| PapaGiulio III
 (1550-55)
 
 Marzo
 23, muore.
 
 Concilio Ecumenicodi Trento
 1545-63
 1555, 
          è sospeso dal 1552. 
 
 Pasquino:Ama Del Monte con uguale ardore
 la scimmia e il servitore.
 Egli al vago, femminio garzoncello,
 ha mandato il cappello.
 Perché la scimmia, a trattamento uguale,
 non fa pur cardinale?
 PapaMarcello II
 (1555)
 Marcello Cervini
 (Montepulciano 1501-Roma 1555)
 figlio di Riccardo Cervini, 
          addetto della Penitenzieria Apostolica, studiò a Siena e a Roma;
 1525, a Roma termina per Clemente VII la 
          correzione del calendario già avviata dal padre;
 1531, è dapprima al servizio del card. Alessandro 
          Farnese poi tutore del nipote di questi, cardinale Alessandro; 
          quando Paolo III nomina Alessandro 
          alla segreteria di Stato, egli perviene ai vertici della diplomazia 
          pontifica;
 1539, segue la legazione presso Carlo V, 
          riceve il vescovado di Nicastro ed è nominato cardinale;
 si avvicina intanto gradualmente alle posizioni intransigenti del card. 
          G.P. Carafa distaccandosi 
          dal riformismo iniziale del pontificato farnesiano; e questo ancor più 
          dopo la rottura con il troppo mondano card. Alessandro;
 1544, si ritira nella nuova sede di Gubbio;
 1545, è designato, assieme ai cardinali R. 
          Pole e G.M. de' 
          Ciocchi del Monte [futuro Giulio III] 
          alla presidenza della prima sessione tridentina dove, secondo le più 
          rigide istruzioni della curia, manifesta un'inflessibile determinazione 
          verso i conciliaristi e un impegno esclusivo nelle questioni dogmatiche;
 1550, sotto Giulio III si distingue nell'azione 
          di riforma disciplinare della chiesa;
 1555, 10 aprile, eletto papa dal partito del cardinale G.P. 
          Carafa, muore appena 20 giorni dopo essere salito al trono 
          pontificio.
 [Missa papae Marcelli, gli sarà dedicata da Pierluigi 
          da Pelestrina].
 PapaPaolo IV
 (1555-59)
 Gian Pietro Carafa (Sant'Angelo 
          della Scala, Avellino 1476-Roma 1559)
  della nobile famiglia dei duchi di Montorio, 
          protetto dallo zio card. Montorio;
 1505, protonotario apostolico, vescovo di Chieti;
 1513, nunzio in Inghilterra;
 1515, nunzio in Spagna;
 1518, vescovo di Brindisi;
 attivo membro dell' "oratorio del Divino Amore";
 1524, fonda, con Gaetano da Thiene, l'ordine 
          dei teatini  e ne diventa primo superiore;
 1527, durante il sacco di Roma si ripara a Venezia;
 1532, invia a Clemente VII un memoriale 
          per indurlo a provvedimenti drastici contro la corruzione ecclesiastica 
          e la dilagante eresia;
 1536, cardinale;
 1537, redige con altri il Consilium de emendanda ecclesia;
 commissario per la riforma della Penitenzieria, membro tra i più intransigenti 
          e attivi dell'inquisizione romana;
 1549, arcivescovo di Napoli;
 1553, decano del sacro collegio;
 1555
 Maggio
 23, senza l'opposizione del settore imperiale né 
          di quello francese viene eletto papa dal conclave.
 Giugno
 24, con un breve incarica fra T. 
          Scotti di Vigevano, commissario del Sant'Uffizio, delle indagini 
          riguardanti «omnes et singulas personas 
          cuiuscunque conditionis, status, gradus, ordinis et dignitatis fuerint, 
          etsi episcopalis, archiepiscopalis, primatis et patriarchalis existant, 
          […] aliqua haereticae pravitatis macula quovis modo infectas».
 Nello stesso anno, con la bolla Cum nimis absurdum che istituisce 
          il ghetto nello Stato della Chiesa, egli ribadisce la teoria secondo 
          la quale tutto il popolo ebraico, passato, presente e futuro, è 
          responsabile della morte di Gesù. 
          Per questa colpa, Dio avrebbe privato i giudei della loro terra, appunto 
          la Giudea, condannandoli ad una «schiavitù eterna».
 Agosto
 3, Roma, L. 
          Beccadelli scrive a Giovanni Gondola 
          che «è impossibile credere le lunghezze 
          di questa corte. Il papa è vecchio et per uso antico molto lungo 
          nel negotiare […]. Talché male si 
          viene a capo delle faccende».
 
 Ottobre
 Bernardo Navagero, agente della Signoria 
          di Venezia, annuncia che il pontefice ha fatto arrestare il segretario 
          della duchessa di Tagliacozzo (Giovanna d'Aragona), 
          moglie di Ascanio Colonna († 1557) e ha 
          confiscato tutte le carte di questa.
 A Giovanna d'Aragona non resta che la fuga.
 Novembre
 13, fra G. 
          Muzzarelli si rivolge a Paolo 
          IV per farsi garante della volontà di pace dell'imperatore 
          ed esprimere velate critiche contro il cardinal nipote.
 (Anche nei mesi seguenti cercherà di adoperarsi in tutti i modi 
          per scongiurare quella dissennata guerra ormai incombente, per dissipare 
          le «ombre false e maligne» 
          che dividono papa e imperatore).
 Dicembre
 31, nella notte Giovanna d'Aragona, 
          la figlia e la nuora, travestite da contadine abruzzesi, scivolano per 
          le vie di Roma sino a Porta san Lorenzo dove la polizia pontificia, 
          per una forte mancia, le lascia passare senza intralci. Le fuggitive 
          riescono a mettersi al sicuro, attraverso la montagna, nel castello 
          di Tagliacozzo.
 Il mattino seguente tutta Roma è in ansia.
  Gesuiti «segue da 1554»generale: I. de Loyola 
          (1541-56)
 1555,
 Germania, sorge il collegio di Ingolstadt.
 Modena, la costruzione di un nuovo salubre collegio 
          è pieno di difficoltà nonostante l'aiuto delle pie donne 
          di Modena, Barbara Pezzani, Laura 
          Pallavicini e altre che, soto la direzione di Costanza 
          Pallavicini Cortese [La Cavaliera] 
          vi contribuiscono generosamente: questa con cento scudi, le altre insieme 
          con trecento lire in moneta di Ferrara.
 [vedi Domicilia]
 9 febbraio, il p.gen. domanda alla duchessa Eleonora Álvarez 
                    de Toledo y Zúñiga lettere di raccomandazione per il suo vecchio 
          nemico Francesco Mudarra, sospettato da 
          tempo di eresia; in effetti vuol far di tutto per impedire che passi 
          ai luterani;
 18 febbraio, p. Jéronimo Nadal, 
          consigliere teologico del cardinale Morone 
          che papa Giulio III invia ad Augusta per 
          la prossima Dieta, lasciano Roma; a Firenze p. D. Laínez, su domanda del papa, si unisce a loro mettendosi 
          in viaggio per la Germania;
 23 marzo, muore Giulio III;
 24 marzo, i tre giungono ad Augusta ma alla notizia della morte 
          del papa, fanno ritorno in Italia; p. D. Laínez ritorna a Firenze e così la duchessa 
          Eleonora Álvarez 
                    de Toledo y Zúñiga può riavere 
          il suo confessore;
 13 aprile, sollecitata da I. 
          de Loyola per Francesco Mudarra, la 
          duchessa, protettrice degli spagnoli, scrive personalmente al nuovo 
          papa Marcello II ma dopo qualche settimana 
          il papa muore;
 23 maggio, con il nuovo papa Paolo IV, 
          nemico accanito della Spagna, I. de 
          Loyola non è proprio in rapporti di amicizia, sin dai tempi 
          del suo soggiorno a Venezia. Quest'elezione, come egli stesso confessa, 
          "lo fa tremare in tutte le sue membra".
 Intanto, con il nuovo papa, p. D. Laínez è richiamato a Roma e continua la guerra 
          di penna della duchessa per riavere a Firenze il suo confessore.
 luglio, schieratosi dalla parte dell'ecclesiastico spagnolo Francesco 
          Mudarra (a cui l'Inquisizione ha confiscato migliaia di ducati) 
          con notevole abilità fa in modo che la duchessa Eleonora Álvarez 
                    de Toledo y Zúñiga scriva subito a Giovanni 
          Carafa (nipote del papa e conte di Montorio) perché all'ecclesiastico 
          sia concessa la grazia del perdono;
 settembre, Francesco Mudarra (di 
          cui non conosciamo la fine) lo ringrazia per averlo aiutato presso la 
          duchessa e dichiara: «Il mio desiderio è 
          stato e sarà sempre quello di vivere e di morire nella comunione 
          e nella fede della santa Chiesa cattolica romana».
 Il p.gen., in suo favore, si rivolge anche al viceré di Sicilia 
          Giovanni de Vega pregandolo di inviare 
          al papa una supplica in favore di Francesco Mudarra; 
          p. Doménech, che dovrebbe trasmettere 
          la domanda al viceré, si mostra alquanto negligente per cui più 
          tardi sarà rigorosamente punito.
 13 ottobre, a Firenze, al posto di p. D. Laínez, viene inviato come nuovo direttore spirituale 
          della duchessa e delle sue figlie, p. Giacomo 
          de Guzmán;
 dicembre, Firenze, quando lo sdegno della duchessa comincia a 
          placarsi, il p.gen. incarica il giovane Giovanni 
          di Mendoza, nipote di p. D. Laínez e in viaggio per Roma dove intende entrare 
          nella Compagnia di Gesù, di recarsi a Firenze a baciare la mano 
          della duchessa.
 Intanto Eleonora Álvarez 
                    de Toledo y Zúñiga si lascia 
          ancora trasportare dalla passione del gioco… perde anche duemila ducati 
          in una notte. Ma l'importante è tenersela buona e portare a buon 
          fine la fondazione definitiva di un collegio così importante. 
          Su questo si avverte p. Ludovico du Coudray 
          «di cogliere l'occasione per spingere sua 
          Eccellenza» la quale «… darebbe 
          volentieri ventimila scudi… e, se fosse uomo, entrerebbe nella Compagnia».
 
 Bologna, Rettore: p. Francesco 
          Palmio.
 Divenuta la situazione nella piccola casa di Santa Lucia insostenibile, 
          si esamina il progetto di costruire presso Sant'Andrea; il più 
          attivo collaboratore di questo piano è mons. T. 
          del Gigli; che, con gran gioia del p.gen. fa apposta un viaggio 
          da Roma per mettere tutto sulla buona strada. Le signore bolognesi tuttavia, 
          abituate ai begli uffici dei gesuiti a Santa Lucia se ne dolgono;
 15 marzo, Margherita del Gigli e 
          Violante Gozzadini scrivono al p.gen. chiedendo 
          che almeno qualche padre rimanga nella vecchia casa.
 Alla fine il progetto non va in porto e si rimane a Santa Lucia dove 
          viene acquistata un casa adiacente grazie al contributo di cento scudi 
          fatto dallo stesso mons. T. 
          del Gigli.
 «segue 1556»
 Teatini(Teate = Chieti)
 «segue 
          da 1531»1555, ottengono una casa a Roma e da qui si diffondono rapidamente in 
          tutta Italia, dimostrando grande impegno nell'applicazione della riforma 
          cattolica;
 «segue 1568»
 Inquisizione spagnola «segue da 1551»1555, l'inquisizione spagnola non ha perso niente del suo mordente.
 «segue 1559»
   Ugonotti «segue da 1551»1555, pochi a questa data i seguaci tra la nobiltà; propagatori sono 
          ecclesiastici e maestri di scuola, stampatori, librai, senza che ci 
          sia una precisa disciplina e organizzazione;
 settembre, viene costituita la chiesa di Parigi, cui seguono quelle 
          di Meaux, Angers, Orléans, La Rochelle e Poitiers;
 «segue 1557»
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         ANNO 1555 
           
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            | nuovo Index librorum prohibitorum[Sia l'edizione veneziana che quella milanese sono copie 
                di quella romana.]
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            | 1555Italia
 Febbraio9, il Sant'Uffizio di Venezia annuncia che il 
                nuovo Indice è pronto.
 D'ora in poi librai e tipografi veneziani non potranno più 
                detenere, vendere o stampare i titoli in esso elencati; essi chiedono 
                e ottengono due successivi rinvii dell'applicazione e nello spazio 
                di tempp loro concesso stilano una supplica lunga e argomentata 
                contenente una critica puntuale dell'Indice;
 
 Marzo
 7, librai e tipografi presentano all'Inquisizione 
                la loro supplica che cerca di dimostrare come il nuovo Indice 
                distruggerà la tipografia veneziana.
 Scritti quali:
 - Colloquia e l'Elogio della follia di E. da Rotterdam,
 - De incertitudine et vanitate scientiarum di Cornelio 
                Agrippa, tutti pubblicati a Venezia alla fine degli anni 
                Quaranta del Cinquecento con il consueto permesso di stampa stanno 
                infatti per essere banditi.
 Inoltre anche l'opera omnia di autori:
 . Konrad Gesner,
 . Janus Cornarius,
 . Joannes Oldendorpius,
 . Hieronymus Schiurpff da San Gallo,
 . Christoph Hegendorff,
 . Jacob Ziegler,
 . Joannes Velcurio,
 . Sebastian Muenster,
 . Otto Brunfels,
 e i loro scritti giuridici, medici, filosofici ecc. sono banditi.
 Essi chiedono in pratica un riesame di tutta la materia alla luce 
                di criteri più moderati.
 Quanto ai provvedimenti contro la stampa ebraica, convalidati 
                dai due decreti pontifici del 29 maggio e del 18 dicembre 1554, 
                essi chedono la convocazione a Roma di una commissione di teologi, 
                giuristi ed altri esperti che rivedano tutte le proibizioni già 
                emesse e citano il precedente storico della lista canonica degli 
                scritti approvati dei padri della Chiesa, promulgata nel 494 da 
                papa Gelasio I.
 [Questi – nella versione dei librai veneziani – riunì un 
                concilio di settanta vescovi (o forse, più semplicemente, 
                un sinodo della diocesi romana) per decidere se gli scritti di 
                autori come Eusebio di Cesarea, Origene 
                e Rufino fossero effettivamente cattolici. 
                Il concilio approvò alcune opere, altre ne respinse.]
 Ad una simile serena valutazione si dovrebbe procedere nuovamente.
 La lunga e vibrante perorazione si conclude col ricordo della 
                revoca del "catalogo" del 1549, 
                con l'aperto auspicio, quindi, che la Repubblica rifiuti anche 
                questo nuovo Indice del 1554.
 12, il Sant'Uffizio ne rimanda di tre mesi l'applicazione ma i 
                librai sono ugualmetne costretti a consegnare dei libri.
 23, già immobilizzato 
                a letto da febbraio, muore papa Giulio III.
 
 Aprile
 10, il nuovo pontefice Marcello 
                II dura poco…
 
 Maggio
 1°, muore papa Marcello 
                II;
 4, i libri presentati 
                all'Inquisizione da Tommaso Giunti 
                e Marchio Sessa sono per lo più 
                di E. da Rotterdam.
 23, sale al soglio 
                pontificio G.P. 
Carafa: 
                Paolo IV;
 pur imperioso e nemico implacabile della letteratura ereticale, 
                non è disposto a pubblicare l'Indice del 1554.
 Probabilmente ordina alla Congregazione di ritirarlo e di compilarne 
                uno di più severo!
 Giugno22, diciannove librai e stampatori, tra i quali:
 . Tommaso Giunti,
 . Vincenzo Valgrisi,
 . Michele Tramezzino,
 . Andrea Arrivabene,
 . Ottaviano Scoto,
 . Giordano Ziletti,
 . ecc.
 compaiono davanti all'Inquisizione a nome della loro arte con 
                una seconda scrittura. Quanto prima sono stati umili ed imploranti, 
                tanto appaiono ora insistenti e arrabbiati.
 Rivolgendosi innanzitutto ai membri laici del tribunale, fanno 
                presente che già più di una volta sono venuti a 
                discutere dell'Indice. Deplorano di dover per forza sottostare 
                a norme che non sono in vigore neppure a Roma e si chiedono come 
                l'Inquisizione possa permettere che i sudditi del pio e giustissimo 
                governo della Repubblica siano peggio trattati di quei librai 
                romani che operano sotto l'occhio vigile dei cardinali della Congregazione 
                romana. Non c'è Indice nella città del 
                papa: s'informi, il tribunale, presso l'ambasciatore a Roma. Il 
                tribunale acconsente.
 L'ambasciatore Domenico Morosini 
                affronta subito la questione con il card. A.M. 
                Ghislieri, dal quale apprende che la Congregazione 
                è già al corrente delle obiezioni all'ultimo Indice 
                e medita di rimettere in discussione la proibizione delle opere 
                di varia cultura. I librai romani confermano a Domenico 
                Morosini che effettivamente non è stato emanato 
                alcun Indice per la città.
 La Congregazione studia il problema per tutto il resto dell'estate 
                senza tuttavia giungere ad una risoluzione.
 
 Luglio
 6, il card. A.M. 
                Ghislieri comunica al Sant'Uffizio di Venezia 
                che quattro teologi sono stati deputati all'esame dei titoli non 
                dottrinali menzionati nell'Indice, che nel frattempo 
                si potranno vendere previa autorizzazione dello stesso tribunale 
                veneziano.
 
 Agosto
 3, viene fatta un'ulteriore concessione: i libri scritti 
                da autori sicuramente cattolici, ma recanti prefazioni, glosse 
                o simili scritte da protestanti possono essere messi in vendita 
                dopo l'eliminazione delle pagine incriminate, da rimpiazzarsi 
                con altrettante bianche.
 
 Settembre
 28, l'Inquisizione veneziana sospende, evidentemente 
                con il consenso di Roma, l'Indice del 1554, del quale 
                non si farà più parola.
 [Il fatto che del nuovo Indice stampato da Gabriel 
                Giolito rimarranno solo poche copie, fa pensare che questa 
                edizione venga presto distrutta.]
 
 Di nuovo quindi un Indice è stato redatto, 
                stampato e revocato, per espressa volontà, questa volta, 
                della stessa Congregazione romana.
 A Venezia l'Indice non ha mai avuto applicazione e tutto 
                va avanti come prima: l'Inquisizione continua ad istruire processi 
                solo in presenza di denunce, i librai a vendere titoli protestanti 
                finché vengono scoperti.  [Paul F. Grendler, L'Inquisizione 
                Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il 
                Veltro Editrice, Roma 1983] |   
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        – Andrewes, Lancelot  (Londra 1555-Winchester 1626) prelato anglicano, decano di Westminster 
          e cappellano della regina Elisabetta ; uno 
          dei più autorevoli collaboratori alla versione inglese della Bibbia  
          promossa da Giacomo I  (Version Authorized )
          Tortura Torti sive ad Matthaei Torti librum responsio  (1609)
          XCVI Sermons  (1627, postumi, XCVI Sermoni che anticipano quelli 
          di J. Donne ). 
          – Ariosto, Orazio  (Ferrara 1555-m. 
          1593) letterato e critico italiano; 
          [Pronipote di Ludovico 
          Ariosto  e amico di T. 
          Tasso .] 
          prende parte alle polemiche sul Furioso  e la Gerusalemme  
          rivendicando la diversa natura dei due poemi;
        Risposte ad alcuni luoghi del Dialogo dell'epica poesia  (1586). 
        – Malherbe,
        François de  (Caen o Arry 1555-Parigi 1628) poeta francese 
        Traduttore di Seneca 
        Versi in morte di Geneviève Roussel  (1575)
        Les Larmes de sainct Pierre (1587, Lacrime di san Pietro)
        Aux ombres de Damon (Alle ombre di Damone)
        Consolation à Cléophon  o Consolation a Du Périer 
        (Consolazione a Cleofonte)
        Ode  di Benvenuto a Maria de' Medici  (1600)
        Prière pour le roi allant en Limousin (1605, Preghiera per il re
        che parte per il Limosino) 
        Importante per le annotazioni in margine a un'edizione del 1600 delle Premières
        Oeuvres  (Prime opere) Ph. Desportes .
		
 
 | Stampa «segue da 1554»1555
 Venezia
 . Michele Sessa [il 
          Vecchio] ha finora pubblicato 151 edizioni (1506-1555);
 «segue 1556».
 Congregazione cardinalizia dell'inquisizione «segue da 1554»1555
 Gennaio
 Giulio III esorta il nunzio a Bruxelles 
          G. Muzzarelli a 
          far capire a Carlo V quanto egli abbia 
          dovuto penare per salvare l'arcivescovo P.A. 
          Di Capua da un processo destinato a chiudersi con una scontata 
          condanna.
 Marzo23, muore Giulio III.
 
 Aprile
 10, Marcello Cervini è 
          il nuovo papa Marcello II.
 30, muore Marcello 
          II.
 Maggio23, Gian Pietro Carafa 
          è il nuovo papa Paolo IV.
 Il Sant'Uffizio inizia ad ampliare (fino al 1559) la sua sfera di competenza 
          e i suoi poteri sotto il nuovo papa Paolo IV, 
          ex inquisitore, che nomina il generale dell'Inquisizione A.M. 
          Ghislieri membro della commissione per la riforma della curia.Alcuni eterodossi modenesi vengono convocati a Roma, tra i quali Ludovico 
          Castelvetro che può contare sull'appoggio del vescovo 
          E. Foscarari (mantenutosi 
          peraltro in corrispondenza fino al 1562 anche con Filippo 
          Valentini, da lungo tempo ormai esule nei Grigioni).
 
 Giugno
 7, viene interrogato fra Bernardo 
          Bartoli il quale riferisce di essere già stato inquisito 
          in passato (1552) dal Sant'Uffizio ma anche esaminato 
          da:
 . fra G. Muzzarelli 
          da Bologna,
 . fra S. 
Usodimare da Genova, vicario 
          dell'Ordine,
 . G. Federici, vescovo 
          di Sagone.
 
 Luglio
 15-16, il costituto di Matteo 
          Lachi, domenicano fiorentino, si sofferma più su:
 . R. Pole,
 . Ascanio Colonna
 e su altri eterodossi che non su G.G. 
          Morone.
 [Lo stesso vale per le deposizioni decisive come quelle di fra Bernardo 
          Bartoli (giugno 1555) e Giovan Battista 
          Scotti.]
 Bologna, alla fine del mese, nella testimonianza contro 
          G.G. Morone, 
          il delatore Giovan Battista Scotti
 dice «Alla mia partita da Roma ultimamente, 
          che fu nell'anno 1552, io lassai depositione a messer Sano [Perelli] 
          notario del ufficio della sanctissima Inquisitione, 
          dove dissi quanto mi occorreva sopra molte persone per scarico della 
          conscientia mia».
 [Probabilmente si è sbagliato sulla data 1552, anziché 
          1551 come risulterà dal Summarium 
          del processo contro G.G. 
          Morone.]
 «segue 1556».
 Index librorum proibitorum «segue da 1549»1555, 9 febbraio, Venezia, l'Inquisizione veneziana annuncia che l'Indice 
          (il secondo) è pronto e stavolta è stato trasmesso da 
          Roma che allunga molto, fino a 290, il numero degli autori, di cui si 
          condannano Opera omnia, e quello degli eretici italiani; ma vi 
          sono inclusi:
 - De monarchia, di Dante,
 . Colloquia di Erasmo 
          da Rotterdam (e altri suoi dieci titoli, già messi 
          all'Indice a Parigi e a Lovanio);
 7 marzo, viene presentata alla stessa Inquisizione una supplica, 
          ben motivata, affinché siano rivisti i criteri dell'Indice 
          in senso più moderato, perché diversamente l'arte tipografica 
          veneziana rischierebbe la fine; l'Inquisizione rimanda di tre mesi l'applicazione 
          dell'Indice finché non si farà un riesame a Roma;
 28 settembre, l'Inquisizione, col permesso romano, sospende definitivamente 
          l'Indice.
 «segue 1559»
   Stato dei Presidi 1555, 17 aprile, dopo la caduta di Siena in mano agli 
          imperiali, viene costituita questa entità politica di cui Carlo 
          V investe il figlio Filippo; 1557, questi, per soddisfare gli ingenti debiti che ha nei confronti 
          dei Medici, cede il senese, a titolo feudale, al duca Cosimo 
          I de' Medici, riservandosi però il diretto possesso di alcune 
          piazzeforti sul litorale tirrenico;
 queste piazzeforti:
 - Orbetello
 - Talamone
 - Porto Ercole
 - Monte Argentario
 - Porto Santo Stefano.
 costituiscono appunto lo Stato dei Presidi;
 1559, il trattato di Cateau-Cambrésis, stipulato tra Filippo 
          II di Spagna e Enrico II di Francia, 
          riconosce il possesso della nuova entità territoriale alla Spagna; notevole 
          è il valore strategico di questo stato in quanto queste città rafforzano 
          il predomino spagnolo sul Tirreno; esse fanno infatti parte di un sistema 
          integrato di basi militari che parte dalle Baleari e, attraverso Tunisi, 
          Malta, la Sicilia e la Sardegna, sancisce l'egemonia navale spagnola 
          sull'intero Mediterraneo occidentale;
 oltre a ciò le piazzeforti servono a tenere a bada la Repubblica di 
          Genova e il poco fidato duca di Toscana Cosimo 
          I;
 1646, i Presidi vengono attaccati dai francesi durante la guerra dei 
          trent'anni;
 1713-14, con le paci di Utrecht e Rastatt vengono assegnati, con il 
          Regno di Napoli (di cui per quasi un secolo seguono le sorti) agli austriaci;
 1738, sono assegnati a Carlo III di Borbone;
 1801, con la pace di Firenze, stipulata tra Napoleone 
          e Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, 
          essi passano sotto amministrazione militare francese anche se nominalmente 
          vengono assegnati al Regno d'Etruria;
 1815, il congresso di Vienna li restituisce al granducato di Toscana.
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