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Papa
Leone X

(1513-1521)

Il sovrintendente delle finanze papali, Francesco Armeli, è sempre alla ricerca di nuove vie per procurare denaro e risorge la vendita dei benefici e di cariche ecclesiastiche, sevveramente proscritta come "simonia".
M. Lutero trova qui un campo facile per i suoi attacchi contro il papa: «Per questo nobile traffico è stata eretta una vera casa di vendita, cioè il palazzo del Datario a Roma. Là devono recarsi tutti quelli che fanno commercio di cariche e benefizi. Da quello stesso bisogna comperare tali glosse e arti per acquistare il potere di praticare tale birbonata massima».
Il Collegio cardinalizio è ampliato, perché i nuovi cappelli cardinalizi apportano denaro. Persino gli stessi parenti devono rinunciare ad aspirare ad una carica, se un altro offre di più. Spesso le cariche sono già state dal precedente titolare ipotecate in anticipo. Gli intimi del pontefice le hanno già da lungo tempo promesse in pegno alla Banca Fugger. Anzi «essi hanno dato in prestito al papa tutto il denaro e alla sua morte erano rovinati; con loro quasi l'intera servitù, che aveva prestato anche i centesimi».
Molti banchieri italiani danno prestiti per qcquistare benefizi per i loro familiari.
Al solo mercante veneziano Berardo Bini il papa deve 200.000 ducati.
Una buona fonte di denaro è rappresentata dall'Ordine dei cavalieri di S. Pietro istituito dal cardinale Pucci. Molti ambiziosi cercano di entrarvi ed accettano volentieri per questo il sacrificio di 1000 ducati, tanto più che come risarcimento devono avere una rendita dalle miniere papali di allume di Tolfa.
Continuamente vengono istituite nuove tasse, persino delle tasse scambio sulle granaglie, tanto che i fornai ne sono molto gravati.
I denari per le indulgenze raccolti per la fabbrica di S. Pietro affluiscono da molte vie nella cassa privata del pontefice e vengono impiegati per debiti e piaceri. Così per esempio con questi mezzi è mandato un chierico in Germania e nei paesi nordici per cercarvi manoscritti classici: il XXXIII capitolo di Livio che è in possesso del re di Danimarca, rappresenta una scoperta particolarmente ambita.

Concilio Ecumenico Lateranense V
(1512-17)

1514
Roma
-

ANNO 1514



1514
Unione Elvetica
Dodici cantoni federati:
- Uri (1291),
- Schwyz (1291),
- Unterwalden (1291),
- Lucerna (1332),
- Zurigo (1351),
- Zug (1353),
- Glarus (1353),
- Berna (1353),
- Friburgo (1481),
- Soletta (1481),
- Sciaffusa (1501),
- Basilea (1501),
- Appenzell (1513).

1514
-



 
1514
Sacro Romano Impero
Massimiliano I d'Absburgo
Albero genealogico

(Wiener Neustadt 1459 - Wels, Alta Austria 1519)
figlio di Federico III;
1486-1519, re dei romani;
1489-1519, arciduca del Tirolo;
1493-1519, arciduca d’Austria;
1493-1519, re di Germania;
1508-19, imperatore del Sacro Romano Impero;


1514
guerra con Venezia (1508-1515)
mantiene solo Verona;

Già fin dai tempi di s. T. d'Aquino (XIII secolo) il prendere interessi era stato considerato una colpa e vietato secondo il diritto canonico.
All'inizio dello svilppo economico del primio capitalismo questo divieto è caduto di per sé, perché principi ecclesiastici e laici hanno bisogno di prestiti, che non si possono ottenere senza interessi. Tuttavia la sensazione di commettere ingiustizia col prendere interessi perdura ancora inconsciamente nel popolo. Anche i mercanti rifuggono dal confessarlo apertamente: gli interessi o vengono calcolati col cambio della valuta oppure si paga subito meno di quanto è quietanzato; infine si camuffano i conti registrando la somma degli interessi come «frutti» o «per fatica e rischio».
Persino Mathaeus Schwarz, il capocontabile di Jacob II Fugger, dichiara: «Frutti significa usura con termine eufemistico; finanze significa furto con termine eufemistico».
Dapprima si pagano interessi o rendite annue solo per i prestiti più rilevanti. Più tardi è divenuto uso generale depositare alle banche anche somme minori come depositi fruttiferi, che tuttavia continuano ad essere considerati «empi o da usurai».
Ma il movimento riformistico e gli scritti di M. Lutero, che da principio esercitano un'azione demagogica, fanno di nuovo considerare il prendere interessi come «un peccato contro il diritto divino». In questo campo il riformatore si mette dalla parte delle potenze del passato ancora legate dal sistema medioevale. Cavalieri, contadini e piccoli borghesi lo salutano come un gradito compagno nella lotta contro gli odiati commercianti; ci si appella di nuovo al diritto canonico e ai commenti dei Padri della Chiesa.
M. Lutero definisce il prendere interessi la più grande sventura della nazione tedesca. «Quell'uso, che non esiste da molto più di cento anni ed ha già ridotto quasi tutti i principi, le fondazioni, i comuni, la nobiltà e gli eredi in povertà, miseria e rovina. Il diavolo lo ha escogitato e il papa con la sua approvazione ha fatto del male a tutto il mondo».
«Con il prendere interessi – continua M. Luteroi Fucker si sono acquistati la loro grande ricchezza. Si sarebbe dovuto tappare la bocca a loro e alle società di tal fatta. Io so bene che sarebbe molto più consono al sentimento divino aumentare gli aratri e diminuire la mercatura».
Ma neppure M. Lutero può arrestare la ruota degli eventi mondiali: egli è ormai sorpassato.
I mercanti difendono la propria pelle: prima di tutto Jacob II Fugger che è il più attaccato.
Essi obiettano che:
- un traffico ed un commercio mondiali non sono concepibili senza prendere interessi;
- i principi non possono reggere i loro stati né far guerre;
- per tutte le grandi imprese occorre un capitale, che non ci si può procurare senza interessi.
Si trovano buoni argomenti nel diritto romano rimesso in onore e nella legislazione dell'impero. Ma per Jacob II Fugger sono più importanti le dichiarazioni autorevoli da parte di teologi e di canonici. Per questo egli trova il miglior appoggio nell'eloquente dottor J. Eck, l'avversario di M. Lutero.

Proprio quest'anno il dottor J. Eck espone la tesi che il Contractus quinque de centum, il tasso d'interesse del 5%, sia legale.
Egli afferma che decisioni papali hanno già da lungo tempo riconosciuto il Census realis, il «prendere redditi», che secondo la Bolla del papa Callisto III già nel 1455 possono essere presi anche per «case e merci». Dice che l'interesse è un «compenso per il mancato guadagno».

Il contrasto delle opinioni fa molto chiasso:
- il vescovo di Eichsfeld vieta le discussioni al riguardo;
- l'arcivescovo di Magonza interroga al riguardo la sua università: essa risponde con diplomatica prudenza che tra i dotti è bensì permesso intra muros di disputare al riguardo, ma che tuttavia è più conveniente tacere del tutto.
Jacob II Fugger che vuole che secondo l'uso del tempo la cosa sia charita in una discussione pubblica, manda in viaggio il dottor J. Eck fornito di molto denaro. Lo fa accompagnare dal suo servitore Hieronymus Iphofer che parla perfettamente l'italiano, perché la prima disputa deve aver luogo subito a Bologna, la più pregiata università del tempo.
- Bologna: la facoltà giuridica approva la tesi del dottor J. Eck;
- Vienna: la facoltà teologica è contraria al prendere interessi; tuttavia il dottor J. Eck ottiene l'attestato di una discussione vittoriosa, perché vi s'immischia l'imperatore;
- Lipsia: l'intervento dell'amico e protettore Geog von Sachsen ottiene un risultato favorevole;
- Augusta: anche il priore dei domenicani Johannes Faber viene guadagnato alla causa della legittimità degli interessi.

Così Jacob II Fugger ottiene de jure l'autorizzazione a prendere interessi e la classe dei mercanti ora può calcolare apertamente le sue percentuali, senza velarle col nome di «fatica e rischio».
Tuttavia la taccia di usurai nei confonti della società Fugger non viene messa a tacere. Wuchern e Fuggern sono usati come sinonimi e in parecchie regioni entrano direttamente nel linguaggio popolare. Ulrich Hutten scrive persino un'opera "Vadiscus o contro tutte le Fuckerei", in cui Fucker vale «usuraio».
Jacob II Fugger non si fa scrupolo di vendere le merci alquanto più caro che gli è consentito dal mercato. E anche la Curia papale e tutti gli altri principi della Chiesa pagano alti interessi.
Quindi egli non vede alcun motivo per mutare condotta.
Anzi, con sorprendente solerzia, egli si fa ripetutamente convalidare da editti imperiali che i suoi contratti di fornitura esclusiva, soprattuto di due grossi contratti del rame del 1514 solo per la sua società e quello dell'anno successivo insieme con gli Höchstetter, non cadono sotto il divieto di monopolio fissato dalle leggi dell'impero.

Febbraio
26
, Augusta, con istrumento pari data Jacob II Fugger acquista dalla signora Anna Strauss, vedova di Hieronymus Welser, «dinanzi alla Streffingertor nel sobborgo di San Jakob, per 900 fiorini d'oro quattro case con giardino».

[Will Winker, Fugger Il Ricco, Giulio Einaudi Editore Torino 1943.]


1514
BOEMIA e UNGHERIA
Ladislao II o VII - Jagellone III
Albero genealogico

(n. 1456 - Buda 1516)
figlio di Casimiro IV re di Polonia;
1471-1516, re di Boemia (Ladislao II);
1490-1516, re d'Ungheria (Ladislao VII);

i suoi figli:
- Anna sposa Ferdinando d'Asburgo;
- Luigi sposa Maria d'Asburgo;
ciò crea le premesse per una successione asburgica nei due regni (ciò avverrà nel 1526, alla morte di Luigi II).

1514
testimone passivo della rivolta contadina in Ungheria guidata da G. Dózsa;


1514
Transilvania
Giovanni Szápolyai

(Szepesvár 1487 - Szászebes 1540)
di nobile famiglia transilvana;
1511-40, voivoda di Transilvania;



1526-40, re d'Ungheria;

1514
sconfigge gli eserciti dei contadini insorti, guidati da György Dózsa, ricorrendo a una spietata punizione facendo impiccare lungo le strade migliaia di persone; si conquista così l'appoggio incondizionato della nobiltà ungherese e del re Ladislao VII;

 
1514
Sassonia
Federico III [il Saggio]
Albero genealogico

(Torgau 1463 - castello di Lochau, Annaburg 1525)
figlio di Ernesto duca elettore di Sassonia (linea ernestina) e di Elisabetta di Baviera;
1486-1525, duca elettore di Sassonia;



1514
ducato di Württemberg
Ulrico di Württemberg
Albero genealogico

(Reichenweiler, Alsazoia 1487 - Tubinga 1550)
figlio di Enrico e di Elisabetta di Zweibrücken;
1498-1519, duca di Württemberg;
1514
i contadini si sollevano costringendolo ad ampie concessioni;


1534-50, duca di Württemberg;


1514
ducato di Baviera
Guglielmo IV [il Costante]
Albero genealogico

(† 1550)
figlio di Albrecht IV [il Saggio] e di Cunegonda d'Austria;
1508-50, duca di Baviera;



1514
Mainz [Magonza]
Albrecht von Brandeburgo
Albero genealogico

principe degli Hohenzollern
(n. 1490 - Magonza 1545)
figlio di Giovanni [il Cicerone], elettore di Brandeburgo;
1513, vescovo di Magdeburgo e amministratore del vescovado di Halberstadt;
1514
Febbraio
9
, la delegazione degli Hohenzollern non è ancora ritornata a casa da Roma quando muore l’arcivescovo di Magonza, e il più esteso e più importante vescovato al nord delle Alpi si rende disponibile al miglior offerente.
[Il vescovo era anche capo politico del vescovato ed aveva speso 21.000 fiorini per comprarsi l’incarico.]
Al giovane principe servono stavolta molti più soldi per incamerare anche questo arcivescovato della Germania, il più prestigioso dell’epoca.
Alla fine, comunque, viene eletto arcivescovo di Magonza vincendo la partita contro il suo concorrente Ludovico del Palatinato.
Ma il vero problema è però di nuovo l’approvazione del papa e questa volta anche il beneplacito dell’imperatore Carlo V.
Poiché la sua elezione è condizionata al versamento di una grossa somma (20.000 fiorini) alla curia romana, è costretto ad indebitarsi con i Fugger.
I 29.000 fiorini che i Fugger gli mettono a disposizione per smussare le inevitabili resistenze di Roma vengono però respinti con disprezzo: si dice che né il papa né l’imperatore vedono di buon occhio un tale accumulo di titoli e di potere. Ma la delegazione degli Hohenzollerne con loro i Fugger che questa volta vogliono rimanere anonimi – non molla.
La trattazione va avanti due mesi.
Il Concistoro di Leone X è disposto malgrado tutti gli scrupoli politici e morali a convalidare questo traffico di cariche (vescovo di Magdeburgo, amministratore del vescovado di Halberstadt ed ora arcivescovo elettore di Mainz) se Albrecht paga per questo 30.000 fiorini.
Jacob II Fugger è pronto a sborsare questa somma sotto forma di un prestito del suo agente di Roma agli inviati dell'arcivescovo, se il papa accorda un'indulgenza straordinaria che sia valida per otto anni per mezza Germania e che abbia la precedenza su tutte le altre indulgenze.
Il guadagno, come promesso dall'abile Johannes Zink, dovrà essere impiegato per metà per la costruzione di S. Pietro a Roma (e quindi dato al papa che finora ha ottenuto solo un terzo dei ricavi delle vendite delle indulgenze) e metà per il saldo del prestito di Jacob II Fugger.
Maggio
Il papa dà il suo consenso e Albrecht ottiene le sue cariche.
[Tutte le altre indulgenze già in atto in per conto di altri gestori devono però essere immediatamente terminate. Esclusi sono solo i territori in cui, guarda caso, i Fugger hanno già iniziato campagne simili (come per esempio quella per il duomo di Costanza).
Alla fine la somma sborsata è risultata di 48.236 ducati d’oro, tangenti e spese varie cse (ca 9 milioni di Euro del XXI secolo).]
1514-45, arcivescovo elettore di Mainz [Magonza];


Jacob II Fugger tenta di promuovere con tutti i mezzi quest'indulgenza, ma il risultato è inferiore alle aspettative. L'offerta di grazie romane negli ultimi anni è stata esagerata e gli scritti degli avversari hanno messo in chiaro le cose, cosicché anche il popolino è diventato più circospetto e talvolta arriva persino ad aperte rivolte.
Inoltre «la Sacra Bottega è gravata da varie vendite, dalla pompa e dal mantenimento di molte persone». Così per esempio il famigerato commissario J. Tetzel riceve in compenso delle sue fatiche «80 fiorini al mese e tutto il vitto gratis per i suoi servitori».
Le tasse delle indulgenze rappresentano somme considerevoli:
- gli alti dignitari devono pagare 25 fiorini;
- borghesi e mercanti 6 fiorini (taluni con minori entrate 3 fiorini);
- gli artigiani solo 1 fiorino.
Alla fine però anche J. Tetzel deve ritirarsi in un chiostro di Lipsia perché le tesi luterane cominciano a far sentire il loro influsso.
Jacob II Fugger diventa comunque "appaltatore generale" delle entrate delle indulgenze.
Al termine di una campagna di propaganda talvolta i forzieri vengono custoditi nelle sacrestie o nei tesori vescovili.
Sotto pena della scomunica nessuno può aprire i forzieri, finché un incaricato dei Fugger in un rapido viaggio prende il denaro alla presenza di un rappresentante della chiesa, ne mette una metà in conto alla Curia e trattiene l'altra metà «in pagamento della somma di denaro, di cui si era debitori ai Fucker».
Ma si deve al papa, all'arcivescovo e ai Fugger «se tale tristo traffico è divenuto del tutto una grave molestia».


 

 




1514
REGNO di POLONIA
Sigismondo I
Albero genealogico

(† 1548)
figlio di Casimiro IV Jagellone e di Elisabetta d’Absburgo;
1506-1548, re di Polonia e granduca di Lituania;
sposa in seconde nozze Bona Sforza († 1557), figlia di Gian Galeazzo duca di Milano;





1514
-





 



 
1514
IMPERO OTTOMANO
Selim I [Yavuz-il Ponderato]
Albero genealogico

(1467 - 1520)
figlio di Beyazid II;
1512-20, sultano;



Gran Visir
-
1514
prima di dare inizio alle sue campagne espansionistiche, vuole assicurarsi di non avere problemi dal mondo europeo, per questo motivo rinnova le sue alleanze con le potenze europee, prime fra tutte Venezia e il regno d'Ungheria, dando loro nuove concessioni e privilegi commerciali. In questo modo riesce a concentrarsi sulla potenza che considera la maggiore minaccia per il suo regno, ovvero la dinastia persiana dei Safavidi (sciiti)
Conduce così una feroce repressione del movimento sciita, massacrandone 40.000 seguaci e sconfiggendone il capo straniero, il sovrano persiano shah Ismahil I, a Cialdiran;
annessi così il Kurdistan e l'alta Mesopotamia, si volge a sud;





1514
REGNO di FRANCIA
Louis XII
Albero genealogico
(Blois 1462 - Parigi 1515)
figlio di Carlo duca d'Orléans e Maria di Clèves;
1498-1515, re di Francia;


Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
-
Cancelliere-Guardasigilli
Etienne Poncher
vescovo di Parigi
(1512 giu - 1515)
Segretario di stato agli Affari Esteri
-
 
1514
Ottobre
la minaccia inglese viene sventata grazie al suo matrimonio, una volta rimasto vedovo, con Mary Tudor, sorella di Enrico VIII;

 
1514
ducato di Lorena e di Bar
Antonio II [il Buono]
Albero genealogico

(1508 - 1544)
figlio di Renato II e di Filippa di Gheldria;
1508-44, duca di Lorena e di Bar;
[ha ereditato il ducato di Lorena, la contea di Vaudémont e i vescovati di Metz e Verdun.]

1514
-


1514
Paesi Bassi




Governatore
-

1514
-






1514
REGNO d'INGHILTERRA e d'IRLANDA
Enrico VIII
Albero genealogico

(Greenwich 1491 - Westminster 1547)
[erede delle due Rose]
secondogenito di Enrico VII Tudor e di Elisabetta di York;
1509-47, re d'Inghilterra e d'Irlanda;
1509, subito dopo l'incoronazione, sposa la vedova del fratello Arturo, Caterina d'Aragona;
1514
concede la sorella Maria Tudor in matrimonio a Louis XII;



1514
-


IRLANDA
-
-
-
-

1514
-

a

1514
REGNO di SCOZIA
Giacomo V
Albero genealogico

(Linlithgow, Scozia 1512 - Falkland 1542)
figlio di Giacomo IV Stuart e di Margherita Tudor;
1513-42, re di Scozia;
sotto la reggenza della madre, mentre il paese è travagliato dalle lotte tra i nobili scozzesi, sostenitori gli uni dell'Inghilterra e gli altri della Francia;



1514
-


a

1514
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano II [il Crudele]
Albero genealogico
(Nyborg, Svendborg 1481 - Kalundborg, Holbaek 1559)
figlio di Giovanni I e di Cristina di Sassonia;
1513-23, re di Danimarca e di Norvegia;


1520-21, re di Svezia;

1514
-
NORVEGIA
1514
-
ISLANDA
1514
-






1514
REGNO di PORTOGALLO
Emanuele [il Grande]
Albero genealogico

(Alcochete, Lisbona 1469 - Lisbona 1521)
figlio di Ferdinando duca di Viseu e di Beatrice di Portogallo;
1495-1521, re di Portogallo;



1514
-
a

1514
REGNO di ARAGONA e di SICILIA
REGNO di NAPOLI
REGNO di SPAGNA
Ferdinando II [il Cattolico]
Albero genealogico

(Sos, Aragona 1452 - Madrigalejo, Estremadura 1516)
figlio di Giovanni II d'Aragona e della sua seconda moglie Giovanna Enriquez;
1479-1516, re d'Aragona e di Sicilia;
1503-16, re di Napoli (Ferdinando III);
1512-16, re di Spagna (Ferdinando V);


1514
-

REGNO di NAPOLI
[vedi sotto]
a






1514
SAVOIA
 


 

1514
-



1514
Monferrato
Guglielmo IX Paleologo
Albero genealogico
(? - ?)
figlio del marchese Bonifacio III e di Maria Brankovic;
1494-1518, marchese di Monferrato;

1514
-

1514
REPUBBLICA DI GENOVA
"Compagna Communis Ianuensis"
Ottaviano di Campofregoso
Albero genealogico
(? - ?)
figlio di
1513 20 giu - 7 set 1515, doge di Genova;

1514
-



1514
ducato di Milano
Massimiliano Sforza
Albero genealogico
(Milano 1493 - Parigi 1530)
primogenito di Ludovico Sforza [il Moro] e di Beatrice d'Este;
1512-15, duca di Milano;
ha ripreso la città ai francesi con l'appoggio della Lega santa che gli ha affidato la città;


 

1514
-



1514
Mantova
Francesco II Gonzaga
Albero genealogico
(n. 1466 - m. 1519)
figlio di Federico I e di Margherita di Baviera;
1484-1519, marchese di Mantova;

1514
1513-14, alla crisi finanziaria, determinata dal venir meno delle lucrose condotte militari, si aggiungono i rovinosi passaggi di truppe svizzere e imperiali nel mantovano;

1514
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Leonardo Loredan
Albero genealogico
(Venezia 16 nov 1436 - Venezia 21 giu 1521)
figlio di Gerolamo e di Donata Donà;
1501-21, doge di Venezia; [75°]
- nunzio pontificio:
. Pietro Bibiena (1513 mar - feb 1514)
. Bernardo Clesio (1514 - 1515)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1514
I Dieci Savi sopra le decime in Rialto compiono un accertamento fiscale.
[I contribuenti sono tassati sulla base della rendita delle proprietà situate nel dominio veneziano; la casa di abitazione, la bottega, eventuali proprietà fuori del territroio della Repubblica e redditi d'altra natura ne sono esenti.]



1514
ducato di Ferrara
ducato di Modena
ducato di Reggio
Alfonso I d'Este
Albero genealogico

(Ferrara 1476 - 1534)
figlio di Ercole I e di Eleonora d'Aragona;
sposa in prime nozze Anna Sforza († 1497)
1505-34, duca di Ferrara;
1505-10, 1526-34, duca di Modena;
1505-10, 1523-34, duca di Reggio;
dal 1501 è sposato (seconde nozze) con Lucrezia Borgia la quale ha ottenuto dal padre (papa Alessandro VI) il riconoscimento del diritto all'eredità dei beni estensi [feudo pontificio];
nel 1510 è stato scomunicato e dichiarato decaduto nonché privato da Giulio II dei ducati di Modena e Reggio…


 
1514
inutili le trattative, condotte anche dal fratello cardinale Ippolito e da Ludovico Ariosto, per recuperare i ducati;

 

1514
Firenze
Lorenzo II
Albero genealogico

(1492-1519)
figlio di Piero e di Alfonsina Orsini;
1503-15, signore di Firenze;

1516-19, duca di Urbino;

1514
-


1514
ducato di Sora
ducato di Urbino
Francesco Maria I della Rovere
Albero genealogico
(n. 1490 - m. 1538)
figlio del duca di Sora Giovanni della Rovere e di Giovanna di Montefeltro;
1501-38, duca di Sora;
1501-38, signore di Senigallia e Mondavio;
1508-38, duca di Urbino;
1512-38, signore di Pesaro;


 
1514
-



1514
REGNO di NAPOLI
Ferdinando II [il Cattolico]
Albero genealogico

(Sos, Aragona 1452 - Madrigalejo, Estremadura 1516)
figlio di Giovanni II d'Aragona e della sua seconda moglie Giovanna Enriquez;
1479-1516, re d'Aragona e di Sicilia;
1503-16, re di Napoli (Ferdinando III);
1512-16, re di Spagna (Ferdinando V);


– vedi sopra –


NAPOLI
Viceré
-
Nunzio apostolico
-

1514
-


SICILIA
Viceré
-
1514
-
a





Barbaro, Daniele (Venezia 1514-1570) storico, scienziato e filosofo veneziano, storico ufficiale della Serenissima, di cui fu anche ambasciatore in Inghilterra; successore designato del Grimani al patriarcato di Aquileia, partecipò al Concilio di Trento;
Exquisitae in Porphyrium commentationes (1542)
Architettura di Vitruvio (1556, commento)
Dell'eloquenza (1557)
La pratica della perspettiva (1568, sull'uso della lente nella camera oscura).

Domenichi, Lodovico (Piacenza 1514 ca-Pisa 1564) letterato italiano; uomo di vita avventurosa e di pochi scrupoli, lavorò a Venezia per l'editore Giolito e a Firenze per il Torrentino, preparando raccolte di rime, curando edizioni, rifacendo i lavori altrui…
Orlando innamorato di M.M. Boiardo (riscritto in toscano)
Facezie e motti arguti (raccolta per la quale si vale del bel libretto del Poliziano
Historia varia (derivata in parte dal Panormita)
Di suo scrisse sonetti, capitoli e commedie.

Lauchen, Georg Joachim von o Rhaeticus (Feldkirch, Vorariberg 1514-Kosice, Slovacchia 1576) astronomo e matematico austriaco
De libris revolutionoum… Nic. Copernici… narratio prima… (1540)
Si occupò anche della pubblicazione dell'opera di Nicola Copernico De revolutionibus orbium caelestium (1543) calcolando le prime effemeridi basate sul sistema copernicano(1550)
Opus palatinum de triangulis (1596, tavole trigonometriche pubblicate dal suo discepolo Valentin Otho)
Thesaurus mathematicus (1613, tavole trigonometriche, incompiute, pubblicate postume da B. Pitiscus).

Matraini, Chiara (Lucca 1514-dopo il 1597) poetessa italiana
Rime et prose (1555, rist. 1595, 1597)
Lettere
Breve discorso sopra la vita della Beata Vergine (1590) 
Dialoghi spirituali (1602).

Vesalio, Andrea o André Vésale (Bruxelles 1514-Zante 1564) anatomista e chirurgo fiammingo, precursore delle teorie metodologiche del rinascimento scientifico; discendente da una famiglia di medici e farmacisti originaria di Wessel, studiò dapprima a Lovanio, quindi a Parigi dove fu allievo di illustri anatomisti tra i quali Franz de la Boë (Sylvius);
1537, dopo aver terminato gli studi a Padova, viene qui nominato professore di chirurgia e anatomia;
Tabulae anatomicae sex (1538, frutto della collaborazione con l'artista olandese J.S. Van Calcar; eseguite presumibilmente da allievi della scuola di Tiziano, queste tavole sono un vero capolavoro d'arte grafica)
De humani corporis fabrica (1543, il primo moderno trattato di anatomia) 1544-53, abbandonata la pratica anatomica per dedicarsi alla medicina e alla chirurgia, si afferma ben presto una delle massime autorità dell'epoca; nominato medico della casa imperiale è al seguito delle frequenti campagne militari compiute da Carlo V;
1559, dopo un periodo trascorso a Bruxelles, si trasferisce alla corte madrilena di Filippo II, per conto del quale intraprende un pellegrinaggio in Terra Santa alcuni anni più tardi; 
1564, sulla via del ritorno è sbarcato malato a Zante, dove muore.

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