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Papa
Paolo IV

(1555-59)

1559
Gennaio
5
, Roma, in seguito alla richiesta dell'inquisitore generale spagnolo Fernando de Valdés, stabilisce con una bolla che tutti i confessori, secolari o religiosi, si pongano al servizio del Sant'Uffizio nella battaglia contro la stampa eretica.
Fallisce il tentativo di sostituire al concilio di Trento una congregazione più controllabile;
[Istituito da lui il 30 dicembre 1558 sarà abolito da Paolo VI il 14 giugno 1966, dopo 408 anni di attività e 32 edizioni.]
mette a capo dell'Inquisizione A.M. Ghislieri (futuro Pio V);
dopo la pace di Augusta il protestantesimo cresce e si rafforza,
l'Inghilterra, con l'ascesa di Elisabetta, si stacca completamente dalla chiesa cattolica
varie inquietudini si diffondono in Francia e Polonia;
A suo favore il rigore amministrativo e morale: viene stroncato il cumulo dei benefici, imposta la residenza ai vescovi, scelti con scrupolo oculato i cardinali, costretta Roma ad una vita austera.
Agosto
18
, muore.
Alla sua morte, lo splendore della sua famiglia crolla bruscamente, i beni dei Colonna sono restituiti.

Papa
Pio IV

(1559-65)

Gian Angelo de' Medici (Milano 31.3.1499-Roma 1565) fratello di Gian Giacomo, il futuro marchese di Marignano
governatore di Ascoli Piceno, Città di Castello, Parma e Fano, vicelegato di Bologna, sotto Paolo III;
1545, arcivescovo di Ragusa;
1549, cardinale,
prefetto della segnatura di grazia con Giulio II, deve allontanarsi da Roma sotto Paolo IV;
1559
Dicembre
25
, eletto papa, grazie all'appoggio di Cosimo I, vuole accanto a sé due fedeli cardinali: Marco Sittich di Altemps (maestro nell'arte della spada e della guerra) e C. Borromeo (maestro nella diplomazia).
Come prima misura ordina l'arresto e la detenzione a Castel Sant'Angelo dei cardinali Carlo Carafa e Alfonso Carafa, nonché di Giovanni Carafa duca di Paliano, e di altri cavalieri della corte ducale accusati dell'assassinio della moglie di Alfonso.
Come seconda misura, su consiglio di C. Borromeo, decide di riabilitare il card. G.G. Morone e il vescovo Fiescherati, accusati di eresia dal Sant'Uffizio per ordine di Paolo IV.
Ordina infine l'esilio del generale dell'Iquisizione A.M. Ghislieri (futuro papa Pio V) [si rifugia in un monastero solitario riprendendo l'attività pastorale nel suo vecchio episcopato] e lo scioglimento dei "monaci neri".

Concilio Ecumenico
di Trento
1545-63

1559, è sospeso dal 1552.

Gesuiti

«segue da 1558»
generale: D. Laínez (1558-65);
1559, sorge il collegio di Monaco (Germania);
nella Ratio studiorum (piano di studi) si uniforma l'intero sistema pedagogico e, tramite gli Esercizi spirituali e il Direttorio, la spiritualità gesuitica.

Bologna, Rettore: p. Francesco Palmio.
1° aprile, lo stesso giorno in cui comunica al p.gen. la morte prematura della figlia Elena Fantuzzi, nel suo testamento Margherita del Gigli lascia «ciò che ho e che posso havere», a questo collegio.
[vedi Domicilia]
«segue 1560»

Ugonotti

«segue da 1557»
1559, fondamentali per la sorte del movimento sono le adesioni alto-borghesi e aristocratiche di Parigi e le conversioni di
- re di Navarra Antonio di Borbone (il quale in seguito si schiererà contro il movimento), 
- regina Giovanna d'Albret,
- principe di Condé e
- ammiraglio di Coligny
alla diffusione del movimento e alla precisazione delle sue forme organizzative contribuiscono le lettere di J. Cauvin alle diverse chiese e i primi sinodi nazionali;
il primo sinodo di Parigi elabora una Confessione di fede e una Disciplina, ulteriormente sviluppate;
con la morte di Enrico II e con l'ascesa dei Guisa, cattolici intransigenti, il movimento si configura sempre più come un "partito" protestante che trova i suoi capi nella famiglia Borbone, allontanandosi dalla linea di moderazione tracciata da J. Cauvin e da Th. de Bèze
le sorti degli ugonotti si intrecciano allora con la situazione politico-dinastica francese e con le vicende delle guerre di religione; nonostante le difficoltà le chiese si moltiplicano in Bretagna, Guyenne, Béarn e soprattutto in Linguadoca;
«segue 1562»

1559, esce postumo il De re anatomica di Realdo Colombo, che propone per la prima volta l'esistenza della piccola circolazione del sangue.
Nel Dell' historia naturale libri XXVIII nella quale ordinatamente si tratta della diversa condizione di miniere e pietre, Ferrante Imperato ipotizza l'origine organica dei fossili.

ANNO 1559

 
nuovo Index librorum prohibitorum
[Nuova edizione romana… il primo promulgato inequivocabilmente dal pontefice nell'esercizio delle sue funzioni di capo spirituale della Cattolicità.
Egli non dà a nessuno la possibilità di discuterlo, ne pretende bensì l'osservanza immediata.]

1559
Italia

Gennaio
5
, Roma, viene promulgato e stampato un nuovo «Indice» dei libri proibiti (che di fatto diventa inattuabile).
Rispetto al precedente condanna molti più titoli e quasi il doppio – ben 550 – sono gli autori di cui bandisce l'opera omnia. Tra di essi:
. Machiavelli,
. Rabelais,
. Francesco Berni,
. Giovanni Della Casa,
. Poggio Bracciolini,
. ecc.
Se l'Indice del 1554-55 ha bandito dieci titoli di E. da Rotterdam e nessuno del Savonarola, vengono ora condannati tutti gli scritti erasmiani e parecchi del fiorentino.
Viene ribadita la proibizione del Talmud e di tutti i libri ad esso ispirati.
A differenza del precedetne, invece, che ha proscritto l'opera omnia di Luciano e di Gugliemo di Occam, l'ultimo Indice elenca solo tre dialoghi del primo ed alcuni scritti del secondo.
Condanna una per una circa sessanta edizioni della Bibbia. Vieta inoltre la stampa e la detenzione di Bibbie in volgare senza autorizzazione del Sant'Ufficio. Preoccupazione della Sede Apostolica è di togliere dalla circolazione opere come la Bibbia di Antonio Brucioli.
Altra novità rispetto agli Indici precedenti è una lista di circa sessanta editori la cui produzione è interamente proibita. Si tratta in gran parte di stampatori di Basilea, Ginevra, Norimberga, Strasburgo e Wittemberg, ma tra questi c'è anche un italiano, il veneziano Francesco Brucioli, fratello ed editore di Antonio Brucioli.
L'Indice contiene anche norme generali senza però fornire indicazioni per la messa in pratica.
Vengono inoltre condannate tutte le opere anonime pubblicate nei quarant'anni precedenti, tutti i manuali di magia e negromanzia e i libri privi dell'imprimatur dell'ordinario diocesano e dell'inquisitore.
In un periodo in cui anche i cardinali si guradano dal parlare per timore dell'Inquisizione, le nuove proibizioni suscitano grande costernazione e provocano la distruzione di una quantità di volumi.
Uno storico contemporaneo scrive che Paolo IV ha voluto «stirpare totalmente et abolire dalla memoria delle genti i nomi degli heretici».
Alla richiesta dei librai romani di poter vendere i libri come carta straccia per recuperare almeno qualche soldo, viene negato loro il permesso.
Ogni lettore va incontro a sacrifa delel perdite, anche se i più colpiti sono medici, giuristi e umanisti.
Da ogni parte d'Italia, da laici e chierici e soprattutto dai Gesuiti, si leva un coro di proteste contro il nuovo Indice.
[Gli autori figuranti nell'Indice sarebbero 583, se alcuni non fossero elencati due volte («Calvinus» sotto la lettera C e «Joannes Calvinus» sotto la J) e molti pseudonimi di uno stesso autore menzionati separatamente.]

Marzo
15
, Firenze, viene pubblicato l'Indice;
18, di fronte alla cattedrale e in piazza Santa Croce vengono bruciati dei libri; Cosimo I ha però prestato ascolto alle proteste dei librai fiorentini e vuole che questo rogo produca più impressione che effetti concreti.

Analogamente l'Indice viene stampato a Napoli, Bologna, Genova, Novara e Rimini ed ovunque vengono allestiti roghi di libri.

Agosto
18
, muore papa Paolo IV; e a Roma il popolo dà fuoco al palazzo del Sant'Uffizio, liberando i prigionieri.

Tra i disordini dell'interregno, l'imposizione dell'Indice ha una battuta d'arresto: a Venezia nessun altro inventario viene presentato, né sono intentate altre azioni contro librai.
[L'Indice di Paolo IV – l'edizione veneziana del quale è pressoché scomparsa – viene con ogni probabilità distrutto.]


Dicembre
25
, il cardinale Gian Angelo de' Medici viene eletto papa (Pio IV);

[Paul F. Grendler, L'Inquisizione Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il Veltro Editrice, Roma 1983]

 

 



1559
Unione Elvetica
Confederazione dei tredici cantoni elvetici:

CATTOLICI
- Uri (1291),
- Schwyz (1291),
- Unterwalden (1291),
- Lucerna (1332),
- Zug (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Friburgo (1481),
- Soletta (1481).

PROTESTANTI
- Zurigo (1351),
- Berna (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Basilea (1501),
- Sciaffusa (1501),
- Appenzell (1513).

1559
-



 
1559
Sacro Romano Impero
Ferdinando I
Albero genealogico
(Alcalá de Henares 1503 - Vienna 1564)
figlio di Filippo d'Absburgo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza], fratello minore di Carlo V, fu educato in Spagna;
1521-64, arciduca di Alta e Bassa Austria, Carinzia, Stiria e Carniola
1526-64, re di Boemia e d'Ungheria;
1530-64, re dei romani;
1556-64, imperatore del Sacro Romano Impero;




1559
quinta guerra con la Francia (1552-59):




1559
principato di Transilvania
Isabella Jagellona

(† 1559)
vedova di Giovanni Szápolyai († 1540), voivoda di Transilvania e re d'Ungheria;
1540-59, p.ssa di Transilvania;
(per volontà del sultano Solimano [il Magnifico])


Giovanni Stefano Sigismondo

(† ?)
figlio di Giovanni Szápolyai († 1540), voivoda di Transilvania e re d'Ungheria, e di Isabella Jagellona († 1559);
1559-?, sovrano di Transilvania;



1564-?, re d’Ungheria;




1559
-

1559
ducato di Sassonia
Augusto I
Albero genealogico

(Freiberg, Chemnitz 1526 - Dresda 1586)
figlio secondogenito di Enrico [il Pio] e di Caterina di Meclemburgo;
1548, sposa Anna, figlia di Cristiano III di Danimarca;
1553-86, principe elettore di Sassonia;



1559
ducato di Prussia
Alberto di Brandeburgo
Albero genealogico

(Ansbach, Baviera 1490 - Tapiau, Königsberg 1568)
figlio di Federico margravio di Brandeburgo-Ansbach;
1525-68, duca di Prussia; (il primo)


1559
ducato di Württemberg
Cristoforo (o Cristiano) di Württemberg
Albero genealogico

(† 1568)
figlio di Ulrico e di Sabina di Baviera;
1550-68, duca di Württemberg;


1559
ducato di Baviera
Albrecht V [il Magnanimo]
Albero genealogico

(Munich 1528 - Munich 1579)
figlio di Guglielmo IV [il Costante] e di Marie Jakobäa di Baden-Sponheim ;
1546, sposa l'arcid.ssa Anna d’Austria;
1550-79, duca di Baviera;

1559
Palatinato
Federico III [il Pio]
Albero genealogico

(Simmern 1515 - Heidelberg 1576)
figlio di Giovanni II di Simmern;
1557-76, conte di Simmern;
1559-76, elettore del Palatinato;





1559
Mainz [Magonza]








1559
REGNO di POLONIA
Sigismondo II Augusto
Albero genealogico

(† 1572) (s.f.)
figlio di Sigismondo I Jagellone e di Bona Sforza († 1557);
sposa in prime nozze Elisabetta d’Absburgo († 1545);
sposa in seconde nozze Barbara Radziwillówna (1520-1551)
[forse avvelenata da Bona Sforza]
sposa in terze nozze Caterina d’Absburgo († 1572)
[sorella di Elisabetta]
1548-72, re di Polonia e granduca di Lituania;
sposa in seconde nozze Bona Sforza († 1557), figlia di Gian Galeazzo duca di Milano;

 

1559
-

 




1559
IMPERO OTTOMANO
Solimano [il Magnifico]
Albero genealogico

(1494 - 1566)
figlio di Selim I;
1520-66, sultano;
1534-35, prima campagna militare contro i Safawidi di Persia;
1548-49, seconda campagna militare contro i Safawidi di Persia;
nel 1550 ha annesso Buda;
nel 1553, spinto da Rosselana, fa strangolare il figlio primogenito Mustafà (avuto da un'altra concubina);
1555, terza campagna militare contro i Safawidi di Persia;




Gran Visir
-
1559
dal 1533 Khayr al-Din [Barbarossa] è diventato ammiraglio in capo (kapudan pasa - grande ammiraglio) della marina ottomana che si batte contro la marina imperiale spagnola.












1559
REGNO di FRANCIA
Enrico II
Albero genealogico
(Saint-Germain-en-Laye 1519 - Parigi 1559)
secondogenito di Francesco I;
1533, sposa Caterina de' Medici che non avrà alcuna influenza negli affari dello stato;
1536, dopo la morte del fratello Francesco diventa delfino;
1547-59, re di Francia;
nel 1552 ha occupato Metz, Toul e Verdun che da tale data rimangono nell'orbita francese;
1559
mentre si profila la minaccia di una guerra di religione, trova la morte in seguito ad una ferita al capo durante un torneo.

Francesco II
Albero genealogico
(Fontainebleau 1544 - Orléans 1560)
primogenito di Enrico II e di Caterina de' Medici;
1558, aprile, sposa la regina di Scozia Maria [Stuarda], nipote dei duchi di Guisa;
1559-60, re di Francia;
lo strapotere a corte, suo e della consorte, viene coronato dall'allontanamento del connestabile Anne di Montmorency;

Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
Jean d'Avançon
(1556 - 1559)
Charles de Guise
cardinale di Lorraine
(1559 - 1560)
Cancelliere-Guardasigilli
Jean Bertrand
signore di Frazin
(1551 22 mag - 10 lug 1559)
-
Segretari di stato agli Affari Esteri
Claude de l’Aubespine
signore d’Hauterive
(1547 1° apr - 8 lug 1567)

Jacques Bourdin
signore di Villeines
(1558 - 1567)

Forimond II Robertet
signore di Fresnes
(1558 - 1567)
 
1559
-

1559
REGNO di NAVARRA
Giovanna III d'Albret
Albero genealogico

(Pau 1528 - Parigi 1572)
figlia di Enrico II d'Albret e di Margherita di Valois, sorella di Francesco I;
1541, sposa Guglielmo di Cleve (le nozze vengono poi annullate);
1548, sposa Antonio di Borbone;
1553, nasce il suo figlio Enrico (futuro Enrico IV);
1555-72, regina di Navarra;
nel 1556 si è convertita al calvinismo imponendolo nel suo regno e al figlio;

1559
-

 
1559
ducato di Lorena e di Bar
Carlo III (o II) [il Grande]
Albero genealogico

(1542 - 1608)
figlio di François I e di Christine di Danimarca;
1545-1608, duca di Lorena e di Bar;
sotto la tutela della madre e dello zio;
1548-50, il breve scontro con l'Inghilterra si conclude con l'acquisto di Boulogne da parte della Francia;
nel 1557 è entrato nella maggiore età;

1559
-

 
1559
Olanda, Zelanda e Utrecht
Guglielmo I [il Taciturno]
Albero genealogico

(Dillenburg, Nassau 1533 - Delft 1584)
figlio di Guglielmo VIII di Nassau-Dillenburg;
1559-84, statolder di Olanda, Zelanda e Utrecht;
nominato statolder (governatore) da Filippo II;




1559
non condivide la politica accentratrice e controriformista del sovrano spagnolo, volta a ridurre l'autonomia delle province e a reprimere l'eresia calvinista, per cui gli si oppone fermamente insieme al conte di Egmont e al conte di Horn ponendosi pure a capo della resistenza aristocratica;

CHIESA CATTOLICA
Lo stesso anno Paolo IV, con la bolla Super universas, sottrae i Paesi Bassi alla giurisdizione straniera, creando archidiocesi Utrecht e deputandole 5 suffraganee.
[Dal sec. VIII ad oggi Utrecht rimase sottoposta, come suffraganea, a Colonia.]

Lo stesso anno Pio IV tenta di impedire l'avanzata della Riforma in questi territori ma ormai la risoluzione è troppo tardiva…
Solo u vescovo può insediarvisi, Federico Schenk von Tontennberg.
[I suoi due successori non riusciranno neppure a raggiungere la città che finirà per essere affidata – e lo rimarrà per un secolo e mezzo – ai vicari apostolici della "Missione Olandese".



 



1559
REGNO d'INGHILTERRA e d'IRLANDA
Elisabetta I
Albero genealogico
(Greenwich 1533 - Richmond, Surrey 1603)
figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena;
la sua educazione è affidata a buoni precettori (tra cui l'umanista R. Ascham);
1536, viene dichiarata illegittima;
1544, un atto del parlamento la proclama terza nell'ordine della successione al trono, dopo il principe Edoardo e dopo Maria;
1554, sospettata di connivenza con gli oppositori della politica religiosa di Maria [la Cattolica], viene imprigionata per due mesi nella Torre di Londra e poi relegata a Woodstock sotto stretta sorveglianza;
1558-1603, regina d'Inghilterra;
1559
Gennaio
15
, viene incoronata regina d'Inghilterra;




1559
Aprile
28
, Uniformity Act - [Atti di uniformità e di supremazia].
Legge approvata dal parlamento inglese, per volontà della regina, a riconferma delle leggi già promulgate da Edoardo VI (1549 e 1552) sull'adozione del Prayer Book, in cui si obbligano tutti i sudditi ad accettare la liturgia anglicana in esso contenuta.
Trattasi anche di una legge integrale contro i gesuiti, i sacerdoti seminaristi e altre persone simili e disobbedienti che obbliga i cattolici ad abbandonare il suolo d'Inghilterra entro un periodo di quaranta giorni e prevede la pena di morte per i trasgressori.
[Sarà riconfermata da Carlo II nel 1662.]
Maggio
8
, la regina inaugura la sessione del Parlamento;


IRLANDA
-
-
-
-

1559
-

a

1559
REGNO di SCOZIA
Maria [Stuarda]
Albero genealogico

(Linlithgow, Edimburgo 1542 - Fotheringhay, Northamptonshire 1587)
figlia di Giacomo V e di Maria di Guisa;
1542-67, regina di Scozia;
sotto la reggenza della madre;
dal 1548 vive in Francia dove viene educata;
nel 1558 ha sposato il delfino Francesco (ora Francesco II);



1559
scoppia un'insurrezione protestante;


a


1559
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano III
Albero genealogico
(Gottorp, Schleswig-Holstein 1503 - Koldinghus, Vejle 1559)
figlio di Federico I e di Anna di Brandeburgo;
1534-59, re di Danimarca e di Norvegia;



Federico II
Albero genealogico
(Haderslev 1534 - Antvorskov 1588)
figlio di Cristiano III e di Dorotea di Sassonia-Lauenburg;
1559-88, re di Danimarca e di Norvegia;



1559
-
NORVEGIA
1559
-
ISLANDA
1559
-

1559
REGNO di SVEZIA
Gustavo I Vasa
Albero genealogico
(Lindholm 1496 ca - Stoccolma 1560)
figlio di Erik Vasa;
1523-60, re di Svezia; (convertito al luteranesimo)





1559
-



1559
ducato di Finlandia
Giovanni III Vasa
Albero genealogico
(Stegeborg 1537 - Stoccolma 1592)
figlio di Gustavo I e di Margherita Lauenhaupt;
1556-92, duca di Finlandia;



1568-92, re di Svezia;





1559
-


 






1559
REGNO di PORTOGALLO
Sebastiano
Albero genealogico

(Lisbona 1554 - Alcázarquivir, odierna Ksar el-Kebir, Marocco 1578)
figlio postumo dell'erede al trono Giovanni di Braganza;
1557-78, re di Portogallo;
sotto la reggenza prima della nonna Caterina d'Austria;




1559
-
a

1559
REGNO di SPAGNA
Filippo II [il re prudente]
Albero genealogico
(Valladolid 1527 - Escorial, Madrid 1598)
primogenito di Carlo V e di Isabella di Portogallo;
1539, muore la madre;
1540-98, duca di Milano;
dal 1543 è reggente della Castiglia e dell'Aragona, dal 1545 è vedovo e dal 1548 si trova presso il padre a Bruxelles;
nel 1550 ha fatto ritorno in Spagna;
nel 1551 ha ricevuto il giuramento del regno di Navarra;
1554-98, re di Napoli e di Sicilia (Filippo I);
dopo l'incoronazione ricevuta dal padre, ha lasciato la Spagna per sposare la regina d'Inghilterra Maria Tudor;
1556-98, re di Spagna;
nel 1559 è morta la seconda moglie Maria Tudor;






1580-98, re di Portogallo;

Reggente
Giovanna di Spagna
(1554 12 lug - 1559)
1559
la pace firmata a Cateau-Cambrésis gli riconosce gran parte dell'Italia (Sardegna, Sicilia, Napoli, Milano e Presidi toscani) e dell'eredità borgognona (Paesi Bassi e Franca Contea);
[questi domini, aggiunti ai reami spagnoli e ai loro possedimenti in America e in altre parti del mondo, gli assicurano una posizione di rilievo mondiale e di indiscutibile primato in Europa]
sposa Elisabetta di Valois;







1559
ducato di SAVOIA
Emanuele Filiberto [Testa di Ferro]
(Chambéry 1528 - Torino 1580)
figlio di Carlo III [il Buono] e di Beatrice di Portogallo;
1536-80, principe di Piemonte;
1538-80, conte d'Asti;
1553-80, conte di Aosta, Maurienne e Nizza;
1553-80, duca di Savoia;
1553-80, re di Cipro e Gerusalemme (titolare);
nel 1553 è stato nominato luogotenente generale e comandante supremo dell'esercito spagnolo in Fiandra;
1556, governatore dei Paesi Bassi;

 

1559
la pace di Cateau-Cambrésis lo premia restituendogli i suoi stati, a eccezione di alcune fortezze, che rimangono ancora in mano francese e spagnola, e del territorio ginevrino a cui è riconosciuta l'indipendenza; la pacificazione è sancita dal matrimonio con Margherita d'Angoulême, duchessa di Berry, figlia di Francesco I, re di Francia.



1559
REPUBBLICA DI GENOVA
[Denominazione ufficializzata nel 1528 per iniziativa di Andrea Doria]
Girolamo Vivaldi
Albero genealogico

(? - † 4 gen 1561)
figlio di
1559 4 gen - 4 gen 1561, doge di Genova;


1559
-


1559
ducato di Milano

dal 1535 il ducato,
come previsto dal congresso di Bologna,
è stato devoluto all'impero [in pratica agli Absburgo].



Filippo II [il re prudente]
Albero genealogico

(Valladolid 1527 - Escorial, Madrid 1598)
primogenito di Carlo V e di Isabella di Portogallo;
1539, muore la madre;
1540-98, duca di Milano;
1554-98, re di Napoli e di Sicilia (Filippo I);
1556-98, re di Spagna;



1580-98, re di Portogallo;



– vedi Spagna –

 

1559
-



1559
ducato di Mantova
Guglielmo I
Albero genealogico
(1538 - 1587)
figlio di Federico II e di Margherita Paleologo, e fratello di Francesco III;
1550-87, duca di Mantova e marchese del Monferrato;



1574-87, 1° duca del Monferrato;



1559
-
a

1559
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Lorenzo Priuli

(Venezia 1489 - Venezia 17 ago 1559)
figlio di Alvise e di Chiara Lion;
1556-59, doge di Venezia; [82°]


Girolamo Priuli
Albero genealogico

(Venezia 1486 – Venezia 4 nov 1567)
figlio di Alvise e di Chiara Lion; fratello del doge Lorenzo, suo predecessore;
sposa Elena Diedo che gli dà un figlio;
1559
Settembre
, viene eletto doge.
1559-67, doge di Venezia; [83°]


- nunzio pontificio: Sede vacante
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)
1559
Gennaio
i priori dell'arte della stampa, Tommaso Giunti, Marchio Sessa, Michele Tramezzino, e i loro colleghi, riuniti nella bottega di Tommaso Giunt, decidonodi ignorare l'Indice per evitare disastrose perdite e nella sperazna di forzare la Sede Apostolica a modificarlo. Non sono risparmiate pressioni sui mebri dell'arte, che deve costituire un fronte compatto. Richiamati per ben due volte all'obbedienza dall'Inquisizione, i librai non si rassegnano a stampare l'Indice, né presentanto inventari.

Febbraio
agli inizi del mese, venuto a conoscenza della situazione, il cardinale A.M. Ghislieri, Grande Inquisitore, si lascia andare alla collera.

Marzo
dopo aver nuovamente raccomandato ai confessori di non dare l'assoluzione ai detentori di libri proibiti e chiesto, tra febbraio e marzo, per tre volte consecutive al Sant'Uffizio di Venezia di comunicargli i nomi dei librai disobbedienti, il cardinale A.M. Ghislieri invia, per facilitare il compito dell'inquisitore, altre cinque copie dell'Indice.
Il destino dei librai è segnato.
Ai primi del mese l'Inquisizione ha già fatto raccogliere a Venezia più di settemila volumi, abbastanza perché da Roma ne venga ordinato il pubblico abbruciamento.
Sulle prime il governo dà loro una mano temporeggiando: non intende costringerli ad obbedire, ma non può neppure respingere l'Indice.
L'inquisitore fra Felice Peretti da Montalto, fra l'altro, coi suoi modi irruenti, sta urtando più di un membro del patriziato.
16, uno dei Donà aggredisce l'inquisitore che sta entrando nella sala del Collegio, in palazzo ducale. E per ora il Collegio lancia la sfida a Roma, stabilendo che i librai sono liberi di vendere tutti i loro libri, anche quelli messi all'Indice. Se il Sant'Uffizio vuole bruciarli deve prima acquistarli e, in ogni caso, non potrà distruggere libri stampati a Venezia col privilegio del governo, eccezione, questa, che mette al riparo dalle furie degli inquisitori la maggior parte delle opere di autori italiani, oltre ad alcuni scritti d'erudizione di protestanti d'Oltralpe.
A questo punto il cardinale A.M. Ghislieri è costretto a fare qualche concessione su singoli testi, autorizzano i veneziani e gli italiani a maneggiare, previa espurgazione, alcuni scritti umanistici e scientifici di autori che hanno aderito alla Riforma, ma non offre indennizzi economici ai librai.
Con l'ambasciatore fiorentino, che ha sollevato la questione, è anzi rigidissimo.
Così, un po' per tutta la penisola, si comincia ad uniformarsi all'Indice.
18, Venezia, Sabato Santo, da 10 a 12 mila volumi vengono dati alle fiamme; questo grazie all'opera dell'inquisitore Felice Peretti e di diversi altri sacerdoti che dal pulpito e nel confessionale, hanno esortato ed esortano i veneziani a liberare le proprie biblioteche dai libri proibiti, ottenendo appunto un successo notevole.
C'è un tentativo dei capi del Consiglio dei Dieci, contro il concordato del 1551 , d'introdurre di nuovo i laici nei tribunali inquisitoriali del Dominio, contro cui però protesta il Nunzio appoggiato dai Tre Savi: tentativo fallito;
fallisce pure un altro tentativo, promosso dalla città di Vicenza, che avrebbe sovvertito la procedura e l'autorità delle decisioni inquisitoriali.

Intanto il pontefice ricorre a più gravi sanzioni, cominciando a confiscare gli stock delle librerie veneziane nello Stato pontificio ed impedendo ai librai della Serenissima di partecipare alle fiere librarie che si tengono nei suoi territori.
Allarmati, tra la fine di marzo e l'inizio di aprile, i membri dell'arte della stampa si riuniscono nuovamente nella bootega di Tommaso Giunti e stilano una lettera in cui chiedono al comune di Foligno dei salvacondotti per poter partecipare alla fiera cittadina.
[Non sappiamo quale sia stata la risposta… sembra comunque improbabile che il librai di Foligno possano prestare aiuto ai librai veneziani].
Non avendo per giunta i librai romani botteghe a Venezia o magazzini su cui rivalersi, non si possono nemmeno attuare delle ritorsioni.
Il fronte dei librai comincia a disgregarsi.

Aprile
, Zaccaria Zenaro sottopone al Sant'Uffizio l'inventario di tre casse di libri proibiti e scrive ai suoi agenti di far altrettanto per le botteghe che tiene in gestione o in proprietà.
La sua defezione suscita lo sdegno di Marchio Sessa, uno dei priori dell'arte della stampa.
Le stesse censure si attira Vincenzo Valgrisi che possiede varie botteghe nello Stato pontificio, a Bologna, Foligno e Recanati, e che consegna l'inventario richiesto nell'aprile (o all'inizio di maggio).
[È in questo periodo che Vincenzo Valgrisi, a scanso di sospetti, cambia la sua insegna da quella di Erasmo a quella della Tau.]

Maggio

Giugno

tra giugno e luglio presentano inventari e libri proibiti:
. Bernardino Bosello,
. Alvise Valvassori [Guadagnino],
. Giovanni Varisco,
. Giordano Ziletti.

Luglio
Il governo veneziano si rassegna da ultimo ad accettare l'Indice di Paolo IV.
8, i Capi del Consiglio dei Dieci ne autorizzano la pubblicazione e la stampa veneziana (porta la data del 21) viene eseguita da Girolamo Giglio.

Agosto
11
, forte dell'Indice e delle istruzioni del cardinale A.M. Ghislieri, il Sant'Uffizio veneziano condanna:
. Zaccaria Zenaro,
. Vincenzo Valgrisi,
. Bernardino Bosello,
. Alvise Valvassori [Guadagnino],
. Giovanni Varisco,
a preghiere ed elemosine.
Chi ancora resiste comprende che la battaglia è perduta:
14, editori di prestigio e priori dell'arte quali:
. Tommaso Giunti (priore),
. Giovanni Giunti,
. Gabriel Giolito,
. Michele Tramezzino (priore),
. Marchio Sessa (priore),
. Francesco Bindoni,
. Andrea di Obici,
. Andrea Arrivabene,
si presentano spontaneamente avanti il tribunale con gli inventari e consegnano da mezza a dieci casse di libri proibiti ognuno, per un totale di 21 casse.

Naturalmente i librai non hanno consegnato tutto quanto di proibito in loro possesso… e il Sant'Uffizio ne è conscio…
e si prepara a prendere ulteriori provvedimenti, ma…

18, muore papa Paolo IV; fra Felice Peretti da Montalto lascia Venezia (a Roma il popolo dà fuoco al palazzo del Sant'Uffizio, liberando i prigionieri).

Settembre
8
, dopo la vivace protesta dei librai che inizialmente non intendono pubblicare l'Indice di Paolo IV, viene autorizzata la sua stampa che provoca la condanna di tre librai e obbliga sette stampatori di prestigio a consegnare 21 casse di libri proibiti.
Ma tutto ciò non basta a fermare la circolazione e l'acquisto di libri protestantici.

Dopo quattro anni di indugi, la Repubblica, seguendo la Sede Apostolica, autorizza la ripresa dell'editoria ebraica.
Facendo riferimento a decreti di Giulio III del 29 maggio 1554 e di Paolo IV del 26 marzo 1555, gli Esecutori contro la bestemmia stabiliscono che le opere della letteratura israelitica – tranne Il Talmud ed i suo commenti – possono essere dati alle stampe, previa espurgazione a cura di due ebraisti appositamente designati, i quali procederanno ad un esame dei testi secondo le indicazioni offerte dai pontefici.
Una volta corrette, anche le copie superstiti dei libri confiscati nell'ottobre del 1553, potranno ritornare agli originali detentori.
Tanto i tipografi che i loro patroni ebrei non ritornanano, tuttavia, subito al lavoro, in attesa, probabilmente che a Trento si discuta della questione.

1559
ducato di Ferrara, Modena e Reggio
Ercole II d'Este
Albero genealogico

(Ferrara 1508 - 1559)
figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia;
1528, Parigi, sposa Renée d’Orléans († 1575) duchessa di Chartres, figlia di re Louis XII, di inclinazioni calviniste;
[gli porta in dote il ducato con altri domini, ricevuti in pegno nel 1528 da Philippe IV [il Bello] re di Francia]
1534-59, duca di Ferrara, Modena e Reggio;
1559
pace di Cateau-Cambrésis: conserva i suoi stati.


Alfonso II d'Este
Albero genealogico

(Ferrara 1533 - 1597)
figlio di Ercole II e di Renata di Francia;
1552-54, in contrasto col padre, fugge e combatte nelle Fiandre;
1557-58, combatte contro gli spagnoli in Italia;
1559-97, duca di Ferrara, Modena e Reggio;
alla morte del padre, con le nuove responsabilità di governo è nuovamente in Francia;


 
1559
-




1559
ducato di Firenze
Cosimo I de' Medici
Albero genealogico

(Firenze 1519 - Villa di Castello, Firenze 1574)
figlio di Giovanni [dalle Bande Nere] (ramo dei "popolani") e di Maria Salviati;
1537-69, duca di Firenze;
nel 1539 ha sposato Eleonora Álvarez de Toledo y Zúñiga († 1562);



1569-74, granduca di Toscana;

1559
-

 
1559
ducato di Urbino
Guidobaldo II
Albero genealogico
(Pesaro 1514 - 1574)
figlio di Francesco Maria I Della Rovere e di Eleonora Gonzaga;
1538-74, duca di Urbino;
1538-39, duca di Camerino;
nel 1548 ha sposato Vittoria Farnese;
dal 1553 è capitano generale della chiesa;
dal 1555 è prefetto di Roma;
dal 1558 è passato al servizio di Filippo II di Spagna;





 
1559
-



1559
REGNO di NAPOLI e di SICILIA
Filippo II [il re prudente]
Albero genealogico

(Valladolid 1527 - Escorial, Madrid 1598)
primogenito di Carlo V e di Isabella di Portogallo;
1539, muore la madre;
1540-98, duca di Milano;
1554-98, re di Napoli e di Sicilia (Filippo I);
dopo l'incoronazione ricevuta dal padre, ha lasciato la Spagna per sposare la regina d'Inghilterra Maria Tudor;
1556-98, re di Spagna;



1580-98, re di Portogallo;



– vedi sopra –


NAPOLI
Viceré
-
Nunzio apostolico
-

1559
-


SICILIA
Viceré
-
1559
-




Angeloni, Francesco (Terni 1559-Roma 1652) erudito, narratore e commediografo italiano, membro dell'Accademia degli Insensati di Perugia e segretario del cardinale Ippolito Aldobrandini, nonché collezionista di oggetti d'arte;
Historia augusta da Cesare a Costantino (1641)
Historia di Terni (1646).

Argensola, Lupercio Leonardo de (Barbastro 1559-Napoli 1613) poeta e cronista spagnolo;
[Fratello di Bartolomé Leonardo.]
a Napoli fondò l'Accademia degli Oziosi; gran parte della sua opera è andata perduta: ci restano due saggi storici sulle vicende del regno d'Aragona e le tragedie di stile senechiano Isabella e Alejandra, ambedue rappresentate nel 1585.

Barisone, Girolamo (Padova 1559, 25 maggio, - Genova 1614) gesuita, uno dei più vicini all'erudito napoletano Gian Vincenzo Pinelli;
dopo aver iniziato gli studi nel seminario di Padova, si reca a Roma per chiedere l'ammissione nella Compagnia di Gesù assieme al fratello Antonio;
1576, 25 marzo, viene ammesso nella Compagnia di Gesù;
1582, professore di retorica nel collegio di Brescia;
1593 ca- 1598, rettore del collegio di Padova;
1597, 13 giugno, professa i 4 voti a Padova;
[Firma un compromesso con lo Studio, per il quale il collegio rinuncia a tenere corsi superiori, ma viene riconosciuto come scuola preparatoria alla frequenza universitaria.]
1598, consultore e lettore dei casi di coscienza nella casa professa di Venezia;
!603-6, provinciale di Milano;
1607, visitatore della provincia di Roma;
1609-12, provinciale di Napoli;
1614, 24 agosto, muore.
Non pubblicò opere.

Béthune, Maximilien de – barone di Rosny e duca di Sully (Rosny-sur-Seine, Parigi 1559-Villebon, Beauce 1641) politico francese, di nobile  e antica famiglia convertitasi al calvinismo, si mise giovanissimo al seguito di Enrico IV, re di Navarra;
1572, giunto con questi a Parigi, sfugge miracolosamente al massacro della notte di San Bartolomeo;
1583, sempre fedele a Enrico IV, combatte prima come capitano nel suo esercito e poi facendo da suo rappresentante diplomatico a Parigi; pur accettando per ossequio alla ragion di stato la conversione del suo signore al cattolicesimo, egli rimane ugonotto sino alla fine, rappresentando così la prova vivente della possibile coesistenza e uguaglianza giuridica fra cattolici e calvinisti sotto Enrico IV;
1596, entra nel consiglio delle finanze;
1597, il bilancio si chiude con un 'eccedenza del 60% delle uscite rispetto alle entrate;
1598, ottiene il controllo effettivo delle finanze;
1601, ne ottiene la sopraintendenza formale;
1604, vara la paulette che agevola la vendita e l'ereditarietà delle cariche e assicura così ai funzionari benefici e autonomie mai conosciuti prima;
1606, dal re è nominato duca e pari di Francia;
1610, è il principale ispiratore della lega antiasburgica stretta con l'Olanda e con i principi riformati tedeschi, bloccata poi dall'uccisione di Enrico IV; dopo la morte del re esce dalla scena politica;
1628, accetta la campagna voluta da Richelieu contro La Rochelle.
Economie reali (le sue celebri memorie).

Casaubon, Isaac (Ginevra 1559-Londra 1614) filologo francese, di famiglia protestante, editore e commentatore di testi greci (Teofrasto, Polibio, Teocrito, Ateneo); straordinaria la sua erudizione storico antiquaria;
1610, dopo l'uccisione di Enrico IV abbandona la Francia per motivi religiosi;
1614, dimostra che gli "scritti ermetici" attribuiti a Ermete Trismegisto risalgono invece ad epoca postcristiana segnando così l'inizio di una inesorabile recessione dell'influsso dell'ermetismo sulla filosofia;
[anche se esso non cesserà del tutto di farsi sentire persino in pensatori come G.W. Leibniz e I. Newton.].
Historia Augustea (titolo da lui dato ad una serie di biografie di imperatori romani da Adriano (117-138) a Carino (283-285) (con una lacuna dal 249 al 253) comprendente sia gli imperatori legittimi sia gli usurpatori. Gli autori delle varie vite (Elio Sparziano, Giulio Capitolino, Vulcacio Gallicano, Elio Lampridio, Trebellio Pollione, Flavio Vopisco) affermano di scrivere sotto i regni di Diocleziano e Costantino, cui dedicano alcune delle biografie. La critica moderna però ha rilevato numerosi anacronismi e contraddizioni interne all'opera ed è unanime nel ritenere che gli autori si nascondano dietro pseudonimi. Forse si tratta di un falso d'epoca posteriore.
Corrispondenza (postuma, 1709).

Iselin, Ludwig (1559-1612) professore di diritto prima la ginnasio e poi all'Università di Basilea;
[Nipote di Basil Amerbach, pure professore di diritto nella stessa facoltà.]

Richer, Edmond (1559-1631) teologo francese, da cui "richerismo", la corrente teologico-politica francese del sec. XVII; circa i rapporti tra chiesa e stato rinnovò i principi del "gallicanesimo";
Opere di J. Gerson (pubblicazione e commento)
De ecclesiastica et politica potestate (1611, in cui propugna il controllo dello stato sulla chiesa, il diritto d'appello dalla chiesa allo stato, escludendo l'autorità papale e della chiesa in genere nell'ambito penale)
una posizione, anche più radicale, nell'ambito del richerismo è rappresentata da M. De Dominis autore del De repubblica ecclesiastica del 1617.

Rinaldi, Cesare (Bologna 1559-1636) scrittore italiano, amico di T. Tasso e del Marino
Madrigali (1588)
Rime (1590-98, in 4 parti)
Specchio di scienza (1583)
Dottrina della virtù (1585)
Historia del magnanimo e invincibile principe don Bellanis (1586)
Arianna (dramma inedito)
Lettere (1617-20, in 3 voll.).

T'serclaes, Jean – conte di Tilly (Tilly, Brabante 1559-Ingolstadt 1632) militare belga;
1574-85, al servizio della Spagna contro i riformati delle Province Unite, passa poi al servizio dell'impero e combatte contro i turchi in Ungheria;
1620-32, vedi la "guerra dei trent'anni".

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Stampa

«segue da 1558»
1559,
Spagna
in seguito alle ultime disposizioni, la professione di libraio risulta gravemente compromessa;
Francia
i sistemi di controllo elaborati da Roma non sono (e non saranno mai) accettati;
Inghilterra:
28 aprile, con l' Uniformity Act si ordina l'adozione obbligatoria del Prayer Book.
Italia
Venezia, esce Summa librorum, quos in omnibus scientiis, ac nobilioribus artibus,variis linguis conscriptos, vel antea nunquam divulgatos […] in lucem emittet Academia Veneta (Manuzio 1559, in-quarto) il catalogo cioè pubblicato da Paolo Manunzio, figlio di Aldo [il Vecchio].
Esce pure in doppia edizione latina e italiana:
- Libri quos ad Nundinas Francofordianas misit Academia Veneta (1559),
- Libri che ha mandato l'Academia Venetiana alla Fiera di Francfort (1559), cataloghi in-quarto, per l'annuale fiera di Francoforte, stampati da Paolo Manuzio figlio di Aldo [il Vecchio].
Tuttavia, l'Accademia Veneta cessa di esistere lo stesso anno e i titoli che vedono effettivamente la luce non sono che una ventina.
«segue 1560».

Pace di Cateau-Cambrésis

2 aprile, trattato Francia-Inghilterra:
3 aprile, trattato Francia-Spagna.
Si conclude la lotta fra Absburgo e Valois, durata quasi quarant'anni. 

Congregazione cardinalizia dell'inquisizione

«segue da 1558»
1559
Giugno
2-12
, dal Summarium del processo a G.G. Morone letto alla presenza di Paolo IV risulta che «dicta informativa» dell'ex eterodosso bolognese Giovan Battista Scotti sono stati «anno 1551 exhibita» ma senza specificare se questi memoriali siano stati resi noti al Sant'Uffizio o ad altri.
Il primo a vederli, anzi a collaborare alla loro redazione, non è stato né T. Scullica, né A.M. Ghislieri, ma senza dubbio Ambrogio Catarino Politi nella cui casa Giovan Battista Scotti si era stabilito;
Agosto
18
, per il generale dell'Inquisizione (Grande Inquisitore) nonché membro della commissione per la riforma della curia A.M. Ghislieri (futuro papa Pio V) la situazione cambia completamente;
la caccia e la cattura dei suoi agenti divengono una delle attività principali della folla. Molti di coloro che hanno finora servito la Santa Inquisizione vengono assassinati dal popolino e i loro cadaveri gettati nelle cloache. Il popolo di Roma assalta il palazzo che ospita il tribunale dell'Inquisizione e viene abbattuta la statua del defunto pontefice. Il cardinale e alcuni dei suoi uomini riescono a mettere in salvo gran parte degli archivi segreti portandoli con loro, chiusi in otto carrozze, mentre fuggono dalla città;
Dicembre
25
, con l'elezione del nuovo papa Pio IV la situazione torna alla normalità.

Il rogo nel carcere di Ripetta provoca gravi perdite tra le carte raccolte nei decenni precedenti dal Sant'Uffizio.
«segue 1560»

Index librorum proibitorum

«segue da 1555»
1559, Roma, stampato da Antonio Blado, viene pubblicato dalla Congregazione cardinalizia dell'inquisizione l'elenco ufficiale delle pubblicazioni ritenute contrarie alla fede o alla morale;
l'arte della stampa ha infatti portato a un imprevisto aumento delle pubblicazioni che teologi controversisti e vescovi vengono via via denunziando all'inquisizione come "scandalose, pericolose o eretiche" e che dall'autorità competente soprattutto romana vengono condannate come tali, proibendo ai fedeli di diffonderle, leggerle e possederle.
Le circa mille proibizioni sono ordinate alfabeticamente e ripartite in tre gruppi:
I) autori non cattolici di cui si proibisce l'intera opera, compresi gli scritti che non trattano di religione;
II) 126 titoli relativi a 117 autori e infine
332 titoli anonimi.
Al termine dell'elenco sono poste due liste aggiuntive:
- una di 45 Bibbie e Nuovi Testamenti vietati, e
- una di 61 tipografi, la cui produzione è da intendersi integralmente posta al bando (tutti residenti in città di area elvetica e tedesca, con l'eccezione del veneziano Francesco Brucioli).
III) "libri omnes" in cui figurano proibizioni cumulative relative a intere categorie di libri: risultano così vietati, anche se non trattano di fede, tutti i libri che non riportano sui frontespizi il nome dell'autore, dello stampatore, la data e il luogo di edizione, quelli usciti senza il permesso dell'ordinario del luogo e dell'inquisitore o pubblicati da stampatori eretici, le opere di carattere astrologico e di magia.
Tra le opere incluse figurano anche scritti di edificazione e di spiritualità (in seguito non di rado espunte) nonché tutte le traduzioni in volgare della Bibbia (la cui lettura è consentita a seguito di una esplicita licenza rilasciata dal Sant'Uffizio, che tuttavia non può in nessun caso essere concessa alle donne e a chi non conosce il latino);
tra gli altri, gli scritti di vari cardinali, le poesie dello stesso G. della Casa e un libro anonimo De Beneficio Christi (già tradotto due volta in inglese e una in francese) che difende la dottrina luterana della "giustificazione per fede", pubblicato con il patrocinio dei cardinali R. Pole e G. Contarini. [ne rimarrà miracolosamente una copia.]
Oltre a varie composizioni di P. Aretino, sono condannate le opere complete di:
. N. Machiavelli,
. F. Rabelais,
. E. da Rotterdam,
…;
- i Carmi di F. Berni,
- le Lettere di A.F. Doni,
- il Decameron di G. Boccaccio;
opere di:
. L. Pulci,
. O. Lando,
. N. Franco.
Il rigore senza precedenti suscita immediate reazioni, specie tra i librai.
Gli stessi gesuiti si trovano senza strumenti di corrente utilizzazione nell'attività didattica: i padri della Chiesa commentati dai protestanti, sant'Agostino curato da E. da Rotterdam, gli Adagia dello stesso E. da Rotterdam ecc.
Roma
i librai chiedono qualche forma di indennizzo per le perdite che dovranno subire;
Venezia
i librai decidono in un primo momento di non rispettare gli ordini restando in attesa di qualche auspicata mitigazione; vengono in seguito autorizzati a continuare le vendite sintanto che il papa non si sarà deciso di pagare tutti i libri che si dovranno gettare al rogo. Settimane di forte tensione tra l'inquisitore di Venezia Felice Peretti e il Collegio che ha autorizzato i librai a vendere i libri compresi nel catalogo, mentre inquisitori e predicatori si danno da fare con tutti i mezzi disponibili per abituare i veneziani al nuovo clima repressivo. Alla fine le autorità veneziane autorizzano la pubblicazione dell'indice inducendo i librai ad adeguarsi con qualche riserva. Indicativa è la posizione del grande editore Gabriel Giolito il quale consegna all'Inquisizione i libri di edizione straniera segnati nell'Indice, ma trattiene quasi tutti quelli stampati a Venezia, salvando così le recentissime edizioni delle opere di P. Aretino e di N. Machiavelli.
L'arcivescovo di Ragusa L. Beccadelli esprime comunque seri dubbi sull'applicabilità dello strumento considerando come sia comune, per esempio, in tutta la Schiavonia la lettura della Bibbia volgare.
Firenze
una posizione simile a quella veneziana viene presa dal governo granducale dove, in attesa di qualche addolcimento, si stabilisce di porre fuori circolazione quei libri che hanno a che fare con la religione, ma di lasciare passare gli altri.
____________
La quantità di reazioni induce il papa Paolo IV a moderare qualche aspetto del catalogo, ma la sua morte (agosto) interviene a rallentarne decisamente la diffusione in attesa di uno strumento che possa essere accolto più favorevolmente.
L'elezione di Pio IV, uomo moderato con intenti riformatori, favorisce l'accantonamento del catalogo paolino che per il suo "furore devastatore" non si è dimostrato all'altezza delle esigenze. Pio IV, sin dall'inizio, si dichiara favorevole a una sua revisione che contenga le proibizione dei soli libri eretici. Intende inoltre attenuare l'esorbitante potere del Sant'Uffizio, ristabilendo l'autorità dei vescovi nel capo del controllo della produzione libraria.
«segue 1564»

Inquisizione spagnola

«segue da 1555»
1559, a pochi mesi di distanza dalla pubblicazione dell'Indice paolino, l'inquisitore generale Fernando de Valdés predispone il primo catalogo originale dell'Inquisizione spagnola che tende a differenziarsi da quello romano fin dall'organizzazione della materia: nessuna divisione in classi ma ripartizione per lingua. Le sezioni latine, francesi, fiamminghe, tedesche e portoghesi dipendono dagli Indici di Lovanio e di Parigi, quella castigliana dal lavoro originale degli inquisitori iberici.
Tenendo conto che le due inquisizioni hanno in comune l'obiettivo di lottare contro l'eresia, è naturale rinvenire nei due indici molti disposizioni identiche, come quelle relative alla Bibbia. Per altri aspetti quello romano risulta però più severo. Lo spagnolo contiene infatti poche condanne originali di opere latine, dipendendo per lo più da quello di Lovanio del 1550 e dal portoghese del 1551. È peraltro caratterizzato da una particolare attenzione alla letteratura in volgare. Soprattutto i libri di pietà sono sottoposti a rigorosi controlli essendo ritenuti responsabili di deviazioni eretiche, degli errori degli "alumbrados", dei falsi mistici e degli erasmiani. Gli scritti dei misitici sono pertanto colpiti con severità assente a Roma come avviene nei casi di:
. Francisco de Borja,
. Juan de Ávila,
. Luis de Granada.
Gli Indici spagnoli successivi continueranno su questa linea anche se, ovviamente, dovranno tenere conto dell'Indice tridentino. Più che a Roma inoltre si presterà cura all'espurgazione.
Lo stesso anno il domenicano Bartolomé Carranza, già padre provinciale di Castiglia, all'indomani della designazione a arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, è vittima di un interminabile processo inquisitoriale (destinato a trascinarsi sino al 1576, alla vigilia della morte).
Nel corso di esso don Diego Hurtado de Mendoza che pure ne ha condiviso in passato gli orientamenti religiosi, testimonia di non averlo giudicato un «buen christiano» (allo stesso modo di R. Pole) perché in un suo libro «quitava la abtoridad a la Inquisición».
La frattura interna determinatasi tra carransistas e intransigenti come Melchor Cano riproduce le lacerazioni verificatesi a Roma pochi anni prima, a testimonianza di un disagio profondo all'interno dell'Ordine domenicano.]
«segue 1566».

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