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STATO PONTIFICIO
Innocenzo XI
(1676-89)
Segreteria di stato
- direttore:
card. Alderano Cybo-Malaspina
[legato Pontificio ad Avignone (1677 -90), spia francese stipendiata da Louis XIV]
altri incarichi
- vicelegato ad Avignone: B. Cenci;  

- segretario delle Lettere cifrate o della Cifra : Lorenzo Casoni, suo cugino;

 
- segretario dei Memoriali:
. Giovan Battista de Luca
 
- segretario dei Brevi:
. Johan Walter Slusius
 
- sottodatario, datario:
. Francesco Liberati,
 
 

1686
Roma, si svolgono i festeggiamenti per la revoca dell'editto di Nantes da parte di Louis XIV;

Nomina altri 27 cardinali (26 i posti vacanti):
. 2 polacchi,
. 3 rappresentanti dell'Impero,
. 1 portoghese,
. 3 spagnoli,
. G.F. Negroni, tesoriere generale (scelta contestata),
. P.M. Petrucci (da cui si deduce che il papa non ritiene M. de Molinos ancora colpevole),
. M.A. Barbarigo, nipote di Gregorio e titolare della diocesi di Corfù (in urto con le autorità veneziane per essersi impegnato in un conflitto giurisdizionale con F. Morosini),
. S. Le Camus, arcivescovo di Grenoble (l'unico francese e sol9 perché in precedeza siè dimostrato ostile alla Declaratio cleri gallicani)
.
.
. ecc.

conferma con un breve la forma definitiva (14 Stazioni) del pio esercizio della Via Crucis che sostituisce tutte le altre (il numero delle Stazioni variava da un minimo di sette a un massimo di 37) e che accorda delle indulgenze "secondo l'uso dei Frati Minori guardiani dei Luoghi Sacri".
Vieta, tra l'altro, che le donne apprendano la musica da insegnanti uomini.

Anche la Russia aderisce alla Lega santa; liberazione di Buda.

Petrucci, Pier Matteo (1636-1701) cardinale.

ANNO 1686





1686
Sacro Romano Impero
Leopoldo I
Albero genealogico

(Vienna 1640 - 1705)
figlio di Ferdinando III e di Maria Anna d'Absburgo-Spagna;
1655-1705, arciduca d'Austria;
1655-1705, re d'Ungheria;
1655-1705, re di Boemia;
1658-1705, imperatore del Sacro Romano Impero;





1686
Giugno
14
, Filippo Guglielmo di Neuburg scrive al frate cappuccino Marco d'Aviano: "Dio sempre suscita più nemici al turco, come hora il moscovito [Pietro I il Grande] sta unito colla Polonia et entra in rottura col turco, che è una diversione grandissima";
29, acquistata la Transilvania gli austriaci sono costretti a giurare fedeltà ai suoi ordinamenti religiosi;

Luglio
Augusta, per impedire un'ulteriore espansione francese, stipula con il re di Spagna (come sovrano delle province comprese nel circolo della Borgogna), le Province Unite e il re di Svezia (come duca di Poemerania) un'alleanza difensiva [Lega di Augusta] stabilendo pure le forze che ognuno dovrà apprestare nel caso sia necessario respingere l'aggressione;
[Il nome di Willem III d'Orange non si legge nell'atto ma tutti sanno che esso è opera sua e che tra poco sarà lui il capo di una nuova coalizione contro la Francia.]

Settembre
2
, viena presa Ofen [Budapest] rimasta per circa 150 anni sede di un pascià turco;
6, anche Belgrado è ricondotta sotto il controllo delle truppe absburgiche;


AUSTRIA
 
BOEMIA
 
UNGHERIA



1686
Brandeburgo
Federico Guglielmo [il Grande Elettore]
Albero genealogico

(Berlino 1620 - Potsdam 1688)
figlio dell'elettore Giorgio Guglielmo e di Elisabetta Carlotta del Palatinato, fu educato nei Paesi Bassi presso Federico Enrico d'Orange;
1640-88, elettore di Brandeburgo;
nel 1641 ha ottenuto lo sgombero dei suoi territori da parte degli svedesi in cambio della rinuncia alla Pomerania occidentale;
nel 1648 la pace di Vestfalia gli ha assegnato i vescovati di Minden, Cammin e Halberstadt e la successione all'arcivescovato di Magdeburgo [poi unito ai suoi domini nel 1680];
1654-60, prima guerra del nord;
1660-88, duca indipendente di Prussia;
nel 1661, con la pace di Oliva, ha ottenuto la piena sovranità sulla Prussia, già feudo polacco;
1672-88, guerra d'Olanda: si schiera con le Province Unite contro la Francia e la Svezia;
nel 1679 le clausole del trattato di Saint-Germain-en-Laye non gli hanno permesso di recuperare la Pomerania occidentale ceduta a suo tempo agli svedesi;
nel 1680 ha unito ai suoi domini l'arcivescovato di Magdeburgo (in seguito al diritto di successione assegnatogli dalla pace di Vestfalia);
nel 1682 ha creato la Compagnia d'Africa;
dopo la revoca dell'editto di Nantes l'immigrazione nel 1685 di oltre 20.000 ugonotti francesi stimola le attività commerciali;




1686
Sassonia
Albero genealogico

(Dresda 1647 - Tubinga 1691)
figlio di Giovanni Giorgio II e di Maddalena di Brandeburgo-Bareith;
1680-91, principe elettore di Sassonia;
nel 1680 ha abbandonato l'alleanza con la Francia per quella con l'imperatore; riorganizza militarmente la Sassonia costituendo un esercito permanente;
nel 1682 ha partecipato alla liberazione di Vienna dai turchi;

1686
ducato di Sassonia-Gotha
Albero genealogico

-

1686
Baviera
Albero genealogico

(1662 - 1726)
figlio di Ferdinando Maria e di Enrichetta di Savoia († 1675);
1679-1706, principe elettore di Baviera;
[dal 1648 la Baviera ha incorporato l'Alto Palatinato]



1714-26, principe elettore di Baviera;


 

1686
REGNO di POLONIA
Jan III Sobieski
Albero genealogico

(Olesko, Leopoli 1624 - Wilanów 1696)

1674-96, re di Polonia;
nel 1681, con la pace di Karlowitz, ha ottenuto l'Ucraina e la Podolia;

 

1686
Maggio
6
, viene firmata la pace tra Polacchi e Russi;

 



1686
IMPERO OTTOMANO

Mehmet IV [Avci-il cacciatore]

Albero genealogico

(1642 - 1692)
figlio di Ibrahim e di Tarhan;
1648-87, sultano;
nel 1685 i veneziani hanno invaso Bosnia, Albania e Morea;



1686
nel 1685 i veneziani hanno invaso Bosnia, Albania e Morea;
ora Carlo di Lorena entra in Buda e i polacchi occupano parte della Podolia e dell'Ucraina;



 




1686
RUSSIA
Ivan V [il Semplice]
Albero genealogico

(Mosca 1666 - 1696)
figlio dello zar Alessio;
1682-89, zar di Russia;
assieme al fratellastro Pietro I ma di fatto non ha alcuna parte nel governo retto fino al 1689 dalla sorella Sofia;



Pietro I [il Grande]
Albero genealogico

(Kolomenskoe, Mosca 1672 - Pietroburgo 1725)
quartogenito dello zar Alessio Michajlovic e di Natalia Kirillovna Naryškina;
1682-1725, zar di Russia;
assieme al fratellastro Ivan V il Semplice e sotto la reggenza della sorella Sofia;


 
-
1686
-


 




1686
Francia e Navarra
Luigi XIV [il Re Sole]

(Saint-Germain-en-Laye-1638-Versailles 1715)
figlio di Luigi XIII e di Anna d'Austria;
1643-1715, re di Francia e di Navarra;
a 5 anni sotto la reggenza della madre;
1653-61, la sua formazione politica è opera di G. Mazarino.
1672-78, guerra franco-olandese;


Primo ministro
-
Cancelliere
Louis Boucherat
conte di Compans
(1685 1° nov - 2 set 1699)
Sovrintendente delle Finanze
Claude Le Peletier
(1683 set - 1689)
Segretario di stato agli Affari Esteri
J.-B. Colbert
marchese di Torcy
(1679 26 lug - 23 set 1715)
 
1686
-
Nord America
ACADIA
Governatore    

1686
Port Royal,

 

CANADA
[Il nome deriva dalla parola huron kanata – villaggio o insediamento – che venne utilizzata in riferimento agli indiani di Stadaconé dal navigatore bretone Jacques Cartier (1491-1557). Essa viene quindi applicata dai francesi anche al territorio di Micmac e Montagnais.]
Governatore generale della Nuova Francia
Jacques-René de Brisay de Denonville
marchese di Denonville
(1685 - 1689)
Intendente
Jacques de Meulles
(1682 - 1686)
Jean Bochart de Champigny
signore di Noroy e di Verneuil
(1686 - 1702)

1686
Marzo
il governatore Jacques-René de Brisay de Denonville (siamo ancora in tempo di pace) invia 30 regolari della colonia (troupes de la marine) e 70 miliziani alla conquista dei posti di commercio della Hudson's Bay Company.
Essi sono guidati dal cap. Pierre de Troyes († 1688) e accompagnati dal gesuita Antoine Silvy (1638-1711).

In poco meno di tre mesi la spedizione raggiunge il suo obiettivo lungo i percorsi indiani, cioè viaggiando in canoa su laghi e fiumi. Gli impiegati della Compagnia non hanno modo di difendersi e abbandonano i tre forti della Baia James, Moose Factorry (ribattezzato Fort Saint.Louis), Fort Rupert (Fort Saint-Jacques), e Fort Albany (Fort Sainte-Anne) mentre mantengono Port Nelson (poi York Factory), posto a nord.
[Fort Albany verrà riconquistata dagli inglesi nel 1693.]

Ottobre
il cap. Pierre de Troyes rientra trionfalmente a Québec con l'intero raccolto di pellicce di castoro che ha sequestrato agli inglesi.
Pierre Le Moyne d'Iberville et d'Ardillières (1661-1706) – che diventerà poi famoso per le sue imprese militari – è incaricato di mantenere il possesso dei porti francesi sulla baia.

 



1686
Province Unite e dei Paesi Bassi
WILLEM III
[Willem III Hendrik van Oranje]
(L'Aia 1650 - Londra 1702)
figlio di Willem II d'Orange e della p.ssa Mary Stuart, primogenita di Charles I d'Inghilterra;
1672-1702, statolder delle Province Unite e dei Paesi Bassi;
[nel novembre 1677 ha sposato sua cugina Mary, figlia dell'erede al trono inglese James Stuart.]
1686
Novembre
da Londra arriva all'Aia Ch. Mordaunt, conte di Peterborough, (divenuto noto per la sua opposizione alla corte inglese espressa alla Camera dei Lord) per proporgli di invadere subito l'Inghilterra, persuaso che sarebbe facile sorprendere i tre grandi regni;
ritenendo la proposta piuttosto fanciullesca conoscendo gli intrighi d'amore e di politica del suo interlocutore, ma soprattutto non ritenendo propizio il momento in quanto giudica il popolo inglese non ancora pronto ad accogliere un liberatore armato proveniente da una terra straniera, per questi e altri non meno importanti motivi tra cui lo scoppio di una guerra civile in Inghilterra con i suoi incerti e paurosi effetti, non ascolta il consiglio;
1689-1702, re di Gran Bretagna e Irlanda;

 

 

 

1686
Inghilterra e Scozia
James II

(Londra 1633- Saint-Germain-en Laye 1701)
figlio di Carlo I e di Enrichetta Maria di Borbone;
1685-88, re d'Inghilterra;
1685-88, re di Scozia (James VII);
1688-1701, rifugiato in Francia;

 

 

INGHILTERRA
Primo lord
del Tesoro
[First Lord
of the Treasury
]
Lawrence Hyde
I conte di Rochester
[cognato di James II]
(1679 - gen 1687)
Cancelliere
dello Scacchiere
[Chancellor
of the Exchequer
]
-

1686
il re dichiara ufficialmente che il proprio fratello Charles II è morto cattolico romano. Ciò è dimostrato da due scritti del defunto, rinvenuti in cassaforte, che egli fa stampare col più squisito lusso tipografico per poi distribuirli personalmente ai cortigiani e alle persone del popolo.
Ciò desta una grande inquietudine tra i tory aderenti alla chiesa anglicana e nemmeno provano soddisfazione i cattolici romani.
William Herbert, conte di Powis, considerato il capo dell'aristocrazia cattolica romana [sarebbe stato primo ministro se la congiura papale avesse avuto successo] pensa infatti che tentando prematuramente di entrare a forza nel Consiglio Privato e nella Camera dei Lord potrebbero perdere le proprie case e i vasti possedimenti, e finire la vita o da traditori alla Tower Hill, o da mendicanti alle porte dei conventi d'Italia. Dello stesso parere è anche Jean Bellasyse, un tempo remunerato con onori e gradi militari [prima della promulgazione del Test Act] e tutti i ricchi membri della chiesa cattolica tranne il decrepito e rimbambito lord Arundell di Wardour. Ma a corte c'è anche un gruppo di cattolici romani che sono impazienti di elevarsi alle dignità dello Stato e, avendo poco da perdere, non pensano al giorno della resa dei conti.
Uno di questi ultimi è Roger Palmer, conte di Castelmaine in Irlanda, e marito della duchessa di Cleveland.
[Tutti sanno che si è acquistato il titolo col disonore della moglie e il proprio. Il suo patrimonio è comunque scarso. A lungo in carcere, è stato pure processato per lesa maestà. Per sua fortuna le accuse gli sono piombate addosso dopo che si era spento il furore del popolo.]
Accanto a lui è Henry Jermyn di recente fatto pari da James II col titolo di lord Dover.
[Famoso vent'anni prima per i suoi sconci amori e duelli, si trova ora rovinato dal gioco e tenta di risalire la china con uffici lucrosi dai quali lo escludono le leggi.]
Allo stesso gruppo appartiene anche un irlandese, detto White, che ha molto viaggiato, servito gli Absburgo con un impiego a metà tra l'inviato e la spia e che per i servizi resi è stato creato marchese d'Albeville.
Dopo la proroga del parlamento questa fazione si arricchisce di un altro membro, Richard [Dick] Talbot, creato conte di Tyrconnel da James II.
[Appena giunto a corte da Dublino, è il più feroce di quanti odiano le libertà e la religione dell'Inghilterra. Poiché corre voce che intenda assassinare il duca di Ormond, viene mandato alla Torre ma dopo pochi giorni liberato.]
Ciascuno dei due partiti a corte ha zelanti alleati stranieri:
- Lawrence Hyde, I conte di Rochester (come prima G.S. Halifax) è sostenuto dai ministri di Spagna, dell'Impero e degli Stati Generali;
- la parte opposta è sostenuta da Barillon aiutato da un altro agente francese, inferiore per grado ma superiore per ingegno, Bonrepaux (di natali plebei, è brutto e quasi nano… inviato a Londra con commissioni di alta importanza nel 1685, viene in grazia al re per la sua perizia nelle cose marittime);
e ognuno il sostegno di un'autorità ecclesiastica;
- il papa è per la moderazione e i suoi sentimenti sono espressi dal nunzio e dal vicario apostolico;
- la Compagnia di Gesù sta dall'altra, rappresentata a Whitehall da Edward Petre [inglese, discendente da onorevole famiglia, prediletto di James II e da questi fatto scrivano del gabinetto intimo; forse il principale artefice della rovina di casa Stuart].
Sembra strano che queste due grandi potenze spirituali, un tempo inseparabili, siano ora in posizioni opposte.
[Il clero regolare era stato per quasi mille anni il sostegno principale della Santa Sede. Essa lo aveva protetto dai vescovi che volevano immischiarsi nelle sue faccende, e ne era stata ampiamente ricompensata. Senza gli sforzi dei regolari è probabile che il vescovo di Roma si sarebbe ridotto ad essere il presidente onorario d'una aristocrazia di prelati. E fu col soccorso dei benedettini che Gregorio VII poté lottare ad un tempo contro gli imperatori della Casa di Franconia e contro il clero secolare. E fu col soccorso dei domenicani e dei francescani che Innocenzo III spense la setta degli Albigesi.
Nel XVI secolo il papato era stato salvato da un nuovo ordine religioso: i Gesuiti. Ora, a oltre un secolo di distanza dalla loro nascita, si trovano dappertutto: dirigono i consigli dei re; decifrano iscrizioni latine; osservano il moto dei satelliti di Giove; pubblicano intere biblioteche, controversia, casistica, storia, trattati d'ottica, odi alcaiche, edizioni dei santi padri, madrigali, catechismi e satire; l'educazione letteraria della gioventù è quasi interamente nelle loro mani e condotta con squisita maestria.
Con assiduità e ancor maggior successo si dedicano al ministero della confessione. Per tutta l'Europa cattolica, i segreti di ogni governo e quasi di ogni notevole famiglia sono in loro potere.
In effetti la loro dottrina (molto simile a quella che si chiama oltremontana) differisce sia da quella di J.-B. Bossuet che da quella di M. Lutero. Essi condannano le libertà gallicane, il diritto dei concili ecumenici a sindacare la Santa Sede, e il diritto che vantano i vescovi a un mandato divino indipendente da Roma. Lainez, a nome di tutta la confraternita, nel Concilio di Trento aveva proclamato, fra gli applausi delle creature di Pio IV e i mormorii dei prelati francesi e spagnoli, che il governo dei fedeli è stato affidato da Cristo solo al papa e che solo nel papa è accentrata tutta l'autorità sacerdotale e che per mezzo del solo papa i sacerdoti e i vescovi sono rivestiti di tutta la loro autorità.
Per molti anni il collegamento tra il papa e i gesuiti non si è mai rotto.
Prima della metà del secolo XVII la Compagnia di Gesù vuole scrollarsi di dosso il giogo di Roma. Nasce una generazione di gesuiti disposti a lasciarsi proteggere e guidare dalla corte di Francia, meglio che da quella di Roma. Tale disposizione era a buon punto quando Innocenzo XI saliva al soglio pontificio.]
Il duca di Sunderland promette a Edward Petre un cappello cardinalizio; a Castelmaine, una magnifica ambasciata a Roma, a Dover, un lucroso comando nelle guardie; e a Tyrconnel un alto impiego in Irlanda.
Stretti da questo comune interesse, costoro cooperano a cacciare di seggio il lord Tesoriere.
Intanto Catherine Sidley viene creata dal re contessa di Dorchester. Alla notizia tutto il palazzo entra in agitazione. La regina sente ribollirsi nelle vene il fervido sangue italiano. Il re si dimostra, come al solito, pentito ma non riesce ad allontanare Catherine la quale dice fermamente che finché la Magna Charta e l'Habeas Corpus sono leggi del regno non ha nessuna intenzione di andarsene.
«E in Fiandra» grida ella «giammai! Ho imparato una cosa dalla duchessa di Mazzarino, mia amica, ed è di non fidarmi mai di un paese dove ci sono conventi». Infine sceglie l'Irlanda come luogo di esilio, forse perché lì è viceré il fratello maggiore del conte di Rochester suo protettore. Dopo molto indugiare, parte lasciando la regina vittoriosa.

Febbraio
il parlamento viene prorogato a maggio e Castelmaine parte per Roma col grado di ambasciatore di prima classe e con l'incarico di chiedere un cappello cardinalizio per padre Edward Petre;
[Finora gli affari del governo inglese alla corte papale sono stati affidati a Jean Caryl.]
Nei confronti dei fuorusciti Ugonotti il re inglese cambia registro. I princìpi del trattato di Dover diventano nuovamente i fondamenti della politica estera d'Inghilterra. Si fanno quindi ampie apologie per la scortersia con cui il governo inglese aveva agito verso la Francia mostrrando favore ai fuorusciti francesi. Il proclama che era tanto dispiaciuto a Louis XIV viene revocato. I ministri Ugonotti sono avvertiti di parlare con riverenza del loro oppressore nei loro pubblici discorsi onde evitare seri pericoli. James II non solo cessa di manifestare commiserazione verso di loro ma dichiara di credere che essi stiano covando perfidi disegni. Jean Claude, uno dei più illustri fuorusciti, ha pubbicato nel continente un libro nel quale dipinge con tinte vigorose i patimenti della sua gente. Barillon preme affinché il libro sia tolto dalla circolazione. Il re, non solo acconsente, ma ordina che venga bruciato davanti alla Borsa Reale per mano del boia. A nulla valgono le dimostrazioni di Jeffreys che il libro è scritto in lingua straniera, che è stato stampato in lingua straniera, che si riferisce interamente a fatti successi in un paese straniero e che nessun governo inglese si è mai impicciato di tali opere. Il re è irremovibile e il libro di Jean Claude viene dato alle fiamme.
Due prerogative ha ereditato il re dai suoi predecessori:
- la potestà di dispensare;
- la supremazia ecclesiastica.
[I confini non sono mai stati ben definiti e, se esercitate illimitatamente, sarebbero sufficienti per sovvertire tutto l'ordinamento politico dello Stato e della Chiesa.]
Esercitando la prima prerogativa il re propone di ammettere i cattolici romani non solo agli uffici civili e militari ma anche agli spirituali;
esercitando la seconda, spera di rendere il clero anglicano strumento della distruzione della loro propria chiesa.
Quattro tra i giudici (sebbene tory incalliti, fra cui uomini che avevano accompagnato Jeffreys nella sua missione di sangue e che avevano dato l'assenso alla morte di Cornish e di Elisabeth Gaunt) gli fanno capire che non possono assecondare la sua proposta.
Il vecchio Jones, capo giudice de' Piati Comuni, non d'accordo con il re, viene destituito e con lui anche Montague, capo barone dello scacchiere, e due altri giudici inferiori, Neville e Charlton.
Uno dei nuovi giudici [Il re ha deciso di avere dodici giudici che la pensino come lui in questa proposta] è Cristoforo Milton (fratello min ore del poeta) (realista durante la guerra civile pende ora per il papismo anche se sembra non essersi mai convertito alla chiesa di Roma) il quale si fa scrupoli a comunicare con la chiesa d'Inghilterra e ha quindi un forte interesse a difendere la potestà di dispensare.
Il re trova i suoi consiglieri giuristi disubbidienti quanto i giudici.
L'avvocato generale Heneage Finch, che si rifiuta di difendere la potestà di dispensare, viene destituito dall'ufficio e il suo posto è occupato dall'inutile Thomas Powis. Al procuratore generale Sawyer (implicato completamente nella più crudeli e inique persecuzioni del tempo, detestato dai whig come uomo che ha le mani imbrattate del sangue di Russell e di Sidney) viene ingiunto di rilasciare ordini per autorizzare i membri della chiesa di Roma ad occupare i benefici pertinenti a quella d'Inghilterra. Ma in questo frangente si dimostra fermo e onesto e risponde al re che valiare la sua proposta sarebbe come annullare l'intero diritto statutario, da Elisabetta I fino ad oggi. La sua mancata destituzione è dovuta solamente al fatto che il governo non sarebbe riuscito a trovargli subito un valido sostituto.
Gli atti preliminari sono comunque compiuti: c'è un avvocato generale per difendere la potestà di dispensare e dodici giudici per decidere a favore di quella.
[Quando James II è salito al trono, sir Edward Hales, gentiluomo di Kent (convertitosi al papismo quando nessuno lo poteva fare impunemente, aveva sempre tenuto segreta la sua conversione), ha apostatato pubblicamente e ha avuto come ricompensa il comando di un reggimento di fanteria.
[Poiché è stato tenuto per più di tre mesi senza prestare giuramento, era soggetto alla pena di 500 lire sterline che chiunque l'accusasse poteva incassare attraverso l'azione di debito. Quando si era usato un servo per depositare l'azione nella corte del Banco del re, egli non negava i fatti ma diceva di avere lettere patenti che lo autorizzavano a tenere il suo ufficio, malgrado il Test Act. L'accusatore, pur ammettendo che le ragioni dell'accusato erano vere in fatto, non riteneva sufficiente la risposta e così veniva posta una semplice questione di diritto da decidersi dalla corte. Un avvocato, notissimo strumento del governo, compariva per il simulato accusatore e faceva alcune obiezioni alle ragioni allegate dall'accusato. Il nuovo avvocato generale rispondeva. Il procuratore generale non prendeva parte al giudizio. Il Lord Capo Giudice, sir Edward Herbert, leggeva la sentenza. Annunciava di aver esposto la questione a tutti i dodici giudici e che undici di loro opinavano che il re poteva legittimamente dispensare dagli statuti penali nei casi particolari e per ragioni di grave importanza. Il barone Street, l'unico ad esprimere un voto contrario, non veniva destituito dall'ufficio.
(considerato un uomo immorale dai suoi stessi parenti, gli era stato probabilmente ordinato di votare contro).
Un mese dopo la sentenza, quattro lord cattolici romani sono stati chiamati al Consiglio Privato. Due di loro, Powis e Bellasyse, appartenenti al partito moderato, probabilmente hanno accettato l'ufficio con ripugnanza e con molti tristi presentimenti; gli altri due, Arundell e Dover, non ne hanno avuti.
La potestà di dispensare viene ora adoperata per rendere i cattolici romani atti ad occupare i beneficii ecclesiastici. Dopo il rifiuto di Sawyer, è il nuovo avvocato generale che emana prontamente i decreti. Ne beneficiano, tra gli altri, Edward Sclater (papista, abiurerà il cattolicesimo dopo la rivoluzione) e il vecchio prete Obadia Walker (anglicano di facciata e quindi rettore del collegio universitario di Oxford, ma papista). In pochi giorni nel collegio vengono celebrati pubblicamente i riti cattolici romani. Come cappellano viene posto un gesuita e viene collocata una tipografia con licenza regia per stampare i libri cattolici romani.
[Dopo la rivoluzione, portato alla barra della Camera dei Comuni per rendere ragione della sua condotta, protesterà di non aver mai mutato religione… e di non aver mai provato a convertire alcun uomo…]
Ai due comunque, dopo essersi fatti papisti, viene permesso di tenere solamente i benefici già loro concessi quando si dicevano protestanti. Quando invece si rende vacante il decanato di Christchurch (un ufficio che, essendo uno dei più considerevoli nell'Università di Oxford per dignità ed emolumenti, dovrebbe appartenere alla chiesa anglicana) viene nominato decano Jean Massey manifestamente membro della chiesa di Roma.
Al nunzio romano il re dice che, come ad Oxford, così farà a Cambridge.
I protestanti hanno quindi buone ragioni per temere che presto l'intero governo della chiesa anglicana cada nelle mani dei suoi nemici. Vi sono infatti altre tre sedi vacanti di vescovadi:
- il vescovado di Oxford viene dato a Samuel Parker, parassita, la cui religione (se una ne ha!) è quella di Roma, e che si dice protestante solo perché ha una moglie;
- il vescovado di Chester, vacante per la morte di Jean Pearson (rinomato filologo e teologo), viene conferito a Thomas Cartwright, ancora più parassita di Samuel Parker;
- il vescovado di York rimarrà ancora vacante per vari anni.
D'altro canto James II neppure dissimula l'intendimento che ha di giovarsi con vigore e sistematicamente di tutti i poteri di ci dispone come capo della chiesa anglicana, per distruggerla.
Dice con parole chiare che… «per opera della divina provvidenza, l' Act of Supremacy [Atto di Supremazia emanato da Henry VIII nel 1534, riconfermato con l' Uniformity Act da Elisabeth I nel 1559 e da Charles II nel 1662] sarà il mezzo di richiudere la fatale ferita da esso inflitta nel corpo della chiesa universale. Henry ed Elisabeth usurparono un domino che di diritto apparteneva alla Santa Sede. Tale dominio, nel corso della successione, è giunto ora nelle mani di un principe ortodosso il quale lo terrà come deposito appartenente alla Santa Sede. La legge gli dà potestà di reprimere gli abusi spirituali e il primo di quelli che egli intende reprimere è la libertà con cui il clero anglicano difende la propria religione e combatte contro le dottrine di Roma».
Ma ha fatto male i suoi conti.
La prerogativa della supremazia ecclesiastica di cui è rivestito, infatti, non è quella stessa alta e terribile esercitata da Elisabeth I, James I e Charles I. L'Act of Supremacy che dà alla Corona una quasi infinita autorità visitatoria sopra la chiesa, sebbene non sia mai stato formalmente abrogato, ha perso gran parte del suo vigore. La legge in sostanza rimane, ma senza nessuna formidabile sanzione e senza efficace sistema di procedura, è poco più che una lettera morta.
Lo statuto che rese ad Elisabeth I il dominio spirituale, assunto dal padre e deposto dalla sorella, conteneva una clausola che dava al sovrano autorità di costituire un tribunale che poteva investigare, riformare e punire i delitti ecclesiastici. In virtù di tale clausola fu creata la corte dell'Alta Commissione; corte che per molti anni era stata terribile ai non-conformisti e sotto la cruda amministrazione di W. Laud divenne argomento di timore e di odio anche a coloro che amavano la chiesa anglicana. Riunitosi il Lungo Parlamento, l'Alta Commissione venne generalmente giudicata come il più grave degli abusi che la nazione sosteneva. Venne fatta quindi alquanto frettolosamente una legge che non solo privò la Corona della potestà di nominare visitatori per sovrintendere alle faccende della chiesa, ma abolì senza distinzione ogni specie di corti ecclesiastiche.
Dopo la restaurazione, i cavalieri (numerosi nella Camere dei Comuni) convinti che lo statuto che aveva distrutto tutte le corti cristiane del reame senza nulla sostituirvi dovesse subire delle modifiche, lo revocarono tranne nella parte che riguardava l'Alta Commissione. In tal modo le corti arcidiaconali, le concistoriali, quella dell'arcivescovo di Canterbury, quella cosiddetta de' Peculiari e la corte dei Delegati, furono ripristinate; ma l'atto in virtù del quale ad Elisabeth ed ai suoi successori era stata concessa la potestà di nominare commissioni con autorità visitatoria sopra la Chiesa non solo non venne ripristinata ma con parole estremamente forti fu dichiarato pienamente abrogato. È chiaro quindi che James II non è competente ad istituire una commissione con potere di visitare e governare la chiesa anglicana.

Aprile
il re delibera di creare una nuova corte d'Alta Commissione; il progetto non viene subito eseguito ed è avversato da tutti i ministri che non sono ligi alla Francia e ai gesuiti. I giureconsulti lo considerano un'oltraggiosa violazione della legge e gli aderenti alla chiesa anglicana come un'aggressione alla loro chiesa;
William Sherlock, insigne teologo, che dopo aver scritto con asprezza contro i whig e i dissenzienti era stato remunerato dal governo con l'ufficio di maestro o rettore del Tempio e con una pensione, è uno dei primi ad incorrere nello sdegno del re; gli viene sospesa la pensione e viene severamente redarguito;
poco dopo Jean Sharp, decano di Norwich e rettore di Saint Giles-in-the-Fields, predicatore di gran fama e prete esemplare, tory in politica come tutti i suoi confratelli e come tale fatto cappellano regio, in seguito ad un suo discorso contro le alte pretese della chiesa di Roma, gli vengono mosse false accuse che spingono Sunderland ad ordinare al vescovo di Londra Compton di sospendere il prete fino a che il re avesse altrimenti provveduto. Il vescovo, ritenendo ingiusto giudicare prima che l'accusato potesse difendersi, espone al re la difficoltà di eseguire l'ordine ricevuto e avverte in privato Jean Sharp di non mostrarsi per il momento in pubblico. Ciò non fa altro che infuriare il re. Jean Sharp viene dimenticato e il vescovo diventa segno della vendetta del governo.

Maggio
il parlamento viene prorogato a novembre.

Luglio
il re, sfidando direttamente due atti del parlamento formulati in termini precisi, affida l'intero governo della chiesa a una Commissione Ecclesiastica composta di sette membri. Capo della Commissione è il cancelliere la cui presenza e il cui assenso sono necessari per ogni atto; gli altri sei commissari sono:
tre prelati:
- il primo nella lista, l'arcivescovo Sancroft (convinto dell'illegalità della corte) delibera, scusandosi, di non accettare il regio mandato adducendo altri affari e la malferma salute (il suo nome non viene cancellato dalla lista dei Consiglieri Privati, ma non sarà più chiamato in Consiglio).
- il vescovo di Durham, Nataniele Crewe, di nobile stirpe ma persona abietta, vana e codarda, fatto decano della Cappella Reale quando il vescovo di Londra venne cacciato di palazzo, accetta, certo che il suo nome rimarrà nella storia;
- Il vescovo di Rochester, Thomas Sprat, è il terzo commissario clericale;
tre laici:
- Lord Tesoriere: conte di Rochester, disapprovando la cosa e brontolando, alla fine accetta di servire;
- Lord Presidente: Sunderland, rappresentante la cabala gesuitica, obbedirà sicurametne a tutte le voglie del re;
- Capo giudice del Banco del Re.
Il re dispone inoltre che tutti i collegi e le scuole di grammatica, anche quelli istituiti dalla liberalità di benefattori privati, siano sottoposti all'autorità della nuova Commissione.
In questo modo, tutti coloro che per guadagnarsi il pane sono impiegati nella chiesa o nelle istituzioni accademiche, dal Primate fino al più piccolo curato, dai vicecancellieri d'Oxford e di Cambridge fino al più umile pedagogo che insegna il Corderio, rimangono preda degli umori del re. Se qualcuno di loro viene sospettato di aver fatto o detto qualcosa contro il governo, i commissari possono citarlo dinanzi al loro tribunale. All'accusato non si dà copia dell'atto di accusa; viene esaminato e riesaminato a piacere dei commissari. Può essere sospeso dall'ufficio, destituito, dichiarato incapace di occupare beneficio alcuno per l'avvenire. Se è contumace può essere scomunicato o, in altre parole, privato di tutti i diritti civili e imprigionato a vita. A discrezione della corte può anche essere condannato a pagare le spese del processo che lo ha ridotto ad accattare. Non c' è appello.
Appena apertasi la Commissione, il vescovo di Londra Compton viene citato dinanzi al nuovo tribunale. Il cancelliere Jeffreys gli chiede perché non ha sospeso il dottor Jean Sharp cioè… perché non ha obbedito al re.
Con qualche difficoltà il vescovo riesce ad ottenere l'assistenza di un avvocato e, udite le ragioni addotte, il Tesoriere, il Capo Giudice e Thomas Sprat decidono di assolverlo dall'accusa. Il re, imbestialito, anche perché la commissione ecclesiastica si sta comportando come il suo parlamento, dice al conte di Rochester di dichiarare colpevole il vescovo o di lasciare l'ufficio del Tesoro.
Il conte di Rochester si arrende e il vescovo Compton viene sospeso dalle sue funzioni spirituali; il carico della sua grande diocesi è affidato ai suoi giudici Thomas Sprat e Nataniele Crewe.
Egli seguita, non per molto, a risiedere nel suo palazzo e a riscuotere le rendite certo che se si fosse tentato di privarlo dei suo emolumenti temporali si sarebbe posto sotto la protezione del diritto comune [Common Law]. E lo stesso Herbert aveva dichiarato che i tribunai di diritto comune avrebbero emanato sentenza contro la Corona. Ciò induce il re a darsi una calmata per cui egli delibera di differire per breve tempo la confisca dei beni dei chierici disubbidienti.
A dir la verità c'è anche il malcontento generale, che rapidamente sta montando, a rendere esitante le scelte reali.
Da lungo tempo il parlamento ha inibito la celebrazione del culto cattolico romano. Nel corso di varie generazioni nessun prete cattolico romano ha più osato mostrarsi in pubblico con le insegne del proprio ufficio. Contro il clero regolare e contro gli irrequieti gesuiti sono state fatte molte leggi rigorose. Ogni gesuita che mettesse piede nel regno verrebbe impiccato, strascinato e squartato. Coloro che lo scoprissero riceverebbero un premio. Non gode neanche del beneficio della regola generale che gli uomini non sono tenuti ad accusare se stessi. Chiunque sia in sospetto di essere gesuita può essere interrogato e, rifiutandosi di rispondere, incarcerato a vita. Queste leggi, anche se non sono mai state rigogorosamente messe in esecuzione (tranne nei tempi di speciale pericolo) e sebbene non abbiano mai impedito ai gesuiti di entrare in Inghilterra, hanno reso necessario il travestimento.
Ora, con una certa sfrontatezza, ogni travestimento viene messo da parte e sorgono in tutto il regno anche cappelle cattoliche romane. A Clerkenwell, nel luogo dell'antico chiostro di San Giovanni, viene eretto un convento. I francescani occupano un edificio in Lincoln's Inn Fields. I carmelitani sono acquartierati nella città. Una congrega di benedettini alloggia nel palazzo di San Giacomo. Nel Savoy viene edificata ai gesuiti una vasta casa con una chiesa e una scuola.
[Del resto Bacone aveva detto che il metodo d'istruzione adoperato nei collegi dei gesuiti era il migliore che fino allora si conoscesse nel mondo ed aveva mostrato amaro rincrescimento pensando che un sistema così tanto ammirevole di disciplina intellettuale e morale dovesse servire agli interessi di una religione così tanto corrotta.]
Non è improbabile quindi che il nuovo collegio nel Savoy, sotto la protezione del re, diventi un formidabile rivale delle grandi scuole di Eaton, di Westminster e di Winchester. Poco dopo la sua apertura, la scuola conta già quattrocento fanciulli, circa metà dei quali sono protestanti. Questi ultimi non sono tenuti ad ascoltare la messa ma non c'è ombra di dubbio che l'influenza degli esperti precettori di Santa Romana Chiesa, versati in tutte le arti che valgono a conquistare la fiducia e l'affetto della gioventù, non farà molti proseliti.
Il popolino, mosso più presto da ciò che tocca i sensi che da ciò che si dirige alla ragione, è molto eccitato da questi ultimi avvenimenti. Migliaia di rozze e ignoranti persone (nulla capiscono cosa significhi potestà di dispensare o Commissione Ecclesiastica) vedono con indignazione e terrore un collegio di gesuiti sorgere sulle rive del Tamigi, frati in sottana e cappuccio passeggiare nello Srand, i devoti accorrere in folla alle porte dei templi….
In diversi luoghi del paese scoppiano i tumulti.
In Coventry e in Worcester il culto cattolico romano viene violentemente interrotto. In Bristol la marmaglia, spalleggiata (così si dice) dai magistrati dà un profano e indecente spettacolo; chiamato il presidio a reprimere la plebaglia, avviene lo scontro. Cio nononstante, l'inviato dell'elettore palatino, incoraggiato dal re, erige una cappella in Lime Street. I capi del municipio, tory riconosciuti, protestano definendo questo atto illegale. Il Lord Confaloniere riceve l'ordine di presentarsi dinanzi al Consigio Privato dove viene redarguito dal re di non impicciarsi… "di uomini dall'abito lungo o dall'abito corto". Quando la cappella viene aperta al pubblico, tutto il vicinato accorre a Cheapside per aggredire la nuova chiesa. I sacerdoti sono insultati. Un crocefisso strappato dal luogo è posto sopra il pozzo della parrocchia. Il Lor Gonfaloniere, uscito fuori a quietare il tumulto, viene accolto con il grido «Non vogliamo Dio di legno». La milizia civica, comandata a reprimere la folla, partecipa al sentimento del popolo.
Anche se il principe elettore si scusa con il popolo di Londra (ha pure lui sudditi protestanti e sa benissimo con quanta cautela e destrezza debba agire un principe cattolico posto in siffatte condizioni), il re desidera e ordina che la cappella rimanga in città.
Effetti sul commercio.
Il ministro olandese scrive agli Stati Generali che gli affari alla Borsa si sono fermati. I commissari delle dogane riferiscono al re come nel mese successivo all'apertura della cappella in Lime Street, gli incassi del porto del Tamigi siano diminuiti di alcune migliaia di lire sterline, Vari Aldermanni, pur zelanti realisti nominati in ufficio sotto il nuovo statuto municipale, che non amano né il papismo né la legge marziale, danno le dimissioni.
Deciso a non cedere, il re forma un campo militare in Hounslow Heath dove, in una circonferenza di due miglia e mezzo, riunisce 14 battaglioni di fanteria e 32 squadroni di cavalleria componenti insieme un'armata di 13.000 uomini. Sul posto vengono trascinati dalla Torre, attraverso la città, 26 pezzi di artiglieria e molti cariaggi d'armi e di muniziopni. Appena formatisi gli accampamenti, corsa la voce di litigi tra i soldati e i papisti, viene distribuito un breve scritto intitolato Indirizzo a tutti gli Inglesi protestanti dell'armata con cui si esortano le truppe a combattere in difesa non del Messale ma della Bibbia, della Magna Charta e della Petizione de' Diritti; il suo autore è Samuel [Giuliano] Johnson.
[Prete della chiesa anglicana, ex cappellano di lord Russell, aveva dato alle stampe un libro col titolo Giuliano Apostata con lo scopo di dimostrare che i cristiani del IV secolo non ammettevano la dottrina della non-resistenza. Le disquisizioni e allusioni seguite all'uscita del libro avevano toccato il re a tal punto che l'autore veniva accusato di calunnia, convinto reo e condannato a una multa che egli non poteva pagare. Gettato in carcere, era probabile che ci rimanesse per tutta la vita. Sopra la stanza che egli occupava nella prigione del Banco del Re era rinchiuso un altro condannato Ugo Speke, giovane di buona famiglia ma di indole bassa e depravata. Aveva tentato, per mezzo di uno dei suoi fantocci, di indurre Charles e James ad assassinare il conte di Essex nella Torre. Scoperto come mandante del delitto, era stato rinchiuso in carcere dove però, grazie alle sue possibilità finanziarie, poteva procurarsi quegli agi che ai poveri non è consentito ed era così poco controllato da poter comunicare di continuo con uno dei suoi colleghi che dirigeva una tipografia clandestina.
Questa volta, scoperto perché tradito da un subordinato di cui i due si sono serviti per distribuire in migliaia di copie il citato IndirizzoSamuel [Giuliano] Johnson (non fa il nome di Ugo Speke) viene dichiarato reo e condannato ad essere tre volte posto alla berlina e fustigato da Newgate a Tyburn. Quando il giudice sir Francis Withins dice al condannato di ringraziare la moderazione del procuratore generale che non ha considerato il delitto di lesa maestà, egli risponde di non dover proprio ringraziare nessuno e che il suo unico delitto è stato quello di aver difeso la chiesa e le leggi contro le varie pubblicazioni di papisti lasciati ogni giorno impunemente insultare la chiesa e violare le leggi…
Viene deliberato che prima di mandare ad esecuzione la sentenza, il reo sia degradato della dignità sacerdotale e i prelati della commissione ecclesiastica ai quali è stata affidata la cura della diocesi di Londra lo citano dinanzi a loro nelle stanze del Capitolo della cattedrale di San Paolo.
La cerimonia di svestizione colpisce un po' tutto il popolo londinese. Giunto il giorno della fustigazione egli viene colpito con un flagello di nove funi ben 317 volte. Fra il clero anglicano non trova compassione. I preti della chiesa anglicana infatti sostengono tenacemente la dottrina della non-resistenza mentre lui invece ha tentato di giustifcare la ribellione e ha pure accennato di approvare il regicidio. Pur tuttavia, mentre fuggono dall'idea di difendere la propria religione con la spada, decidono di lottare in modo diverso, predicando contro gli errori del papismo.
Migliaia di teologi, da Berwick fino a Penzance, predicano ogni domenica. Impossibile arrestarli tutti. Le tipografie di Londra, di Oxford e di Cambridge sono in continuo movimento. La legge che sottopone a censura la stampa non impedisce gli sforzi dei controversi protestanti poiché contiene una clausola a favore delle due università e autorizza la pubblicazione delle opere teologiche approvate dall'arcivescovo di Canterbury. Non è quindi in potestà del governo imporre silenzio ai difensori della religione di stato.
Una numerosa legione di combattenti affila le armi contro il nemico comune per salvare la chiesa anglicana (contrariamente a quanto succederà in futuro!!): Tillotson, Stillingfleet, Sherlock, Prideaux, Whitby, Patrick, Tenison, Wake. La retorguardia è composta dai più insigni baccellieri che studiano per avere il diaconato. Tra le reclute che Cambridge ha in campo c'è un allievo di Newton, Henry Wharton [† poco dopo]. Tra quelle di Oxford c'è Francis Atterbury [le cui doti intellettuali turberanno per quarant'anni la chiesa e lo stato].
Da tali ingegni sono discusse tutte le questioni tra papisti e protestanti, ora in una forma popolare che possano intenderle anche i fanciulli e le donne, ora con estremo acume di logica ed ora con immenso corredo di dottrina:
- le pretese della Santa Sede,
- l'autorità della tradizione,
- il purgatorio,
- la transustanziazione,
- il sacrificio della messa,
- l'adorazione dell'ostia,
- il negare il calice ai laici,
- la confessione,
- la penitenza,
- le indulgenze,
- l'estrema unzione,
- la invocazione dei santi,
- l'adorazione delle immagini,
- il celibato del clero,
- i voti monastici,
- l'uso di celebrare il culto pubblico in una lingua ignota al popolo,
- la corruttela della corte di Roma,
- la storia della Riforma,
- i caratteri dei principali riformatori.
Tutto quindi viene abbondantemente discusso. Un gran numero di assurde leggende di miracoli fatti dai santi e dalle reliquie sono tradotte dall'italiano e pubblicate con esempi delle arti pretine che hanno ingannato gran parte della cristianità.
[Molti degli scritti pubblicati dai teologi anglicani nel breve regno di James II probabilmente sono andati distrutti. Quelli che si possono ancora trovare nelle grandi biblioteche formano una congerie di ca ventimila pagine [così lord Macaulay, Storia dell'Inghilterra, vol. II (1685-88) - traduzione del 1860 di Paolo Emiliani-Giudici.]
Ma i cattolici romani non cedono senza lottare. Uno di loro, Henry Hills, è nominato stampatore della casa e cappella reale, e posto dal re a capo di un grande ufficio a Londra dal quale escono centinaia di libri e libercoli teologici.
Non meno operosi di Oxford sono i torchi d'Obadia Walker ma, salvo qualche cattiva traduzione di J.-B. Bossuet, queste tipografie non pubblicano alcuna opera che abbia un minimo pregio.
[Il più grande degli scrittori cattolici viene reputato di terz'ordine. Ciò è dovuto a molti difetti, non ultimo la mancata dimestichezza con la lingua inglese parlata e scritta, così come confermato dal gesuita Andrea Pulton.]
L'ambasciatore francese Barillon afferma: «Il malcontento è grande e universale; ma il timore di cadere in maggiori mali trattiene tutti coloro che hanno qualche cosa da perdere. Il re manifesta apertamente la gioia che prova trovandosi nella condizione di poter menare colpi arditissimi. Egli ama vedere che altri si congratulano con lui. Me ne ha parlato, assicurandomi che non intende indietreggiare».

Intanto nelle altre parti del Regno sono accaduti fatti interessanti.
Le condizioni dei protestanti episcopali di Scozia differiscono grandemente da quelle in cui si trovano i loro confratelli inglesi. Nelle contrade meridionali dell'isola, la religione di stato è quella del popolo ed è del tutto indipendente da quella che deriva dal sostegno del governo.

Novembre
la riunione del Parlamento viene ulteriormente prorogata a data da destinarsi;
Ch. Mordaunt, conte di Peterborough, divenuto noto per la sua opposizione alla corte espressa alla Camera dei Lord, si rifugia all'Aia;

intanto…
ritornata da Dublino, lady Catherine Sidley, contessa di Dorchester, divenuta nuovamente concubina del re; lei non s'interessa di politica e lascia ai gesuiti il compito di guidare il suo amante del cui cuore è l'unica padrona (parecchie donne sono state abbandonate) assieme alla chiesa cattolica.
A Whitehall avvengono due conversioni:
. Henry Mordaunt, conte di Peterborough;
[ex militare e diplomatico, è così affranto dagli anni e dall'infermità che chi lo vede così barcollante per le sale di Whitehall si conforta al pensare che ha abiurato la religione dei suoi avi quando le sue facoltà intellettive lo hanno abbandonato…]
. William Cecil, conte di Salisbury;
[oltremodo sensuale, è ingrassato tanto da muoversi appena e, divenuta proverbiale la sua imbecillità, è ridicolizzato da tutti…]
Questi due uomini sono i più alti in grado tra i proseliti di James II. Tra gli altri rinnegati, uomini di doti insigni ma privi di ogni principio e di ogni senso della propria dignità, sono:
. W. Wycherley (licenzioso scrittore la cui conversione è stata sicuramente pagata dal re);
. M. Tindal (diventerà noto per i suoi scritti contro il cristianesimo!! ma i teologi non dimenticheranno certo le sue vecchie convinzioni);
. Joseph Haines (avventuriero di versatile ingegno, scroccone, falsificatore di monete, falso testimonio, mallevadore impostore, maestro di ballo, buffone, comico, poeta; dopo la conversione si reca in Italia come addetto all'ambasciata di Castelmaine ma poi, per riprovevole condotta, ne viene cacciato);
. J. Dryden (poeta laureato, considerato il primo fra i poeti contemporanei; in alcuni libelli il suo nome è spesso unito a quello di Joseph Haines; povero, ha un risentimento totale verso i preti di tutte le religioni, leviti, auguri, muffi, cattolici romani, presbiteriani, anglicani; poiché si rende conto che rimanendo protestante i suoi servizi non saranno mai remunerati, diventa cattolico romano e così il re gli concede subito una pensione annua di cento lire sterline con l'incarico di difendere appunto la nuova religione in versi e in prosa).

Il conte di Rochester, cognato del re, pur risoluto di non abiurare la propria religione, pur tuttavia simula di parlare come uomo che ondeggi nel dubbio, si fa prestare libri papisti, ascolta cortesemente i teologi cattolici romani. Ha vari colloqui con il vicario apostolico Leyburn, con il cappellano ed elemosiniere della regina vedova Golden e con Bonaventura Giffard teologo educato alla polemica nelle scuole di Doaggio.
Viene infine stabilito ci sia una disputa formale tra codesti dottori ed alcuni ecclesiastici protestanti.
Il re dice al cognato di scegliere qualunque ministro della chiesa anglicana, esclusi Tillotson (il più popolare predicatore del tempo) e Stillingfleet (noto per il suo saper maneggiare tutte le arti della controversia).
Il conte di Rochester elegge due cappellani regi:
. Simone Patrick (noto commentatore della Bibbia);
. ? Jane (tory virulento, che ha cooperato a formulare il decreto con cui l'università di Oxford ha abbracciato le peggiori follie di Filmer).
30, a Whitehall avviene la conferenza alla quale è presente come uditore soltanto il re; ma anche se il conte di Rochester ha chiesto segretezza circa il dibattito, ormai tutta Londra sa che il Lord Tesoriere ha consentito ad essere ammaestrato nelle dottrine del papismo. Simone Patrick e ? Jane sono stati visti entrare per la porta che conduce alle stanze di Chiffinch, alcuni cattolici romani che girano a corte hanno indiscretamente e ad arte propagato la notizia e altro ancora.
I tory aderenti alla chiesa anglicana stanno in attesa di notizie più certe; rincresce loro solo il pensare che il loro capo si sia mostrato ondeggiante nelle proprie convinzioni religiose.
Il conte di Rochester si reca dal re per dirgli umilmente che si vocifera che se non farà come vuole Sua Maestà non sarà più tollerato nel suo ufficio. Il re, seccato, gli risponde di non badare alle chiacchiere e di continuare a discutere invece con Jane e Giffard.
Dicembre
17
, il conte di Rochester è chiamato alle stanze del re il quale gli dice che in questo difficile momento l'ufficio di Lord Tesoriere non può essere affidato da un re cattolico a un uomo zelante della chiesa d'Inghilterra. Al conte non resta altro che cercare di ritirarsi con miglior benservito possibile. Ottiene:
- una pensione vitalizia di 4.000 lire sterline annue per due vite, sui proventi dell'ufficio postale;
- ha accumulato molto denaro dagli averi dei traditori;
- conserva l'obbligazione scritta di 40.000 sterline firmata da Grey e una concessione di tutte le terre che la Corona possiede nei vasti beni di Grey.
Nessuno è mai stato cacciato dal suo impiego a condizioni così vantaggiose.
Al plauso dei sinceri amici della chiesa anglicana il conte di Rochester ha ben poco diritto. Per mantenersi in ufficio:
- ha seduto in questo tribunale illegalmente creato con lo scopo di perseguitarla;
- ha disonestamente votato la degradazione dei più cospicui ministri di quella;
- ha simulato di dubitare dell'ortodossia, ascoltato con apparenza di docilità i maestri che la chiamano scismatica ed eretica;
- si è offerto di assecondare i più accaniti nemici cospiranti a distruggerla.
[Ciò nononstante, la maggior parte degli aderenti alla chiesa anglicana lo esalterà quasi sia stato il più intrepido e puro dei martiri.]

 

 
SCOZIA
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1686
La chiesa stabilita in Scozia è la chiesa di pochi. La maggior parte della popolazione delle pianure aderisce fermamente alla disciplina dei presbiteriani. La grande massa dei protestanti scozzesi rifugge con orrore dalla prelatura come istituzione contraria alle divine scritture e di origine straniera. I discepoli di J. Knox la considerano quasi una reliquia delle abominazioni della grande Babele. Questo popolo, altero della memoria di W. Wallace e di R. Bruce, ricorda amaramente come la Scozia, da quando i suoi sovrani sono ascesi al trono dell'Inghilterra, sia stata indipendente solo di nome. L'ordinamento episcopale richiama alla mente di ognuno l'immagine di tutti i danni provocati da venticinque anni di corrotto e crudele governo.
I ricordi del parlamento scozzese sono pieni zeppi di leggi che ispirano vendetta contro coloro che in qualunque modo deviano dalla meta prescritta. Secondo un atto parlamentare, del tempo di J. Knox e impregnato del suo spirito, è un gravissimo delitto ascoltare la messa; delitto che, ripetuto tre volte, diventa capitale [Atti parlam., 24 ago 1560/15 dic 1567].
Un altro atto, approvato da poco da James II, punisce a morte chiunque osi predicare in un conventicolo presbiteriano qualunque, ed anche coloro che siano intervenuti ad un conventicolo all'aria aperta [Atti parlam., 8 mag 1685]. L'eucarestia non è come in Inghilterra degradata alla condizione di Test Act civile, ma nessuno può occupare qualsiasi ufficio, aver seggio in parlamento o anche diritto di votare nelle elezioni parlamentari senza firmare, prestando giuramento, una dichiarazione che riprovi con fortissime parole i principi sia dei papisti che dei convenzionisti [Atti parlam., 31 agosto 1681].
Nel Consiglio Privato di Scozia ci sono due partiti, che corrispondono a quelli che lottano tra loro in Whitehall:
. William Douglas, duca di Queensberry, è Lord Tesoriere; come il suo collega inglese è tory e sinceramente attaccato alla religione di stato; così non sono invece molti dei suoi colleghi che partecipano alla camera del consiglio di Edimburgo, per venticinque anni scuola di vizi pubblici e privati e che oggi non ha nulla da contrapporre a Westminster;
. Drummond, conte di Perth, è Cancelliere;
. lord John Misfort (fratello di Drummond) è Segretario di Stato.
Questi ultimi due, decisi di soppiantare il Lord Tesoriere, dichiarano di aver letto i documenti trovati nella cassaforte di Charles II e di essersi convertitti alla chiesa cattolica romana; di aver cominciato a confessarsi e ad ascoltare la messa.
[A dimostrazione di quanto poco c'entri la coscienza in tale decisione, basti dire che il conte di Perth, pochi giorni dopo sposerà una cugina germana senza provvedersi di relativa dispensa.]
Dopo un viaggio a Whitehall, il conte di Perth e John Misfort, pur fallito il tentativo di addebitare delle colpe al Lord Tesoriere, tornano ad Edimburgo capi del governo della loro patria.
. Alexander Stuart, conte di Murrey, discendente ed erede del reggente, abiura la religione del suo antenato e si dichiara membro della chiesa di Roma.
Il Lord Tesorire è costretto a soffrire in silenzio.
A Edimburgo giungono lettere regie che autorizzano i papisti a occupare gli uffici senza essere sottoposti al Test Act; al clero viene rigorosamente comandato di non fare nelle prediche riflessioni sulla religione cattolica romana; il cancelliere invia i mazzieri del consiglio privato in giro per le poche tipografie a ordinare che nulla sia pubblicato senza sua licenza; si capisce bene che tale ordine è volto ad impedire la circolazione degli scritti protestanti; a Leith, indirizzato alla casa di lord Perth, arriva un carico di immmagini, di rosari, di croci e di turiboli; l'importazione di queste cose era da lungo tempo ormai considerata illegale e quando nella casa del cancelliere il popolo viene a sapere che è stata accomodata una cappella papalina e che vi si celebra regolarmente la messa, insorge, dà l'assalto al luogo, strappa le inferriate dalle finestre e imbratta di fango lady Perth e alcune sue amiche.
Uno dei rivoltosi viene arrestato e condannato alla fustigazione per ordine del Consiglio Privato. I suoi compagni lo liberano e bastonano il boia. Per tutta la notte la città è in tumulto. Gl studenti dell'università si uniscono alla folla incoraggiando gli insorti. L'intervento dei soldati viene accolto con una pioggia di sassate e un ufficiale rimane ferito. Viene quindi dato l'ordine di far fuoco sulla folla e vari cittadini rimangono uccisi. Il tumulto diventa serio, ma i Drummond, infiammati dall'odio o dall'ambizione, stranamente ne esagerano la portata e accusano il Lord Tesoriere non solo di diminuire la gravità del delitto ma addirittura di averlo istigato. Ad uno dei capi della rivolta, caduto nelle mani del governo, viene offerta la grazia a patto che confessi essere stato incitato dal Lord Tesoriere e poiché non si presta all'intrigo viene impiccato assieme ad altri suoi complici. Un soldato, accusato di aver gridato, durante la sommossa, il suo desiderio di colpire con la spada un papista, viene fucilato. Quando a Edimburgo viene ristabilita la tranquillità, coloro che hanno patito il rigore del governo diventano dei martiri e il cancelliere papista viene segnato a morte.
A Londra giunge la notizia del tumulto mentre la regina, aiutata dai gesuiti, ha riportato la sua vittoria conto lady Rochester e i suoi collegati protestanti.
Il re, infuriato, spedisce ordini al Consiglio di Scozia di punire con estrema severità i colpevoli e di adoperare senza ritegno lo "stivaletto" [la tortura]. Simulando di essere pienamente convinto della innocenza del Lord Tesoriere, gli scrive cortessissime parole alle quali fanno seguito scortesissimi atti. Il Tesoro scozzese viene affidato ad una Commissione.
William Douglas
, duca di Queensberry, viene nominato primo commissario e presidente del Consiglio Privato ma la sua caduta, per quanto così addolcita, è sempre tale. Gli viene tolto il comando del Castello di Edimburgo e al suo posto viene insediato il duca di Gordon, cattolico romano.
Da Londra giunge una lettera del re nella quale egli vuole che i cattolici romani siano esenti dalle leggi che impongono pene e incapacità civili a coloro che non si uniformano alla religione di stato; vuole inoltre che siano perseguiti senza pietà i convenzionisti. Il Consiglio di Scozia non è d'accordo.
Il re riprende allora severamente i consiglieri e ordina che si presentino davanti al suo cospetto a Westminster tre di loro:
. duca di Hamilton, primo pari di Scozia;
. sir George Lochart, uno dei principali giureconsulti, da poco fatto presidente della Corte di Sessione, e proprietario di vasti possedimenti (come pochi nobili possono vantare) nonché rappresentante in Parlamento della contea di Lanark;
. gen. Drummond, fratello minore del conte di Perth e di lord John Misfort , comandante delle forze armate in Scozia nonché rappresentante in Parlamento della contea di Perth ; pur uomo dissoluto e profano, per sentimento d'onore rifugge con orrore dall'apostasia; un cattivo cristiano quindi (come lo definisce un suo concittadino) ma un buon protestante.
Giunti a Londra, i tre consiglieri si dichiarano disposti ad alleggerire grandemente i cattolici romani, così come richiesto dal re, ma a due condizioni:
- che una simile indulgenza venga concessa anche ai settari calvinisti;
- che il re prometta solennemente di non tentar nulla a danno della religione protestante.
Come previsto, queste condizioni spiacciono assai a Jamess II il quale sul primo punto, dopo diversi giorni di contrasti, accetta che i presbiteriani siano trattati con qualche indulgenza ma non intende affatto concedere loro la piena libertà che egli vuole per i membri della propria religione; sul secondo punto invece egli dichiara che poiché ritiene falsa la religione protestante, non può promettere di non servirsi del proprio potere a danno di una falsa religione.
La disputa continua e alla fine non soddisfa alcuna delle parti.
Si avvicina intanto il tempo della riunione degli Stati Scozzesi e si rende necessario il ritorno dei consiglieri all'apertura del parlamento a Edimburgo. In questa occasione il Lord Tesorirere riceve un altro affronto: mentre nella sessione precedente ha occupato l'ufficio di Lord Alto Commissario e, come tale, rappresentava la maestà del re, tale dignità viene ora concessa al rinnegato Murray.

Aprile
29
, Edimburgo, si riunisce il Parlamento.
Viene letta una lettera di James II nella quale esorta gli stati ad alleggerire i suoi sudditi cattolici romani; in cambio il re offre il libero traffico con l'Inghilterra e una amnistia per i delitti politici. Per redigere una risposta viene istituita una Commissione che, pur nominata da Murray e composta di membri del Consiglio Privato e di cortigiani, e pur contenendo espressioni di riverenza e di ossequio, indica chiaramente che il Parlamento non solo respinge la richiesta del re, ma ritiene pure un insulto l'offerta del libero traffico con l'Inghilterra.
La risposta spiace talmente al re che non permette neppure venga stampata nella Gazzetta. Subito dopo gli giunge notizia che una legge, che egli desidererebbe approvata, non viene addiritttura neanche proposta. I lord degli Articoli (coloro che hanno l'ufficio di formulare gli atti introno ai quali poiu gli stati devono deliberare e che sono virtualmente nominati dal re) si mostrano disubbidienti. I tre consiglieri privati, di recente tornati da Londra, si fanno capi dell'opposizione alla richiesta reale. Pure la maggior parte dei vescovi presenti concorda con loro.
Il re parlando con tono minaccevole punisce alcuni sediziosi ministri. Parecchi vengono cacciati dal consiglio, altri privati delle pensioni (che rappresentano la maggior parte delle loro entrate).
La più cospicua delle vittime è sir George Mackenzie di Rosehaugh il quale, dopo aver a lungo occupato l'ufficio di lord Avvocato e aver avuto tanta parte nella persecuzione dei convenzionisti (l'odioso ricordo rimarrà nei contadini scozzesi ancora per secoli, quasi come quella di Claverhouse) viene ora destituito.
[Ritiratosi in campagna, si recherà poco dopo a Londra per discolparsi ma non sarà nemmeno ammesso alla presenza del re.]
Presto gli umori dell'opinone pubblica si fanno sentire attraverso la stampa. Un libretto, scritto con audacia e acrimonia tale da non essere stato stampato da nessun tipografo, gira per Edimburgo. Le scritture degli avversari, gli scozzesi difensori del governo, hanno minore effetto anche se per sostenere la stampa governativa a Edimburgo è stato inviato Lestrange (ha preso alloggio a Holyrood House).
Dopo tre settimane di continua discussione, i lord degli Articoli arrivano ad una risoluzione. Essi propongono semplicemente che ai catotlici romani sia permesso di adorare Dio nelle case private, senza incorrere nelle pene comminate dalle leggi ma si viene subito a sapere che, sebbene tale decisione sia ancora lontana dalle richieste del re, gli Stati o non l'approveranno affatto o solo con grandi restrizioni e modificazioni.
Londra resta in ansia in attesa delle notizie da Edimburgo.
Finalmente, con universale esultanza, è annunciato che la lotta è terminata, il governo non ha potuto fare adottare le misure proposte e il lord Alto Commissario ha aggiornato il Parlamento.
Il re, certo del fatto che in Scozia la sua potestà di dispensare non gli sarà contrastata da nessuna corte legale; che qui esiste un Act of Supremacy che dà al sovrano un predominio sopra la chiesa tale da soddisfare anche Henry VIII, ordina che i papisti siano ammessi in folla agli uffici e agli onori.
Il vescovo di Dunked, che come lord del Parlamento si era opposto al governo, viene arbitrariamente cacciato dalla sua sede e gLi viene dato un successore. Il Lord Tesorirere William Douglas, duca di Queensberry, viene destituito dai suoi impieghi con l'ordine di rimanere a Edimburgo finché non siano stati controllati e approvati i conti del Tesoro per tutto il tempo della sua amministrazione. Inoltre, poiché i rappresentanti delle città erano stati i più sediziosi del parlamento, viene deliberato di modificare ogni borgo in tutto il regno.
[Un simile cambiamento è stato fatto da poco in Inghilterra per mezzo di sentenze giudiziarie ma nel caso della Scozia è sembrato sufficiente un semplice mandato del principe.]
Sono inibite tutte elezioni dei magistrati e dei consigli municipali e il re assume il diritto di nomina per quegli uffici. In una lettera formale al Consiglio Privato il re annuncia che intende erigere una cappella cattolica romana nel palazzo di Holyrood e ordina che i giudici considerino come nulle tutte le leggi contro i papisti a pena di incorrere nella sua disgrazia. Conforta nondimeno i protestanti epscopali assicurando loro che sebbene egli sia proteso a proteggere la Chiesa Cattolica Romana contro loro, allo stesso modo intende protegger loro contro ogni usurpazione da parte dei fanatici.
Alla fine gli ordini del re vengono eseguiti ma un cupo scontento si diffonde in tutta quella minoranza della nazione scozzese, con l'aiuto della quale il governo finora ha tenuto in freno la maggioranza.

 
IRLANDA
Lord Luogotenente d'Irlanda
Henry Hyde
II conte di Clarendon
(1685-89)
 
-

1686
Febbraio
quando il Lord Luogotenente riferisce a Londra che se non verrà posto fine a questo modo di agire presto a Dublino ci sarebbe stato il regno del terrore come ai tempi di Oates e di Bedloe, il duca di Sunderland gli risponde che il re ha deliberato di effettuare un cambiamento civile e militare nel governo dell'Irlanda, di porre negli uffici un gran numero di cattolici romani e che per attuare ciò egli ha chiesto consiglio a persone più competenti del suo inesperto Lord Luogotenente.
Ancor prima che le lettere giungano a destinazione però, il loro contenuto è già sulla bocca di tutti e i coloni sono terrorizzati.
Conoscendo la loro inferiorità numerica temono anche passeggiare per le strade. In Borsa le contrattazioni sono sospese. I possidenti si affrettano a vendere a qualunque prezzo le loro terre e mandano in Inghiliterra le somme ricavate. I trafficanti cominciano ad assestare i loro conti e si preparano a ritirarsi dal commercio. L'effetto della paura presto si risente nella pubblica rendita.

Marzo
Il duca di Clarendon cerca di infondere negli impauriti quella fiducia che lui stesso non ha, assicurando loro che la proprietà è considerata sacra e che il re è determinato di mantenere l'Atto di Stabilimento che garantisce i loro diritti sulle terre.
Ma al governo di Londra egli scrive in modo doverso. Rischia perfino la querela del re e senza biasimare l'intenzione di questi di impiegare i cattolici romani suggerisce con vigorose parole che i cattolici romani destinati agli impieghi siano inglesi.

Aprile
La risposta del re è secca e fredda: pur dichiarando che non intendere privare i coloni inglesi delle loro terre, aggiunge tuttavia che molti di loro sono suoi nemici e poiché ha deciso di lasciare l'opulenza ai suoi nemici è maggiormente necessario che l'amministrazione civile e militare sia posta nelle mani degli amici.
Vari cattolici romani sono quindi chiamati al Consigio Privato e vengono spediti ordini ai municiipi perché ammettano i cattolici romani ai privilegi municipali.

Maggio
A molti ufficiali dell'esercito, tra cui vecchi cavalieri che avevano strenuamente combattuto per la monarchia, viene arbitrariamente tolto il grado e lo stipendio. A nulla serve che il Lord Luogotenente perori la loro causa e al loro posto vengono insediati uomini che hanno come unico merito la religione cattolica romana.
[Non pochi ufficiali passeranno nell'esercito olandese e quattro anni dopo proveranno il piacere di sconfiggere ignominiosamente i loro successori cacciandoli oltre le acque del Boyne.]
All'insaputa del Lord Luogotenente, il conte di Tyrconnel ha avuto l'ordine di armare la popolazione celtica dell'isola. A tutti i preti cattolici, suoi agenti, egli chiede quindi di compilare una lista dei parrocchiani maschi atti alle armi e di inviarla al loro vescovo.
Mentre corre voce che il conte di Tyrconnel stia ritornando a Dublino, il Lord Luogotenente dichiara di non temere la cosa visto che con lui non ha mai avuto alcun litigio [forse non si ricorda della congiura ordita proprio dal conte per rovinare la reputazione di sua sorella].

Giugno
il conte di Tyrconnel arriva in Irlanda; è munito di un regio mandato che lo autorizza solamente a comandare le truppe ma ha istruzioni concernenti tutte le parti dell'amministrazione per cui in poco tempo ha di fatto in mano il governo dell'isola;
il giorno dopo il suo arrivo dichiara espressamente che gli uffici devono darsi in gran parte ai cattolici romani e inizia a riordinare l'armata dando subito segno di non conoscere affatto l'arte militare.
Ha l'insolenza di cassare il capitano delle guardie del corpo del Lord Luogotenente senza prima avvertirlo; cambia sia gli ufficiali che i subalterni e mentre i primi hanno l'ordine di non arruolare alcun soldato protestante, i secondi vengono ora reclutati nei luoghi dove i cattolici romani usano andare in pellegrinaggio invece che nelle fiere e nei mercati (secondo l'antica usanza).
In poche settimane il generale inserisce nel suo esercito più di duemila reclute indigene, e chi gli sta vicino afferma che di sicuro verso Natale nell'armata non ci sarà più alcun soldato di razza inglese.

Luglio
nonostante appena dopo il suo arrivo il conte di Tyrconnel abbia inveito contro l'Atto di Stabilimento, fa ora finta di sostenere che in effetti la ridistribuzione delle terre non si potrebbe fare dopo così tanti anni trascorsi.
Ma giorni dopo cambia linguaggio.
[Gia molto tempo prima comunque egli si era guadagnato a Whitehall l'appellativo di Lying Dick Talbot (il bugiardo William Talbot) e a corte ogni finzione è ormai definita "una delle verità di Dick Talbot".]

Agosto
verso la fine del mese il conte di Tyrconnel parte per l'Inghilterra;

Settembre
al viceré giungono lettere che gli comunicano che il re è sdegnato contro di lui; mentre cerca in tutti i modi di scusarsi, di appoggiarsi addirittura al conte di Rochester suo fratello minore, questi non è nemmeno in grado di sostenere se stesso.
In effetti, come in Irlanda il fratello maggiore conte di Clarendon quantunque abbia le guardie d'onore, la spade dello stato e il titolo di eccellenza è sottoposto di fatto al comandante delle armi, così in Inghilterra il fratello minore sebbene abbia il bastone bianco e la precedenza, in grazia del suo alto ufficio, sopra i grandi nobili ereditari sta diventando un semplice impiegato delle finanze.

Questione religiosa
Il Libro degli Statuti Irlandesi contiene solo un atto, e non molto rigoroso, che impone penalità ai papisti, considerati come tali.
Mentre in Inghilterra ciascun prete che abbia ricevuto un neofito nel grembo della chiesa di Roma è soggetto ad essere appeso alle forche e squartato, in Irlanda non corre un simile pericolo. Un gesuita che approdi a Dover mette a repentaglio la vita, mentre può passeggiare con sicurezza per le vie di Dublino. In Inghilterra nessuno può occupare un ufficio o procacciarsi da vivere come avvocato o maestro di scuola senza prima aver prestato solennemente il giuramento di supremazia, in Irlanda invece un funzionario pubblico non è tenuto a prestare tale giuramento se non quando gli venga formalmente imposto. La qual cosa non esclude dagli impieghi nessuno che il governo intenda promuovere. La prova sacramentale e la dichiarazione contro la transustanziazione sono ingote e ambedue le camere del Parlamento ammettono nel proprio seno gli individui a qualunque setta religiosa appartengano.
L'irlandese cattolico romano sembrerebbe quindi quasi invidiato dai suoi colleghi inglese e scozzese ma la realtà è ben diversa.
Le sue condizioni sono infatti più misere e ardue delle loro poiché sebbene non sia perseguitato come cattolico romano egli è oppresso solo per il fatto di essere irlandese.
In Irlanda, lo stesso confine che divide le religioni, divide le razze ed l'irlandese appartiene alla razza vinta, soggiogata e avvilita.
Il rapporto tra la minoranza e la maggioranza si può paragonare a quello esistente tra i commilitoni di William [the Conqueror] con i villani sassoni o a quello tra i seguaci di Cortez con gli indiani del Messico.
Sullo stesso suolo vivono infatti due diverse popolazioni, discendenti da genti diverse, che parlano lingue diverse. Già poca era la simpatia tra queste due diverse popolazioni ma secoli di calamità hanno fatto nascere un vicendevole odio.
Il nome di irlandesi si dà esclusivamente ai Celti e a quelle famiglie che, anche se non sono di origine celtica, hanno nel corso degli anni adottato i costumi celtici. Un po' meno di un milione di individui, gli irlandesi aderiscono quasi tutti alla Chiesa di Roma e in mezzo a loro risiedono circa duecentomila coloni, alteri del loro sangue sassone e della loro fede protestante.
La differenza culturale tuttavia compensa tale sbilanciamento.
Mentre l'antica aristocrazia indigena conserva ancora l'orgoglio della sua nascita ma ha perso l'influenza che deriva dalla ricchezza e dal potere. Le terre dei signori sono state suddivise da Cromwell fra i suoi seguaci.
[A dire il vero, parte del vasto territorio da lui confiscato è stato reso, dopo la restaurazione della casa Stuart, agli antichi proprietari ma grandissima parte è rimasta in mano agli inglesi ivi stabilitisi sotto la garanzia di un atto del Parlamento. Un atto rimasto in vigore per venticinque anni, in virtù del quale sono state fatte ipoteche, concessioni, vendite e affitti innumerevoli.
Gli antichi gentiluomini irlandesi sono dispersi per tutto il mondo. I discendenti dei capitani Milesii brulicano in tutte le corti e in tutti i campi militari del continente. Tuttavia, quei possidenti spogliati che rimangono nella loro patria nutrono feroci speranze di una nuova rivoluzione.
Politicamente l'irlandese non conta nulla e, sebbene non ci sia alcun statuto che lo escluda dalla Camera dei Comuni, egli ha la stessa probabilità di essere eletto in Parlamento di quella che ha un negro d'America d'essere eletto senatore. Infatti, un solo papista, dalla restaurazione in poi, è stato eletto al Parlamento irlandese. Il potere legislativo ed esecutivo è interamente nelle mani dei coloni inglesi la maggioranza dei quali ha un'armata stanziale di 7.000 uomini del cui zelo per ciò che riguarda gli interessi inglesi, il governo di Londra può fidarsi.
Esaminando rigorosamente la cosa, si può dire che la distinzione fra gli irlandesi di razza celtica e gli irlandesi discendenti dai seguaci di bhow e di De Burgh non è affatto cancellata.
I Fitz qualche volta osano parlare con disprezzo degli O' e dei Mac e costoro qualche volta ricambiano il disprezzo con l'odio.
I coloni sono comunque già lacerati tra di loro da contese intestine, sia nazionali che religiose. La maggior parte di loro sono inglesi ma non mancano gli abitanti meridionali della Scozia. Metà quindi appartengono alla chiesa anglicana, gli altri ai Dissenzienti. Ma in Irlanda lo scozzese e l'inglese sono fortemente vincolati dalla comune origine: l'anglicano e il presbiteriano lo sono dal protestantesimo comune. Tutti i coloni hanno in comune la lingua e gli interessi economici. Sono circondati da nemici comuni e possono vivere sicuri per mezzo di cautele e sforzi comuni. Per questi motivi le poche leggi penali che sono state fatte in Irlanda contro i protestanti non-conformisti sono lettera morta.
La bacchettoneria o bigottismo dei più ostinati partigiani della chiesa inglese non può mettere radici in Irlanda. Appena il cavaliere giunge in Irlanda e si accorge che senza valido e coraggioso aiuto dei suoi compatrioti puritani egli e tutta la sua famiglia corrono serio pericolo d'essere assassinati da ladroni papisti, l'odio che nutre contro il puritanesimo comincia suò malgrado ad intiepidire e spegnersi.
[Da illustri osservatori è stato notato che un protestante che in Irlanda è chiamato tory, in Inghilterra altro non è che un whig moderato.]
I protestanti non-conformisti da parte loro tollerano, con maggiore pazienza di quella che ci si possa aspettare, la vista del più assurdo ordinamento ecclesiastico che sia mai esistito nel mondo. Quattro arcivescovi e diciotto vescovi sono impiegati a reggere circa la quinta parte del numero degli anglicani che abitano nella sola diocesi di Londra. Del clero parrocchiale, gran parte sono pluralisti e risiedono lontani dalle loro parrocchie [o cure]. Ci sono alcuni che dai propri benefici ricavano poco meno di mille lire sterline annue di rendita annua senza mai adempiere al loro ufficio spirituale. E non per questo tale istituzione mostruosa ai puritani stabiliti in Irlanda, spiace meno che la chiesa anglicana ai settari inglesi. Infatti in Irlanda le divisioni religiose sono subordinate alle divisioni nazionali e il presbiteriano mentre come teologo non può non condannare la gerarchia stabilita, sente per essa una specie di compiacimento, talvolta la considera come un sontuoso e pomposo trofeo della vittoria riportata dalla illustre razza da cui discende.
In questo modo, i mali che patiscono gli irlandesi cattolici romani non hanno nulla in comune con quelli dei cattolici inglesi. Il cattolico romano delle contee di Lancaster o di Stafford non deve far altro che diventare protestante per trovarsi immediatamente allo stesso livello dei suoi vicini; se invece il cattolico romano di Munster o di Connaught si facesse protestante farebbe sempre parte di un popolo soggetto.
Tutti i mali che il cattolico romano è costretto a patire in Inghilterra sono effetto di durissime leggi e vi si può porre rimedio soltanto con leggi liberali. Fra le due popolazioni che abitano l'Irlanda invece l'ineguaglianza non essendo causata dalle leggi non può certamente cessare in virtù loro. Il potere che l'una esercita sull'altra è quello dell'opulenza sopra la povertà, del sapere sopra l'ignoranza e della cultura sopra la barbarie.
All'inizio del suo regno è sembrato che Jamess II avesse capito la situazione irlandese. Egli stesso diceva che i perturbamenti al di là del canale di S. Giorgio nascevano non da differenze tra cattolici e protestanti ma da quelle tra irlandesi e inglesi. Purtroppo, sventuratamente per lui e per l'Irlanda, pur essendo chiare le conseguenze derivanti da tali premesse, egli non sa ancora riconoscerle. Eppure come inglese e cattolico romano egli appartiene metà alla casta dominatrice e metà alla dominata per cui ha i requisiti necessari a far da mediatore fra esse.
Il re dovrebbe [secondo lord Macaulay autore di Storia dell'Inghilterra, vol. II] dichiarare inviolabile la proprietà territoriale esistente annunciando ciò in maniera inequivocabile onde calmare l'ansietà dei nuovi possidenti ed estinguere le sinistre speranze che i vecchi proprietari possono ancora nutrire. Rovesciare lo stato delle cose (giusto o ingiusto sia stato il passaggio di proprietà) sarebbe lo stesso che far crollare le fondamenta della società. Tuttavia - così continua - anche se sembra assurdo porre ora sotto esame la validità dei titoli acquisiti, qualcosa si potrebbe fare per rialzare le prostrate fortune dei gentiluomini irlandesi. I coloni sono in prospere condizioni. In pochi anni hanno apportato migliorie ai terreni raddoppiandone quasi la rendita con fabbricati, piantagioni e chiuse. Il commercio è vivo e le pubbliche entrate arrivano quasi a trecentomila lire sterline l'anno, più che sufficienti alle spese del governo locale tanto che l'avanzo viene inviato in Inghilterra. È chiaro l'effetto che farebbe un giusto indennizzo (proposta di Clarendon) per le famiglie irlandesi ingiustamente spogliate.
[In questo modo, a metà del secolo XIX, si comporterà il governo francese mettendo fine ai litigi sorti dalla più vasta confisca che mai sia stata fatta in Europa.]
James II invece rincara la dose, infiamma gli animi, ponendo i coloni protestanti sotto i piedi dei papisti celti.
[E così, mentre la rivalità tra Sassoni e Normanni è già da tempo estinta in Inghilterra, l'ostilità tra cattolici e protestanti non sarà mai più sopita fino al XXI secolo… e non ancora del tutto.]
Secondo il re, appartenere alla chiesa anglicana, essere di razza inglese, è un demerito per conseguire gli uffici civili e militari e pensa così di confiscare nuovamente e di ripartire il suolo di mezza Irlanda. Stabilisce quindi non solo di dare agli abitanti indigeni irlandesi l'intero possesso del loro paese ma di giovarsene anche come strumento per stabilire la tirannide in Inghilterra.
I coloni si pongono subito sulle difensive. Il conflitto è tremendo ma breve. Il più debole cede. La sua sorte è crudele. L'effetto dell'insano tentativo di soggiogare l'Inghilterra per mezzo dell'Irlanda è che gli irlandesi diventano servitori degli inglesi.
Gli antichi possidenti, sforzandosi di recuperare quello che avevano perduto, perdono invece la maggior parte di ciò che è loro rimasto. Il breve predominio del papismo produce poi un tal numero di leggi barbare contro il papismo stesso che il libro statutario d'Irlanda rimarrà come esempio d'infamia per tutta la cristianità.
Tutto ciò grazie a James II.

 

 
Nord America
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1686
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VIRGINIA
Governatore
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-

1686
Jamestown, sul fiume James;






MARYLAND [Dal nome della regina Enrichetta Maria]
Governatore
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1686
-






NEW ENGLAND [Confederazione dal 1643]
Governatore
-
-

1686
-

Il processo di centralizzazione raggiunge il suo apice.
James II riunisce tutte le colonie della NUOVA INGHILTERRA in un unico organismo, il Dominion della Nuova Inghilterra.
Le assemblee esistenti vengono soppresse e viene nominato un governatore con poteri assoluti.
[Più tardi al Dominion saranno aggiunti anche NEW JERSEY e NEW YORK.]

MASSACHUSETTS
Governatore
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-

1686
-
La colonia, che ha costantemente violato le leggi sul commercio, viene privata della sua patente e sottoposta a un governatore reale.


PLYMOUTH
Governatore
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1686
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NEW HAVEN
Governatore
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1686
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CONNECTICUT
Governatore
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1686
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RHODE ISLAND
[Considerato dai vicini vergognosamente liberale, viene lasciato fuori dalla Confederazione del NEW ENGLAND.]
Governatore
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1686
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CAROLINA
[Vasto tratto di terre immediatamente a sud della Virginia.
[La concessione è geograficamente distinta in:
- parte settentrionale: attorno allo stretto di Albemarle;
- parte meridionale.]
Governatore
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1686
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NEW YORK
Governatore
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1686
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NEW JERSEY
Governatore
-
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1686
-

 

PENNSYLVANIA
Governatore
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1686
-

 

a



1686
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano V
Albero genealogico
(Flensburg, Schleswig-Holstein 1646 - Copenaghen 1699)
figlio di Federico III e di Sofia di Brunswick-Lüneburg;
1670-99, re di Danimarca e di Norvegia;
continua la politica assolutistica del padre favorendo l'ascesa di una nuova nobiltà composta in gran parte di stranieri, in particolare tedeschi;
1672-78, guerra franco-olandese;
nel 1679, con la pace, ha dovuto cedere i territori conquistati in Scania;
nel 1685 si è annesso una parte dello Schleswig;




Primo ministro
Peter Griffenfeld
(1670 - ?)
1686
-
NORVEGIA
1686
-
ISLANDA
1686
-

 

1686
REGNO di SVEZIA
Cristina
Albero genealogico
(Stoccolma 1625 - Roma 1689)
figlia di Gustavo II Adolfo e di Maria di Brandeburgo;
1632-54, regina di Svezia;
sotto la reggenza di un consiglio di aristocratici presieduto da Axel Oxenstierna; direttamente al potere dal 1644;
1618-48, guerra dei trent'anni (1635-48, periodo franco-svedese);
dal 1655 si è stabilita a Roma non rinunciando alle sue ambizioni politiche;
1656-57, intrigo con il cardinale Mazarino per ottenere la corona di Napoli;
nel 1660, alla morte del cugino Carlo X Gustavo ha tentato di riacquistare il trono svedese;
nel 1667, ha posto la sua candidatura al trono di Polonia;
1669-71, avventuroso progetto di una spedizione in aiuto dei veneziani assediati dai turchi a Candia;
le sue stravaganze, i suoi amori (tra cui il lungo sodalizio con il cardinale Decio Azzolino) e i suoi rapporti con potenti e artisti fanno di lei una delle figure più note del tardo Seicento;



Carlo XI
Albero genealogico
(Stoccolma 1655 - 1697)
figlio di Carlo X;
1660-97, re di Svezia;
1660-72, regna sotto la tutela di un consiglio di sicurezza che stipula con la Polonia la pace di Oliva;




1686
nelle varie diete (1680-99) si impone il potere assoluto della monarchia;



segue



1686
REGNO di PORTOGALLO
Pietro II
Albero genealogico

(Lisbon 26 apr 1648 - Alcantara 9 dic 1706)
1667, reggente;
1668, sposa Maria di Savoia-Nemours († 1683), sua cognata;
1683-1706, re di Portogallo;






1686
-

a

1686
REGNI DI SPAGNA, NAPOLI e SICILIA
Carlo II
Albero genealogico

(Madrid 1661 - 1700)
figlio di Filippo IV e di Marianna d'Austria;
1665-1700, re di Spagna;
1665-1700, re di Napoli (Carlo V);
1665-1700, re di Sicilia (Carlo III);
succede al padre a soli quattro anni sotto la reggenza della madre;
nel 1668, con la pace di Aquisgrana, ha dovuto cedere a Luigi XIV una parte delle Fiandre;
debole di carattere e di salute malferma, dopo la sua emancipazione governa appoggiandosi a favoriti: per primo il fratellastro don Juan;



Primo ministro
conte di Orofese
(1685 - ?)
1686
[si sta compiendo il processo di progressiva decadenza della potenza spagnola]






NAPOLI
Viceré
-
Nunzio apostolico
-

1686
-


SICILIA
Viceré
-
1686
-
a

 



 

1686
SAVOIA
Vittorio Amedeo II
Albero genealogico

(Torino 1666 - Rivoli, Torino 1732)
figlio di Carlo Emanuele II e di Maria Giovanna Battista di Nemours;
1675-1713, principe di Piemonte
conte di Aosta, Maurienne, Nizza e Asti
marchese di Saluzzo
duca di Savoia
;
1675-1713, re di Cipro e Gerusalemme (titolare);
dal 1684 è sposato con Anna Maria d'Orléans, nipote di Louis XIV;

1708-13, marchese del Monferrato;
1713-18, re di Sicilia;
1718-30, re di Sardegna;

 

 

1686
in questo momento i francesi occupano Nizza, la Savoia, Pinerolo e anche il Monferrato ed egli intende liberarsene, sfruttando la posizione strategica del Piemonte nel contrasto franco-asburgico;

 


1686
REPUBBLICA DI GENOVA
[Denominazione ufficializzata nel 1528 per iniziativa di Andrea Doria]
Pietro Durazzo
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di
1685 23 ago - 23 ago 1687, doge di Genova;


1686
-

 

1686
ducato di Mantova e del Monferrato
Ferdinando Carlo I
Albero genealogico
(1652 - 1708)
figlio di Carlo II e di Isabella Klara d'Habsburg († 1685);
1665-1708, duca di Mantova e del Monferrato [Carlo III];
1665-1708, duca di Nevers e di Rethel [Carlo IV];
[Dal 1670 è sposato con Anna Caterina Gonzaga-Guastalla († 1703).]
1678-92, duca di Guastalla;



1702-04, duca di Guastalla;

1686
-

 

1686
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Marcantonio Giustinian

(Venezia 2 mar 1619 - Venezia 23 mar 1688)
figlio di Pietro Giustinian di Girolamo [linea "delle Budelle d'Oro"] e di Marina Giustinian di Pietro [linea "dei Vescovi"];
ambasciatore presso la corte di Luigi XIV;
1684-88, doge di Venezia; [107°]

 

- nunzio pontificio: ? (1666-?);
- ambasciatore di Spagna: marchese de la Fuente (1642 - ?)
- ambasciatore di Francia: Bernard Du Plessis-Besançon (1655-?)

1686
-

 

 

1686
ducato di Modena e Reggio
Francesco II d'Este
Albero genealogico
(Modena 1660 - Sassuolo 1694)
figlio di Alfonso IV e di Laura Martinozzi, nipote di Mazarino;
1662-94, duca di Modena e Reggio;
succeduto a soli due anni sotto la reggenza della madre, ma poi dominato dalla personalità del cugino Cesare Ignazio;

1686
-

 

1686
ducato di Parma e Piacenza
Ranuccio II Farnese

(Casalmaggiore 1630 - Parma 1694)
figlio di Odoardo I e di Margherita de' Medici (1612-79);
1646-94, duca di Parma e Piacenza;
1646-2.9.1649, duca di Castro e Ronciglione;
[dal 1684 è vedovo per la terza volta.]




1686
-

 

1686
Granducato di Toscana
Cosimo III de' Medici
Albero genealogico
(Firenze 1639 - 1723)
figlio del granduca Ferdinando II e di Vittoria della Rovere;
1670-1723, granduca di Toscana;

 
1686
-

 

 



Becelli, Giulio Cesare (Verona 1686-1750) letterato e critico italiano;
Della novella poesia (1732)
Se oggidì scrivendo si debba usare la limgua italiana del buon secolo (1737)
L'esame della rettorica antica a uso della moderna (1739).

Fahrenheit, Gabriel Daniel (Danzica 1686-L'Aia 1736) scienziato tedesco, abile fabbricante di apparecchi di misura, si dedicò ad Amsterdam alla costruzione di termometri basati su una scala termometrica di sua creazione (scala Fahrenheit: es. acqua bollente = 212 gradi) che si diffuse soprattutto nei Paesi Bassi e in Gran Bretagna.

Moniglia, Vincenzo Tommaso (Firenze 18 agosto 1686-Pisa 15 febbraio 1767) domenicano fiorentino.

Jussieu, Antoine de (Lione 1686-Parigi 1758) botanico francese, medico;
[Fratello di Bernard (1699-1777) e di Joseph (1704-1779).] compì viaggi di studio in Spagna e in Portogallo; dedicandosi particolarmente alle piante esotiche si occupò di paleobotanica e di etnografia.

Ramsay, Allan(Leadhills, Lanarkshire 1686-Edimburgo 1758) scrittore scozzese, padre del pittore omonimo
1712, fonda il circolo "Easy Club" sul modello di quello patrocinato dallo "Spectator"
1728, dà vita alla prima biblioteca circolante inglese
1736, crea il primo teatro stabile di Edimburgo; ripresenta le dimenticate liriche di W. Dunbar e di R. Henryson
The Evergreen (1724, Il sempreverde)
The Tea-Table Miscellany (1724-37, Zibaldone per il tè)
The Gentle Shepherd (1725, Il pastore gentile).

Vitali, Buonafede (Busseto, 3 luglio 1686 – Verona, 2 ottobre 1745) ecclesiastico e medico italiano.

Volpi, Giovanni Antonio (Padova 1686-1766) docente di Umanità greca e latina (per 25 anni) presso l'università di Padova; assai apprezzate in Italia e oltralpe le sue edizioni di Catullo, Tibullo e Properzio, ricercate ancora, e a caro prezzo, nell'Ottocento; proprio per garantire il rigore filologico delle sue edizioni classiche finanziò ed ospitò addirittura per un periodo nella sua casa la celebre stamperia di Giuseppe Comino;
Carminum libri quinque (Padova 1742, Tipografia Comino, dal III libro Elegia VIII ad Mattheum Bordegatum - Colli Euganei).

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Compagnia delle Indie orientali
(East Indian Company)
[Inghilterra]

1686, a Calcutta, miserabile villaggio sul delta del Gange, donato agli inglesi da un principe parente del Gran Mogol, viene costruito il Forte Guglielmo, sotto la cui protezione il villaggio diventerà una grande città commerciale.

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«segue da 1685»
1686,

«segue 1687»

 

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