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Papa
Giulio III

(1550-55)

1552, si ritira firmando una tregua con i Farnese, cui lascia Parma, e sotto la pressione dell'esercito protestante di Moritz di Sassonia, che minaccia di occupare Trento, sospende il concilio.

Concilio Ecumenico
di Trento
1545-63
secondo periodo
1 mag. 1551-28 apr. 1552
sessioni XI-XVI

1552, da maggio viene ancora sospeso.

Gesuiti

«segue da 1551»
generale: I. de Loyola (1541-56)
1552
Gennaio
26
, Parigi, l'avvocato M.P. Séguier presenta remonstrance al Parlamento affinché i gesuiti non siano ammessi nel regno, rilevando non solo il numero già elevatissimo di ordini religiosi in Francia, ma soprattutto i privilegi che esentano questo nuovo dal pagamento della decima ai curati e dalla giurisdizione vescovile, rendendo necessaria una continua contrattazione con Roma. Il Parlamento valuta con grande attenzione la questione.
Sorgono intanto il Collegio Germanico a Roma, il collegio di
Bassano (fino al 1568) e il collegio di Modena;
inizio dell'anno, Firenze, viene fondato un nuovo collegio; una fondazione più che modesta dove dimora un'estrema povertà anche se il duca, prevenuto contro questa fondazione, dice che i gesuiti hanno abbastanza denaro per vivere poveramente.
Marzo
26
, Fiandre, fondazione di un collegio a Lovanio: redatta in spagnolo e in latino, I. de Loyola invia direttamente alla reggente Maria d'Absburgo una supplica in cui espone la natura e i compiti del nuovo Ordine e sollecita l'autorizzazione a fondare un collegio a Lovanio; nello stesso tempo ordina a p. Salmerón, che si trova al concilio di Trento, di recarsi a Innsbruck per trattare personalmente la faccenda di Lovanio presso l'imperatore.
Le due azioni intraprese (a Bruxelles e ad Innsbruck) finiscono in uno smacco completo. La supplica alla reggente Maria d'Absburgo non riceve nemmeno l'onore di una risposta e sparisce negli archivi di stato (dove sarà ritrovata solo nel 1840).
Giugno
5
, Ferrara, quando p. Broët è inviato a Parigi, arriva p. Jean Pelletier; alla testa di sette gesuiti provenienti da Roma;
Agosto
Ferrara, il p.gen. permette che il maggiordomo di donna Maria Frassoni [la Fattora], Bartolomeo Castaldo, diventi gesuita e conservi l'impiego durante la vita della padrona (purché la sua appartenenza alla Compagnia rimanga provvisoriamente segreta… come il duca di Gandía);
24, su richiesta di p. Francesco Borja e tramite I. de Loyola, papa Giulio III concede la dispensa del digiuno (commutato in un'elemosina di almeno due reali) a donna Caterina de Zúñiga y Avellaneda, marchesa di Denia, e ai suoi famigliari;
Settembre
26
, Modena, Costanza Pallavicini Cortese [La Cavaliera], si dichiara disposta ad assumersi la cura dei dieci padri gesuiti; vuole badare personalmente all'arredamento e ai letti; rettore è p. Cesare Aversano, non ancora 25enne; poco dopo, per ordine del papa, il predicatore p. Silvestro Landini deve recarsi in Corsica lasciando i suoi compagni più che in un collegio, in una tana.
Ottobre
22
, con la consueta prudenza, I. de Loyola scrive a p. Jean Pelletier: «Qua si brugiano li libri de Crema, ma che lo facia far senza offensione».
Infatti, i gesuiti, pur provenienti da esperienze spirituali e dotati di forme organizzative molto diverse, ma anch'essi di recente formazione, non sono privi di legami con i barnabiti (lo stesso Gian Pietro Besozzi, durante il processo, è stato confinato per qualche tempo in casa di I. de Loyola che nella vicenda gioca un ruolo non privo di ambiguità),
Bologna, Rettore: p. Francesco Palmio.
Appena sorto il nuovo collegio, nello stesso tempo continua l'attività sociale in favore dei poveri; le signore della Congregazione di Carità prendono zelantemente parte alle raccolte di indumenti, farina e pane. Sono accuratamente organizzate visite a domicilio per i poveri.
Necessita però l'invio da Roma di un nuovo padre che allievi il lavoro del p.rettore. Se ne cura la signora Margherita del Gigli che può contare sul proprio fratello mons. T. del Gigli; ma il p.gen. la reindirizza a Firenze, presso p. D. Laínez.
Novembre
2-12
, il p.gen. assieme a p. Polanco e a p. Giovanni Paolo [Borrell] fa visita ad Alvito [Regno di Napoli] alla duchessa di Paliano, Giovanna d'Aragona per cercare di stabilire la pace tra lei e il marito Ascanio Colonna separati ormai da diversi anni; la duchessa fa ritorno a Roma per riprendere la vita con il marito ma poi si immischiano nella faccenda persone di nobili famiglie e tutto fallisce di nuovo;
Dicembre
10
, il p.gen. nomina p. Giovanni Viola suo rappresentante personale per tutte le opere dell'Italia del nord.
[vedi Domicilia]
«segue 1553»

Barnabiti

«segue da 1551»
1552
Marzo
12
, Matteo Daverio, loro procuratore a Roma, si reca da G. Muzzarelli, maestro del Sacro Palazzo, che ha altri casi simili cui badare;
egli fa presto a capire che la strada migliore da seguire non è quella di presentare memoriali ai cardinali, di darsi da fare perché il papa sia informato «de le malignità de li dicti inquisitori», di bussare alle porte dei potenti a Roma o a Milano in cerca di udienze, raccomandazioni e favori, poiché su tali questioni è il Sant'Uffizio a comandare, senza guardare in faccia nessuno e senza ascoltare il parere di chicchessia, perché i suoi vertici – scrive sempre Matteo Daverio – «non procedono con li termini de la ragione, et vogliono in ogni caso aver ragione»;
Luglio
Le lettere inviate dal loro procuratore a Roma, Matteo Daverio, a due nobildonne:
. Ludovica Torelli, contessa di Guastalla,
. Isabella Di Capua, moglie di don Ferrante Gonzaga,
vicinissime ai chierici milanesi, ci consentono di seguire un processo che non investe soltanto i comportamenti di Paola Antonia Negri e le gravi irregolarità disciplinari dei suoi seguaci, ma soprattutto lo spiritualsmo radicale le conseguenti eresie di cui si è macchiato il loro venerato maestro fra Battista da Crema.
Anche per questo la casua viene seguita in prima persona dall'intero stato maggiore del Sant'Uffizio, i cardinali:
. Álvarez de Toledo,
. G.P. Carafa,
. Carpi,
. M. Cervini,
in particolare dal primo che, nominato protettore dell'Ordine dei Domenicani da Giulio III il 20 luglio 1552, affida gli interrogatori dei due malcapitati barnabiti a fra A.M. Ghislieri e dopo la sentenza invia un visitatore a Milano a mettere ordine tra questi chierici mal governati e incapaci di scorgere l'abisso in cui sono precipitati.
[Alla fine Battista da Crema sarà condannato e Paola Antonia Negri reclusa in convento.]
«segue 1579»

 

 

ANNO 1552




1552
Unione Elvetica
Confederazione dei tredici cantoni elvetici:

CATTOLICI
- Uri (1291),
- Schwyz (1291),
- Unterwalden (1291),
- Lucerna (1332),
- Zug (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Friburgo (1481),
- Soletta (1481).

PROTESTANTI
- Zurigo (1351),
- Berna (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Basilea (1501),
- Sciaffusa (1501),
- Appenzell (1513).

1552
-




1552
Sacro Romano Impero
Carlo V
Albero genealogico
(Gand 1500 - Yuste, Estremadura 1558)
secondogenito di Filippo d'Absburgo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza];
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
1516-56, re di Spagna (Carlo I)
1516-54, re di Napoli (Carlo IV);
1519-56, imperatore del Sacro Romano Impero;
prima guerra con la Francia (1521-26);
seconda guerra con la Francia (1526-29);
terza guerra con la Francia (1536-38);
nel 1539 (maggio) è morta la moglie Isabella di Portogallo lasciando la cura dei propri figli ad Eleonora Mascarenhas;
quarta guerra con la Francia (1542-44);




1552
quinta guerra con la Francia (1552-59): le truppe francesi alleate ai principi protestanti compiono un'offensiva sul Reno; egli assedia invano la città di Metz, difesa tenacemente da Francesco di Guisa;

Aprile
6
, mentre il Tirolo è pieno di rumori di guerra, Carlo V lascia segretamente Innsbruck accompagnato dal cancelliere imperiale A. Perrenot de Granvelle;

Maggio
Moritz di Sassonia prende l'offensiva.
19, per un puro caso Moritz di Sassonia non cattura lo stesso imperatore, costretto nella notte, per salvarsi, ad abbandonare alla luce delle torce la sua lettiga per rifugiarsi in Carinzia;
le bandiere protestanti sventolano così nuovamente dall'Elba inferiore al Brennero e la potenza imperiale sulla Germania è annientata.

Luglio
16
, trattato di Passau: con un trattato qui firmato – a cui non si vuole che partecipino i francesi – Carlo V ristabilisce la pace religiosa ed autorizza la riunione di una dieta che accoglie immediatamente tutti i reclami presentati dalla nazione contro di lui.

[Pierre Lafue, Storia della Germania, Cappelli 1958.]
REGNO di SPAGNA
[vedi sotto]
REGNO di NAPOLI
[vedi sotto]

1552
REGNO di BOEMIA e d'UNGHERIA
Ferdinando I
Albero genealogico

(Alcalá de Henares 1503 - Vienna 1564)
figlio di Filippo d'Absburgo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza], fratello minore di Carlo V, fu educato in Spagna;
1516, il nonno Massimiliano I gli procura la mano di Anna Jagellone;
1521-64, arciduca di Alta e Bassa Austria, Carinzia, Stiria e Carniola
1525-26, viene soffocata nel sangue la rivolta dei contadini nel Tirolo;
1526-64, re di Boemia e d'Ungheria;
la seconda corona gli viene disputata dal voivoda di Transilvania Giovanni Szápolyai, appoggiato dall'impero ottomano;
1530-64, re dei romani;
nel 1551, per rafforzare la chiesa cattolica nei suoi domini, ha chiamato i gesuiti a Vienna;






1556-64, imperatore del Sacro Romano Impero;

 



1552
-


1552
principato di Transilvania
Isabella Jagellona

(† 1559)
vedova di Giovanni Szápolyai († 1540), voivoda di Transilvania e re d'Ungheria;
1540-59, p.ssa di Transilvania;
(per volontà del sultano Solimano [il Magnifico])


1552
-

1552
ducato di Sassonia
Giovanni Federico [il Magnanimo]
Albero genealogico

(Torgau 1503 - Weimar 1554)
figlio di Giovanni [il Costante] di Wettin e di Sofia di Meclemburgo;
1532-54, langravio di Turingia;
1532-47, duca elettore di Sassonia;
dal 1547 è prigioniero dell'imperatore Carlo V;
1552
liberato in seguito ad una rivolta dei principi tedeschi, dei territori perduti riesce a recuperare solo la Turingia;


Moritz
Albero genealogico

(Freiberg 1521 - Sievershausen 1553)
figlio di Enrico [il Pio] e di Caterina di Meclemburgo;
[linea albertina]
1539, si converte al luteranesimo;
1541, sposa Agnese, figlia di Filippo d'Assia capo della Lega di Smalcalda;
1541-47, duca di Sassonia;
1547-53, principe elettore di Sassonia;
1552
firma con Enrico II il trattato di Chambord che riconosce alla Francia diritti in Alsazia e in Lorena;


1552
ducato di Prussia
Alberto di Brandeburgo
Albero genealogico

(Ansbach, Baviera 1490 - Tapiau, Königsberg 1568)
figlio di Federico margravio di Brandeburgo-Ansbach;
1525-68, duca di Prussia; (il primo)


1552
ducato di Württemberg
Cristoforo (o Cristiano) di Württemberg
Albero genealogico

(† 1568)
figlio di Ulrico e di Sabina di Baviera;
1550-68, duca di Württemberg;


1552
ducato di Baviera
Albrecht V [il Magnanimo]
Albero genealogico

(Munich 1528 - Munich 1579)
figlio di Guglielmo IV [il Costante] e di Marie Jakobäa di Baden-Sponheim ;
1546, sposa l'arcid.ssa Anna d’Austria;
1550-79, duca di Baviera;

1552
Mainz [Magonza]








1552
REGNO di POLONIA
Sigismondo II Augusto
Albero genealogico

(† 1572) (s.f.)
figlio di Sigismondo I Jagellone e di Bona Sforza († 1557);
sposa in prime nozze Elisabetta d’Absburgo († 1545);
sposa in seconde nozze Barbara Radziwillówna (1520-1551)
[forse avvelenata da Bona Sforza]
sposa in terze nozze Caterina d’Absburgo († 1572)
[sorella di Elisabetta]
1548-72, re di Polonia e granduca di Lituania;
sposa in seconde nozze Bona Sforza († 1557), figlia di Gian Galeazzo duca di Milano;

 

1552
-




1552
IMPERO OTTOMANO
Solimano [il Magnifico]
Albero genealogico

(1494 - 1566)
figlio di Selim I;
1520-66, sultano;
1534-35, prima campagna militare contro i Safawidi di Persia;
1548-49, seconda campagna militare contro i Safawidi di Persia;
nel 1550 ha annesso Buda;



Gran Visir
-
1552
dal 1533 Khayr al-Din [Barbarossa] è diventato ammiraglio in capo (kapudan pasa - grande ammiraglio) della marina ottomana che si batte contro la marina imperiale spagnola.










1552
REGNO di FRANCIA
Enrico II
Albero genealogico
(Saint-Germain-en-Laye 1519 - Parigi 1559)
secondogenito di Francesco I;
1533, sposa Caterina de' Medici che non avrà alcuna influenza negli affari dello stato;
1536, dopo la morte del fratello Francesco diventa delfino;
1547-59, re di Francia;

Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
Claude d'Annebaut
(1546 - 1552)
André Guillart
(1552 - 1556)
Cancelliere-Guardasigilli
Jean Bertrand
signore di Frazin
(1551 22 mag - 10 lug 1559)
Segretario di stato agli Affari Esteri
Claude de l’Aubespine
signore d’Hauterive
(1547 1° apr - 8 lug 1567)
 
1552
occupa Metz, Toul e Verdun che da questo momento rimangono nell'orbita francese;

 
1552
ducato di Lorena e di Bar
Carlo III (o II) [il Grande]
Albero genealogico

(1542 - 1608)
figlio di François I e di Christine di Danimarca;
1545-1608, duca di Lorena e di Bar;
sotto la tutela della madre e dello zio;
1548-50, il breve scontro con l'Inghilterra si conclude con l'acquisto di Boulogne da parte della Francia;

1552
-


1552
Paesi Bassi
Carlo V
Albero genealogico

[vedi Carlo V]
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
[Olanda, Brabante, Limbourg, Fiandre e Hainaut]


Governatrice
Maria d'Absburgo
(1530 - 25 ott 1555)

1552
-




1552
REGNO d'INGHILTERRA e d'IRLANDA
Edoardo VI
Albero genealogico
(Hampton Court 1537 - Greenwich 1553)
figlio di Enrico VIII e di Jane Seymour;
1547-53, re d'Inghilterra e d'Irlanda;
salito al trono a nove anni sotto la reggenza dello zio E. Seymour, poi duca di Somerset;


1552
i problemi religiosi ed economici del periodo, colpito fra l'altro da una grave inflazione, causano numerose rivolte di cui approfitta J. Dundley, duca di Northumberland, per soppiantare nel favore reale il duca di Somerset appena giustiziato;


IRLANDA
-
-
-
-

1552
-

a

1552
REGNO di SCOZIA
Maria [Stuarda]
Albero genealogico

(Linlithgow, Edimburgo 1542 - Fotheringhay, Northamptonshire 1587)
figlia di Giacomo V e di Maria di Guisa;
1542-67, regina di Scozia;
sotto la reggenza della madre;
dal 1548 vive in Francia dove viene educata;.



1552
-


a

1552
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano III
Albero genealogico
(Gottorp, Schleswig-Holstein 1503 - Koldinghus, Vejle 1559)
figlio di Federico I e di Anna di Brandeburgo;
1534-59, re di Danimarca e di Norvegia;



1552
-
NORVEGIA
1552
-
ISLANDA
1552
-

1552
REGNO di SVEZIA
Gustavo I Vasa
Albero genealogico
(Lindholm 1496 ca - Stoccolma 1560)
figlio di Erik Vasa;
1523-60, re di Svezia; (convertito al luteranesimo)





1552
-








1552
REGNO di PORTOGALLO
Giovanni III [il Pio]
Albero genealogico

(Lisbona 1502 - 1557)
primogenito di Emanuele I e di Maria, figlia dei sovrani spagnoli Ferdinando e Isabella;
1521-57, re di Portogallo;
nel 1525 (febbraio), a Salamanca, ha sposato la p.ssa Catarina di Spagna, 18enne, sorella dell'imperatore Carlo V;
nel 1536 ha introdotto l'inquisizione in Portogallo;




1552
Gennaio
da Roma p. Luigi Gonçalves da Câmara riceve da I. de Loyola l'ordine di assumere la funzione di confessore presso il principe ereditario del Portogallo;
Marzo
12
, da Roma I. de Loyola invia, per mezzo del nuovo visitatore del Portogallo, p. Michele de Torres, alla regina Catarina le reliquie raccolte con cura nei santuari romani sin dal luglio 1551.
Agosto
31
, inizia il suo soggiorno a Lisbona (fino al 5 ottobre) Carlo Borromeo che fa della casa dell'erede al trono un vero convento. Inventa, per l'utilità e l'edificazione delle grandi dame di corte, il giuoco delle carte delle virtù e la lotteria dei privilegi della Madonna;
Novembre
alla fine del mese l'infanta Giovanna arriva a LIsbona;
Dicembre
7
, Lisbona, viene solennizzato il matrimonio tra l'infanta Giovanna e il sedicenne malaticcio Joao Emanuele erede del Portogallo;
a


1552
REGNO di SPAGNA
Carlo I
Albero genealogico

[vedi Carlo V]
1516-56, re di Spagna; (Carlo I)
1552
Gennaio
11
, Toro, ha luogo il matrimonio (poi solennizzato a Lisbona con pompa regale il 7.12.1552) tra l'infanta Giovanna e il sedicenne malaticcio Joao Emanuele erede del Portogallo;





1552
-







1552
PIEMONTE
Emanuele Filiberto [Testa di Ferro]
(Chambéry 1528 - Torino 1580)
figlio di Carlo III [il Buono] e di Beatrice di Portogallo;
1536-80, principe di Piemonte;
1538-80, conte d'Asti;



1553-80, conte di Aosta, Maurienne e Nizza;
1553-80, duca di Savoia;
1553-80, re di Cipro e Gerusalemme (titolare)


 

1552
-



1552
REPUBBLICA DI GENOVA
[Denominazione ufficializzata nel 1528 per iniziativa di Andrea Doria]
Luca Spinola
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di
1551 4 gen - 4 gen 1553, doge di Genova;


1552
-



1552
ducato di Milano

dal 1535 il ducato,
come previsto dal congresso di Bologna,
è stato devoluto all'impero [in pratica agli Absburgo].



Felipe II
Albero genealogico
(Valladolid 1527 - Escorial, Madrid 1598)
primogenito di Carlo V e di Isabella di Portogallo;
1539, muore la madre;
1540-98, duca di Milano;
dal 1543 è reggente della Castiglia e dell'Aragona, dal 1545 è vedovo e dal 1548 si trova presso il padre a Bruxelles;
nel 1550 ha fatto ritorno in Spagna;
nel 1551 ha ricevuto il giuramento del regno di Navarra;




1554-98, re di Napoli e di Sicilia (Filippo I);
1556-98, re di Spagna (Filippo II);
1580-98, re di Portogallo;

Viceré
don Ferdinando I [Ferrante] Gonzaga
(1546 - 1555)

1552
-



1552
ducato di Mantova
Guglielmo I
Albero genealogico
(1538 - 1587)
figlio di Federico II e di Margherita Paleologo, e fratello di Francesco III;
1550-87, duca di Mantova e marchese del Monferrato;



1574-87, 1° duca del Monferrato;



1552
-
a

1552
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Francesco Donà

(Venezia 1468 - Venezia 23 mag 1553)
figlio di Alvise e di Camilla Lion;
1545-53, doge di Venezia; [79°]
dal 1550, malato, cerca più volte di abdicare, ma non gli è concesso.
Già molto religioso, negli ultimi anni della sua vita lo diviene ancor di più.


- nunzio pontificio: L. Beccadelli  (1550 mar - 1554)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1552
La Sede Apostolica non concede alcun privilegio canonico ai Tre Savi sopra eresia ("assistenti laici" del Sant'Uffizio).
Ora, addirittura, rifiutano loro il permesso di leggere libri ereticali, adducendo che l'esperienza ha mostrato a sufficienza gli effetti deleteri di concessioni del genere, che ne provocano sempre di nuove.
[Il diniego rientra nella linea seguita da Roma negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo, quando vengono uno dopo l'altro revocati i permessi concessi precedentemente senza che ne siano accordati di nuovi ed importa la totale sottommissione dei laici al parere di inquisitori e teologi. Prefigura inoltre la compilazione di un "Indice", che a questo punto costituisce una necessità pratica.]

Febbraio
16
, in una lettera di G. Muzio, fervente apologeta cattolico ora a Venezia, la lotta contro l'anabattismo pare una prova evidente della rimonta del cattolicesimo nella città lagunare. Ma l'azione intrapresa dimostra anche che il patriziato è meno aperto alle differenze dottrinali, come ben presto avranno modo di sperimentare gli stampatori di libri ebraici.

Intanto giunge voce al nunzio che la Sede Apostolica ha inviato ad A. Grisonio un elenco contenente i nomi di circa duecento patrizi veneziani – alcuni personaggi di primo piano nel governo – tutti sospettati di protestantesimo.
Atterrito e stupefatto il nunzio cerca freneticamente informazioni ma si sente rispondere da Roma che, per quanto parecchi membri della classe dirigente siano stati effettivamente coinvolti in processi d'Inquisizione, una lista del genere non è mai stata inviata a nessuno.
A questo punto i timori si placano alquanto ma il nunzio mette ugualmente in guardia contro l'ardore smodato e la mancanza di discernimento di A. Grisonio e di altri che finirebbe per scatenare l'odio dei veneziani contro il papa e raccomanda di essere tenuto al corrente di eventuali sviluppi dell'affare.
Grazie a Dio a Venezia non si è saputo nulla di questa lista!
Infatti, se un patrizio è sospettato di eresia deve essere accusato individualmente, non in un gruppo, pena l'indignazione di tutta la classe dirigente veneziana ed il rifiuto della Repubblica di proseguire la lotta contro il protestantesimo.
Il papa dà evidentemente ascolto al suo rappresentante a Venezia e della lista dei patrizi sospetti non se ne parlerà più.
[Ciò dimostra, quindi, che A. Grisonio e altri funzionari del Sant'Uffizio agiscono, in una certa misura, indipendentemente dal nunzio, mantenendosi direttamente in comunicazione con Roma. Un ruolo analogo a quello di A. Grisonio lo avrà, negli anni Sessanta, il padre Alvise Scortica che riuscirà però a non suscitare controversie.]
25, Filippo Gheri, segretario di G.G. Morone, riferisce al nunzio L. Beccadelli di un colloquio del suo patrono con il papa nel corso del quale si è discusso anche di eresie e si sono formulati giudizi pesantissimi sul card. G.P. Carafa, tanto da concludere «che è un animale et che bisogna frenare l'impeto suo et insignarli essere più modesto».
27, in una lettera al card. M. Cervini il nunzio L. Beccadelli, dicendosi pronto a lasciare la carica, fa i nomi di A. Grisonio e di A.M. Ghislieri, incapaci di capire «ch'acqua è questa et come bisogna navigarvi».

Ottobre
30
, un ufficiale dell'Inquisizione scopre nel magazzino della libreria del "Pozzo":
Le dotte e pie parafrasi sopra l'epistole di Paolo a Romani, Galati et Hebrei, non mai più vedute in luce (Lione 1551) di Giovanni Francesco Virginio, uno pseudonimo, pare, del protestante italiano Cornelius Donzellini, monaco e teologo già guadagnato alla Riforma.
Sottoposto ad interrogatorio dal Sant'Uffizio, Andrea Arrivabene risponde di aver acquistato il libro da un Pietro da Fino, libraio e quindi tipografo in piccolo in Merceria, all'insegna dei "Santi Pietro e Paolo". Questi, a sua volta interrogato, afferma che il testo fa parte di tre casse di libri che Girolamo Donzellini, fratello di Cornelius Donzellini, gli ha consegnato da vendere, sostenendo di averle avute alla dogana da Tommaso Giunti.
Pietro da Fino però non ricorda i titoli dei libri, avendone perduto la lista. Sa solo che si tratta per la maggior parte di opere di medicina e di filosofia e rammenta che ne ha venduto ad Andrea Arrivabene per 8 o 9 ducati, il che può significare da un minimo di 5 a un massimo di 30 volumi, a seconda del formato e del numero delle pagine.
Il Sant'Uffizio intima a Pietro da Fino di consegnare i libri ancora in suo possesso…
[… ma i documenti non ci dicono se l'ordine è stato eseguito e il tribunale si è accontentato dei risultati ottenuti.]
C'è dunque qualche rapporto tra i traffici di Pietro Perna e Girolamo Donzellini.]

[Paul F. Grendler, L'Inquisizione Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il Veltro Editrice, Roma 1983]

 


1552
ducato di Ferrara, Modena e Reggio
Ercole II d'Este
Albero genealogico

(Ferrara 1508 - 1559)
figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia;
1528, Parigi, sposa Renée d’Orléans († 1575) duchessa di Chartres, figlia di re Louis XII, di inclinazioni calviniste;
[gli porta in dote il ducato con altri domini, ricevuti in pegno nel 1528 da Philippe IV [il Bello] re di Francia]
1534-59, duca di Ferrara, Modena e Reggio;


 
1552
-


1552
ducato di Firenze
Cosimo I de' Medici
Albero genealogico

(Firenze 1519 - Villa di Castello, Firenze 1574)
figlio di Giovanni [dalle Bande Nere] (ramo dei "popolani") e di Maria Salviati;
1537-69, duca di Firenze;
nel 1539 ha sposato Eleonora Álvarez de Toledo y Zúñiga († 1562);



1569-74, granduca di Toscana;

1552
Firenze, viene pubblicato un altro elenco dei libri proibiti (più ampio del primo).


1552
ducato di Urbino
Guidobaldo II
Albero genealogico
(Pesaro 1514 - 1574)
figlio di Francesco Maria I Della Rovere e di Eleonora Gonzaga;
1538-74, duca di Urbino;
1538-39, duca di Camerino;
nel 1548 ha sposato Vittoria Farnese;





 
1552
-



1552
REGNO di NAPOLI
Carlo V
Albero genealogico

(Gand 1500 - Yuste, Estremadura 1558)
secondogenito di Filippo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza];
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
1516-56, re di Spagna (Carlo I)
1516-54, re di Napoli (Carlo IV);
1519-56, imperatore del Sacro Romano Impero;

– vedi sopra –

NAPOLI
Viceré
don P. Álvarez de Toledo y Zúñiga
marchese di Villafranca
(1532 - 1553)
Nunzio apostolico
-

1552

Napoli, nello stesso anno viene arresato fra Sisto da Siena, poi estradato a Roma.
[Dove sarà processato e condannato al carcere perpetuo nell'auto de fe del 16 marzo 1954.]

 

 

[Nulla sapremo di ciò che contengono i verbali d'accusa redatti circa i discepoli di J. de Valdés a Napoli e di M.A. Flaminio a Roma, poiché i fascicoli processuali andranno perduti, tranne alcuni estratti di quello di Apollonio Merenda (1951 giu-lug 1952) allegati agli atti dei procedimenti a carico a carico di P. Carnesecchi e di G.G. Morone.]


SICILIA
Viceré
-
1552
-
a




Aubigné, Théodore-Agrippa d' (Pons Saintonge 1552-Ginevra 1630) scrittore francese ugonotto; scudiero di Enrico di Navarra, combatté valorosamente al suo fianco e gli fu sempre fedele servitore; quando Enrico abiurò il protestantesimo, egli si ritirò deluso nelle sue terre;
1630, si stabilisce a Ginevra;
Printemps (Primavera che comprende i cento sonetti a Diana Salviati Hécatombe à Diane (Ecatombe a Diana), le Stances (Stanze) e le Odes (Odi) )
Les tragiques (1577-1616, Le tragiche, in 7 libri; I ediz. anonima; 1623, II ediz. arricchita)
Le Caducée ou l'Ange de la paix (Il Caduceo o l'Angelo della pace)
Traité sur les guerres civiles (Trattato sulle guerre civili)
Du devoir mutuel des roys e des subjects (Sul mutuo dovere del re e dei sudditi)
Aventures du baron de Faeneste (1617-30, Le avventure del barone di Foeneste)
Confession de Sancy (Confessione di Sancy)
La Création (La Creazione, ispirato dalla Semaine di Du Bartas)
Histoire universelle (1776, postumo, Storia universale; dal 1616).

Beni, Paolo (Candia 1552 ca- Padova 1625) letterato e critico italiano; entrato nella Compagnia di Gesù, ne uscì per contrasti di natura teologale e, nel clero secolare, insegnò filosofia, teologia e lettere classiche in diverse città;
1600, a sostegno delle tesi del Guarini, interviene nella discussione del Pastor fido;
Comparatione di Homero, Virgilio e Torquato Tasso (1607, in cui difende la poesia del Tasso e la sua superiorità su tutti i poeti epici)
Commentarii in Aristotelis poëticam (1613).

Bertaut, Jean (Donnay, Calvados 1552- Sées 1611) poeta francese, segretario di Enrico IV, poeta ufficiale del sovrano,
Oeuvres poétiques (1601, Opere poetiche; 1620, ultima edizione molto arricchita)
1606, vescovo di Sées;
Sermons (1613, postumo).

Chiabrera, Gabriello (Savona 1552-1638) poeta italiano;
Gotiade (1582)
Amedeide
Pentesilea
Ippodamia
Scherzi e Canzonette amorose
(1579-99)
Canzoni eroiche, Canzoni lugubri, Canzoni morali, Canzoni sacre (1586-1625)
Il rapimento di Cefalo (1600)
Sonetti (1601)
Vendemmie di Parnaso (1604-27)
Canzonette morali, Canzoni sacre (1625 ca)
Sollazzi
Sermoni (1623-32) annunciano il Parini.
[Dialoghi dell'arte poetica con altre prose e lettere, Alvisopoli, Venezia 1830, contiene: 
Dialoghi
- il Vecchietti, ovvero del verso eroico volgare
- l'Orzalesi, ovvero della tessitura delle Canzoni
- il Geri, segue della tessitura delle Canzoni
- il Bamberisi, ovvero degli ardimenti del Verseggiare
- il Forzano, dialogo in cui è introdotto un Discorso sovra un Sonetto del Petrarca;
Elogi a
Sperone Speroni
Torquato Tasso
Galileo Galilei
Ottavio Rinuccini
Giambattista Strozzi
Giovanni Ciampoli
D. Virginio Cesarini
Giambattista Marino
Alessandro Farnese

Discorsi
Della Magnificenza
Della Tribolazione

Lettere a:
N.N.
Pier Giuseppe Giustiniani
insieme con G. Della Casa] .

Confalonieri, Bernardino (Milano 1552 ca-Roma 1618) gesuita;
1586, 29 novembre, entra a Roma nella Compagnia di Gesù;
1582, professore di teologia nel collegio di Padova;
1589, 22 aprile, professo di 4 voti a Venezia;
1594, provinciale della Polonia;
1597-1603, provinciale di Roma;
1603, rettore della Penitenzieria di S. Pietro;
1604-8, provinciale della Provincia Veneta;
1609-11, provinciale di Sicilia;
1614-5, provinciale della Provincia di Milano;
1615-8, assistente d'Italia;
1618, 11 settembre, muore.

Lorraine, Catherine-Marie de – duchessa di Montpensier (n. 1552-Parigi 1596) principessa francese, figlia di Francesco I di Guisa, sposò il duca di Montpensier, Luigi II di Borbone, e insieme al fratello Enrico, capo della lega cattolica, complottò contro il re Enrico II
1588, dopo l'assassinio, voluto dal re, dei due fratelli Enrico di Guisa e Luigi, cardinale di Lorena, la sua partecipazione alla "guerra dei tre Enrichi" diventa ancor più determinante
1589, riesce a persuadere il monaco Clément a uccidere Enrico III; pur avendo incoraggiato la resistenza di Parigi, durante l'assedio della città da parte di Enrico IV, finisce per sottomettersi a quest'ultimo.

Menù, Antonio prob. Menoux (Roma 1552/3-Fermo 1612) gesuita;
figlio di un funzionario francese presso la corte papale;
1565 ca-1571, convittore nel Collegio Germanico di Roma, tenuto dalla Compagnia di Gesù, segue i corsi del Collegio Romano dove ha già terminato quelli di filosofia;
1571, 2 dicembre, viene ammesso al noviziato di Roma;
1576-82, professore di filosofia nel Collegio Romano;
1585 ca-1599, professore di teologia a Padova;
1600, consultore del rettore nel Collegio Romano;
1606-08, prefetto degli studi nel Collegio Romano;
1612, 2 novembre, muore.

Raleigh, Walter (Hayes, Devon 1552 ca-Londra 1618, giustiziato) politico, navigatore e scrittore inglese, di origini modeste, studiò ad Oxford;
1569, combatte in Francia a fianco degli ugonotti;
1578, accompagna il fratellastro Humphrey Gilbert in una spedizione piratesca contro gli spagnoli;
1580, è in Irlanda al seguito del conte di Leicester;
1581, presentato a corte, entra subito nelle grazie della regina Elisabetta I che lo colma di favori e di prebende;
1584, viene creato cavaliere; ottenuto un privilegio reale per la scoperta e la colonizzazione di nuove terre, organizza una spedizione che costeggia l'America settentrionale dalla Florida all'attuale Carolina del Nord: a quel vasto territorio viene dato il nome di Virginia in onore della "regina vergine", ma i tentativi compiuti negli anni seguenti per stabilirvi coloni inglesi falliscono tutti [queste prime spedizioni portano all'introduzione in Inghilterra del tabacco e forse della patata];
1587, la sua stella è eclissata dal nuovo favorito di Elisabetta, il conte di Essex;
1592, viene imprigionato per aver sedotto una damigella di corte che poi sposa;
1595, può tuttavia organizzare un nuovo viaggio in Sudamerica, alla ricerca del favoloso Eldorado;
La scoperta della Guiana (1596)
1596, questa impresa e la parte avuta nella spedizione inglese contro Cadice, gli riguadagna il favore della regina;
1601, come capitano delle guardie egli può presiedere all'esecuzione del suo rivale conte di Essex;
1603, egli stesso viene processato e condannato a morte, sotto l'accusa di complotto contro il nuovo re  Giacomo I; viene rinchiuso nella Torre di Londra dal 1603 al 1616;
Storia del mondo (1614, 1° vol., incompiuta)
1616, convince il re a lasciarlo partire per la Guiana in cerca di oro ma, contrariamente alle sue promesse, si scontra con le guarnigioni spagnole presenti nella regione e il viaggio si risolve in un fallimento; al suo ritorno viene fatto giustiziare dallo stesso Giacomo I.

Ricci, Matteo (Macerata 1552-Pechino 1610) missionario gesuita, allievo al Collegio romano del matematico C. Clavio;
1577, viene inviato in India, a Goa;
1578, parte da Lisbona;
1582, ordinato sacerdote, viene inviato a Macao con l'incarico di svolgere attività missionaria nell'impero cinese;
1583, si stabilisce con il compagno M. Ruggeri a Chaoking, nel Kwangtung dove assume la cittadinanza e vive secondo i costumi cinesi, inaugurando la politica gesuitica di conversione attraverso la diffusione della cultura occidentale, grazie alla buona conoscenza della lingua cinese;
Mappamondo cinese (1585, atlante da lui disegnato)
1601, la sua fama di dotto gli procura la stima della classe colta e l'accesso a corte per cui può stabilirsi a Pechino dove mantiene fino alla morte il favore imperiale, gettando solide basi per un secolo di attività missionaria gesuitica in Cina, nel rispetto dei riti e delle tradizioni  che egli cerca di conciliare con quelli cattolici [da qui deriverà nel sec. XVIII la grossa polemica dei "riti cinesi"]
1602, disegna la Grande Mappa dei Diecimila Paesi, in proiezione sferica schiacciata, che mostra per la prima volta ai cinesi l'estensione del mondo conosciuto (abbellito da un'immaginaria isola del Friesland) e la posizione della Cina in esso;
[Mentre una copia gigante del mappamondo, in sei pannelli separati, finisce appesa alle pareti del palazzo imperiale a Pechino, altre riproduzioni circolano liberamente contribuendo a dare un grande impulso alla cartografia cinese.]
Commentari sulla Cina (pubblicati nel 1911-13, in 12 voll.).

Sandoval y Rojas, Francisco Gómez de – duca di Lerma (Tordesillas 1552-1623) politico spagnolo;
[Grande di Spagna, sposò Caterina de la Cerda, figlia del duca di Medinaceli.]
1598-1618, "Valido" di Filippo III, detiene il potere effettivo in Spagna; accumula un'immensa fortuna grazie a favoritismi e ruberie cui si abbandona per vent'anni; in politica estera segue una politica di "pacifismo aulico":
1604, riavvicina la Spagna all'Inghilterra;
1609, stipula una tregua dodecennale con i Paesi Bassi; provoca gravi danni all'economia spagnola con l'espulsione dei moriscos;
1612, riavvicina la Spagna alla Francia;
1618, una congiura di palazzo, cui prende parte anche suo figlio, il duca di Uceda, ne provoca l'allontanamento dalla corte; poco prima di perdere il potere chiede e ottiene da Paolo V la nomina cardinalizia.

Sarpi, Paolo (Venezia 14 agosto 1552 – 15 gennaio 1623) storico veneziano.

Scamozzi, Vincenzo (Vicenza 1552-Venezia 1616) architetto e trattatista italiano, ricevette una prima educazione a Vicenza nell'ambito dell'Accademia Olimpica, avvalendosi anche dell'esperienza del padre Giandomenico, architetto e attento studioso di S. Serlio;
Trattatello sulla prospettiva (1575)
Discorsi sopra le antichità di Roma (Venezia 1582, un commento a 40 tavole in rame, incise da B. Pittoni)
Sommario del viaggio fatto da me Vincenti Scamozzi (1600)
Della idea dell'architettura universale (1607, prima stesura; Venezia 1615, in 10 libri, stesura definitiva).

Spencer, Edmund (Londra 1552-1599) poeta inglese, la cui famiglia era imparentata con gli aristocratici Spencer delle Midlands.

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«segue da 1551»
1552
Francia
esce nella sua prima traduzione francese (la prima inglese nel 1548) il libro anonimo De Beneficio Christi che difende la dottrina luterana della "giustificazione per fede";
Italia
Firenze [vedi].
Roma
come da incarico ricevuto in precedenza dalla Congregazione del Sant'Uffizio (non si conosce la data precisa) i due domenicani:
. E. Foscarari, maestro del Sacro Palazzo, e
. Pietro Bertano, vescovo di Fano e quindi cardinale,
completano un elenco diviso in due sezioni, titoli ereticali e «sospetti», che esitano per qualche tempo a promulgare, nella speranza di perfezionarlo ulteriormente.
Quando il vicario di Firenze e il nunzio di Venezia sollecitano a Roma la guida di un Indice, la Congregazione ne invia una copia manoscritta.
[A Firenze nei primi mesi del 1553, a Venezia alla fine del 1554 o all'inizio del 1555.
Un'altra copia sarà inviata a Milano nel 1554 o 1555. La versione milanese, pure identica a quella veneziana, contiene qualche autore e qualche titolo in meno. La sua «fortuna» resterà sconosciuta.]
Risale senza dubbio allo stesso anno una Censura articulorum extractorum ex libellis quondam fratris Baptistae de Crema, inaugurata dal parere di Ambrogio Catarino Politi e dei gesuiti, cui seguiranno poi le condanne all'Indice.
«segue 1553».

Congregazione cardinalizia dell'inquisizione

«segue da 1551»
1552
Roma, generale dell'Inquisizione: A.M. Ghislieri (1550-?).

Roma, è proprio il generale dell'Inquisizione a definire le sette tipologie di delitto che possono essere esaminate dal tribunale del Sant'Uffizio:
- eretici
- maghi,
- stregoni o fattucchieri,
- blasfemi,
- chi oppone resistenza alle autorità o agli agenti dell'Inquisizione,
- chi rompe i sigilli,
- chi oltraggia i simboli del Sant'Uffizio.
Dinanzi al Sant'Uffizio depone fra Bernardo Bartoli, domenicano.
Il primo a interrogarlo –
come risulterà dalla deposizione difensiva nel gennaio 1560, rilasciata da G. Federici, vescovo di Sagone, a favore di G.G. Morone – è il card. A.M. Ghislieri su ordine di Paolo IV, alla presenza di fra S. Usodimare, vicario dell'Ordine; quest'ultimo ne informa il maestro del Sacro Palazzo, che a sua volta ne mette al corrente Giulio III.
Ancora una volta il papa non esita a gettare tutta la sua autorità sul piatto della bilancia spedendo subito alla Minerva i soliti fra G. Muzzarelli e G. Federici con il compito di smontare la macchina accusatoria che gli inquisitori apprestano in gran segreto, sottraendosi ancora una volta al potere papale nel perseguire i propri obettivi politici e religiosi.
Questa clamorosa vicenda rende pertanto manifesta la profonda spaccatura ai vertici della Chiesa e dà vita a uno scontro aperto, nel quale i domenicani, l'ordine di fra Bernardo Bartoli ma anche l'ordine inquisitoriale per eccellenza, svolgono un ruolo decisivo a fianco del pontefice e non del Sant'Uffizio.
Nella sua deposizione fra Bernardo Bartoli denuncia numerosi confratelli e alcuni preti, ma soprattutto:
. G. Contarini († 1542),
. R. Pole,
. G.G. Morone,
. Badia,
. P.A. Di Capua,
. P. Carnesecchi,
. A. Priuli,
. M.A. Flaminio,
. Vittoria Colonna,
. Ranieri Gualano.

Febbraio
25
, in una lettera al Beccadelli, Filippo Gheri riporta le scarne notizie sulla delazione di Pietro Manelfi, riferite da Giulio III a G.G. Morone in un colloquio precisando che «si è ordinato all'inquisitore a Bologna che li faccia carezze et veda di sapere in casa di chi si congregavano a Venetia».

Marzo
11
, abiura Ranieri Gualano.
In questo periodo G. Muzzarelli, maestro del Sacro Palazzo, si sta occupando, su incarico di Giulio III:
- del patriarca di Aquileia,
- del cardinalato di P.A. Di Capua e
- della ritrattazione di Bernardo Bartoli.
24, dopo che gli inquisitori sono volati addosso a Giulio III per i suoi improvvidi interventi, costringendolo ad acconsentire all'arresto di V. Soranzo con la minaccia di dimettersi se non si fosse seguito il normale iter procedurale – come riferirà il giorno 28 Matteo Dandolo – il reo deve presentarsi a una riunione plenaria della congregazione coram pontifice per esser informato del «teribel processo di molte imputationi contra di lui». Giulio III può solo fargli sapere che se riconoscerà le sue colpe e prometterà «conversione», rimettendosi alla sua benevolenza, potrà andarsene «contento».
Ma alle baldanzose professioni di innocenza del vescovo, ancora convinto di poterne uscire indenne, gli inquisitori rispondono a muso duro che occorre passare «per la via dei constituti, esami et cose simeli» e che tale via passa da Castel Sant'Angelo e non dalle stanze del papa, in grado di assicurargli solo una confortevole sistemazione carceraria.
Nonostante le vibrate proteste di Matteo Dandolo, Giulio III conclude dicendo: «Basta, si vederà», rivelando così tutta la sua impotenza.

Aprile

-
Maggio
12
, i cardinali inquisitori deliberano di assegnare «ad eorum beneplacitum» un salario di cinque scudi d'oro al mese «pro bene meritis sanctae Inquisitionis» a don Pietro Manelfi (Pietro della Marca).
[Negli anni successivi, di quest'ultimo – come di ogni pentito che si rispetti – si perderanno completamente le tracce.]
Alla Minerva, intanto, secondo la sentenza firmata da J. Álvarez de Toledo y Zúñiga, fra Bernardo Bartoli pronuncia l'abiura nelle mani di Francesco Romeo da Castiglione, generale dell'Ordine, e al cospetto di «tutti li frati del convento» e di un vero e proprio parterre de rois di inquisitori e di domenicani:
. A.M. Ghislieri,
. G. Muzzarelli,
. G. Federici,
. fra S. Usodimare,
. Matteo Lachi, inquisitore di Perugia,
. Matteo Strozzi, provinciale romano.
Di fronte a questa ragnatela di tensioni e di conflitti, troppo ingarbugliata per potersene districare, il povero frate ne percipisce tuttavia i nodi distinguendo tra coloro che lo hanno "inquisito" e coloro che lo hanno "esaminato", i supremi inquisitori da una parte e i mastini del papa dall'altra, schierati su due fronti opposti per ridurlo a confermare o ritrattare le sue accuse. [segue G.G. Morone]

Luglio
20
, muore, in seguito ad un colpo apoplettico, Francesco Romeo da Castiglione, maestro generale dell'Ordine domenicano; gli succede nella carica fra S. Usodimare (1552-58).
Lo stesso mese Giulio III fa spedire alla corte di Bruxelles un sommario del processo contro di P.A. Di Capua affinché Carlo V si renda conto come la candidatura del suo protetto sia ormai improponibile.
P.A. Di Capua intanto è riuscito solo a indurre il cardinal Puteo (altro membro della congregazione inquisitoriale, ma alleato del pontefice), a presentare al papa una relazione che non serve tuttavia a superare questo snervante stallo.
La faccenda si trascinerà ancora per mesi.

Settembre
15
, Roma, viene convocato (forse grazie alle accuse del vescovo Grechetto) il messinese Giovan Francesco Verdura vescovo di Chironissa.
Egli vi giunge subito per «iustificarsi […] delle calumnie ch'a torto gli sono state date» – come scriverà l'8 ottobre L. Beccadelli – presentandolo come «huomo da bene catholico» che «si mostra innocentissimo».
Gli interrogatori vengono affidati a G. Federici, uomo di fiducia di Giulio III.


Ottobre
27
, nel costituto fra Sisto da Siena riferisce quanto ha saputo in prigione;

Dicembre
5
, Sicilia, viene iniziata l'inchiesta repetitiva sul messinese Giovan Francesco Verdura.

Intanto, lo stesso anno, in giro per l'Italia:

Cremona, un personaggio sospettato di eresia si presenta all'inquisitore accompagnato da 70-80 gentiluomini armati e minacciosi, che gli mettono «li pugni sopra la faccia» e gli gridano addosso «fra poltrone, fra beccho», con tanto di notaio per registrare la sua protesta e l'intimazione «che voi cessate di molestarmi».
Piacenza, per le strade vengono attaccati dei fogli con una violenta satira contro il canonico regolare lateranense don Callisto Fornari, cui nel 1532 Clemente VII aveva attribuito la carica di «praedicator apostolicus» e di inquisitore generale «haeresis lutheranae […] per totam Italiam».
Roma, gli stessi parenti del papa intercedono a favore di eretici come Giovanni Buzio da Montalcino alla vigilia della sua esecuzione capitale.
«segue 1553».

 

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