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ANNO 1974

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Papa Paolo VI
(1963-78)

Fondo monetario internazionale

«segue da 1967»
1974, estende ancora i limiti del suo intervento finanziario con la oil-facility creata in seguito alla quadruplicazione del prezzo del petrolio;
«segue da 1975»

BIRS
(Banca internazionale
per la ricostruzione e lo sviluppo)
o
Banca mondiale

«segue da 1953»
1974, giugno, con 124 paesi membri, direttamente o attraverso società affiliate: 
- BIRD (Organizzazione internazionale del Credito
- IDA (International Development Association - Associazione internazionale per lo sviluppo)
- IFC (International Finance Coporation - Compagnia finanziaria internazionale), ha concesso prestiti per 30,5 miliardi di dollari.

Krupp

«segue da 1967»
1974, la Krupp Huttenwerke, consociata del gruppo Krupp, cede una quota delle proprie azioni al governo dell'Iran.

British Airways

1974, nasce questa compagnia aerea britannica di bandiera, dalla fusione di:
- BEA (British European Airways),
- BOAC (British Overseas Air Company)
- altre compagnie minori;
«segue 1988»

Prezzo OPEC del petrolio: 12-13 dollari il barile.

Banca d'Italia: 1960-75
- Governatore: Guido Carli
- Direttore generale: Paolo Baffi

 

 

IRI
(Istituto per la Ricostruzione Industriale)

- Presidente: G. Petrilli (Dc) (1960 ott - 1979)
- Direttore generale: L. Medugno (1968 - ?)
- Direttore centrale: F. Calabria (Dc) (1970 - 1979)

ENI:
- Presidente: ? Girotti (Dc) (?-?)
EFIM:
- Presidente: ? Sette (Dc) (?-?)
EGAM:
- Presidente: ? Einaudi (Dc) (?-?)
Montedison:
- Presidente: E. Cefis (Dc) (1971-77)
Assobancaria:
- Presidente: ? Arcaini (Dc) (?-?)
Casse di Risparmio:
- Presidente: ? Callegari (Dc) (?-?)
RAI-TV:
- ?: ? Delle Fave (Dc) (?-?)
- Direttore generale: E. Bernabei (Dc) (1961-74)

1974

Gennaio
-



 




Banche

1974

Mediobanca

- Presidente: A. Tino (1958 - 1977)
- Amministratore delegato (dal 1949) e Direttore generale: E. Cuccia (1946 giu - 1988)

1974
XXVII esercizio (1974 giu - giu 1975)

 

«segue 1975»

Banco Lariano

«segue da 1973»
Como, il Banco, il cui pacchetto di controllo dal 1972 è nelle mani della Fingest (Gruppo Montedison), rileva dall'Italmobiliare di Pesenti la maggioranza sia del Credito Legnanese sia della Banca Alto Milanese;
«segue 1975»

Banco Ambrosiano

«segue da 1973»
- Direttore generale e Amm.re delegato: Roberto Calvi (1971-?)
1974
a Panama viene fondata l'United Trading Company, centro motore nel rigiro di capitali del Banco Ambrosiano, di proprietà del Vaticano.
R. Calvi aderisce alla P2 di L. Gelli e U. Ortolani († 2002), uomo d'affari legato al Vaticano, banchiere per qualche tempo in Uruguay.
L'avv. Giorgio Ambrosoli è nominato commissario liquidatore.
[Fonti:
- «Il Sole 24 Ore» Aldo Bernacchi e Mara Monti.]
«segue 1975»

Cassa di Risparmi e Depositi di Prato

«segue da 1973»
- Presidente (1971-87): Silvano Bambagioni, (1971-87)
1974,
Fonti: Giampaolo Pansa, Il Malloppo, Rizzoli 1989.
«segue 1975»






Michele Sindona

1974

Gennaio
4
, in base al foglio contabile n. […] privo di sottoscrizione su richiesta di assegni circolari trasferibili, anche'essa anonima, risultano emessi 10 assegni circolari trasferiili all'ordine di tale Mario Bianchi (nome di fantasia) di L. 5 Mni cadauno, tratti sull'Istituto Bancario Italiano, di cui la Banca Unione è mandataria all'emissione.
[Detti assegni per complessivi 50 Mni risultano incassati dalla signora Anna Maria d'Amico eccezion fatta per quello contraddistinto dal n. […] incassato presso la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno, filiale di Vicenza da persona non identificata.
[vedi anche 28 febbraio 1973]

M. Sindona sfrutta fino in fondo l'occasione offertagli dall'aumento di capitale della Banca Unione. Oltre a spremere il "parco buoi" trova il modo di guadagnarci sopra una specie di tangente con un sistema semplice e familiare: mantenendo artificialmente alto il prezzo delle azioni della Banca Unione facendole acquistare dalle sue finanziarie italiane ed estere e da compiacenti amici i quali utilizzano al pari di quelle i soldi di banche di M. Sindona. Così tra gli acquirenti di azioni di Banca Unione troviamo uno stuolo di noti palazzinari romani come:
- Giangrasso (8 Mni);
- Giovannelli (61 Mni);
- Baldesi (28 Mni);
- Federici (3 Mni);
- Gaetano Caltagirone e famiglia (oltre 980 Mni).
[comparare anche con l'operazione BPI Italiana e Ricucci 2005]
[Da quest'ultimo le azioni vengono acquistate con soldi avuti a prestito dalle banche di M. Sindona. Soldi che saranno poi restituiti disseminando buchi presso le altre banche, tra cui in primo luogo l'Italcasse.
In pratica Gaetano Caltagirone, più che comprare azioni, presta il proprio nome per l'operazione al rialzo di M. Sindona. Per il codice penale trattasi di "aggiotaggio" cioè di «artifizi atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato».]
Oltre ai palazzinari, tra i clienti di M. Sindona ci sono anche:
- Andrea Viglione (capo di stato maggiore),
- Gino Birindelli (ammiraglio),
[questi due hanno acquistato azioni della Banca Unione alla fine del 1973 e le venderanno entrambi, in perfetta sincronia, il 28 febbraio 1974 ricavando circa 23 Mni il primo e poco più di 2,5 Mni il secondo]
- Aldo Remondino (generale)
[decisosi in ritardo, non ha guadagnato molto];
- Geremia Giusto (on. Dc, vicedirettore dell'Inps)
[1000 azioni per L. 26.992.500, poi rivendute il 18 febbraio a 41.870.000].
Molti altri vendono le azioni acquistate alcuni mesi o addirittura alcuni giorni prima della scadenza dei termini per la sottoscrizione del capitale, realizzando utili anche del 100%;
- Vincenzo Marotta (on. Dc, presidente dell'Enasarco è implicato fino al collo nel noto scandalo; compra azioni Banca Unione per 54 Mni e le rivende due mesi dopo per circa 84);
- Tom Carini (repubblicano, direttore generale dell'ICIPU, consigliere economico di U. La Malfa, il ministro del Tesoro che autorizza l'aumento; compra per 27 milioni e rotti e vende per 51 Mni);
- Gilberto Bernabei,
- Ernesto Cingolani,
- Pietro Campilli (che tiene strette le azioni e ci rimette)
- "banda Pacelli" (al completo);
nonché alcuni cognomi sospetti come Miceli, Giuseppe Petrilli e una presenza inevitabile, quasi patetica, Mauro Leone ed infine la rampolla di una nobile famiglia romana Benedetta Altieri dirimpettaia di G. Carli e dello studio legale Lefèbvre coniugata al notaio di fiducia del clan siculo di Vito Guarrasi.
È inutile precisare che le preferenze per i titoli in borsa non costituiscono reato ma non è una bella cosa che un consulente del ministro che deve autorizzare l'aumento di capitale di una società corra a speculare sulle azioni della società stessa.

Febbraio
25
, come a fine 1973 vengono estinte perdite della Romitex per 5.862.500 franchi svizzeri.
Ciò dimostra che le operazioni di Carlo Bordoni hanno provocato gravi perdite alle banche sindoniane, a cui si è posto rimedio con i "depositi fiduciari".
[Non sono soltanto queste operazioni tuttavia che hanno provocato il grande crack: infatti i restanti depositi fiduciari costituiti per espandere l'impero di M. Sindona sono più che sufficienti per mettere a terra l'intero sistema del banchiere siciliano].

Marzo
la Securmarck, istituto di vigilanza (o polizia privata), costituita nel 1972 da M. Sindona e Mark Antonucci, viene abilitata a custodire e a trasportare valori, divenendo così un canale di traffici valutari e di finanziamento alla Dc;

presso lo sportello di Via Veneto della Banca Privata Finanziaria [già sede del Credicomin, l'azienda di credito in liquidazione coatta di cui era presidente il principe nero J.V. Borghese] molti enti pubblici depositano soldi:
- Inps,
- Ina,
- Inail,
- Inpdai
- Federconsorzi,
- Istituto romano dei Beni Stabili,
- Otomellara,
- Istituto Nazionale di Previdenza dei giornalisti,
- Sofid,
- Insud Spa
- ecc..
Il principale artefice di questo convogliamento di fondi presso le banche di M. Sindona è Macchiarella, già della Banca Nazionale dell'Agricoltura, uomo di G. Andreotti.
[da «Lotta Continua» sett. 1979]
22, l'avv. V. Veronese, anziano presidente del Banco di Roma viene convocato da A. Fanfani che senza mezzi termini gli dice che alla carica di amministratore delegato del Banco di Roma dovrà essere eletto Mario Barone, responsabile del settore estero della banca e molto legato a M. Sindona. Non è proprio un ordine ma ormai si è impegnato con G. Andreotti
La sera stessa V. Veronese e l'amministratore delegato dell'istituto, il banchiere napoletano Ferdinando Ventriglia, fedele collaboratore del ministro del Tesoro Emilio Colombo, si recano da G. Andreotti per argomentare contro la nomina di Mario Barone, ma inutilmente.
23, V. Veronese e Ferdinando Ventriglia denunciano invano a G. Carli questa indebita intromissione ma il pupillo di G. Andreotti viene regolarmente nominato.
29, il consiglio di amministrazione del Banco di Roma viene convocato per decidere le nuove cariche, in seguito all'invito a dimettersi ricevuto dall'alto dal vicepresidente M. Spada e dall'amministratore delegato Danilo Ciulli. I successori designati sono Ferdinando Ventriglia, che alla carica di amministratore delegato aggiunge ora anche quella di vicepresidente, e Giovanni Guidi, molto introdotto nella Dc, eletto amministratore delegato come il suo concorrente Mario Barone. Vengono in pratica aumentati i posti di comando invece di selezionare i candidati.
In vista della battaglia sul divorzio, la Dc ha bisogno di soldi e ormai da un mese [inchiesta giudiziaria di Genova] si è estinto il tradizionale canale di foraggio delle tangenti petrolifere… e non è stata ancora varata la legge sul finanziamento pubblico dei partiti.
A portare i soldi (2 Mdi di lire) alla Dc sarà Silvano Pontello

nello stesso mese di marzo arriva una scadenza contratti a termine di acquisto e vendita di dollari contro franchi svizzeri per un totale di 2,3 Mni di dollari. Chi dà tutti questi soldi a M. Sindona? Ovviamente:
- le collegate estere:
. Amincor,
. Finabank.
- le banche dell'Est:
. Magjar Nemzeti Bank di Budapest,
. Moscow Narodny Bank (sovietica),
. Bank for Foreign Trade of Urss (sovietica),
. International Bank (sovietica).
Non sono tuttavia così ingenue e a fronte dei dollari che versano sii fanno dare da M. Sindona dei marchi. Ingenue sembrano invece tutte le banche di matrice cattolica tutte con depositi oltre i 10 Mni di dollari:
. IOR,
. Banco di Roma di Bruxelles,
. Banco di Roma di Nassau,
. Cisalpine Overseas di Nassau (di R. Calvi e mons. P. Marcinkus),
. Banca Provinciale Lombarda (del grande nemico C. Pesenti).
C'è inoltre la Tradinvest di Nassau, la banca dell'ENI [affare delle bustarelle saudite]. I dollari che questa versa presso le banche di M. Sindona, queste ultime li riversano alla Tradinvest di Cayman Islands.
Tra i corrispondenti italiani troviamo di nuovo:
. Banca Provinciale Lombarda di C. Pesenti,
. Banco di Santo Spirito,
. Banca Mutua Popolare di Lodi [pur piccola, riesce a trovare 3,5 Mni di dollari, 10 Mni di franchi e 1 Mne di marchi da prestare tutti contemporaneamente alle banche di M. Sindona]
[Dal momento che per una banca depositare fondi presso un'altra è cosa del tutto consueta e che ognuno è libero di scegliere le banche che vuole, la banca centrale tedesca non ha restituito ai corrispondenti esteri i depositi che essi tenevano presso la liquidata Herstatt. In Italia invece si è scelto la via contraria. Soprattutto per difendere la credibilità all'estero del nostro paese. Abbiamo così salvato il prestigio dell'Italia di fronte ai creditori esteri delle banche di M. Sindona: IOR, C. Pesenti, Banco di Roma di Bruxelles e di Nassau, l'Eni, R. Calvi e mons. P. Marcinkus.
Le grosse banche italiane tuttavia non compaiono direttamente, neppure il Banco di Roma. Infatti quest'ultimo farà prestare i soldi dalle sue collegate estere lontane dall'Italia e dalle leggi italiane.

Aprile
2
, M. Sindona ringrazia il segretario politico della Democrazia cristiana A. Fanfani per il suo intervento decisivo nella "promozione" dell'avv. Mario Barone ad amministratore delegato del Banco di Roma (uomo gradito sia a A. Fanfani che a G. Andreotti).
Per tutto il periodo caldo sindoniano le lobbies democristiane controllano pertanto le strutture del Banco con ben 3 amministratori delegati:
- il prof. Ferdinando Ventriglia, uomo del ministro Emilio Colombo e candidato "naturale" alla successione di G. Carli alla Banca d'Italia,
- l'avvocato Giovanni Guidi,
- l'avv. Mario Barone.
Gestore di fatto della banche sindoniane è il genero Pier Sandro Magnoni.
Dal libretto di risparmio al portatore n. 4165 intestato a "Semeria", viene prelevata la somma di 1 Mdo di lire utilizzata per la creazione del libretto "Rumenia", nato e morto nel giro di 24 ore.
A consegnare il primo dei due miliardi previsti (il secondo dopo pochi giorni la nomina di Mario Barone) alla Dc è Silvano Pontello, collaboratore di M. Sindona; a ricevere i soldi è il procuratore legale Raffaello Scarpitti che li consegna all'on. Filippo Micheli, segretario amministrativo della Dc.
[Ovviamente avverrà la smentita categorica del presidente del Senato A. Fanfani, circa il suo coinvolgimento nell'affaire, replicando (29 novembre 1977) su «Il Popolo» all'accusa de «L'Espresso» sul suo coinvolgimento assieme a G. Andreotti nella nomina di Mario Barone ad amministratore delegato del Banco di Roma e sulla sua dimestichezza con gli avv. M. Sindona e Giacchi [a suo tempo collega di A. Fanfani all'Università Cattolica].
Alla smentita di A. Fanfani farà eco dopo pochi giorni la dichiarazione di B. Zaccagnini che non c'è stata nessuna interferenza della Dc nelle nomine del Banco di Roma e, per quanto riguarda i finanziamenti… trattasi di oblazioni volontarie].
In effetti M. Sindona in un'intervista rilasciata alcuni giorni prima da New York nega di aver dato soldi alla Dc. Avrebbe dato soltanto dei consigli finanziari… in pratica non glieli ha dati questi soldi ma glieli ha fatti guadagnare, lecitamente, con le sue consulenze finanziarie.
D'altra parte sia A. Fanfani che B. Zaccagnini non negano (né lo possono fare) di aver ricevuto questi soldi.
[Lo dichiarerà, dinanzi alla 8ª sezione penale di Roma (Processo Verbale di dibattimento del 2 aprile 1976), Raffaello Scarpitti, collaboratore di Micheli, trait d'union tra la segreteria amministrativa della Dc e M. Sindona, titolare di ben tre conti correnti presso l'agenzia di via Veneto della Banca Privata Finanziaria, sottoscrittore di azioni Finambro per alcune decine di milioni e uno dei primi ad essere rimborsato. Lo stesso escluderà di aver avuto incarichi o compensi di sorta da M. Sindona e ammetterà di avergli fatto soltanto il piacere di fargli accreditare sul proprio conto presso la Banca Privata Finanziaria la somma mensile di 15 Mni per soli cinque o sei mesi con l'incarico di riversarla alla segreteria della Dc, consegnandoli in assegni o in contanti all'on. Micheli.
In base a quanto finora dichiarato dagli accusati, si tratterebbe di un prestito alla Dc e questo non solo non è reato ma bensì un diritto ed una facoltà a riceverlo. Ma quando viene restituito?
Eppure c'è stata una liquidazione coatta e se dopo cinque anni questi 2 Mdi di lire non sono ancora stati restituiti significa che sono stati sottratti alla liquidazione e quindi entriamo nel reato di bancarotta fraudolenta.
[Sembra inoltre che la Banca Privata Finanziaria abbia concesso dei fidi particolari ["fidi fantasma" nella relazione dell'avv. Giorgio Ambrosoli] e per ingenti importi a società del gruppo o legate ad amministratori della banca (senza alcuna registrazione). Chi parla di tali fidi è il direttore generale della Banca Privata Finanziaria che il 3.8.72 invia una lettera di fidejussione relativa alla "operazione Trocadero" al vice presidente della banca, resa firmata dallo stesso; nella lettera diretta alla Banca Privata Finanziaria si precisa che la Trocadero Italiana di R. Grossi e C. sas ha una esposizione di ben 379.702.782 di lire e la garanzia fideiussoria viene elevata a 400 Mni. Si precisa inoltre che l' "operazione Trocadero" è iniziata il 1.3.1967 e a quella data risale una prima fideiussione del dr. M. Spada.
[si scoprirà poi che dal 1967 al 1974 la Trocadero Italiana di R. Grossi e C. sas non è mai stata affidata da Banca Privata Finanziaria].

Non solo la Dc ha però bisogno di soldi, ne ha bisogno soprattutto M. Sindona. Le autorità americane hanno messo infatti gli occhi addosso alla Franklin National Bank. Quelle tedesche sono ormai ostili alla Woolff e alla Herstatt. Le speculazioni dell'Edilnassau vanno a rotoli mentre gli utili vanno altrove.
[Tra l'11.4 e l'8.6 1974 l'Edilnassau assorbe da sola più di 16 Mni di dollari]

M. Sindon acquista la Talcott, una finanziaria con filiali in tutti gli stati americani, indispensabile spalla per la sua Franklin National Bank [acquistata nel febbraio 1972]
Questo secondo investimento americano M. Sindon lo effettua alleggerendo le due banche milanesi e le finanze italiane di altri 27 Mni di dollari. Somma versata dalle banche milanesi alla Privat Kredit Bank e alla Amincor, continuando a figurare sulla contabilità di Banca Unione e di Banca Privata Finanziaria come deposito presso corrispondenti esteri. In realtà girata dalle due banche svizzere alla Fasco e da questa utilizzate per acquistare il secondo suo gioiello americano.
In totale M. Sindona ha finora depredato le due banche milanesi di ben 350 Mni di dollari: punto più alto dello sforzo di espansione.
[I depositi fiduciari cresceranno oltre questo livello ma avranno un carattere difensivo, necessari cioè non ad acquistare nuove imprese ma a puntellare situazoni pericolanti, a tappare buchi:
- le perdite in cambi della Romitex,
- le disastrose speculazoni della Edilnassau,
- le sottoscrizioni dell'aumento di capitale della Finambro SpA dal quale M. Sindona si propone di tirar fuori i 200 Mni di dollari oramai indispensabili, anche se non sufficienti, per sopravvivere. E poi c'è in ballo la speculazione in cambi in atto].

Maggio
inizio, arrivano a M. Sindona le prime avvisaglie della tempesta; la Fed, banca centrale americana, boccia il progetto di fusione tra Franklin National Bank e Talcott. Svanisce quindi il sogno di estendere le attività della banca newyorkese a tutto il territorio degli Stati Uniti. Pochi giorni dopo arriva la notizia che la Franklin National Bank ha subito gravi perdite in cambi per operazioni non contabilizzate. Le azioni della banca di M. Sindona crollano all'istante.
James E. Smith, Controller of Currency [importante autorità di controllo che agli inizi del 1976 metterà in guardia le banche USA contro il rischio Italia] su sollecitazione dell'amico David Kennedy a sua volta amico di M. Sindona, dichiara che il "rischio M. Sindona" non esiste: la Franklin National Bank è solvente.
24/27, sempre dal conto "Semeria" proviene il miliardo per creare i due libretti "Lavaredo" e "Primavera", di 500 Mni cadauno, anche questi come il primo nati e morti nel giro di 24 ore, con lo scopo esclusivo quindi di allungare il numero dei passaggi.
I 2 Mdi elargiti alla Dc seguono il solito percorso Silvano Pontello, Raffaello Scarpitti e Micheli.
31, il governatore della Banca d'Italia G. Carli nella sua relazione, una delle più dure requisitorie in tutta la storia della Banca d'Italia, accusa gli amministratori dell'economia italiana di avere imposto al paese un onere finanziario senza precedenti: essi hanno ora l'obbligo di creare le condizioni affinché questo onere possa essere sostenuto.
In effetti da alcuni mesi su tutta l'economia mondiale si era abbattuta una mazzata ben più grave: il rincaro del petrolio. Nel 1° trimestre dell'anno l'Italia ha appena registrato un passivo di oltre 3 Mdi di dollari e le riserve valutarie liquide sono ormai al livello di guardia.
I provvedimenti valutari emanati da G. Carli sono già in atto:
- sovrattassa del 50% sugli acquisti di valuta;
- divieto alle banche di accrescere gli impieghi oltre un livello predeterminato;
- vincolo al portafoglio.
L'ultimo governo di centro-sinistra deve così accantonare programmi di spesa e progetti speciali per mettersi al lavoro occupando gli ultimi mesi per estrarre dalle tasche dei contribuenti 3.000 Mdi di lire.

Giugno
20
, Roma, nella riunione presso la sede centrale della banca [assente Ferdinando Ventriglia] il Banco di Roma accorda un finanziamento di 100 Mni di dollari alla General Banking delle isole Cayman [una finanziaria della Società Generale Immobiliare non regolarmente costituita, in quanto il capitale sociale non risulta essere stato sottoscritto] nel tentativo di salvare, più che l'impero di M. Sindona, i 25 Mni di dollari già elargiti in precedenza a società del gruppo M. Sindona.
Il contratto con cui il Banco di Roma Nassau presta questi 100 Mni di dollari lo firmano Mario Barone, amministratore delegato del Banco di Roma, e Puddu responsabile del settore estero dell'istituto. Ovviamente i due non si spostano da Roma per l'operazione, cambiano soltanto foglio di intestazione.
Il Banco di Roma riceve in garanzia 100 Mni di azioni della Società Generale Immobiliare e il 51% delle azioni della Banca Unione.
25/2 luglio, M. Sindona riceve una prima boccata di ossigeno da 50 Mni di dollari.
27, Puddu lascia un appunto con cui si chiede che i 100 Mni di azioni della società Società Generale Immobiliare di proprietà della Finambro SpA, per essere costituite regolarmente in pegno a favore del Banco di Roma-Finance, avrebbero dovuto essere segnalate al Cambital [Uffico Italiano Cambi] onde da questo ricevere autorizzazione valutaria, in quanto la costituzione in pegno di azioni di società italiana a favore di un nominativo dell'estero è sottoposto a norme del genere. Per ovviare a tale inconveniente, la Finambro Spa ha regolarmente costituito in pegno a favore del Banco di Roma-Roma, il citato pacchetto azionario istruendo l'istituto romano a rilasciare garanzia fidejussoria al Banco di Roma-Finance. Va infine ricordato che anche per il rilascio di una garanzia fidejussoria a favore dell'estero sarebbe necessaria l'autorizzazione del Cambital.
La Banca d'Italia, allarmata dai ritiri di depositi dalle banche di M. Sindona dispone l'ispezione delle due banche milanesi.
Comincia il fuggi fuggi.
Da Ferdinando Ventriglia, a Macchiarella, a M. Sindona: tutti vanno in processione da G. Carli.
Dal momento che il Banco di Roma ha effettuato un'operazione non autorizzata dalle autorità monetarie, si richiede ai competenti organi del Banco di Roma (praticamente Ferdinando Ventriglia, Mario Barone e Giovanni Guidi) "l'autorizzazione relativa allo scopo di permettere al Banco di Roma Finance di firmare i contratti e convenzioni di credito".
28, nel momento in cui Ferdinando Ventriglia appone in calce all'appunto di Puddu la propria sigla con la nota «Richiedere autorizzazione a Cambital», 40 Mni di dollari, quasi metà del prestito, sono già nelle tasche di M. Sindona. Tasche che questa volta hanno il nome insolito di General Banking nome mai apparso finora.
[Trattasi di società costituita da poco, anzi mai costituita almeno sotto il profilo delle norme societarie: il relativo capitale non è mai stato sottoscritto.]
Come primo atto di questa sua opera di intermediazione la General Banking si trattiene sui soldi che arrivano dal Banco di Roma una provvigione di 4 Mni di dollari.
L'autorizzazione dell'Ufficio Italiano dei Cambi ("Cambital" nell'appunto di Puddu) arriva tardivamente nei primi giorni di luglio, sollecitata dal governatore G. Carli "casualmente" incontrato da Ferdinando Ventriglia il giorno 2 luglio.

Luglio
2
, Ferdinando Ventriglia comunica a G. Carli, incontrato casualmente, che intende sospendere l'erogazione del prestito a M. Sindona. Poi è la volta di Macchiarella che si precipita a denunciare a G. Carli le gravi perdite in valuta delle banche di M. Sindona. Arriva infine M. Sindona che dà la colpa di tutto al dimissionario Carlo Bordoni.
Allora dopo il pagamento della seconda tranche dei 100 Mni di dollari, ecco un altro prestito di 62,5 Mdi di lire in cambio di altre azioni Generale Immobiliare e azioni Finabank date in garanzia. Contemporaneamente uomini del Banco di Roma si installano alla guida di Banca Unione e Società Generale Immobiliare per seguire da vicino l'attività di queste due partecipazioni in pegno.
4, G. Carli afferma: essendosi constatato che le azioni Generale Immobiliare circolano all'interno e non possono essere costituite in pegno di persona giuridica domiciliata al'estero, sono costituite in pegno del Banco di Roma; questo, a sua volta, concede una fidejussione al Banco di Roma Nassau. Viene allora richiesta l'autorizzazione all'Ufficio dei Cambi che viene concessa.
Anche se, documenti alla mano, la necessità di far autorizzare l'operazione è emersa prima del 4 luglio, ciò che è importante sottolinerare è che al Banco di Roma i dollari per la seconda tranche del prestito glieli procura la Banca d'Italia che incoraggia e autorizza un ulteriore prestito all'azienda di credito di M. Sindona di 62,5 Mdi di lire.
L'avv. Giorgio Ambrosoli si dichiara sorpreso che 100 Mni di dollari siano stati spesi da un'azienda pubblica, quale il Banco di Roma che ha operato tramite la sua consociata a Nassau, quasi per nulla.
[Sulla Lettera Finanziaria dell'«Espresso» del 22 luglio 1974 Ferdinando Ventriglia, ex vicepresidente del Banco di Roma, ex direttore generale del Tesoro e poi presidente dell'Isveimer non dice le cose esattamente come sono andate. Infatti nella testimonianza resa al magistrato in data 29 febbraio 1976 a proposito dell'incontro con il governatore G. Carli del 4 luglio 1974 dichiarerà che il governatore aveva prospettato loro una soluzione tecnica per reperire i 50 Mni di dollari.
Inoltre Ferdinando Ventriglia sbandiera, come al solito in questi casi, la necessità di difendere la lira, di difendere le grandi imprese italiane dall'assalto della proprietà straniera, tutto insomma viene fatto per il bene del Tricolore. Ma che senso ha tutto questo zelo nazionalistico [si ripeterà con A. Fazio nel 2005] se Banca Unione e Banca Privata Finanziaria sono già in mano straniera, la prima al 75% e la seconda al 100%?]
10, le due banche milanesi di M. Sindona cambiano di fatto padrone. Il Banco di Roma ha ricevuto in pegno, a garanzia dei prestiti effettuati a M. Sindona, il pacchetto di maggioranza della Banca Unione che, come è noto, a sua volta possiede la Privata Finanziaria. Per tutelare gli interessi dell'istituto romano creditore, suoi funzionari si insediano ufficialmente in Banca Unione. A Via Verdi, presso l'altra banca di M. Sindona, sono presenti solo ufficiosamente: assistono cioè a tutto ciò che accade senza che alcuno possa attribuire loro una diretta responsabilità delle operazioni.
[Tale situazione durerà fino al primo di agosto quando le due banche attueranno la fusione.]
Si apre quindi un altro capitolo travagliato e oscuro.
Tra "fughe", aggiustamenti, restauri di facciata in abbondanza, fa spicco la restituzione di un deposito di titoli alle società di Raffaele Ursini, il noto drago della chimica, proprio nelle ultime convulse ore che precedono la messa in liquidazione della Banca Privata Italiana e l'avvento del liquidatore.
Ma anche in fase di liquidazione:
[vedi Il crack di Panerai e De Luca:
Infine guardando con cura nell'amministrazione della banca, si scopre un conto di 20 Mdi di lire che conferma clamorosamente i legami del Vaticano con il finanziere di Patti. In un conto intestato ad un nome di comodo, dietro il quale si nasconde la Santa Sede, vi sono depositati miliardi utilizzati di volta in volta per le speculazioni in cambi del Vaticano. Inutilmente in seguito i banchieri di San Pietro chiederanno di riavere indietro i 20 miliardi: il mascheramento della proprietà è stato talmente abile dal punto di vista giuridico da rendere assolutamente non certo il diritto della Santa Sede a reclamarne la proprietà. Così i 20 Mdi di lire si trasformano in un obolo fatto dalla Chiesa allo Stato italiano impegnato a pagare i debiti di M. Sindona.
Ma sappiamo che la Chiesa non ha pagato alcun obolo. I miliardi li ha regolarmente ricevuti dal liquidatore e sono andati ad ingrossare il passivo di M. Sindona finito sul groppone della collettività.]

Volatilizzatasi la Banca Generale di Credito, alla Banca Unione non resta che la proprietà dell'INFI, pagata 44 Mni di franchi svizzeri, ma ormai senza più attività, né scopo, né cespiti patrimoniali. La scatola vuota INFI, esaurita la sua funzione di puro e semplice contenitore, viene posta in liquidazione. Alla banca milanese di M. Sindona rimane come ricordo dell'operazione e del deposito fiduciario che l'ha iniziata, la falsa scrittura contabile indicante un credito fasullo di 44 Mni di franchi svizzeri nei riguardi dell'Amincor di Zurigo.
I tecnici del Banco di Roma prendono per autentico questo credito e ne reclamano la restituzione dalla banca di Zurigo la quale subito risponde affermativamente precisando che la somma sarà accreditata a mezzo della consorella milanese, la Banca Privata Finanziaria.
Il "debito" dell'Amincor viene estinto e contemporaneamente la Banca Privata Finanziaria accende un nuovo deposito fiduciario a favore della banca svizzera che riceve così indietro dalla Banca Privata Finanziaria quello che ha pagato alla Banca Unione. Per meglio confondere le acque il nuovo deposito fiduciario viene acceso in dollari. In questo modo ai funzionari del Banco di Roma "a responsabilità limitata", presenti nella Banca Privata Finanziaria, viene preclusa, se mai ne avessero intenzione, ogni possibilità di capirci alcunché.
Va da sé e senza ombra di dubbio, che la Banca Generale di Credito comprata con i soldi delle due banche milanesi dovrebbe essere inghiottita dalla massa fallimentare. Ma gli eredi di M. Sindona sono già in agguato!!
22, Antonino Occhiuto vicedirettore generale della Banca d'Italia, da molti anni membro del direttorio dell'istituto, opponendosi a tutti i suoi colleghi, ha sempre detto no alle operazioni a favore di M. Sindona richiedendo in continuazione la richiesta di liquidazione delle sue banche. Richieste a G. Carli perché procedesse alla liquidazione delle banche di M. Sindona sono giunte anche dagli ispettori della Banca d'Italia.

Agosto
inizio, viene perfezionata la fusione di Banca Unione e Banca Privata Finanziaria in un unico organismo la Banca Privata Italiana.
Nel frattempo trova sempre più credito l'ipotesi che la nuova banca venga assorbita dal Banco di Roma. Vengono addirittura avviate trattative per definire bonariamente con M. Sindona il passaggio della sua banca al Banco di Roma ma le sue resistenze ritardano l'operazione. Prima che questa si concretizzi arriva l'opposizione del presidente dell'IRI, Giuseppe Petrilli, a che il Banco di Roma rilevi le banche di M. Sindona da solo e senza passare per un provvedimento di liquidazione coatta e di gestione straordinaria.
Anche il tentativo di far subentrare nella Banca Privata Italiana un consorzio di banche formato dai tre grandi istituti dell'IRI (Banco di Roma, Credito Italiano e Banca Commerciale) fallisce.
28, compare per la prima volta la "lista dei 500";
dal verbale della riunione avvenuta in una sala della Banca d'Italia dove sono riuniti esponenti della Banca d'Italia e del Banco di Roma.
"Il prof. Ferdinando Ventriglia mette in particolare evidenza che nella sezione "depositi ricevuti" figurano alla voce 3° "Gruppo Sindona" crediti dell'Amincor per $ 50.176.000 e della Finabank per $ 43.640.000 e, ad illustrazione di dette voci, informa che il credito della Finabank, detratti $ 7.000.000 ca e quindi per residui $ 37.000.000 ca, rappresenta depositi di somme avute fiduciariamente da nominativi diversi (oltre n. 500) con scadenze varie già in corso di maturazione, alcune addirittura scadute nel corrente mese. […]
Il prof. Ferdinando Ventriglia, dopo precisazioni varie, anche da parte di altri intervenuti alla riunione, propone e G. Carli approva che soprattutto allo scopo di sostenere la credibilità del ns sistema all'estero, la Banca Privata Italiana faccia fronte agli impegni con la Finabank alle singole scadenze previa verifica di regolarità […]. A favore dell'opportunità di far fronte agli impegni in valuta della Banca Privata Italiana con la Finabank concorre anche la considerazione che tale linea di condotta varrebbe ad evitare richieste integrali di rimborsi prevedibili dal gruppo clienti ($ 11.012.000) e dal gruppo banche ($ 78.624.999)".
Per la prima volta Ferdinando Ventriglia cita la famosa lista dei 500 per chiedere l'autorizzazione al governatore a rimborsare l'ammontare complessivo di questi depositi, pari a 37 Mni di dollari. I soliti motivi d'ordine generale e di credibilità inducono G. Carli ad autorizzare i rimborsi a questa banca ginevrina, a mezzadria tra M. Sindona e l'IOR «previa verifica di regolarità».

Mai si saprà chi sono questi italianissimi esportatori di capitali mentre loro sapranno benissimo chi ringraziare per aver recuperato in pieno i loro capitali.

Alla fine di tutte le manovre (iniziate il 3 agosto) risulta che alle due banche milanesi per la sola operazione Finambro-Capisec M. Sindona ha sottratto 110 Mni di dollari tanti quanti sono stati i depositi fiduciari a favore Capisec ancora in essere al momento della liquidazione. E ciò nonostante che nel primo semestre del 1974 siano stati estinti 83 Mni di dollari di depostiti fiduciari precedentemente accesi allo stesso scopo. Questi soldi vengono utilizzati dalla Finambro per l'acquisto del pacchetto di azioni Generale Immobiliare precedetemente posseduto dal gruppo. Lo stesso pacchetto che ora viene dato in garanzia al Banco di Roma per consentire a M. Sindona l'ultimo colpo, il prestito di 100 Mni di dollari ottenuto dal Banco di Roma.

Altro episodio dell'estate calda:
Banca Generale di Credito, sede Milano, unico sportello: Trezzano sul Naviglio.
[piccola azienda con un patrimonio valutato in 6,5 Mdi e con 50 Mdi di depositi].
Capitale sociale della banca nell'agosto 1974:
- 825.000 azioni (30% ca) della Finambro;
- ? azioni (70% ca), della Idera Business AG, finanziaria estera di M. Sindona, azioni che circolano all'estero.
Genghini (costruttore romano che opera attraverso una miriade di società: Genghini SpA, Residence Cicerone, Immobiliare GM2, Gracchi, Edilgen ecc..) riceve dal Banco di Roma un finanziamento di 14 Mdi di lire che utilizza integralmente per comprare il pacchetto di azioni della Banca Generale di Credito circolanti in Italia e posseduto dalla Finambro. Il prezzo pagato è incredibile: per meno di un terzo del valore della Banca Centrale di Credito viene corrisposta una somma equivalente all'intero suo valore. Contemporaneamente le restanti azioni della banca passano gratuitamente [o franco valuta, espressione usata dall'avv. Giorgio Ambrosoli] dall'Idera Business AG alla DOG AG, una finanziaria svizzera non estranea agli interessi di Genghini, se è vero che possiede la Genghini SpA e le altre società del gruppo del costruttore romano. Il 30% della Banca Generale di Credito viene pagato 14 Mdi; il 70% zero lire. C'è qualcosa di strano.
M. Sindona vende, o è costretto a vendere, il suo gioiello di Trezzano sul Naviglio per consentire che la Finambro Spa rimborsi i sottoscrittori del famoso aumento di capitale non autorizzato.
Genghini, che non ha né la vocazione per fare il banchiere, né i soldi necessari (che infatti gli vengono prestati dal Banco di Roma) a Trezzano ci rimane pochi mesi, giusto il tempo della durata del finanziamento. Alla scadenza lo rimborsa vendendo la Banca Generale di Credito al Banco di Roma per una cifra perfettamente uguale al prestito più gli interessi.
[rivendute al loro prezzo normale e con una perdita di 10 Mdi]
Per vendere al Banco di Roma Genghini deve far entrare in Italia le azioni che circolano all'estero. Per questo motivo egli acquista per 10 mdi di lire il pacchetto che la DOG AG ha ricevuto gratuitamente dalla Idera Business AG. Questa discutibile operazione di acquisto titoli viene autorizzata regolarmente dalle autorità valutarie, che autorizzano di conseguenza anche l'esportazione (dilazionata) dei 10 Mdi di lire pattuiti come prezzo del pacchetto.
Ci si chiede: pagando alla Finambro 14 Mdi, cioè l'intero prezzo della Banca Generale di Credito, Genghini ha comprato l'intera banca o solo le azioni consegnategli dalla Finambro Spa? Solo in questa seconda ipotesi, la compravendita tra Genghini e la DOG AG non sarebbe fasulla. In questo caso però con il trasferimento gratuito delle azioni dalla Idera Business AG alla DOG AG si sarebbe realizzata una distrazione di attività da un gruppo come quello di M. Sindona, in stato di dissesto: la DOG AG e Genghini ne porterebbero la corrresponsabilità.
Ma per quale motivo Genghini ha pagato alla Finambro Spa un prezzo triplo di quello effettivo per le azioni della Banca Generale di Credito, rivendute pochi mesi dopo al Banco di Roma al loro prezzo normale e con una perdita di 10 Mdi? Più realistica quindi la prima ipotesi. Genghini con i 14 Mdi ha pagato le azioni della Finambro Spa e quelle che l'Idera Business AG ha passato alla DOG AG.
Ma allora il contratto tra Genghini e la finanziaria svizzera è poco più di una finzione. Una finzione però che permette a Genghini di esportare con il beneplacito delle autorità valutarie 10 Mdi di lire, cosa che dovrebbe interessare l'Ufficio Italiano Cambi.
Genghini
inoltre può denunciare una perdita di 10 Mdi potendo dimostrare di aver sostenuto per l'acquisto di Banca Generale di Credito una spesa di ca 25,5 Mdi di lire (14 Mdi il prezzo pagato alla Finambro Spa, più 1,5 Mdi di interessi per il relativo finanziamento ricevuto dal Banco di Roma, più ancora i 10 Mdi alla DOG AG) e di averla rivenduta al Banco di Roma ricavandoci sopra 15,5 Mdi, l'ammontare del prestito al lordo degli interessi. Ha denunciato Genghini questa perdita al fisco?
In realtà la sorte della Finambro Spa sta a cuore a Ferdinando Ventriglia, Giovanni Guidi e Mario Barone. A depositare le azioni Generale Immobiliare a garanzia del prestito di 100 Mni di dollari è infatti la Finambro Spa. Ma questi soldi non sono finiti nelle sue casse bensì nelle lontane isole Cayman e di lì messi in circolo tra le finanziarie del gruppo Sindona. Un fallimento della Finambro Spa finirebbe col dissolvere la garanzia a favore del Banco di Roma e coinvolgerebbe tutto il gruppo M. Sindona, Società Generale Immobiliare compresa. Calamità che la banca dell'IRI deve scongiurare riuscendoci grazie anche all'interposizione di Genghini.
Il Banco di Roma ci ha certamente guadagnato, molto probabilmente ci ha però rimesso l'attivo fallimentare della Banca Privata Italiana, con danno per tutta la collettività.


Dal 1969 al 1974 la Banca Privata Finanziaria e la Banca Unione vengono rapinate da M. Sindona dell'intero loro patrimonio: 400 milioni di dollari [250 Mdi di lire].
La quasi totalità delle perdite è costituita da denaro volatilizzatosi con la tecnica dei "depositi fiduciari" che nel caso specifico di M. Sindona sono stati dei veri e propri furti.
Le società estere sono servite da sacco dove venivano stipati i dollari trafugati, utilizzati poi per acquistare partecipazioni un po' ovunque e di ogni tipo, tra cui ovviamente partecipazioni riguardanti banche americane, tedesche, svizzere, cui toccherà la stessa sorte delle due banche milanesi.
Alla fine si scopre che il 51% delle azioni della Banca Unione appartiene alla Comarsec, il cui pacchetto di maggioranza è posseduto dalla Fasco Europe, controllata a sua volta dalla Fasco AG. Ovviamente M. Sindona controllando la banca più grande ha controllato tutte le altre.

Settembre
18
, nel conto Semeria (creato il 21 dicembre 1973) vi sono affluiti in nove mesi di vita più di 7 Mdi di lire che poi sono usciti in modi analoghi a quelli destinati al finanziamento alla Dc.
Oltre al versamento iniziale per la creazione del conto (L. 1.282.639.000), altri 350 Mni sono stati versati a mezzo assegni circolari dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino, intestati a nomi di fantasia. E gli altri versamenti?
Finora nessuno si è mai premurato di accertare da chi, a quali persone e perché sia stato consentito di prelevare le somme che residuavano nel libretto.
Non si è mai indagato a fondo quindi né sulla natura di questo libretto né sulle operazioni che vi sono transitate. Lo stesso avv. Giorgio Ambrosoli ne ignora l'esistenza e riesce soltanto, alla fine della sua relazione, a formulare la domanda: «Ma la Trocadero ha restituito i 400 Mni? L'avallante ha pagato? E quante erano le Trocadero?». Sicuramente due. Perché accanto alla Trocadero c'è un altro importante "affidato fantasma" che risponde al nome di Dc.
27, La Banca Privata Italiana viene messa in Liquidazione.

Ottobre
negli Stati Uniti la Banca Franklin, dopo vari tentativi esperiti per mantenerla in attività, entra in liquidazione coatta amministrativa.
[Differenza con l'Italia: mentre nel maggio 1974, alle avvisaglie della crisi, gli Stati Uniti si sono fatti offrire la garanzia di 50 Mni di dollari da M. Sindona, le autorità monetarie italiane gliene hanno dati in prestito il quadruplo!!!]
15, il Tribunale di Milano emette la sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza della Banca Privata Italiana (nata dalla fusione tra Banca Unione e Banca Privata Finanziaria).
Dopo il mandato di cattura emesso a carico di M. Sindona e Carlo Bordoni, la perdita economica definitiva accertata per le sole banche italiane è di 257 Mdi.
Gli Enti pubblici hanno depositato nelle banche sindoniane enormi fondi, con tassi di interesse di favore consentendo ai due di dilatare enormemente la loro potenzialità di manovra e a i loro complici di beneficiare di fondi occulti, presso conti riservati e personali, in Italia e all'estero.
[vedi:
- Ente minerario siciliano: on. Verzotto (già condannato e latitante);
- Gescal: per la quale si giunge a negare l'autorizzazione a procedere nei confronti di Onorio Cengarle (Dc) della Finmeccanica, società dell'IRI, diretta da Crociani;
- lista dei 500.]

Novembre
7
, la relazione sul caso M. Sindona presentata dal ministro del Tesoro Emilio Colombo dinanzi alla V e VI commissione della Camera per illustrare il comportamento delle autorità monetarie, cioè del ministro del Tesoro e della Banca d'Italia nella vicenda del crack, è un esempio insuperabile di manipolazione dell'opinione pubblica. Ogni loro intervento doveroso per evitare il crak infatti a loro avviso avrebbe avuto un "effetto turbativa" del sistema. Il fatto è che questa relazione riceve il plauso anche del nuovo ministro del Tesoro Pandolfi, questo a dimostrare che, pur cambiando la carica, la figura del ministro del Tesoro resta immutabile.

1974, vita e morte dei "depositi fiduciari" di M. Sindona costituiti a copertura di "perdite in cambi":
- in dollari: 1,850 Mni;
- in marchi: 1,9 Mni..
[19 giugno, viene restituita una buona metà dei depositi del 1971 e 1972. Gli altri rimangono sul groppone delle banche milanesi.]

Anche gli amministratori delle banche sindoniane sono responsabili di illeciti:
- Clerici ha sottoscritto 96 depositi fiduciari, equivalenti ad altrettante illecite esportazioni valutarie,
- Pavesi 52, Carlo Bordoni 49, Giampietro 44, Olivieri 34, Bonacosa 18, Bissoni 17, Vagina 12 ecc.
per non parlare delle banche estere come Privat Kredit Bank, Gutzwiller, Banque Vernes, Bankinvest ecc..
[da notare che le norme valutarie in vigore prevedono pene più miti di quelle che verranno in seguito e precisamente sanzioni pecuniarie per un ammontare fino a cinque volte l'ammontare dell'operazione.]
In seguito alla denuncia del commissario liquidatore avv. Giorgio Ambrosoli il governatore della Banca d'Italia G. Carli dà ordine alla liquidazione di pagare tutti i debiti verso l'estero della banca di M. Sindona.

Omicidi collegati alle vicende di M. Sindona:
- avv. Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, ucciso 11.7.1979; ricevuto l'incarico nel 1974 dalla Banca d'Italia, nel 1975 consegna due rapporti informativi ai giudici Guido Viola e Ovilio Urbisci;
- Boris Giuliano, commissario di pubblica Sicurezza di Palermo, ucciso il 21.7.1979;
- Cesare Terranova, giudice istruttore di Palermo.

Italcementi:
[da Autobiografia, «Panorama» 1979] M. Sindona accusa G. Carli non solo di indebita interferenza, ma anche di aver consentito a C. Pesenti di utilizzare, in aperta violazione dell'art. 38 della legge bancaria, i soldi delle sue banche per il riacquisto delle azioni dell'Italcementi.
G. Carli non solo si è prestato, con un atto inqualificabile per un governatore della Banca d'Italia, a proferire minacce e a "bluffare" grossolanamente per appoggiare le richieste certamente infondate sotto ogni aspetto di C. Pesenti, ma lo ha autorizzato (incredibile, ma vero!) ad utilizzare i soldi delle tre banche di credito ordinario da lui controllate per difendere la sua posizione azionaria. Operazione giudicata inconsueta e pericolosa anche da parte di persone responsabili dello stesso gruppo Italcementi. L'amministratore delegato dell'Istituto Bancario Italiano Giovanni Monti si rifuta infatti di partecipare pro-quota all'operazione dichiarando che sarebbe disposto tutt'al più, a versare alla Banca Provinciale Lombarda la somma richiesta di 20 Mdi di lire in un normale conto interbancario. E agì in questo senso preciso. Ma poi, dopo poco tempo, dovette annunciare le sue dimissioni…!
In seguito all'intervento del governatore la Banca Provinciale Lombarda concede un fido di 40 Mdi di lire ed il Credito Commerciale di 20 Mdi di lire a C. Pesenti direttamente o tramite interposto ente con garanzia di azioni Italcementi considerate ad un valore superiore a quello di mercato.
E tutto questo non solo con la benedizione, ma anche con l'autorizzazione del governatore della Banca d'Italia.
Infine, sempre per quanto riguarda il governatore della Banca d'Italia G. Carli, è certo:
- che è stato dalla parte di C. Pesenti contro M. Sindona nel tentativo di quest'ultimo di scalata dell'Italcementi;
- che è stato dalla parte di E. Cefis contro M. Sindona in occasione dell'OPA Bastogi;
è invece dubbio che egli abbia ostacolato M. Sindona nella "operazione Finambro".
Gli si rimprovera pertanto di:
- non aver adottato gli opportuni provvedimenti contro M. Sindona sin dal 1973;
- di aver taciuto delle ispezioni dell'estate del 1973 a magistrati e parlamento;
- di aver consentito con la farsa oscena e illegale il commercio a mezzo banche delle azioni fantasma della Finambro;
- di non aver dato peso alle richieste degli ispettori, che già nel luglio 1974 chiedevano l'immediata liquidazione delle due banche di M. Sindona.
Al ministro del Tesoro U. La Malfa [lug 1973-gen 1974], viene lanciata l'accusa:
- di non essersi battuto,
- di non essersi dimesso contro questo scandalo,
- di essere ricorso a questo atto estremo alcuni mesi dopo per sostenere l'applicazione di una politica economica più dura nei riguardi della gente comune e non per l'applicazione della legge contro personaggi allora potenti.
Ci si chiede come mai il ministro del Tesoro Filippo Maria Pandolfi e i suoi predecessori Gaetano Stammati ed E. Colombo non abbiano applicato le sanzioni previste dalle leggi valutarie nei riguardi degli amministratori delle banche di M. Sindona colpevoli, in concorso con le banche di illecita esportazione di capitali; perché non lo abbiano fatto per i 5 Mdi esportati dai fratelli Caltagirone; perché non abbiano proceduto nei riguardi della Banca Generale di Credito o di Genghini o di R. Calvi.
Ci si chiede perché
la Società Generale Immobiliare debba essere esclusa, come finora è avvenuto, da ogni indagine.



[segue]

 


Fonti:
- Lombard, Soldi truccati - Feltrinelli 1980, I ed.,
- Gianluigi Nuzzi, Vaticano SpA, chiarelettere 2009, I ed...






I compari di San Gennaro.
La Lockheed Corporation e il supermercato delle armi.
- Presidente: Dan Haughton (1967-?)
. Direttore generale: A.C. Kotchian (1967-?)

1974

Gennaio
8
, in un articolo sul «Corriere della Sera» Antonio Cederna denuncia l'imminente rovina del paesaggio di Bormio se si attuasse il progetto della Pierrel e del suo presidente Gabriele Benincasa.


Agosto
, la commissione edilizia del comune di Roma approva il progetto presentato l'anno precedente dalla Amias Sas e rilascia la licenza. Direttore dei lavori di questo residence (in realtà villa di cinquantove stanze, parco e piscina, di A. Lefèbvre [Tannò], [al catasto risulta abitazione di sei vani e servizi]), è l'architetto Antonio Malavasi, lo stesso che dirige i lavori di sette ville nel comprensorio dell'Olgiata Romana, ancora in costruzione nel canton de' birbi.
Le sette ville fanno capo ad altrettante società immobiliari (Euterpe, Calliope, Talia, Erato, S. Fruttuoso, S. Fortunato, S. Ciriaco) tutte amministrate dal dottor Cesare Manzoni, sede a Milano, via Vittor Pisani 22.
Quest'ultimo risulta amministratore anche di altre tre società:
- Gardisette,
- Marinella,
- Strapex.
[La Strapex è in liquidazione e il liquidatore è il dottor Paolo Carrara che è anche il presidente del collegio sindacale delle sette società dell'Olgiata.]
Soci di tutte sono due svizzeri (Franz Schmidt e Willy Jucker di Zurigo). Il geometra che lavora alle ville è lo stesso che si interessò anni addietro alla palazzina di via del Nuoto 11 dove c'è appunto lo Studio Lefèbvre.
A via del Nuoto 11 avevano sede due società:
- Selas Spa (olandese di cui utilizzò alcuni brevetti)
- Itamer con sede a via Barberini 86 (ex "studio Lefèbvre") che annovera tra i soci distribuiti nelle varie cariche, gli avvocati Raimondi e Chiovenda, dello "studio Lefèbvre" e Mario Lefèbvre. [Oggetto sociale: import-export di caffè brasiliano poi modificato in esecuzioni, studi, indagini economiche e finanziarie. Deliberato un aumento di capitale da 1 a 60 milioni non se ne fece più nulla. La stessa società diventa la Chempro e si occupa di ricerche petrolifere, petrolchimica, studi e consulenze. Nel 1974 viene liquidata. Dai bilanci, l'Itamer o Chempro risulta non aver svolto in concreto alcuna attività.]

Ottobre
Il deputato olandese Piet Dankert rende pubblico il tentativo di corruzione da parte della Dassault. Peccato per Marcel Dassault, perché una fazione del governo olandese cui fa parte anche il ministro della difesa Henk Vredeling non avrebbe sicuramente scelto un prodotto americano; la sua società è andata troppo in là.


Olanda. La Lockheed ormai si aspetta che la vendita dei P-3 Orion all'Olanda vada in porto e Fred Meuser scrive al principe Bernardo d'Olanda suggerendogli che se l'affare fosse andato in porto sarebbe stata pagata una provvigione del 4% a beneficio del WWF (World Wildlife Fund o Worldwide Fund for Nature).
Il principe scrive allora di suo pugno due lettere a Roger Bixby Smith. Nella prima dice che dopo vari tira e molla ci sono ora buone prospettive per la vendita dei P-3 Orion e avanza la richiesta di una provvigione [somma che in seguito risulterà ammontare tra i 4 e i 6 Mni di dollari]. Roger Bixby Smith, incontrato poi il principe a Parigi, gli comunica che il compenso è troppo elevato al che il principe risponde che pensa a un milione circa. Nella seconda lettera il principe si duole amaramente del fatto che la sua idea sia stata rifiutata senza neppure discuterla.
Questa lettera imbarazzante, inoltrata in California, fa subito impressione. Roger Bixby Smith viene quindi incaricato di ritornare dal principe in dicembre.

Dicembre
Roger Bixby Smith propone a Bernardo d'Olanda il pagamento di 1 Mne di dollari nel caso l'Olanda avesse comprato quattro aerei P-3 Orion. Il principe accetta prontamente e propone che il denaro gli sia versato su uno speciale conto in banca a Ginevra… e non al WWF.
Subito dopo però, il governo olandese decide ancora una volta di non acquistare i P-3 Orion e così il pagamento non ha luogo.
[La figura del principe nella faccenda non differisce da quella di Spiro Agnew, colto in fallo recentemente a ricevere bustarelle nella sua qualità di vicepresidente a Washington. Secondo la "Commissione Donner", mentre l'offerta di un aeroplano al principe quattordici anni prima pur eccessiva era "un gesto concepibile", la nuova offerta di una somma di denaro segreta trasformava il rapporto da corruzione ad estorsione.]


Di tutte le armi vendute nel 1974, quasi la metà, per un valore di 3,9 Mdi di dollari, sono andate allo scià dell'Iran divenuto così (solo un anno prima era una semplice pedina della diplomazione occidentale) il padrone del più esteso arsenale di armi del mondo fatta eccezione per gli Stati Uniti, la Russia e l'Europa.


Valore delle vendite militari degli Stati Uniti all'Italia nell'anno finanziario 1974: 47,847 Mni di dollari.
[Fonte: Defense Security Assistance Agency, settembre 1976]


«segue 1975»

 

Fonti:
- Camilla Cederna, Giovanni Leone - Feltrinelli 1978, I ed..
- Nino Piccione, Uragano Lockheed - E.L.V. Roma 1977, I ed..
- Anthony Sampson, The arms bazaar/Il supermercato delle armi - Arnoldo Mondadori Editore 1977.


Lombardfin

1974
estate, la società nasce su iniziativa di Vincenzo Civiletti e dell'agricoltore Cassiano Dal Pozzo d'Annone, con lo scopo di operare come intermediario finanziario direttamente sui mercati stranieri.

«segue 1975»



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Confindustria

. presidente:
. R. Lombardi (1970-74)
. G. Agnelli (1974-76)
1974
caduta la candidatura di B. Visentini alla presidenza, non gradito a Fanfani, cade anche Ernesto Cianci;
18 aprile, al suo posto viene nominato G. Agnelli, fino al 1976: avverrà l'unificazione di FIAT e Montedison;

Gennaio
scoppia lo "Scandalo petroli", decapitata la dirigenza Enel, avviso di garanzia anche ai segretari amministrativi Dc, Psi, Psdi, Pri
Fondi neri dell'Enel venivano versati ai partiti di governo per frenare la politica energetica in chiave nucleare.

Febbraio
9
, "Scandalo petroli": tra gli altri viene indiziato anche Vincenzo Cazzaniga ex presidente della Esso Italiana (che è negli Usa) per corruzione aggravata;
12, vengono coinvolti i segretari amministrativi della Dc, del Psi, del Psdi e del Pri.

Marzo
10
, il governo delibera la circolazione domenicale delle autovetture a targa alternata; 

Aprile
dopo lo scandalo petroli si vota la legge per il finanziamento pubblico ai partiti.
«Corriere della Sera»: il giornale viene messo in vendita prima ancora dell'uscita del giornale di I. Montanelli;
il rincaro del petrolio colpisce la raffinazione e quindi l'automobile; G. Agnelli comunica a Giulia Maria Crespi che ha deciso di vendere la propria quota ad Andrea Rizzoli [Il patrimonio di Andrea Rizzoli è valutato in circa 200 miliardi: molto di più di Mondadori; Angelo e Alberto non si oppongono, mentre Pinuccia col figlio Nuccio Carraro disapprovano ed escono dalla società];
G.M. Crespi tenta ancora una volta di difendersi, si tenta una cordata, ci prova Carlo Caracciolo con il "pattone" (grande patto);

Maggio

Giugno
G.M. Crespi si ammala; temendo il peggio vende la sua quota e combina per prima con Andrea Rizzoli [già un tempo il padre Angelo aveva offerto a Crespi il suo ingresso nella società] che acquista poi anche le quote di Moratti e di G. Agnelli (accettando una clausola di rivalutazione) dicendo di essere aiutato nell'operazione dalla Montedison di E. Cefis;
[Bruno Tassan Din è contrario all'operazione, sa già che ci vogliono minimo 100 miliardi, ma non riesce a dissuadere Andrea Rizzoli];
cade quindi la cordata ed E. Scalfari è furente perché G. Agnelli ha venduto la sua quota ad Andrea Rizzoli e quindi indirettamente a E. Cefis che ora possiede:
- «Messaggero», direttamente,
- «Corriere della Sera», «Giornale Nuovo» e «Gazzetta del Popolo» sotto controllo indiretto;
intanto A. Fanfani è infuriato per le "uscite" del «Corriere della Sera» diretto da P. Ottone: chiede a E. Cefis di intervenire.

25, accelerando i tempi I. Montanelli, con un organico di 59 giornalisti e garantito presso le banche da un budget pubblicitario della SPI (Montedison) [E. Cefis ora non ne avrebbe più bisogno ma finanzia lo stesso per tre anni, fino al 1977] esce con il «Giornale nuovo».

Luglio
nella pausa estiva il governo vara diverse una tantum, aumenta le tariffe, stabilisce il pagamento del 10% per le imposte dei lavoratori autonomi e aumenta i contributi malattia per le imprese.
29, la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde rinuncia a difendere le cartelle fondiarie. Duro colpo per i risparmiatori.

Agosto

Settembre
Milano, mercoledì nero alla Borsa, in tre giorni l'indice perde l'8,15%.

Ottobre
la Fiat pone in cassa integrazione 65.000 operai. Il sindacato trova un accordo: settimana ridotta da 40 a 22 ore.
Nel mese si svolgeranno numerosi scioperi sui temi dell'occupazione del punto unico di contingenza e del minimo salariale.

Novembre

Dicembre

E. Cefis risponde agli azionisti della Montedison, ma come Cuccia ha sistemato le cose, deve rispondere ai partiti… e quindi compra i giornali perché questi glielo chiedono. Una sola cosa, arrivati a questo punto, vuole in cambio: l'amnistia… che A. Fanfani gli promette. 
Ma i vecchi magistrati (del tipo di Carmelo Spagnuolo) pronti a collaborare con il potere politico stanno passando, ed arrivano i pretori d'assalto. 
Già da alcuni anni E. Cefis sente che la situazione generale sta degenerando; il prof. Gianfranco Miglio, il suo più autorevole consigliere in materia politica e costituzionale, viene incaricato di una perizia sulla linea del «Corriere della sera».
E. Cefis abbandona A. Fanfani, dà le dimissioni e si ritira dalla vita italiana [in una casa sul Lago Maggiore].
Il "periodo Cefis" passa senza lasciare grandi tracce, e dei giornali…:
«Corriere della Sera»
Andrea Rizzoli ne rimane proprietario con i soldi da dare alla Montedison. Quando l'appoggio ad Andrea Rizzoli sarà ritirato, i nuovi "protettori" saranno L. Gelli, U. Ortolani, R. Calvi e la P2
«Giornale Nuovo»
il posto di E. Cefis sarà preso da vari industriali: Achille Boroli, De Agostini, fino all'arrivo di S. Berlusconi
«Gazzetta del Popolo»
è lasciato al suo destino;
«Il Messaggero»
la proprietà rimane a vantaggio del Psi piuttosto che alla Montedison.

IP

«segue da 1953»
1974, l' AGIP (Azienda generale italiana petroli) entrata nel 1953 a far parte del gruppo ENI) assorbe la Shell Italia e cambia denominazione. 
«segue 1983»

«Il Globo»

«segue da 1972»
1974, la proprietà passa dall'industriale A. Moratti (appoggiato dall'ENI
ad un altro gruppo editoriale che possiede anche il quotidiano economico finanziario «Ore 12».

Inadel
(Istituto nazionale di assistenza ai dipendenti degli enti locali)

«segue da 1925»
1974, la legge n. 386 del 1974 ne dispone, come per altri enti, lo scioglimento a partire dal 1977 e il trasferimento delle sue funzioni allo stato, alle regioni e agli altri enti territoriali nel quadro di un unico sistema sanitario nazionale.

INAM
(Istituto nazionale
per l'assicurazione contro le malattie)

«segue da 1943»
1974, la legge n. 386 del 1974 ne dispone, come per altri enti, lo scioglimento a partire dal 1977 e il trasferimento delle sue funzioni allo stato, alle regioni e agli altri enti territoriali nel quadro di un unico sistema sanitario nazionale).

Parmalat

«segue da 1970»
1974, joint venture con l'azienda sudamericana Mococa [acquisita nel 1976] per la produzione di yogurt;
«segue 1982»



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