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Papa
Paolo II

(1464-71)

ANNO 1469





1469
SACRO ROMANO IMPERO
Friedrich III
Albero genealogico
(Innsbruck 1415 - Linz 1493)
figlio di Ernst I [il Ferreo], duca di Stiria, e di Zimburga di Masovia [Piasti];
[appartiene al ramo leopoldino degli Asburgo.]
1424-93, duca di Stiria, Carinzia, Carniola e Tirolo (Federico V);
[succeduto al padre]
1440-93, re di Germania e dei romani (Federico IV);
alla morte del cugino Alberto II riceve dai principi elettori sia la corona sia la tutela di Ladislao [Postumo] erede di tutti i territori posseduti dal ramo albertino degli Asburgo nonché delle corone di Boemia e d'Ungheria;
nel 1438, con il concordato di Vienna, ottiene da papa Niccolò V una serie di concessioni e di rinunzie a favore della corona e dei principi tedeschi che gli valgono una notevole preponderanza sulla chiesa in Germania;
1452-93, imperatore del Sacro Romano Impero (Federico III);
riceve la corona imperiale a Roma dalle mani di Niccolò V;
dal 1453 arciduca d'Austria;
1457-93, duca d’Austria (Friedrich V);
nel 1457, alla morte di Ladislao [Postumo], rivendica a sé il diritto all'eredità di tutti i possessi territoriali della casata asburgica e, ottenutili dopo non poche lotte, unifica i domini acquistati, costituendo così il più esteso tra gli stati tedeschi:
Austria eretta in arciducato (1453), Stiria, Carinzia, Carniola, Tirolo;
nel 1458 non riesce a salvaguardare i suoi diritti sui regni di Boemia e d'Ungheria;

1469
un manipolo turco oltrepassa il fiume Kolpa, sul confine occidentale della Croazia, penetrando in profondità nella Carniola;

Giugno-Settembre
i turchi seminano terrore e morte anche sul Carso e sul Goriziano: interi territori sono saccheggiati, cittadine, villaggi vengono dati alle fiamme, migliaia di persone sono uccise, 20.000 prigionieri trascinati come schiavi nell'impero ottomano.
La notizia della terribile tragedia che ha colpito – dopo quelle serbe e croate – anche le terre slovene giunge fino a Roma, dove papa Paolo II concede particolari indulgenze a tutti coloro che accorreranno a difendere con le armi i paesi minacciati dagli infedeli.
Queste prime invasoni turche rappresentano solo l'inizio di una vera e propria ondata che sommergerà (1469-1532) le regioni meridionali della monarchia asburgica nel successivo mezzo secolo.


1469
REGNO di BOEMIA
Giorgio Podebrad

(Podebrady 1420 - Praga 1471)
esponente dell'aristocrazia ceca hussita; capo del gruppo utraquista (hussiti moderati);
1439, alla morte di Alberto I d'Asburgo ha un ruolo politico di rilievo;
1448, conquista Praga;
1452, viene eletto governatore della Boemia assumendo di fatto la direzione politica del paese;
1453, la conserva anche dopo il raggiungimento della maggiore età di Ladislao [Postumo];
1458-71, re di Boemia;
eletto alla morte di Ladislao [Postumo];
nel 1462 si inasprisce la controversia con la Santa Sede quando Pio II annulla i Compactata;
nel 1464 elabora il progetto di una federazione pacifica tra i sovrani europei;
nel 1466, accusato di eresia, viene scomunicato e contro di lui il papa indice una crociata;

 



1469
sconfitti i nobili cattolici insorti (con l'aiuto del papa) contro di lui, subisce l'attacco dei crociati guidati dal re d'Ungheria Mattia Corvino che, dopo aver occupato la Moravia, la Slesia e la Lusazia, viene eletto re dai sudditi cattolici; l'aristocrazia hussita gli rimane però vicina ed egli può quindi ancora controllare il paese grazie anche all'alleanza del re di Polonia Casimiro IV, il cui figlio Ladislao ha designato come proprio successore;



1469
REGNO d'UNGHERIA
Mattia Corvino

(Kolozssvár 1440 - Vienna 1490)
figlio di János Hunyadi;
1458-90, re d'Ungheria;
proclamato grazie alle vaste aderenze e alle ricchezze della sua casata;
nel 1464 attacca il regno di Boemia;
nel 1465, grazie al matrimonio con Beatrice d'Aragona figlia di Ferdinando di Napoli, i contatti con la cultura italiana si fanno più assidui; alla sua corte si costitusce una ricca biblioteca umanistica (Corviniana);

 



1469
-



1469
REGNO di POLONIA
Casimiro IV
Albero genealogico

(Cracovia 1424 - Grodno 1492)
figlio di Ladislao II Jagellone e di Edvige d’Angiò;
1440-92, granduca di Lituania (Casimiro II);
eletto dalla nobiltà locale, con la sua nomina rende il paese indipendente di fatto dalla corona polacca;
1445-92, re di Polonia;
1456-66, lunga guerra contro i cavalieri teutonici che, con la pace di Torun, sono costretti a restituire la Pomerania e a rendergli omaggio feudale;



1469
-

1469
Albero genealogico

(Tangermünde 1413 - Neustadt sull'Aisch 1471)
figlio di Federico I e di Elisabetta di Baviera-Landshut;
1440-70, margravio ed elettore di Brandeburgo;
vero fondatore dello stato del Brandeburgo, divide il governo della marca con il fratello Federico [il Grosso] fino al 1463;
nel 1445 rifiuta la corona di Polonia;
nel 1454 acquista dall'Ordine teutonico la Neumark;
nel 1463 muore il fratello Federico [il Grosso];
nel 1468 rifiuta la corona di Boemia;

1469
Albero genealogico

(† 1486)
figlio di Friedrich II [il Pacifico] e di Margherita d’Austria;
è l'iniziatore del ramo ernestino della casa di Wettin;
1464-86, duca elettore di Sassonia;





Alberto IV [il Coraggioso]
Albero genealogico

(Grimma, Lipsia 1443 - Emden, Bassa Sassonia 1500)
figlio di Friedrich II [il Pacifico] e di Margherita d’Austria;
è l'iniziatore del ramo albertino della casa di Wettin;
1464-85, duca di Sassonia;
[regge il ducato con il fratello maggiore Ernesto.]




1485-1500, margravio di Meissen (Alberto II)
1485-1500, duca elettore di Sassonia;




1469
ducato di Baviera
Ludwig IX di Wittelsbach [il Ricco]
Albero genealogico

(Burghausen 1417 - Landshut 1479)
figlio di Heinrich XVI [il Ricco], duca di Baviera-Landshut, e di Margarete d’Austria († 1447);
1445-79, duca di Baviera-Ingolstadt;
1450-79, duca di Baviera-Landshut;




Albrecht IV [il Saggio]
Albero genealogico

(Munich 1447 - Munich 1508)
figlio di Albrecht III [il Pio] e di Anna von Braunschweig-Grubenhagen;
1467-1508, duca di Baviera-Monaco;
[con il fratello Sigmund e poi da solo, cercando invano di estendere i confini fino a Ratisbona.]



1504-08, duca di Baviera-Ingolstadt u.Landshut;
1505-08, duca di Baviera;
[dopo aver riunito i domini]







1469
IMPERO OTTOMANO
Mehmet II [Fatih - il conquistatore]
 

(1432 - 1481)
figlio di Murad II;
1444-46/1451-81, sultano;
sale al trono dopo aver fatto uccidere il fratello neonato Ahmet;
[Poiché il trono si eredita senza rispettare la regola dell'anzianità, la legge del fratricidio assume così valore giuridico.]
nel 1454 Costantinopoli [Kostantiniye, Istanbul 500 anni dopo] diventa capitale dell'impero.
nel 1460 liquida il despotato di Morea, uno degli ultimi possessi bizantini;
nel 1461 liquida l'impero di Trebisonda, uno degli ultimi possessi bizantini;
nel 1463 inizia con Venezia una lunga guerra per i predominio del Mediterraneo orientale; attacca diverse volte Scanderbeg in Albania senza tuttavia sconfiggerlo;
nel 1468, alla morte del principe albanese Giorgio Castriota [Scanderbeg], l'Albania viene sostanzialmente sottomessa e i familiari e seguaci del principe devono rifugiarsi in Italia;





1469
-


1469
REGNO di CIPRO e di GERUSALEMME
Giacomo II [il Bastardo]  

(Nicosia 1440 ca - 1473)
figlio naturale di Giovanni II di Lusignano;
1460-73, re di Cipro e di Gerusalemme;
[dopo aver spodestato, con l'aiuto del sultano di Egitto, la sorella Carlotta ed il marito Luigi di Savoia, costretti all'esilio.]
nel 1464 riesce a scacciare i genovesi da Famagosta [qui ormai da un secolo];




1469
-





1469
RUSSIA
Ivan III [il Grande]
Albero genealogico
(Mosca 1440 - 1505)
figlio di Basilio II [il Cieco] ;
1449, già co-reggente del padre;
1462-1505, gran principe di Mosca;
continua con esito favorevole la politica di unione delle terre russe già iniziata dai suoi predecessori, superando l'ostilità della Lituania e dell'Orda d'Oro;

 
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1469
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1469
Moldavia
Stefano III [il Grande]
(n. 1433 ca - m.1504)
figlio del principe Bogdan II della stirpe dei Musat;
1451, dopo la morte del padre, ucciso dal fratello Pietro III Aron, intraprende con quest'ultimo una lunga guerra;
1457-1504, voivoda di Moldavia;
grazie anche all'appoggio di Vlad III di Valacchia;
nel 1467, con la battaglia di Baia, ferma l'attacco degli ungheresi;

 
-
1469
con la battaglia di Lipnik ferma l'attacco dei tatari;





1469
REGNO di FRANCIA
Luigi XI
Albero genealogico
(Bourges 1423 - Plessis-les-Tours 1483)
figlio di Carlo VII [il Vittorioso] e di Maria d'Angiò;
incaricato del governo del Delfinato, agisce con durezza ed energia; per aver poi partecipato ad una rivolta di nobili contro il padre deve esulare per cinque anni alla corte di Federico III [il Buono];
1461-83, re di Francia;
salito al trono, mette da parte i consiglieri del padre e si circonda soltanto di persone fedeli tratte dalla borghesia o dalla piccola nobiltà (Philippe de Commynes e Jean de Balue) trovandosi ovviamente di fronte l'opposizione dei grandi feudatari;
nel 1465, la "Lega del bene pubblico", che vede coalizzati contro di lui il fratello Carlo, i duchi di Borbone e di Bretagna e Carlo [il Temerario], lo costringe ad alcune cessioni, con i trattati di Conflans e di Saint-Maur;
nel 1468 ha ragione del duca di Bretagna ma non di Carlo [il Temerario] che lo obbliga al duro trattato di Péronne;




Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
-
Cancelliere-Guardasigilli
-
Segretario di stato agli Affari Esteri
-
 
1469
-



1469
ducato d’Angiò
Renato I [il Buono]
Albero genealogico

(Angers 1409 - Aix-en-Provence 1480)
secondogenito di Luigi II duca d'Angiò e di Iolanda figlia del re di Aragona;
1417, succeduto al padre, viene affidato allo zio materno Luigi, cardinale e duca di Bar; sposa in seguito Isabella figlia di Carlo II di Lorena;
1430-80, duca di Bar;
1430, eredita il ducato dallo zio cardinale Luigi;
1431-53, duca di Lorena;
1431, muore il suocero; pur dovendo diventare signore della regione, deve affrontare l'opposizione di Antonio di Vaudémont (appoggiato dal duca di Borgogna) che lo sconfigge e lo prende prigioniero a Bugnéville dove rimane in queste condizioni fino al 1432;
1434, l'imperatore Sigismondo suggella il suo diritto sulla Lorena;
1434-80, duca d'Angiò e conte di Provenza;
eredita l'Angiò dal fratello Luigi III;
1434-80, re di Sicilia (titolare);
nel 1437, dopo essere stato prigioniero dal 1435 (già una prima volta nel 1431-32) del duca di Borgogna, ottiene la libertà (e il possesso della Lorena) solo grazie ad un enorme riscatto in danaro e in città;
sbarcato nel 1438 nell'Italia meridionale vi si trattiene cercando di aver ragione di Alfonso V d'Aragona;
nel 1442, non riuscendo ad aver ragione di Alfonso V d'Aragona, dall'Italia meridionale si ritira in Francia mantenendo però il titolo regio;
nel 1453, dopo aver combattuto con Carlo VII nell'ultimo periodo della guerra dei cent'anni fino alla definitiva conquista della Normandia, varca nuovamente le Alpi, in difesa dei suoi vecchi alleati italiani, Firenze e Milano, impegnati contro Alfonso di Napoli nella speranza di occupare il regno;
non potendo far nulla, torna in Francia: cede la Lorena al figlio Giovanni, sposa in seconde nozze Giovanna di Laval e si ritira in Provenza al cui governo si dedicherà negli anni seguenti;
dal 1454 si dedica ormai al solo governo della Provenza;
nel 1454 viene coinvolto nelle iniziative politiche del figlio Giovanni che cospira contro Luigi XI aderendo alla lega del bene pubblico (comporterà la confisca del ducato d'Angiò);

Livre du Coeur d'Amour Epris (1457, opera allegorica; libro fatto illustrare e illustrato da egli stesso con miniature di grande bellezza, come il suo salterio e vari Libri d'Ore)
Mortifiement de Vaine Plaisance (opera morale);





1469
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1469
ducato di Borgogna
Carlo [il Temerario]
Albero genealogico
(Digione 1433 - Nancy 1477)
figlio di Filippo III [il Buono] e di Isabella di Portogallo;
come erede del ducato porta il titolo di "conte di Charolais" e, come tale, disapprovando l'ultima politica paterna di distensione nei confronti del regno di Francia, fomenta e capeggia la Lega del bene pubblico che sfocia nella guerra conclusasi con la sconfitta francese dopo un assedio di Parigi;
1467-77, duca di Borgogna, conte di Fiandra, conte di Artois;
succeduto al padre, inizia una politica energica ma anche avventata; il suo duplice scopo:
- comprimere la potenza del suo odiato congiunto Luigi XI di Francia;
- creare un grande regno occidentale indipendente;
in effetti egli è per alcune terre (Brabante, Hainaut, Franca Contea) vassallo del Sacro Romano Impero mentre per altre (Borgogna e Fiandra) vassallo del re di Francia;
nel 1468 è obbligato da Carlo [il Temerario] al duro trattato di Péronne;



 
-
1469
acquista il langraviato dell'Alta Alsazia vendutogli da Sigismondo del Tirolo;



 
1469
ducato di Savoia
Amedeo IX [il Beato]
Albero genealogico
(Thonon-les-Bains, Alta Savoia 1435 - Vercelli 1472)
figlio di Ludovico e di Anna di Lusignano;
viene educato dal francescano Fauzone di Mondovì che poi diventa pure suo consigliere;
1452, ha come appannaggio le signorie di Bourg in Bresse e di Vaud;
1453, sposa Iolanda di Valois, sorella di Carlo VII di Francia;
1463, è nominato dal padre luogotenente in tutti i suoi affari;
1465-72, duca di Savoia;
religioso, epilettico, lascia il governo dello stato alla moglie che si batte per assicurare la successione ai figli; tutta la politica sua e della moglie sarà incentrata sul mantenimento del possesso del Vercellese insidiato dai marchesi del Monferrato, da Galeazzo Maria Visconti e dal proprio fratello Filippo di Bresse;
nel 1466 abbraccia le parti di Luigi XI mentre i suoi fratelli, i conti di Bresse e di Romont, si pronunciano per la "lega del Ben pubblico";
nel 1467, alla fine della guerra, governata dal conte di Bresse contro il marchese di Monferrato e contro il duca di Milano, egli rinuncia alle sue pretese su Valenza ma rimangono ferme le convenzioni antiche che il marchese di Monferrato nega di riconoscere;
nel 1468, dopo il trattato di Peronne, fa visita a Parigi al re Luigi XI appena liberato;






 
-
1469
quando il re Luigi XI, non riconoscente, tenta con un trattato segreto con gli Sforza di portargli via Vercelli egli, con l'aiuto dei veneziani, sventa il pericolo; stanco tuttavia di queste macchinazioni, radunati gli Stati generali, istituisce una reggenza presieduta dalla moglie;






1469
REGNO d'INGHILTERRA
Enrico VI
Albero genealogico

(Windsor 1421 - Londra 1471)
figlio unico di Enrico V e di Caterina di Valois;
1422-61, 1470-71, re d'Inghilterra;
ancora in fasce, poco dopo, alla morte del nonno Carlo VI, viene proclamato anche re di Francia;
sotto la reggenza degli zii Giovanni di Bedford (reggente in Francia) e Humphrey di Gloucester assiste impotente ai disastrosi risultati dell'ultima fase della guerra dei cent'anni;
nel 1445 sposa Margherita d'Angiò;
[con la nuova sposa, alleata ai Beaufort contro il partito popolare facente capo a Riccardo, duca di York, spera di giungere ad una composizione onorevole della questione francese.];
nel 1453, poiché egli inizia a dare segni di pazzia, la guida effettiva del governo viene presa da Riccardo di York; nello stesso tempo però la moglie Margherita d'Angiò dà alla luce il figlio Edoardo;
nel 1454 la moglie Margherita d'Angiò toglie il potere a Riccardo di York, capo del governo durante la prima crisi di follia del figlio;
dal 1461 è fuggitivo in Scozia;
dal 1465 è inchiuso nella Torre di Londra;








Edward IV
Albero genealogico

(Rouen 1442 - Westminster 1483)
figlio di Riccardo di York e di Cicely Neville;
1455-85, guerra delle due rose;
1460, alla morte del padre diviene il pretendente degli York al trono;
1461-83, re d'Inghilterra;
grazie all'aiuto del suo valoroso cugino Richard Neville conte di Warwick;
nel 1464 sposa segretamente Elizabeth Woodville;







Riccardo di Gloucester
Albero genealogico

(Fotheringay, Castle, Northamptonshire 1452 - Bosworth 1485)
undicesimo figlio di Riccardo di York e di Cicely Neville;
1455-85, guerra delle due rose;
1461-83, duca di Gloucester;



1483-85, re d'Inghilterra (Riccardo III);







1469
-

«guerra delle due rose»
o
Wars of the Roses
(Guerre delle rose)
1455-1485
Inghilterra:
- Lancaster (rosa rossa)
- York (rosa bianca)

La causa profonda è il dissesto economico e politico dopo la definitiva sconfitta subita nella guerra dei cent'anni.

1469
-




a

1469
REGNO di SCOZIA
James III
Albero genealogico

(Stirling 1453 - Milltown 1488)
figlio di Giacomo II Stuart e di Mary di Guelders;
1460-88, re di Scozia;
succeduto ancora fanciullo al padre;
1469
sposa Margherita di Danimarca ottenendo in dote le Shetland e le Orcadi;

1469
1455-85, guerra delle due rose (schierato con i Lancaster.)

a

1469
REGNO di DANIMARCA e REGNO di NORVEGIA
Christian I
Albero genealogico
(Oldenburg 1426 - Copenhagen 1481)
figlio di Dietrich [il Fortunato], conte von Oldenburg, e di Adelheid von Oldenburg-Delmenhorst;
1448-81, conte von Oldenburg;
1448-81, re di Danimarca (Christian I);
eletto su designazione del Rigsraad (gran consiglio), diviene il capostipite della dinastia di Oldenburg;
1450-81, re di Norvegia;
1457-64, re di Svezia;
appena eletto in Svezia, le sue mire accentratrici si scontrano subito con le spinte autonomistiche, rappresentate soprattutto dalla chiesa;
1459-81, conte di Schleswig e Holstein;
nel 1464, dopo le spinte autonomistiche rappresentate soprattutto dalla chiesa, la Svezia si stacca dall'unione;





1474-81, duca di Schleswig e Holstein;






1469
-

1469
REGNO di SVEZIA
Carlo VIII Knutsson
Albero genealogico
(n. 1409 - m. 1470)
figlio di Knut Thodsson, cavaliere svedese della famiglia Bonde;
1434, aderisce alla rivolta della nobiltà svedese condotta da Engelbrekt Engelbrektsson contro l'unione di Kalmar con cui erano state congiunte le tre corone di Danimarca, Norvegia e Svezia;
1436, alla morte di Engelbrekt, si trova a capo del partito indipendentista che desidera una corona svedese autonoma e che ha il suo nerbo nei liberi contadini;
1440, pur sempre aristocratico, favorisce il ristabilimento dell'unione di Kalmar, ottenendo dal nuovo re Cristoforo I di Baviera, creatura dell'Hansa, vaste terre e l'intera Finlandia;
1448-57, 1464-65, 1467-70, re di Svezia;
acclamato dopo la morte di Cristoforo I;
1449-50, re di Norvegia;
avuta la corona in seguito ad una spedizione militare, l'anno successivo deve subito cederla a Christian I di Danimarca;
nel 1457 è costretto ad abbandonare la Svezia;
solo dal 1467 può regnare senza contrasti;









1469
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Richard Neville (n. 1428-Barnet, presso Londra 1471)
figlio di Richard Neville conte di Salisbury;
1450-71, conte di Warwick;
1455-71, guerra delle due rose.




1469
REGNO di PORTOGALLO
Alfonso V [l'Africano]
Albero genealogico
(Sintra, Lisbona 1432 - 1481)
figlio di Edoardo I e di Eleonora di Aragona;
1438-81, re di Portogallo;
1440-48, sotto la reggenza dello zio dom Pedro;
nel 1448 sposa sua cugina Isabella (figlia dello zio dom Pedro) e prende in mano il governo del paese;
Nel 1449, nella battaglia di Alfarrobeira, vince lo zio dom Pedro;
nel 1455 muore la moglie Isabella;
nel 1460 muore lo zio Enrico [il Navigatore] duca di Viseu ma l'opera di esplorazione continua, anche se egli preferisce impegnarsi in una onerosa azione di conquista antimusulmana in Marocco;




1469
-


1469
REGNO di NAVARRA e REGNO di ARAGONA
Albero genealogico

(Medina del Campo 1397 - Barcellona 1479)
figlio di Ferdinando I e di Eleonora di Castiglia;
1415-16, viceré di Sicilia;
1425-79, re di Navarra;
succeduto alla morte di Carlo III [il Nobile], padre di sua moglie Bianca;
nel 1435 partecipa alla spedizione del fratello Alfonso V il Magnanimo per la conquista di Napoli ma viene catturato a Ponza e condotto a Milano dove riconquista la libertà grazie a Filippo Maria Visconti;
nel 1441, alla morte della moglie Bianca, nega al figlio Carlo, principe di Viana, il diritto di succedere alla madre sul trono di Navarra come previsto dal testamento della stessa sovrana;
nel 1447 si risposa con Giovanna Enriquez, figlia dell'ammiraglio di Castiglia, ed i rapporti con il figlio Carlo, avuto dalla prima moglie Bianca, peggiorano ulteriormente; dal nuovo matrimonio nasce Ferdinando, futuro sposo di Isabella di Castiglia; lo scontro tra padre e figlio è inevitabile ma Carlo ha la peggio e, diseredato a favore della sorella Eleonora (moglie di Gastone IV di Foix), fugge a Napoli;
1458-79, re d'Aragona;
succeduto al fratello Alfonso V il Magnanimo nel regno con esclusione della Sicilia; richiama il figlio Carlo dall'esilio ma, preoccupato dalle simpatie e preferenze che egli riscuote, lo fa imprigionare; la Catalogna si ribella;
nel 1461 la Catalogna insorge nuovamente;
nel 1462, per sedare la rivolta in Catalogna, si allea con Luigi XI di Francia cui cede il Rossiglione e la Cerdaña; allora i catalani offrono la corona della loro terra a Enrico IV di Castiglia e a Pietro di Portogallo, trovando finalmente un capo che sembra guidare la rivolta alla vittoria in Giovanni di Calabria, figlio di Renato d'Angiò;





1469
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1469
REGNO di CASTIGLIA e di LÉON
Enrico IV [l'Impotente]
Albero genealogico

(Valladolid 1425 - Madrid 1474)
figlio di Juan II e di Maria d'Aragona;
sposa in prime nozze Bianca di Navarra ma la chiesa scioglie il vincolo perché il matrimonio non è consumato; le accuse di impotenza [oggi ritenute dagli storici prive di fondamento e strumentali] non si contano;
1454-74, re di Castiglia e di Léon;
divenuto re cerca intese e accordi pacifici con la Francia, la Navarra e l'Aragona;
nel 1457, pur arrivando fino alle mura di Granada, la spedizione contro i musulmani non approda a nulla;
nel 1462 la lega di Tudela torna a sollevarsi, contestando la legittimità dell'erede al trono, Giovanna, e pretendendo che egli riconosca suo erede il fratello Alfonso;
nel 1465, nella cosiddetta "farsa di Ávila", viene incoronato il fratello Alfonso XII;
nel 1468 Alfonso XII muore e i ribelli ripetono l'offerta a Isabella, la futura regina cattolica, sorella del re; costei rifiuta l'immediata accettazione della corona, ma si fa riconoscere erede legittima (trattato di Los Toros de Guisando);


1469
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1469
Monferrato
Guglielmo VIII Paleologo
Albero genealogico
(† Casale Monferrato 1483)
figlio del marchese Giangiacomo Paleologo e di Giovanna di Savoia;
1448, dopo aver servito Francesco Sforza, riceve in cambio la signoria su Alessandria e su altre città;
1450, il fratello Bonifacio III, premuto dalle mire dei Savoia e da quelle dei duchi di Milano, riconsegna Alessandria a Francesco Sforza;
1452, passato al servizio di Alfonso [il Magnanimo], milita in Lombardia e in Piemonte;
1454, dopo la pace di Lodi si riavvicina allo Sforza, temendone la potenza;
1464-83, marchese di Monferrato;
dopo aver ereditato la marca dal fratello Giovanni IV;
da questo momento pensa solo a garantirsi, mediante l'alleanza con il ducato di Milano, contro l'espansionismo dei Savoia;
nel 1468 è nominato capitano generale delle truppe lombarde da Galeazzo Maria Sforza (che pensa così di ereditare da lui la marca) cerca di garantirsi, mediante l'alleanza con il ducato di Milano, contro l'espansionismo dei Savoia;








 
1469
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1469
REPUBBLICA DI GENOVA
"Compagna Communis Ianuensis"
[I dedizione alla Signoria Sforzesca
(1464 16 apr - 28 apr 1477)
Governatore
Corrado di Fogliano
(1468 7 ott - 22 ago 1470)

1469
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1469
ducato di Milano
Galeazzo Maria Sforza
Albero genealogico
(Fermo, Ascoli Piceno 1441 - Milano 1476)
primogenito di Francesco Sforza e di Bianca Maria Visconti;
1465, ricevuta un'educazione militare, combatte in Francia con Luigi XI contro la Lega del bene pubblico;
1466-76, duca di Milano;
tornato a Milano alla notizia della morte del padre, entra subito in conflitto con la madre;
nel 1468 la madre muore misteriosamente, forse avvelenata, mentre è in viaggio verso Cremona dove il figlio l'ha confinata;
sposa Bona di Savoia, cognata del re di Francia;
pur assistito dal valido consigliere Cicco Simonetta, gode tuttavia di scarsa popolarità a causa della sua politica dissipatrice e dei suoi atteggiamenti contraddittori, spesso violenti;






 
1469
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1469
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Cristoforo Moro
(Venezia 1390 – Venezia 9 nov 1471)
figlio di Lorenzo e di ?;
1462-71, doge di Venezia [67°];



- nunzio pontificio: ? (? - ?)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1469
guerra veneto-turca (1463 - 1479)

mentre la città festeggia le buone notizie giunte dall'Albania, dove Giosafat Barbaro, governatore di Scutari e del paese vicino, è riuscito a battere i turchi introdotti da Alessio nella provincia di Ducagini contro Niccolò suo fratello, giunge pure la notizia che l'armata ottomana, uscita con 100 galee e altri legni minori per un totale di 300 vele, sta per conquistare Negroponte.
Subito il senato invia cento galee ottimamente armate alla difesa dell'isola. Al posto del gen. Giacomo Loredan, infermo e ormai vecchio, assume il comando dell'armata per ordine del senato Niccolò Canal che con 37 galee e 19 fuste occupa la città di Enno, poco lontano da Negroponte, ponendosi in osservazione dell'uscita dei turchi ai Dardanelli.
Mentre giunge la notizia che si stanno avvicinando i turchi, dopo aver invano tentato di impossessarsi di Stalimene e di Schiro, giunge pure la terribile armata turca, favorita dal vento, in vista di Negroponte. Gli abitanti dell'isola si ritirano nelle roccaforti mentre il nemico avanza per terra e per mare diretto alla città [l'antica Calcide ed ora con lo stesso nome dell'isola]; lo stesso sultano Mehmet II, per rendere più agevole il passaggio dell'esercito (composto anche dalle migliori milizie dell'Europa e dell'Asia), fa gettare un ponte sull'Euripo con cui l'isola si unisce alla terraferma.

Giugno
Negroponte, con i suoi 27.000 abitanti, molti dei quali avvezzi alle armi, ha la piazza guarnita di sufficienti artiglierire e di munizioni, e ben fortificata nelle sue mura per cui dà la sensazione di saper fronteggiare il nemico. Rettori del presidio sono Giovanni Bondumier e Lodovico Calbo e, sebbene Paolo Erizzo abbia lasciato la carica di bailo si trattiene in difesa della città. È ovvio tuttavia che conta sull'aiuto dell'armata di Niccolò Canal il quale promette di ritornare in pochi giorni con maggiori forze per portarle aiuto; passato infatti in Candia dove è duca Girolamo Molino, la sua armata viene rinvigorita con sette navi armate appositamente per la guerra.
I turchi riescono però a sfondare le mura prima dell'arrivo dell'armata di Niccolò Canal e tra il 25 e il 28 giugno, pur avendo perso sotto le mura 25.000 uomini, non finiscono gli assalti. Preso coraggio alla vista dell'arrivo dell'armata veneziana il presidio scopre purtroppo il tradimento di un suo capitano, di nazione schiavona, il quale è ucciso da Luigi Dolfin a colpi di pugnale nella pubblica piazza.
Finalmente compaiono nello stretto dell'Euripo 14 galee e 2 navi veneziane che a gonfie vele si avvicinano al ponte fabbricato dai turchi; mentre Mehmet II dà ordine ai suoi di dare l'assalto alla piazza, il gen. Niccolò Canal ordina l'attesa del resto dell'armata e a nulla vale l'offerta dei due fratelli Pizzamani di avanzare intanto con due navi, a loro rischio e pericolo, pur di portare aiuto agli assediati; per un giorno intero l'armata rimane ferma nel porto. Alla fine i turchi s'impossessano della città e la piazza diventa teatro di stragi: i rettori sono trucidati con inaudita barbarie e Paolo Erizzo addirittura segato vivo in due.
Festosi per la vittoria, i turchi lasciano a Negroponte un presidio di 25.000 uomini e si dirigono a devastare la Morea occupando varie terre intorno senza incontrare l'opposizione dei veneziani, mentre il gen. Niccolò Canal con la sua armata, lasciato il porto, vaga per le isole dell'arcipelagco senza decidere sul da farsi; infine, alla disperata, tenta con uno sbarco improvviso delle milizie di riconquistare la piazza ma respinto con furore dai turchi è costretto a ritirarsi ormai completamente sconfitto e con il morale delle truppe completamente a terra.
Giunta la triste notizia a Venezia, il senato ordina con decreto l'incarcerazione del gen. Niccolò Canal che, sostituito al comando da Pietro Mocenigo, viene da quest'ultimo inviato in patria sotto custodia sulla galea di Marco Bondumier.
Niccolò Canal, fino alla fine dei suoi giorni, è confinato dal senato nella terra di Porto Gruaro. Nel processo a suo carico emerge tuttavia che la sua riluttanza è stata dovuta al timore di esporre ai pericoli il figlioletto Pietro che aveva con sé, per cui con un decisivo decreto il senato proibisce da questo momento ai comandanti di condurre in avvenire sopra l'armata i propri figli.
Nulla può fare intanto per la cattiva stagione in arrivo Pietro Mocenigo, se non rinvigorire le milizie e disporre le cose per la prossima campagna, animato pure da quanto stanno facendo i principi in Italia per portare aiuto all'armata veneziana.
Lo stesso re di Napoli Ferdinando I, che già ha potuto constatare i danni dei turchi sulle coste pugliesi e calabre, invia 10 galee.





1469
Repubblica di Firenze
Piero de' Medici [il Gottoso]
Albero genealogico

(Firenze, 14 giu 1416 – Firenze, 2 dic 1469)
figlio di Cosimo [il Vecchio] e di Contessina de’ Bardi († 1473);
1444, sposa Lucrezia Tornabuoni († 1482), figlia di Francesco Tornabuoni e Selvaggia Alessandri;
1461, gonfaloniere di giustizia;
1464-69, signore de facto di Firenze;



 

Lorenzo de' Medici [il Magnifico]
Albero genealogico
(Firenze 1449 - 1492)
figlio del banchiere fiorentino Piero e di Lucrezia Tornabuoni;
1466, inizia l' avventura dell'allume che sarà uno dei motivi principali del crollo di casa Medici;
1469-92, signore di Firenze;
alla morte del padre ha solo 21 anni ed è quindi costretto ad affidarsi all'esperienza di Francesco Sassetti che finisce per diventare l'arbitro assoluto dell'impero economico di famiglia;
 
1469
-



1469
REGNO di NAPOLI e REGNO di SICILIA
Ferdinando I o Ferrante
Albero genealogico

(1431 ca - Napoli 1494)
figlio naturale di Alfonso V [il Magnanimo];
1443-58, duca di Calabria;
[titolo spettante tradizionalmente agli eredi al trono di Napoli.]
nel 1445 sposa Isabella di Chiaramonte;
1454, con la pace di Lodi egli intende mantenere per la penisola lo status quo consacrato;
1458-94, re di Napoli;
succeduto in base alle disposizioni testamentarie del padre, l'ascesa al trono gli viene contestata da più parti:
- da papa Callisto III, signore feudale del regno di Napoli che si rifiuta di riconoscere i diritti di un bastardo;
- da molti baroni favorevoli ad appoggiare le pretese angioine al trono napoletano;
alla morte di Callisto III viene invece riconosciuto dal successore Pio II, cui sta a cuore la pacificazione dei cristiani per poter rilanciare la crociata contro gli ottomani;
il riconoscimento avviene però previa cessione della città di Benevento e corresponsione puntuale del censo che il regno deve alla curia;
non cessa invece l'opposizione dei nobili filoangioini, appoggiati da Genova, che invitano nel napoletano Giovanni d'Angiò perché vi faccia valere i suoi diritti, e al suo fianco si schierano due codottieri illustri, Iacopo Piccinino e Sigismondo Malatesta;
l'intervento di Francesco Sforza al fianco di Ferdinando, l'appoggio di Pio II, l'aiuto apportato dal principe albanese Giorgio Scanderberg salvano il trono aragonese;
nel 1465 cessa ogni resistenza baronale e angioina;
sua figlia Leonora va in sposa a Ercole I d'Este, duca di Ferrara, mentre una sua figlia naturale sposa Leonardo della Rovere, nipote di Sisto IV;
nel 1467 sottoscrive insieme con Milano, Firenze e il papa una lega difensiva che lo assicura contro Venezia;






Alfonso II
Albero genealogico

(Napoli 1448 - Mazzara, Messina 1495)
figlio di Ferdinando e di Isabella di Chiaromonte;
1458-94, duca di Calabria;
nel 1465, riprendendo la politica di riavvicinamento ai duchi di Milano, sposa Ippolita Maria figlia di Francesco Sforza;




1494-95, re di Napoli;




Renato I [il Buono]
Albero genealogico

(Angers 1409 - Aix-en-Provence 1480)
secondogenito di Luigi II duca d'Angiò e di Iolanda figlia del re di Aragona;
1430-80, duca di Bar;
1431-53, duca di Lorena;
1434-80, duca d'Angiò e conte di Provenza;
eredita l'Angiò dal fratello Luigi III;
1434-80, re di Sicilia (titolare);
sbarcato nel 1438 nell'Italia meridionale vi si trattiene cercando di aver ragione di Alfonso V d'Aragona;
nel 1442, non riuscendo ad aver ragione di Alfonso V d'Aragona, dall'Italia meridionale si ritira in Francia mantenendo però il titolo regio;




– vedi sopra –




1469
-
a




Giovanni Fisher (Beverley, Yorkshire 1469 ca-Londra 1535, decapitato) prelato e teologo inglese, santo
Assertionis Lutheranae confutatio (1523)
Assertionum regis Angliae defensio (1525)
De veritate corporis et sanguinis Christi in Eucharistia (1527, contro Ecolampadio)
De causa matrimonii Angliae regis liber (1530).

Guidiccioni, Bartolomeo (Lucca 1469-Roma 1549) ecclesiastico italiano, 
1508, entra al servizio di Alessandro Farnese di cui è per tutta la vita collaboratore e uomo di fiducia;
1509-28, vicario generale a Parma, si ritira poi per diversi anni a Carignano presso Lucca per dedicarsi agli studi di grande attualità come il concilio e la Riforma;
1539, schivo di incarichi e di titoli, contrariamente all'usanza dell'epoca, aderisce ai reiterati inviti di A. Farnese, divenuto Paolo III, di recarsi a Roma dove è nominato vicario generale della diocesi di Roma;
1540, è prefetto della signatura di giustizia.

Guru Nanak (1469-1539) fondatore del "sikhismo"; 
Adi Granth [Il libro originario] o Granth Sahib [Il nobile libro] (testo sacro e codice della corrente religiosa e politica indiana dei sikh; raccoglie 5894 inni da lui composti; opera predisposta e curata dal quinto guru, Arjan, si conclude nel 1604, se si eccettuano gli scritti di Teg Bahadur aggiunti posteriormente dal decimo guru; dopo il quale e per decisione del quale il libro è la norma unica e suprema, il solo guru dei sikh).

Machiavelli, Niccolò (Firenze 1469-1527) politico e scrittore-diritto italiano, il primo che abbia valorizzato il pensiero e la prassi del jus romanum nella situazione storica del suo tempo.

Major, John (1469-1550) logico scozzese;
[noto alla Sorbona, di cui è membro, sotto il nome di Jean Mair]
Trattato generale di logica (1506).

Nanak, Guru (Talvandi, Lahore 1469-1538) poeta e mistico indiano, predicò la tolleranza e condannò il fanatismo
Guru Granth (o Granth Sahib) (raccolta di composizioni sue e di altri maestri del sikhismo).

Pico della Mirandola, Giovanni Francesco II signore di Mirandola (Mirandola, Modena 1469-1533) filosofo e letterato italiano;
[Nipote di Giovanni (1463-1494).]
aderì alla dottrina del Savonarola, propugnando una riforma radicale della Chiesa;
De studio divinae et humanae philosophiae (1496)
[Sostiene che filosofia ed arti liberali non sono in alcun modo necessarie alla salvezza ed hanno in genere ben poco senso.]
1502, deve rinunciare alla signoria;
1508-11, deve ancora rinunciare alla signoria;
1512, sostiene una grande polemica a Roma con P. Bembo circa il "principio dell'imitazione";
Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis disciplinae christianae (1520, in cui viene contestato l'accordo, propugnato da M. Ficino, tra il pensiero antico e la concezione cristiana, e vengono sostanzialmente negati i valori morali e culturali proposti dalla civiltà umanistica e rinascimentale)
[Getta il discredito su qualsiasi forma di conoscenza diversa da quella della Scrittura: la filosofia serve solo a demolire gli argomenti contro la dottrina cristiana. Quanto alle arti liberali, lungi dal condurre alla verità, alla certezza, alla sapienza, danno luogo all'errore, all'ambiguità e a controversie.
Egli aspira dsperatamente ad un sapere divino, incontaminato da preoccupazioni profane. Crede fermamente che l'eresia si sia insinuata nella storia della Cristiantà perché le Scritture sono state corrotte dalla cultura pagana e la vanità ha distolto l'uomo dalla fede. E una fede autentica è tutto ciò che egli raccomanda, dato che solo la rivelazione divina attraverso le Scritture può guidare l'uomo a Dio.
È fautore della riforma della Chiesa sulla quale pronuncia un'orazione al quinto concilio lateranense.]

1533, muore ucciso dal nipote Galeazzo;
Vita (dello zio Giovanni).

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«segue da 1468»
1469, Venezia, viene fondata una stamperia;
«segue 1470»

Accademia romana

«segue da 1468»
1469, i prigionieri, dopo lunghe torture ed un estenuante processo, sono liberati;
«segue 1471»

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