che trasmette i proclami e gli ordini del CLN, dà notizia dell'insurrezione di Milano e di tutta l'alta Italia, nonché dell'avanzata delle truppe anglo-americane. Si siede a capotavola, con i gerarchi ai lati e, in fondo, la signorina Curti.

Lo stesso giorno Nino Buttazzoni, capo del Battaglione Nuotatori Paracadutisti (i cosiddetti Np o Ennepì) è già costretto a lasciare il fronte sul Senio e a ripiegare a Padova con quel che resta del battaglione. Mentre i suoi uomini non sono ancora accerchiati dagli inglesi, ordina all'aiutante maggiore Armando Zarotti di mandare a Valdobbiadene un porta ordini in motocicletta, il sottotenente Alvisi il quale deve dire agli uomini del Deposito di ripiegare su Venezia dove il grosso del battaglione tenterà di riunirsi.
Come da risposta ricevuta il portaordini riferisce al suo comandante che gli ufficiali del Deposito sono tranquilli perché in ottimi rapporti con i civili e nulla temono. Consegneranno il Depoisto ai vincitori con le ricevute del caso.
A fine mese trattano la resa con la Mazzini, una delle Brigate Garibaldi, consegnando armi, materiale di casermaggio, i veicoli e molto denaro; in cambio la brigata prende l'impegno di avviare i marinai del Deposito a un campo di concentramento.



Carate Urio (Como), a un passo dal confine svizzero, viene catturato il federale di Milano, cap. Vincenzo Costa, 45 anni, comandante della Brigata nera "Aldo Resega": invece di venire subito giustiziato, è rinchiuso nel carcere comasco di San Donnino, quindi nel campo di concentramento di Coltano: sarà condannato a 18 anni di reclusione da una Corte d'assise straordinaria.

 

ore 13:00, Musso, fanno ritorno quelli che sono stati a Morbegno: l'ordine è di lasciar passare i tedeschi, non gli italiani, e di non dare la libera via senza una perquisizione di tutti gli automezzi, da effettuarsi sulla piazza di Dongo. Viene pertanto ingiunto alla colonna di scendere verso questa località e i carri e le vetture obbediscono.
Cose succede all'autoblinda?
Due le versioni:
a) al comando di muoversi essa oppone un rifiuto: A. Pavolini, F.M. Barracu, Casalinovo e Idreno Utimperghe dichiarano che mai si arrenderanno e che preferiscono cadere combattendo; chiusisi quindi nel carro, tentano di avanzare sparando, ma un gruppo di partigiani secondo gli uni (di volontari donghesi secondo gli altri) risponde e con una bomba immobilizza il carro che alza bandiera bianca uscendone incolumi tutti, salvo un fascista ignoto, ucciso, e F.M. Barracu leggermente ferito all'avambraccio;
b) il capo partigiano Bellini delle Stelle [Pedro] concede all'autoblinda, su insistenti preghiere di F.M. Barracu, da lui ammirato come eroe, di ritornare a Como, ma il carro, nel muoversi per voltare suscitando l'impressione di voler andare avanti, viene attaccato e risponde; uscendo dall'autocarro A. Pavolini tenta la fuga, gettandosi di corsa sul dorso, che dalla strada scende al lago: inseguito e ferito da un partigiano a cui offre un milione per essere salvato secondo gli uni (gli spara contro un agente del CLN che si trova in una barca, secondo gli altri): viene trovato abbarbicato a una roccia e immerso sino alla cintola nell'acqua ferito non gravemente a un occhio e al petto.
Nel frattempo, iniziata l'ispezione degli automezzi tedeschi, in uno di essi, su indicazione di un soldato tedesco, viene per caso trovato B. Mussolini. Il Duce si arrende e, accompagnato dal sindaco Rubini e dal partigiano Urbano, viene portato nel Municipio. Il sindaco lo rassicura che non gli sarà fatto alcun male.
Alla sera, non ritenendo sicuro il soggiorno di Dongo, il comando partigiano trasporta B. Mussolini e Paolo Porta a Germasino nella caserma della finanza: B. Mussolini è rinchiuso in una cella con sbarre alla finestra che funziona da prigione e dove gli viene portata una branda. Congedandosi da Bellini delle Stelle [Pedro] gli chiede un favore: di salutare la signora Petacci che si trova a Dongo. Così il partigiano riconosce il nome della sconosciuta fermata con quell'individuo che, presentando passaporti grossolanamente falsificati, pretendeva di farsi passare per console spagnolo. Ritenuto il luogo non sicuro, si decide di portare il prigioniero nelle villa S. Maurizio presso Brunate.
Sembra assodato che l'intenzione dei partigiani di Dongo sia di consegnare poi il prigioniero agli alleati. Bellini delle Stelle [Pedro] approfitta di questo trasferimento per portare la signora Petacci dove essa desidera.
Calcolati i pericoli del viaggio, stimano opportuno camuffare il Duce fasciandogli il volto con bende perché non sia riconosciuto. Passando da Germasino per Dongo, qui viene aggiunta una seconda vettura per la singnora Petacci del cui incontro B. Mussolini è profondamente sorpreso: «ho preferito così» dice soltanto la signora. Le due automobili si dirigono verso Como, più volte fermate dai blocchi partigiani, ma giunte a Moltrasio (dove si viene a sapere che gli alleati hanno occupato Como), Bellini delle Stelle [Pedro] decide di tornare indietro e il partigiano Luigi Canali [cap. Neri] indica un rifugio segreto a Giulino di Mezzegra dove egli e la sua amica Gianna si erano più volte nascosti.
Intanto la cattura di B. Mussolini è presto comunicata a Como e a Milano.

Como, avuto notizia dell'arresto, il CLN delibera di farlo trasportare in città e prepara una cella nelle carceri di S. Donnino con l'intenzione poi di consegnarlo alle autorità costituite del nuovo governo. Il comandante la piazza, gen. Sardagna, appena avute notizie esatte informa personalmente Raffaele Cadorna.
[Più tardi, quando gli giunge l'ordine di far trasportare B. Mussolini e i suoi compagni a Como, prospetta tante difficoltà che gli viene detto di soprassedere per il momento.]

Milano, avuto notizia dell'arresto, il CLNAI decide di trasferire B. Mussolini a Milano e di rinchiuderlo nella prigione "Muti" in via Rovello.
Intanto, al comando di Italo Pietra [Edoardo] entrano in città da Porta Ticinese i garibaldini dell'Oltrepò Pavese: 600 uomini, seguiti da altri 600 tra la sera e il giorno seguente; da Porta Vigentina arrivano dei partigiani di "Giustizia e Libertà".

Milano, mentre gli insorti contano 26 morti (funerali il giorno 30) vengono messi in carcere i grandi industriali Benni, G. Donegani, Pirelli, Puricelli, Belluzzo, Treccani, Bianchini, Marinotti.


Coltano (Pisa), è il più grande campo di concentramento dei prigionieri fascisti catturati dagli americani o dagli inglesi nella primavera del 1945. Da qui ne passeranno dai 30 ai 35 mila e molti rimangono rinchiusi fino all'autunno.
[Ciabattini, Coltano 1945. Un campo di concentramento dimenticato, Mursia 1995.]


Padova, presso la sede del Comando regionale del CVL le "autorità" civili e militari fasciste firmano la resa, ma i tedeschi non cedono.
La battaglia infuria nelle strade cittadine e fra gli isolati trasformati in nidi di resistenza; i morti e i feriti delle due parti si contano a centinaia. Solo a notte alta il Comando tedesco della 26ª div.ne offre la resa che viene effettuata la mattina del giorno dopo, ma solo parzialmente…

Padova, S. Margherita d'Adige, località Taglie (ai confini con il territorio del comune di Ponso).
Al mattino, alcuni soldati tedeschi entrano nell'aia della "fattoria Bogoni" dove una preda allettante sono cinque cavalli.
Augusto Bogoni [63enne] si para davanti a un tedesco per impedirgli che si porti via la puledra ma viene freddato. Il fratello Ottavio Bogoni prende il fucile e ammazza due tedeschi, ferendone altri. Manco a dirsi gli altri convergono in forze nella corte.
Il massacro inizia.
Mentre la casa brucia, rimangono sull'aia:
. Ottavio Bogoni [54enne],
. Lovato Maria Bogoni [la moglie 53enne],
. Consolina Bogoni (la figlia 19enne),
. Giuseppe Bogoni (il figlio 15enne),
. Angelo Bogoni [48enne] (il fratello più giovane),
. Augusto Pegoraro (46enne, uno dei due boari presenti in stalla),
. Gino Rizzi (35enne, l'altro dei due boari presenti in stalla).

I tedeschi raggiungono quindi la "fattoria Costantin", distante pochi centinaia di metri: sono fucilati quattro membri della famiglia (stavano lavorando nella stalla):
. Felice Costantin [75enne],
. Eugenio Costantin [73enne],
. Verusio Costantin [39enne],
. Angelo Costantin [30enne],
. Silvio Centin [28enne di Merlara], che tornando da Este aveva fatto sosta nella fattoria.

Poco lontano vengono uccisi i f.lli Umberto Sigolotto [15enne] († il 4.5.945) e Ivo Sigolotto [20enne] .

Ponso, presso il cimitero, un drappello di tedeschi fucila sei prigionieri:
. Giuseppe Alberti [52enne],
. Silvano Alberti [20enne],
. Lucillo Manfrin [17enne],
. Mario Naso [19enne],
. Mario Pastorello [19enne],
. Elvio Pernumian [19enne].

Baone, Valle S. Giorgio, in localtà Le Motte di Val di Sopra:
soldati tedeschi, provenienti da Galzignano, raggiungono la "casa Cerchiaro". Sono uccisi:
. Pietro Cerchiaro [65enne],
. Bruno Cerchiaro [figlio 35enne]
. Angelo Cerchiaro [figlio 30enne],
. Armando Cerchiaro [nipote 11enne], straziato da una granata;
mentre le donne e gli altri bambini sono risparmiati e scappano verso il paese, la casa viene data alle fiamme.

Este
, al mattino ci sono delle sparatorie nelle quali muoiono due operai dell'UTITA, il più grande stabilimento industriale.
Nel pomeriggio un reparto tedesco raggiunge l'abitato di Pra dove al mattino alcuni partigiani hanno fermato dei soldati tedeschi in ritirata, li hanno disarmati e rinchiusi nelle scuole elementari per poi liberarli quasi subito.
Con azione fulminea i tedeschi cominciano il rastrellamento del paese. Sono uccisi:
. Cornelio Leonini [46enne],
. Italo Tiberto [38enne],
. Mario Ninello [23enne],
. Augusto Trevisan [19enne],
. Antonio Bovo [18enne],
. Lino Ziello [17enne],
. Angelo Bevilacqua [13enne].
Dopo sette morti e una trentina di ostaggi, il rastrellamento ha termine alla "boaria Bissaro", ad oltre un km dal centro del paese.
Poco dopo dalla boaria parte un mesto corteo, con il prete in testa (sembra una processione), che passa per il centro di Pra e seguendo lo scolo di Lozzo si dirige verso il ponte della Torre. Raggiunta la "fattoria Cortellazzo" sulla via Augustea, gli ostaggi sono rinchiusi in un grande stanzone buio. Vengono subito uccisi Antonio Tiberto [43enne] e Romano Banzato [23enne].

Nella notte i tedeschi si sono messi in marcia verso nord e in città si attende l'arrivo degli alleati.

27/28, Torino, nella notte il grosso della guarnigione tedesca riesce a forzare lo sbarramento partigiano aprendosi la via per Chivasso. Le due Div.ni del gen. Schlemmer, rinunciando ad attraversare la città, operano una larga conversione nell'intento di raggiungere la frontiera svizzera attraverso la Valle d'Aosta.

Milano, la notte il mar.llo R. Graziani dorme all' "Hotel Regina", prigioniero dell'ufficiale alleato, il cap. americano Emilio Daddario, in un albergo ancora fortificato e pieno di SS tedesche al comando del col. W. Rauff.
Il capo di S.M. dell'Armata "Liguria" [che è sotto il comando del gen. e ministro delle forze armate mar.llo R. Graziani», il ten.gen. tedesco Max-Joseph Pemsel, firma la resa.

28 APRILE 1945 (sabato)

Milano, al mattino il mar.llo R. Graziani viene trasferito all' "Hotel Milano", in via Manzoni.
Intanto, lasciati gli accantonamenti dell'Alto Milanese, giungono in città anche le formazioni dell'Ossola dopo aver ottenuto la resa delle SS asserragliate nella caserma di Baggio.
Lo stesso giorno fanno ingresso anche i garibaldini delle formazioni valsesiane che nella marcia di avvicinamento hanno liberato Vercelli e Novara.

Le divisioni:
- "Monte Rosa": sotto il comando del col. Giorgio Milazzo; molti reparti sono in ripiegamento verso Pinerolo, altri si dirigono verso Torino e Ivrea, altri ancora si sono già arresi. Gli uomini lasciano le armi ad Ivrea, nel Torinese, a Lanzo ed Orbassano, e presso Cuneo, a Casteldelfino. Non pochi alpini cadono negli scontri finali, altri vengono fucilati dopo la cattura.
- "Littorio": al comando del col. brigadiere Tito Agosti, il grosso della div.ne è in marcia verso Cuneo; soltanto il 4° Reggimento alpini è rimasto in Valle d'Aosta nell'illusoria speranza di bloccare, d'intesa con il C.L.N., l'arrivo delle forze francesi.
A Cuneo quasi tutti i reparti della div.ne restano bloccati; soltanto poche squadre riescono a raggiungere Ivrea dove si stanno concentrando forze tedesche e fasciste destinate poi, anch'esse, alla resa.
Con i suoi uomini è catturato anche il comandante Tito Agosti, 51enne, il quale viene condotto con altri ufficiali al campo di concentramento di Coltano, ma non si rassegna: non vuole essere giudicato dinanzi ad un tribunale militare.
[Trasferito a Roma, a Forte Boccea, s'impiccherà il 27 gennaio 1946.]
"Italia": al comando del gen.brg. M. Carloni, si sta dirigendo verso Fornovo di Taro e tenta di rompere l'accerchiamento con un ultimo attacco nei pressi di Modena. L'attacco ha successo (fonte fascista) ma la div.ne è bloccata da truppe brasiliane che sbarrano la via Emilia. Il gen. M. Carloni e il suo capo di SM, il ten.col. Antono Bertone, si arrendono al comando del 1ª div.ne Brasiliana. Il giorno successivo anche gli ultimi reparti di bersaglieri gettano le armi nella zona di Collecchio.
- "San Marco": è attestata fra Liguria e Piemonte, al comando del gen.brg. A. Farina; dopo l'inizio del ripiegamento il 25 aprile, il 27 si trova ad Acqui dove un ufficiale inglese, il magg. Johnston, capo della British Military Missione Western Liguria gli ha offerto la resa rifiutata però dal generale se prima non sente il mar.llo R. Graziani con cui tuttavia non è riuscito a mettersi in contatto.
La colonna intanto sta ripiegando verso Alessandria e il Po sotto il tiro dell'aviazione nemica. Molti marò cadono ma molti altri riescono a raggiungere Alessandria e Valenza; il 28 aprile il gen.brg. A. Farina tratta la resa con il CLN provinciale alessandrino. Nella notte lancia l'ultimo ordine del giorno in cui ordina che tutti i reparti della div.ne si concentrino a Valmadonna, a nord di Alessandria, dove deporranno le armi nelle sue mani.


Aosta, le formazioni valdostane liberano la città, prevenendo i francesi che, affacciatisi sulla Valle attraverso i passi del Piccolo e del Col di Rêmes, devono rinunciare ai piani più ambiziosi.

Torino, al mattino il grosso delle formazioni di montagna fa finalmente il suo ingresso in città dove frattanto è già iniziata l'eliminazione degli ultimi focolai di resistenza.

Como, i reparti alleati entrano in città precludendo ogni possibilità di scampo alle forze tedesche delle tre regioni occidentali, fra le quali vi sono ancora intere Div.ni in pieno assetto di guerra che vengono a trovarsi rinchiuse in una enorme sacca tra il Mar Ligure, le Alpi e il nuovo schieramento alleato.



ore 07:00, Milano, munito di un lasciapassare del CVL e di uno americano, Walter Audisio [Magnoli] (ora promosso [col. Valerio] per dargli maggiore autorità) fattosi consegnare da alcune formazioni partigiane d'Oltrepò Pavese, arrivate a Milano, un plotone di esecuzione di dodici uomini, a cui si aggrega un altro capo partigiano, Gementi [Riccardo], pratico del Comasco, parte prendendo la via di Como.
[Walter Audisio [col. Valerio], 36enne, dirigente del Pci clandestino, mandato al confino a Ponza, che nella Resistenza ha lavorato con L. Longo al comando delle brigate "Garibaldi"].

ore 14:00 ca, Dongo, preceduto da Aldo Lampredi [Guido], arriva anche Walter Audisio [col. Valerio] il quale chiede a Bellini delle Stelle di consegnargli subito i prigionieri per portarli a Milano d'ordine del CVL;
Chiesto e ricevuto l'elenco da Bellini delle Stelle da questi viene a sapere della presenza di uno che si spaccia per console spagnolo; portato quest'ultimo alla sua presenza, Walter Audisio [col. Valerio] dice di riconoscere in lui Vittorio Mussolini e ordina a Urbano di fucilarlo;
[Al momento dell'esecuzione il condannato si fa invece riconoscere per Marcello Petacci e non viene, per il momento, fucilato.]
Preso in mano l'elenco dei prigionieri Walter Audisio [col. Valerio] dichiara condannati a morte quelli che segna con una crocetta. Ordina quindi di trasferire tutti i prigionieri nel palazzo comunale e intanto si reca a Giulino di Mezzegra, accompagnato da Luigi Canali [cap. Neri], Aldo Lampredi [Guido] e Michele Moretti [Pietro], commissario politico della 52ª brigata partigiana.

ore 16:10, Giulino di Mezzegra (Como): appena scesi dall'automobile, B. Mussolini e C. Petacci vengono fucilati davanti al cancello della "villa Belmonte" [vedi morte di Mussolini].

[Si tenterà più volte di infirmare la legittimità dell'esecuzione, sulla base soprattutto dell'art. 29 dell' "armistizio lungo" (le cui clausole non sono peranco state rese pubbliche) che prevede la consegna di B. Mussolini agli Alleati. Ma, su ripetuta concorde testimonianza dei membri responsabili del CLNAI, può affermarsi che Walter Audisio [col. Valerio] ha esguito la sentenza di una condanna pronunciata da un organo riconosciuto di governo e in nome, quindi, «del popolo italiano».
[Renato Carli Ballola, La Resistenza armata, 1943-1945, Edizione del Gallo SpA, già Edizioni Avanti! Milano 1965.]

ore 17:48, Dongo (Como), dopo un rapidissimo processo altre 15 persone vengono condannate a morte.
[Il numero dei condannati a morte viene deciso da Walter Audisio [col. Valerio]; sopra di lui molto probabilmente sta però Aldo Lampredi [Guido], assistente di L. Longo per volere di Mosca.]
Piazza del Municipio, si schiera il plotone di esecuzione, 12 partigiani garibaldini dell'Oltrepò pavese, della Divisione "Aliotta", mandati apposta da Milano.
Nella lista dei prigionieri presentati a Walter Audisio [col. Valerio], solo quelli con la crocetta, da lui stesso apposta, sono fucilati. Sono quindi fucilati alla schiena, davanti il parapetto della piazza:

01 - X Goffredo Coppola, 47 anni, di Benevento, latinista e grecista di fama, rettore dell'Università di Bologna e presidente dell'Istituto fascista di cultura;
02 - X N. Bombacci, 66 anni, di Civitella, Forlì, maestro elementare, pubblicista;
03 - X col. Francesco Maria Barracu, 50 anni, nativo di Santu Lussurgiu, Sardegna, mutilato e medaglia d'oro al valor militare [gli viene rifiutato il desiderio di essere colpito al petto];
04 - X col. Vit[t]o Casalinuovo, aiutante di B. Mussolini;
05 - X Idreno Utimperge, pubblicista;
06 - X Pietro Calistri, capitano pilota [fa invano sapere che si trovava lì per caso];
07 - X A. Pavolini, 42 anni, segretario del Pfr (Partito fascista repubblicano);
[già denunciato il 12 aprile dal bando del CLN come "traditore" responsabile.]
08 - Cesare Marani, autista al Ministero;
09 - X Ernesto Daquanno, direttore «Agenzia Stefani»;
10 - Alfredo Frighi, meccanico;
11 - Antonio Brocchi, ...cista
12 - X Marco Nardi, impiegato Confederazione Fascista […] ufficiale Polizia;
13 - Virgilio Pallottelli, ufficiale aviatore;
14 - X Ruggero Romano, 50 anni, ministro dei Lavori pubblici, avvocato di Acireale e podestà di Noto;
15 - X Luigi Gatti, prefetto a […];
16 - Erminio Barrotti, impiegato comunale;
17 - Pietro Canadosi, agente P.S.;
18 - X Augusto Liverani, 50 anni, ministro delle Comunicazioni, di Senigallia, che nel 1920 aveva fondato il fascio nella sua città ed era stato un dirigente dei sindacati del regime;
19 - X Paolo Zerbino, 50 anni, nato a Carpeneto (Al), prefetto di Torino fino al maggio 1944, poi sottosegretario al ministero dell'Interno e alto commissario del governo per il Piemonte;
[già denunciato il 12 aprile dal bando del CLN come "traditore" responsabile.].
20 - X Ferdinando Mezzasoma, 38 anni, giornalista romano, ex direttore della stampa italiana, ministro della Cultura popolare nella RSI;
21 - X B. Mussolini [fucilato prima]
22 - X Paolo Porta, avvocato, 44 anni, federale di Como e comandante della Brigata nera provinciale;
[già denunciato il 12 aprile dal bando del CLN come "traditore" responsabile.]

Il sindaco Rubini tenta di vietare la fucilazione nella pubblica piazza, ma, visto inutile il tentativo, dà le dimissioni in segno di protesta.
Marcello Petacci, fratello di C. Petacci, che ha assistito da una finestra alla fucilazione (non è stato voluto con loro dagli stessi condannati a morte), riesce a fuggire mentre viene trascinato verso il molo per essere a sua volta giustiziato; ripreso e messo in ginocchio, riesce a gettarsi in acqua ma viene raggiunto da una scarica di proiettili e muore;
i cadaveri dei 16 giustiziati vengono caricati su un furgone che si avvia verso Como; ad Azzano, frazione di Mezzegra, un auto con i corpi di B. Mussolini e di C. Petacci scarica la sua merce sul furgone che si avvia verso Milano.
Milano, presso la Pirelli il corteo proveniente da Como fa una breve sosta perché Walter Audisio [col. Valerio] deve telefonare a Raffaele Cadorna sull'esito della missione; qui però viene fermato dai partigiani delle "Fiamme verdi" che li sospettano di essere fascisti di ritorno da Como con le salme dei loro gerarchi fucilati. Dopo mezzanotte tutto è chiarito.]

Queste stragi sono state precedute, accompagnate e seguite da un'immensa depredazione.
Valori, di fonte e natura disparate,
affluiti a Dongo (Como)
[dall'inchiesta del procuratore militare Leone Zingales]
Provenienza
Milioni di Lire
Destinazione
Fondi del Ministero dell'Interno: sequestrati a Guido Buffarini Guidi, sono stati chiusi e dimenticati in una cassaforte della Presidenza del Consiglio.
Presi poi da LuigiGatti, messi nella propria vettura e portati con sé.
centinaia
-
Prelevati alla Banca del Lavoro
286
-
Prelevati a mano armata dai fascisti alla Banca di Novara
334
-
Patrimonio della "Muti"
50
-
Fondo della Marina Tedesca, tenuto dal comandante Kummel della colonna arrestata a Dongo
100
-
Fondo dell'aviazione tedesca, in mano del ten. Hess
oltre 50 (valutazione)
-
ogni Ministro ha i fondi del suo dicastero valutabili a centinaia di Mni ciascuno
centinaia
-
ogni gerarca porta con sé cospicui fondi personali
-
-
Nel corso della sua deposizione dinanzi al magistrato, un ragioniere di P.S. dichiara di aver registrato, in un solo versamento:
lingotti d'oro, kg
51.640
-
sterline d'oro
2.150
-
sterline carta
2.633
-
franchi svizzeri
279.605
-
dollari carta
149.345
-
franchi francesi
18.553.300
-
pesetas carta
10.000
-
escudos portoghesi
11.000
-
sterline oro
600
-
marenghi oro
21.179
-
Altra partita
-
franchi svizzeri
525.298
-
franchi francesi
3.998.000
-

Un recentissimo decreto in data 26 aprile 1945 del C.L.N.A.I., "delegato del governo italiano", stabilisce che tutte le somme, tutti i valori e tutti gli oggetti preziosi comunque sequestrati al governo fascista, a enti pubblici o a privati, devono essere versati allo stesso Comitato.
Per molti e molti anni si parlerà ancora del Tesoro di Dongo che, ammontante a molte centinaia di milioni, vede come maggiore responsabile del suo depredamento Michele Moretti [Pietro], commissario politico della 52ª brigata partigiana, anche se si dovrà stabilire se ha agito per conto proprio o solo per ordine d'altri o di partito. Parte è finita senz'altro in mano ai comunisti di Como per prendere altro volo. Sotto processo finirà lo stesso Walter Audisio [col. Valerio] bimputato di essersi appropriato di oggetti preziosi di uno dei fucilati.



Milano, si conclude la battaglia. Con l'8ª Brigata Matteotti è anche l'avv. Antonio Greppi, sindaco designato della città, che prende immediatamente possesso della sua carica.

ore 19:00, Milano, via Manzoni, "Hotel Milano": dopo essere sfuggito ad un attentato che costa la vita ad altri e quasi anche a Raffaele Cadorna, il mar.llo R. Graziani viene prelevato da questi e dal cap. Emilio Daddario e condotto nel carcere di S, Vittore da dove però viene in fretta allontanato (perché gli insorti vogliono prelevarlo e ammazzarlo) e condotto in auto a Ghedi, nel Bresciano, dove lo attende il gen. Crittenberger, comandante del IV C.d'A. corazzato americano e dove il mar.llo R. Graziani controfirma la resa dell'Armata "Liguria", già firmata dal gen. Max-Joseph Pemzell, resa rifiutata dal gen. Schlemmer (ai cui ordini stava ancora la parte centrale di questa armata) al quale vanno incontro due Div.ni corazzate degli alleati.
Ostiglia, si incontrano il mar.llo R. Graziani e il gen. tedesco Max-Joseph Pemsel, sempre come prigionieri; di qui vengono condotti al campo di Villafranca da dove un aereo li porta a Firenze; qui, il mar.llo R. Graziani, su richiesta del Comando della V Armata, trasmette alla radio l'ordine della capitolazione alle sue truppe; più tardi sarà condotto a San Vittore, cella n. 65, guardata a vista da una sentinella armata.

Vimercate, nei pressi di Milano, al mattino R. Farinacci viene processato al municipio, condannato a morte e fucilato.
Stessa sorte subiscono:
. Leandro Arpinati (prodigatosi in favore delgli antifascisti),
. Visconti (eroico asso dell'aviazione),
. Osvaldo Valenti e Luisa Ferida (due notissimi artisti),
. Carlo Borsani (cieco di guerra, poeta; ucciso in strada, a piazzale Susa, Milano),
. Franco Colombo (ex comandante della "Muti", fucilato contro un muro nel paese di Lenno),
. tanti e tanti altri, tra cui due o tre persone scambiate per Terruzzi.

Viù, gli ufficiali di una compagnia del "Morbegno" sono fucilati;
Rivoli Torinese, 16 ufficiali e soldati sono assassinati, dopo la loro resa;
Nichelino (Torino), militi e ausilarie sono trucidate;
Graglia (Biella), 24 ufficiali e cinque donne (due mogli di ufficiali, due ausilarie e un'infermiera) sono ammazzati;
Vercelli, 50 giovani vercellesi prelevati a Novara, vengono uccisi nell'edificio di un ospedale, o sulla strada pubblica;
Oderzo (Treviso), nella locale canonica, centinaia di militari della Rsi firmano l'accordo di resa con il Cln e consegnano le armi. Ma poi arrivano gruppi di "cacciatori della pianura" delle brigate "Garibaldi" che, contrati all'accordo, istruiscono immediatamente un processo sommario nel cortile di un collegio e poi, senza perder tempo, procedono alle esecuzioni: 110 allievi ufficiali della scuola [a.f.: 120], giovani dai 16 ai 20 anni) sono uccisi al Ponte della Priula da partigiani comandanti dal [Tigre].
[Per altri 12 la morte è solo rinviata: saranno uccisi durante il matrimonio di due "garibaldini", come un beneaugurante sacrificio in loro onore.]
Vittorio Veneto, oltre cento soldati tratti dalla caserma Gotti (dove erano prigionieri) vengono uccisi dalle brigate "Garibaldi" della "Tollot";
Greve del Piave, vengono uccisi 97 soldati della "Romagna";
grotte del Cansiglio, il presidio di Fregona (Treviso) e gli alpini catturati a Conegliano sono "infoibati";
Mignegola (Treviso), più di settecento soldati vengono uccisi da partigiani italiani condotti da un ex cameriere e da partigiani slavi;
Bosco della Bendellina (Novara) centinaia e centinaia di soldati vengono straziati e denudati…
[Questi, per citare solo fatti già rilevati dalla stampa e non contestati.
- da fascisti ed exfascisti si parla, in generale, della "strage dei 300 mila";
- Simiani tenta di provare che gli assassinati non siano più di 40.000;
- Silvestri, parla una volta di 100.000 e più morti;
- ogni cifra è arbitraria…]


Bergamo, mentre le forze popolari stanno completando la liberazione del Piemonte e della Lombardia, le formazioni partigiane delle valli bergamasche (Fiamme Verdi, Gielle, Matteotti e Garibaldi) unite ai sapisti delle Brigate del Popolo ottengono la resa totale delle forze tedesche (3.000 uomini), e dopo aver liberato Bergamo si congiungono con le avanguardie alleate della V Armata.

Verona, viene liberata. Prima di abbandonare la città i tedeschi fanno saltare tutti i ponti dell'Adige.

Emilia, prevenendo la lenta avanzata alleata, i partigiani completano la liberazione della regione occupando la città di Piacenza.

Padova, … i combattimenti iniziati il giorno prima proseguono a nord della città per tutta la giornata mentre le avanguardie della VIII che al mattino hanno valicato il Po presso Ferrara, raggiunta la città proseguono verso il Brenta e il Piave.
Mentre dopo breve combattimento, con perdite ingenti tra i partigiani, 15.000 tedeschi, su consiglio del gen. von Arnim, si sono già arresi prima che arrivino gli inglesi, i volontari dei battaglioni "Lupo" e "Barbarigo" della "X Mas", circa 2.200 uomini, giunti in città dopo eroici combattimenti, si trovano chiusa la strada dai partigiani ai quali rifiutano di arrendersi.

Padova, Este, al mattino gli ostaggi di Pra, rinchiusi in uno stanzone nella "fattoria Cortellazzo", sono liberati e possono far ritorno alle loro abitazioni.
Lozzo Atestino, qui la guerra infuria ancora; attaccata da un gruppo di giovani partigiani armati, una colonna tedesca reagisce con una dura azione di rappresaglia. Sono catturati 120 ostaggi, poi ridotti a 72.
Sul terreno rimangono cinque vittime che vanno a sommarsi alle tre del giorno precedente.
Solo don Tarcisio Mazzarotto (che da pochi mesi ha sostituito don Giuseppe Dalle Fratte), riesce ad intercedere presso il comandante tedesco e ad ottenere che gli ostaggi siano risparmiati, offrendosi al loro posto. Ottenuta la garanzia che non saranno più attaccati, la colonna tedesca lascia il paese.
Montagnana, ore 11:00, i carri armati alleati arrivano e sfilano tra ali di folla, ma sfilano anche i patrioti.

Mestre, mentre i partigiani hanno notevoli perdite attaccando truppe di passaggio, fascisti (Montesi) e antifascisti (Coccon) si accordano per la difesa degli impianti industriali.

Venezia, dopo il colpo di mano del giorno precedente contro le carceri, non riuscito, i tedeschi e il prefetto prima rifiutano la resa poi tutto avviene in modo pacifico: Montesi, trovandosi solo in prefettura avverte, tramite un comunista, il CLN perché si decida ad occuparla. Ringraziato per aver fatto risparmiare altro sangue, viene poi messo in carcere.

Torino, viene ucciso il gen. Rossi della R.S.I..
Lecco, viene ucciso il cap. Gilberto Del Monte del Btg Perugia.
Gracova (GO), viene ucciso il 16enne Benito Gelati del Btg. “Mussolini”.




29 APRILE 1945 (domenica)

Cuneo, le formazioni partigiane, guadato lo Stura sotto il fuoco tedesco, conquistano la città dopo duri combattimenti, prevenendo anche in questo settore i piani d'occupazione francese.

Milano, ore 03:00, il corteo proveniente da Como arriva a piazzale Loreto dove i corpi dei giustiziati sono esposti al pubblico ludibrio; a testa in giù, sono impiccati a una trave metallica della pensilina del distributore di benzina:
. B. Mussolini,
. F.M. Barracu,
. C. Petacci,
. A. Pavolini,
. Ferdinando Mezzasoma,
. Paolo Zerbino.
Intanto, A. Starace, 56 anni, rimasto lontano dalla RSI ma con colpe antiche, è stato scoperto per le strade di Milano dai partigiani; dopo essere stato processato in un'aula del Politecnico, viene condotto a piazzale Loreto e qui fucilato; verso mezzogiorno, viene appeso assieme agli altri ma al posto di F.M. Barracu la cui corda si è rotta.
pochi minuti dopo transita per piazzale Loreto la prima colonna americana entrata a Milano, la div.ne "Rainbow".
Gli alleati arrivano a Milano descrivendola come «a piece of cake», tanto la trovano in ordine.
Nel pomeriggio, su invito degli alleati, il CLN ordina che le salme siano allontanate da piazzale Loreto. Quella di B. Mussolini viene portata all'obitorio dove ci sono altri 118 corpi di fascisti uccisi.
Lo stesso giorno il CLNAI pubblica un ordine del giorno con cui, fingendo di averla ordinata, assume tutta la responsabilità della strage ma dichiarando nello stesso tempo che dell'esplosione dell'odio popolare unico responsabile è il fascimo.
Arriva anche Vincenzo Moscatelli [Cino] con le Brigate Garibaldi della Valsesia, tutti partigiani veri ma poca cosa rispetto ai tantissimi partigiani finti in giro per Milano.
Intanto in Valtellina i già pochi fascisti del Ridotto non riescono ad unirsi e sono costretti ad arrendersi ai partigiani che li conducono tutti davanti al Tribunale di guerra.

A combattere i fascisti rimasti in città ci sono solo le Sap (Squadre di resistenza patriottica), gruppi in cui si mischiano veri combattenti partigiani a finti partigiani dell'ultim'ora, forse i più pericolosi;
fino all'arrivo delle prime formazioni partigiane, il CVL e il CLNAI hanno a disposizione soltanto i 423 uomini della Legione milanese della Guardia di finanza, comandata dal col. Alfredo Malgeri. Giovanni Preziosi, Ispettore Generale per la razza, per non cadere vivo nelle mani dei partigiani si uccide con la moglie Valeria Bertarelli gettandosi dalla finestra di un palazzo.

Le prime formazioni di montagna a scendere in città sono quelle dell'Oltrepò pavese: una colonna mista della div.ne Gramsci e della Brigata Crespi che, giunta nel tardo pomeriggio, entra subito in azione contro i centri di resistenza nemici; una parte dei suoi effettivi raggiunge Lodi che viene liberata. Seguono poi i giellisti della Masia e i matteottini della Valle Versa-Barni.

Le Sap (Squadre di azione patriottica), le uniche rimaste in città, occupano il comando della Legione "Ettore Muti", in via Rovello, lasciato libero anche dal suo comandante, il 47enne Franco Colombo [vice-capo squadra della Milizia, autonominatosi colonnello, sarà catturato pochi giorni dopo a Griante, sul Lago di Como, quindi portato a San Fedele Intelvi, giudicato da Tribunale del popolo e fucilato a Lenno.]
Le stesse attaccano la piccola caserma della GNR (GNR (Guardia nazionale repubblicana)) di piazza Napoli e uccidono12 militi; nella caserma di corso Italia, più di 300 squadristi della Brigata nera "Aldo Resega" si arrendono dopo che è stata loro promessa la libertà [invece una parte sarà poi soppressa e una parte condotta nel carcere di San Vittore].

Vimercate, viene ucciso Angelo Berizzi, commissario PFR.

Bresso, viene preso e subito giustiziato il vice comandante della Brigata nera "Aldo Resega", con un altro ufficiale ed un brigadiere dello stesso reparto.

Crema, nella Curia vescovile il presidio tedesco firma la resa al CLN.
Brescia, una rapida insurrezione libera la città.
Bergamo, viene ucciso il magg. Mario de Biase, comandante di Btg.

Lo stesso giorno la div.ne Italia, ormai accerchiata, si trova in Emilia, diretta verso Fornovo di Taro. Riesce in qualche modo, con un ultimo attacco nei pressi di Modena, ad uscire dal blocco ma viene di nuovo fermata dai brasiliani che sbarrano la via Emilia.
Ormai è inutile combattere e nel pomeriggio il gen.brg. M. Carloni si arrende al comando della I div.ne brasiliana.

Parma, prevenendo la lenta avanzata alleata, i partigiani occupano le città.

Casteggio, nell'Oltrepò pavese, mentre cerca di snidare dei tedeschi che non vogliono arrendersi, muore in circostanze che lasciano qualche dubbio F. Anselmi [Marco] capo partigiano dell'Appennino ligure-alessandrino, da poco aggregatosi a una Brigata Garibaldi inquadrata nella div.ne "Aliotta".
[Secondo un'altra versione infatti, mentre con un partigiano trovava rifugio in una casa in via Umberto I (oggi intitolata a lui), sarebbe stato colpito da una raffica sparata da una pistola mitragliatrice tedesca… ma non si conosce chi abbia sparato la raffica!
[Fabrizio Bernini, Nel sangue fino alle ginocchia, Cdl Edizioni 1999]


Padova, dopo aver avuto l'onore elle armi, si arrendono i volontari dei battaglioni "Lupo" e "Barbarigo" della "X Mas".

All'invito del mar.llo R. Graziani si arrendono anche le truppe italiane nell'isola di Creta che da mesi vivono senza alcun contatto con l'Italia. Lontano e altrettanto isolato, il I battaglione nebbiogeno italiano rimane al combattimento sull'isola di Usedom, nel Baltico, sino a che ha un fusto liquido da far la nebbia artificiale.

Nell'Alto Veneto le formazioni di montagna, ricostituite dopo i massicci trastrellamenti dell'autunno 1944, sono in movimento. Tutte le vallate vicentine, dal Pasubio al Grappa, sono liberate dopo sanguinosi combattimenti. L'azione decisa e tempestiva dei partigiani permette la salvezza degli impianti industriali della zona (Schio, Valdagno, Arzignano ecc.), fra i più importanti di tutto il Veneto.
Le colonne tedesche in ritirata sfogano la propria rabbia fucilando ostaggi e massacrando le popolazioni dei villaggi della piana veneta, ma le colonne in marcia trovano sbarrata la via della ritirata oltre il confine dall'azione decisa dei partigiani della Garemi, della Ortigara e della ricostituita Matteotti del Grappa.
A un migliaio di uomini, tra morti e feriti, ascendono complessivamente, in questi ultimi combattimenti, le perdite partigiane; assai maggiori quelle tedesche e fasciste.
Altri 30.000 soldati si arrendono.

Un gruppo di dodici alpini del Btg Tirano [incorporato nel 2° Rgt alpini, div.ne "Monte Rosa"], proveniente dal settore del Monginevro, arrivato nell'area di Piea incappa in una formazione partigiana che si dimostra inflessibile: vengono tutti fucilati.


30 APRILE 1945

Il principe J.V. Borghese, ormai prigioniero e rivestito d'una divisa americana, sale su una jeep; al volante c'è James Jesus Angleton [Jim], un capitano americano che, dopo la guerra, guiderà l'ufficio "Special Operations" della CIA.
J.V. Borghese viene condotto a Roma; qui dopo essere stato interrogato dal Servizio informazioni americano, viene consegnato all'amm. DeCourten.


Bergamo, viene ucciso il cap. Dario Antonelli della GNR.

Collecchio (Parma), gli ultimi bersaglieri della div.ne Italia nella zona, gettano le armi. In seguito gli americani avviano i prigionieri verso il campo di Coltano.

Lo stesso giorno i partigiani della div.ne Pasubio (aggregatasi alla Matteotti), al comando del vicentino Giuseppe Marozin, dettano legge: uccidono persino per errore 5 partigiani del Partito d'azione e il loro comandante Federico Barbiano di Belgioioso;
sulla base di accuse mai provate uccidono invece i due attori del cinema Osvaldo Valenti (39 anni), e Luisa Ferida (31 anni) [ultimo film La locandiera di Chiarini».
Il nuovo prefetto di Milano Riccardo Lombardi, ex Partito d'azione, è costretto a ribadire il divieto di farsi giustizia da soli, ordinando l'immediata sospensione delle fucilazioni arbitrarie, …specie per quelle in corso nella zona industriale di Sesto San Giovanni [120 condanne a morte subito… alla fine 400];
Tutto è finito.
Lo stesso giorno i "Tribunali del popolo" sono invitati dal CLNAI a cessare le loro funzioni, ma…
dal 25 aprile 1945: giustiziati fascisti… o presunti tali
secondo…
- P. Togliatti [Ercoli], Pci, nel colloquio del 31 maggio con l'ambasciatore sovietico in Italia Mikhail Kostylev, sono 50.000,
- Giorgio Pisanò, Rsi, in Storia della guerra civile italiana, 45-50.000,
- Ferruccio Parri, Partito d'Azione, 30.000,
- i prefetti del nord Italia non più di 15.000 (escluse le vittime delle stragi compiute in Venezia Giulia dai partigiani di Tito e i trucidati nelle foibe)
- "Istituto milanese per la storia della Repubblica sociale italiana", 19.801.
[In totale, dall'autunno 1943 in poi, i morti della Rsi sarebbero 45.191.]
Province   alcuni esempi
Milano

- 5000 per P. Togliatti [Ercoli],
- 5000 per Giorgio Pisanò
- 3400 per Carlo Simiani (fino alla fine di maggio)
- 1325 per Livio Valentini (su un totale di 1856)

Pavia

- 110 per Fabrizio Bernini Nel sangue fino alle ginocchia

Brescia

- 166 per Ministero dell'Interno
- 241 per Lodovico Galli in I dimenticati. Brescia 1943-1945

Bergamo

- 380 per Teodoro Francesconi (secondo alcuni reduci della Rsi)
- 257 per Teodoro Francesconi (da dati e circostanze)

Sondrio

- 500 per Giorgio Pisanò in Io fascista
- 214 per il Ministero dell'Interno
- 142 (n. incompleto) per Giuseppe Rocco in Com'era rossa la mia valle

Novara

- 160 per il Ministero dell'Interno
- 400 per altri

Vercelli

- 135 per il Ministero dell'Interno

Torino

- 1138 per il Ministero dell'Interno
- 2000 per il gen. Trabucchi
- 1322 per Gastone Tarasconi (combattente della Rsi)

Cuneo (fino a fine ottobre 1946)
- 426 per il Ministero dell'Interno
- 312 per Ernesto Zucconi e Emilio Scarone (su un totale di 1617)
Imperia - 246 per Stefano Amoretti e Alberto Politi
Savona - 472 per Emilio Scarone
- 470 per il Ministero dell'Interno
Genova - 713 (456 civili) per Francesco Tuo, Carlo Viale e Pierfranco Malfettani
Oderzo - 1000 ca per Antonio Serena in I giorni di Caino
ecc.
* Ministero dell'Interno [inchiesta novembre 1946]
Fonti: Il sangue dei vinti di G. Pansa, 2003.



Sulla base dei calcoli fatti dall'Istat (Istituto centrale di Statistica), da Giugno 1940 alla fine di Aprile 1945 i civili italiani uccisi dalle bombe anglo-americane sono stati 70 mila.
Secondo altri autori, un numero verosimile sta fra gli 80 mila e le 100 mila vittime. Alle quali vanno aggiunti i feriti, i mutilati e i traumatizzati poi deceduti.
Le bombe anglo-americane hanno distrutto:
- 9 mila ponti,
- 40% delle linee ferroviarie,
- 91% del naviglio mercantile,
- 40% delle aule scolastiche,
- 20% degli ospedali.
E più di tre milioni di vani, distrutti o resi inabitabili.
[Piero Barucci, Ricostruzione, pianificazione, Mezzogiorno: La politica economica in Italia dal 1943 al 1955, Il Mulino 1978.
[Giampaolo Pansa, I vinti non dimenticano, Rizzoli 2010]

I civili uccisi nelle rappresaglie nazifasciste sono stati ca 10.000.
La cifra sale a 34.000 se mettiamo in conto i deportati politici, esclusi gli ebrei. Se consideriamo anche gli ebrei italiani morti nei campi di concentramento tedeschi, 7300, il conto sale a poco più di 41.000.
[Giorgio Rochat, Dizionario della Resistenza, Einaudi, 2001.]


[Renato Carli Ballola, La Resistenza armata, 1943-1945, Edizione del Gallo SpA, già Edizioni Avanti! Milano 1965.]


Regno d'Italia
1945
Aprile
- entrata in guerra a fianco della Germania il 10 Giugno 1940, ha firmato l'armistizio l'8 settembre 1943 -
Vittorio Emanuele III
Albero genealogico

(Napoli 1869-Alessandria d'Egitto 1947)
figlio di Umberto I e di Margherita di Savoia;
1878-1900, principe di Piemonte;
1900-46, re d'Italia;
bdal 1922, è esautorato da qualsiasi esercizio del potere dalla dittatura fascista;
1936-43, imperatore d'Etiopia;
1939-43, re d'Albania;
1940-45, II guerra mondiale;
dall'8 settembre 1943 ha abbandonato Roma con il governo e si è rifugiato a Brindisi rifiutando il consiglio, ormai unanime, di abdicare;
il 5 giugno 1944, subito dopo la liberazione di Roma, su pressione dei partiti antifascisti del CLN e su consiglio delle potenze alleate nomina lugoten. generale del regno il figlio Umberto, lasciandogli tutti i poteri rappresentativi della monarchia;

Umberto di Savoia
Albero genealogico

(Racconigi 1904-Ginevra 1983)
unico figlio maschio e terzogenito di Vittorio Emanuele III e di Elena di Montenegro;
1930, sposa la principessa Maria José, figlia del re Alberto I del Belgio, dalla quale avrà quattro figli;
1936, generale di corpo d'armata;
1938, generale d'armata;
1940-45, II guerra mondiale:
all'atto di dichiarazione di guerra alla Francia (10 giugno 1940) ha assunto il comando del gruppo di armate dell'ovest;
dopo la resa dell'Italia agli alleati (8 settembre 1943) gli anglo-americani non gli hanno consentito di assumere il comando del CIL (Corpo Italiano di Liberazione) che combatte contro i tedeschi;
il 5 giugno 1944, subito dopo la liberazione di Roma, gli è stata affidata dal padre la luogotenenza del regno;

1946, re d'Italia (Umberto II);

 

  Periodo costituzionale transitorio
(1943 3 ago - 1° gen 1948)
Presidente del Senato Pietro Tomasi della Torretta
(1944 20 lug - 25 giu 1946)
   
Presidente del Consiglio
I. Bonomi (PDL)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
III
+ Interni
vicepresidenti
avv. G. Rodinò (Dc)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
P. Togliatti [Ercoli] (Pci)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Sottosegretari alla Presidenza
Giuseppe Spataro (Dc)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Francesco Libonati (Pli)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
[del. Stampa, turismo e spettacolo]
Interno
I. Bonomi (PDL)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Sottosegretari
Enrico Molè (PDL)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Affari Esteri
A. de Gasperi (Dc)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Sottosegretari Eugenio Reale (Pci)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Renato Morelli (Pli)
(1944 18 giu - 13 lug 1946)
[per gli Italiani all'estero]
Africa Italiana
I. Bonomi (PDL)
(1944 20 lug - 21 giu 1945)
[ad interim]
Italia occupata
Mauro Scoccimarro (Pci)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Sottosegretari Aldobrando Medici Tornaquinci (Pli)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Guerra
A. Casati (Pli)
(1944 18 giu - 21 giu 1945)
[ex ministro di Mussolini anche dopo l'assassinio di Matteotti]
Sottosegretari Mario Palermo (Pci)
(1944 22 apr - 12 dic 1944)
Luigi Chatrian (Dc)
(1944 28 dic - 21 giu 1945)
Marina
amm. R. De Courten
(1943 27 lug - 25 nov 1944)
Sottosegretari Carlo Bassano (PDL)
(1944 28 dic - 21 giu 1945)
Giuseppe Montalbano (Pci)
(1944 28 dic - 21 giu 1945)
Aeronautica
Carlo Scialoja (Dem. del L.)
(1944 12 dic - 14 gen 1945)
Sottosegretari Ernesto Pellegrino (militare)
(1944 12 dic - 13 lug 1946)
Tesoro
Marcello Soleri (Pli)
(1944 18 giu - 21 giu 1945)
Sottosegretari Salvatore Scoca (Dc)
(1944 12 dic - 14 gen 1945)
Finanze
Antonio Pesenti (Pci)
(1944 12 dic - 14 gen 1945)
Sottosegretari Cesare Gabriele (Pli)
(1944 12 dic - 14 gen 1945)
Agricoltura e foreste
Fausto Gullo (Pci)
(1944 22 apr - 13 lug 1946)
[proprietario di parecchie terre]
Sottosegretari Antonio Segni (Dc)
(1944 12 dic - 13 lug 1946)
Industria, Commercio e Lavoro
Giovanni Gronchi (Dc)
(1944 18 giu - 21 giu 1945)
Sottosegretari Umberto Fiore (Pci)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
[del. Industria e Commercio]
Enrico Paresce (PDL)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
[del. Lavoro]
Lavori Pubblici
B. Meucci Ruini (Dem. del L.)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Sottosegretari Gennaro Cassiani (Dc)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Grazia e Giustizia
U. Tupini (Dc)
(1944 18 giu - 21 giu 1945)
Sottosegretari Dante Veroni (PDL)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Trasporti
Francesco Cerabona (Dem. del L.)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Sottosegretari Giambattista Rizzo (Pli)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Poste e Telecomunicazioni
Mario Cevolotto (PDL)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Sottosegretari ing.prof. Mario Fano
(1944 12 dic - 21 giu 1945)
Pubblica Istruzione
Vincenzo Arangio Ruiz (Pli)
(1944 12 dic - 10 dic 1945)
Sottosegretari Bernardo Mattarella (Dc)
(1944 18 giu - 21 giu 1945)
Ministro senza portafoglio
Manlio Brosio (Pli)
(1944 12 dic - 21 giu 1945)

* Dopo l'8 settembre 1943 le Forze Armate Regie hanno cessato di esistere come forze libere nazionali essendosi arrese tutte senza condizioni per l'atto di resa firmato dal mar.llo P. Badoglio il 29 settembre a Malta.
I ministri delle forze armate successivi - scelti dagli anglo-americani - dopo la costituzione del ministero Bonomi non giurano fedeltà al re.

1945
Aprile
12, si dimette il governo Bonomi;
vengono date istruzioni all'ambasciatore presso il governo sovietico di parlare al suo collega jugoslavo «sottolineando il vivo e profondo desiderio di intesa con la Jugoslavia»; l'ambasciatore Quaroni viene altresì pregato di interessare in tal senso lo stesso governo sovietico; egli espone questo desiderio dell'Italia non soltanto al suo collega jugoslavo Simich, ma anche a Subasich che proprio in questi giorni accompagna Tito in visita a Mosca.
Tutto inutile.

18, Roma, nell'occasione di un incidente verificatosi nella capitale per lo scoppio di una bomba presso la missione jugoslava (incidente che dà appiglio a furibondi articoli del «Borba» e a non meno furibondo discorsi e dimostrazioni a Belgrado, il consiglio dei Ministri vota una dichiarazione in cui riafferma il vivo desiderio del Governo itaiano di instaurare rapporti di mutua comprensione e buon vicinato con la Jugoslavia. Tempo perso.
[Si è trattato di una bomba d'artificio gettata in un giardino di monache presso la delegazione jugoslava da un terrorista molto addomesticato. Il ministo della Giustizia jugoslavo ha minacciato una spedizione punitiva contro Trieste.]
Lo stesso giorno Prunas illustra questa dichiarazione all'ambasciatore sovietico Kostylev, insistendo sulla necessità che, spenti gli estremismi nazionalistici italiani, siano spenti gli accesi spiriti da cui Tito è animato.
Il Governo - solo Soleri parla di «incontestabili frontiere» a Napoli - non trova la voce per far sentire forte e chiara la sua voce.

28, sulle colonne di «L'Italia libera» il leader socialista Morandi definisce con disprezzo I. Bonomi «uomo del passato, che nel '21 assecondò i fascisti» presentato ora come il rappresentante delle «forze reazionarie che cercano di rimontare la corrente».
[In effetti i socialisti, insieme agli azionisti, hanno deciso di non partecipare a questo gabinetto, volendo così rimarcare il proprio dissenso rispetto al modo in cui è avvenuto uno dei passarggi decisivi della politica italiana, vale a dire l'emanazione del D.Lgn.le n. 151 del 25 giugno 1944.]



29, Caserta, Quartier Generale Alleato, presenti ufficiali americani, inglesi e russi, il col. Schweinitz e il magg. Wenner per i tedeschi, il gen. Morgan per gli alleati, firmano la resa delle truppe germaniche (la maggior parte delle truppe si è già consegnata alle formazioni partigiane): resa che, dato lo stato di completa disgregazione e di rotta delle 20 o 22 Div.ni tedesche, presenti in Italia, con ridottissimi effettivi, è più una formalità che la vera capitolazione di un esercito combattente. Il col. Schweinitz vista la durezza delle condizioni che gli sembrano non previste dai suoi superiori, firma con riserva della loro approvazione.
Per evitare inutile spargimento di sangue e inutili danni, viene concordato dai tedeschi e dagli alleati che le truppe ancora presenti in Italia settentrionale interromperanno il loro movimento di ritirata e se sono ancora in qualche città che rimangano negli alloggiamenti; ai partigiani viene ordinato di sospendere ogni attività aggressiva e di limitarsi a sorvegliare i tedeschi. La resa è capitolata anche per le forze fasciste.

Roma, nella provincia dilagano accattonaggio, prostituzione e "borsa nera", mentre incombe lo spettro della fame.
Lo stesso mese, vengono macellati meno di 15 bovini al giorno, per una popolazione che supera il milione di residenti. La carne è distribuita solo agli ammalati. Il burro è introvabile. La razione di zucchero "salta" spesso al mese successivo.
I cittadini di Roma devono vivere con una razione mensile di:
- g. 2360 di pasta,
- dl. 2 di olio,
- g. 100 di zuppa,
- g. 300 di baccalà,
- g. 200 di legumi secchi.
La grande penuria di cibo non è attenuata dalle 141.000 razioni di minestra che giornalmente sono distribuite a livello assistenziale. Servirebbero 750.000 lire di spesa annua solo per provvedere alle più elementari esigenze della vita, ma sono pochi a poterselo permettere.
L'inflazione riduce letteralmente alla miseria più nera i lavoratori a reddito fisso:
«Gli appartenenti alle categorie a reddito fisso si domandano quale impiegato ritragga dal suo lavoro cifre che si avvicinano anche approssimativamente a quelle anzidette (che ufficialmente riconoscono come per vivere oggi sia indispensabile disporre di più di mille lire giornaliere) e come possano i dipendenti dello stato sopperire alle porprie elementari necessità…».
Dove più radicata è la presenza gappista, nella "cintura rossa" di Roma, a San Lorenzo, Tiburtino, Val Melaina, Testaccio, gli atti di illegalità (assalti di camion alleati, blocchi stradali, ecc.) continuano ad avere carattere di massa, colorandosi di indubbia valenza politica.
I rapporti della polizia politica segnalano spesso in queste zone l'esistenza di depositi clandestini di armi ed una sorta di attività di polizia parallela ad opera degli ex partigiani.
È difficile convincere tutti che si deve smobilitare, che occorre imboccare la strada del ritorno alla normalità: le sinistre, e in particolare il Pci, promettono d'altronde un cambiamento radicale delle cose e sembrano perseguire obiettivi di riscatto e di innovazione profonda anche con mezzi estremi.
Così, ideologia e spinte sociali vengono a comporre un insieme esplosivo, pericoloso, non certo in linea con quell'ideale di stabilità e di tranquillità invocato da molti.
[Pietro di Loreto, Togliatti e la doppiezza, 1991 Il Mulino, Bologna.]

SICILIA

1945
Aprile
-




Partito comunista italiano
(Pci)

1945
Aprile
Udine, giunto per la seconda volta da Padova, stavolta in bicicletta - 200 km -, S. Schiapparelli [Willy] incontra il Zocchi [Ninci] il comandante delle formazioni partigiane del Friuli; durante la riunione in una casa di campagna, una staffetta porta la notizia che 17 partigiani sono stati fucilati in carcere.
Nella strada di ritorno si ferma a Zero Branco (Treviso).
20, Padova, dovendo mettere a punto i piani insurrezionali a Verona e a Vicenza, due compagni compiono un altro viaggio in bicicletta da Padova e, giunti a Vicenza, si dividono:
. S. Schiapparelli [Willy] si reca verso Schio, dopo aver preso con sé, in un posto prestabilito, la staffetta Paola Baron un'operaia tessile della Lane-Rossi; a Schio incontra Boscagli, Marega, Lievore e altri compagni dirigenti politici e militari; dopo alcuni giorni fa ritorno a Padova;
. B. Santus [Fulvio], con la sua staffetta, prosegue per Verona.
[I due si incotreranno a Padova il 1° Maggio.]
24, «Radio Londra» parla di sciopero generale e di inizio insurrezione a Milano… sono finalmente i giorni decisivi della Liberazione.

Tutto il Veneto si trasforma in un campo di battaglia.
Verona, è la prima delle sue città ad insorgere (qui si trova B. Santus [Fulvio]).
I tedeschi attraversano il Po ad Ostiglia e giunti a Revere, sono bloccati da un'amara sorpresa; l'aviazione americana ha distrutto i ponti. Abbandonate le armi pesanti e i bagagli, tentano con ogni mezzo di guadare il fiume: impresa disastrosa, sono pochi quelli che riescono a raggiungere l'altra riva.
Alla sera le unità del II Corpo d'armata americano son a Ca' David. Le "Sap" hanno già occupato i forti di Castel d'Azzano e di S. Massimo. Si battono anche in città ma non hanno la forza sufficiente per impedire – nonostante i compagni di Verona e lo stesso C.L.N. avessero assicurato che tutte le misure per evitare questo erano state prese – che i tedeschi prima di ritirarsi facciano saltare i dieci ponti di Verona, compreso il ponte romano e il ponte scaligero a Castelvecchio.
25, al mattino insorge Borgo Roma, arrivano i partigiani; vengono occupate le caserme e catturati a migliaia i tedeschi che saranno conseegnti agli Alleati (arriverannoA VErona il gorno dopo).
27, Padova, nell'effettivo centro dell'organizzazione della Resistenza veneta echeggia il grido della riscossa; al mattino G. Pratolongo [Oreste] partecipa alle trattative di resa che si svolgono in un convitto religioso nei pressi del Prato della Valle.
Nell pomeriggio Giuseppe Banchieri, Bruno Gombia e gli altri detenuti politici vengono rilasciati. In serata la città viene liberata.
28, Padova, arrivano le truppe alleate; il C.L.N., come previsto, ha assunto di fatto i poteri relativi alla città (Comune ecc.) e quelli provinciali: prefettura, questura, ecc.
Nonostante gli accordi presi si continua tuttavia ancora a combattere nei giorni 28 e 29. I tedeschi, chiusi in trappola, sfogano infatti la loro ira canoneggiando città e seminando il terrore nelle campagne; Padova paga ancora un grande contributo di sangue: oltre duecento partigiani caduti.
Venezia, all'alba dello stesso giorno insorge anche la città lagunare;
29, l'VIII Armata entra in una città liberata, con i suoi porti in efficienza.
Intanto l'azione decisa delle Div.ni "Ateo Garemi" C.L.N.A.I. del Movimento Partigiani Italiani comandate da Alberto Spiaggia [Nello Boscagli] impediscono al nemico in fuga di distruggere gli impianti industrali di Schio, Valdagno, Piovene Rocchette e Arzignano.
Lo stesso giorno, dopo un combattimento durato poche ore, il Comando della div.ne corazzata "Goering", ormai disorientato, alza bandiera bianca. Qualche ora dopo due alti ufficiali della formazione tedesca firmano davanti a Alberto Spiaggia [Nello Boscagli] l'atto di resa.
[Alla fine della guerra quest'ultimo sarà insignito della Bronze Star Medal dal Comando alleato.]
Padova, lo stesso giorno giunge Arrigo Boldrini [Bulow], con Cervellati e altri.
Viene deciso che S. Schiapparelli [Willy] segua Arrigo Boldrini [Bulow] a Treviso per metterlo in contatto con le Brigate della div.ne "Nino Nanetti".
. G. Pratolongo [Oreste], rimane a Padova;
. B. Santus [Fulvio] è già a Verona.
30, Belluno insorge.
Il X Corpo d'Armata corazzato tedesco, forte di tre div.ni, è immobilizzato nella zona e il comandnate gen. von Arnim costretto alla resa; allo stesso modo si arrende al passo di Fadalto il gen. von Kamps.


[Stefano Schiapparelli, Ricordi di un fuoruscito, Edizioni del Calendario, Milano 1971; con prefazione di Giorgio Amendola.]

 

Intelligence e repressione politica in Italia

1945
Aprile

«segue da Marzo 1945»

6, Catanzaro, "processo degli 88": dopo circa un anno di istruttoria, i giudici, finito il dibattimento, si riuniscono in camera di consiglio.
Le strade di Catanzaro brulicano di folla; fascisti e simpatizzanti si agitano minacciosamente sotto il naso di carabinieri e poliziotti radunati in tutta fretta.
L'aula magna del tribunale, affollatissima di pubblico, è vigilata dall'alto attraverso i finestroni, da carabinieri armati di mitra ostentatamente rivolti in basso verso il pubblico.
La Corte temporeggia. Finalmente, appena poco prima dell'alba, le strade si sfollano; dopo ben 19 ore di camera di consiglio, i giudici si decidono a leggere la sentenza:
- 10 anni di reclusione:
. Pietro Capocasale;
- 9 anni:
. Gaetano Morelli;
- 8 anni:
. Luigi Filosa,
. Attilio Scola (di Crotone),
. Giuseppe Scola (di Crotone),
. Antonio Colosimo,
. Nino Gimigliano,
. Aldo Paparo (di Catanzaro),
. Ugo Notaro (di Nicastro);
- 6 anni per chi è stato ritenuto partecipante più attivo;
- 4 anni per i semplici partecipanti;
- 24 mesi, per i minorenni.
Altri imputati per cui non è stato possibile raggiungere la prova di colpevolezza, vengono assolti.
7, all'alba, appena letta la sentenza, una sorta di ruggito di rabbia sgorga dalla folla e gli imputati in piedi di fronte ai giudici allibiti esplodono nel canto di "Giovinezza"; è un raptus generale, i carabinieri sui finestroni, confusi, non sanno cosa fare.
Più tardi, nel chiuso del furgone cellulare che li riporta in carcere, il mastodontico brigadiere Putortì e i carabinieri di scorta, con gli occhi rossi dalle lacrime trattenute, si uniscono ai condannati nel canto di "Giovinezza".
[In ottobre, il processo si concluderà con un sostanziale nulla di fatto perché i pochi condannati fanno immediatamente ricorso; il nuovo processo non sarà mai celebrato e gli imputati dopo pochi mesi usciranno dal carcere beneficiando dell’ "amnistia Togliatti" (promulgata il 22 giugno 1946).]



Secondo una relazione che probabilmente si può far risalire ad Alfio Campolmi [Consignor], nei giorni immediatamente precedenti alla Liberazione, A. Pavolini, A. Del Massa e Puccio Pucci, decidono di destinare allo stesso Puccio Pucci ingenti somme di denaro sia in valuta italiana che estera in vista dell’imminente caduta del fascismo.

25, lo stesso A. Del Massa "fa un forte rifornimento di soldi"; denaro che non può che servire al finanziamento delle organizzazioni del fascismo clandestino dopo la caduta di Salò.
È lo stesso A. Pavolini infatti – come rivelerà una fiduciaria del 1946 alla divisione SIS del Ministero dell’Interno – a tracciare "i quadri della riorganizzazione clandestina del PNF […] quando al Nord si ebbe la netta sensazione dell’imminente sconfitta".
Si tratta di una relazione dettagliata ricca di informazioni sull’attività e sui componenti del neofascismo clandestino. L’organizzazione è diretta da un triumvirato composto da:
. Olo Nunzi, già segretario particolare di A. Pavolini;
. Augusto Turati, gerarca;
. Carlo Scorza, ultimo segretario del Pnf.
I tre risulteranno tra i fondatori del MSI (Movimento sociale italiano), così come altre personalità citate nella relazione:
. Ludovico Muratori, ex generale della Milizia a capo dell’organizzazione militare;
. Pino Romualdi, ex vicepresidente del Pfr, indicato come a capo di bande paramilitari;
. Concetto Pettinato, membro della direzione;
. Vanni Teodorani, membro della direzione.
Gli stessi principe Valerio Pignatelli di Cerchiara e principe Junio Valerio Borghese, nonostante siano ancora detenuti, tengono i contatti con il movimento neofascista, oltre a cercare di creare delle cellule fra i detenuti.
Non sono citati né i nomi di A. Del Massa né di Puccio Pucci ma si apprenderà che il figlio Italo è a capo dei neofascisti romani. Tuttavia è ipotizzabile che anche loro ne facciano parte, visto lo stretto legame con A. Pavolini.
Una conferma ci verrà dall’interrogatorio di tale Enzo Bonciani, ex appartenente all' "Ufficio PdM", il quale racconterà agli ufficiali del centro controspionaggio di Firenze del SIM di aver incontrato a Roma, nel maggio 1946, Puccio Pucci insieme a Pino Romualdi e in un successivo incontro anche l’ex capitano dei Nuotatori Paracadutisti della X Mas Nino Buttazzoni.
Enzo Bonciani era stato invitato entrambe le volte ad entrare nelle formazioni neofasciste denominate SAM (Squadre d’Azione Mussolini) guidate da ciascuno di loro. Il primo incontro avvenne significativamente a casa di Mina Magri Fanti, futura collaboratrice della p.ssa Maria Pignatelli di Cerchiara nel MIF (Movimento Italiano Femminile). Secondo le informazioni dello stesso Enzo Bonciani, anche A. Del Massa in quel periodo avrebbe risieduto a Roma dove avrebbe custodito "i fondi - ingenti - per il finanziamento dell’organizzazione spionistica neofascista".
Lo stesso Puccio Pucci inoltre, in un memoriale citato nel libro di Parlato, Fascisti senza Mussolini, daterà l’inizio del suo rapporto con Pino Romualdi già nel corso dell’avventura dell’ "Ufficio PdM", organizzazione che, come anche le parole di Puccio Pucci confermeranno, "fu orientata verso lo scopo di tenere vivo lo spirito fascista e di aiutare le organizzazioni di carattere fascista che man mano nascevano nelle zone occupate dal nemico".]

[Le organizzazioni spionistiche fasciste hanno rispecchiato la fragilità e la mancanza di coordinamento delle forze della Repubblica Sociale, sprecando in questo modo uomini e mezzi che avrebbero potuto essere utili alla causa. Tuttavia, nonostante la loro debolezza, sono state in grado di perseguire con successo il loro secondo obiettivo – il primo era ovviamente contrastare l’avanzata Alleata e vincere la guerra – ovvero la sopravvivenza dell’ideale fascista.
Sebbene in numero sicuramente minore di quanto abbiano sperato, gli ex fascisti repubblicani e tra loro molti di coloro i quali hanno partecipato ai servizi di spionaggio, già nella seconda metà del 1945 saranno in grado di aggregarsi e svolgere attività di propaganda nelle diverse sigle del fascismo clandestino. La loro libertà di azione sarà favorita soprattutto dalla fallita opera di epurazione e dall’ "amnistia Togliatti" promulgata l’anno successivo.
Il 26 dicembre 1946, a poco più di un anno dalla fine della guerra, i diversi gruppi del fascismo clandestino sfrutteranno l’opportunità riuscendo a riunirsi sotto l’ombrello di un nuovo partito politico legalmente riconosciuto, l'MSI (Movimento Sociale Italiano).]

[Inizio/Fine]



[. Carlo Gentile, Intelligence e repressione politica. Appunti per la storia del servizio di informazioni SD in Italia 1940-1945 (2010);
.
Nicola Tonietto, Le reti di spionaggio e sabotaggio nazifasciste nell’Italia occupata dagli Alleati (1943-1945) (2016).]




OVEST
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1945
Aprile

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DOMINION OF CANADA
[Aggiunta alle altre province britanniche nel 1763, include la regione sulle due rive del fiume San Lorenzo grossolanamente delimitate da Anticosti a est e il Lago Nipissing a ovest.
Dal 7 nov 1763 la provincia (ex Canada francese) è stata divisa formalmente in tre distretti: Québec, Trois-Rivières, Montréal.
Nel 1791 la provincia è stata separata in due parti:
Basso Canada (francofoni) e Alto Canada (lealisti).
Nel 1841, con l'Act of Union sono stati nominati due primi ministri ma Canada Est e Canada Ovest continuano ad andare ognuna per la sua strada. Il sistema dura ben 25 anni (1842-67).
Nel 1867, 1° luglio, nasce ufficialmente la confederazione: Dominion of Canada.]
Dal 1931, nonostante lo «statuto di Westminster», in pratica il Foreing Office britannico continua a rappresentare il Dominion in quasi tutte le nazioni del mondo e formalmente i canadesi continuano ad essere cittadini britannici, fino all'approvazione della legge sulla cittadinanza nel 1946.
Governatore generale
Alexander A.F.W.A.C.G. Athlone
conte di Athlone
(1940 - 1946)
Primo ministro
W.L. Mackenzie King
(1935 23 ott - 15 nov 1948)
[liberale]

1945
Aprile

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Conferenza di San Francisco: viene firmata la Carta delle Nazioni Unite.
Il Canada si rifiuta di accettare il principio secondo il quale il Consiglio di Sicurezza può ordinare l'impiego di forze canadesi in operazioni militari senza una sua partecipazione al processo decisionale.
Nell'art. 44 della Carta viene dunque inserita la clausola che i paesi non membri del Consiglio di Sicurezza saranno invitati alle riunioni del Consiglio in cui eventualmente si discuta dell'uso delle forze armate di quei paesi.
Inoltre la delegazione canadese, facendo riferimento al "funzionalismo", insiste perché la Carta specifichi che nell'elezione dei membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza, sia usato un "debito riguardo" al contributo dato dai paesi delle Nazioni Unite al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
Sin d'ora i canadesi cominciano a nutrire forti diffidenze per l'Unione Sovietica notando un atteggiamento da muro contro muro nei confronti degli alleati occidentali da parte dei rappresentanti di quel paese.
Se alla fine della guerra vi è ancora in Canada una larga simpatia per la strenua resistenza russa all'invasione nazista, i diplomatici guardano però con preoccupazione all'espansione sovietica nell'Europa orientale e non nutrono più illusioni sulla possibilità di un proseguimento della cooperazione istituita durante il conflitto.
[Durante la guerra i rapporti che provenivano dall'ambasciatore canadese a Mosca Dana Wilgress (1892-1969) non erano rassicuranti. A suo parere i sovietici aspiravano a un lungo periodo di pace per riprendersi dalle distruzioni belliche, ma essi continuavano a rappresentare un sistema sociale ed economico diverso e opposto a quello degli Stati Uniti.]

 


QUÉBEC
Vescovo di Montréal
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1945
Aprile

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ONTARIO
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1945
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NEW BRUNSWICK
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1945
Aprile

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NOVA SCOTIA
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1945
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MANITOBA [dal 1870]
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1945
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BRITISH COLUMBIA [dal 1858]
[nel 1866 ha incorporato l'Isola di Vancouver e dal 1871 fa parte della confederazione.]
Primo ministro della provincia
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1945
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ISOLA DEL PRINCIPE EDOARDO
[Dal 1873 fa parte della confederazione.]
Primo ministro della provincia
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1945
Aprile

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TERRANOVA
Primo Ministro
(1934 - 1949)
[governo commissariato]

1945
Aprile

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UNIONE degli STATI UNITI d'AMERICA
Presidente degli Stati Uniti
F.D. Roosevelt [32°]
(1933 4 mar - 12 apr 1945)
[Pd]
H.S. Truman [33°]
(1945 12 apr - 20 gen 1953)
[Pd]
Vicepresidente
H.S. Truman
(1944 ott - apr 1945)
-
Segretario di Stato
[Ministro degli Esteri]
Cordell Hull
(? - ?)
Edward R. Stettinius Jr.
(? - ?)
Ministro del Tesoro
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Ministro della Guerra
-
Presidente della Corte Suprema
H.F. Stone
(1941 3 lug - 22 apr 1946)

1945
Aprile
12
, Warm Springs (GEORGIA) muore improvvisamente il presidente F.D. Roosevelt;
assume la presidenza degli Stati Uniti il vicepresidente democratico H.S. Truman;
25-26 giugno, Conferenza di San Francisco: la delegazione americana, sebbene capeggiata dal ministro degli Esteri Edward R. Stettinius Jr., i suoi membri più importanti sono alcuni senatori.
. Tom Connally, democratico texano presidente della commissione senatoriale per le relazioni estere;
. Arthur H. Vanderberg, repubblicano del MICHIGAN, ex isolazionista convertitosi durante la guerra alla partecipazione americana alle Nazioni Unite.]
Alla confeenza la spaccatura tra i firmatari della Dichiarazione delle Nazioni Unite si approfondisce.
[I delegati russi e americani discuteranno per settimane e, a un certo punto, la conferenza quasi si interromperà, a causa di un disaccordo circa l'applicazione della procedura di votazione già concordata a Yalta. Solo un appello personale di H.S. Truman e Stalin romperà l'impasse.]

 

 

 

[Maldwyn A. Jones, Storia degli Stati Uniti, Bompiani 1984.]

 




FBI
(Federal Bureau of Investigation)
- Direttore: John Edgar Hoover (1924-72)

1945
Aprile

-

 

 

[01] DELAWARE [dal 7 dicembre 1787] - cap. Dover
[Primo stato a ratificare la Costituzione degli Stati Uniti d'America.
Non esistono collegamenti fra chiesa e stato e una grande libertà religiosa si è affermata sin dall'inizio.]
Governatore
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1945
Aprile

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[02] PENNSYLVANIA [dal 12 dicembre 1787] - cap. Harrisburg
[Non esistono collegamenti fra chiesa e stato e una grande libertà religiosa si è affermata sin dall'inizio.]
Governatore
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1945
Aprile

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[03] NEW JERSEY [dal 18 dicembre 1787] - cap. Trenton
[Non esistono collegamenti fra chiesa e stato e una grande libertà religiosa si è affermata sin dall'inizio.]
Governatore
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1945
Aprile

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[04] - [04] GEORGIA [dal 2 gennaio 1788] - cap. Atlanta
[Già ammesso nell'Unione nel 1780 ma ratificato solo il 2 gennaio 1788.
Riammesso al Congresso il 30 marzo 1870.]
Governatore
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1945
Aprile

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[05] CONNECTICUT [dal 4 gennaio 1788] - cap. Hartford
Governatore
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1945
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[06] MASSACHUSETTS [dal 6 febbraio 1788] - cap. Boston
Governatore
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1945
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[07] MARYLAND [dal 28 aprile 1788] - cap. Annapolis
Governatore
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1945
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[08] - [01] SOUTH CAROLINA [dal 23 maggio 1788] - cap. Columbia
Governatore
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1945
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[09] NEW HAMPSHIRE [dal21 giugno 1788] - cap. Concord
Governatore
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1945
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[10] - [08] VIRGINIA [dal 26 giugno 1788]- cap. Richmond
[Riammesso al Congresso il 30 marzo 1870]
Governatore
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1945
Aprile

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[11] NEW YORK [dal 26 luglio 1788] - cap. Albany
[L'anglicanesimo è la religione di stato in quattro contee.]
Governatore
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1945
Aprile

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[12] - [09] NORTH CAROLINA [dal 21 novembre 1789] - cap. Raleigh
[Tratto di terre immediatamente a sud della Virginia, attorno allo stretto di Albemarle.]
Governatore
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1945
Aprile

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[13] RHODE ISLAND [dal 29 maggio 1790] - cap. Providence
Governatore
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1945
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[14] VERMONT [dal 4 marzo 1791] - cap. Montpelier
Governatore
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1945
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[15] KENTUCKY [dal 1° giugno 1792] - cap. Frankfort
Governatore
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1945
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[16] - [10] TENNESSEE [dal 1° giugno 1796] - cap. Nashville
[Riammesso all'Unione dall'aprile 1866.]
Governatore
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1945
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[17] OHIO [dal 1° marzo 1803] - cap. Columbus
Governatore
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1945
Aprile

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[18] - [05] LOUISIANA [dal 30 aprile 1812] - cap. Baton Rouge
- 1819, Trattato Adams-Onís: stabilisce il confine con il MESSICO spagnolo: va dal fiume Sabine, nel TEXAS orientale, fino al 42° parallelo (futuro confine settentrionale della CALIFORNIA) e da quel punto, verso ovest, fino al Pacifico.
Governatore
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1945
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[19] INDIANA [dal 11 dicembre 1816] - cap. Indianapolis
Governatore
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1945
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[20] - [06] MISSISSIPPI [dal 10 dicembre 1817] cap. Jackson
[Riammesso al Congresso il 30 marzo 1870]
Governatore
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1945
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[21] ILLINOIS [dal 3 dicembre 1818] - cap. Springfield
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Governatore
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[22] ALABAMA [dal 14 dicembre 1819] - cap. Montgomery
[Dal 18 ottobre 1867 sotto la sovranità degli Stati Uniti.]
Governatore
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1945
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[23] MAINE [dal 15 marzo 1820] - cap. Augusta
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Governatore
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1945
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[24] MISSOURI [dal 10 agosto 1821] - cap. Jefferson City
Governatore
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1945
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[25] - [11] ARKANSAS [dal 15 giugno 1836] - cap. Little Rock
Governatore
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[26] MICHIGAN [dal 26 gennaio 1837] - cap. Lansing
Governatore
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1945
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[27] - [03] FLORIDA [dal 3 marzo 1845] - cap. Tallahassee
Tra il 1810 al 1813 gli Stati Uniti hanno inglobato la maggior parte della Florida occidentale, la scia costiera che corre da New Orleans a Mobile, ma una buona parte della colonia, unitamente a tutta la Florida orientale, cioè la penisola, resta ancora sotto il dominio spagnolo.
Nel 1819, con il Trattato Adams-Onís è stata completamente ceduta agli Stati Uniti dalla Spagna.
Nel 1868 è rientrata a far parte dell'Unione.]
Governatore
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1945
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[28] - [07] TEXAS [dal 29 dicembre 1845] - cap. Austin
Governatore
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1945
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[29] IOWA [dal 28 dicembre 1846] - cap. Des Moines
Governatore
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1945
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[30] WISCONSIN [dal 29 maggio 1848] - cap. Madison
Governatore
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1945
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[31] CALIFORNIA [dal 9 settembre 1850] - cap. Sacramento
Governatore
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1945
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[32] MINNESOTA [dall'11 maggio 1858] cap. Saint Paul
Governatore
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1945
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[33] OREGON [dal 14 febbraio 1859] - cap. Salem
- 1845, alla fine dell'anno i 5000 coloni americani dell'Oregon organizzano un governo provvisorio e chiedono la fine del regime di occupazione comune e l'esclusiva giurisdizione americana.
- 1848, diventa territorio autonomo.
Governatore
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1945
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[34] KANSAS [dal 28 gennaio 1861] - cap. Topeka
Governatore
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1945
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[35] WEST VIRGINIA [dal 19 giugno 1863] - cap. Charleston
Governatore
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1945
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[36] NEVADA [dal 31 ottobre 1864] - cap. Carson City
[Il 2 marzo 1861 il suo territorio era stato separato da quello dell'UTAH.]
Governatore
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1945
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[37] NEBRASKA [dal 1° marzo 1867] - cap. Lincoln
Governatore
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1945
Aprile

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[38] COLORADO [dal 1° agosto 1876] - cap. Denver
[Territorio autonomo dal 28 febbraio 1861.]
Governatore
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1945
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[39] NORTH DAKOTA [dal 2 novembre 1889] - cap. Bismarck
Governatore
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1945
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[40] SOUTH DAKOTA [dal 2 novembre 1889] - cap. Pierre
Governatore
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1945
Aprile

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[41] MONTANA [dall'8 novembre 1889] - cap. Helena
[cap.li: fino al 1865 Bannack, fino al 1875 Virginia City.]
Governatore
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1945
Aprile

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[42] WASHINGTON [dall'11 novembre 1889] - cap. Olympia
Governatore
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1945
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[43] IDAHO [dal 3 luglio 1890] - cap. Boise
[Territorio autonomo dal 24 marzo 1863 con cap. Boise.
Inizialmente, fino al 7 dicembre 1864, la capitale era Lexinton.]
Governatore
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1945
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[44] WYOMING [dal 10 luglio 1890] - cap. Cheyenne
Governatore
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1945
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[45] UTAH [dal 4 gennaio 1896] - cap. Salt Lake City
[Territoro annesso nel 1850.
Dal 2 marzo 1861 si è staccato il Territorio del NEVADA.]
Governatore
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1945
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[-] Territorio delle HAWAII [dal 7 luglio 1898] - cap. Honolulu
 
Governatore
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1945
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[46] OKLAHOMA [dal 16 novembre 1907] - cap. Oklahoma City
[Territorio autonomo dal 2 maggio 1890.
Con l'annessione di questo nuovo stato gli indiani sono stati espropriati del loro territorio di riserva "permanente". ]
Governatore
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1945
Aprile

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[47] NEW MEXICO [dal 6 gennaio 1912] - cap. Santa Fe
[Territorio autonomo dal 1846.]
Governatore
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1945
Aprile

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[-] Territorio dell'ALASKA [dal 1912] - cap. Juneau
[1867, 9 aprile, il senato ratifica l'atto d'acquisto del territorio dalla Russia per 7,2 Mni di dollari;
18 ottobre [Alaska day], avviene il passaggio di sovranità;
1884, diviene un distretto dell'Oregon;
1898, viene scoperto l'oro: questo fatto provoca una vera e propria invasione di cercatori d'oro; altro oro viene poi scoperto nel vicino Klondike, territorio canadese, e l'Alaska è utilizzata come base di partenza per i cercatori.]
Governatore
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1945
Aprile

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[48] ARIZONA [dal 14 febbraio 1912] - cap. Phoenix
[Territorio autonomo dal 1863, ma fino al 1886 non ci fu pace con gli Indiani.]
Governatore
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1945
Aprile

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a




1945
Aprile
GRANDI ANTILLE
- Presidente della repubblica
R. Grau San Martin
(1944 - 1948)
[mentre dal 1903 gli Stati Uniti hanno una loro base militare a Guantánamo, dal 1934 hanno rinunciato al diritto formale d'intervento stabilito dall'emendamento Platt»
1945
Aprile

-
Haiti
-
?
(? - ?)
1945
Aprile

-
- Presidente della repubblica
?
(? - ?)
1945
Aprile

-
- Governatore
?
(?-?)
[colonia britannica dal 1866]
1945
Aprile

-


1945
Aprile
Estados Unidos Mexicanos
(Stati Uniti del Messico)
[repubblica federale]
- Presidente della repubblica federale
Manuel Avila Camacho
(1940 - 1946)
[Partido de la revolución mexicana]

1945
Aprile

il paese, anche se solo nominalmente, è impegnato nel secondo conflitto mondiale a fianco degli alleati;



1945
Aprile
Repubblica dell'America centrale
(1921)
- Presidente
-
1945
Aprile

-



1945
Aprile
- Capo del governo
-
gen. Jorge Ubico
(1931 - 1944)
(formalmente indipendente dal 1847)
1945
Aprile

-


1945
Aprile
- Presidente
gen. Maximiliano Hernández Martínez
(1931 - ?)
1945
Aprile

nella seconda guerra mondiale il paese si mantiene rigorosamente neutrale;

1945
Aprile
Honduras
- Dittatore
T. Carias Andino
(1932 - 1949)
1945
Aprile

-


1945
Aprile
- Presidente
gen. Anastasio Somoza Debayle
(1937 - 1956)
[dal 1937 le forze guerrigliere si oppongono alla dittatura della famiglia Somoza]
1945
Aprile

-

1945
Aprile
- Presidente della repubblica
?
(? - ?)
[liberale]
1945
Aprile

ritorna ora il regime liberale;

1945
Aprile
República de Panamá
(indipendente dal 1903)
- Presidente della repubblica
?
(1903 - ?)
1945
Aprile

-




1945
Aprile
- Presidente
-
[presidenze di E. Olaya Herrera, di A. López Pumarejo e di altri]
1945
Aprile

ripristinato il regime di separazione fra stato e chiesa, i presidenti liberali tentano, con alterno successo, di avviare il paese verso un regime di democrazia rappresentativa, mentre in politica estera essi si allineano sempre più con gli Stati Uniti (la cui influenza nella vita economica del paese si va sempre più estendendo).

1945
Aprile

- Presidente della repubblica

?
(1936 - ?)
-
1945
Aprile

nell'immediato dopoguerra ha fine l'esperimento di "democrazia autoritaria" in seguito a un golpe d'ispirazione filoperonista appoggiato da Acción democrática (partito di azione democratica) di R. Betancourt;
la giunta rivoluzionaria da questi instaurata promulga una nuova costituzione che introDuce per la prima volta in Venezuela il suffragio universale.



1945
Aprile
República del Ecuador

- Presidente della repubblica

J.M. Velasco Ibarra
(1944 - ?)II
[velasquismo]
[sarà deposto anche questa volta prima della scadenza del mandato]
1945
Aprile

il protocollo di Rio de Janeiro non ha delimitato con precisione la linea di confine, nella zona della cordigliera del Cóndor;
dalla conferenza di Rio de Janeiro il paese dipende sempre più dagli Stati Uniti che hanno ottenuto anche la cessione di basi militari;




1945
Aprile

- Presidente della repubblica

O.R. Benavides
(? - 1939)
(Repubblica indipendente dal 1827)
1945
Aprile

la crisi economica del 1929-31 ha causato la restaurazione militare e la messa fuori legge del partito radicalpopulista
APRA (Alianza Popular Revolucionaria Americana), fondato da V.R. Haya de la Torre;


1945
Aprile

- Presidente della repubblica

?
(?-?)
1945
Aprile

un nuovo blocco di forze della sinistra, raggruppando accanto alla piccola borghesia radicale strati di operai e di contadini, ha dato vita nel 1941 al MNR (Movimento nazionalista rivoluzionario) sotto la guida di V. Paz Estenssoro.

1945
Aprile

- Presidente della repubblica

J.A. Ríos Morales
(1941 - 1946)
[Frente Popular]
- Ministro della sanità
-
1945
Aprile

il presidente attua una politica di riforme sociali ed economiche che consentono una ripresa dello sviluppo a vantaggio specialmente dei ceti medi;

1945
Aprile
dal 1816 divise nelle tre colonie:
Guyana Britannica [dal 1928 ha un proprio governo rappresentativo]

- Governatore

?
(? - ?)
1945
Aprile

-
Suriname (olandese)

- Governatore

?
(? - ?)
1945
Aprile

-
Guyane Française
[già sede di una colonia penitenziaria e poi, dal 1852,
di un bagno penale (fino al 1945)]

- Governatore

?
(? - ?)
1945
Aprile

-


1945
Aprile

- Dittatore

Getulio Dornelles Vargas
(1937 - ott 1945)
[dal 1937 vige il cosiddetto Estado Nôvo, ispirato al modello corporativo-fascista portoghese]
1945
Aprile

rivolta contadina di Caldeirão (1936-38);



1945
Aprile

- Dittatore

gen. H. Morinigo
(1940 - 1948)
1945
Aprile

il generale H. Morinigo abolisce le riforme appoggiandosi ai ceti conservatori e favorendo così l'industrializzazione e l'espansione economica;


1945
Aprile

- Presidente della repubblica

gen. E.J. Farrell
(1944 mar - giu 1946)
1945
Aprile

Buenos Aires,

 



Patagonia
1945
Aprile

-

1945
Aprile
- capo militare
A. Baldomir
(1938 - 1943)
1945
Aprile

Montevideo, seconda guerra mondiale: il paese è entrato in guerra a fianco degli Stati Uniti d'America;




1945
Aprile
CINA
-
Repubblica Cinese

presidente della repubblica

Chiang Kai-shek
(1935 dic - gen 1949)

- Presidente del PCC (Partito comunista cinese)

Mao Tse-tung
(1935 - 1949)

[i giapponesi hanno già occupato la Manciuria, Jehoi (provincia nordorientale della Cina), Chahar e Sui-yüan;
guerra cino-giapponese (1937-45): col pretesto della situazione bellica, Chiang Kai-shek riDuce al silenzio ogni forma di opposizione interna; il Kuomintang (KMT), di cui è ora diventato presidente, nel giro di un ventennio si è trasformato da forza progressista in baluardo della conservazione.]
1945
Aprile

-
Repubblica sovietica cinese
degli operai e dei contadini

(Repubblica di Kiangsi - Cina meridionale)
presidente del PCC (Partito comunista cinese)
Mao Tse-tung
(1935 - 1949)
1945
Aprile

-

a


1945
Aprile
DAE HAN
(Corea)
[lo stato coreano ha cessato di esistere come entità autonoma nel 1910 essendo stato annesso dal Giappone;
la dominazione di Tokyo è improntata a uno spietato regime poliziesco;
è attivo comunque un movimento di resistenza nazionale che dal 1931 organizza la guerriglia antigiapponese;
la conferenza interalleata del Cairo ha deciso nel 1943 di restaurare l'indipendenza e l'integrità territoriale della penisola all'indomani del conflitto;]
1945
Aprile

-

a


1945
Aprile
Vietminh
Viet Nam Doc Lap Dong Minh
(Lega per l'indipendenza del Vietnam)
II Guerra Mondiale (1941-45)

1945
Aprile

-



Guerra d'Indocina


Aprile
da marzo il Giappone, che aveva occupato militarmente l'Indocina francese nel 1940, ha concesso una fittizia indipendenza ai cinque protettorati francesi:
- Cocincina
- Annam
- Tonchino
- Cambogia (re Norodom Sihanuk)
- Laos;

a





1945
Aprile
(periodo Showa: 1926-45)
Giappone

Hirohito

(Tokyo 1901-1989)
figlio di Yoshihito;
1921-26, reggente;
1926-45, imperatore del Giappone;



1945
Aprile

II Guerra Mondiale (1941-45):

a





1945
Aprile
[colonia spagnola dal 1900, con capitale Villa Cisneros già protettorato dal 1884, le è stata annessa militarmente nel 1934 la regione di Saguia el Hamra]
-
-
1945
Aprile

-


1945
Aprile
MAROCCO
[dal 1912 il paese è un protettorato della Francia che ha riconosciuto alla Spagna una zona di sua spettanza (Rif, Ifni, Tarfaya);
con la convenzione di Parigi la città di Tangeri è stata internazionalizzata con un proprio statuto autonomo.]
mentre il paese continua ad opporre una strenua resistenza alla "pacificazione", egli si avvicina decisamente a quei movimenti che reclamano una maggiore autonomia del Marocco, non nascondendo le sue simpatie per l'Istiqlal o Partito dell'indipendenza attorno a cui si riunisce gran parte delle forze autonomistiche; dal canto suo la Francia ha creato una residenza militare che lascia insoddisfatta ogni istanza autonomista;
Maometto V
-

(Fez 1909 - Rabat 1961)
figlio di Mulay Yusuf;
1927-57, sultano del Marocco;
[alla morte del padre]

1957-61, re del Marocco;

1945
Aprile

seconda guerra mondiale (1940-45)
-


1945
Aprile
Algeria
-
-
1945
Aprile

ancor prima della fine del conflitto mondiale le autorità francesi si sono impegnate a garantire alcune concessioni alla comunità musulmana;

1945
Aprile
TUNISIA
[protettorato francese dal 1883, anche se il bey conserva formalmente le sue prerogative]
il Neo-Destur (presidente: H. Bourghiba, in carcere 1934-36 e 1938-42) dal 1934 ha come obiettivo la fine del protettorato;
1945
Aprile

-

1945
Aprile
LIBIA
[nome romano riesumato durante il conflitto per indicare le due regioni della Tripolitania e della Cirenaica]
- da fine gennaio 1943 tutta la Libia è in mano agli inglesi -

1945
Aprile

seconda guerra mondiale (1940-45)
-

Muhammad Idris al-Mahdi al-Sanusi
-

(Giarabub 1890 - Il Cairo 1983)
1917-22, capo della confraternita dei Senussi;
1923-48, è costretto all'esilio;


1948, emiro di Cirenaica;
1950-69, re di Libia(Idris I);



1945
Aprile
Faruk  
(Il Cairo 1920 - Roma 1965)
figlio di re Fu'ad I;
1936-52, re d'Egitto;
nell'immediato dopoguerra gode di un certo prestigio per aver patrocinato la creazione della Lega araba;

1951-52, re d'Egitto e del Sudan;
- Primo Ministro
?
(1945 feb - ?)
- Ambasciatore britannico
sir Miles Lampson
(1936 - 1946)
1945
Aprile

-


1945
Aprile
Sudan
[dalla convenzione del 18 gennaio 1899, il paese è stato costituito in "condominio" anglo-egiziano, di fatto in possedimento britannico;
la dominazione inglese ne ha accentuato la dipendenza coloniale, contestata fin dal periodo tra le due guerre mondiali dai nazionalisti sudanesi divisi tra una tendenza indipendentistica e una tendenza favorevole all'unione con l'Egitto.]
   
1945
Aprile

-


1945
Aprile
Guinea-Bissau
[colonia autonoma portoghese dal 1879, i suoi confini (rettilinei e artificiosi di evidente origine coloniale) con l'Africa Occidentale Francese sono stati regolati nel 1896.]
-
?
(?-?)
1945
Aprile

-


1945
Aprile
Africa Occidentale Francese
(AOF – 1895-1958)

[possedimenti retti, dal 1895, da un governatore generale, dipendente dal ministero delle colonie, in forma accentuatamente centralizzata]

- Governatore generale
?
(? -?)
Senegal [sotto controllo francese dal 1817, sottomesso e pacificato dal 1865.] cap. Dakar.
1945
Aprile

-
Mauritania [protettorato francese dal 1904, il territorio vi è stato annesso dal 1920 ma le autorità coloniali non verranno mai completamente a capo dello spirito d'indipendenza mauro]
1945
Aprile

-
Sudan francese [ex Senegal-Niger dal 1904, nel 1921 è tornato al suo nome originario.]
1945
Aprile

-
Alto Volta [1932-47, la colonia è soppressa e smembrata tra Costa d'Avorio, Sudan Francese e Niger]
1945
Aprile

-
Niger [completamente colonizzato dal 1920] cap. Zinder.
1945
Aprile

-
Guinea Francese [protettorato francese dal 1889, è sorta la città di Conakry nel 1890; colonia francese dal 1891;
con l'acquisizione dell'isola di Los nel 1904 ha assunto il suo assetto territoriale definitivo.]
1945
Aprile

-
Costa d'Avorio [colonia francese dal 1893.]
1945
Aprile

-
Dahomey [annesso dal 1899 ma, completamente, dal 1916]
1945
Aprile

-
Nel gennaio 1943, truppe francesi "libere" hanno rioccupato tutte le colonie francesi nell'Africa occidentale e nel Madagascar.

1945
Aprile
Sierra Leone
[colonia inglese dal 1808.]
- Governatore
?
(?-?)
1945
Aprile

-

1945
Aprile
[ex Monrovia, è una repubblica indipendente dal 1847, con una costituzione modellata su quella statunitense ma con il predominio dell'elemento nero-americano su quello autoctono;
nel 1857 al paese si è unita l'ex colonia formatasi a capo delle Palme nel 1833.]
-
-
1945
Aprile

-


1945
Aprile
Costa d'Oro
[colonia della corona britannica dal 1874; nel 1922 si è ingrandita con l'annessione dell'ex Togo tedesco, la parte occidentale (Togoland) del territorio;]
- Governatore
-
1945
Aprile



1945
Aprile
Togo
[sotto mandato francese dalla fine della prima guerra mondiale, dal 1922 il territorio comprende solo la parte orientale dell'ex Togo tedesco e mantiene una distinta fisionomia giuridica.]
?
(?-?)
1945
Aprile

-


1945
Aprile
comprende i due ex protettorati britannici;
all'unità amministrativa della federazione non corrisponde tuttavia una reale integrazione etnico-culturale del paese;
Nigeria settentrionale [territori haussa, riuniti dal 1900]
-
-
1945
Aprile

-

Nigeria Meridionale [territori degli Oil Rivers (dal 1849), di Lagos (dal 1861) e Benin (dal 1897), riuniti dal 1906]
-
-
1945
Aprile

all'unità amministrativa della federazione non corrisponde tuttavia una reale integrazione etnico-culturale del paese;
vari elementi di divisione si portano avanti dal 1922;
in opposizione al regime coloniale, Nnamdi Azikiwe e Wallace Johnson organizzano il National Council of Nigeria and the Cameroons (Consiglio Nazionale della Nigeria e del Camerun);





1945
Aprile
Camerun
[dal 1920 l'ex protettorato franco-britannico è diviso in due mandati coloniali previsti dal trattato di Versailles]
Njoya
-
(? - ?) c
1883-1933, re dei bantu;

Mandato (1) [alla Gran Bretagna, la porzione nordorientale, circa un quinto del paese]
1945
Aprile

-
Mandato (2) [alla Francia, il resto (ha recuperato anche i territori ceduti nel 1911)]
1945
Aprile

dal 27 agosto 1940 ha aderito alla Francia libera;

1945
Aprile
Africa Equatoriale Francese
(1910-1958)
1910, la Francia crea questa nuova unità amministrativa che, pur mantenendo a Brazzaville la sede del governatore generale, è divisa in quattro ripartizioni:
Medio Congo [ex Congo Francese»
-
1945
Aprile

André Matsua, fondatore nel 1925 della Société amicale des originaires de l'Afrique Equatoriale Française e finora sopravvissuta nella clandestinità, si trova ora arruolato nell'esercito francese;
nuovamente arrestato sotto l'imputazione di "intelligenza col nemico" è ricondotto a Brazaville. Qui tutti gli esponenti del movimeno amicale, divenuti fautori sempre più decisi delle rivendicazioni autonomiste delle popolazioni Bakongo, sono condannati a morte e fucilati.

Gabon [già assorbito dal Congo Francese nel 1888 e ora separato]
-
1945
Aprile

-
Ubangi Sciari (Oubangui-Chari) [ex Impero Centrafricano, diventato colonia francese dal 1905]
-
1945
Aprile

-
Ciad [pur annesso dalla Francia, la resistenza all'interno continuerà fino al 1917]
-
1945
Aprile

Durante la seconda guerra mondiale la colonia aderisce alla Francia libera.




1945
Aprile
Congo Belga
[colonia dello stato belga dal 1908]
(capitale: Lépoldville)
[il territorio dello Zaire, già sede (ancor prima dell'arrivo dei portoghesi) di importanti regni autoctoni quali quello del Congo, di Kuba, Luba, Lunda:
- nel 1880 è stato posto sotto il controllo dell'Associazione internazionale per il Congo, promossa da Leopoldo II re del Belgio;
- 1885-1908, sotto la sovranità (esercitata a titolo personale) di Leopoldo II re del Belgio.]
Governatore
-
1945
Aprile

Lépoldville [1945] ha 100.000 abitanti.
Nel periodo tra le due guerre vengono estese le piantagioni ed avviato lo sfruttamento delle ricchissime risorse minerarie, senza che ciò comporti alcun miglioramento del livello di vita delle popolazioni indigene e delle condizioni igienico-sanitarie.
Katanga [regione sudorientale, annessa militarmente dai belgi nel 1891 sotto l'egida della Compagnie du Katanga istituita da re Leopoldo II.]
1945
Aprile

nella zona dell'attuale Jadotville, la Union Minière:
- nel 1917, a Likasi, ha aperto un'altra grande miniera di rame (dopo quella iniziale a Elisabethville);
- nel 1921, a Panda, ha installato un concentratore di minerale;
- nel 1928, a Shituru, ha inaugurato un nuovo complesso industriale, di gran lunga il maggiore del Congo e fra i più imponenti dell'intera Africa.
ll complesso industriale [intitolato a Jean Jadot] forma una delle capitali mondiali del rame.
Ruanda-Urundi [dal 1919 sotto amministrazione belga, nel 1925 è stato annesso alla colonia.]
1945
Aprile

-







1945
Aprile
-
ETIOPIA
[Abissinia: con il termine si intende indicare la regione etiopica (comprendente il Tigré, lo Scioà, l'Amara e il Goggiam) che si estende a Nord del fiume Auasc e dello spartiacque tra l'Omo e l'Abbai]
-

(Harar 1891 - † 1975)
Tafari Makonnen, figlio del principe Makonnen e nipote di Menelik II;
1930-75, imperatore di Etiopia;
negus neghesti
(re dei re);
1945
Aprile

da maggio 1941 è rientrato insieme alle truppe inglesi ad Addis Abeba;

ERITREA

1945
Aprile

dopo lo sfaldamento coloniale italiano, dal 1941 segue le sorti dell'Etiopia;

[Abissinia: con il termine si intende indicare la regione etiopica (comprendente il Tigré, lo Scioà, l'Amara e il Goggiam) che si estende a Nord del fiume Auasc e dello spartiacque tra l'Omo e l'Abbai]




1945
Aprile
SOMALIA
1945
Aprile

L'integrazione amministrativa da parte degli inglesi dei due territori ex Somalia Britannica ed ex Somalia Italiana, favorisce l'aggregazione delle forze nazionaliste nel partito Somali Youth League (Lega dei Giovani Somali) avviando il movimento indipendentista;
Somalia Francese [colonia francese dal 1896]
il porto di Gibuti (1888) è collegato per ferrovia alla capitale etiopica Addis Abeba (1897-1917);
[situata in territorio dancalo e non propriamente somalo]
1945
Aprile

-

1945
Aprile
Africa Orientale Britannica
(IBEAImperial British East Africa)
Uganda [protettorato britannico dal 1894]
-
-
1945
Aprile

formalmente diviso in quattro regni federati, è uno dei possedimenti più prosperi della Gran Bretagna in Africa;

Kenya [nome ufficiale solo dal 1920]
-
-
1945
Aprile

sono appena arrivate in Kenia la II e la V brigata sudafricana e il gen. Cunningham comincia a costituire la 1ª div.ne sudafricana (gen. Brink);



1945
Aprile
Africa Orientale Tedesca
(Deutsch-Ost-Afrika)
Ruanda-Urundi
-
-
1945
Aprile

[dal 1919 il Burundi con il contiguo regno del Ruanda sono sotto l'amministrazione belga [Mandato B].
il territorio viene annesso al Congo Belga;
Tanganica [dalla fine del primo conflitto mondiale (novembre 1918) il territorio è attribuito dalla Società delle Nazioni in mandato [Mandato B] alla Gran Bretagna che concede una relativa autonomia interna.]
-
-
1945
Aprile

-

1945
Aprile
Zanzibar
[protettorato (assieme all'isola di Pemba) dal 1890 e colonia dal 1913 della corona britannica]
-
-
1945
Aprile

-


1945
Aprile
Angola
- Governatore
?
(? - ?)

1945
Aprile

-


1945
Aprile
Rhodesia
1945
Aprile

ribattezzato Rhodesia dal 1895 in onore di Cecil J. Rhodes;
dal 1890 la British South Africa Chartered Co., società fondata da Cecil J. Rhodes, ha ottenuto da re LoBenguella la concessione esclusiva di sfruttamento venticinquennale del territorio del protettorato sui maTabele;
Rhodesia del Nord-Ovest [protettorato dal 1899, dal 1914, è uno dei più poveri possedimenti britannici]
-
-
1945
Aprile

passata ora sotto il controllo statale, mantiene lo status di protettorato, dipendendo dal Foreign Office e restando in gran parte sotto il controllo della Compagnia ; [vedi 1948»

Rhodesia del Sud [protettorato dal 1911]
-
-
1945
Aprile

passata sotto il controllo statale nel 1923, si è rifiutata d'integrarsi nell'Unione Sudafricana divenendo colonia autonoma della corona e godendo così di maggiore libertà amministrativa; a forte immigrazione bianca, adotta una legislazione razziale analoga a quella sudafricana (apartheid) sancendo la completa esclusione dell'elemento indigeno dalla vita politica del paese;
[la situazione rimarrà così fino al secondo dopoguerra: vedi 1953]


1945
Aprile
[l'ex territorio Malawi, protettorato britannico dal 1891, che aveva assunto formalmente il nome British Central Africa
nel 1893, ha assunto questo nuovo nome nel 1907]
-
-
1945
Aprile

sin dall'inizio del secolo fermenti antibritannici sono già sorti e ora si diffondono a causa dell'indiscriminata diffusione delle piantagioni coloniali a scapito delle colture alimentari per il fabbisogno della popolazione (in costante aumento);
rimasto latente tra le due guerre mondiali, il movimento nazionalista nero riprende vigore con la fondazione del NAC (Nyasaland African Congress);


1945
Aprile
[l'ex territorio Malawi, protettorato britannico dal 1891, che aveva assunto formalmente il nome British Central Africa
nel 1893, ha assunto questo nuovo nome nel 1907]
-
-
1945
Aprile

sin dall'inizio del secolo fermenti antibritannici sono già sorti e ora si diffondono a causa dell'indiscriminata diffusione delle piantagioni coloniali a scapito delle colture alimentari per il fabbisogno della popolazione (in costante aumento);
rimasto latente tra le due guerre mondiali, il movimento nazionalista nero riprende vigore con la fondazione del NAC (Nyasaland African Congress);


1945
Aprile
Mozambico
[già nel 1891 il Portogallo completava la conquista delle regioni interne ma solo nel 1915 è riuscito a pacificarle;
nel 1923 ha integrato il triangolo di Kionga, già possedimento tedesco sino alla fine della prima guerra mondiale.]
-
?
(? - ?)
1945
Aprile

-


1945
Aprile
Madagascar
(Imérina)
[annesso alla Francia dal 1896]
- Governatore
Cayla
(? - ?)
1945
Aprile

il paese è annesso alla Francia dal 1896 mentre il VVS di J. Ralaimongo lotta per l'indipendenza;




1945
Aprile
Unione Sudafricana
[dominion britannico a struttura federativa dal 1910 ma indipendente sul piano internazionale (statuto di Westminster, 1931)]
- Primo ministro
J.C. Smuts
(1939 - 1948)
[Partito afrikaner (unionista)]
dal 1912 si è costituito il SANNC (South African Native National Congress) – dal 1925 mutato in ANC (African National Congress) – formazione politica nera;
dal 1913 è in vigore il Native Land Act che consente al primo ministro di coinvolgere l'elemento boero nella prima guerra mondiale a fianco dell'Inghilterra;
dal 1914 è abolita l'imposta discriminatoria nei confronti degli indiani del Natal;
dal 1918 si è annessa con una serie di decisioni unilaterali l'ex colonia tedesca dell'Africa del Sud-Ovest, ricevuta invece in amministr azione fiduciaria dalla Lega delle Nazioni; nel tentativo di diminuire il costo del lavoro nell'industria mineraria colpita da recessione in conseguenza del declino del gold standard, il primo ministro fa ricorso alla manodopera africana semispecializzata;
mentre dal 1925 l'afrikaans ha rimpiazzato l'olandese come seconda lingua ufficiale dell'Unione, sono in vigore: Native Land Act (dal 1913) e Colour Bar Act (dal 1926);
dal 1934 il Partito afrikaner (unionista) di J.C. Smuts e il Nationalist Party (nazionalista) di J.B.M. Hertzog si sono fusi nell'United Party favorendo così l'aggregazione in partito politico della destra ultrarazzista e apertamente filonazista di D.F. Malan (Purified Nationalist Party) a cui nel 1936 Hertzog e Smuts hanno dovuto concedere il Representation of Natives Act che sospende i diritti politici della comunità nera;
grazie alla posizione favorevole all'ingresso del paese nel congflitto a fianco degli alleati (80 voti contro 67)

1945
Aprile

-




1945
Aprile
LEGA ARABA
Il 22 marzo 1945 è nata al Cairo questa lega fondata da Egitto, Libano, Siria, Giordania, Iraq, Arabia Saudita e Yemen;
1953, Libia
1956, Sudan
1958, Tunisia e Marocco
1961, Kuwait
1962, Algeria.
Fa parte anche l'OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina), presieduta da Yasir Arafat.
1945
Aprile

-




1945
Aprile
Regno Arabo Saudita
[dal 27 set 1932]
[come membro fondatore, dal 22 marzo 1945 fa parte della "Lega araba".]
'Abd al-'Aziz III o ibn Sa'ud
Albero genealogico
(Riyadh 1887-Taif 1953)
discendente della dinastia wahhabita dei Banu Sa'ud;
1891, la dinastia viene scalzata dalla capitale Riyadh a opera dei rivali Banu Rashid del Gebel Shammar;
1902-13, ristabilisce con una serie di campagne l'unità del Neged, intraprendendo dopo il crollo dell'impero ottomano l'unificazione della penisola arabica;
1915-18, prima guerra mondiale: pur avendo stipulato un accordo di alleanza con la Gran Bretagna (1915), si mantiene neutrale dedicandosi al consolidamento interno dello stato, da lui organizzato sulla base di colonie agricolo-militari di contadini soldati legati al sovrano da un patto ("fratelli fedeli");
1918, approfitta dei contrasti anglo-francesi nel Vicino Oriente per sviluppare una tempestiva politica di annessioni;
1919, si annette il Gebel Shammar;
1924, si annette la Mecca;
1925, si annette Gidda;
1926, re del Higiaz;
1927-32, re del Higiaz e del Neged;
[… e dipendenze];
riconosciuto al congresso musulmano universale della Mecca, ottiene anche il riconoscimento della Gran Bretagna (trattato di Gidda);
1932 (27 settembre) procede alla piena integrazione dei suoi possedimenti dando ad essi il nome di Regno Arabo Saudita;
1932-53, re dell'Arabia Saudita;

1945
Aprile

-


1945
Aprile
Yemen
(imamato)
[come membro fondatore, dal 22 marzo 1945 fa parte della "Lega araba".]
? 

1945
Aprile

-


1945
Aprile
Emirato di Transgiordania
[come membro fondatore, dal 22 marzo 1945 fa parte della "Lega araba".]
Abdullah o 'Abd Allah ibn al-Husayn 
(La Mecca 1882 - Gerusalemme 1951) secondogenito del re del Higiaz Husayn ibn 'Ali, della dinastia degli Hashimiti o Hashemiti;
1920, re dell'Iraq;
[designato dal Congresso panarabo di Damasco]
1921, deve cedere il trono iracheno al fratello maggiore Faysal, espulso dalla Siria dai francesi, ottenendo in cambio l'emirato autonomo di Transgiordania, sotto mandato britannico;
1921-46, emiro di Transgiordania [sotto mandato britannico];
1933, dopo la morte del fratello Faysal, ne riprende il progetto di creazione di una "grande Siria" (Transgiordania, Palestina, Libano e Siria) rinsaldando a tale scopo l'alleanza con la Gran Bretagna;



1946-51, re del Regno hashemita del Giordano;
1945
Aprile

seconda guerra mondiale (1939-1945): a fianco della Gran Bretagna contro la Germania;


1945
Aprile

[come membro fondatore, dal 22 marzo 1945 fa parte della "Lega araba".]

- Presidente
Bachara al-Khury
(1943 - 1952)
1945
Aprile




1945
Aprile

[posta dal 1920 sotto mandato francese dalla Società delle Nazioni e poi divisa in tre distretti autonomi;
dal 1930 è una repubblica parlamentare con la Francia quale supervisore degli affari esteri e della sicurezza;
dall'agosto 1941 vige un accordo franco-inglese De Gaulle-Lyttleton su Siria e Libano.
il 22 dic 1943 la "Francia libera" ha dichiarato la fine dei mandati e il trasferimento dei poteri a Siria e Libano.]

 

1945
Aprile
-


1945
Aprile
[dal 1922 la regione è stata attribuita in mandato dalla Società delle Nazioni alla Gran Bretagna, sulla base del piano di spartizione del levante convenuto da inglesi e francesi (accordo Sykes-Picot);
dal 1939 (libro bianco del maggio 1939) il governo inglese ha formulato la proposta, respinta dagli interessati, di istituire uno stato arabo palestinese indipendente, nell'arco di un decennio;
dal 1942 a New York l'Organizzazione sionistica mondiale pensa di dar vita a uno stato ebraico indipendente,
… ogni mediazione è improponibile; ]
 
1945
Aprile

-



1945
Aprile
Iraq
[dal 1930 l'Iraq è "formalmente" indipendente e dal 1932 fa parte della Società delle Nazioni; rimane infatti ancora legato alla Gran Bretagna da un trattato 25le (1930-55);
mentre dal 1943 è stato belligerante contro l'Asse, le truppe anglo-giordane presidiano il paese fino alla fine della seconda guerra mondiale; membro fondatore delle Nazioni Unite (1945) e della "Lega araba" (22 marzo 1945).]
Faysal II

(? - 1958)
figlio di Ghazi I
1939-58, re dell'Iraq;


1945
Aprile

-
Kurdistan (iracheno)
1945
Aprile

le multinazionali del petrolio e in particolare l'Iraq Petroleum Corporation (anglo-franco-olandese-americana) operano nei giacimenti della zona di Kirkuk;



1945
Aprile
Iran
[mentre dal 1928 sono state annullate tutte le concessioni di extraterritorialità, dal 1933 è stato rinegoziato l'accordo con la AIOC (Anglo-Iranian Oil Company) che continua a sfruttare (1909-51) gli ingenti giacimenti petroliferi.]
Muhammad Reza Pahlavi

(Teheran 1919 - Il Cairo 1980)
primogenito di Reza Khan Pahlavi imperatore (scià) dell'Iran, educato all'occidentale;
1941-79, scià dell'Iran;
sale al trono dopo l'abdicazione del padre;



1945
Aprile

seconda guerra mondiale (1941-45): solo in seguito alla firma di un trattato tripartito di alleanza nel 1942, cui è seguita immediatamente la dichiarazione di guerra alla Germania, egli ha ottenuto il riconoscimento della sovranità;



 




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Giornali e giornalisti
1945 - APRILE


[Torino]

direttore:
. Concetto Pettinato.
Subito dopo la liberazione, il giornale sospende le pubblicazioni.

«La Repubblica Fascista»

1943 set - apr 1945,
direttore:
. Carlo Borsani.

«Vent'anni»
[settimanale fascista di Torino]

direttore:
. Guido Pallotta, vice-segretario nazionale dei GUF.

[periodico di Albenga]

direttore:
. ?,


[Torino]

condirettore:
. Ather Capelli.


[Genova]

direttore:
.


[Milano]

direttore:
1943 set - apr 1945
. Ermanno Amicucci.

«Il Giorno»

direttore:
. Italo Pietra.

«Critica Sociale»

«segue da 1918»
1945, riprende le pubblicazioni con periodicità mensile sotto la direzione di U.G. Mondolfo e con indirizzo socialdemocratico.

«Il Popolo d'Italia»

«segue da 1943»
direttore:
.

«L'Arena»
[Verona]

direttore:
. Giuseppe Castelletti.


[Trieste]

direttore:
.


[Modena]

direttore:
.

«Il Resto del Carlino»
[Bologna]

direttore:
. Giorgio Pini, poi sottosegretario agli Interni;
il giornale viene posto sotto sequestro e per un breve periodo è autogestito da una cooperativa di redattori che pubblicano il «Giornale dell'Emilia»;

«La Nazione»
[Firenze]

direttore:
. Mirko Giobbe.

«Rivoluzione»
[organo del GUF di Firenze]

direttore:
. Guido Giglioli.

«Il Telegrafo»

«segue da 1922»
Gennaio
28
, viene sostituito da «Il Tirreno»;
«segue 1955»

[Roma]

direttore:
. R. Manzini (1927-59).

[Roma]

Giugno
4
, cessa le pubblicazioni.
direttore:
.


[Edizione romana]

direttore:
.

«La Voce Repubblicana»

direttore:
.
il 10 giugno 1944 ha ripreso le pubblicazioni in modo regolare con una tiratura di 20.000 copie;

«Il Popolo»
(organo ufficiale della Dc)

direttore:
. G. Gonella;
nei primi mesi, con un'area di diffusione limitata quasi esclusivamente alla capitale, ha una tiratura di 23.000 copie;

«Il Tempo»
[Roma]

direttore:
. R. Angiolillo;
condirettore:
. L. Repaci;
dopo un'iniziale apertura di tipo socialdemocratico, nel giro di pochi mesi il foglio si sposta su posizioni moderate, guardando ad un pubblico di lettori del ceto medio del centro-sud: ciò determina l'uscita dal giornale di L. Repaci.

«L'Ora»
[organo ufficiale del FUA (Fronte unico anticomunista)]
[Roma]

direttore:
.


[mensile dell'Unione italiana per il Rinnovamento sociale]
[Roma (dal n. 4)]

direttore:
. P. Togliatti [Ercoli];
diretto e curato personalmente dal leader del Pci, mira a fornire ai militanti una guida ideologica.

direttore:
.
ritornato legale nel giugno 1944, ha 4 edizioni con proprie redazioni e tipografie: a Roma, Milano, Torino e Genova;
nel quadro del partito "nuovo" concepito da P. Togliatti [Ercoli] il giornale si afferma con caratteri suoi originali nel panorama della stampa italiana tentando la strada inedita di un quotidiano contemporaneamente di partito e di massa, di orientamento e di informazione;

«La Nazione
del Popolo
»

organo del Ctln (Comitato toscano di liberazione nazionale), i cui propietari sono i cinque partiti dello stesso Ctln.
[dovrebbe passare ai democristiani e ai liberali, che dopo pochi giorni cambiano la testata in «Giornale del Mattino», ma all'ultimo momento passa alla Dc]

«La Patria»

dei liberali e dell'esercito, cesserà le pubblicazioni.


[organo clandestino del Psiup]

. E. Colorni (1943 lug-1944);

«L'Uomo Qualunque»
[rivista settimanale]

1945-46, le 80.000 copie iniziali raggiungono il numero di 700-800.000;
lo straordinario successo si basa soprattutto sul consenso ottenuto presso i ceti medi impiegatizi e professionali della capitale e la piccola borghesia rurale del mezzogiorno che si riconoscono sempre più negli attacchi sempre più aspri e triviali scagliati da Guglielmo Giannini contro:
- lo stato parlamentare,
- l'antifascismo militante,
- il "ciellenismo",
- il Pci,
oppure contro gli intellettuali "i visi pallidi" e il clero progressista;
elogiando lo stato amministrativo e prendendo le difese dell' "uomo della strada" oppresso e prevaricato dall'esosità fiscale e dalle ideologie dei politicanti, mette sullo stesso piano fascismo e antifascismo;
la rivista trova lettori e consensi presso quelle classi che hanno costituito la principale base sociale del regime fascista;
la polemica di Guglielmo Giannini si dirige sempre contro la politica come processo di trasformazione della società e contro i partiti politici di massa;
dopo molte perplessità egli decide di affiancare alla rivista un movimento (non più un partito di élites) di massa moderato, capace di assorbire anche l'opinione di vasti settori cattolici;

«La Critica»

«segue da 1925»
1945, inizia la serie dei «Quaderni della critica»;
«segue 1952»

«Risorgimento»
[mensile comunista edito da Einaudi]

direttore:
. Carlo Salinari (Pci);

Aprile
15
, sul primo numero, dopo la Presentazione, il primo articolo dal titolo L'Italia e la democrazia reca la firma di Luigi Sturzo; seguono:
. P. Treves,
. U. Massola,
. E. Lussu,
. U. Saba,
. N. Sapegno,
. A. Moravia,
. F. d'Amico.
[Tipico questo concerto di autori, per un panorama della politica di "apertura" del Pci in campo culturale.
Questo mensile durerà poco, da aprile ad agosto.]

 

Repubblica di Caulonia

«segue da marzo 1945»
1945
Aprile
13
, l'ex sindaco di Caulonia P. Cavallaro viene arrestato dai carabinieri;
poche ore dopo scatta un capillare rastrellamento, pianificato da giorni, con l'impiego di oltre seicento carabinieri; l'operazione si conclude con 387 fermi, numerosi feriti tra i contadini e il sequestro di una parte dell'arsenale clandestino;
«segue giugno 1947»

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