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Papa
Eugenio IV

(1431-47)

con la bolla Creator omnium lancia la scomunica contro gli spagnoli delle Canarie;

Concilio Ecumenico
di Basilea-Ferrara-Firenze-Roma
1431-45

1434, Basilea:
- in corso
«segue»

 

Ordine del Collare
(poi dell'Annunziata)

«segue da 1409»
1434, 13 gennaio, Amedeo VIII di Savoia aggiunge altri 5 capitoli con i quali si respinge dall'ordine chi si sia reso o si rende colpevole di alcuna azione contraria all'onore; s'ingiunge ai cavalieri di portare sempre le insegne dell'ordine e di non entrare in nessun altro;
«segue 1518»

ANNO 1434





1434
REGNO d'UNGHERIA e REGNO di BOEMIA
Sigismondo di Lussemburgo
Albero genealogico

(Norimberga 1368 - Znojmo, Moravia 1437)
figlio dell'imperatore Carlo IV e di Elisabetta di Pomerania;
1387-1437, re d'Ungheria;
1410-33, re di Germania e dei romani;
1419-37, re di Boemia;
ma la nobiltà hussita rifiuta di riconoscere i suoi diritti al trono; egli si fa incoronare a Praga alla testa di una spedizione di crociati;
1420-22, subisce delle sconfitte da parte dei nobili hussiti;
nel 1423 cede il ducato di Sassonia-Wittenberg a Federico I di Wettin;
1433-37, imperatore del Sacro Romano Impero;
[incoronato a Roma da Eugenio IV.]


1434
-

Hussiti

«segue da 1433»
1434, gli hussiti radicali (tobariti) vengono sconfitti nella battaglia di Lipany;
«segue 1436»



1434
ducato d'Austria
Alberto V d'Asburgo [l'Illustre]
Albero genealogico
(Vienna 1397 - Neszmély, Ungheria 1439)
figlio di Alberto IV [il Paziente] e di Johanna di Baviera;
1404-39, duca d'Austria;
-1423, sposa Elisabeth di Boemia, erede di Boemia e d’Ungheria, figlia dell’imperatore Sigismondo;
1423-39, margravio di Moravia;




1437-39, re di Boemia (Albrecht);
1437-39, re d'Ungheria (Albert);
1438-39, re di Germania (Albrecht II);


1434
-


1434
REGNO di POLONIA
Ladislao III Jagellone II
Albero genealogico

(Cracovia 1424 - Varna 1444)
figlio di Ladislao II Jagellone;
1434-44, re di Polonia;
succeduto ancora minorenne al padre, vive all'ombra del tutore Z. Olesnicki, vescovo della capitale di Cracovia, duca di Siewierz e capo della nobiltà cattolica;



1440-44, re d'Ungheria (Ladislao V)


1434
-

1434
Albero genealogico

(Norimberga 1372 - Kadolzburg, Franconia 1440)
figlio di Friedrich V, burgravio di Norimberga e principe dell'impero, e di Elizabeth von Meissen;
[ha notevoli domini personali ereditati sia dal padre sia dal fratello Giovanni.]
1398-1427, burgravio di Norimberga; (Friedrich VI)
1415-40, elettore di Brandeburgo []; (Friedrich I)
nel 1431 comanda le truppe imperiali nella seconda guerra contro gli hussiti;

1434
Federico II [il Pacifico o il Placido o il Mansueto]
Albero genealogico

(† 1464)
figlio di Federico I e di Caterina di Brunswick-Wolfenbüttel;
1428-64, duca elettore di Sassonia;




1434
ducato di Baviera
Ludwig VII di Wittelsbach [il Barbuto]
Albero genealogico

(1365/1368-69 - Burghausen 1.5.1447)
figlio di Stefan III e di Taddea Visconti;
1413-43, duca di Baviera-Ingolstadt;
1416, conte di Mortain;






1434
IMPERO BIZANTINO
Giovanni VIII Paleologo
Albero genealogico

(n. 1390 - m. 1448)
figlio di Manuele II;
1421-24, coimperatore;
1425-48, imperatore.


1434
Costantinopoli è assediata dai turchi.


1434
IMPERO di TREBISONDA
[impero trapesuntino]
Giovanni IV

(? - ?)
figlio di Alessio IV;
1429 (26 apr)- 1458, imperatore di Trebisonda - autokrátor dei romani;


Bailo veneziano
Francesco Trevisan
(1431-34)
Paolo Vallaresso
(1434-36)
1434
agli inizi degli anni Trenta l'imperatore si rifiuta di pagare un debito di suo padre, 3.000 ducati, per l'acquisto di merci dal mercante genovese Toma di Trotis. Dopo aver incarcerato il mercante, gli sottrae l'impegno rilasciatogli in precedenza. L'intervento del console di Caffa non viene nemmeno preso in considerazione.
Marzo
9
, il duca di Milano Filippo Maria Visconti chiede con una lettera al suo governatore a Genova e all'Officium Provisionis Romanie di prendere delle misure per la difesa di Toma di Trotis. Gli incaricati del duca inviano un messaggio all'imperatore di Trebisonda in cui si dice che Genova è disposta a cercare giustizia con ogni mezzo.
Nelle speciali istruzioni al console di Caffa, Battisto Fornario, e al capitano della flotta di Caffa si ordina di ottenere la restituzione dell'impegno o del denaro usando la forza, se necessario.
Lo scontro non avviene. (Si presuppone, quindi, che la questione sia stata regolata).


1434
IMPERO OTTOMANO
 

(1404 - 1451)
figlio di Mehmet I;
1421-44/1456-51, sultano;
1423-27, sottomissione dell'Anatolia;



1434
assedio di Costantinopoli;





1434
RUSSIA
Basilio II [il Cieco ]
Albero genealogico
(n. 1415 - m. 1462)
figlio di Basilio I;
1425-62, gran principe di Mosca;

 
-
1434
-





1434
REGNO di FRANCIA
Carlo VII [il Vittorioso]
Albero genealogico
(Parigi 1403 - Mehun-sur-Yèvre 1462)
figlio di Carlo VI e di Elisabeth di Baviera-Ingolstadt;
1422-61, re di Francia;
[fino alle vittorie di Giovanna d'Arco il titolo non ha avuto per lui alcun significato]
nel 1429 viene incoronato a Reims;




Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
-
Cancelliere-Guardasigilli
-
Segretario di stato agli Affari Esteri
-
 
1434
-




1434
ducato d’Angiò
Luigi III d'Angiò
Albero genealogico

(1403 - Cosenza 1434, di malaria)
figlio di Luigi II d'Angiò e di Iolanda di Aragona;
1417-34, conte del Maine e di Provenza;
1417-34, duca d’Angiò;
1417-34, re di Napoli, Sicilia e Gerusalemme
; [titolare]
nel 1419 viene incoronato da papa Martino V;



Renato I [il Buono]
Albero genealogico

(Angers 1409 - Aix-en-Provence 1480)
secondogenito di Luigi II duca d'Angiò e di Iolanda figlia del re di Aragona;
1417, succeduto al padre, viene affidato allo zio materno Luigi, cardinale e duca di Bar; sposa in seguito Isabella figlia di Carlo II di Lorena;
1430-80, duca di Bar;
1430, eredita il ducato dallo zio cardinale Luigi;
1431-53, duca di Lorena;
1431, muore il suocero; pur dovendo diventare signore della regione, deve affrontare l'opposizione di Antonio di Vaudémont (appoggiato dal duca di Borgogna) che lo sconfigge e lo prende prigioniero a Bugnéville dove rimane in queste condizioni fino al 1432;
1434, l'imperatore Sigismondo suggella il suo diritto sulla Lorena;
1434-80, duca d'Angiò e conte di Provenza;
eredita l'Angiò dal fratello Luigi III;
1434-80, re di Sicilia (titolare);



1434
-

a

1434
ducato di Borgogna
Filippo III [il Buono]
Albero genealogico
(Digione 1396 - Bruges 1467)
figlio di Giovanni [Senza paura] e di Margherita di Baviera;
1419-67, duca di Borgogna e conte di Fiandra;
succeduto al padre, assassinato dagli armagnacchi;
nel 1428 acquista la contea di Namur;
nel 1430 eredita dal cugino Filippo di Saint-Pol il Brabante e il Limburgo;
nel 1433 ottiene definitivamente il possesso di Olanda, Zelanda, Hainaut;




 
-
1434
-





1434
ducato di Savoia
Amedeo VIII [il Pacifico]
Albero genealogico
(Chambéry 1383 - Ginevra 1451)
figlio di Amedeo VII e di Bona di Berry;
1391-1416, conte di Savoia;
si deve a lui la pace di Bicêtre;
nel 1410 Margherita di Joinville gli cede le ragioni che le competono in quanto vedova del conte di Ginevra Oddo di Thoire e di Villars;
nel 1411 viene investito dall'imperatore Sigismondo dei suoi stati, è nominato anche vicario imperiale per la Lombardia e conte palatino;
si deve a lui il trattato di Bruges;
1416-1434, duca di Savoia;
fonda San Domenico in Bourg e un castello in Torino;
nel 1418, alla morte di Lodovico di Savoia-Acaia, acquisisce i domini del Piemonte accresciuti di Fossano, Savigliano, Chieri, Mondovì e tanti altri luoghi;
nel 1419, con il trattato di Chambéry, acquista definitivamente Nizza;
nel 1422, alla morte di Lodovico di Poitiers, eredita il contado di Valenza e di Die; s'impossessa della contea del Valentinois; per quanto riguarda Ginevra, dove anche la Camera imperiale avrebbe delle pretese, finalmente egli riceve da Sigismondo l'investitura; spedisce soccorsi all'imperatore Sigismondo in guerra contro gli hussiti;
nel 1424 assegna al primogenito Ludovico il titolo di principe di Piemonte, già portato dall'estinta linea dei Savoia-Acaia;
nel 1425 entra nella lega di Venezia e Firenze contro i Visconti; spedisce soccorsi al re di Cipro contro i maomettani; fonda Santa Chiara in Vaud;
nel 1427 compra Vercelli dal duca di Milano a patto di lasciare la lega di Venezia e Firenze;
il 2 dicembre 1427, con un trattato vengono stabilite le nozze tra Maria sua figlia e Filippo Maria Visconti;
nel 1432 Villars viene fatto contado;
1434
Novembre
7
, abdica a favore del figlio Lodovico;


Ludovico
Albero genealogico
(Ginevra 1413 - Lione 1465)
figlio di Amedeo VIII [il Pacifico] e di Marie di Borgogna-Valois;
1431, alla morte del fratello maggiore Amedeo eredita il titolo di principe di Piemonte;
1434, dopo il ritiro del padre nell'eremitaggio di Ripaglia, assume, con il titolo di luogotenente generale, l'effettivo governo dello stato;
1434-65, conte di Aosta, Maurienne e Nizza;
1434-65, duca di Savoia;
dopo l'abdicazione del padre;



 
-
1434
mentre Filippo Maria Visconti, fatta la pace con Giangiacomo del Monferrato, restituisce le terre occupate, egli non intende, accampando una lunga serie di ragioni, restituire nulla;
Cipriotto [forse] signore di Sure attenta alla sua vita ma viene poi giustiziato;
7 novembre, in seguito ad una profonda crisi spirituale si ritira a vivere nel castello di Ripaglia (sul lago di Ginevra) con altri sei confratelli, riservandosi il titolo e la direzione dello stato e affidando il disbrigo degli affari ordinari al figlio Ludovico, nominato luogotenente; crea in quest'occasione l'ordine religioso-cavalleresco di San Maurizio, o "ordine mauriziano";
il Piemonte viene fatto principato;

 



1434
REGNO d'INGHILTERRA
Enrico VI
Albero genealogico

(Windsor 1421 - Londra 1471)
figlio unico di Enrico V e di Caterina di Valois;
1422-61, 1470-71, re d'Inghilterra;
ancora in fasce, poco dopo, alla morte del nonno Carlo VI, viene proclamato anche re di Francia;
sotto la reggenza degli zii Giovanni di Bedford (reggente in Francia) e Humphrey di Gloucester assiste impotente ai disastrosi risultati dell'ultima fase della guerra dei cent'anni;





1434
-


a

1434
REGNO di SCOZIA
Giacomo I
Albero genealogico

(Dunfermline 1394 - Perth 1437)
figlio di Roberto III Stuart;
1406-37, re di Scozia;
1406-1424, è in ostaggio dei sovrani inglesi mentre reggente è il duca d'Albany;
nel 1424 viene liberato dietro riscatto potendo così, dopo diciotto anni, salire sul trono;
cerca di imporre riforme tendenti a disciplinare lo strapotere dei grandi nobili, i più ribelli dei quali non esita a giustiziare; riassesta le finanze del regno;

1434
-


a

1434
REGNI di DANIMARCA, di NORVEGIA
e di SVEZIA
Erik III
(n. 1382 - Rügenwalde 1459)
(Erik) figlio di Vratislav VII duca di Pomerania e di Ingeborge discendente dai re danesi;
1389-1439, re di Norvegia;
1396-1439, re di Danimarca (Erik VIII);
1396-1439, re di Svezia (Erik XIII);
[sovrano effettivo solo dal 1412, dopo la morte della zia Margherita.]




1434
-
NORVEGIA
1434
-
ISLANDA
1434
-
SVEZIA
1434
-



1434
REGNO di PORTOGALLO
Edoardo I (Duarte)
Albero genealogico
(Viseu 1391 - Thomar 1438)
figlio di Giovanni I[il Grande] e di Philippa di Lancaster;
1433-38, re di Portogallo;



1434
-

1434
REGNO di ARAGONA
Alfonso V [il Magnanimo]
Albero genealogico

(Medina del Campo 1394 – Napoli 27 giu 1458)
figlio di Ferdinando I e di Leonor Urraca di Castiglia-Albuquerque;
1416-58, re di Aragona;
succeduto al padre, tenta il grande disegno di riunificazione di Napoli alla Sicilia;
nel 1421, fattosi adottare dalla regina Giovanna II d'Angiò, si reca a Napoli con la sua corte;
nel 1423, in seguito a contrasti fra Catalogna e Aragona e lotte per la successione al trono di Castiglia, riporta la pace; si trattiene in patria fino al 1432;
nel 1433 ritorna definitivamente in Italia per conquistare prima e costruire poi il nuovo regno;



1435-58, re di Napoli; (Alfonso I)
1442-58. re di Sicilia;




1434
-




1434
REGNO di CASTIGLIA e di LÉON
JUAN II
Albero genealogico

(Toro 6 mar 1405 - Valladolid 20 lug 1454)
figlio di Enrico III [il Malaticcio] e di Catherine di Lancaster;
1406-1454, re di Castiglia e di Léon;
[sotto la reggenza dello zio e della madre.]


1434
-

1434
REGNO di NAVARRA
Giovanni II
Albero genealogico

(Medina del Campo 1397 - Barcellona 1479)
figlio di Ferdinando I e di Eleonora di Castiglia;
1415-16, viceré di Sicilia;
1425-79, re di Navarra;
succeduto alla morte di Carlo III [il Nobile], padre di sua moglie Bianca;




1458-79, re d'Aragona;


1434
-
a




1434
REPUBBLICA DI GENOVA
"Compagna Communis Ianuensis"
[II dedizione alla Signoria Viscontea]
(1421 25 dic - 25 dic 1435)
Commissario
Oppizino di Alzate
(1434 - 25 dic 1435)

1434
-



1434
ducato di Milano
Filippo Maria Visconti
Albero genealogico
(Milano 1392 - 1447)
figlio secondogenito di Gian Galeazzo e di Caterina Visconti;
1402-47, conte di Pavia;
1412-47, duca di Milano;
Lotario Rusca rinuncia a Como, mentre Lodi viene tolta a Giovanni da Vignate;
nel 1417 si fa cedere Vercelli dal marchese di Monferrato;
nel 1418, sotto l'accusa di adulterio, fa decapitare la sua prima moglie Beatrice di Tenda;
sottrae Piacenza a Filippo Arcelli;
nel 1420 toglie Cremona a Cabrino Fondulo;
nel 1422 toglie Bergamo e Brescia a Pandolfo Malatesta; quando anche Genova si assoggetta ai Visconti, egli può rientrare da protagonista nel gioco politico dei grandi potentati italiani;
1426-27, lega antiviscontea;
nel 1428, con la prima pace di Ferrara, deve cedere a Venezia Brescia e Bergamo;
sposa la sua seconda moglie Maria di Savoia;
1431-33, lega antiviscontea;
con la seconda pace di Ferrara Filippo Maria Visconti deve cedere a Venezia Brescia e Bergamo;






 
1434
-


1434
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Francesco Foscari
Albero genealogico
(Venezia 19 giu 1373 – Venezia 1º nov 1457)
primogenito di Nicolò di Giovanni e di Caterina di Giovanni Michiel.
1423-57, doge di Venezia; [65°]


- nunzio pontificio: ? (? - ?)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1434
ammassate nuove truppe, Venezia forma una nuova lega contro Filippo Maria Visconti con il papa, i fiorentini e i genovesi che, scosso il giogo dei milanesi, hanno riconquistato la libertà; come capitano viene assunto Francesco Sforza cui viene assegnato il comando di 1200 cavalieri e 2000 fanti.
Dispiaciuto per aver perso Francesco Sforza ma ancora di più per la perdita di Genova, invia contro questa Niccolò Piccinino per ridurla nuovamente in soggezione; la città invia però i suoi ambasciatori a Venezia che, non riuscendo a far desistere il duca dai suo propositi, invia il Gonzaga con 7000 cavalieri e 5000 fanti a depredare il milanese.
A questo punto il duca sollecita Marsilio da Carrara [figlio dell'ultimo Francesco Novello II da Carrara strangolato in carcere a Venezia il 16 gennaio 1406] per far sollevare Padova; a tale scopo gli invia denaro e milizie, ma il senato veneziano, avuti i primi sospetti dell'intrigo, fa arrestare il carrarese il quale viene trattenuto dagli abitanti dei monti del vicentino, detti i sette Comuni [Altopiano di Asiago], e condotto a Padova; da qui viene inviato a Venezia dove viene fatto morire nella pubblica piazza [secondo altre fonti viene ucciso a Camerino].
La morte di Wielmo della Scala, ultimo della famiglia, giunge nel frattempo opportuna anche perché, emulando il carrarese, lo scaligero avrebbe sicuramente tentato di recuperare Verona.
I veneziani sollecitano Francesco Sforza a passare gli Appennini e portarsi al di qua del Po per trasferirsi poi con le truppe oltre l'Adda e devastare il milanese, ma trattenendosi egli in Toscana l'ordine viene dato al gen. Gonzaga.
Tra i veneziani militano i capitani più imporanti del momento tra cui il Erasmo da Narni [Gattamelata] il quale, non riuscendo ad oltrepassare l'Adda per entrare in paese nemico, sia per il fiume in piena sia per l'assalto degli abitanti, espugna le terre al di qua impadronendosi di Lugnano ma sopraggiunto Niccolò Piccinino con il grosso dell'esercito è costretto a ritirarsi abbandonando pure parte di armi e bagagli.
Il senato ordina Francesco Sforza di passare in Lombardia per contrapporre le forze di Niccolò Piccinino che, occupato Calepio e posta sotto il suo dominio la Valle Trescona, si appresta ad espugnare la rocca di Bergamo.
Francesco Sforza
però si è appena avvicinato agli Appennini e con poche milizie, avendo lasciato parte di esse nel lucchese e inviato altre nella Marca di Ancona in aiuto al papa. Poco soddisfatto della sua condotta, soprattutto per non aver saputo mantenere gli impegni, il senato gli manda a dire che come la Repubblica sa premiare largamente l'operato dei suoi capitani in questo caso non intende pagare alcun stipendio dal momento che proprio nel caso di bisogno egli si è dimostrato renitente ad ubbidire. Gli risponde con chiarezza Francesco Sforza che se la Repubblica non abbisogna più dei suoi servigi, che lo licenzi. Licenziato senza mezzi termini, passa egli al servizio del duca di Milano.
Per questo motivo ed anche per la rinuncia del Gonzaga [si è ritirato a vita privata], il comando delle milizie viene dato a Erasmo da Narni [Gattamelata] ed in campo sono inviati i provveditori Federico Contarini e Paolo Tron.
La riconciliazione di Francesco Sforza con il duca di Milano poco piace a Niccolò Piccinino, per via di precedenze nel comando, pur tuttavia si impegna nella devastazione della Romagna dando modo a Erasmo da Narni [Gattamelata] di recuperare tutti i luoghi del bergamasco; questi avanzerebbe pure nel cremonese ma essendo richiamato in Lombardia Niccolò Piccinino, preferisce risparmiarsi le proprie truppe perciò, presidiato Casal Maggiore e Soncino e passato l'Oglio, dispone i suoi uomini a custodia delle rive del fiume.
Arrestato un certo Beretta, che portava gli ordini dal campo a Ottolengo e da Ottolengo al campo, Erasmo da Narni [Gattamelata] riunisce tutte le milizie in un grande accampamento poco lontano da Brescia che egli pensa stia per essere attaccata dai nemici. Al suo interno la città, che è divisa tra i sostenitori delle famiglie Avogadro e Martinengo, fa causa comune grazie a Francesco Barbaro contro gli invasori.
Intanto Niccolò Piccinino, sconfitti trecento cavalieri e duecento fanti che stavano per presidiare la terra di Chiari, dopo aver occupato questo luogo va ad espugnare Rovato; Erasmo da Narni [Gattamelata] però, fattosi più forte con la gente raccolta in Val Trompia e in Val Seriana, lo affianca fino ad accettare lo scontro. Dopo una giornata di battaglia i due eserciti si dividono con leggero vantaggio per i veneziani, notizia che, amplificata a Brescia per rincuorare gli abitanti, arriva con falsa notizia di vittoria a Venezia.
Mentre Pietro Loredan è nominato comandante della grande armata sul Po (si parla di centosessanta legni) diretta contro l'ingrato marchese di Mantova, si accresce pure l'esercito milanese; Erasmo da Narni [Gattamelata] decide di ritirarsi in Brescia ma occupato da Niccolò Piccinino tutto il territorio circostante, eccetto la Fortezza degli Orzinovi, la città comincia a risentire delle ristrettezze alimentari. Viene quindi deciso che egli esca dalla città per procurarsi rinforzi nel veronese ma attraversatagli la strada dai nemici nel passaggio del Mincio, attraversa i monti che circondano il Lago di Garda e quelli che confinano col trentino; pur incontrando gravi difficoltà naturali, riesce a portare salve le truppe nel veronese.
Il marchese di Ferrara pensando che le forze dell'armata siano usate contro di lui, mette alla testa delle proprie milizie il figlio Borso d'Este assicurando i passi con numerosi presidi.
Il senato chiarisce subito l'equivoco restituendo pure al marchese di Ferrara il Polesine di Rovigo con due castelli che da 37 anni la Repubblica teneva in pegno di un prestito di denaro.
Non potendo opporsi con la forza all'attacco dei veneziani, il marchese di Mantova taglia gli argini del fiume esponendo a gravissimo pericolo tutta l'armata, ma il cap. Pietro Loredan riesce ad impedire il danno maggiore facendo affluire i legni nella parte superiore del taglio. Il cap. Pietro Loredan muore poco dopo.

Brescia viene assediata dal duca di Milano con un esercito di 20.000 soldati oltre agli artiglieri, ai guastatori e a quanto necessario per un'operazione in piena regola. A difesa della città ci sono 2000 soldati forestieri e 5000 terrazzani. Al comando sta Taddeo marchese d'Este.
Niccolò Piccinino pensa di assalire la città da due lati: verso Levante se ne prende cura lui stesso, verso Sant'Apollonio e San Salvatore lascia la direzione a Italiano da Forlì, a Lodovico dal Verme e a Luigi Sanseverino. Mentre sta piantando l'accampamento però viene attaccato da un vigoroso gruppo di fuorusciti che uccide molti soldati e cattura diverse insegne. Ciò nonostante Niccolò Piccinino riesce a stringere ancor di più l'assedio finché spianata la Torre Mombellana con i primi assalti, riesce ad aprirsi un breccia. Giunto sul posto anche il marchese di Mantova con le sue milizie si aprono altri due brecce Torre longa e il Forte di Roverotto.

Giugno
13
, il giorno di sant'Antonio l'assalto alla città di Brescia arriva da tre parti in contemporanea. Alla torre di Monbello gli assalitori vengono respinti come pure al forte di Roverotto; dopo ulteriori assalti senza successo Niccolò Piccinino, dopo aver perso gran parte dei suoi uomini migliori e dei suoi soldati e disperando di poter conquistare la città con le armi, cessa ogni assalto e dopo quaranta giorni leva pure le tende dal campo. Avendo però deciso di prendere ora la città per fame, disloca le sue truppe nei punti strategici.
Nonostante qualche sporadico successo nel ricevere i soccorsi, la città è ormai alla fame; all'indigenza del popolo si aggiunge anche la peste.

Nuova lega quindi tra
:
- veneziani,
- il marchese di Ferrara,
- i fiorentini e Francesco Sforza a cui vengono assegnati 14.000 ducati mensili.
Delle nuove conquiste spetteranno a Venezia:
- la Fortezza di Peschiera,
- le città di Crema e Cremona,
mentre il rimanente sarà diviso tra gli alleati.
Con espressa dichiarazione si dà incarico a Francesco Sforza di passare subito in Lombardia ad assistere i veneziani ai quali i milanesi meditano di infliggere gravi danni inondando il veronese e il padovano per far spostare in questi fertili territori la sede della guerra. Spediti a tale scopo da Ostia per il Tartaro e Castagnaro 30 galeoni, vengono respinti da Girolamo Contarini; altri 8 galeoni che per l'alveo detto Malopera tentano di passare nell'Adige, sono da Tiberto Brandolino rovinati e costretti a ritirarsi a Sanguine. Purtroppo ambedue vengono feriti a morte e Dario Malipiero e Bernardo Navagiero, datisi alla fuga, lasciano aperta ai milanesi la via per passare il fiume, permettendo loro di mettere in fuga i veneziani e portarsi sotto Legnago dove, perduta l'assistenza dell'armata, non resta che la resa.
Caduta la fortezza di Legnago l'esercito nemico si riversa nel padovano e nel vicentino impadronendosi di Lonigo, Brendole, Montecchio, Arzignano, Monte Orso e, dopo aver assoggettato le terre minori, si presenta sotto la città di Verona dove poco dopo giunge il Gonzaga con le sue truppe.
Appena arrivata la notizia che Niccolò Piccinino ha preso Verona per tradimento, Francesco Sforza comunica subito al senato veneziano la sua intenzione di riprendere la città; partito quindi da Tennio per la via dei monti, giunge velocemente a Volagne, poi a Sant'Ambrogio, distante 8 miglia da Verona; poi, d'accordo con Erasmo da Narni [Gattamelata], il primo entra per Porta San Felice il secondo per Porta Vescovo attaccando assieme i nemici costringendoli, dopo 4 giorni di possesso, a lasciare la città. Nonostante siano stati uccisi da Troilo 300 cavalieri e 500 fanti milanesi, oltre i 700 da parte di Pietro Brunoro; sebbene sia stata rotta e distrutta l'armata nemica nel lago di Garda da Stefano Contarini, occupata Riva e altri luoghi minori, Niccolò Piccinino potrebbe ancora disturbare Brescia per cui Pietro Avogadro decide di fermarsi in zona ed espugnare tutte le terre dintorno piuttosto che passare a devastare il milanese.


Nantas Salvalaggio, Signora dell'acqua, Piemme, Casale Monferrato 1997.]


1434
Repubblica di Firenze
Cosimo de' Medici [il Vecchio]
Albero genealogico

(Firenze, 27 set 1389 – Careggi, 1º ago 1464)
figlio di Giovanni di Bicci, fondatore del Banco Medici (1397), e di Riccarda [Nannina] de’ Bueri;
1416, sposa Contessina de’ Bardi († 1473), figlia di Alessandro de’ Bardi, conte di Vernio;
1429-64, signore de facto di Firenze;
dal settembre 1433 si trova in esilio a Venezia;
1434
Ottobre
6
, la sua entrata trionfale a Firenze, acclamato dal popolo, che preferisce i tolleranti Medici agli oligarchici e aristocratici Albizzi, segna il primo trionfo della casata medicea;



 

 
1434
Agosto
approfittando della crisi del regime oligarchico, la Repubblica decide di nominare una balìa interamente filo-medicea che, poco dopo il suo insediamento, richiama Cosimo [il Vecchio] a Firenze;

 

1434
Ancona
Francesco Sforza
Albero genealogico
(San Miniato, Pisa 1401-Milano 1466)
figlio di Muzio Attendolo [Sforza] e della sua compagna Lucia di Torsciano;
1424-26, viceré della Calabria;
1430, condottiero al servizio di Filippo Maria Visconti, in lotta contro Venezia;
morta la sua prima moglie gli viene offerta in sposa da Filippo Maria Visconti la figlia e unica erede Bianca Maria;
1433-66, marchese di Ancona;
gonfaloniere della chiesa per l'Umbria, è ora al servizio del pontefice;





1450-66, duca di Milano;






 
1434
-


1434
REGNO di NAPOLI
Giovanna II d'Angiò-Durazzo
Albero genealogico

(n. 1371 - m. 1435)
figlia di Carlo III di Maiorca e di Margherita di Durazzo;
nata in Ungheria, giunge ancora giovinetta a Napoli;
1402, sposa Guglielmo, figlio di Leopoldo II duca d'Austria;
1406, rimasta vedova e senza figli, torna a Napoli;
1414-35, regina di Napoli;
succeduta al fratello Ladislao;
nel 1415 sposa Giacomo II di Borbone, conte di La Marche;
nel 1419, il suo nuovo favorito diventa Giovanni Caracciolo, detto Sergianni, che esercita insieme a Muzio Attendolo Sforza una larga influenza negli affari di stato;
in seguito alla rivolta promossa da Luigi III d'Angiò, ella chiede aiuto ad Alfonso V d'Aragona;
nel 1421 proclama erede al trono Alfonso V d'Aragona;
(poco dopo, istigata da Sergianni, cambierà parere);
nel 1423, istigata da Sergianni, torna sulle sue decisioni e nomina erede Luigi III d'Angiò;
nel 1432, con un altro cambiamento di fronte, nomina come erede ancora Alfonso V d'Aragona;
1434
Novembre
tornata ad appoggiare i diritti angioini, e morto frattanto Luigi III d'Angiò, nomina erede il fratello di quest'ultimo Renato I [il Buono];


Luigi III d'Angiò
Albero genealogico

(1403 - Cosenza 1434, di malaria)
figlio di Luigi II d'Angiò e di Iolanda di Aragona;
1417-34, conte del Maine e di Provenza;
1417-34, duca d’Angiò;
1417-34, re di Napoli, Sicilia e Gerusalemme; [titolare]
[incoronato nel 1419 da papa Martino V.]
in seguito alla rivolta da lui promossa, Giovanna II chiede aiuto ad Alfonso V d'Aragona;
nel 1421 viene contrastato dalle regina Giovanna II che designa erede al trono di Napoli Alfonso V d'Aragona;
nel 1423 viene designato erede dalla stessa regina Giovanna II;
nel 1432, con un altro cambiamento di fronte, la regina Giovanna II nomina come erede ancora Alfonso V d'Aragona;
1434
dopo la sua morte i diritti alla successione passano al fratello Renato I [il Buono];



Renato I [il Buono]
Albero genealogico

(Angers 1409 - Aix-en-Provence 1480)
secondogenito di Luigi II duca d'Angiò e di Iolanda figlia del re di Aragona;
1430-80, duca di Bar;
1431-53, duca di Lorena;
1434-80, duca d'Angiò e conte di Provenza;
eredita l'Angiò dal fratello Luigi III;
1434-80, re di Sicilia (titolare);




– vedi sopra –


1434
-
a







Czezmicei, János o Janus Pannonius o Giano Pannonio (1434-Medvedgrad, Zagabria 1472) umanista ungherese; partecipò alla congiura contro il re Mattia Corvino e morì durante la fuga; maggior rappresentante dell'umanesimo ungherese;
Panegyricus in Renatum (in lode a Renato d'Angiò)
Carmen ad Ludovicum Gonzagam principem mantuanum
Laus Andreae Mantegnae pictoris patavini.

Iolanda di Valois (Tours 1434-castello di Moncrivello, Vercelli 1478) duchessa di Savoia, figlia minore di Carlo VII re di Francia;
1465, è consigliera del marito, il duca Amedeo IX  e poi reggente quando questi si ammala; sa ben destreggiarsi tra gli intrighi del cognato Filippo di Bresse, aspirante alla reggenza in Savoia, le ingerenze del fratello Luigi XI di Francia che vuole ridurre la regione sotto il suo protettorato e le mire di conquista di Carlo il Temerario, duca di Borgogna;
1472, rimasta vedova, assume la reggenza per il figlio minorenne Filiberto e si trova a dover fronteggiare una ribellione dei cantoni svizzeri per reprimere la quale chiede aiuto a Carlo il Temerario che, animato di progetti di conquista, la fa incriminare; rilasciata per intervento del fratello Luigi XI, dopo la morte di Carlo può riappacificarsi con i cantoni svizzeri e rientrare in possesso del Vaud e del Chiablese.

Lascaris, Costantino (Costantinopoli 1434-Messina 1501) umanista bizantino, maestro di greco di P. Bembo;
SRWTHMATA (Milano 1476, Grammatica greca, primo libro stampato completamente in greco; prefazione in latino scritta da Demetrius Chalcondylas di Creta).

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