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Papa
Leone X

(1513-1521).

1519-1522, tra i 18 superstiti degli oltre 200 uomini a bordo delle navi guidate dal portoghese Ferdinando Magellano, che compirà la prima circumnavigazione del globo, c'è anche il vicentino Antonio Pigafetta, autore della relazione della grande impresa.

ANNO 1519



1519
Unione Elvetica
Confederazione dei tredici cantoni elvetici:
- Uri (1291),
- Schwyz (1291),
- Unterwalden (1291),
- Lucerna (1332),
- Zurigo (1351),
- Zug (1353),
- Glarus (1353),
- Berna (1353),
- Friburgo (1481),
- Soletta (1481),
- Basilea (1501),
- Sciaffusa (1501),
- Appenzell (1513).

1519
-




1519
Sacro Romano Impero
Massimiliano I d'Absburgo
Albero genealogico

(Wiener Neustadt 1459 - Wels, Alta Austria 1519)
figlio di Federico III;
1486-1519, re dei romani;
1489-1519, arciduca del Tirolo;
1493-1519, arciduca d’Austria;
1493-1519, re di Germania;
1508-19, imperatore del Sacro Romano Impero;
guerra con Venezia (1508-1515) pace di Bruxelles
1519
muore.
[Negli anni più avanzati, nel suo viaggiare senza posa portava sempre con sé come Memento mori, una bara.]

Carlo V
Albero genealogico

(Gand 1500 - Yuste, Estremadura 1558)
secondogenito di Filippo d'Absburgo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza];
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
1516-56, re di Spagna (Carlo I)
1516-54, re di Napoli (Carlo IV);
1519-56, imperatore del Sacro Romano Impero;
1519
diversamente dalle altre volte, dopo la morte di Massimiliano I l'elezione non è automatica in quanto il re di Francia Francesco I ha colmato di denaro gli elettori laici e soprattutto ecclesiastici, guadagnando a suo favore anche il papa.

L'elezione del nuovo imperatore è il risultato di un volgare mercato.
I principi elettori:
1. Riccardo Greiffenclau di Wolrath, arcivescovo di Treviri;
2. Gioacchino margravio di Brandeburgo;
3. Albrecht di Brandeburgo, arcivescovo di Mainz (Magonza);
4. Luigi conte palatino;
5. Ermanno di Wied, arcivescovo di Colonia;
5. Lajos II Jagellone, re di Boemia;
6. Federico III [il Saggio] duca di Sassonia;
si vendono per denaro a Francesco I per passare poi dalla parte di Carlo V, che fa loro condizioni migliori.
[Esistono ancora i documenti autentici con le cifre dei vari contratti firmati dagli interessati.]

Francesco I ha infatti già mandato in Germania una schiera di agenti, tra cui il marchese di Bonnivet, l'amante più desiderato, il più pericoloso avventuriero, il più abile mediatore della corte francese. Per lui l'elezione imperiale non è il più importante avvenimento politico del tempo, ma un jeu d'intrigue in cui egli brucia tutte le sue cartucce.
Egli conosce tutti i retroscena; si vale senza scrupoli di tutti i mezzi di seduzione, si traveste da "capitano Jacob", tedesco, per raggiungere i suoi scopi. Sono suscitate guerre interne, il duca di Würtenberg viene aizzato contro la Lega sveva, viene adulato Franz von Sikingen, che era guadagnato alla causa austriaca; l'arcivescovo di Mainz è nominato legato permanente del seggio pontificio dal papa, che ora sta dalla parte dei francesi per la minacciosa vicinanza degli Absburgo in Napoli.
Gli inviati francesi hanno amplissimi poteri, portano con sé il sigillo di stato, aprono le lettere indirizzate al re e possono prendere decisioni senza prima interpellare il gabinetto. Portano con sé carri d'oro e se ne valgono a loro pieno arbitrio.
Si spera di far cambiar opinione anche a Jacob II Fugger; gli si offre un guadagno di 30.000 fiorini se egli sborsa 300.000 fiorini per gli interessi francesi.
Jacob II Fugger rifiuta freddamente con le parole: «Noi vogliamo restare buoni e fedeli sudditi del re, nostro signore». Con Massimiliano e con la sorella Margarete, governatrice dei Paesi Bassi, egli condivide l'odio istintivo contro tutto ciò che è francese.

[Raramente Jacob II Fugger ha fatto qualche affare di denaro con i francesi.
È sempre stata per lui una gioia particolare il soffiare via di sotto al naso di Francesco I i mercenari svizzeri con la rapidità dei pagamenti. Questi ne è tanto sdegnato che ha usato persino la violenza contro il mercante di Augusta: «Il re di Francia – ci informa Jacob Villingerè malcontento del Fugger. Egli ha fatto ricercare dappertutto in Francia dove egli avesse merci, che egli voleva gli fossero prese; ma non si trovò altro che stagno per il valore di circa 1000 fiorini».
Per questo Jacob II Fugger non ha mai impiantato una succursale a Lione, la più importante borsa del mondo dopo Anversa, perché corre il pericolo di venir confiscata. Per trattare i suoi affari a Lione egli si serve della casa di commercio dei Guadagni, che ha sede colà.]

Da aggiungere che quando si è diffusa la voce che alcune città della Germania meridionale vogliono fare affari con i francesi, la Lega proibisce ai suoi membri sotto pena di morte di accettare cambiali francesi. Essa è un'appassionata avversaria della candidatura francese. Durante l'elezione di Carlo V il suo esercito costituisce una sicura difesa contro le violenze francesi.
Così Francesco I non trova in Germania né cambio né credito, di modo che 800 muli devono portare in Loteringia 400.000 ducati di denaro liquido cuciti in sacchi di cuoio. Lo Scheuerl di Norimberga c'informa: «Grandi mucchi di corone, legate in sacchi alle navi, sono mandati giù lungo il Reno».

In modo ben diverso si comportano gli elettori.
Cinque di essi sono indotti con denaro a pronunciarsi a favore di Francesco I. Joachim von Brandeburg dà per iscritto la sua parole de prince di votare per Francesco I.
Ma anche il partito degli Absburgo non sta in ozio: Margarete, governatrice dei Paesi Bassi, ne è l'animatrice. Con successo essa ridesta i sentimenti di nazionalità contro la "tirannia francese".
La deliberazione della dieta svizzera di non voler tollerare in nessun caso un imperatore non tedesco è una chiara dimostrazione del risveglio del sentimento tedesco di nazionalità.

Sebbene nei Paesi Bassi il partito degli Absburgo sia già stato in relazione con Wolff Haller l'agente dei Fugger ad Anversa, che Jacob II Fugger chiama «nostro consigliere della gioventù», si serve ora dei Welser e dei banchieri genovesi, che sono più conosciuti in Spagna, per trasmettere in Germania i denari per l'elezione, versati laggiù.
Jacob II Fugger
deve solo prendere in custodia tutte le tratte – sono più di 300.000 fiorini –.
Pieno di rabbia egli le chiude nei suoi forzieri: finora non è stato ovvio che spettasse a lui la direzione unica di tutti i grandi affari di stato? Ed ora deve lasciarsi tenere in scacco persino dai banchieri italiani?
Jacob II Fugger mette in moto le sue relazioni.
Da ogni parte si assale Carlo V perché dia ai Fugger la direzione degli affari. Insistono i consiglieri imperiali Jacob Villinger e Johann Renner, lo Zevenberghe, il più abile degli agenti elettorali austriaci, la stessa Margarete.
Ma il re risponde che Jacob II Fugger con i suoi intrighi ha tanto amareggiato i Welser e le ditte genovesi che essi rifiuterebbero il loro aiuto se si riservasse ai Fugger una posizione di preminenza.
Ma poiché gli elettori stessi tributano il più alto riconoscimento soltanto a Jacob II Fugger, il re alla fine, contrariamente alla sua intenzione iniziale, è costretto ad affidare ai Fugger la parte prevalente nell'affare elettorale.
[Da una relazione diplomatica sappiamo che gli elettori volevano: «croire a nul ni avoir foi à lettres ni seellez de nul marchand étranger ou autres qu'au dit Fougger.».]
Certo non si riesce a creare Jacob II Fugger unico dirigente: altrimenti i capitalisti italiani dovrebbero affidargli il loro denaro o la loro malleveria. A questo essi si oppongono: «Per quanti vantaggi ci possano venire offerti, anche solo per il nostro onore noi non vogliamo sottometterci ai Fugger in questa faccenda: poiché dobbiamo tener presente la mancanza di riguardo che i Fugger hanno usato verso di noi, in quanto credevano di annientare il nostro credito e perciò aumentavano il cambio con grande danno dei mercanti».
I tentativi dei banchieri genovesi di rivaleggiare efficacemente sui campi di attività tedeschi sono tuttavia facilmente annientati.
Anche Mathaeus Welser tenta invano di far agire le sue buone relazioni spagnole, per scacciare il potente concorrente tedesco dalla sua precedente posizione monopolistica come "banchiere degli Absburgo".
Ma la potenza di Jacob II Fugger durante lo svolgimento della pratica elettorale è diventata ormai ancor più inattaccabile.


Giugno
28
, Francoforte, chiesa di San Bartolomeo, gli elettori tedeschi danno unanimi il loro voto al nipote di Massimiliano.
Carlo V vince la difficile partita sborsando quasi un milione di fiorini in contanti e muovendo truppe verso Francoforte dove siede la dieta; l'operazione è stata resa possibile dalle grandi banche tedesche e specialmente dai Fugger che vengono largamente compensati con appalti fiscali, feudi e miniere; viene così inaugurato il sistema di cedere entrate pubbliche ai banchieri per risolvere urgenti necessità finanziarie: sarà una debolezza nella politica degli Absburgo… [e non solo!!!];

Dai conti della Jacob Fugger e figli di fratelli:
l'elezione imperiale romana dell'imperatore Carlo V è costata 852.189 fiorini, di cui la metà spesi per regali. Di questi:
- 545.585, sborsati da Jacob II Fugger;
- 143.500, sborsati dai Welser;
- 65.000, sborsati dai banchieri genovesi;
- 98.104, sborsati da [mancano i dati di riferimento].

È decisamente una vittoria dei tedeschi sulla Francia e sul papa, la cui potenza ora passerà per decenni in seconda linea.

Pochi giorni dopo Jacob II Fugger scrive al suo amico e protettore duca Georg von Sachsen: «Il re Carlo è stato eletto Imperatore Romano. Aspettati di avere un re benigno. Io l'ho servito in cose che nessun altro poteva fare. La gratitudine non mancherà, se il re non tratta come il Vescovo di Augusta. Senza il mio aiuto non sarebbe mai diventato Vescovo, e si comporta come se gli avessi ammazzato il padre. Io spero che chi è nato di alta stirpe e sangue non porti con sé tanta ingratitudine e villania».

I consiglieri finanziari dell'imperatore hanno però garantito per l'elezione con accettazioni di tratte e iscrizioni di debito e hanno proceduto così poco prudentemente, che i mercanti stessi si erano obbligati solo per moneta corrente del Reno, mentre a Carlo V si richiedono ora i pagamenti in fiorini d'oro.
[Tutto il XVI secolo avrà solo 25 anni di pace.]

Dopo la sua elezione Carlo V riconosce i debiti contratti dal suo predecessore e si impegna a pagarli. Certo Jacob II Fugger deve accettare considerevoli defalcazioni: in cambio gli venogno riserbati particolari privilegi nella vendita del rame e dell'argento, e un contratto del trattamento più favorito per 4 anni.

Una più intima attrazione rivelerà tuttavia l'amicizia di Jacob II Fugger con Ferdinando I, fratello dell'imperatore.

Circa l'innalzamento alla classe di conti per Jacob II Fugger e i suoi eredi, proclamata nel 1515 da Massimiliano, con la morte di questi si accende la speranza dei nobili di farsi ascoltare dal nuovo imperatore. L'arciduca Ferdinando cerca di fare da mediatore ma non ha successo.
Jacob II Fugger perde quindi la pazienza. Il tribunale interpellato riconosce che gli è nel suo diritto: egli allora confisca con la forza i feudi dei cavalieri disobbedienti.
I nobili accondiscendono a prestargli il giuramento di fedeltà ed egli raggiunge così entro il suo territorio tranquillità e ordine.

All'esterno tuttavia Jacob II Fugge deve continuare a lottare contro delle ostilità.
La poca chiarezza delle condizioni giuridiche, che deriva dall'esistenza di vecchi contratti particolari e di accordi di ogni genere e dall'inesatta formulazione dei contratti di acquisto costituisce una continua fonte di discordie. Le competenze dell'alta facoltà giudiziaria sono elastiche e indeterminate; antichi privilegi e favori rompono la compattezza del potere sovrano; sono all'ordine del giorno le violazioni nell'esercizio del diritto di caccia e dei poteri giudiziari.
Jacob II Fugger deve affrontare molti dissensi e spiegazioni prima di aver rimosso tutte le pretensioni territoriali e legali esterne e di aver soffocato tutti i particolarismi.

Sembrerà strano ma egli deve innanzitutto fare i conti con il livore del più importante dei suo vicini, il vescovo di Augusta.
[Sebbene il semplice canonico d'un tempo abbia ottenuto il seggio vescovile solo per l'aiuto di Jacob II Fugger!]
Il vescovo di Augusta:
- istiga a continue violazioni l'abate di Roggenburg, il cui territorio penetra profondamente nel domino dei Fugger,
- reclama poteri giudiziari, che non gli competono,
- tiene battute di caccia sul territorio dei Fugger,
- cerca con i suoi mercati annuali e settimanali di fare concorrenza a quelli di Weissenhorn,
- taglia loro l'acqua con dighe.
Poiché Burgau, che appartiene al vescovo di Augusta, confina direttamente con Biberach, il principe della Chiesa tenta proprio qui di acquistare terreni e di arrogarsi diritti sovrani.
Jacob II Fugger dapprima tenta di procedere contro il vescovo per via giudiziaria. Ma dato il formalismo della procedura giuridica un simile processo durerebbe degli anni.
[Come si ben può notare, le attuali preoccupazioni – per quanto riguarda la giustizia civile e penale – non cambieranno nei secoli successivi!]
Egli preferisce quindi rivolgersi, come in molti altri casi, direttamente all'imperatore ed ottiene che il suo dominio di Biberach sia completamente libero ed immune da tale soggezione e dipendenza dalla sovranità del margraviato di Burgau.
Anche la città di Ulma non ha visto di buon occhio l'insediamento di Jacob II Fugger vicino alla città arrestandone quindi i tentativi di espansione. Essa teme inoltre la sua concorrenza economica, perché Weissenhorn ha finora prodotto attivamente tessuti di fustagno e li ha commerciati con Ulma. Essa cerca quindi di attaccar briga con il banchiere in ogni modo:
- tenendo cacce sul suo territorio,
- arrestando guardie forestali,
- estorcendo imposte,
- tentando di esercitare poteri sovrani sui territori dei Fugger facendo appello ad antichissimi privilegi del tempo lontano.
Ne derivano interminabili processi con la famigerata «sentenza temporanea» che trascina le cose all'infinito senza mai portare ad una decisione.
Solo dopo una lotta di anni Jacob II Fugger riuscirà ad ottenere i suoi diritti di sovranità e solo grazie a una transazione, dopo i vari reclami presentati all'imperatore da entrambe le parti.

La somma investita nei domini ammonta a circa 92.000 fiorini.
In base agli antichi "libri del censo e del catasto" i «frutti, le appartenenze e pertinenze» danno un'entrata totale di 3157 fiorini, apportano quindi un interesse di circa il 3%. Questo in confronto col guadagno commerciale che va dal 15% al 40% rappresenta solo un vantaggio minimo. Ma i possedimenti terrieri non costituiscono ora oggetto di speculazione commerciale e mantengono immutato il loro valore.
Sin dai tempi antichi le entrate sono rimaste le stesse. Una parte consiste ancora sempre in prodotti naturali come oli, bestiame, cereali ed entrate derivate dalla vendita del legname. Il canone, il testatico dei servi della gleba, le sportule, i dazi e le imposte sui mercati vengono pagate in denaro. Così sono qui separate economia rurale ed economia monetaria; esse non sono principi contrastanti, ma poli di un'esigenza economica affine.
Un'entrata speciale è rappresentata fin dai tempi antichi dalle cosiddette «imposte sulle morti», in base alle quali il signore feudale alla morte di ciascuno dei vassalli ha diritto ad un capo di bestiame e all'abito migliore.
La contea di Kirchberg con i suoi 60 villaggi dà le maggiori entrate: ogni anno quasi 900 fiorini in denaro e copiose entrate in natura, tra cui 4000 uova. Il terreno è buono.
I proventi sarebbero ancora maggiori se frequenti raccolti cattivi, carestie ed epidemie, dalle quali di questi tempi ci si può difendere solo imperfettamente, non arrecassero danni.
I contadini non liberi devono pagare il testatico anche se non abitano nel territorio dei Fugger. Così giungono entrate da Strasburgo, Friburgo e Basilea. D'altra parte anche molti ecclesiastici, chiostri e borghesi forestieri hanno beni allodiali e possedimenti nel territorio dei Fugger – tra questi i Carmelitani scalzi, i cavalieri dell'Ordine teutonico e gli abitanti di Ulma – e devono pagare le loro imposte per ciò.

Sebbene i domini di Jacob II Fugger siano dei cosiddetti «feudi temporanei» e potessero venire riacquistati da Massimiliano dopo un periodo determinato, non si mai giunti a questo poiché all'imperatore mancava sempre il denaro. Ora, dopo la sua morte, Jacob II Fugger fa rinnovare a Carlo V tutti gli instrumenti d'investitura e di possesso.
[La convalida seguirà nell'inverno 1521-1522.]


[Will Winker, Fugger Il Ricco, Giulio Einaudi Editore Torino 1943.]

1519
-



REGNO di SPAGNA
[vedi sotto]
REGNO di NAPOLI
[vedi sotto]

1519
REGNO di BOEMIA e d'UNGHERIA
Lajos II Jagellone
Albero genealogico

(1506 – Mohacs 1526, ucciso nella battaglia contro i turchi)
figlio di re Ladislao II o VII e di Anna di Foix;
1516-26, re di Boemia e d’Ungheria;
[ultimo re a cui la Transilvania obbedisce come facente parte del regno]




1519
-

1519
Transilvania
Giovanni Szápolyai

(Szepesvár 1487 - Szászebes 1540)
di nobile famiglia transilvana;
1511-40, voivoda di Transilvania;



1526-40, re d'Ungheria;

1519
-

1519
Sassonia
Federico III [il Saggio]
Albero genealogico

(Torgau 1463 - castello di Lochau, Annaburg 1525)
figlio di Ernesto duca elettore di Sassonia (linea ernestina) e di Elisabetta di Baviera;
1486-1525, duca elettore di Sassonia;
1519
alla morte di Massimiliano I rifiuta la candidatura al titolo imperiale propostagli dal papa e dal re di Francia in funzione antiasburgica;



1519
ducato di Württemberg
Ulrico di Württemberg
Albero genealogico

(Reichenweiler, Alsazoia 1487 - Tubinga 1550)
figlio di Enrico e di Elisabetta di Zweibrücken;
1498-1519, duca di Württemberg;
1519
in appoggio a Francesco I di Francia che aspira all'elezione imperiale, occupa la città imperiale di Reutlingen; la lega sveva e Carlo V invadono allora il Württemberg costringendolo all'esilio.




1534-50, duca di Württemberg;


1519
ducato di Baviera
Guglielmo IV [il Costante]
Albero genealogico

(† 1550)
figlio di Albrecht IV [il Saggio] e di Cunegonda d'Austria;
1508-50, duca di Baviera;



1519
Mainz [Magonza]
Albrecht
Albero genealogico

(n. 1490 - Magonza 1545)
figlio di Giovanni [il Cicerone], elettore di Brandeburgo;
1513, vescovo di Magdeburgo e amministratore del vescovado di Halberstadt;
1514-45, arcivescovo elettore di Mainz [Magonza] ;
dal 1518 è cardinale;





1519
REGNO di POLONIA
Sigismondo I
Albero genealogico

(† 1548)
figlio di Casimiro IV Jagellone e di Elisabetta d’Absburgo;
1506-1548, re di Polonia e granduca di Lituania;
sposa in seconde nozze Bona Sforza († 1557), figlia di Gian Galeazzo duca di Milano;





1519
-








1519
IMPERO OTTOMANO
Selim I [Yavuz-il Ponderato]
Albero genealogico

(1467 - 1520)
figlio di Beyazid II;
1512-20, sultano;



Gran Visir
-
1519
nell'ultima fase del suo regno, deve affrontare la minaccia della rivolta delle popolazioni turcomanni nella parte orientale dell'Anatolia, il cui spirito ribelle non si è sedato nemmeno dopo la fine dei loro alleati safavidi.
La motivazione principale di questa rivolta è finalizzata a contrastare l'insediamento del potere centrale del sultano in territori nei quali queste tribù erano abituate a vivere senza alcun controllo. A tale scopo essi prendono come pretesto la difesa delle loro credenze religiose decisamente eterodosse contro lo sforzo di diffondere e rafforzare le istituzioni e le credenze dell'islamismo ortodosso. Non è quindi un caso che il primo focolaio di rivolta, scoppiato quest'anno nei pressi della città di Tokat, sia guidato e ispirato da un predicatore safavide di nome Celal, sfuggito alle persecuzioni degli ottomani, il quale è riuscito a raccogliere intorno a sé una folta schiera di seguaci. Professandosi come un mahdi, ovvero un salvatore del suo popolo, Celal attrae fra le sue fila gran parte dei suoi concittadini scontenti delle pesanti tassazioni ottomane. Dopo aver assunto il nome di "scià Ismail", Celal raccoglie un esercito mal equipaggiato.
Aprile
24
, l'esercito di Celal viene immediatamente attaccato e distrutto dai giannizzeri in un autentico massacro. [Nonostante la morte del suo ispiratore, il movimento di rivolta anti-ottomano continuerà a persistere, per tutto il XVI ed il XVII secolo, in una lunga serie di episodi di rivolta noti appunto come "rivolte di Celal".]





1519
REGNO di FRANCIA
Francesco I
Albero genealogico
(Cognac 1494 - Rambouillet 1547)
figlio di Carlo di Orléans conte di Angoulême e di Luisa di Savoia;
nel momento in cui la perdita del milanese e la costante pressione degli svizzeri da un lato, la fortunata politica dinastica degli Absburgo dall'altro, minacciano di bloccare l'espansione politica e territoriale della Francia, sposa Claudia († 1524) figlia di Louis XII;
1515-47, re di Francia;



Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
Jacques de Beaune
signore di Semblanéay
(1518 - 1524)
Cancelliere-Guardasigilli
Antoine Duprat (primo presidente del Parlamento di Parigi)
(1515 - 1535)
Segretario di stato agli Affari Esteri
-
 
1519
-

 
1519
ducato di Lorena e di Bar
Antonio II [il Buono]
Albero genealogico

(1508 - 1544)
figlio di Renato II e di Filippa di Gheldria;
1508-44, duca di Lorena e di Bar;
[ha ereditato il ducato di Lorena, la contea di Vaudémont e i vescovati di Metz e Verdun.]

1519
-



1519
Paesi Bassi
Carlo V
Albero genealogico

[vedi Carlo V]
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
[Olanda, Brabante, Limbourg, Fiandre e Hainaut]


Governatore
-

1519
-

 



1519
REGNO d'INGHILTERRA e d'IRLANDA
Enrico VIII
Albero genealogico

(Greenwich 1491 - Westminster 1547)
[erede delle due Rose]
secondogenito di Enrico VII Tudor e di Elisabetta di York;
1509-47, re d'Inghilterra e d'Irlanda;
1509, subito dopo l'incoronazione, sposa la vedova del fratello Arturo, Caterina d'Aragona;
1514 concede la sorella Maria Tudor in matrimonio a Louis XII;
1519
convinto di esercitare una parte di primo piano sulla scena europea, alla morte di Massimiliano I pone la sua candidatura al titolo imperiale, cui mirano pure il re di Spagna e il re di Francia;



1519
1515-29, di fatto la politica inglese e il governo sono diretti in suo nome da Th. Wolsey nella sua triplice veste di cardinale arcivescovo di York, lord cancelliere e legato papale a latere, colui che riuscirà a restituire all'Inghilterra un certo prestigio tra le potenze europee;


IRLANDA
-
-
-
-

1519
-

a

1519
REGNO di SCOZIA
Giacomo V
Albero genealogico

(Linlithgow, Scozia 1512 - Falkland 1542)
figlio di Giacomo IV Stuart e di Margherita Tudor;
1513-42, re di Scozia;
sotto la reggenza della madre, mentre il paese è travagliato dalle lotte tra i nobili scozzesi, sostenitori gli uni dell'Inghilterra e gli altri della Francia;



1519
-


a

1519
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano II [il Crudele]
Albero genealogico
(Nyborg, Svendborg 1481 - Kalundborg, Holbaek 1559)
figlio di Giovanni I e di Cristina di Sassonia;
1513-23, re di Danimarca e di Norvegia;


1520-21, re di Svezia;

1519
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NORVEGIA
1519
-
ISLANDA
1519
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1519
REGNO di PORTOGALLO
Emanuele [il Grande]
Albero genealogico

(Alcochete, Lisbona 1469 - Lisbona 1521)
figlio di Ferdinando duca di Viseu e di Beatrice di Portogallo;
1495-1521, re di Portogallo;



1519
-
a


1519
REGNO di SPAGNA
Carlo I
Albero genealogico
[vedi Carlo V]
1516-56, re di Spagna; (Carlo I)


1519
-






1519
SAVOIA
 


 

1519
-



1519
Monferrato
Bonifacio IV Paleologo
Albero genealogico
(Casale 1512 - 1530)
figlio del marchese Guglielmo IX e di Anna d'Alençon;
1518-30, marchese di Monferrato;
sotto la reggenza della madre e dello zio Giangiorgio;

1519
-

1519
Mantova
Francesco II Gonzaga
Albero genealogico
(n. 1466 - m. 1519)
figlio di Federico I e di Margherita di Baviera;
1484-1519, marchese di Mantova;
nel 1515 è stato costretto a cedere Asola e Lonato e a lasciare che suo figlio Federico, già ostaggio di papa Giulio II a Roma, fosse portato in Francia da Francesco I;

Federico II Gonzaga
Albero genealogico
(Mantova 1500 - 1540)
figlio di Francesco II e di Isabella d'Este;
1519-40, marchese di Mantova;
continua l'attività di condottiero esercitata dal padre, ottenendo la nomina a capitano generale della chiesa;



1530-40, duca di Mantova;
1536-40, marchese del Monferrato;

1519
-

1519
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Leonardo Loredan
Albero genealogico

(? - ?)
1501-21, doge di Venezia;
nel 1517, con la pace di Bruxelles, le è stata restituita Verona e lasciata Pordenone ma ha dovuto asciare agli Absburgo Trieste, Gorizia e Gradisca;


- nunzio pontificio: . Altobello Averoldi (1517 set - 1523)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1519
-



1519
ducato di Ferrara
ducato di Modena
ducato di Reggio
Alfonso I d'Este
Albero genealogico

(Ferrara 1476 - 1534)
figlio di Ercole I e di Eleonora d'Aragona;
sposa in prime nozze Anna Sforza († 1497)
1505-34, duca di Ferrara;
1505-10, 1526-34, duca di Modena;
1505-10, 1523-34, duca di Reggio;
dal 1501 è sposato (seconde nozze) con Lucrezia Borgia la quale ha ottenuto dal padre (papa Alessandro VI) il riconoscimento del diritto all'eredità dei beni estensi [feudo pontificio];
nel 1510 è stato scomunicato e dichiarato decaduto nonché privato da Giulio II dei ducati di Modena e Reggio…


 
1519
inutili le trattative, condotte anche dal fratello cardinale Ippolito e da Ludovico Ariosto, per recuperare i ducati;

 

1519
Firenze
Lorenzo II
Albero genealogico

(1492-1519)
figlio di Piero e di Alfonsina Orsini;
1503-15, signore di Firenze;
1516-19, duca di Urbino;
1518, sposa Maddalena de la Tour († 1519);

Alessandro de' Medici
Albero genealogico

(1512 ca - Firenze 1537)
figlio naturale di Lorenzo [ramo di Cafaggiolo] duca di Urbino [secondo altri, di Giulio (papa Clemente VII)];
1519-27, duca di Urbino;


1531-37, duca di Firenze;

1519
-


1519
ducato di Sora
ducato di Urbino
Francesco Maria I della Rovere
Albero genealogico
(n. 1490 - m. 1538)
figlio del duca di Sora Giovanni della Rovere e di Giovanna di Montefeltro;
1501-38, duca di Sora;
1501-38, signore di Senigallia e Mondavio;
1508-38, duca di Urbino [toltogli da Leone X dal 1516];
1512-38, signore di Pesaro;


 
1519
-




1519
REGNO di NAPOLI
Carlo V
Albero genealogico

(Gand 1500 - Yuste, Estremadura 1558)
secondogenito di Filippo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza];
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
1516-56, re di Spagna (Carlo I)
1516-54, re di Napoli (Carlo IV);
1519-56, imperatore del Sacro Romano Impero;

– vedi sopra –

NAPOLI
Viceré
-
Nunzio apostolico
-

1519
-


SICILIA
Viceré
-
1519
-

a





Barbieri, Giovanni Maria (Modena 1519-1574) filologo italiano, esercitò notevole influsso sul concittadino Lodovico Castelvetro;
Arte del rimare
(incompiuta, postuma, pubblicata nel 1790 da G. Tiraboschi col titolo Dell'origine della poesia rimata)
Attila di Niccolò da Casola (1548, poema franco-veneto, traduzione).

Benzoni, Gerolamo (Milano 1519- † 1570 ca) commerciante e viaggiatore milanese;
1541-1555, dopo vari viaggi in tutta l'Europa, si reca nelle Americhe dove segue numerose spedizioni (nelle Antille e nel Perú);
Historia del Mondo Nuovo (Venezia 1565, tradotto in varie lingue)
Descriptio expeditionis Gallorum in Floridam (postumo).

Coligny, Gaspard II, signore di Châtillon (Châtillon-sur-Loing, Loiret 1519-Parigi 1572) politico francese;
1544, si distingue nelle guerre d'Italia agli ordini del duca d'Enghien;
1547, colonnello generale della fanteria;
1551, ammiraglio di Francia;
1557, difende San Quintino dall'assedio delle truppe spagnole;
1559, fatto prigioniero dopo la capitolazione, rientra in Francia dopo la pace di Cateau-Cambrésis per divenire poi il capo naturale del partito ugonotto;
1562-63, nelle guerre di religione dirige le operazioni militari contro la lega cattolica e così pure nel 1567-70; 
1570, la pace di Saint Germain permette il suo richiamo a corte dove acquista un forte ascendente sul re Carlo IX ma si attira l'ostilità di Caterina de' Medici, regina madre;
1572, 22 agosto, sfugge ad un'aggressione dopo aver cercato di indurre il sovrano ad appoggiare la rivolta dei Paesi Bassi contro Filippo II; muore due giorni dopo nel massacro della "notte di san Bartolomeo".

Giustiniani (Giustiniani Recanelli), Vincenzo (Chio 28 ago 1519 - Roma 28 ott 1582).
[Figlio di Francesco e Caterina di Bricio Giustiniani del ramo dei Longo.]
entrato tra i domenicani osservanti dell'isola, compie gli studi a Genova nel collegio di S. Maria di Castello;
qui conosce fra S. Usodimare;
1546, nonostante la giovane età, è nominato assistente di fra S. Usodimare divenuto procuratore generale dell'Ordine;
1553, interviene al capitolo con il grado, ormai onorifico, di provinciale della Terrasanta;
con l'elezione di fra S. Usodimare a maestro generale, ne esce provinciale d'Inghilterra e vicario generale dei domenicani;
1557, muore fra fra S. Usodimare;
1558, 28 maggio, dopo l'anno di vicariato di Pietro Martire da Lugano, viene eletto maestro generale dal capitolo svoltosi a Roma per volontà di Paolo IV;
[Questa scelta risponde alle pressioni per la riforma religiosa dei domenicani in senso tridentino. Già la sua prima lettera circolare descrive con drammaticità la decadenza di un Ordine a cui, a causa del generale peggioramento della vita religiosa, il protestantesimo ha tolto otto province, minacciando ora quelle francesi. Per tamponare le falle più gravi, egli accorpa i resti delle province boema e ungherese a quella austriaca e ribadisce alle altre il rispetto della regola, del voto di povertà, l'istituzione di un solo noviziato ciascuna e di almeno un convento dove si pratichi l'osservanza.]
1561, al capitolo di Avignone si accompagna la visita in Francia, dove l'azione di riforma soffre per i conflitti religiosi e il giurisdizionalismo della monarchia, che gli impedisce di assumere il governo diretto del convento parigino di S. Giacomo per riformarlo di persona, come vorrebbe;
18 ottobre, conclusa questa visita, si trasferisce a Trento per assistere all'ultima fase del concilio (fino al dicembre 1563);
1563, terminato il concilio, va a Bologna, dove ha convocato il capitolo del 1564 per instaurare ufficialmente la riforma tridentina tra i domenicani;
1565-66, visita la Spagna e il Portogallo, disponendo che le province iberiche abbiano un unico procuratore per trattare gli affari con la monarchia, anziché uno ciascuna, e ribadendo il divieto di ammettere ebrei nell'Ordine;
conta di concludere la visita, insieme con il suo mandato, ad Anversa per il capitolo del 1567 ma…
1566, …7 gennaio, l'elezione del pontefice Pio V (il cardinale domenicano e protettore dell'Ordine M. Ghislieri) gli consente di spostare il capitolo a Roma, facendolo slittare al 28 maggio 1569;
fa intanto pubblicare le nuove costituzioni domenicane che stabiliscono un rigido controllo del maestro generale su tutte le attività dell'Ordine;
[Lo stesso anno, dopo l'occupazione turca dell'isola di Chio, riesce, grazie al suo ruolo in Curia, ad accogliere e proteggere alcuni membri della sua famiglia esuli dall'isola, specie il cognato Giuseppe, che diverrà il capostipite del ramo romano dei Giustiniani, e i figli di costui Vincenzo, futuro marchese, e Benedetto, che avvierà alla carriera ecclesiastica, garantendogli le proprie prelature.]
1569, Roma, alla presenza dello stesso Pio V, ottiene un'altra riconferma del suo generalato, accompagnato dal sostegno diretto del papa alla propria azione riformatrice, da imporre ormai anche con la forza;
la sua permanenza alla guida dell'Ordine domenicano ritarda l'attesa nomina cardinalizia;
10 ottobre, con un breve Pio V gli ordina una missione diplomatica in Spagna (previa promessa del berretto cardinalizio);
[Per tentare di trovare con Filippo II una composizione delle controversie giurisdizionali tra l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo e il Senato milanese e il governatore spagnolo dello Stato, nonché per difendere i diritti della Chiesa nel Regno di Napoli e in Sicilia. Questo consentirebbe al nunzio a Madrid Giovambattista Castagna di avere più tempo per le trattative per la conclusione della lega antiturca.
Inizialmente Pio V aveva deciso di affidare questo incarico al vescovo Camillo Campeggi, che però è morto prima di partire.]

a questo punto egli vanta buoni rapporti con la Spagna, tanto da essere giudicato filospagnolo dallo stesso ambasciatore di Filippo II a Roma, Juan de Zúñiga;
la sua missione invece non produce risultati;
novembre, arrivato in Spagna, egli riesce solo a consegnare al re un memoriale scritto su Napoli e la Sicilia, elencando a voce i problemi di Milano;
Filippo II ne rinvia continuamente l'esame;
1570, 17 maggio, viene creato cardinale;
[Per i soli meriti di rappresentante dell'Oriente cristiano.]
agosto, viene richiamato a Roma;
1571, 25 maggio, assiste alla firma della Lega santa;
depone il generalato dell'Ordine;
1582, 28 ottobre, muore a Roma.

Gresham, Thomas (Londra 1519?-1579) finanziere inglese, discendente di una famiglia di banchieri, consulente finanziario anche di Elisabetta; da cui la legge di Gresham (secondo la quale la moneta cattiva scaccia la buona) a favore del ritorno alla moneta di valore intrinseco pari a quello nominale
1552, diventa agente finanziario della corona ad Anversa e in tale funzione fa aumentare il cambio della sterlina del 37,5%
1554, concede un prestito alla Spagna
1566-68, con le immense ricchezze accumulate fa edificare il "Royal Exchange", la borsa di Londra e fonda una scuola per l'insegnamento delle scienze fisiche e matematiche
1567, è costretto a lasciare i Paesi Bassi in seguito allo scoppio della rivolta contro la Spagna.

Menéndez de Avilés, Pedro (Avilés 1519-Santander 1574) ammiraglio spagnolo; impegnato nella guerra corsara contro i francesi, fu protetto da Carlo V
1554, accompagna Filippo II in Inghilterra in occasione del matrimonio del futuro sovrano spagnolo con Maria Tudor
1557, passato nelle Fiandre, partecipa alla battaglia di San Quintino
1563, già da tempo capitano generale della flotta delle Indie, viene nominato adelantado (governatore) della Florida dove si preoccupa innanzitutto di porre fine alle incursioni dei corsari francesi; occupa in particolare Charlesfort distruggendone completamente la guarnigione ugonotta; più tardi conduce la stessa operazione a Cuba dove, come governatore, lotta contro le colonie protestanti ivi installate; 
1574, muore poco dopo la nomina a comandante dell'Invencible Armada.

Pitti, Iacopo (1519-1589) politico fiorentino, di idee repubblicane
1568, ricopre la carica di senatore del governo mediceo
1572, ricopre la carica di "oratore" presso Gregorio XIII oltre a quella di console dell'Accademia Fiorentina
Vita di Antonio Giacomini Tebalducci
Apologia de' Cappucci (operetta contro F. Guicciardini)
Istorie fiorentine (in due libri, 1494-1529).

Théodore de Bèze o Teodoro di Beza (Vézelay, Borgogna 1519-Ginevra 1605) umanista, teologo, riformatore francese.


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«segue da 1518»
1519
Germania
:
produzione annua di libri: 111 titoli.
Basilea, febbraio, il libraio pavese Francesco Calvi acquista presso J. Froben la prima edizione degli opuscoli di M. Lutero appena tradotti in latino.
«segue 1520»

Monte di Pietà

1519, Torino, 27 aprile, dal pulpito di Santa Maria degli Angeli un francescano lancia l'idea del Monte vista
l'esigenza di ridurre le pratiche dell'usura e il pauperismo conseguente alla scarsa circolazione del denaro entrambi fortemente penalizzanti per la popolazione più debole;
«segue 1530»

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