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Il Viandante

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Papa
Paolo V

(1605-1621)

 

1606, difensore intransigente del cattolicesimo, fa tradurre in pratica le sue direttive dal nipote Scipione Borghese.

Francescani

«segue da 1600»
1606, sono presenti quando Pedro Fernandez de Quiros scopre l'Australia [subito chiamata "Terra australe dello Spirito Santo".]
«segue 1615»

Cappuccini
[Frati Minori della vita eremitica]

«segue da 1594»
1606, in seguito all'interdetto di Paolo V, tutti i cappuccini, nessuno escluso, escono dagli Stati della Serenissima;
gran parte di loro si ritira a Caravaggio e a Rivolta d'Adda, dove presto sorgeranno altri due conventi, come pure a Edolo (1608) e ad Albino (1613);
«segue 1621»

 



Fallisce la «congiura delle polveri» in Inghilterra, si rinsalda l'indipendenza olandese e svanisce, con la morte dell'avventuriero Demetrio,  il ritorno della Russia scismatica.

Successo ottiene invece la penetrazione politico-missionaria in Cina, Paraguay ed Etiopia.

Non assume una precisa posizione sulle questioni teologiche del momento: sull'«Immacolata concezione» e sulla «grazia»; per quest'ultima concede ai gesuiti la libertà di sostenere la «tesi molinista» e ai domenicani di non accettarla, purché entrambi si astengano dai toni polemici.

Riforma vari ordini religiosi e ne approva di nuovi, favorisce l'attivismo gesuitico;
promulga con il Rituale romanum il libro liturgico ufficiale della chiesa; 
per i problemi teologico-biblici ricorre alla competenza del cardinale R. Bellarmino.

Mecenate, si avvale di C. Maderno, che attua in San Pietro la radicale modifica e trasformazione del progetto michelangiolesco.

Gesuati
(iniziano e terminano le loro prediche con le lodi di Gesù)

«segue da 1367»
1606, Paolo V concede che in ogni loro convento vengano nominati due sacerdoti;
«segue 1668»

 

ANNO 1606





1606
Unione Elvetica
Confederazione dei tredici cantoni elvetici:

CATTOLICI
- Uri (1291),
- Schwyz (1291),
- Unterwalden (1291),
- Lucerna (1332),
- Zug (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Friburgo (1481),
- Soletta (1481).

PROTESTANTI
- Zurigo (1351),
- Berna (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Basilea (1501),
- Sciaffusa (1501),
- Appenzell (1513).

1606
-

 




1606
Sacro Romano Impero
Rodolfo II
Albero genealogico

(Vienna 1552 - Praga 1612)
primogenito di Massimiliano II e di Maria d'Absburgo figlia di Carlo V;
1572-1608, re d'Ungheria;
1575-1611, re dei romani e di Boemia;
1576-1608, arciduca di Alta e Bassa Austria, Carinzia, Stiria e Carniola
1576-1612, imperatore del Sacro Romano Impero;



1606
Agosto
6
, pace di Vienna: l'imperatore e l'arciduca Mattia, delegato alle trattative, si vedono costretti a stipulare una pace con gli ungheresi, dove si accorda il libero esercizio della religione riformata anche alle città libere e ai borghi regi;
Stefano Bocskai, principe di Transilvania, ottiene quindi la cancellazione dell'arbitrario 22° articolo imperiale;



1606
ducato di Stiria e di Tirolo
Ferdinando II
Albero genealogico

(Graz 1578 - Vienna 1637)
figlio di Carlo d'Absburgo duca di Stiria e di Maria Anna di Baviera;
1596-1637, duca di Stiria e di Tirolo;



1617-37, re di Boemia;
1618-37, re d'Ungheria;
1619-37, imperatore del Sacro Romano Impero;




1606
-


 

1606
ducato di Baviera
Albero genealogico

(Monaco di Baviera 1573 - Ingolstadt 1651)
figlio di Guglielmo V e di Renata di Lorena;
1597-1623, duca di Baviera;



1623-51, primo principe elettore di Baviera e depositario dell'Alto Palatinato;

1606
Palatinato
Federico IV [il Giusto]
Albero genealogico

(Amberg 1574 - Heidelberg 1610)
figlio di Ludovico VI e di Elisabetta di Assia-Kassel;
1583-1610, elettore del Palatinato;



1606
REGNO di POLONIA
Sigismondo III Vasa
Albero genealogico

(Stoccolma 156 6- Varsavia 1632)
figlio di Giovanni III di Svezia e di Caterina Jagellona, sorella di Sigismondo II Augusto;
1587-1632, re di Polonia;
1592-1604, re di Svezia;
dal 1598 in Svezia ha abdicato in favore del figlio Ladislao, che ha come reggente lo zio Carlo di Ludermania;



1606
1600-11, prima guerra svedese contro la Polonia (iniziata proprio dal reggente, zio del re, Carlo di Ludermania);
1605-08, i magnati di Lituania si ribellano contro l'unione della loro chiesa a Roma;

 

 




1606
IMPERO OTTOMANO
Ahmet I
Albero genealogico

(1590 - 1617)
figlio di Mehmet III
1603-17, sultano;
[è il primo sultano ad accedere al trono prima di aver raggiunto la maggiore età.]




Gran Visir
-

1606
pace di Zsitvatorok, per la defezione degli ungheresi (che finora l'hanno appoggiato nella secolare guerra contro l'impero absburgico) è costretto a firmare la pace nella quale viene abolito l'annuale tributo pagato dall'Austria alla Porta; dopo la pace può reprimere le rivolte interne;


 

 



1606
RUSSIA
 



Russia
1598-1613
"periodo dei torbidi"


 
-
1606


 



1606
Francia e Navarra
Enrico di Navarra
Albero genealogico
(Pau 1553 - Parigi 1610)
figlio di Antonio di Borbone re di Navarra e di Giovanna d'Albret regina di Navarra, fu da quest'ultima educato alla fede calvinista;
1572-1610, re di Navarra;
1589-1610, re di Francia (Enrico IV);


Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
M. de Béthune
duca di Sully
(1597 - 1610)
Cancelliere-Guardasigilli
Nicolas Brulart de Sillery
(1604 - 1616)
Segretario di stato agli Affari Esteri
Nicolas de Neufville
signore di Villeroy
(1594 30 dic - 9 ago 1616);
 
1606
M. de Béthunediventa duca di Sully; i suoi provvedimenti in campo economico mirano ad alleggerire la pressione fiscale sui contadini e a incrementare l'agricoltura e il commercio con il favore dato all'esportazione di grani e vini, con la soppressione di molti dazi interni, con la creazione di manifatture regie e l'esecuzione di grandi lavori pubblici;
nella "questione dell'interdetto" il re è schierato con Venezia contro il papato e la Spagna;
Nord America
ACADIA
Governatore
-
-

1606
Novembre
16
, Port Royal, il Teatro arriva nella Nuova Francia – prima ancora della fondazione di Québec (1608) – con la commedia Le Théãtre de Neptune en la Nouvelle-France, scritta dall'avvocato e poeta parigino Marc Lescarbot (c.1570-1642) e qui rappresentata per lo scarsissimo personale della colonia.
Durante il suo soggiorno a Port Royal, l'avv. Marc Lescarbot, autore tra l'altro del poema epico La défaite des sauvages armouchiquois par le sagamos Membertou & ses alliez sauvages (1608) e della Histoire de la Nouvelle France (1609) ha portato con sé una piccola biblioteca che mette a disposizione degli altri coloni.

 

CANADA
[Il nome deriva dalla parola huron kanata – villaggio o insediamento – che venne utilizzata in riferimento agli indiani di Stadaconé dal navigatore bretone Jacques Cartier (1491-1557). Essa viene quindi applicata dai francesi anche al territorio di Micmac e Montagnais.
Il toponimo Nuova Francia ha preso lentamente il sopravvento sul toponimo Canada intorno al 1600, ma già nel 1560 lo aveva sostituito nella cartografia.]
 
-

1606
-


 
1606
ducato di Lorena e di Bar
Carlo III (o II) [il Grande]
Albero genealogico

(1542 - 1608)
figlio di Francesco I e di Cristina di Danimarca;
1545-1608, duca di Lorena e di Bar;


1606
-


1606
Repubblica delle Province Unite
[sette province settentrionali]
Maurizio
Albero genealogico

(Dillenburg, Nassau 1567 - L'Aia 1625)
secondogenito di Guglielmo I [il Taciturno] e di Anna di Sassonia;
1584-1625, statolder di Olanda, Zelanda e Utrecht;
[presidente del Consiglio di Stato.]




1618-25, conte di Nassau;
1618-25, principe di Orange;




1606
-


1606
Paesi Bassi
[dieci province meridionali]
Alberto d'Absburgo
Albero genealogico

(† 1621)
figlio dell'imperatore Massimiliano II e di Maria di Spagna († 1603), figlia di Carlo V - 15 figli;
arciduca d'Austria;
1599-1621, governatore dei Paesi Bassi;
[dopo aver sposato Isabella Clara Eugenia figlia di Filippo II ed erede dei Paesi Bassi.]




1606
-

 

 

1606
Inghilterra e Scozia
James VI
Albero genealogico

(Edimburgo 1566-Londra 1625)
figlio di lord Henry Stuart Darnley e di Maria Stuarda;
1567-1625, re di Scozia;
1603-25, re d'Inghilterra (James I);
[XXIV re d'Inghilterra da William [il Conquistatore]]

 

Primo lord
del Tesoro
[First Lord
of the Treasury
]
-
Cancelliere
dello Scacchiere
[Chancellor
of the Exchequer
]
-

1606
il pontefice Paolo V proibisce sotto pena di scomunica che si presti il giuramento di fedeltà [oath of allegiance] ma il più dei cattolici inglesi vi si devono piegare.
[E con ciò riescono a procacciarsi una certa tolleranza.]
Ma più che non sui cattolici la Chiesa episcopale, cattolicizzante nei dogmi, nei riti, nei suoi ordinamenti costituzionali, preme sui Dissidenti evangelici delle varie confessioni nell'intento di ridurli a quella uniformità di fede, che la stessa mente più profonda del tempo, Bacone da Verulamio, decanta in uno dei suoi saggi famosi, sostenendo invece essere contraria alla salute pubblica la tolleranza dei settarii.
[Però quando la Chiesa ufficiale o, per dirla all'inglese, la Chiesa stabilita, protetta dal re e dominata da W. Laud, arcivescovo di Canterbury, vorrà imporre ai Presbiteriani scozzesi una nuova liturgia, scoppierà quella lotta tra Corona e Parlamento che degenererà nella gerra civile e finirà con il supplizio del re e la proclamazione della repubblica.]

IRLANDA

-

________________________

A chi consideri le condizioni politico-religiose dell'America del Nord sul principio del sec. XVII una differenza essenziale si impone fra le colonie:
- quelle che devono la loro origine a una speculazione commerciale, che tengono ferme le istituzioni ecclesiasstiche della madrepatria, sia che questa sia, come nel più dei casi, l'Inghilterra, sia che sia invece l'Olanda, come in quel territorio e in quelle città, che saranno poi lo Stato e la città di Nuova York, e che sono chiamati rispettivamente Nuova Olanda e Nuova Amsterdam;
- quelle fondate in un intento esclusivamente, o almeno prevalentemente, di religione.

Nord America
Il re concede una patente a due gruppi di mercanti, la Compagnia di Londra e la Compagnia di Plymouth che dà loro diritto di colonizzare il Nord America fra il 34° e il 45° parallelo.
Nessuno dei due gruppi pensa a insediamenti agricoli, bensì a centri commerciali per la raccolta di pellicce, pesce e legname, per la produzione di catrame, pece e potassio e per l'estrazione di metalli preziosi.
La prima colonia della Compagnia di Plymouth, lungo la costa del Maine, dura solo pochi mesi.
L'impresa della Compagnia di Londra, più a sud, avrà successo dopo ripetuti disastri e delusioni.
Dicembre
la Compagnia di Londra fa partire tre piccole navi, la Susan Constant, la Goodspeed e la Discovery, con 104 persone a bordo (uomini e ragazzi);
[I coloni entreranno nella baia di Chesapeake nel maggio 1607.]

La più antica costituzione della Virginia (carta del 1606) stabilisce esplicitamente che quanto alla religione i coloni devono prestare il giuramento di supremazia [Uniformity Act] e quindi conformarsi in tutto e per tutto alle dottrine e ai riti della Chiesa anglicana. Onde la Chiesa della Virginia appare come una semplice branca di quella d'Inghilterra.
L'attaccamento ad essa ed insieme alla corona è anzi così saldo che la rivoluzione puritana inglese induce quei coloni per un sentimento di reazione, a sbandire dal loro territorio i dissidenti e ad emanare un atto, che esclude la libertà religiosa e pone termine a quella tolleranza di fatto, di cui i dissidenti si sono per lo innanzi giovati.
Nella stessa Nuova Inghilterra la colonia del Maine adotta anch'essa negli inizi dottrine e riti della Chiesa anglicana e li mantiene finché non deve cedere alla influenza delle colonie puritane.
In Nuova Amsterdam invece si trapiantano, come di ragione, gli ordinamenti ecclesiastici olandesi, i quali, accanto ad una Chiesa ufficiale di confessione calvinistica, ammettono, con grande larghezza, le altre confessioni. Onde si ha colà fin dagli inizi, sull'esempio di quanto accade nella metropoli europea, una tolleranza di impronta cosmopolitica, che vi richiama da ogni paese (Boemia, Francia, Svizzera, Inghilterra, Italia) profughi di ogni credenza, non esclusi gli ebrei medesimi, esclusi invece i cattolici.
Da Amsterdam scrivono al governatore: «Tutti i pacifici cittadini devono godere della libertà di coscienza; tale norma fa della nostra città il rifugio degli oppressi di tutte le nazioni; camminate per la stessa via e sarete benedetti».
L'esistenza di una Chiesa ufficiale, intollerante nella Virginia e nel Maine, tollerante in Nuova Amsterdam, e insieme il perdurare del concetto giurisdizionalistico, cioè della supremazia dello Stato sulla Chiesa, ci devono quindi apparire come fatti pienamente normali e della maggior facilità a spiegarsi in tutte queste colonia.
Le anormalità e le difficoltà sorgono col giungere nella Nuova Inghilterra delle prime immigrazioni per causa di religione!
[Vedi Pellegrini.]



1606
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano IV
Albero genealogico
(Frederiksborg 1577 - Copenaghen 1648)
figlio di Federico II e di Sofia di Mecklenburg;
1588-1648, re di Danimarca e di Norvegia;



1606
-
NORVEGIA
1606
-
ISLANDA
1606
-

1606
REGNO di SVEZIA
Carlo IX Vasa
Albero genealogico
(Stoccolma 1550 - Nyköping 1611)
figlio cadetto di Gustavo I e di Margherita Lauenhaupt;
1604-11, re di Svezia;



1606
-




1606
REGNI DI SPAGNA, NAPOLI e SICILIA
Filippo III
Albero genealogico

(Madrid 1578 - 1621)
figlio di Filippo II e della sua quarta moglie Anna d'Austria;
1598-1621, re di Spagna; [compreso Portogallo]
1598-1621, re di Napoli e Sicilia;


1606
-
NAPOLI
Viceré
-
Nunzio apostolico
-

1606
-


SICILIA
Viceré
-
1606
-
a

 



1606
SAVOIA
Carlo Emanuele I
Albero genealogico

(Rivoli 1562 - Savigliano 1630)
figlio di Emanuele Filiberto [Testa di Ferro] e di Marguerite de Angoulême;
1580-1630, principe di Piemonte
conte di Aosta, Maurienne e Nizza
duca di Savoia
;
1580-1630, re di Cipro e Gerusalemme (titolare);
1588-1630, marchese di Saluzzo;

 

 

1606
il trattato di Lione (1601) con la Francia ha contribuito a spostare ulteriormente verso la pianura padana l'asse di gravitazione dello stato sabaudo


1606
REPUBBLICA DI GENOVA
[Denominazione ufficializzata nel 1528 per iniziativa di Andrea Doria]
Luca (de Castro) Grimaldi
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di
1605 1° mar - 2 mar 1607, doge di Genova;


1606
-

 

1606
ducato di Mantova e del Monferrato
Vincenzo I
Albero genealogico
(1562 - 1612)
figlio di Guglielmo I e di Eleonora von Habsburg;
1581, sposa Margherita Farnese († 1643) [annullato 1583];
1584, sposa Eleonora de' Medici († 1611).
1587-1612, duca di Mantova e del Monferrato;

1606
-

 

1606
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Leonardo Donà
(Venezia 12 feb 1536 - Venezia 16 lug 1612)
figlio di Giovan Battista e di Giovanna Corner;
scapolo, per tutta la vita osserva il voto di castità fatto in gioventù;
1606
Gennaio
10
, viene eletto doge.
1606-12, doge di Venezia; [90°]
Fervidamente religioso ma intransigente "anti–papista".

 

- nunzio pontificio:
. Orazio Mattei (1605 21 lug - 3 mag 1606, dim.)
. Sede vacante
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)
- ambasciatore sabaudo: A. Provana (1605- ?)

1606
Gennaio
28
, fra P. Sarpi è nominato teologo e canonista in iure dello Stato veneto;
lo stesso giorno, con una lettera, l'ambasciatore sabaudo a Venezia, A. Provana, fornisce notizie a Torino sui rapporti tra Venezia e Roma;

Febbraio

Marzo
primavera, la Serenissima Signoria si rifiuta di revocare un decreto con cui rimetteva al foro secolare il giudizio di due ecclesiastici imputati di reati comuni, e certe sue leggi che papa Paolo V giudica pure contrarie alla libertà ecclesiastica;
i teologi della Repubblica (in primo luogo fra P. Sarpi e forse Andrea Stella, preposto dei Somaschi di Vicenza) riesumano la regola di diritto canonico secondo cui il pericolo di morte configura uno stato di necessità tale da consentire la deroga al precetto canonico;
il papa fulmina allora, per ritorsione, delle pene spirituali:
- scomunica contro il senato,
- interdetto contro l'intero Dominio veneto;
la Serenissima Signoria, non riconoscendo la validità delle pene, vieta la pubblicazione della bolla romana e vigila attentamente operando accurate perquisizioni alle frontiere con lo Stato pontificio;

19
, i superiori dei vari ordini religiosi vengono chiamati davanti ai tre Capi del Consiglio dei X (Francesco Trevisan, Francesco Contarini e Lorenzo Loredan) per l'intimazione dogale in un clima di tensione: si ordina a tutti gli ecclesiastici del Dominio di continuare regolarmente nell'attività liturgica, come se le pene pontificie non siano state emesse, con le porte delle chiese aperte affinché tutti i fedeli vi possano partecipare;
29, il procuratore generale della Compagnia di Gesù Lorenzo Paoli impartisce istruzioni al provinciale veneto p. Bernardino Confalonieri sul modo di pubblicare la bolla eludendo la sorveglianza veneziana: «afigere secretamente, di notte, in qualche luogo discosto dalla nostra casa, travestiti […]»; ricorda altresì le difficoltà di osservare l'interdetto dal momento che, essendo l'intimazione dogale sotto pena della morte, non si configura l'obbligo di obbedienza;

Aprile
17
, di fronte al rifiuto veneziano delle sue richieste avanzate in dicembre con un ultimatum, Paolo V dà corso alle sue minacce.
È in vigore l'interdetto.
Il governo incita gli ecclesiastici dello Stato alla disobbedienza e a continuare a celebrare ed amministrare i sacramenti come sempre.
Molti si uniformano spontaneamente, altri sono costretti, alcuni ordini religiosi, Gesuiti, Cappuccini, Teatini sono espulsi dalla Repubblica.
Le diplomazie europe entrano in azione, mentre Venezia e Roma ostentano i preparativi di una guerra che altro non farà che aumentare il peso della presenza francese e spagnola in Italia.
Lo scontro attira l'attenzione del mondo.
Paolo Sarpi, nominato dal Senato consultore teologo, s'impegna insieme ad altri teologi, chierici e laici, in un'accanita difesa, con libelli e trattati, delle ragioni della Repubblica.
Rispondono da parte pontificia i campioni dell'autorità del papa, i cardinali Baronio e Bellarmino, e s'uniscono alla «guerra delle scritture» teorici gallicani ed ugonotti, gesuiti tedeschi e giuristi di varia estrazione.
Nel corso del conflitto la Repubblia adatta gli strumenti della censura preventiva alle sopravvenute esigenze.
Per i titoli innocui la censura continua a funzionare normalmente, ma quando si tratta di dar alle stampe dei pamphlet antipontifici, al lettore dell'Inquisizione si sostituiscono i sette teologi che, sotto la guida di P. Sarpi, conducono l'opposizione alla Sede Apostolica e che si prendono così il lusso d'esser censori dei propri scritti.
Alcuni tipografi, nel periodo dell'Interdetto, si mettono al servizio dello Stato. La loro pratica di traffici clandestini, affinatasi con gli anni, è di enorme vantaggio alla Repubblica. Chi fornisce il contributo maggiore è Roberto Meietti, il quale stampa a Venezia ed invia a stampare al nord i libelli antipontifici e s'adopera per introdurre clandestinamente a Venezia scritti stranieri che potranno essere utili a P. Sarpi e ai suoi collaboratori.

Come previsto, le tre leggi (1602, 1604 e 1605) che sanzionano il diritto dei laici sulle terre acquisite dalla Chiesa, sono ora addotte da Paolo V a parziale giustificazione dell'interdetto pronunciato contro la Repubblica.
Allo stesso tempo, tuttavia, anche l'Inquisizione è costretta a fare i conti, a Venezia, con un'atmosfera di più agguerrito giurisdizionalismo.

Maggio
2
,
con una lettera, l'ambasciatore sabaudo a Venezia, A. Provana, informa Torino sulle prime avvisaglie di scontro tra Venezia e Roma;
6
, dopo un atteggiamento esitante di fronte all'interdetto, auspicando un possibile compromesso con le autorità veneziane, i padri Bernardino Castorio, Giovanni Barone, Giovanni Gente e Lorenzo Terzo, introdotti nell'aula del Doge per dare una risposta definitiva su quanto deciso dalla Compagnia, prendono ancora tempo, assicurando nel frattempo che l'intimazione sarebbe obbedita anche da loro;
lo stesso giorno p. Bernardino Confalonieri invia dei corrieri a Venezia per informare i gesuiti della volontà definitiva del pontefice che essi osservino l'interdetto;
quattro gesuiti si recano quindi nella camera del Doge per comunicargli che non possono disubbidire al Papa ma faranno il possibile per accontentare la Repubblica; il Doge riferisce in Collegio la risposta positiva dei gesuiti.
[Il verbale di questa relazione resterà nel pubblico registro dei torti dei gesuiti contro la Repubblica a memoria di come, in questo frangente decisivo, essi abbiano effettuato un voltafaccia, usando un gioco ambiguo e doppio, per tradire infine Venezia.]
7, attraverso il provinciale Bernardino Confalonieri, giunge l'ordine perentorio di Paolo V di obbedire all'interdetto; i gesuiti veneziani si allineano immediatamente;
8, poiché è corsa voce che i gesuiti intendono abbandonare la Repubblica, la Signoria dispone di far redigere dal Vicario Patriarcale e da due Economi eletti dal Capitolo l'inventario dei beni dei gesuiti;
9, gli incaricati, insieme ad un segretaro della Signoria, si recano alla casa professa per compilare l'inventario della biblioteca e della sagrestia;
10, giunge l'ordine di espulsione da tutto lo Stato;
18, il Senato vieta ad ogni sorta di cittadini di «ricevere o scrivere lettere ad alcuno della Congregazione»;

Giugno
14
, la Compagnia di Gesù viene espulsa da Venezia e tutto il suo dominio (da terra e da mar), con un decreto del senato veneziano di tale durezza da renderne praticamente impossibile il ritorno;
[Risultato della votazione:
- 110 sì,
- 10 no,
- 20 "non sinceri";
non pochi senatori hanno preferito rimanere assenti.]
Viene istituita una commissione speciale formata da due Savi di Collegio incaricata di tenere un registro contenente la documentazione riguardante la Compagnia, utile soprattutto a tenere viva la memoria delle ragioni che hanno indotto la Repubblica ad una simile decisione, aggiornandolo pure in caso di nuove notizie.
[Sarà aggiornato almeno fino agli anni '20.]
I gesuiti si accingono quindi a lasciare il territorio della Repubblica; se ne vanno anche teatini e cappuccini.
Dopo l'espulsione, i beni della Compagnia, su tutto il territorio dello Stato Veneto, vengono affidati da papa Paolo V in amministrazione al patriarca di Venezia, Francesco Vendramin.
[Secondo Pierre de la Martelière, come riportato nel suo Plaidoyer delle informazioni sull'attività veneziana dei gesuiti, la rendita della Compagnia nel Dominio di Venezia, durante l'espulsione, è valuta tra i dodicimila e i quindicmila scudi.]
Subito dopo la partenza dal territorio veneto dei gesuiti si diffonde intanto la voce di enormità e di reperti criminosi trovati in alcuni collegi dai quali essi non avrebbero fatto in tempo a portar via ogni cosa. Se ne parlerà a lungo…
18, un decreto del Senato vieta in termini assoluti di frequentare scuole di gesuiti e per coloro che lo faranno sancisce l'immediato richiamo sotto pena di punizioni severissime.
In effetti non sono i gesuiti a Roma a patrocinare la linea più intransigente e bellicosa, ma piuttosto il gruppo più stretto attorno a Paolo V, formato dai cardinali Borghese e Lanfranco e dal decano di Rota Francisco Peña, che insiste affinché si vinca le resistenze di Venezia adottando misure ancor più estreme di quelle finora prese, vale a dire, dichiarando i sudditi veneziani assolti dal vincolo di fedeltà allo Stato ed invitando di conseguenza (secondo lo stile di Innocenzo III) i principi cattolici vicini ad occuparne il territorio, ormai senza padrone.
[Viceversa sia il generale C. Acquaviva che il cardinal R. Bellarmino sono tra i più prudenti e restii al confronto con Venezia; certo quest'ultimo non fa parte dell'ambiente che gestisce la politica dell'interdetto contro Venezia.]

Luglio
, il Sant'Uffizio emana un primo decreto;
8, il procuratore generale dei gesuiti Lorenzo Paoli scrive al provinciale della Provincia Veneta Bernardino Confalonieri che sta per uscire in stampa la risposta del card. R. Bellarmino

Agosto
mentre a Roma si usano tutte le occasioni per accusare i teologi veneziani e i loro protettori di calcare le orme degli "eretici" di Germania, è lo stesso doge a ritorcere l'argomento contro i romani; così scrive il doge al duca di Mantova: «Vostra Altezza anch'essa può haver vedute tutte le scritture stampate in Roma et uscite da Roma in opprobrio di questa Repubblica […] ma ch'alla fine poco ci pensano questi signori, se non in quanto queste scritture piene di mille ignoranze accresceranno il numero delli heretici in Germania et in quelle parti dove sono […]».
16, giunge al doge, tramite l'ambasciatore francese, l'avviso che il principe Dmitri di Moscovia [Demetrio, l'impostore, un avventuriero che si travestiva e si spacciava per il principe Dmitri con l'appoggio dei gesuiti] è morto; secondo l'ambasciatore, Dmitri [cioè il falso Dmitri] è stato trucidato da una sollevazione popolare causata soprattutto dal fatto che i gesuiti avevano imposto il rito latino nella cattedrale suscitando la reazione popolare tanto che anche laggiù si parla di espellerli;
[La relazione sarà confermata cinque giorni dopo dall'ambasciaore tedesco il quale riferisce come il malcontento dei moscoviti sia stato causato dall'errore di Dmitri di prestare ascolto ai gesuiti che l'avevano indotto a sostituire il rito greco con quello latino. L'esasperazione era giunta al colmo quando Dmitri aveva voluto sposarsi nella cattedrale con la figlia del Palatino di Sandomiria, polacca, secondo il rito latino; allora un vecchio favorito, giunto nella sua stanza, lo aveva accoltellato. Un errore aggiunge, quello del rito latino, accostato a quello compiuto dai gesuiti verso il re del Portogallo che aveva prodotto il suo fallimento in Africa, (secondo un argomento usato da A. Arnauld già nel 1594).]
18, date le attività antiveneziane dei gesuiti attivi ai confini del Dominio, il Senato vieta ai sudditi di ricevere o scrivere loro lettere, disponendo di consegnarle immediatamente in Collegio o ai rettori; ordina anche ai sudditi di ritirare figli o parenti dai collegi della Compagnia posti fuori del Dominio;
20, quando il duca di Mantova riferisce al papa che il doge ha definito le scritture romane «ignoranze», Paolo V si irrita e sbotta: «Caecus non iudicat de colore».
28, in Francia p. Coton assicura il generale dei gesuiti C. Acquaviva che re Enrico IV sta dalla parte del papa e se non prende apertamente posizione è soltanto per assumere una funzione di mediazione;

Settembre
30
, il Sant'Uffizio emana un secondo decreto;

Ottobre
il papa scomunica Roberto Meietti ma le sue censure non hanno grandi effetti;

Novembre
giunge a Venezia Francisco de Castro, figlio del conte di Lermos; negoziatore per conto del re di Spagna [morirà vicerè di Napoli], è latore di una ipotesi di accordo che prevede l'invio a Roma di un ambasciatore, che dovrà ricevere l'assoluzione a nome della Serenissima, e la concessione del rientro dei gesuiti nel territorio della Repubblica; anche se la richiesta papale è per la riammmissione della Compagnia quale Ordine e non si oppone ad eventuali impedimenti al rientro di specifiche persone, dopo numerose riunioni in Pregadi, Venezia non intende assolutamente revocare o sospendere alcuna legge: le trattative proseguono.
11
, in una lettera del cardinal Borghese al nunzio di Germania si dà notizia degli strumenti messi in opera dalla curia romana: quelli repressivi e autoritari dell'inquisizione e della censura libraria da un lato, quelli della persuasione e della propaganda dall'altro.
Ambedue i percorsi sono stati infatti utilizzati: decreti del Sant'Uffizio e, a titolo di rinforzo, dell'inquisizione spagnola.

Dicembre
9
, in un'altra lettera il cardinal Borghese dà indicazioni al nunzio di Germania sui tentativi di impedire la stampa e la diffusione di libri in Germania contro la posizione papale nella questione dell'Interdetto.
15, in una lettera indirizzata al duca di Savoia Carlo Emanuele I, i padri della Compagnia di Gesù lo informano che dopo aver perso «cinque principali luoghi nella Provincia di Venetia» si trovano in difficoltà e che necessitano di 1000 ducatoni.
[Il duca, in una lettera indirizzata al «ricevidore della decima ecclesiastica» don Giovanni Presbitero, ordina di pagare 1000 ducatoni ai padri gesuiti.]
Contro Venezia e il 54enne Paolo Sarpi si scagliano in forze tre cardinali: R. Bellarmino [64enne], Ascanio Colonna [?] e Cesare Barone [Baronio] [68enne]; con loro altri corpi della società ecclesiastica sono chiamati a dare il loro contributo, accusando di eresia i teologi veneziani e richiamando all'obbedienza al papa i senatori.
Non mancano inoltre, da una parte e dall'altra, profezie, rivelazioni, interventi di romiti e di visionari (ingredienti d'obbligo nelle crisi politico-religiose).
Tra il dicembre 1606 e il gennaio 1607 a Venezia e a Roma si prendono in considerazione due schemi di compromesso: uno spagnolo e l'altro francese.


[Paul F. Grendler, L'Inquisizione Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il Veltro Editrice, Roma 1983.]

 

 

1606
ducato di Modena
Cesare d'Este
Albero genealogico

(Ferrara 1562 - Modena 1628)
figlio di don Alfonso, un bastardo di Alfonso I, legittimato dall'imperatore ma non riconosciuto dalla corte di Roma;
1597-98, duca di Ferrara;
1597-1628, duca di Modena;
dal gennaio 1598 risiede a Modena dove ha portato con sé l'archivio, il museo e la biblioteca estense;

 

 

1606
-


 

1606
Granducato di Toscana
Ferdinando I
Albero genealogico
(Firenze 1549 - 1609)
figlio minore di Cosimo I;
1587-1609, granduca di Toscana;
continua l'indirizzo del padre, favorendo in particolare l'ascesa della città di Livorno sviluppandone gli impianti portuali;
 
1606
-

 

1606
ducato di Urbino
Francesco Maria II della Rovere
Albero genealogico
(n. 1548 - Casteldurante, oggi Urbania, Urbino 1631)
figlio di Guidobaldo II e di Vittoria Farnese;
1574-1631, duca di Urbino;

 
1606
-

 

 



Bouchard, Jean-Jacques (Parigi 1606-Roma 1641) scrittore francese, figlio di un segretario del re, abate ed erudito, frequentò a Parigi l'ambiente dei libertini e fu amico di P. Gassendi, La Mothe le Vayer, Guy de la Brosse; stabilitosi in Italia, soggiornò a Napoli e a Roma dove fu in rapporti con le figure più note dell'erudizione contemporanea: Camillo Pellegrino, Allacci, Doni, Naudé, Peiresc, Mersenne;
postumi:
Confessions (1881, Confessioni)
Voyage de Paris à Rome (1881, Viaggio da Parigi a Roma).

Corneille, Pierre (Rouen 1606-Parigi 1684) drammaturgo francese.

Corsini, Bartolomeo (Barberino di Mugello 1606-1673) poeta italiano, traduttore di Anacreonte;
Il Torracchione desolato (1660, poema eroicomico pubblicato a Parigi nel 1768).

Davenant, William o William D'Avenant (Oxford 1606-Londra 1668) poeta e drammaturgo inglese;
[Figlio naturale di W. Shakespeare (?).]
Tempio d'amore
Gondibert (1651, Gondiberto, incompiuta)
The Siege of Rhodes (1656, L'assedio di Rodi, prima opera inglese musicata da Ch. Coleman e G. Hudson)
The Tempest (1667, La tempesta, rielaborazione con J. Dryden).

Lippi, Lorenzo (Firenze 1606-1664) pittore e poeta italiano,
illustratore dell'Orlando Furioso e della Gerusalemme Liberata.
Il Malmantile riacquistato ((1676, postumo, in 12 canti).

Loredan, Gian Francesco o G.F. Loredano (Venezia 1606-Peschiera sul Garda 1661) letterato italiano;
1630, fonda l'Accademia degli Incogniti;
Il Cimiterio (1654)
La Dianea (1627)
Bizzarrie accademiche (1643)
L'Iliade giocosa (1650, travestimento dei primi sei canti del poema omerico).

Sandrart, Joachim von (Francoforte sul Meno 1606-Norimberga 1688) pittore, incisore e scrittore d'arte tedesco; il padre della storia dell'arte tedesca;
studia incisione a Norimberga e Praga, e pittura a Utrecht con Gherardo delle Notti;
1628, è in Italia dove soggiorna a Venezia e a Roma;
1635, si stabilisce a Norimberga;
Teutsche Akademie (1675-79, Accademia tedesca, opera sontuosamente illustrata con stupende incisioni; a parte i disinvolti plagi da G. Vasari e K. Van Mander, è fonte di prima mano e importantissima per le biografie degli artisti a lui contemporanei).

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«segue da 1605»
1606, da ora fino alla fine del Settecento, gli atlanti pubblicati da Joost de Hondt si possono trovare in tutta Europa.
«segue 1607»

Congregazione
dell'Indice dei libri proibiti

«segue da 1600»
1606, Venezia
Il piccolo libraio veneziano Roberto Meietti, vicino agli ambienti sarpiani e galileiani, si assume l'onere di pubblicare gli scritti a difesa delle ragioni veneziane. Assiduo alla fiera di Francoforte, ha relazioni con il conte Filippo Ludovico di Hanau, calvinista e protettore dell'arte tipografica.
Distribuisce un proprio catalogo di titoli in ultramontanis regionibus impressi con il quale annuncia la disponibilità, tra l'altro, delle opere di F. Rabelais in francese, e di titoli ermetici e neoplatonici che è in grado di diffondere in tutta Italia, Roma compresa (usando vari espedienti, compresa la sostituzione del frontespizio originale con altri più innoqui).
Come prima cosa Roberto Meietti viene scomunicato. Vengono quindi disposte spie lungo gli itinerari del Tirolo per intercettare le spedizioni in transito. A Trento viene sequestrato un ingente quantitativo di libri a lui diretto.
«segue 1607»

Gesuiti

«segue da 1605»
[col generale C. Acquaviva (1581-1615) si potenzia la compagnia]
Dei 450 gesuiti della Provincia Veneta [include il ducato mantovano e il territorio corrispondente all'attuale regione Emilia-Romagna], 200 operano nel territorio della Repubblica con una casa professa a Venezia, collegi a Brescia, Verona, Padova, una residenza a Vicenza e una a Candia (attuale Heraklion) nell'isola di Creta.
1606, 6 maggio, Heidelberg, mentre all'università si festeggia la scoperta della "congiura delle Polveri", alla presenza di principi e magnati, l'oratore ufficiale attribuisce ai gesuiti la responsabilità della cospirazione inglese;
14 giugno, la Compagnia di Gesù viene espulsa da Venezia e tutto il suo dominio (da terra e da mar).
Si può osservare [di sicuro lo fa P. Sarpi] come nell'arco di poco più di un cinquantennio i gesuiti abbiano creato una cintura di sicurezza intorno ai paesi conquistati alla Riforma con decine di collegi, trasformati in parte in università da loro dirette come a Würzburg, o con loro docenti come a Ingolstadt, a Dillingen, Mainz, Treviri, Paderborn, Münster, Osnabrück, Colonia e anche in alcune località della Polonia. Così si era tentato, sebbene in condizioni diverse, di procedere con Venezia.
Creta: quando vengono espulsi dalla "residenza" nell'isola (25 giugno) sono sei: tre sacerdoti, un fratello maestro e due coadiutori temporali.
[vedi Domicilia]
Ma i gesuiti non sono colti alla sprovvista: dal 1597 ormai, essi hanno rafforzato i loro rapporti con il duca di Parma, grazie alla scelta di Benedetto Palmio e all'accordo di Antonio Possevino con Ranuccio I che ha fatto della capitale farnesiana la sede più importante delle scuole gesuitiche della Provincia di Milano.
Seguendo il suggerimento di Ludovico Gagliardi essi hanno creato un centro di studi superiori che, sia pure all'esterno dello Stato veneto, continua ad esercitare una forte attrazione per i sudditi della Serenissima che optano per le loro scuole a scapito dello Studio del Bo a Padova.
Benedetto Palmio aveva già notato che giorno dopo giorno cresceva l'avversione nei loro confronti: se in occasione della soppressione del collegio di Padova essi avevano potuto contare sull'appoggio di ca 60 voti, ora valuta in 30 o 40 i senatori rimasti a loro fedeli e, nonostante si tratti di personalità di grande rilievo, avverte che «le balle non si pesano ma si numerano e la moltitudine ordinariamente vince».
In poche parole, la struttura oligarchica del governo veneziano ha messo a dura prova la consumata abilità dei gesuiti: ottenere a Venezia ciò che negli altri centri della Provincia Veneta era riuscito con una certa facilità pare quasi impossibile.
Parma: l'aiuto di un prelato o di un personaggio ben introdotto a corte aveva facilitato il rapporto diretto con il Principe e quindi la possibilità non solo di ottenere il necessaro avallo alle proprie iniziative ma anche gli indispensabili aiuti finanziari.
Questa strategia ha consentito loro di insediarsi stabilmente, intessendo rapporti diretti con:
. Ercole II d'Este,
. Orlando Farnese,
. Camillo Gonzaga per Novellara,
. Guglielmo Gonzaga per Mantova,
ma certo essa non è applicabile a Venezia ove si tratta di ottenere il consenso di un organo collegiale, tanto più nella congiuntura politica di questi anni.
A Parma, nuovo punto di forza delle scuole della Compagnia nella Provincia Veneta, i gesuiti sono ora appoggiati da:
. Vittoria Colonna,
. Eleonora d'Austria,
. Barbara Gonzaga,
. card. Carlo Borromeo,
. card. Alessandro Farnese,
. conte Giovanni Francesco Sanvitale.
L'università parmense viene così a fungere da collegio centrale, e dunque diventa luogo di formazione filosofica e teologica per gli studenti dell'Ordine. Ciò comporta un innalzamento qualitativo della didattica, dovuto alla disponibilità dei docenti affluiti dai collegi veneti e di altri inviati da Roma; nello stesso anno, con la sostituzione di Giuseppe Biancani al belga Jean Verviers, l'innalzamento investe anche la cattedra di matematica.
L'allievo di M. De Dominis, reduce da un biennio (1599-1601) di perfezionamento nell'accademia di matematica del Clavius, avvia un'attività di ricerca significativa e forma una scuola di fisico-matematici gesuiti i cui esponenti migliori sono:
. Nicolò Cabeo,
. Nicolò Zucchi,
. Giovanni Battista Riccioli,
. Mario Bettini,
(e in seguito i loro allievi fra cui:
. Francesco Maria Grimaldi,
. Paolo Casati)
[Il baricentro delle scuole della Provincia Veneta, spostatosi ora da Padova a Parma, si sposterà in seguito al triangolo Parma, Bologna e Mantova, e resterà immutato fino al 1773.]
«segue 1607»

 

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