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Antonio SEGNI

(Sassari, 2 febbraio 1891 – Roma, 1º dicembre 1972) uomo politico italiano, esponente della Democrazia Cristiana, 4º Presidente della Repubblica Italiana.

[Nato in una nobile famiglia sarda, ascritta al patriziato genovese dal 1752.
Padre di Mario [Mariotto].]

Mandati
Consulta Nazionale
Assemblea Costituente
I Legislatura Camera
II Legislatura Camera
III Legislatura Camera - Fino al 10 maggio 1962. Eletto Presidente della Repubblica.
IV Legislatura Senato (dal 6 dicembre 1964, senatore di diritto e a vita, ex Presidente della Repubblica)
V Legislatura Senato
VI Legislatura Senato

porta a termine gli studi liceali presso il Liceo «Azuni»;

1913
si laurea in giurisprudenza;

aderisce al PPI (Partito Popolare Italiano) fin dalla sua fondazione;

1920
allievo di Giuseppe Chiovenda, diventa professore universitario di Diritto processuale civile dal 1920 ed insegna in varie università tra cui quelle di Sassari, Perugia e Roma;

1922
dopo l'avvento del fascismo, smette temporaneamente di fare politica;

1923
consigliere nazionale (1923-24) del PPI;

1942
è tra i fondatori della Democrazia Cristiana;

– 25 luglio 1943 - 23 maggio 1948, Ordinamento provvisorio

1944
rappresenta la Dc nella consulta regionale sarda che pone le basi dello statuto d'autonomia dell'isola;

1945
?-21 giugno, sottosegretario all'Agricoltura (III "governo Bonomi"),

21 giugno-10 dicembre, sottosegretario all'Agricoltura ("governo Parri);

10 dicembre-1° luglio 1946, sottosegretario all'Agricoltura (I "governo De Gasperi);

1946
magnifico rettore (1946-51) dell'Università di Sassari;

eletto deputato all'Assemblea Costituente;
2 giugno, Proclamazione della Repubblica;
25 giugno-31 gennaio 1948, Assemblea costituente;

14 luglio-28 gennaio 1947, ministro dell'Agricoltura e delle Foreste (II "governo De Gasperi);
[I governo della Repubblica.]

1947
2 febbraio-31 maggio, ministro dell'Agricoltura e delle Foreste (III "governo De Gasperi)

31 maggio-23 maggio 1948, ministro dell'Agricoltura e delle Foreste (IV "governo De Gasperi);

1948
18 aprile, eletto deputato (I Legislatura – 1948 8 mag - 24 giu 1953) per la Dc, nel collegio CAGLIARI;
23 maggio-27 gennaio 1950, ministro dell'Agricoltura e delle Foreste (V "governo De Gasperi);

1949
viene tradotto in legge uno stralcio del suo progetto di riforma agraria;

1950
27 gennaio-26 luglio 1951, ministro dell'Agricoltura e delle Foreste (VI "governo De Gasperi);
17 febbraio-26 luglio 1951, Alto Commissario ALTO COMMISSARIATO PER L'ALIMENTAZIONE;

1951
26 luglio-16 luglio 1953, ministro della Pubblica Istruzione (VII "governo De Gasperi);

1953
7 giugno, rieletto deputato (II Legislatura – 1953 25 giu - 11 giu 1958) per la Dc, nel collegio CUN;
16 luglio-17 agosto, (VIII "governo De Gasperi);
17 agosto-18 gennaio 1954, ministro della Pubblica Istruzione ("governo Pella);

1954
18 gennaio-10 febbraio, (I "governo Fanfani);
10 febbraio-16 luglio 1955, ("governo Scelba);

1955
16 luglio-19 maggio 1957, presidente del Consiglio dei ministri (I "governo Segni");
[Governo centrista (Dc-Psdi-Pli)]

1957
19 maggio-1° luglio 1958, ("governo Zoli");

1958
25 maggio, rieletto deputato (III Legislatura – 1958 12 giug - 15 mag 1963) per la Dc, nel collegio CAGLIARI;
1° luglio-15 febbraio 1959, vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro della Difesa (II "governo Fanfani);

1959
15 febbraio-25 marzo 1960, presidente del Consiglio dei ministri e ministro dell'Interno (II "governo Segni");
[Governo monocolore Dc che si regge con l'appoggio esterno di liberali, monarchici e missini.
Cadrà il 25 marzo 1960 perché le strategie politiche orientate a sinistra del segretario democristiano A. Moro indurranno le forze di destra a ritirargli la fiducia.]

1960
25 marzo-26 luglio, ministro degli Affari Esteri ("governo Tambroni);
26 luglio-21 febbraio 1962, ministro degli Affari Esteri (III "governo Fanfani);

1962
21 febbraio-11 maggio, ministro degli Affari Esteri (IV "governo Fanfani);

Allo scadere del settennato di presidenza di Giovanni Gronchi, A. Moro non vede di buon occhio le manovre del presidente dell'ENI, Enrico Mattei, miranti alla rielezione del Presidente uscente. Propone quindi e ottiene dal suo partito la candidatura del professore sardo, ritenendo che l'elezione di quest'ultimo, che è un conservatore, sia necessaria per rassicurare le correnti della destra Dc e guadagnare anch'esse alla sua politica di apertura al Psi (Partito Socialista).]

6 maggio, eletto 4º Presidente – conservatore – (1962 11 mag-6 dic 1964) della Repubblica Italiana;
[Grazie a Emilio Colombo, uno dei suoi principali collaboratori in occasione della Riforma agraria, e ora uno dei maggiori artefici della sua elezione.
È l'unica volta che un candidato ufficiale della Dc alla presidenza della Repubblica esce vittorioso dal responso delle urne. Il partito, tuttavia, nei primi otto scrutini, non ha votato mai compatto per il politico sassarese, in quanto Giovanni Gronchi ha ottenuto sempre tra i 20 e i 45 voti, mentre altri consensi sono stati dispersi tra Attilio Piccioni (addirittura 51 voti al terzo scrutinio), Cesare Merzagora (tra i 12 e i 18) ed altri. Anche nello scrutinio decisivo vi sono state 51 schede bianche di aleatoria attribuzione.
È stato comunque eletto il 6 maggio 1962 al nono scrutinio, con 443 voti su 842, comprensivi dei consensi del MSI e dei monarchici, che hanno cominciato a votarlo sin dal terzo scrutinio.
I suoi due anni al Quirinale saranno contrassegnati da tensioni con il blocco formato da Ugo La Malfa, il PSI ed una parte della Dc che spinge per riforme sociali e strutturali, invise ad un conservatore come lui. ]


11 maggio, presta giuramento;
12 maggio, respinge le dimissioni di cortesia presentategli dal Presidente del Consiglio A. Fanfani;
[Questi resterà pertanto in carica sino alle elezioni politiche dell'aprile 1963, con la partecipazione di socialdemocratici e repubblicani e l'appoggio esterno del PSI.]

1963
28 aprile, elezioni politiche (IV Legislatura – 1963 16 mag - 4 giu 1968);
16 maggio, A. Fanfani, logorato dall'insuccesso alle elezioni politiche, rassegna le dimissioni del suo governo;
[L'incarico viene affidato al segretario democristiano A. Moro, intenzionato a varare un nuovo governo DC-PRI-PSDI appoggiato esternamente dal PSI, ma gli organi direttivi del PSI fanno mancare la ratifica dell'accordo programmatico, già concordato con P. Nenni, e il segretario Dc è costretto a rinunciare.
Egli designa allora Giovanni Leone, presidente della Camera, specificando che, in caso di ulteriore fallimento, scioglierà il neo eletto Parlamento e indirà nuove elezioni.]


21 giugno-4 dicembre, (I "governo Leone");
[Governo monocolore Dc di respiro transitorio – detto dalla stampa "balneare" – con l'appoggio esterno di PRI, PSDI e PSI.]

4 dicembre-22 luglio 1964, (I "governo Moro");
[1° governo di centro-sinistra della Repubblica italiana, con la partecipazione del PSI (Partito Socialista Italiano). ]

1964
autorizza il comandante dei Carabinieri gen. Giovanni De Lorenzo a predisporre un piano di emergenza ["Piano Solo"], da taluni definito come un tentativo di colpo di Stato;
[Come il suo predecessore, anch'egli è particolarmente vulnerabile alla personalità del gen. Giovanni De Lorenzo, comandante dell'arma dei carabinieri, ex partigiano ma di convinzioni monarchiche.
- 1964,
25 marzo, il gen. Giovanni De Lorenzo si incontra con i comandanti delle divisioni di Milano, Roma e Napoli e pone in essere un piano finalizzato a far fronte a una situazione di estrema emergenza da parte dei carabinieri e "solo" essi ("Piano Solo").
Il piano prevede:
- l'individuazione di 731 uomini politici e sindacalisti di sinistra e il loro trasferimento in Sardegna in una base militare NATO,
- il presidio della RAI-TV,
- l'occupazione delle sedi dei giornali di sinistra e
- l'intervento dell'Arma in caso di manifestazioni filocomuniste.
10 maggio, il gen. Giovanni De Lorenzo presenta il suo piano al presidente della Repubblica, che ne rimane particolarmente impressionato (tanto che nella successiva sfilata militare per l'anniversario della Repubblica, lo si vedrà piangere commosso alla vista della modernissima brigata meccanizzata dei carabinieri, allestita dallo stesso gen. Giovanni De Lorenzo).
Tuttavia – come riterranno sia Giorgio Galli che Indro Montanelli – non sarebbe nelle sue intenzioni eseguire un colpo di Stato, ma agitarlo come uno spauracchio a fini politici.]

25 giugno, il governo di A. Moro è battuto sulla discussione del bilancio del Ministero della pubblica istruzione, nella parte che assegna maggiori fondi per il funzionamento delle scuole private.
Pur non avendo posto la questione di fiducia, A. Moro rassegnò le dimissioni.
3 luglio, consultazioni per il conferimento del nuovo incarico di governo a A. Moro;
[Durante le consultazioni egli esercita pressioni sul leader socialista P. Nenni per indurre il suo partito a uscire dalla maggioranza governativa, perché osteggiato dalle forze economiche; gli comunica che comunque rimandarebbe alle camere, per riesame, il disegno di legge urbanistica Sullo-Lombardi, qualora venisse approvato.]
15 luglio, convoca e riceve al Quirinale sia il Capo di S.M. della Difesa, gen. Aldo Rossi, sia il gen. Giovanni De Lorenzo;
16 luglio, il gen. Giovanni De Lorenzo si reca a una riunione dei rappresentanti della Dc, per recapitare un messaggio del presidente della Repubblica;
[Il contenuto del messaggio non sarà diffuso; alcuni storici, tuttavia, riterranno che si riferissca alla disponibilità del presidente, qualora le trattative per la formazione di un nuovo governo di centro-sinistra falliscano, a conferire un successivo incarico al Presidente del Senato Cesare Merzagora.]
17 luglio, A. Moro si reca al Quirinale, con l'intenzione di accettare l'incarico per formare un nuovo governo di centro-sinistra;
[Durante le trattative, P. Nenni accetta il ridimensionamento dei suoi programmi riformatori.]

22 luglio-23 febbraio 1966, (II "governo Moro");

[Nell'«Avanti!» del 22 luglio P. Nenni si giustifica in tal modo di fronte ai suoi elettori e compagni di partito:
«Se il centro-sinistra avesse gettato la spugna sul ring, il governo della Confindustria e della Confagricoltura era pronto a essere varato. Aveva un suo capo, anche se non è certo che sarebbe arrivato per primo al traguardo senza essere sopravanzato da qualche notabile democristiano».
Nell'«Avanti!» del 26 luglio P. Nenni dichiara:
«La sola alternativa che si sarebbe delineata sarebbe stata un governo di destra... nei cui confronti il ricordo del luglio 1960 sarebbe impallidito».]

7 agosto, durante un concitato colloquio con l'esponente socialdemocratico Giuseppe Saragat e il presidente del Consiglio dei ministri A. Moro, è colpito da trombosi cerebrale.
[Nessuno dei presenti farà mai dichiarazioni sul contenuto del colloquio. Ne segue l'accertamento della condizione d'impedimento temporaneo, avvenuto con atto congiuntamente firmato dai Presidenti delle due Camere e dal Presidente del Consiglio.]
10 agosto, il Presidente del Senato Cesare Merzagora assume le funzioni ordinarie di supplente (fino al 29 dicembre 1964);
[Pur trattandosi di grave malattia, non si arriverà mai alla dichiarazione di "impedimento permanente", che comporterebbe una nuova elezione, e la situazione viene risolta dalle dimissioni volontarie, il 6 dicembre successivo.]

6 dicembre, per questa grave infermità si dimette;
[Diventa così senatore di diritto e a vita (ex Presidente della Repubblica).]

[Come Capo dello Stato ha:
- conferito l'incarico a tre Presidenti del Consiglio:
. Amintore Fanfani (Presidente in carica nel 1962 al momento dell'elezione, di cui ha respinto le dimissioni di cortesia),
. Giovanni Leone (1963) (I "governo Leone"),
. Aldo Moro (1963-1964) (I e II "governo Moro");
- nominato tre senatori a vita:
. Ferruccio Parri (1963),
. Cesare Merzagora e Meuccio Ruini.
Data la brevità del suo mandato non ha potuto nominare nessun Giudice della Corte costituzionale.]

1966
23 febbraio-24 giugno 1968 (III "governo Moro");

1968
19 maggio, elezioni politiche (V Legislatura – 1968 5 giu-24 mag 1972);
24 giugno-12 dicembre 1968, (II "governo Leone");
12 dicembre-5 agosto 1969, (I "governo Rumor");

1969
5 agosto-27 marzo 1970, (II "governo Rumor");

1970
27 marzo-6 agosto, (III "governo Rumor");
6 agosto-17 febbraio 1972, ("governo Colombo");

1972
17 febbraio-26 giugno, (I "governo Andreotti");
7-8 maggio, elezioni politiche (VI Legislatura – 1972 25 mag - 4 lug 1976);
26 giugno-7 luglio 1973 (II "governo Andreotti");









 

I GOVERNO 1955 16 luglio-19 maggio 1957

Il Governo Segni I è stato l'undicesimo governo della Repubblica Italiana, il quinto della II legislatura. È rimasto in carica dal 6 luglio 1955 al 19 maggio 1957 per un totale di 683 giorni, ovvero 1 anno, 10 mesi e 13 giorni.
Indice [nascondi]
1 Composizione
2 Presidente del Consiglio dei ministri
2.1 Vicepresidente del Consiglio dei ministri
2.2 Segretario del Consiglio dei ministri
2.3 Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
3 Ministeri senza portafoglio
4 Ministeri
4.1 Affari esteri
4.2 Interno
4.3 Grazia e Giustizia
4.4 Bilancio
4.5 Finanze
4.6 Tesoro
4.7 Partecipazioni Statali
4.8 Difesa
4.9 Pubblica Istruzione
4.10 Lavori Pubblici
4.11 Agricoltura e Foreste
4.12 Trasporti
4.13 Poste e Telecomunicazioni
4.14 Industria e Commercio
4.15 Commercio con l'Estero
4.16 Marina Mercantile
4.17 Lavoro e Previdenza Sociale
5 Collegamenti esterni
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Südtiroler Volkspartei
Totale Maggioranza 263
19
13
5
3
303
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Nazionale Monarchico
Movimento Sociale Italiano
Totale Opposizione 143
75
40
29
287
Totale 590
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Südtiroler Volkspartei
Totale Maggioranza 116
4
3
2
125
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Nazionale Monarchico
Movimento Sociale Italiano
Unità Popolare
Altri
Totale Opposizione 51
26
16
9
9
1
112
Totale 237
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Democratico Italiano
Partito Liberale Italiano

Presidente del Consiglio dei ministri [I] 1955 16 luglio-19 maggio 1957
Antonio Segni

Vicepresidente del Consiglio dei ministri
Giuseppe Saragat

Segretario del Consiglio dei ministri
Carlo Russo

Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Giuseppe Brusasca, Lorenzo Natali, Ennio Zelioli Lanzini

Ministeri senza portafoglio

Presidente del comitato dei ministri per la Cassa per il Mezzogiorno e per l'esecuzione di opere straordinarie per l'Italia settentrionale e centrale
Pietro Campilli

Rapporti fra Governo e Parlamento
Raffaele De Caro

Riforma della pubblica amministrazione e attuazione della Costituzione
Guido Gonella

MINISTERI

Affari esteri
Ministro Gaetano Martino
Sottosegretari Vittorio Badini Confalonieri, Rinaldo Del Bo, Alberto Folchi

Interno
Ministro Fernando Tambroni
Sottosegretari Guido Bisori, Vittorio Pugliese

Grazia e Giustizia
Ministro Aldo Moro
Sottosegretari Oscar Luigi Scalfaro

Bilancio
Ministro Ezio Vanoni deceduto il 16/02/56
Adone Zoli dal 16/02/56
Sottosegretari Mario Ferrari Aggradi

Finanze
Ministro Giulio Andreotti
Sottosegretari Aldo Bozzi, Giacomo Piola

Tesoro
Ministro Silvio Gava fino al 31/01/56
Ezio Vanoni interim fino al 16/02/56 (deceduto)
Giuseppe Medici dal 16/02/56
Sottosegretari Antonio Maxia, Angelo Mott, Luigi Preti, Giustino Valmarana, Giuseppe Arcaini (fino al 20/03/57), Mario Riccio (dal 20/03/57)

Partecipazioni Statali
Dicastero istituito con legge 22/12/1956 n. 1589.
Ministro Giuseppe Togni
Sottosegretari Edoardo Battaglia, Guido Ceccherini

Difesa
Ministro Paolo Emilio Taviani
Sottosegretari Virginio Bertinelli, Giacinto Bosco, Giovanni Bovetti

Pubblica Istruzione
Ministro Paolo Rossi
Sottosegretari Maria Jervolino, Giovanni Battista Scaglia

Lavori Pubblici
Ministro Giuseppe Romita
Sottosegretari Giuseppe Caron

Agricoltura e Foreste
Ministro Emilio Colombo
Sottosegretari Antonio Capua, Mario Vetrone

Trasporti
Ministro Armando Angelini
Sottosegretari Egidio Ariosto, Salvatore Mannironi

Poste e Telecomunicazioni
Ministro Giovanni Braschi
Sottosegretari Gaetano Vigo

Industria e Commercio
Ministro Guido Cortese
Sottosegretari Angelo Buizza, Filippo Micheli, Fiorentino Sullo

Commercio con l'Estero
Ministro Bernardo Mattarella
Sottosegretari Paolo Treves

Marina Mercantile
Ministro Gennaro Cassiani
Sottosegretari Corrado Terranova

Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Ezio Vigorelli
Sottosegretari Umberto delle Fave, Armando Sabatini, Giacomo Sedati

II GOVERNO 1959 15 febbraio-25 marzo 1960

 

Il Governo Segni II è stato il quattordicesimo governo della Repubblica Italiana, il secondo della III legislatura. È rimasto in carica dal 15 febbraio 1959 al 25 marzo 1960 per un totale di 404 giorni, ovvero 1 anno, 1 mese e 10 giorni.
Indice [nascondi]
1 Composizione
2 Presidente del Consiglio dei ministri
2.1 Segretario del Consiglio dei ministri
2.2 Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
3 Ministeri senza portafoglio
4 Ministeri
4.1 Affari esteri
4.2 Interno
4.3 Grazia e Giustizia
4.4 Bilancio
4.5 Finanze
4.6 Tesoro
4.7 Difesa
4.8 Pubblica Istruzione
4.9 Lavori Pubblici
4.10 Agricoltura e Foreste
4.11 Trasporti
4.12 Poste e Telecomunicazioni
4.13 Industria e Commercio
4.14 Sanità
4.15 Commercio con l'Estero
4.16 Marina Mercantile
4.17 Partecipazioni Statali
4.18 Lavoro e Previdenza Sociale
4.19 Turismo e Spettacolo
5 Eventi
6 Collegamenti esterni
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Movimento Sociale Italiano
Partito Nazionale Monarchico
Partito Liberale Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 273
24
11
17
3
1
329
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Monarchico Popolare
Partito Repubblicano Italiano
Movimento Comunità
Totale Opposizione 140
84
22
14
6
1
267
Totale 596
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Movimento Sociale Italiano
Partito Liberale Italiano
Partito Nazionale Monarchico
Südtiroler Volkspartei
Totale Maggioranza 123
8
4
2
2
139
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Monarchico Popolare
Indipendenti di Sinistra
Totale Opposizione 60
36
5
5
1
107
Totale 246
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana

Presidente del Consiglio dei ministri [II] 1959 15 febbraio-25 marzo 1960
Antonio Segni

Segretario del Consiglio dei ministri
Carlo Russo

Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Alfredo Amatucci, Crescenzo Mazza, Domenico Magrì

Ministeri senza portafoglio
Presidente del comitato dei ministri per il Mezzogiorno e le zone depresse
Giulio Pastore

Rapporti fra Governo e Parlamento
Giuseppe Bettiol

Riforma della pubblica amministrazione
Giorgio Bo

Turismo e Spettacolo
(il 31/07/59 viene istituito il Ministero del Turismo e dello Spettacolo)
Umberto Tupini

MINISTERI


Affari esteri
Ministro Giuseppe Pella
Sottosegretari Carmine De Martino, Alberto Folchi

Interno
Ministro Antonio Segni, ad interim
Sottosegretari Guido Bisori, Oscar Luigi Scalfaro

Grazia e Giustizia
Ministro Guido Gonella
Sottosegretari Lorenzo Spallino

Bilancio
Ministro Fernando Tambroni
Sottosegretari Angelo De Luca

Finanze
Ministro Paolo Emilio Taviani
Sottosegretari Giacomo Piola, Athos Valsecchi

Tesoro
Ministro Fernando Tambroni, ad interim
Sottosegretari Alfonso De Giovine, Antonio Maxia, Guglielmo Schiratti, Alfonso Tesauro

Difesa
Ministro Giulio Andreotti
Sottosegretari Giovanni Bovetti, Italo Giulio Caiati, Edoardo Martino

Pubblica Istruzione
Ministro Giuseppe Medici
Sottosegretari Angelo Di Rocco, Giovanni Battista Scaglia (fino al 15/12/59), Maria Badaloni(dal 15/12/59)

Lavori Pubblici
Ministro Giuseppe Togni
Sottosegretari Antonio Pecoraro, Tommaso Spasari

Agricoltura e Foreste
Ministro Mariano Rumor
Sottosegretari Salvatore Mannironi, Giacomo Sedati (Riccia, 1921-1984)

Trasporti
Ministro Armando Angelini
Sottosegretari Augusto Fanelli, Giuseppe Garlato (fino al 24/02/59), Domenico Colasanto (dal 24/02/59)

Poste e Telecomunicazioni
Ministro Giuseppe Spataro
Sottosegretari Dario Antoniozzi, Antonio Romano

Industria e Commercio
Ministro Emilio Colombo
Sottosegretari Eugenio Gatto, Filippo Micheli

Sanità
Ministro Camillo Giardina
Sottosegretari Beniamino De Maria

Commercio con l'Estero
Ministro Rinaldo Del Bo
Sottosegretari Giovanni Spagnolli

Marina Mercantile
Ministro Angelo Raffaele Jervolino
Sottosegretari Francesco Turnaturi

Partecipazioni Statali
Ministro Mario Ferrari Aggradi
Sottosegretari Fiorentino Sullo (fino al 23/02/59), Giuseppe Garlato (dal 24/02/59)

Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Benigno Zaccagnini
Sottosegretari Angela Gotelli, Ferdinando Storchi, Amos Zanibelli (fino al 23/02/59)

Turismo e Spettacolo
Dicastero istituito con legge 31/07/1959 n. 617.
Ministro Umberto Tupini
Sottosegretari Domenico Magrì, Domenico Larussa

Eventi
15 febbraio 1959. Dopo le dimissioni del precedente governo, l'incarico di costituire l'esecutivo viene affidato ad Antonio Segni. Si tratta di un monocolore Dc, che ottiene la fiducia alla Camera con 333 voti (Dc, Pli, Msi, Pnm) contro 248 (Pci, Psi, Psdi, Pri).
3 aprile 1959. Il ministro degli Esteri, Giuseppe Pella, è inviato negli Stati Uniti per discutere la questione di Berlino Est.
31 luglio 1959. Viene istituito con la legge n. 617/59 il Ministero per il Turismo e lo Spettacolo.
31 dicembre 1959. Il ministro della Sanità, Camillo Giardina, presenta una relazione allarmante alla Camera sulle sofisticazioni dei prodotti alimentari: risulta di oli alimentari prodotti con quelli minerali, vini con aggiunta di metanolo, latte con farina per il bestiame, formaggi con la plastica. Tutto ciò nel bel mezzo delle feste di Natale.
24 febbraio 1960. I liberali polemizzano con la Dc per le alleanze che sta ricercando a sinistra. Poco dopo anche i repubblicani avallano la tesi di Ugo La Malfa, che vorrebbe un governo tripartito Dc-Pri-Psdi con un eventuale appoggio del Psi. Il Governo apre la crisi e decade.
25 marzo 1960. Si dimettono i ministri Giulio Pastore e Giorgio Bo e il sottosegretario Fiorentino Sullo. L'incarico di costituire il nuovo esecutivo viene immediatamente ri-affidato a Segni, ma il tentativo fallisce nelle consultazioni.

 

Fonti
- Altre

 

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