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STATO PONTIFICIO
Innocenzo XI
(1676-89)
Segreteria di stato
- direttore:
card. Alderano Cybo-Malaspina
[legato Pontificio ad Avignone (1677 -90), spia francese stipendiata da Louis XIV]
altri incarichi
- vicelegato ad Avignone: B. Cenci;  

- segretario delle Lettere cifrate o della Cifra : Lorenzo Casoni, suo cugino;

 
- segretario dei Memoriali:
. Giovan Battista de Luca
 
- segretario dei Brevi:
. Johan Walter Slusius
 
- sottodatario, datario:
. Francesco Liberati,
 
 

 

1688
Gennaio
vieta il carnevale;
Louis XIV invia a Roma in gran segreto un inviato speciale, monsieur de Chamlais: deve parlare solo ed esclusivamente con il pontefice e presentargli un'ambasciata il cui tema centrale è trovare un'intesa sul problema dell'arcivescovo di Colonia, disinnescare la bomba a orologeria di Willem III d'Orange e scongiurare un conflitto in Europa.
Il papa non si fa trovare e monsieur de Chamlais (ha parlato solo con Alderano Cybo-Malaspina) ritorna a Parigi senza alcuna risposta.
Attraverso il suo nunzio a Parigi, il papa fa sapere a Luigi XIV che tanto lui quanto i suoi ministri devono considerarsi "incursi" nella censura ecclesiastica; il re francese ordina al suo esercito di occupare Avignone e il Contado Venassino;
Giugno
avendo individuato in L. Casoni uno degli ispiratori dell'intransigenza pontificia, i francesi pensano di rapirlo;
muore intanto l'elettore di Colonia Massimiliano Enrico di Baviera; la designazione del successore si trascinerà per mesi;
Settembre
14, la «Gazette de France» dà notizia che il segretario della Cifra L. Casoni, in contatto segreto con il principe d'Orange, ha ricevuto assicurazioni di aiuto per l'esecuzione dei brevi papali nell'arcivescovado di Colonia in cambio di un appoggio indiretto in Inghilterra; gli agenti del ministro degli esteri Croissy creano dei falsi dispacci per provare queste insinuazioni;
persino il segretario di stato vaticano Aderano Cybo-Malaspina avvalora i sospetti confermando che egli è in contatto con un missionario olandese agente del principe d'Orange con cui tratta la concessione della libertà di coscienza ai cattolici delle Province Unite;
18, su consiglio del cardinale Alderano Cybo-Malaspina, il papa designa arcivescovo di Colonia il candidato imperiale Clemente di Baviera , personalità invisa alla Francia, piuttosto che quello proposto dalla Francia e, su istanza del cardinale Paluzzi, abolisce il diritto di asilo presso le ambasciate di Roma.
Louis XIV reagisce facendo presentare al Parlamento di Parigi un appello per la convocazione di un concilio generale; il papa non riesce a far rientrare a Roma il nunzio Ranuzzi forzatamente trattenuto in Francia dal re;
per rifarsi dell'umiliazione subita Louis XIV occupa con le sue truppe il Palatinato.
Quando le truppe francesi occupano Avignone, il vicelegato B. Cenci viene arrestato da de la Trousse, comandante delle truppe francesi; rilasciato, si ritira prima nell'abbazia di S. Ponzio, nelle terre del duca di Savoia, poi a Nizza;
anche da questi luoghi continua a reggere la legazione, dopo aver lanciato la scomunica contro gli invasori e negando l'annessione del Contado Venassino alla Francia, proclamata dal Parlamento di Provenza;
Novembre
Dopo lo sbarco in Inghilterra di Willem III d'Orange , il papa si tradisce con una frase rivelatrice (ricordata da L. von Ranke ): Salus ex inimicis nostris, la salvezza arriva dal nemico.

 

 

haskalah
[parola ebraica derivante dal vocabolo sekel - ragione]

Durante il tardo '700 e l'800, emerge questo movimento culturale che fa maturare orientamenti paralleli o interrelati a quelli dell'illuminismo entro le comunità ebraiche europee (in particolare dell'Europa centrorientale).
«segue 1788»

 

ANNO 1688

Inizia l'orientamento culturale, manifestatosi in Europa, noto come ILLUMINISMO

 





1688
Sacro Romano Impero
Leopoldo I
Albero genealogico

(Vienna 1640 - 1705)
figlio di Ferdinando III e di Maria Anna d'Absburgo-Spagna;
1655-1705, arciduca d'Austria;
1655-1705, re d'Ungheria;
1655-1705, re di Boemia;
1658-1705, imperatore del Sacro Romano Impero;





1688
Luglio
[scoperta fatta a posteriori nei documenti di Johann von Görtz, diplomatico del Brandeburgo]
dopo che Louis XIV gli ha segretamente chiesto di non intervenire se la Francia invaderà l'Olanda e sapendo che Willem III d'Orange sta per invadere l'Inghilterra, Leopold I si trova in un drammatico dilemma: appoggiare la Francia cattolica (odiata però in tutta Europa) o l'eretica Olanda?
A sciogliergli i dubbi ci pensa Innocenxo XI dicendogli di non approvare affatto azoni e disegni di Louis XIV in quanto essi «non derivano da una giusta passione per la religione cattolica, bensì dall'intenzione di buttare a mare l'Europa intera e di conseguenza anche l'Inghilterra».
Leopold I decide di sostenere Willem III d'Orange .
[Secondo lo storico tedesco Gustav Roloff però, dal momento che non è stata trovata ancora nessuna lettera del papa con il parere per l'imperatore, è facile ipotizzare si tratti di una rapida e discreta comunicazione orale di d'Adda, nunzio vaticano a Vienna, e che ci dovrebbe essere invece in gioco dell'altro!.]
Settembre
6
, le truppe imperiali, riorganizzate da R. Montecuccoli, liberano tutta l'Ungheria ed entrano a Belgrado;
la vittoriosa avanzata contro i turchi viene però fermata da un nuovo attacco della Francia contro la Germania e la città di Belgrado viene così nuovamente perduta;


AUSTRIA
 
BOEMIA
 
UNGHERIA



1688
Brandeburgo
Federico Guglielmo [il Grande Elettore]
Albero genealogico

(Berlino 1620 - Potsdam 1688)
figlio dell'elettore Giorgio Guglielmo e di Elisabetta Carlotta del Palatinato, fu educato nei Paesi Bassi presso Federico Enrico d'Orange;
1640-88, elettore di Brandeburgo;
nel 1641 ha ottenuto lo sgombero dei suoi territori da parte degli svedesi in cambio della rinuncia alla Pomerania occidentale;
nel 1648 la pace di Vestfalia gli ha assegnato i vescovati di Minden, Cammin e Halberstadt e la successione all'arcivescovato di Magdeburgo [poi unito ai suoi domini nel 1680];
1654-60, prima guerra del nord;
1660-88, duca indipendente di Prussia;
nel 1661, con la pace di Oliva, ha ottenuto la piena sovranità sulla Prussia, già feudo polacco;
1672-88, guerra d'Olanda: si schiera con le Province Unite contro la Francia e la Svezia;
nel 1679 le clausole del trattato di Saint-Germain-en-Laye non gli hanno permesso di recuperare la Pomerania occidentale ceduta a suo tempo agli svedesi;
nel 1680 ha unito ai suoi domini l'arcivescovato di Magdeburgo (in seguito al diritto di successione assegnatogli dalla pace di Vestfalia);
nel 1682 ha creato la Compagnia d'Africa;
dopo la revoca dell'editto di Nantes l'immigrazione nel 1685 di oltre 20.000 ugonotti francesi stimola le attività commerciali;




Federico III
Albero genealogico

(Königsberg 1657 - Berlino 1713)
figlio di Federico Guglielmo [il Grande Elettore] e di Luisa Enrichetta d'Orange;
1688-1713, elettore di Brandeburgo;
lascia la direzione degli affari interni a primi ministri e favoriti come Eberhard von Danckelman [da non confondere con lo storico suo omonimo, vissuto più tardi]
[Originario della contea di Lingen, facente parte del patrimonio della casa d'Orange, e stato istitutore alla corte del principe elettore (zio di Willem III d'Orange - nel 1646 ha sposato la sorella Luise Henriette) da cui ha ricevuto il titolo nobiliare. Dopo la morte del principe d'Orange passerà al servizio del principe elettore.]
1688
-

1701-13, re di Prussia (Federico I);




1688
Sassonia
Albero genealogico

(Dresda 1647 - Tubinga 1691)
figlio di Giovanni Giorgio II e di Maddalena di Brandeburgo-Bareith;
1680-91, principe elettore di Sassonia;
nel 1680 ha abbandonato l'alleanza con la Francia per quella con l'imperatore; riorganizza militarmente la Sassonia costituendo un esercito permanente;
nel 1682 ha partecipato alla liberazione di Vienna dai turchi;

1688
ducato di Sassonia-Gotha
Albero genealogico

-

1688
Baviera
Albero genealogico

(1662 - 1726)
figlio di Ferdinando Maria e di Enrichetta di Savoia († 1675);
1679-1706, principe elettore di Baviera;
[dal 1648 la Baviera ha incorporato l'Alto Palatinato]



1714-26, principe elettore di Baviera;


 

1688
REGNO di POLONIA
Jan III Sobieski
Albero genealogico

(Olesko, Leopoli 1624 - Wilanów 1696)

1674-96, re di Polonia;
nel 1681, con la pace di Karlowitz, ha ottenuto l'Ucraina e la Podolia;

 

1688
-

 




1688
IMPERO OTTOMANO

Solimano II

(1642 - 1691)
figlio di Ibrahim I e fratello minore di Mehmet IV;
1687-91, sultano;




Gran Visir
Fazil Mustafa Köprülü
(1687 - ago 1691)

1687
nel 1685 i veneziani hanno invaso Bosnia, Albania e Morea;
nel 1686 Carlo di Lorena è entrato in Buda e i polacchi hanno occupano parte della Podolia e dell'Ucraina;
nel 1687, sotto la guida del gran visir Fazil Mustafa Köprülü i Turchi hanno arrestato un'avanzata degli Austriaci in Serbia e represso una rivolta in Bulgaria;


 




1688
RUSSIA
Ivan V [il Semplice]
Albero genealogico

(Mosca 1666 - 1696)
figlio dello zar Alessio;
1682-89, zar di Russia;
assieme al fratellastro Pietro I ma di fatto non ha alcuna parte nel governo retto fino al 1689 dalla sorella Sofia;



Pietro I [il Grande]
Albero genealogico

(Kolomenskoe, Mosca 1672 - Pietroburgo 1725)
quartogenito dello zar Alessio Michajlovic e di Natalia Kirillovna Naryškina;
1682-1725, zar di Russia;
assieme al fratellastro Ivan V il Semplice e sotto la reggenza della sorella Sofia;


 
-
1688
-


 




1688
Francia e Navarra
Luigi XIV [il Re Sole]

(Saint-Germain-en-Laye-1638-Versailles 1715)
figlio di Luigi XIII e di Anna d'Austria;
1643-1715, re di Francia e di Navarra;
a 5 anni sotto la reggenza della madre;
1653-61, la sua formazione politica è opera di G. Mazarino.
1672-78, guerra franco-olandese;

 

Primo ministro
-
Cancelliere
Louis Boucherat
conte di Compans
(1685 1° nov - 2 set 1699)
Sovrintendente delle Finanze
Claude Le Peletier
(1683 set - 1689)
Segretario di stato agli Affari Esteri
J.-B. Colbert
marchese di Torcy
(1679 26 lug - 23 set 1715)
 

1688
Luglio
[scoperta fatta a posteriori nei documenti di Johann von Görtz, diplomatico del Brandeburgo]
Louis XIV chiede segretamente all'imperatore Leopold I (cattolico ma tradizionale alleato degli olandesi) di non intervenire se la Francia invaderà l'Olanda.

Settembre
24
, proclama la guerra tra Francia e Impero (Austria, Spagna, Paesi Bassi, Savoia, Brandeburgo, Sassonia, Hanover e Baviera + Inghilterra);
[Guerra della Lega di Augusta (1688-97), detta anche Guerra della Grande Alleanza o Guerra dei Nove Anni, nota nelle province inglesi del continente come Guerra di Re Guglielmo.]

Ottobre
deluso per il mancato riconoscimento della sua offerta di amicizia a James II re d'Inghilterra, Luigi XIV ritira l'esercito dalle Fiandre e pone le armate in Germania:
- 1ª - sotto il comando nominale del delfino ma guidata dal duca di Duras e dal grande Vauban, invade Philipsburg;
- 2ª - guidata dal marchese di Boufflers, prende Worms, Magonza e Treviri;
- 3ª - guidata dal marchese di Humières, entra a Bonn;
per tutta la linea del Reno, da Carlsruhe fino a Colonia, l'esercito francese è vittorioso;

Novembre
2
, Versailles, giunge la notizia della caduta di Philipsburg;

Dicembre
Versailles, appena giunta la notizia che la regina d'Inghilterra è approdata in Francia con suo figlio, le viene preparato un palazzo; al conte de Lauzun non solo vengono perdonate le colpe passate, ma ha l'onore di ricevere una lettera amichevole scritta dalla mano di Louis XIV;
lungo il tragitto per Versailles, la regina viene a sapere che anche il re suo marito è riuscito a sbarcare sano e salvo presso il piccolo villaggio d'Ambleteuse; subito vengono inviati in suo soccorso personaggi d'alto grado per fargli da scorta. Il re in persona va incontro alla regina e fatti salire lei e il figlioletto nel cocchio reale, sono condotti al castello di Saint-Germain.
Il giorno successivo arriva anche James II ricevuto personalmente dal re di Francia.
Oltre all'omaggio personale di seimila luigi d'oro, fatto dal re francese alla regina Mary, agli sposi reali viene annunciato che per tutto il tempo che essi faranno il favore di accettare l'ospitalita francese, sarà loro pagata dal tesoro personale di Luigi XIV l'annua somma di 45.000 lire sterline. Diecimila lire sterline vengono subito messe a loro disposizione per le spese di insediamento.
Il re ordina inoltre che Mary venga trattata con tutti i segni di rispetto usati con la defunta sua moglie.


 

Nord America
ACADIA
Governatore    

1688
Port Royal,

 

CANADA
[Il nome deriva dalla parola huron kanata – villaggio o insediamento – che venne utilizzata in riferimento agli indiani di Stadaconé dal navigatore bretone Jacques Cartier (1491-1557). Essa viene quindi applicata dai francesi anche al territorio di Micmac e Montagnais.]
Governatore generale della Nuova Francia
Jacques-René de Brisay de Denonville
marchese di Denonville
(1685 - 1689)
Intendente
Jean Bochart de Champigny
signore di Noroy e di Verneuil
(1686 - 1702)

1688
-
Guerra della Lega di Augusta (1688-97) – prima grande guerra coloniale tra Francia e Inghilterra: gli Abenaki combattono ancora a fianco dei francesi contro gli Iroquois e gli anglo-americani. Tra le loro imprese più famose vi è la conquista di Fort William Henry, appena eretto dagli inglesi.

 



1688
Province Unite e dei Paesi Bassi
WILLEM III

[Willem III Hendrik van Oranje]
(L'Aia 1650 - Londra 1702)
figlio di Willem II d'Orange e della p.ssa Mary Stuart, primogenita di Charles I d'Inghilterra;
1672-1702, statolder delle Province Unite e dei Paesi Bassi;
[nel novembre 1677 ha sposato sua cugina Mary, figlia dell'erede al trono inglese James Stuart.]
1688
guerra della Lega di Augusta (1688-97);


1689-1702, re di Gran Bretagna e Irlanda;

1688

Hiob de Wildt raccoglie i finanziamenti per l'invasione dell'Inghilterra [dopo l'invasione sarà suo rappresentante personale in Olanda.]
Da mesi in Germania si sta aspettando la nomina del nuovo arcivescovo-elettore di Köln, carica in cui la Francia vorrebbe imporre a tutti i costi il cardinale Wilhelm von Fürstenberg (una preziosissima testa di ponte per il re francese nell'Europa centrale) ma il papa nega il suo consenso, giuridicamente indispensabile, optando per il candidato imperiale Josef Klemens von Bayern (1671-1723) [arc.elett. di Köln 1688-95].
Verso la fine dell'anno tutta Europa assiste preoccupata alle manovre militari del principe d'Orange.
[Secondo la tesi di Darlymple, egli fa credere al papa di impiegare le sue truppe contro i francesi. Innocenzo XI cade nel tranello e gli presta i soldi necessari per mantenre la sua armata. Il principe d'Orange invece attraverserà la Manica…
A riprova di quanto sostenuto, Darlymple sfodera due lettere del cardinale d'Estrées, ambasciatore straordinario di Louis XIV a Roma, indirizzate al proprio re e al proprio ministro della guerra Louvois. Secondo le due missive i collaboratori del papa conoscevano da tempo le reali intenzioni del principe d'Orange. Già nel 1687, il segretario della cifra L. Casoni era in contatto con un borgomastro olandese, inviato segretamente dal principe d'Orange. Tra i servitori del segretario di stato si nascondeva però un traditore grazie al quale sono state intercettate le missive indirizzarte da L. Casoni a Leopoldo I. Dalle lettere si apprende che il papa tiene grosse somme di denaro a disposizione del principe d'Orange nonché dell'imperatore Leopoldo I affinché essi possano combattere i francesi nel conflitto che sta per scoppiare a causa della questione dell'arcivescovo di Colonia. Dalle lettere appare chiara anche la vera intenzione del principe: non un conflitto in Europa centrale contro i francesi, ma l'invasione dell'Inghilterra, della quale quindi i ministri del papa sarebbero perfettamente a conoscenza.
[Queste lettere sono un colpo mortale per il processo di beatificazione di Innocenzo XI. Una selva di storici riprenderà negli anni successivi le lettere di Darlymple demolendo la memoria di Benedetto Odescalchi:
- 1876, un articolo dello storico Charles Gérin pubblicato sulla «Révue des questions historiques» dimostra con rigore e ricchezza di argomentazioni che le lettere del cardinale d'Estrées, pubblicate da Dalrymple, erano dei grossolani falsi, attribuibili ancora una volta alla propaganda francese e, addirittura, introvabili.
Dal momento che sono decine gli autori (compreso L. von Ranke, il decano degli storici del papato) che finora hanno attinto dai Memoires di Dalrymple senza preoccuparsi di verificarne le fonti, l'affermazione di Charles Gérin crea un brutto contraccolpo;
- 1914, un articolo dello storico tedesco Gustav Roloff pubblicato su «Preussische Jahrbücher» porta alla luce nuovi documenti su Innocenzo XI e il principe d'Orange; egli ritiene che il papa sapeva in anticipo che il principe avrebbe invaso l'Inghilerra e che non aveva fatto nulla per impedirlo; non dice tuttavia che il principe d'Orange era stato finanziato dal papa ma solo che ci dovrebbe essere stato un altro motivo che giustificasse il comportamento di Innocenzo XI.
- 1926, un articolo dello storico tedesco Eberhard von Danckelman pubblicato sul periodico «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken», riprende subito di petto la tesi di Gustav Roloff e, citando una serie di lettere dei rappresentanti diplomatici vaticani, afferma che Innocenzo XI non solo non sapeva della spedizione del principe d'Orange ma seguiva con angoscia l'evolversi della situazione in Inghilterra. Aggiunge pure che si erano sparse le voci che il principe d'Orange fosse debitore al papa di grosse somme. Somme prestate appositamente per la spedizione in Inghilterra e per conseguenza delle quali il principe d'Orange avrebbe pensato di rinunciare al suo principato di Orange a favore del pontefice.
È vero, aggiunge, anche Saint Simon nei suoi Mémoires aveva fatto sua questa velenosa ipotesi (che Voltaire invece aveva poi ritenuto inverosimile).
Tra gli storici moderni nessuno ha preso in considerazione l'ipotesi scandalosa che il papa abbia prestato soldi al princiope d'Orange per rovesciare in Inghilterra la religione cattolica. Tale ipotesi, secondo Eberhard von Danckelman, poggia su un presupposto: che il papa fosse al corrente dell'imminente sbarco in Inghilterra del principe d'Orange sapendo che, una volta diventato re, avrebbe potuto facilmente e tranquillamente pagare il suo debito. Ma il papa, afferma, non sapeva. Lo provano le lettere scambiate nell'imminenza dello sbarco tra:
. cardinale Alderano Cybo-Malaspina, segretario di stato;
. cardinale Francesco Buonvisi, vescovo di Vienna,
. Ferdinando d'Adda, nunzio a Londra.
[I baroni von Danckelman sono comunque strettamente legati alla casa d'Orange; e lo storico ha interessi personali nelle sue ricerche - vedi sopra Brandeburgo.]
- 1956, papa Innocenzo XI viene fatto beato.

[Ormai è chiaro: il principe d'Orange ha sempre e continuamente bisogno di soldi.
I banchieri ebrei occupano una posizione di primo piano nella vita finanziaria di Amsterdam e di tutta l'Olanda. Tra di loro spiccano il barone Francisco Lopes Suasso (intermediario diplomatico tra Madrid, Bruxelles e Amsterdam… e finanziatore del principe d'Orange per 2 Mni di fiorini olandesi; altri aiuti arrivano dai "provveditori generali" Antonio Alvarez Machado e Jacob Pereira due banchieri ebrei sefarditi; non manca l'appoggio dell'Ammiragliato di Amsterdam che gli fornisce [secondo lo storico Jonathan Israel] il 60% della flotta da guerra e dell'equipaggio (ca 1800 uomini) utilizzata per lo sbarco in Inghilterra; una parte dei circa 4 Mni di fiorini raccolti dalle Province Unite Olandesi per migliorare il sistema delle fortificazioni, viene distolto per finanziare l'operazione di sbarco;
tutto ciò, avendo come garanzia il principato d'Orange.
Gli Odescalchi forse non hanno finanziato lo sbarco in Inghilterra ma sono ormai molti anni che la famiglia italiana fa pervenire soldi al principe d'Orange [almeno dal 1660] attraverso la famiglia Bartolotti.

[Mons. Giovanni Antonio Davia, internunzio apostolico a Bruxelles, sa che la propria famiglia ha preso denari da Carlo Odescalchi e, stranamente, non ha il fiuto necessario per capire che l'Inghilterra sta per cadere in mano agli eretici.]


- vedi Inghilterra -

Ottobre
16, convocata una solenne adunanza degli Stati d'Olanda, il principe vi si reca per ringraziarli della benevolenza con la quale avevano vegliato sopra la sua persona quando era fanciullo, della fiducia che avevano posto in lui durante il suo governo e dell'aiuto che gli avevano prestato in quella grande crisi. Ora li lascia, forse per non ritornare. Ove cadesse difendendo la religione riformata e l'indipendenza dell'Europa, raccomanda loro la sua diletta consorte; il Gran Pensionario gli risponde con voce tremula, tutti in senato sono commossi.
Verso sera Willem III d'Orange giunge al porto olandese di Helvoetsluys e sale sulla fregata Brill. Fa inalberare la sua bandiera (arme di Nassau inquartata con quella d'Inghilterra; il vecchiò motto "Io Manterrò" viene ora completato con "le libertà d'Inghilterra e la religione protestante".])
19, la flotta salpa e, spinta da un forte vento, percorre facilmente metà della distanza tra la costa olandese e quella inglese.
Improvvisamente cambia il vento che, soffiando impetuoso da ponente, suscita una violenta tempesta. La navi disperse e sbattute riparano come meglio possono sulla costa olandese.
[A causa del forte vento, 10 o addirittura 20 vascelli della flotta [così lo storico tedesco Eberhard von Danckelman] non rientrano e il principe è molto preoccupato poiché il ritardo nei preparativi gli costa 50.000 livres al giorno. ]
21, il Brill riappare a Helvoetsluys; degli altri bastimenti, soltanto uno è perduto; nessuna perdita umana, né soldati ne marinai, sono morti soltanto alcuni cavalli sito rimpiazzati. Prima che la Gazzetta di Londra informi gli inglesi del piccolo naufragio, il principe è già pronto a ripartire.
Novembre
, giovedì, dopo dodici ore di navigazione, mentre l'approdo della flotta è atteso alla contea di York, ad un segnale del Bril la flotta cambia rotta dirigendosi giù per la Manica; lo stesso vento che spira a favore degli invasori impedisce a Dartmouth di uscire dal Tamigi; i suoi legni sono costretti ad ammainare e due delle sue fregate che sono uscite in mare, vengono risospinte nelle acque del Tamigi.
3, sabato, in tarda mattinata la flotta, preceduta dal Brill, arriva allo Stretto; oltre seicento navi seguono la fregata del principe; le navi da trasporto tengono il centro, fiancheggiate da più di cinquanta navi da guerra; Herbert, luogotenente generale ammiraglio, che comanda l'intera flotta sta nella retroguardia.
Al tramonto la flotta ha passato Beachy-Head.
[I precedenti scontri tra le navi inglesi e olandesi per il dominio del mare ricordano Tromp che minacciò di spazzare con una scopa il Canale, o De Ruyter che appiccò il fuoco agli arsenali del Midway. L'attuale arrivo della flotta olandese sarà descritto dall'inglese Rapin di Thoyras, cacciato dalla sua patria ed ora presente sul Brill. ]
4, domenica, all'alba le alture dell'isola di Wight si parano davanti alla flotta olandese; nell'anniversario della nascita e del matrimonio di Willem III d'Orange, abbassate per qualche ora le vele, a bordo delle navi vengono celebrati gli uffici divini.
Nel pomeriggio si punta su Torbay dove il principe ha deciso di approdare.

- vedi Inghilterra -

Dicembre
appena giunta la notizia che il principe, su invito dei lord e dell'assemblea dei comuni, ha assunto il potere esecutivo in Inghilterra tutte le fazioni olandesi spediscono un'ambasceria nell'isola per congratularsi con lui; uno degli ambasciatori è Dykvelt, l'altro Nicola Witsen borgomastro di Amsterdam, scelto forse per dimostrare a tutta Europa che la lunga contesa tra la casa d'Orange e la città principale dell'Olanda è cessata.

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1688
Gran Bretagna e Irlanda
James II

(Londra 1633- Saint-Germain-en Laye 1701)
figlio di Charles I e di Enrichetta Maria di Borbone;
1685-88, re d'Inghilterra;
1685-88, re di Scozia (James VII);
1688
Dicembre
si rifugia in Francia;

 

 

Primo lord
del Tesoro
[First Lord
of the Treasury
]
-
Cancelliere
dello Scacchiere
[Chancellor
of the Exchequer
]
-

1688
Gennaio
l'attesa lista degli sceriffi giunge nelle contee d'Inghilterra mentre i Lord Luogotenenti sono affaccendati nei loro maneggi elettorali e viene ricevuta con universale grido di timore e di sdegno; la maggior parte di coloro che devono presiedere alle elezioni delle contee sono cattolici romani o protestanti dissenzienti i quali hanno approvato la Dichiarazione di indulgenza.
Tra il cattolico di corte e il gentiluomo di campagna c'è poca simpatia. La cabala gesuitica che predomina a Whitehall è composta in parte di fanatici e in parte di ipocriti. Entrambi sono generalmente privi di ogni patrio sentimento. Alcuni sono irlandesi il cui patriottismo consiste nell'odiare mortalmente i sassoni conquistatori dell'Irlanda. Altri sono traditori stipendiati da un potentato straniero.
Tra tutti costoro e il gentiluomo rurale di Chester o di Stafford che aderisce alla vecchia chiesa non c'è nulla in comune.
Senza essere né fanatico né ipocrita, il gentiluomo rurale è cattolico romano perché il padre e l'avo erano stati cattolici ed egli mantiene l'avita fede come generalmente gli uomini sogliono fare, cioè con sincerità ma con poco entusiasmo
.
Solo per le sue incapacità civili non ha potuto esplicare le sue doti intellettuali al meglio, contrariamente a quanto hanno potuto fare i gentiluomini protestanti delle campagne.
Quasi sempre di buona e antica famiglia e sempre cavaliere, le sue peculiari opinioni non danno noia a nessuno. Egli non si tormenta al pari del puritano. Anche quando la chiesa cattolica veniva perseguitata egli ha corso lieve pericolo di perdere la vita e gli averi. I più impudenti e falsi testimoni non possono arrischiarsi di oltraggiare il buon senso, accusando il gentiluomo cattolico come reo di congiura.
[I papisti che Oates volle colpire erano pari, prelati, gesuiti, benedettini, faccendieri politici, rinomati giuristi, medici di corte non pacifici gentiluomini di campagna. Il buon gentiluomo cattolico delle campagne, protetto dalla propria vita oscura e pacifica, e dal buon volere dei suoi vicini non ha fatto la fine di Colemann, Langorne, Whitbread, Pikering, arcivescovo Plunkett e lord Stafford, morti impiccati o decapitati. A dire il vero parecchi scellerati avevano tentato di accusare di tradimento sir Thomas Gascoigne, vecchio baronetto cattolico della contea di York, ma dodici fra i migliori gentiluomini del West-Riding che conoscevano il suo modo di vivere non si sono persuasi che l'onest'uomo avesse pagato dei sicari per assassinare il re e lo dichiararono innocente.]
Come tutti i suoi vicini inglesi protestanti comunque è pronto ad armarsi per difendere la propria terra natia contro i francesi e i papisti irlandesi.
Parecchi di loro non accettano la nomina di sceriffi.
Se il re non può contare sui sceriffi cattolici ancor meno può contare sui puritani.
Molte sono state infatti le discussioni da quando è stata promulgata la Dichiarazione d'indulgenza. Gli stessi fatti del Collegio della Maddalena hanno riunito in un corpo solo molti dei dissenzienti per cui il governo trova nelle città gli stessi ostacoli incontrati nelle campagne.
Tutti i funzionari tory vengono sostituiti e negli uffici vacanti sono posti presbiteriani, indipendenti e battisti. Nel nuovo statuto municipale di Londra la corona si è riservata la potestà di destituire i maestri, direttori e assessori di tutte le compagnie.
Più di ottocento rispettabili cittadini, tutti aderenti al partito che avversa la Legge di Esclusione, con un solo editto vengono cacciati dai loro uffici.
In Newcastle-on-Tyne i regolatori nominano un gonfaloniere cattolico romano e aldermanni puritani.
In Reading sono destituiti ventiquattro aldermanni tory ed altrettanti di nuovi eletti, dei quali ventitré avversi alla Dichiarazione d'indulgenza, sono pure cacciati via.
In pochi giorni il borgo di Yarmouth è retto da tre diverse magistrature tutte ostili alla corte.
I regolatori si accorgono ben presto che è necessario, per raggiungere lo scopo, togliere gli statuti ai borghi e concederne altri che limitino la franchigia elettorale a piccolissimi collegi elettorali nominati dal sovrano.
Ai borghi viene quindi intimato di rinunciare agli statuti. Pochi ubbidiscono e coloro che non lo fanno si accorgono presto che in molte città il diritto di votare viene tolto alla comunità e dato a pochi ai quali viene chiesto di prestare giuramento di eleggere i candidati proposti al governo. In Tewkesbury, per esempio, la franchigia viene data solo a tredici persone.
Quando i regolatori arrivano a minacciare di ridurre a tre soli il numero degli elettori, la maggior parte dei borghi rinnega di rinunciare ai privilegi.
Barnstaple, Winchester e Buckingham si oppongono arditamente.
A Oxford la proposta che la città rinunci alle franchigie viene rigettata da ottantadue voti contro due. Il Temple e Westminster sono sotto sopra per lo strano affollamento degli affari che giungono da ogni parte del regno. Ogni legale di gran nome è sopraccarico di ricorsi dei Municipi che a lui si rivolgono per essere difesi. I litiganti privati si lamentano che le loro faccende vengono trascurate ecc. ecc..
Mentre i Lord Luogotenenti interrogano i Giudici di Pace, mentre i Regolatori riformano i borghi, in tutti i dipartimenti dell'amministrazione pubblica viene fatta rigorosa inquisizione. Ad ognuno dei vecchi cavalieri rovinati (ai quali, in cambio del sangue sparso e dei beni perduti per difendere la corona, avevano ottenuto qualche piccolo ufficio sotto la giurisdizione del Guardaroba o del Maestro di caccia) viene intimato di scegliere fra il Re e la Chiesa.
I commissari delle Dogane o dell'Excise (dazio sul consumo) hanno l'ordine di presentarsi davanti a Sua Maestà nell'Ufficio del Tesoro dove devono promettere di assecondare la sua politica.
[Uno risponde di avere ben 14 ragioni: una moglie e tredici figli…]
Il malumore è generale.
Finora nessuno dei legali viventi ha fatto più che William Williams opposizione alla corte, acquistando reputazione sia come Whig che come Esclusionista. Prevalenti le fazioni è stato eletto presidente della Camera de Comuni. Dopo la proroga del Parlamento di Oxford ha comunemente difeso i più turbolenti demagoghi accusati di sedizione. È da tempo che il governo sta cercando il pretesto di colpirlo e, dopo la pubblicazione, per ordine della Camera dei Comuni, di una relazione scritta da Dangerfield - sicuramente considerata un libello sedizioso se scritta da un privato - egli viene accusato dinanzi la corte del Banco del Re. Egli allega invano i privilegi parlamentari; viene dichiarato reo e condannato a una pena di 10.000 lire sterline. Ne paga una parte e per il resto firma un'obbligazione. Il conte di Peterborough, ricordato ingiuriosamente in questa relazione, dopo l'esito felice del processo gli intenta contro un'azione civile chiedendo una forte somma per risarcimento danni. Quando William Williams è ridotto agli estremi, gli viene offerta una via 'uscita… ed egli accetta.
Si vende al governo, gli viene condonato il debito che ha con la corona e, per mediazione del re, il conte di Peterborough accetta un compromesso. Sawyer viene cacciato, Powis fatto procuratore generale, e William Williams nominato avvocato generale; riceve inoltre la dignità di cavaliere e, abbondantemente, il favore del re e, pur essendo secondo ufficiale della corona nell'ordine giudiziario, la sua abilità, dottrina ed energia cacciano presto nell'ombra il suo superiore.

Aprile
27
, il re promulga la Declaration of Indulgence - [la seconda] nella quale, dopo aver citato per esteso quella del precedente aprile, fatto conoscere il suo espresso intento di terminare quanto iniziato, che per questo motivo ha destituito molti ufficiali civili e militari disubbidienti, annuncia che convocherà il Parlamento non più tardi di novembre ed esorta i suoi sudditi ad eleggere come rappresentanti persone che lo aiutino a portare ad esecuzone il suo progetto.

Maggio
4
, il re fa un'ordinanza in consiglio nella quale comanda che la nuova dichiarazione d'indulgenza venga letta per due domeniche successive in mezzo al servizio divino dai ministri officianti in tutte le chiese e cappelle del regno.
[A Londra e nei sobborghi la lettura dovrà essere letta nei giorni 20 e 27 maggio, nelle altri parti d'Inghilterra nei giorni 3 e 10 giugno.]
Ai vescovi viene ingiunto di distribuire esemplari nelle loro diocesi.
7, l'ordinanza del consiglio appare in Gazzetta.
Tra l'ansia e la discordanza delle opinioni se ubbidire o no al re, si tiene a Londra una riunione di quindici teologi facenti parte del clero della città:
. Tillotson, decano di Canterbury (il più celebre predicatore del tempo e ormai infermo);
. Sherlock, maestro del Tempio;
. Patrick, decano di Peterborough e rettore dell'insigne parrocchia di St. Paul in Covent-Garden;
. Stillingfleet, arcidiacono di Londra e decano della cattedrale di St. Paul;
. Edward Fowler, vicario di San Gilles in Cripplegate,
. ecc..
L'opinione iniziale è quella di obbedire all'ordinanze del re ma poi la discussione si avvita e, grazie all'intervento di Edward Fowler, la maggioranza finisce col dar ragione alla minoranza intesa a non leggere la dichiarazione. Un documento con la firma di 85 beneficiari (tra cui i citati) viene mandato in giro per tutta la città.
12, mentre i vescovi stanno ansiosamente meditando che partito abbracciare, in casa del primate di Lambeth è presente una comitiva di ospiti:
. Compton, vescovo di Londra;
. Turner, vescovo d'Ely;
. White, vescovo di Peterborough;
. Tenison, rettore della parrocchia di San Martino;
sono inoltre presenti il conte di Clarendon e Cartwright vescovo di Chester: il primo invitato, il secondo no e quindi probabilmente intrufolatosi per fare la spia. Quando quest'ultimo lascia la comitiva, la conversazione da generale si trasforma in confidenziale e subito i rimanenti decidono che la dichiarazione d'indulgenza non si dovrà leggere. Vengono inoltre invitati a Londra (con corrieri a cavallo onde evitare possibili intercettazioni agli uffici postali) i più rispettabili prelati della provincia di Canterbury per spalleggiare il loro metropolitano in un caso così importante.
Vengono chiamati:
. vescovo di Winchester (pur infermo, obbedisce all'invito ma le asperità del viaggio lo bloccano);
. William Lloyd, vescovo di Norwich (nonostante le cautele, la lettera viene trattenuta dal postiere ed egli non riesce a giungere a in tempo);
16, arriva a Londra William Lloyd [omonimo del precedente], vescovo di St. Asaph (un po' invasato);
17, arrivano a Londra:
. Ken, vescovo di Bath e Wells;
. Lake, vescovo di Chichester;
. sir JohnTrelawney, vescovo di Bristol (baronetto, discendente da antica e onorevole famiglia di Cornwall);
18, venerdì, Lambeth: ha luogo una riunione di prelati e di teologi; dopo ampia discussione l'arcivescovo di Canterbury scrive di propria mano una petizione che esprime il generale intendimento dell'assemblea: il Parlamento ha decretato, sia sotto il regno passato che sotto il presente, che il sovrano non è costituzionalmente competente a dispensare dagli statuti in materie ecclesiastiche. La dichiarazione d'indulgenza è quindi illegale e, come tale, i supllicanti non possono partecipare alla solenne pubblicazione di un atto illegale nella casa di Dio in mezzo gli uffici divini.
Il documento viene firmato dall'arcivescovo e da altri sei suffraganei:
. William Lloyd, vescovo di St. Asaph;
. Turner, vescovo d'Ely;
. Lake, vescovo di Chichester;
. Ken, vescovo di Bath e Wells;
. White, vescovo di Peterborough;
. sir JohnTrelawney, vescovo di Bristol.
[Il vescovo di Londra, poiché sospeso dalle sue funzioni, non firma.]
Visti i tempi stretti, i sei vescovi (all'arcivescovo è inibito l'accesso a corte) recapitano dipersona la lettera a Whitehall;
lasciati i confratelli nella casa di lord Dartmouth, vicina al palazzo, William Lloyd, vescovo di St. Asaph, si presenta a Sunderland pregandolo di leggere la petizione e di rgli quando il re saebbe disposto a riceverla.
Sunderland, temendo di compromettersi, si rifiuta di leggere lo scritto ma si reca nelle regie stanze dove il re ordina di far passare i vescovi. Letta la petizione e riconosciuta la firma dell'arcivescovo, il re va su tutte le furie e a nulla valgono le spiegazioni e le suppliche dei vescovi.
La sera stessa copie del documento si trovano in tutti i caffè e sono vendute per le strade di Londra.
20, domenica, solo in quattro delle cento chiese parrocchiali di Londra e circondario, viene letta la dichiarazione d'indulgenza;
- a San Gregorio, appena l'ecclesiastico Martin inizia a leggerla, i presenti escono dalla chiesa;
- a San Matteo, in Friday-Street, un certo Timoteo Hall (aveva disonorato l'abito sacerdotale facendo da sensale alla duchessa di Portsmouth nella vendita delle grazie) viene lasciato solo;
- a Serjeant's Inn, in Chancery-Lane, il chierico dichiara di aver dimenticato a casa lo scritto (il Capo Giudice del Banco del Re che è andato a controllare, è costretto ad accontentarsi di questa scusa);
- Samuel Wesley (padre di John e di Charle), curato in una chiesa di Londra, si rifiuta;
- nella cappella del palazzo di St. James il ministro che officia si rifiuta;
- a Westminster, mentre officia il decano Sprat vescovo di Rochester, la lettura della dichiarazione viene coperta dal brusio e dai rumori degli astanti, ecc. ecc...
27, domenica, mentre le chiese della metropoli sono affollate di persone, la dichiarazione d'indulgenza viene letta solamente nei luoghi dove è stata letta la domenica precedente;
il ministro di St. James è stato destituito e il suo successore non ha il coraggio di leggerla.
Lo stesso re rimane stupefatto.
Lo stesso giorno all'arcivescovo di Canterbury e ai sei prelati viene intimato di presentarsi l'8 giugno davanti alla corte del Banco del Re con l'accusa di essere gli autori di un libello sedizioso. Poiché i giudici e gli ufficiali della corte sono "cagnotti" del re, è già certo che i convocati saranno considerati rei.

Intanto Edward Russell, whig, è all'Aia dove consiglia il principe di'Orange che è giunto il momento che entri in Inghilterra a capo di una schiera di soldati, e di chiamare il popolo alle armi. Riconoscendo l'importanza della crisi e concordando con Dikwelt che è giunto il momento dell'azione, all'inviato inglese dichiara di aver bisogno di promesse esplicite di appoggio, munite della firma di potenti e cospicui uomini.

Giugno
3
, in tutta l'Inghilterra viene seguito l'esempio della metropoli;
8, venerd' nero, assistiti dai migliori giureconsulti d'Inghilterra, i sette prelati si presentano dinanzi alla corte del Banco del Re.
Quando il cancelliere annuncia che contro di loro verrà fatto un processo criminale e intima loro di sottoscrivere l'obbligo di presentarsi, essi rifiutano allegando il "privilegio della paria" [i migliori giuristi di Westminister Hall avevano loro assicurato che nessun pari può essere costretto a firmare il predetto obbligo per accusa di libello].
A questo punto i sette sono condotti prigionieri alla Torre ma, visto il tumulto della folla durante il tragitto, il re ordina che venga raddoppiato il presidio della Torre, che le guardie si tengano pronte e che si stacchino due compagnie da ogni reggimento nel regno e si dirigano subito a Londra.
10, domenica, la minaccia di una restaurazione cattolica nel trono inglese appare ancora più vicina con la nascita di un erede maschio, il principe James Francis Edward [il Vecchio Pretendente] (destinato a settant'anni di vita esule e raminga);
il principe d'Orange, ignorando quale sia di preciso l'opinione pubblica inglese [poiché il parto dovrebbe avvenire a luglio, gli inglesi sono convinti si tratti di una frode messa in atto dai gesuiti] pur essendone stato informato da Edward Russell, spedisce a Londra Zulestein per congratularsi col suocero; l'inviato del principe scrive subito all'Aia che dei dieci uomini interpellati nemmeno uno è convinto che il fanciullo sia figlio nato dalla regina.
15, venerdì, il giorno dell'apertura del processo davanti alla corte del Banco del Re una folla immensa sta aspettando i prelati; dopo la requisitoria del procuratore generale, i prigionieri, autorizzati a parlare, si dichiarano non colpevoli; la discussione della causa viene rimessa al giorno 29.
Poiché G.S. Halifax ha ordinato le cose in modo che ventun pari secolari, fra i più cospicui (anche un dissenzienta ha dato cauzione per Ken), siano pronti a prestarsi come garanti, tre per ogni imputato, i legali della corona operano con prudenza e non richiedono garanzie. Ai vescovi dunque è concesso di tornarsene a casa anche se con l'obbligo di presentarsi alla data stabilita.
16, Hyde Park, il re passa in rivista vari battaglioni di fanteria;
21, il duca di Sunderland dichiara ufficialmente di essere papista e il re esprime la propria gioia;
mentre si sta avvicinando il giorno del processo, i legali della corona hanno l'ordine di accertarsi quali siano le opinioni di coloro i cui nomi sono registrati nel libro dei liberi possidenti; sir Samuel Astry, cancelliere della corona (in simili casi deve scegliere i nomi), è chiamato a palazzo dove ha un colloquio con il re alla presenza del Gran Cancelliere.
[Su 48 da lui nominati (vari servitori del re e vari cattolici), gli avvocati dei vescovi hanno diritto di cassarne 8 mentre i legali del re altri 12. La lista si riduce quindi a 24 nominativi e dodici che rispondono i primi all'appello nominale devono giudicare il fatto.]
29, Westminster Hall, Old-Place-Yard, New Place Yard e tutte le vie circostanti sono accalcate di gente. Un uditorio simile non è mai stato visto [né lo sarà in futuro] dinanzi alla corte del Banco del Re. In mezzo alla folla si contano 35 pari secolari del regno.
Tutti i quattro giudici della corte siedono sui loro seggi:
. Wright, presidente, non certo il migliore dei suoi colleghi;
. Allybone, papista;
. Holloway, finora docile strumento del governo;
. Powell, onesto per reputazione ma non sempre imparziale (es. causa di sir Edward Hales).
La difesa di ambedue le parti non è del tutto equilibrata.
- difesa del governo: avendo destituito i migliori giureconsulti, il governo si trova con gli scarti:
. sir Thomas Powis, procuratore generale, è appena di terzo ordine nella sua professione;
. sir William Williams, avvocato generale, è ormai disprezzato da tutti i partiti politici;
I più notevoli assessori dell'uno e dell'altro sono:
. Serjeant Trinder, cattolico romano;
. sir Bartolommeo Shower, recorder di Londra;
i servigi di Maynard, richiesti dal governo, non vengono accettati.
- difesa dei vescovi:
. Sawyer, procuratore generale all'ascesa di James II;
. Finch, avvocato generale all'ascesa di James II;
. Pemberton, capo giudice del Banco del Re al tempo di Charles II;
. Pollexfen, per molto tempo principale assessore dei giudici nel loro periodico giro per le Contrade Occidentali (ritenuto whig anche se ha difes la corona nel Tribunale di Sangue arringando in specie contro Alice Lisle);
. sir Creswell Levinz, uomo di grande dottrina ed esperienza ma pusillanime (ha assunto la difesa dei vescovi solo per pressione dei colleghi);
. sir George Treby, abile e zelante whig (recorder di Londra , vigente il vecchio statuto);
. sir John Holt, avvocato whig, più illustre anche del precedente (solo consultato privatamente dal vescovo di Londra);
. John Somers, il più giovane fra gli avvocati difensori (considerato da Pollexfen il migliore a trattare una questione storica e costituzionale).
I giurati, tutti di condizione rispettabile, con a capo sir Roger Langley, prestano giuramento. Tra i colleghi c'è un cavaliere e dieci scudieri, parecchi dei quali conosciuti come ricchi possidenti; alcuni non-conformisti e il birraio del palazzo Michael Arnod, l'unico sospettato di votare a favore del governo.
[Quest'ultimo è roso da un terribile dubbio: se vota "non colpevole" non venderà più birra al re, se vota "colpevole" non la venderà più a tutta Londra.]
Al processo i vescovi sono dichiarati non colpevoli.
L'esultanza è generale.
Oltre novemila ecclesiastici capitani dal primate della chiesa anglicana, pronti a soffriere il carcere e la perdita dei beni per difendere il gran principio fondamentale della costituzione inglese sono ora un unicum contro il governo.

Rivoluzione inglese ["rivoluzione gloriosa"] (monarchia costituzionale):

Intanto, subito dopo il suo ritorno da Londra, Edward Russell, non ha perso tempo per raccogliere i voti dei capi dell'opposizione avendo come principale coadiutore l'ex terrore dei mariti, il 50enne ancora bellissimo Henry Sidney, fratello d'Agernon.
Edward Russell rivela il segreto a Shrewsbury che assume il suo compito con coraggio e risolutezza.
Henry Sidney
saggia G.S. Halifax ma si rende conto che non è pronto all'azione; si rivolge quindi al conte di Danby.
Nella congiura entra anche Compton vescovo di Londra.
Il conte di Danby e il vescovo Compton chiedono l'appoggio di Daniel Finch, conte di Nottingham ma questi non se la sente; manterrà comunque il segreto.
I due agenti del principe d'Orange hanno maggior fortuna con lord Lumley.
Durante tutto il mese di giugno le riunioni tra i congiurati sono frequenti.
30, nel giorno in cui i vescovi sono dichiarati innocenti, i congiurati spediscono all'Aia un invito formale al principe d'Orange ad entrare in Inghilterra; gli dicono anche chiaramente che forse l'aver inviato le sue congratulazioni per la nascita del principe di Galles forse non è stata una mossa felice per il popolo inglese.
Il documento, firmato da Shrewsbury, Devonshire, Danby, Lumley, Compton, Russell e Sidney, viene consegnato in Olanda da Herbert approdato travestito da marinaio.
Il principe, prima di prendere una decisione, si consulta diversi giorni con Bentinck e Dykvelt.
La spedizione che egli medita può avere successo solo appellandosi al sentimento protestante in Inghilterra e stimolandolo finché diventi, per un certo tempo, dominante e quasi esclusivo sentimento della nazione. Ciò sarebbe facile se egli avesse intenzione di provocare un rivolgimento nell'isola e regnarvi. Ma il suo disegno è più ampio.
Egli contempla un altro fine che potrebbe conseguire solo con l'aiuto dei principi, sinceri credenti nella chiesa di Roma. Egli vuole unire l'impero, il re cattolico e la santa sede insieme con l'Inghilterra e l'Olanda in una lega contro la preponderanza francese. È logico quindi che, mentre sta per vibrare un gran colpo in difesa del protestantesimo, stia studiando pure il modo di non inimicarsi quei governi che considerano il protestantsimo come un'eresia mortale.
S
ono queste le complicate difficoltà dell'impresa.
Non è facile infatti:
- rovesciare il governo inglese per mezzo di un'armata straniera senza offendere l'orgoglio nazionale degli inglesi;
- ottenere dalla fazione batava, partigiana della Francia e avversa alla casa d'Orange, il consenso ad un'impresa che distruggerebbe tutti i disegni della Francia e innalzerebbe a grandezza la casa d'Orange;
- condurre i protestanti entusiasti in una crociata contro il papismo col plauso di quasi tutti i governi papisti e del papa stesso.
Willem III d'Orange riuscirà a fare tutto questo.

Lo stesso giorno il re, triste e agitato, fa ritorno da Hounslow a Westminster fremente di rabbia per la sconfitta subita a Westminster Hall. Mentre fa baronetto William Williams, destituisce Holloway e Powell. Wright attende.


Luglio
Nei primi giorni Silas Titus, cospicuo presbiteriano, esclusionista, uno degli accusatori di Stafford, viene invitato ad occupare un seggio nel Consiglio Privato e, con estremo disgusto di tutti i protestanti, accetta.
James Butler, duca d'Ormond, ex cancelliere di Oxford, muore. L'università si riunisce per nominare il successore e la maggioranza, composta di 180 graduati, vota - in tutta fretta onde evitare l'intervento del re - a favore del giovane duca d'Ormond, nipote del defunto e figlio del valoroso Ossory.
Due ore dopo lo scioglimento dell'assemblea giunge un ordine da Whitehall dove si richiede l'elezione di Jeffreys… ma è troppo tardi.
[Molti giorni dopo, l'infame Timoteo Hall che ha letto la dichiarazione d'indulgenza, sarà creato vescovo di Oxford alla morte del non meno infame Parker.]

Giunti dall'Irlanda, un battaglione dopo l'altro composti e disciplinati dal conte di Tyrconnel cominciano ad approdare sulle coste occidentali dell'isola e muovono verso Londra.

Agosto
durante tutto il mese mentre fervono in Olanda i preparativi per l'invasione, non meno di 100.000 ghinee vengono inviate dall'Inghilterra; gli ugonotti prestano all'Olanda tutto ciò che possiedono; Shrewsbury, sbarcato all'Aia con Edward Russell, porta con sé 12.000 lire sterline, messe insieme ipotecando i suoi beni, e li deposita nella Banca di Amsterdam. Devonshire, Danby e Lumley rimangono in Inghilterra pronti a prendere le armi non appena il principe d'Orange metterà piede nell'isola.

Sembra strano che un così vasto disegno sia ancora oscuro al re.
Mentre lo stesso popolo inglese bisbiglia che sta per succedere un grande evento, l'ambasciatore francese Avaux è persuaso che si sta meditando uno sbarco in Inghilterra, il re sembra non sapere e in effetti viene ingannato da Sunderland il quale lo convince che il principe d'Orange non metterà mai piede nell'isola lasciando l'Olanda priva di difesa. Basta ricordare i fatti del 1672 per capire che non correrebbe il rischio di vedere un esercito straniero accamparsi nella piana tra Utrecht e Amsterdam.
Luigi XIV, pur ricordando che il popolo inglese non seguì a suo tempo lord Monmouth, finge di prestar fede alle voci e si stupisce che in Inghilterra nessuno si muova. Sperando di aver amico il re d'Inghilterra nella contesa per l'arcivescovdo di Colonia, invia Bonrepaux a Londra per offrire aiuti marittimi francesi e ingiunge ad Avaux di dichiarare agli Stati Genrali che la Francia ha preso sotto la sua protezione James II e che un gran corpo di truppe è pronto a marciare verso il confine olandese. Tutto questo il re francese lo fa in accordo con Skelton ambasciatore inglese alla corte di Versailles.
Avaux, chiesta udienza agli Stati Generali, comunica che Luigi XIV è legato con vincoli di amicizia e di alleanza con James II e che un'aggressione all'Inghilterra verrebbe considerata un'aggressione alla Francia. Nello stesso tempo viene comunicato agli Stati Generali che il re di Francia ha preso sotto la sua protezione il cardinale Furstenberg e il capitolo di Colonia.
Mentre i deputati olandesi si scompongono, Fagel parla con dure parole dell'insolenza francese e dice che la risposta migliore è di rafforzare le difese di terra e di mare. Viene quindi inviato un corriere a richiamare Willem III d'Orange da Minden dove è a colloquio con Federico III elettore di Brandeburgo.
James II, risentito dell'intervento del re francese, risoluto a non perdere la stima di tutta Europa accettando una protezione che non ha mai chiesto, richiama il suo ambasciatore Skelton a Londra e lo fa imprigionare alla Torre. L'ambasciatore degli Stati generali Citters smentisce la notizia di una imminente invasione olandese e il re ingiunge a Middleton di comunicare a tutti i suoi ministri che non esiste nessuna lega tra la Francia e l'Inghilterra. Comunica altresì al nunzio Adda che i disegni di Luigi XIV sono manifesti e saranno annullati.

Settembre
24
, scoppia la guerra tra Francia e Impero (Austria, Spagna, Paesi Bassi, Savoia, Brandeburgo, Sassonia, Hanover e Baviera + Inghilterra);
[Guerra della Lega di Augusta (1688-97), detta anche Guerra della Grande Alleanza o Guerra dei Nove Anni, nota nelle province inglesi del continente come Guerra di Re Guglielmo.]

Ottobre
dovendo scegliere un comandante in seconda, il principe d'Orange nomina il conte H.F. Schomberg, 73 enne, discendente da una nobile famiglia del Palatinato e universalmente considerato il più grande maestro dell'arte della guerra; con l'assenso di Federico III elettore di Brandeburgo, viene nominato luogotenente di William III d'Orange.
L'Aia intanto è piena di avventurieri di tutti i vari partiti che la tirannia di James II ha unito in una strana coalizione: vecchi realisti che avevano sparso il loro sangue in difesa del trono, vecchi agitatori dell'esercito del Parlamento, toryu perseguitati al tmpo della Legge di Esclusione, whig fuggiti nel continente per aver partecipato alla coniura di Rie House. Tra questi:
. Gherard conte di Maclesfield (ha combattuto con Charles I ed è andato in esilio con Charles II);
. Arcibald Campbell (primogenito dello sventuratio Argyle);
. Charles Paulet, conte di Wiltshire, erede presunto del marchesato di Wincester;
. Pellegrino Osborne, lord Dumblane, erede presunto della contea di Danby;
tra i volontari si notano Mordaunt, Fletcher di Saltoun, sir Patrick Hume (fuggito dalla Scozia ed ora a Utrecht), Wildman (esule in Germania), Carstairs (ministro presbiteriano di Scozia).
Ferguson, offertosi all'imbarco, viene invece allontanato con disprezzo (agitatore di bassa sfera era stato grande uomo nel nucleo di ignoranti e furibondi che avevano spinto il debole lord Monmouth alla rovina ma qui non c'è posto per lui).
Mentre fervono gli ultimi preparativi, il re sembra finalmente essersi accorto del pericolo.
La flotta inglese però è migliorata rispetto a quando è salito al trono; non ha nominato Lord Grande Ammiraglio o Consiglio d'Ammiragliato ma ha riservato a se stesso l'alta direzione degli affari marittimi con la vigorosa assistenza di Pepys.
In poco tempo trenta vascelli in linea, tutti di terzo e quarto ordine, engono radunati nel Tamigi sotto il comando di lord Dartmouth la cui lealtà non ammette sospetto.
L'armata regolare pure è accresciuta. Sono stati aggiunti quattromila uomini e tremila fatti venire velocemente dall'Irlanda, altrettanti dalla Scozia diretti verso il mezzogiorno; in tutto circa 40.000 uomini, senza contare la milizia civica, le forze che può opporre agli invasori.
All'ultimo momento emana un proclama col quale promette solennemente di proteggere la chiesa d'Inghilterra e mantenere l'Atto di Uniformità. Si dichiara desideroso di fare grandi sacrifici alla concordia. Dice di non voler più insistere sull'ammissione dei cattolici romani alla Camera dei Comuni.
Tre giorni dopo esprime il desiderio di reinsediare nei loro uffici i magistrati o i luogotenenti deputati.
Il giorno dopo Compton viene prosciolto dalla sospensione.
Nel giro di quarantottore abolisce l'Alta Commissione Ecclesiastica. Decide di ridare alla città di Londra lo statuto toltole sei anni prima e quella veneranda cartapecora viene riconsegnata con grande solennità dal cancelliere a Guildhall.
Una settimana dopo viene annunciato al pubblico che il vescovo di Winchester (per il suo ufficio è visitatore del Collegio della Maddalena) ha avuto l'incarico di riparare ai danni creati a questa società.
In pochi giorni viene pubblicato un decreto che restituisce le franchigie tolte a tutti i municipii.
Ma tutte le sue concessioni sono ormai tardive e viene travolto dagli avvenimenti.

Novembre
, la notizia dell'arrivo degli olandesi precede di poche ore lo sbarco; il manifesto del principe d'Orange con gran segretezza corre di mano in mano finché uno degli agenti viene arrestato e il plico che porta con sé viene consegnato a Whitehall; dopo aver letto che alcuni pari spirituali e secolari hanno invitato il principe d'Orange a invadere l'Inghilterra, il re chiama a rapporto Halifax, Clarendon e Nottingham, poi il vescovo Compton… tutti si dichiarano innocenti;
2, un proclama minaccia le più severe pene a tutti coloro che osano divulgare il manifesto;
3
, quando un messo postale corre da Dover Castle a Whitehall recando la notizia che gli olandesi hanno passato lo Stretto e procedono verso ponente, vengono spediti ovunque dei messi per cambiare gli ordini militari; gli ufficiali vengono svegliati e fatti alzare in piena notte;
4
, domenica, Hyde Park: alle tre del mattino avviene una grande rivista al lume delle torce; il re, credendo che gli olandesi approdassero alla contea di York aveva inviato vari reggimenti nella parte settentrionale dell'isola ed ora invia messi per richiamarli; tutti i soldati, tranne quelli necessari per mantenere la pace nella città, ricevono l'ordine di partire per l'occidente;
il punto di riunione è Salisbury ma, ritenendo probabile che sia Portsmouth ad essere assaltata per prima, tre battaglioni di guardie e una forte schiera di cavalleria partono per questa fortezza; giunta la notizia che non si deve temere per Portsmouth, tutti i soldati vengono ridiretti a Salisbury;
5
, lunedì, è nuvolo e il pilota del Brill non riuscendo a distinguere i segnali, conduce la flotta troppo oltre a ponente. Il pericolo è grande; ritornare contro vento, impossibile. Il porto più vicino è Plymouth dove c'è però ad attenderli un presidio sotto il comando di lord Bath ed inoltre c'è il pericolo che la flotta inglese stia scendendo dal Tamigi a gonfie vele giù per la Manica.
All'improvviso cambia il vento e una brezza leggera comincia a spirare da Mezzogiorno permettendo alla flotta olandese di rivolgere le prore e, girato attorno a punta Berry-Head, di dirigersi in salvo al porto di Torbay che non è altro che un seno di mare dove le navi si rifugiano cacciate dalle tempeste dell'Atlantico.
I contadini della costa del Devonshire si recano alla spiaggia con vettovaglie a salutare i liberatori ed inizia lo sbarco.
Scende per primo Mackay con i reggimenti inglesi, seguito dal principe che, appena sceso a terra, fa un giro d'ispezione del paese assieme a Schomberg su due cavalli presi a prestito; anche Burnet scende alla spiaggia per complimentarsi col principe.
Le condizioni del tempo rendono comunque difficile lo sbarco; il terreno è fangoso, le merci sono rimaste nelle navi ecc..
Intanto anche la flotta inglese di Dartmouth arriva in vista di Torbay ma una tempesta improvvisa lo costringe a ripararsi a Portsmouth.
6, l'armata del principe d'Orange comincia la marcia verso l'interno; quando i primi reggimenti giungono a Newton-Abbot viene letto il Manifesto del principe.
Ma l'avanzata è lenta, le strade inglesi non assomigliano alle belle strade olandesi e il principe si ferma due giorni a Ford (sede dell'antica e illustre famiglia di Courtenay) nelle vicinanze di Newton-Abbot;
[Pur essendo whig, Courtenay si astiene comunque da qualsiasi comportamento che lo possa far accusare di tradimento in caso di vincita del re.]
Exeter, giunta la notizia dello sbarco, il vescovo Lamplugh corre di filato a Londra; fugge anche il decano; i magistrati rimangono fedeli al re e gli abitanti a favore del principe;
Londra, lo stesso giorno il re, mentre ancora ignora il luogo dello sbarco, chiama nelle sue stanze il primate e altri tre vescovi:
. Compton, vescovo di Londra;
. White, vescovo di Petersborough,
. Sprat, vescovo di Rochester,
i quali gli confermano la loro indubitabile lealtà e che nulla sanno di messaggi o quant'altro. Appena usciti dal palazzo, arriva un messo che porta la notizia dello sbarco del principe avvenuto nel Devonshire il giorno precedente.
A Londra si prepara una settimana di violenta agitazione.
8, Exeter, un corpo di truppe al comando di Mordaunt compare davanti alla città; c'è anche Burnet al quale il principe ha dato il compito di preservare i prelati della cattedrale dai danni e dagli insulti; il gonfaloniere e gli aldermanni danno l'ordine di chiudere le porte della città ma alla prima intimazione vengono aperte.
L'abitazione del decano viene preparata per l'alloggio del principe che sta per arrivare;
9, lo stesso giorno dell'arrivo del principe a Exeter, il re scrive a Dartmouth parole di elogio per la sua condotta (più tardi lo accuserà invece reo di tradimento o almeno di lentezza);
11, domenica, nel Devonshire Burnet predica dinanzi al principe d'Orange nella cattedrale; in un'altra chiesa anche Ferguson (pensando siano tornati i tempi di Fleetwood e di Harrison) lancia invettive contro il re in una riunione di presbiteriani, ma non sono più i tempi per queste follie.
Intanto le truppe inglesi inferiori per disciplina ma superiori di numero, si raccolgono frettolosamente a Salisbury. Il principe d'Orange è dispiaciuto nel vedere che nessuno dei principi di una certa importanza che lo hanno invitato in Inghilterra si è presentato al quartiere generale.
12, un gentiluomo chiamato Barrington, che abita nelle vicinanze di Crediton, sipresenta al principe e il suo esempio viene seguito da alcuni altri di quei luoghi; altri personaggi di maggiore importanza si stanno dirigendo ad Exeter:
. John, lord Lovelace, whig (incarcerato cinque o sei volte per ragioni politiche): con settanta suo seguaci bene armati a cavallo, parte dalla sua abitazione nel Berkshire e, dirigendosi verso ponente, giunge alla conta di Gloucester senza incontrare alcun ostacolo. Ma Beaufort, governatore della contea, schierato con la corona, ha appostato un grossa schiera di milizie civiche a Cirencester; lo scontro è inevitabile: la milizia civica perde un ufficiale e sei o sette uomini, ma infine i seguaci di lord Lovelace sono vinti ed egli, fatto prigioniero, viene inviato al castello di Gloucester.
Lo stesso giorno Richard Savage, lord Colchester (figlio ed erede del conte Rivers e padre naturale del poeta) giunge ad Exeter con sessanta o settanta cavalieri; con lui arriva anche l'audace e turbolento Thomas Wharton; poche ore dopo compare Edward Russell (figlio del conte di Bedford e fratello del gentiluomo decapitato). Arriva anche James Bertie, conte d'Abingdon (partigiano del governo, per timore del papismo è entrato nell'opposizione). È il primo pari del regno a comparire davanti al principe d'Orange.
14, Edward Hyde , visconte Cornbury (figlio primogenito del conte di Clarendon), colonnello ma poco esperto, comandante di uno dei reggimenti dei dragoni mandato nelle contrade occidentali, viene inviato a Salisbury per poche ore in modo che egli sia il più anziano degli ufficiali e tutte le milizie ivi raccolte sottoposte alla sua autorità; subito viene dato ordine a tre reggimenti di cavalleria ivi riuniti di marciare verso ponente; lo stesso Edward Hyde , che li comanda, li conduce a Blandford, poi a Dorchester, da dove, dopo un 'ora di riposo, partono per Axminster.
Alla richiesta di qualche ufficiale sul perché di tali spostamenti, egli risponde evasivamente di aver ricevuto l'ordine di dare un assalto notturno ad alcune schiere del principe d'Orange; non potendo più fingere si rifugia con alcuni seguaci nel quartiere generale degli olandesi. La maggior parte delle sue truppe ritorna a Salisbury ma alcuni soldati, già distaccati dal corpo principale, seguitano a dirigersi a Honiton dove li attende però un grossa schiera di olandesi; poiché resistere è impossibile, molti di loro alla fine accettano, per un mese di paga, di porsi sotto le bandiere del principe d'Orange.
15, Londra, a corte giunge il vescovo Lamplugh a cui il re, in remunerazione della sua lealtà, conferisce l'arcivescovado di York, rimasto vacante da due anni e mezzo;
giunge però anche notizia del tradimento di Edward Hyde ; il re non riesce nemmeno a mangiare e la regina scoppia a piangere: se ha tradito l'erede di una casa che primeggia fra tutte per la sua lealtà alla monarchia, significa che la situazione è piuttosto seria.
Inoltre, conoscendo la scarsa abilità del traditori non è facile pensare ci sia una mano ben più potente e sagace che dirige le fila.
Il re riunisce i principali ufficiali che si trovano a Londra. Tra loro arriva:
. John Churchill, già promosso al grado di luogotenente generale;
. Henry Fitzroy, duca di Grafton (uno dei figli naturali di Charles II), colonnello del primo reggimento delle guardie a piedi;
. Kirke (altro traditore), comandante di uno dei reggimenti di Tangeri;
. Trelawney (altro traditore), comandante di uno dei reggimenti di Tangeri (lametna anche la persecuzione del vescovo di Bristol suo fratello.
Manco a dirsi, tutti giurano che verseranno fino all'ultima goccia del proprio sangue per il loro amato sovrano.
Mentre il re si prepara per recarsi a Salisbury gli viene consegnata una petizione da parte di un numero considerevole di pari secolari e spirituali affinché convochi un libero e legittimo Parlamento.
Il re promette che lo convocherà non appena il principe d'Orange sarà cacciato dall'isola e, prima di partire, nomina un consiglio di cinque lord perché lo rappresentino durante la sua assenza:
. due papisti (inabili quindi ad occupare gli uffici);
. Jeffreys (detestato più dei precedenti);
. Preston (nulla da obiettare);
. Godolphin (nulla da obiettare).
Il giorno stesso che il re va a Salisbury, il principe di Galles viene mandato a Portsmouth dove la fortezza ha uno strenuo presidio sotto il comando di Berwick. Nei pressi c'è la flotta comandata da Dartmouth.
[Se le cosa andassero male l'infante porebbe essere condotto in Francia senza difficoltà]
19, James II giunge a Salisbury, pone il suo quartier generale nel palazzo del vescovo ove gli arrivano subito le prime brutte notizie.
Le conteee occidentali sono insorte e molti possidenti sono accorsi ad Exeter. Tra questi:
. sir William Portman di Bryanstone (uno dei più grandi uomini della contea di Dorset);
. sir Francis Warre di Hestercombe (molto reputato a Somerset);
. sir Edward Seymour (da poco baronetto per eredità, ma il primo per dignità tra i tory d'Inghilterra).
Mentre i convenuti stanno valutando le loro forze, arriva a Exeter anche un messaggio del conte di Bath, che ha il comando di Plymouth, il quale poné sé , le sue truppe e la fortezza da lui governata a disposizione del principe d'Orange.
Le contrade occidentali sono quindi pronte ad affrontare il re ma anche le settentrionali, si stanno adeguando…
[ Delamere, della contea di Chester, è già corso alle armi il giorno 16 e si è pure provveduto che il conte di Danby prenda York e Devonshire si mostri a Nottingham dove non teme alcuna resistenza.]
York, gli insorti si trovano ad affrontare il presidio al comando di sir Jhon Reresby;
21, mentre le due armate del mezzogiorno si avvicinano sempre di più e gli giunge la notizia che il re è a Salisbury , il principe di Orange parte da Exeter, dopo aver posto la città sotto il comando di sir Edward Seymour, e si avvia ad Axminster scortato dai più notevoli gentiluomini;
22, York, nella prevista riunione dei gentiluomini e dei possidenti della contea per informare il re sullo stato delle cose, sono intervenuti anche i luogotenenti e i deputati dei tre Ridings, vari nobili e una folla di ricchi scudieri e di pingui possidenti. L'improvvisa notizia che i papisti stanno facendo strage di protestanti (in un rapporto di cento a uno non sanno invece come nascondersi!) mette tutta la città in scompiglio. L'infuriata plebe viene lasciata fare e così viene distrutta una cappella cattolica e fatti poci alri danni.
23, York, il conte di Danby propone di scrivere una dichiarazione nella quale siano espresse le ragioni che inducono gli amici della costituzione e della religione protestante a correre alle armi. Tale dichiarazione viene calorosamente approvata e in poche ore munita delle firme di sei pari, cinque baronetti, sei cavalieri e molti gentiluomini.
Intanto Devonshire, al comando di una grossa legione di amici e dipendenti suoi, partito dal palazzo che sta costruendo a Chatsworth, compare armato a Derby dove consegna formalmente alle autorità municipali uno scritto in cui sono esposte le ragioni che lo hanno spinto all'impresa. Parte quindi per Nottingham che diventa il centro dell'insurrezione delle contrade settentrionali. Anche qui lancia un proclama in cui specifica che il vocabolo ribellione [per difendere le leggi e quella religione che ogni re d'Inghilterra è tenuto per giuramento a tutelare] è uno spauracchio che non può spaventare alcun uomo ragionevole e che non è altro quindi che legittima difesa.
a lui si uniscono:
. conte di Manchester;
. conte di Stamford,
. conte di Rutland,
. conte di Chesterfield,
. lord Cholmondley,
. lord Grey di Ruthyn.
Inevitabile ormai qualche scaramuccia [nei piccoli combattimenti di questa breve campagna] e poiché le avanguardie del re sono composte da irlandesi gli invasori hanno con loro la cordiale simpatia di tutti gli inglesi.
24, sabato, il re convoca un consiglio di guerra; Feversham, comandante supremo, consiglia la ritirata mentre Churchill è di parere contrario; dopo aver ampiamente discusso, ad ora tarda il re decide di ritirarsi dall'impresa.
Churchill (forse per aver capito di essere caduto in sospetto di tradimento), seguito da Grafton fugge al quartier generale del principe d'Orange non senza lasciare una lettera di spiegazioni al re.
Da Warminster giungono notizie che Kirke, il comandante, si è rifiutato di obbedire agli ordini provenienti da Salisbury.
Convintosi del complotto ideato nei suoi confronti, il re ordina la ritirata e lo stesso giorno giunge a Andover.
È accompagnato dal principe George, suo genero, e dal duca di Ormond (entrambi cospiratori).
Appena il re va a dormire, i due, seguiti dal conte di Drumlanrig, luogotenente colonnello del reggimento di Dundee (banda detestata da whig più degli Agnelli di Kirke);
[ Il conte di Drumlanrig è figlio primogenito del duca di Queensberry il capo dei protestanti episcopali di Scozia, una setta al cui paragone i più esagerati tory inglesi possono considerarsi pressoché whig.]
Non molto scosso da quest'ultima notizia, peraltro ormai prevista, presa la via di Londra James II medita in cuor suo tremenda vendetta contro Churchill. Da diverse ore però la principessa Anne è sparita.
[Partita in carrozza con l'amica Sara e altre due donne, guidate da Compton vescovo di Londra e da Dorset, si è diretta verso Aldersgate Street dove sorge l'abitazione dei vescovo di Londra, vicino alla cattedrale. Qui ha trascorso la notte. Il giorno successivo i fuggitivi sono partiti per Epping Forest dove Dorset possiede una vecchia casa e vi hanno soggiornato alcuni giorni. Poiché non era sicuro dirigersi direttamente al campo del principe d'Orange, il gruppo si è rifugiato tra gli insorti delle contrade occidentali.]
25, nel pomeriggio di domenica, la principessa Anne, temendo la vendetta del padre, decide di fuggire e parte in carrozza con l'amica Sara e altre due donne; sono con loro Compton vescovo di Londra e Dorset; si dirige verso Aldersgate Street dove sorge l'abitazione dei vescovo di Londra, vicino alla cattedrale. Qui trascorre la notte.
26, lunedì. i fuggitivi partono per Epping Forest dove Dorset possiede una vecchia casa e vi soggiornano alcuni giorni.
[Poiché non è sicuro dirigersi direttamente al campo del principe d'Orange, il gruppo deciderà di rifugiarsi tra gli insorti delle contrade occidentali.]
Lo mattina dello stesso giorno, quando si scopre che l'appartamento della principessa Anne è vuoto, lord Craven, comandante delle guardie a piedi, interroga le sentinelle della galleria, il cancellere pone i sigilli alle carte di Churchill e la nutrice della principessa grida piangendo che la principessa è stata assassinata dai papisti.
Giunta la notizia a Westminister Hall, si dice che la principessa è stata trascinata a forza e imprigionata in qualche luogo. Quando non si può più negare che la sua fuga è stata volontaria, altre mille fandonie vengono inventate per spiegarne la causa.
27, martedì, tutti i lord spirituali e secolari che si trovano a Londra, sono riuniti a consulto dal re. Oltre nove prelati, ci sono trenta o quaranta nobili secolari, tutti protestanti, e i due segretari di stato, Middleton e Preston (sebbene non siano pari d'Inghilterra).
Il re, che presiede l'assemblea, chiede il parere degli astanti sulla la richiesta fattagli a suo tempo affinché riunisse il Parlamento.
Dopo molti interventi il re intima al cancelliere di scrivere il decreto di convocazione del Parlamento per il giorno 13 gennaio successivo, e G.S. Halifax viene nominato commissario per trattare con il principe d'Orange. In questo ufficio gli vengono affiancati Nottingham e Godolphin.
È pubblicato un proclama del re che non solo concede pieno perdono a tutti i ribelli ma li dichiara eleggibili al prossimo parlamento, anche senza prima porre giù le armi. Nella stessa Gazzetta si comunica che sir Edward Hales cessa dalla sua carica di luogotenente della Torre e viene sostituito da Bevil Skelton.
Le cose però sono ben diverse.
Lo stesso giorno della promessa di amnistia, il re spiega i suoi veri propositi a Barillon. Si tratta semplicemente di guadagnar tempo per imbarcare sua moglie e il principe di Galles per la Francia. Appena saranno in salvo egli stesso partirà dall'Inghilterra per cercar rifugio in Irlanda o in Scozia.
Dover è inviato a Portsmouth col compito di prendersi cura del principe di Galles e a Dartmouth viene ingiunto di ubbidire a Dover per tutto ciò che riguarda l'infante e di tenersi pronto far vela per la Francia.
[Un grande pensiero del re è però il Gran Sigillo che, temendo cada ora nelle mani dei suoi nemici, il re desidera sia posto a breve distanza dal suo gabinetto. Ingiunge per questo Jeffreys di sloggiare dalla sua casa (di recente edificata in Duke Street) e di risiedere in un pccolo appartamento di Whiteland.
Il Gran Sigillo è simbolo dell'autorità regia a cui i giureconsulti hanno sempre dato una "misteriosa" importanza. Se il cancelliere, senza il consenso del re, lo apponesse ad un diploma di paría o a un decreto di grazia (sebbene si renda colpevole di grave delitto) il documento non può esser posto in discussione da nessuna corte di legge e può essere annullato solo da un atto parlamentare.
(In effetti, cento anni più tardi, il Gran Sigillo di un re sarà adoperato, con l'assenso dei lord e dei comuni e con l'approvazione di molti incliti statisti e giureconsulti al fine di trasferire al figlio le prerogative di lui).]
Quando tutto è pronto, un altro ostacolo costringe il re a differire l'esecuzione del suo progetto.
Dover e Dartmouth si dimostrano titubanti nell'eseguire gli ordini sovrani.

Dicembre
3
, Portsmouth, quando l'ordine perentorio arriva da Londra, l'ammiraglio Dartmouth invia una lettera con la quale si dichiara disposto a rischiare la propria vita per la difesa del trono ma che non intende partecipare al trasferimento del principe di Galles in Francia. Dichiara altresì che ogni legno sarà controllato prima di lasciarlo passare.
Mentre:
- il re sta pensando di condurre il principe di Galles a Londra e da qui mandarlo in Francia,
- vengono spediti i decreti per le elezioni,
- gli emissari vanno e vengono presso il quartier generale del principe d'Orange,
- i tre commissari partono per il campo nemico,
tutta Londra è molto agitata.
- i gran giurati di Middlesex pronunciano un atto d'accusa contro il conte di Salisbury per aver abbracciato il papismo;
- il lord gonfaloniere ordina che le case dei cattolici romani siano perquisite per vedere se contengono armi ecc..
Da tutto il regno giungono notizie:
- Lumley ha preso Newcastle accolto con gioia dai suoi abitanti; l'alta statua del re, posta sopra un piedistallo di marmo, viene rovesciata e gettata nel Tyne;
- viene presa la città di Hull, dove era un presidio al comando di lord Langdale, cattolico romano, ora arrestato assieme ai suoi adepti;
- le contrade orientali sono insorte; il duca di Norfolk seguito da trecento gentiluonini bene armati a cavallo compare nella vasta piazza del mercato di Norwick;
- lord Herbert di Cherbury e sir Edward Harley prendono le armi nella contea di Worchester;
- Bristol, seconda città del regno, apre le porte a Shrewsbury;
- la popolazione di Gloucester insorge e libera di prigione Lovelace il quale, con una schiera di fanti armati di soli bastoni, entra a Oxford; corrono loro incontro i magistrati e i capi del collegio;
ecc.
A questo punto, nel momento in cui James II desidera guadagnar tempo per mandare in Francia la moglie e il figlio, e William III d'Orange vede diventare sempre più vantaggiosa la sua posizione, quest'ultimo decide di ricevere gli inviati del re a Hungerford.
6, William III d'Orange giunge a Hungerford, scortato da un'ingente schiera di truppe; un accanito scontro avviene tra duecentocinquanta dei suoi e seicento irlandesi appostati a Reading; gli irlandesi alla fine sono messi in fuga lasciando sul terreno cinquanta morti; cinque soltanto sono le perdite olandesi;
8, sabato, i commissari del re giungono a Hungerford e manifestano la speranza di parlare col principe in privato ma non è loro concesso;
G.S. Halifax, dopo aver detto qual è la base per poter trattare:
- i punti di controversia saranno portati dinanzi al Parlamento per la cui convocazione sono già pronti i decreti;
- l'armata si fermi a trenta o quaranta miglia lontano a Londra,
pone nelle mani del principe una lettera del re e prende commiato;
il principe, lasciando la decisione ai lord e gentiluomini, si ritira a Littlecote Hall, una casa rurale a circa due miglia di distanza [nota per un delitto commesso al tempo dei Tudor].
9, domenica, le domande del principe vengono messe per iscritto e consegnate a G.S. Halifax.
Westminster, mentre il principe di Galles è qui da sabato, il re pensa di contare sull'aiuto del gentiluomo francese conte de Lauzun per far fuggire in Francia il proprio figlio.
[Innamorato di Anne Marie, figlia di Gaston duca d'Orléans, nipote di re Enrico IV ed erede degli immensi possedimenti della casa di Monpensier, esprime, ricambiato, il desiderio di sposarla e re Louis XIV dà il suo assenso al matrimonio. La dote della principessa potrebbe essere ambita anche da un sovrano: tre grandi ducati, un principato indipendente con zecca e tribunali e una rendita superiore a quella del regno di Scozia… ma tutto svanisce all'improvviso. Gli sponsali sono rotti, l'amante viene rinchiuso per molti anni nel castello di Pinerolo sulle Alpi. Infine Louis XIV diventa mite. Al conte viene inibito di comparire al suo cospetto ma gli viene data la libertà, lontano dalla corte. Visita così l'Inghilterra dove viene bene accolto da James II a Whitehall (come molti altri gentiluomini francesi sono accolti in questo periodo per la loro squisita educazione).]
Il conte de Lauzun accetta l'incarico offertogli da James II. e iniziano i preparativi.
È ordinato che una nave stia pronta per salpare a Gravesend, anche se arrivarvi non è cosa semplice. Assieme all'amico Saint-Victor, un gentiluomo provenzale, il conte de Lauzun presa con sé la regina Mary e avvolto il bambino in un pastrano, lascia il palazzo.
La piccola barca con a bordo i fuggitivi giunge a Lambeth. Scesi a terra presso una locanda, è qui ad attenderli una carrozza. Arrivano sani e salvi a Gravesend e s'imbarcano nella nave che li sta aspettando. Ci trovano lord Powis con sua moglie e altri tre ufficiali irlandesi. Questi ultimi sono lì solo per dare man forte ai fuggitivi in caso di bisogno. La nave salpa senza intoppi per la Francia e Saint-Victor, che finora ha seguito la carrozza, ritorna a Londra per dare la lieta notizia al re.
10, lunedì, il re sa che la moglie e il figlio hanno iniziato il viaggio per la Francia; ormai conosce anche i patti, piuttosto liberali, proposti dal principe d'Orange e recapitatigli dai commissari ma continua nella sua linea di condotta;
11, martedì, al tre del mattino James II si alza, prende in mano il Gran Sigillo e sparisce per una porta segreta. Ad attenderlo in una carrozza in affitto è sir Edward Hales che lo conduce a Millbank dove attraversa il Tamigi con una piccola imbarcazione. Presso Lambeth getta in mare il Gran Sigillo [sarà trovato alcuni mesi dopo imbrigliato nella rete di un pescatore] e sbarca a Wauxhall dove è pronto un cocchio che prende immediatanente la via di Sheerness; qui una barca della dogana ha l'ordine di aspettare il suo arrivo.
A giorno inoltrato, a palazzo, il duca di Northumberland (figlio naturale di Charles II e della duchessa di Cleveland, lord ciambellano e comandante delle guardie del corpo) che dormiva in un lettuccio nella camera del re, rispettando gli ordini del sovrano apre la camera ai lord chiamati a consiglio i quali non possono far altro che constatarne la fuga.
Londra. La notizia della fuga del re si sparge in un baleno.
Fervesham, appena ricevuta la lettera del re, scioglie l'esercito.
Il duca di Northumberland, su consiglio di Rochester, riunisce tutti gli ufficiali a Whitehall e assieme deliberano di sottoporsi all'autorità di Willem III d'Orange.
I pari si recano a Guidhall dove sono ricevuti con tutti gli onori dai magistrati. Necessita un governo provvisorio e gli occhi di tutti si riversano sui magnati ereditari del regno.
[Anche se a rigor di legge i pari non avrebbero maggior diritto che ogni altra classe di persone ad assumere il potere esecutivo.]
Sancroft occupa il seggio di presidente; accanto a lui il nuovo arcivescovo di York, cinque vescovi e ventidue lord secolari deliberano di comporre, sottoscrivere e pubblicare un manifesto.
In questo documento dichiarano di aderire fermamente alla religione e alla costituzione del paese, ecc.
Fatto recapitare al principe, gli comunicano che è presto atteso a Londra.
Successivamente i lord chiamano i due segretari di stato: Middleton si rifiuta di ubbidire agli usurpatori ma Preston obbedisce. A Skelton, luogotenente della Torre, viene inviato un messaggio perché si presenti a Guidhall e una volta arrivato gli si si impone di consegnare le chiavi e gli si comunica che è stato sostituito da lord Lucas.
Viene inviato l'ordine a Darthmouth di astenersi da ogni atto ostile nei confronti degli olandesi e di licenziare tutti gli ufficiali papisti a lui sottoposti.
Londra, nella notte, la più lunga dell'anno, irrompono « da ogni spelonca di vizio, dalle taverne di Hockley e dal labirinto d'osterie e di bordelli nel quartiere di Friars, migliaia di ladroncelli e di ladroni, di borsaioli e di briganti. A costoro si mescolano migliaia di oziosi giovani di bottega i quali ardono soltanto della libidine del tumultuare. Perfino uomini pacifici ed onesti sono spinti dall'animosità religiosa a congiungersi con la sfrenata plebaglia… Giù il papismo!»
Le prime ad essere attaccate sono le case appartenenti al culto cattolico che vengono letteralmente demolite. Banchi, pulpiti, confessionali, breviari sono accatastati e bruciati. Una montagna di libri e di arredi brucia presso il convento di Clerkenwell, un'altra davanti le rovine del convento dei francescani a Lincoln's Inn Fields. Vengono smantellate la cappella in Lime Street e la cappella in Bucklersbury. In processione vengono portati i dipinti, le icone, i crocifissi divelti dagli altari. La stamperia reale, che per tre anni ha pubblicato libri su libri in difesa della supremazia del papa, viene sventrata.
Dai pubblici edifici la plebe passa alle case private, molte delle quali vengono saccheggiate e distrutte. Non trovandovi quanto sperato e corsa la voce che i beni si trovino al sicuro nelle ambasciate straniere, vengono assediate le case degli ambasciatori.
Si salvano quelle di Barillon e dell'ambasciatore veneziano, che per precauzione si sono fatti proteggere da un gran numero di guardie, ma le case dell'ambasciatore dell'Elettore Palatino e del granduca di Toscana vengono distrutte dalla plebaglia.
[Il granduca riesce a salvare una preziosa cassetta contenente nove volumi di memorie scritte a mano proprio da James II; giunti integri in Francia, saranno distrutti durante la rivoluzoone francese; i pochi frammenti rimasti, pur mutili e incastrati in una farraggine di fanciullesche finzioni, meritano attento studio.]
Le ricche argenterie della Cappella reale, depositate in Wild House presso Lincoln's Inn Fields, dove abita Ronquillo ambasciatore di Spagna, vengono asportate; una preziosa biblioteca da lui raccolta viene bruciata. L'unico conforto che gli resta: aver salvato dalle mani degli aggressori l'ostia santa presente nella cappella!.
12, Londra si sveglia come una città presa d'assalto, e gli sforzi del governo provvisorio non riescono a contenere i tumulti peraltro riaccesi in seguito ad un fatto particolare. Il cancelliere Jeffreys, travestito da marinaio, viene scoperto in una birreria e riesce ad aver salva la vita solo perché protetto dalle guardie civiche che lo portano dinanzi al lord Gonfaloniere e di qui in prigione nella Torre.
Vengono ricercati anche i cattolici romani,molti dei quali vengon oarrestati. Due vescovi, Ellis e Leyburn sono inviati a Newgate. Il nunzio Adda fugge travestito da servitore tra la gente dell'ambasciatore di Savoia.
La stessa mattina intanto il re che ha viaggiato a lungo cambiando cavalli sulla riva del Tamigi, è giunto a Emley Ferry presso l'isola di Sheppey dove lo aspetta una nave. Vi sale sopra ma a causa del vento forte il padrone non si arrischia a partire per cui viene persa una marea e soltanto verso sera si può tentare di partire. A questo punto, poiché è corsa la voce che alcuni uomini, probabilmente gesuiti, siano stati visti salire sulla nave, alcune decine di barcaioli, subdorando un ricco bottino, accerchiano la nave impedendole di prendere il largo e ordinano che i passeggeri devono esser condotti a terra per essere sentiti dai magistrati. Condotti ad una locanda sia il re che sir Edward Hales vengono subito riconosciuti. Subito una banda saccheggia la casa del baronetto che si trova nelle vicinanze e uccide i cervi nel parco. Mentre il re viene avvisato che non sarà lasciato partire, avviene che il conte di Winchelsea (protestante ma fervido realista, capo della famiglia Finch e prossimo parente di Nottignham) si trova a Canterbury; appena viene a sapere dell'accaduto corre in fretta alla costa accompagnato da alcuni gentiluomini di Kent. Prendono il re e lo conducono in un posto più sicuro, tenendolo tuttavia sempre prigioniero.
La notte viene presa d'assalto la casa di lord Powis (durante il regno di George II era residenza del duca di Newcastle) ma l'intervento delle guardie riesce ad allontanare i facinorosi. Ma poiché corre voce che gli irlandesi lasciati senza freno da Feversham stiano marciando alla volta di Londra facendo strage di uomini, donne e bambini, i tamburi della milizia civica suonano l'allarme. In poco tempo tutta la città è in armi [sarà ricordata come la "Notte Irlandese"]. Mentre il governo cerca di scoprire l'origine della ciarla che ha fatto nascere tale agitazione, anche le contee del regno seguono Londra.
[In realtà, a parte qualche atto vandalico compiuto da qualche irlandese per pura fame, e a parte il caso di Jeffreys, non viene compiuta alcuna strage e nessun cattolico romano rimane ucciso. Si scoprirà molti anni dopo che l'autore della notizia che ha spaventato tutta l'Inghilterra è stata opera di Ugo Speke [se ci si fida di quanto dice, essendo l'unica fonte!]
Willem III d'Orange, venuto a conoscenza dei disordini, parte subito per Londra ordinando a Churchill e a Grafton di raggruppare l'esercito lasciato allo sbando da Feversham su ordine del re.
I soldati inglesi vengono invitati a rientrare nell'esercito e a quelli irlandesi viene imposto di deporre le armi pena l'esser trattati come banditi. Gli ordini sono subito eseguiti tranne a Tilbury dove un soldato irlandese cerca di uccidere Grafton; il colpo non parte e l'assalitore viene ucciso da un inglese.
Impossessatisi di una nave, circa cento irlandesi cercano di ritornare nella loro isola ma senza un abile nocchiero la nave si arena sulla spiaggia ed essi sono fatti prigionieri.
13, Londra, giunge notizia che il re è stato fermato e si trova sempre nell'isola; Sancroft, finora a capo del governo provvisorio, si astiene dalle sedute dei pari e sul seggio presidenziale è posto G.S. Halifax, da poco rientrato dal quartier generale del principe d'Orange; mentre la riunione sta per finire arriva un messo che porta la richiesta di aiuto del re; i lord ordinano a Feversham di correre con una compagnia di guardie del corpo per liberare il re;
senza bisogno di usare la forza il re viene lasciato ripartire e condotto a Rochester.
17, tutti i pari presenti a Windsor vengono convocati ad una riunione solenne per deliberare cosa si debba fare del re; presiede sempre G.S. Halifax. Alla fine i lord concordano sul fatto che il re non debba rimanere dove si trova; c'è il rischio che un principe si fortifichi a Whitehall e l'altro nel palazzo di San Giacomo e che vi siano così due guarnigioni armate nello spazio di cento acri. Propongono quindi di inviare il re a Ham, una delle ville più belle lungo la riva del Tamigi (edificata da Lauderdale con le ricchezze rubate in Scozia e con il denaro datogli dalla Francia per corromperlo). Il messaggio viene portato al re da tre messaggeri dei lord: G.S. Halifax, Shrewsbury e Delamere.
18, mentre il bargio del re, partito da Whitehall, sta risalendo il Tamigi, l'esercito del principe sta per arrivare a Londra;
22, sabato, i lord, riuniti nella solita sala, deliberano che il prossimo lunedì sarà preso in considerazione lo stato del regno;
in questo intervallo alcuni pari nutrono la speranza che la costituzione e la religione del regno si possano assicurare senza deporre il re dal trono;
sul cadere della notte, il re esce dal palazzo accompagnato da Berwick per un passaggio segreto, attraversa il giardino e giunge sulla spiaggia di Medway;
23, domenica, all'alba i fuggitivi scendono su una barca per il Tamigi; nel pomeriggio la notizia della fuga giunge a Londra; i fautori del re rimangono confusi, i whig non riescono a frenare la gioia.
24, lunedì, i lord si riuniscono di nuovo, i realisti afflitti e scorati, i whig ardenti e animosi.
Si riuniscono anche i comuni nella cappella di Santo Stefano. Presiede Henry Powle, già rappresentante di Cirencester in vari parlamenti e dei principali propugnatori della Legge di Esclusione.
Il principe dì'Orange, ricevute le deliberazioni delle due camere, decide di convocare una Convenzione degli Stati del Regno (Convention Parliament) e di esercitare, fino a quel momento, egli stesso il potere esecutivo.
Si comincia a fare ordine:
- molti dei nobili e gentiluomini a cui il re aveva tolto il comando dei reggimenti sono richiamati;
- le migliaia di soldati irlandesi fatti venire in Inghilterra dal re, non potendo rimanere al sicuro nell'isola in quanto malvisti dalla popolazione e non potendo nemmeno essere rispediti in Irlanda a rafforzare l'armata di Tyrconnel, vengono inviati nel continente dove, sotto le bandiere di casa d'Austria, possono essere di indiretta ma efficae utilità alla causa della costituzione inglese e della religione protestante.
- Dartmouth è destituito e la flotta, previa promessa ad ogni marinaio della paga che gli spetta, si riconcilia con il principe d'Orange;
- il consiglio municipale di Londra s'impegna, con voto unanime, a procurare al principe 200.000 lire sterline (trovate in sole 48 ore e solo con la garanzia della parola del principe stesso).
In pochissimi giorni si torna alla normalità:
- le classi maggiormente esposte all'odio pubblico, sono protette dall'accorta clemenza del principe;
- alcuni individui, profondamente legati agli atti illegali del regno antecedente, si candidano alla Convenzione;
- Mulgrave viene accolto, non proprio malamente, al palazzo di San Giacomo;
- a Feversham, liberato dal carcere, è permesso di riprendere l'unico ufficio per il quale ha i requisiti: tenere il banco al gioco della bassetta in casa della regina vedova;
- i severi provvedimenti decisi dai pari contro i cattolici romani non vengono formalmente abrogati ma vengono in pratica annullati grazie alla prudenza e umanità del principe; Burnet, che ha già avuto l'incarico di proteggere i papisti e le loro abitazioni contro eventuali atti offensivi o vandalici, fa del suo meglio perché i voleri del principe siano rispettati; ascolta le loro querele, procura il passaporto a coloro che intendono lasciare l'Inghilterra, si reca personalmente a Newgate a far visita ai prigionieri cui promette l'imminente libertà.



 
SCOZIA
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1688
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Novembre
Anche la Scozia è insorta contro i suoi tiranni.
Tutti i soldati regolari sono stati chiamati da James II per soccorrerlo contro gli invasori olandesi ed ora è rimasto soltanto un piccolo presidio al comando del duca di Gordon, cattolico, che risiede nel castello di Edimburgo;
ogni corriere proveniente dalle contrade settentrionali dell'Inghilterra riporta notizie che infiammano gli oppressi scozzesi; quando poi giunge la notizia che il re si è ritirato da Salisbury molta gente comincia a riunirsi di giorno e di notte, i muri delle strade sono coperte di manifesti contro i cattolici; sono bruciate le immagini del papa e viene richiesto clamorosamente un libero parlamento;
il più detestato è il cancelliere Perth, apostata della fede riformata, e il primo a introdurre nelle leggi penali della patria il ferreo strumento per macerare le dita;
Dicembre
Edimburgo, non appena il cancelliere Perth fugge nella sua villa poco lontano a Castle Drummond, la città insorge:
- il palazzo di Holxrood, trasformato in seminario e tipografia cattolica romana, viene preso d'assalto e saccheggiato;
- libri papalini, rosari, crocefissi e dipinti vengono accatastati e bruciati in High Street.
Quando, tra tanta agitazione, giunge pure la notizia della fuga del re, il Consiglio Privato ordina con un proclama il disarmo di tutti i papisti e con un altro invita i protestanti a riunirsi per la difesa della pura religione. La nazione non ha aspettato l'invito. Città e campagna sono già in armi in favore di William III d'Orange; Nithisdale e Clydesdale, le uniche regioni in cui è possibile una resistenza da parte dei cattolici, vengno occupate da presbiteriani armati;
il cancelliere Perth, travestitosi come meglio può, dopo aver attraversato i monti d'Ochill pieni di neve, cerca di fuggire su un vascello che sta di fronte a Brentisland ma viene riconosciuto e inseguito. Abbordata la sua nave egli viene catturato e condotto nella prigione comune di Kirkaldy e da qui trasferito al castello di Stirling.

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IRLANDA
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Nord America
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1688
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VIRGINIA
Governatore
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1688
Jamestown, sul fiume James;






MARYLAND [Dal nome della regina Enrichetta Maria]
Governatore
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1688
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Gli insorti protestanti scacciano i rappresentanti del proprietario cattolico ed eleggono un'assemblea per scegliere un nuovo governatore.






DOMINION DEL NEW ENGLAND
[Confederazione dal 1643, Dominion dal 1686.]
Governatore
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1688
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La pacifica rivoluzione di quest'anno pone tosto fine a questo esperimento del Dominion.
Boston, quando giunge la notizia della caduta di James II, una sollevazione popolare rovescia il nuovo regime e ci sono episodi analoghi in altre colonie.

Le assemblee coloniali abolite vengono reintegrate, ma i tentativi di aumentare il controllo reale continuano.


MASSACHUSETTS
Governatore
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1688
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PLYMOUTH
Governatore
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1688
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NEW HAVEN
Governatore
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1688
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CONNECTICUT
Governatore
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1688
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RHODE ISLAND
[Considerato dai vicini vergognosamente liberale, viene lasciato fuori dalla Confederazione del NEW ENGLAND.]
Governatore
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1688
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CAROLINA
[Vasto tratto di terre immediatamente a sud della Virginia.
[La concessione è geograficamente distinta in:
- parte settentrionale: attorno allo stretto di Albemarle;
- parte meridionale.]
Governatore
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1688
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NEW YORK
Governatore
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1688
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Un mercante tedesco guida la ribellione e assume il governo; la sua riluttanza a cedere il potere porta in seguito alla sua impiccagione per tradimento.

 

NEW JERSEY
Governatore
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1688
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PENNSYLVANIA
Governatore
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1688
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Parlamento
Con la Carta dei Diritti la "gloriosa rivoluzione" del 1688 consacra il parlamento come luogo della sovranità.
Ne scaturisce il modello (di) Westminster o sistema (di) Westminster, una forma di governo democratica parlamentare, considerato il modello più significativo di sistema politico maggioritario.
Sviluppatosi nel Regno Unito sarà poi utilizzato da molti fra i paesi che apparterranno al Commonwealth, come Australia, India, Irlanda, Malesia, Nuova Zelanda e Singapore.
Tale modello non è
il risultato di una costituzione scritta, bensì di una plurisecolare evoluzione storica che porterà al concetto del responsible party government. Tale evoluzione condizionerà anche fortemente la costituzione dei partiti politici che dovranno "adattarsi al sistema di governo parlamentare e di gabinetto" (Jean Blondel).
La Camera dei Comuni non è solo un corpo rappresentativo ma anche un corpo deliberativo, . Ciò implica che i deputati devono rappresentare non solo i vari interessi sezionali ma l'interesse generale, "il pubblico bene in generale".
Il parlamento non è un congresso di ambasciatori o delegati, ma un'assemblea deliberativa di fiduciari (trustees), chiamati a perseguire l'interesse della nazione.
Si incontrano in tale modello la concezione tory del parlamento come espressione degli interessi della nazione e la concezione whig del parlamento come deliberativo.
Ne deriva che il governo è considerato responsabile verso il parlamento, implicando con ciò anche la responsabilità individuale dei singoli ministri.

Il Parlamento è il supremo corpo legislativo dotato di sovranità  parlamentare.
Suo capo è il monarca britannico.
È un parlamento bicamerale composto da:
- House of Lords (camera alta) che comprende due tipi diversi di componenti: i Lords Spiritual (i principali vescovi della Chiesa d'Inghilterra) e i Lords Temporal (i Pari del Regno); è completamente non elettiva.
- House of Commons (camera bassa) che comprende gli eletti democraticamente i quali rappresentano il cuore del sistema parlamentare britannico. Le due camere si riuniscono in locali separati del Palazzo di Westminster (noto come Houses of Parliament), a Londra (più precisamente, nel borough di Westminster).
Per convenzione costituzionale, tutti i ministri (compreso il Primo Ministro), sono membri dei Comuni o dei Lords.
[Il Parlamento iniziò a svilupparsi dall'antico consiglio che assisteva il Sovrano. In teoria quindi, il potere non risiede nel Parlamento, ma nel "Queen-in-Parliament" (oppure "King-in-Parliament").
Nell'era moderna, il potere vero sarà invece tenuto dalla democraticamente eletta House of Commons; il sovrano agirà soltanto come figura rappresentativa e i poteri della House of Lords saranno fortemente limitati.]

[Sunto da Wikipedìa]


1688
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano V
Albero genealogico
(Flensburg, Schleswig-Holstein 1646 - Copenaghen 1699)
figlio di Federico III e di Sofia di Brunswick-Lüneburg;
1670-99, re di Danimarca e di Norvegia;
continua la politica assolutistica del padre favorendo l'ascesa di una nuova nobiltà composta in gran parte di stranieri, in particolare tedeschi;
1672-78, guerra franco-olandese;
nel 1679, con la pace, ha dovuto cedere i territori conquistati in Scania;
nel 1685 si è annesso una parte dello Schleswig;




Primo ministro
Peter Griffenfeld
(1670 - ?)
1688
-
NORVEGIA
1688
-
ISLANDA
1688
-

 

1688
REGNO di SVEZIA
Cristina
Albero genealogico
(Stoccolma 1625 - Roma 1689)
figlia di Gustavo II Adolfo e di Maria di Brandeburgo;
1632-54, regina di Svezia;
sotto la reggenza di un consiglio di aristocratici presieduto da Axel Oxenstierna; direttamente al potere dal 1644;
1618-48, guerra dei trent'anni (1635-48, periodo franco-svedese);
dal 1655 si è stabilita a Roma non rinunciando alle sue ambizioni politiche;
1656-57, intrigo con il cardinale Mazarino per ottenere la corona di Napoli;
nel 1660, alla morte del cugino Carlo X Gustavo ha tentato di riacquistare il trono svedese;
nel 1667, ha posto la sua candidatura al trono di Polonia;
1669-71, avventuroso progetto di una spedizione in aiuto dei veneziani assediati dai turchi a Candia;
le sue stravaganze, i suoi amori (tra cui il lungo sodalizio con il cardinale Decio Azzolino) e i suoi rapporti con potenti e artisti fanno di lei una delle figure più note del tardo Seicento;



Carlo XI
Albero genealogico
(Stoccolma 1655 - 1697)
figlio di Carlo X;
1660-97, re di Svezia;
1660-72, regna sotto la tutela di un consiglio di sicurezza che stipula con la Polonia la pace di Oliva;




1688
nelle varie diete (1680-99) si impone il potere assoluto della monarchia;




1688
REGNO di PORTOGALLO
Pietro II
Albero genealogico

(Lisbon 26 apr 1648 - Alcantara 9 dic 1706)
1667, reggente;
1668, sposa Maria di Savoia-Nemours († 1683), sua cognata;
1683-1706, re di Portogallo;
dal 1687 è sposato con Maria Sofia di Baviera-Neuburg († 1699);






1688
-

a

1688
REGNI DI SPAGNA, NAPOLI e SICILIA
Carlo II
Albero genealogico

(Madrid 1661 - 1700)
figlio di Filippo IV e di Marianna d'Austria;
1665-1700, re di Spagna;
1665-1700, re di Napoli (Carlo V);
1665-1700, re di Sicilia (Carlo III);
succede al padre a soli quattro anni sotto la reggenza della madre;
nel 1668, con la pace di Aquisgrana, ha dovuto cedere a Luigi XIV una parte delle Fiandre;
debole di carattere e di salute malferma, dopo la sua emancipazione governa appoggiandosi a favoriti: per primo il fratellastro don Juan;



Primo ministro
conte di Orofese
(1685 - ?)
1688
[si sta compiendo il processo di progressiva decadenza della potenza spagnola]
1688-97, guerra della Lega di Augusta;





NAPOLI
Viceré
duca d'Arcos
(? - ?)
Nunzio apostolico
-

1688
-


SICILIA
Viceré
-
1688
-
a

 

 



 


1688
SAVOIA
Vittorio Amedeo II
Albero genealogico

(Torino 1666 - Rivoli, Torino 1732)
figlio di Carlo Emanuele II e di Maria Giovanna Battista di Nemours;
1675-1713, principe di Piemonte
conte di Aosta, Maurienne, Nizza e Asti
marchese di Saluzzo
duca di Savoia
;
1675-1713, re di Cipro e Gerusalemme (titolare);
dal 1684 è sposato con Anna Maria d'Orléans, nipote di Louis XIV;

1708-13, marchese del Monferrato;
1713-18, re di Sicilia;
1718-30, re di Sardegna;

 

 

1688
in questo momento i francesi occupano Nizza, la Savoia, Pinerolo e anche il Monferrato ed egli intende liberarsene, sfruttando la posizione strategica del Piemonte nel contrasto franco-asburgico;

 


1688
REPUBBLICA DI GENOVA
[Denominazione ufficializzata nel 1528 per iniziativa di Andrea Doria]
Luca Spinola
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di
1687 27 ago - 27 ago 1689, doge di Genova;


1688
-

 

1688
ducato di Mantova e del Monferrato
Ferdinando Carlo I
Albero genealogico
(1652 - 1708)
figlio di Carlo II e di Isabella Klara d'Habsburg († 1685);
1665-1708, duca di Mantova e del Monferrato [Carlo III];
1665-1708, duca di Nevers e di Rethel [Carlo IV];
[Dal 1670 è sposato con Anna Caterina Gonzaga-Guastalla († 1703).]
1678-92, duca di Guastalla;



1702-04, duca di Guastalla;

1688
-

 

1688
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Marcantonio Giustinian

(Venezia 2 mar 1619 - Venezia 23 mar 1688)
figlio di Pietro Giustinian di Girolamo [linea "delle Budelle d'Oro"] e di Marina Giustinian di Pietro [linea "dei Vescovi"];
ambasciatore presso la corte di Luigi XIV;
1684-88, doge di Venezia; [107°]
1688
Marzo
il doge muore.

 

Francesco Morosini
Albero genealogico

(Venezia 26 feb 1619 - Nauplia 6 gen 1694)
[anche noto come il Peloponnesiaco]
figlio di Pietro e di Maria Morosini; aveva due fratelli e un fratellastro;
troppo preso dalle armi non si sposa;
1688
Aprile
3
, viene eletto doge.
1688-94, doge di Venezia; [108°]

 

- nunzio pontificio: ? (1666-?);
- ambasciatore di Spagna: marchese de la Fuente (1642 - ?)
- ambasciatore di Francia: Bernard Du Plessis-Besançon (1655-?)

1688
Luglio
il doge salpa alla testa di 200 galee verso il Golfo di Atene con un nuovo obiettivo: l'isola di Negroponte.
[Come Creta, divenne colonia veneziana in seguito alla spartizione dell'Impero bizantino, all'indomani della quarta crociata; ma poi cadde nelle mani dei turchi nel 1470.]

Purtroppo la spedizione è colpita da un morbo sconosciuto e terribile, forse una nuova peste, che in poche settimane falcia un terzo dei soldati. Lo stesso gen. conte Otto von Königsmark, che ne faceva parte, ne rimane vittima.
A questo punto le truppe imperiali si ammutinano rifiutandosi di combattere e al doge non resta che dar l'ordine d'imbarco.

 


1688
ducato di Modena e Reggio
Francesco II d'Este
Albero genealogico
(Modena 1660 - Sassuolo 1694)
figlio di Alfonso IV e di Laura Martinozzi, nipote di Mazarino;
1662-94, duca di Modena e Reggio;
succeduto a soli due anni sotto la reggenza della madre, ma poi dominato dalla personalità del cugino Cesare Ignazio;

1688
-

 

1688
ducato di Parma e Piacenza
Ranuccio II Farnese

(Casalmaggiore 1630 - Parma 1694)
figlio di Odoardo I e di Margherita de' Medici (1612-79);
1646-94, duca di Parma e Piacenza;
1646-2.9.1649, duca di Castro e Ronciglione;
[dal 1684 è vedovo per la terza volta.]




1688
-

1688
Granducato di Toscana
Cosimo III de' Medici
Albero genealogico
(Firenze 1639 - 1723)
figlio del granduca Ferdinando II e di Vittoria della Rovere;
1670-1723, granduca di Toscana;

 
1688
-

 

 



Clermont-Tonerre, Gaspard demarchese de Cruzy, e Vauvilliers e duca di Clermont-Tonerre (Digione 16 agosto 1688 – Parigi, 16 marzo 1781), militare francese e Maresciallo di Francia;
[Appartenente ad una antica famiglia aristocratica nota già dal XII secolo.
- 1718, sposa Antoiniette Potier de Rovion, che gli darà tre figli:
. Jules Charles Henri (1720-1794), duca di Clermont-Tonerre;
. Madaleine-Louise Jeanne (1722-1769);
. Francois Joseph (1727-1809), marchese di Clermont-Tonerre.
Con questa famiglia sarà imparentato per linee femminili Camillo Benso conte di Cavour.]

ha una lunga e gloriosa carriera militare nell'esercito francese, facendo le sue prime esperienze belliche nell'armata del duca di Villars durante la Guerra di successione spagnola, dove combatte come tenente, poi capitano e infine maggiore;
segue tutte le campagne del duca di Villars, combattendo le truppe anglo-asburgiche sul Reno e spingendosi in Italia e in Tirolo, espugnando Kufstein, Rattenberg, Halle e Innsbruck, spingendosi presso Vipiteno;
successivamente combatte nelle Fiandre sempre con il duca di Villars, a Le Quesnoy, Landreches e Bouchain;
finita la Guerra di Successione Spagnola, si ritira a vita privata per alcuni anni con il grado di colonnello, ma durante la Guerra dei Sette Anni gli viene affidato un importante grado di comando nell'armata di Maurizio di Sassonia nelle Fiandre, dove partecipa alla sconfitta dell'esercito anglo-olandese capitanato dal duca di Cumberland a Fontenoy;
1717, è nominato dal neo re Luigi XV cavaliere dell'Ordine di San Luigi;
1724, è nominato cavaliere dell'Ordine dello Spirito Santo;
1747, distintosi particolarmente durante la "battaglia di Lauffeld", viene promosso tenente generale e Maresciallo di Francia;
successivamente viene elevato al titolo di marchese (è conte per nascita) di Cruzy e Vauvillers, dal nome della sua residenza campagnola in Borgogna che ha ereditato e nella quale risiede nei periodi di inattività
1756, da ora non prende più parte a campagne militari; successivamente è Connestabile, ereditario Gran Maestro del Delfinato;
1775, in occasione dell'incoronazione di Luigi XVI, quando ha 87 anni, il coriaceo aristocratico viene elevato al titolo di duca di Clermont-Tonerre e quindi Pari di Francia;
1781, 16 marzo, muore a Parigi all'età di 93 anni.
[È autore di importanti opere di economia e di storia militare ancora utilizzabili nelle scuole per la loro modernità.]

Cochin, Charles-Nicolas il Vecchio (Parigi 1688-1754) pittore e incisore francese, autore di circa cinquecento incisioni tratte da dipinti di artisti del suo tempo (Watteau, Lancret, Chardin), padre di Charles-Nicolas il Giovane (Parigi 1715-1790).

Colden, Cadwallander (1688-1776) autore nordamericano di origine scozzese, vice-governatore di New York per qualche tempo;
History of the Five Indian Nations (1727).

Forcellini, Egidio (Alano di Piave, Belluno 1688-1768) lessicografo italiano
allievo di Facciolati
Lessico di tutta la latinità (postumo, 1771, dizionario che venne ampliato nel sec. XIX da: G. Furlanetto, V. de Vit, F. Corradini e I. Perin).

Fréret, Nicolas (1688-1749) orientalista, noto per il suo acceso materialismo.

Gravesande, Willelm Jacob 's- ('s-Hertogenbosch, Brabante 1688-Leida 1742) filosofo, matematico e fisico olandese
Physices elementa mathematica experimentis confirmata, sive introductio ad philosophiam newtonianam (1719-20).
's-Gravesand sottolineò sempre l'importanza della pratica sperimentale della fisica, pur essendo pienamente convinto che le sue leggi siano vere in Dio, inteso in senso antitradizionale come colui che rende possibile la societas degli uomini; valutò quindi la matematica solo strumentalmente.

Imbonati, Giuseppe Maria (1688-1768) nobile milanese;
[Padre di Carlo (1753-1805).]
mecenate e restauratore dell'Accademia dei Trasformati, una delle istituzioni più vive (seppur conservatrici) della Milano settecentesca, frequentata da poeti e letterati come D. Balestrieri, G.C. Passeroni, G. Parini e G. Baretti.

Marivaux, Pierre Carlet de Chamblain de (Parigi 1688-1763) commediografo, narratore e pubblicista francese.

Nadir Scia (Kubkan, Khorasan 1688-Fathabad 1747) 
1725, mercenario turkmeno al servizio del govenatore del Khorasan, all'epoca dell'invasione afghana della Persia, postosi a capo di una banda di ribelli, riesce ad impadronirsi di Mashhad, organizzando poi la riscossa nazionale contro la dominazione straniera
1730, caccia gli afghani e restaura la dinastia safawide con Tahmasp II (per cui fu detto Tahmasp Quli (il servo di Tahmasp) e il governo della Persia orientale
1732, divenuto  molto potente si arroga la reggenza dell'erede al trono 'Abbas III
1736, si proclama re della Persia; abile condottiero, rinnova l'espansionismo persiano, annettendo gran parte dell'Afghanistan, rendendo tributari i khan uzbeki di Khiwa e Buhara e spingendosi fino nel cuore dell'impero moghul (sacco di Delhi 1739)
1747, viene assassinato.

Pope, Alexander (Londra 1688-Twickenham, Middlesex 1744) poeta inglese.

Swedenborg, Emanuel (Stoccolma 1688-Londra 1772) scienziato e teosofo svedese;
[Figlio di Jesper Swedberg, più tardi nominato vescovo luterano di Skara (la famiglia assunse il cognome di Swedenborg quando ricevette il titolo nobiliare.]
studiò in patria, a Uppsala, filosofia e scienze, perfezionandosi nel campo scientifico e tecnico a Londra (dove seguì le lezioni di I. Newton e subì l'influenza dei neoplatonici di Cambridge), in Olanda, Francia, Germania; 
1716, è nominato assessore nel Collegio reale delle miniere;
De cultu et amore Dei (1744, rielaborazione mistica della Genesi, in seguito ad una "visione" del Cristo, alla base del suo nuovo orientamento)
1746, un'altra visione segna l'inizio di allucinazioni sempre più frequenti che portano un cambiamento radicale nella sua vita; abbandona il suo ufficio e si ritira in solitudine a Horngata dove trascorre il resto della sua vita in disciplina ascetica, sforzandosi di entrare in contatto con gli esseri soprannaturali;
Arcana coelestia (1747-58, in 8 voll.)
De coelo et inferno (1758)
Vera christiana religio (1771)
Nonostante la condanna ufficiale da parte della chiesa luterana svedese e la contestazione ironica di filosofi (Kant), i suoi scritti si diffusero largamente (Chiesa swedenborghiana).
[Le sue opere saranno tradotte anche dal politico francese J.-P.-A. Amar]

La Tour d'Auvergne Emmanuel Théodose de (1688 – 17 aprile 1730) nobiluomo francese e governatore del sovrano ducato di Bouillon; duca di Bouillon, duca d'Albret, duca di Château-Thierry, conte di Montfort, conte di Nègrepelisse, conte d'Alvernia, conte d'Évreux, conte di Beaumont-le-Roger, visconte di Turenne, visconte di Castillon, visconte di Lanquais, barone di Montgascon, barone di Limeuil;
[Figlio di Goffredo Maurizio de La Tour d'Auvergne e di Maria Anna Mancini, nipote del card. Mazarino.
Si sposa quattro volte ed ha undici figli:

- 1696, 1° febbraio, sposa Marie Armande Victoire de La Trémoille (1677-1717), figlia di Charles Belgique Hollande de La Trémoille, duca di Thouars (1655-1709), e di Madeleine de Créquy; 7 figli:
. Armande de La Tour d'Auvergne (1697-1717), sposa nel 1716 Luigi II di Melun, duca di Joyeuse (1694-1724);
. Marie Madeleine de La Tour d'Auvergne (1698-1699, morta nell'infanzia);
. figlio senza nome (1699, morto poco dopo la nascita);
. Goffredo Maurizio de La Tour d'Auvergne, principe di Turenne (1701-1705, morto nell'infanzia);
. Frédéric Maurice Casimir, principe di Turenne (1702-1723, morto in un incidente a Strasburgo), sposa nel 1723 Maria Carolina Sobieski (1697-1740), figlia di Giacomo Luigi Sobieski e sorella di Clementina Sobieski;
. Marie Hortense Victoire de La Tour d'Auvergne (1704-1725), sposa Charles Armand René de La Trémoille (1708-1741);
. Charles Godefroy de La Tour d'Auvergne (1706-1771), sposa la vedova del fratello Maria Carolina Sobieski.
- ?, si sposa per la seconda volta con Louise Françoise Angélique le Tellier, dalla quale ha:
. Godefroy Girault de La Tour d'Auvergne.
- 1720, maggio, sposa Anne Marie Christiane de Simiane, dalla quale ha:
. Anne Marie Louise de La Tour d'Auvergne, andata sposa nel 1734 a Carlo di Rohan, principe di Soubise;
- 1725, sposa Luisa Enrichetta Francesca di Lorena, figlia di Anne Marie Joseph di Lorena, conte di Harcourt, dalla quale ha:
. Marie Sophie Charlotte de La Tour d'Auvergne, andata sposa a Charles Juste de Beauvau-Craon (1720-1793), maresciallo di Francia.]

1715-28, Gran ciambellano di Francia.

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Stampa

«segue da 1687»
1688
Olanda
Amsterdam, a cura di Cornelio Beughem e stampato presso Giovanni Wolters esce Incunabula Typographiæ, la prima bibliografia generale (in ordine alfabetico per autori) degli incunaboli [Prima opera dove questo termine, coniato nel 1639, viene usato per indicare i libri stampati prima del 1501).]
Inghilterra
I soli libri per cui le due stamperie universitarie di Cambridge e di Oxford hanno sempre un vasto mercato sono:
- Bibbia,
- Book of Common Prayer della chiesa d'Inghilterra,
di cui esse posseggono il copyright, unitamente ai Queen's Printers.
Oxford: viene staccata una sezione speciale, la "Bible Press", dalla stamperia generica o "Learned Press";
[Horace Hart le riunirà nuovamente nel 1906.]
Scozia
la legislazione riguardante la stampa delle Bibbie è del tutto diversa e completamente incomprensibile ai non scozzesi.
«segue 1689»

Querelle des anciens
et
 des modernes

(controversia degli antichi
e dei moderni)

«segue da 1687»
1688-97, nei Paralleli degli antichi e dei moderni 
Ch. Perrault sostiene queste tesi, mentre Fontenelle le sostiene nella Digressione sugli antichi e sui moderni (1688); 
a favore degli antichi intervengono J. de la Fontaine con Epistola a Huet (1688); 
«segue 1692»

Uscita dei giornali

«segue da 1684»
1688
Germania
Lipsia, Ch. Thomasius, il più grande razionalista tedesco, dirige un periodico il cui stile sarà in seguito seguito da molti altri.
Inghilterra
Londra, la rivoluzione porta all'abrogazione della censura preventiva e il dibattito fra wighs e tories scuote il predominio della «London Gazette».
«segue 1691»

Accademia degli Investiganti

«segue da 1683»
1688, viene istruito un processo contro quattro dei membri meno in vista dell'Accademia, tutti avvocati:
. Filippo Belli,
. Giacinto de Cristofaro,
. Basilio Giannelli,
. Francesco Paolo Manuzzi.
Il tribunale dell'Inquisizione mette sotto accusa i quattro legali come forma di deterrenza nei confronti degli intellettuali maggiormente in vista, come Giambattista Vico, il quale di conseguenza professa sempre posizioni ortodosse rispetto alla dottrina della Chiesa;
5 giugno, a causa dello sisma, il processo viene immediatamente interrotto; ciò evita che gli accusati possano essere arrestati e consente loro di mettersi in salvo.
«segue 1691»

 

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