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Papa
Alessandro VI

(1492-1503)

il principe ottomano Gem o Zizim (1459-1495), figlio secondogenito di Mehmet II, in affidamento dal 1489, appena consegnato a Carlo VIII di Francia, muore a Napoli, forse avvelenato per ordine del fratello Bayezid II.

Lega santa

1495, Venezia, assieme a:
- Alessandro VI,
- Massimiliano I,
- Ferdinando II [il Cattolico],
- Ludovico [il Moro],
promuove una confederazione contro Carlo VIII il cui scopo ufficiale è quello di difendere reciprocamente i confini dei singoli stati membri;
in realtà gli accordi segreti prevedono che:
- le genti spagnole aiutino Ferdinando II [il Cattolico] a recuperare il regno di Napoli;
- Venezia assalti le coste e le piazze marittime del regno;
- il duca di Milano tenti la conquista di Asti per impedire i soccorsi dalla Francia;
- al re dei romani e a quelli di Spagna fosse dai confederati elargita una certa somma di denaro per contribuire alla guerra mossa da loro ai confini del regno di Francia.

 

ANNO 1495





1495
SACRO ROMANO IMPERO
Massimiliano I d'Absburgo
Albero genealogico
(Wiener Neustadt 1459 - Wels, Alta Austria 1519)
figlio di Friedrich III e di Leonor di Portogallo;
1477, 19 agosto, sposa Maria di Borgogna, figlia ed erede di Carlo [il Temerario] morto in battaglia all'inizio dell'anno; il possesso dei domini borgognoni gli viene però a lungo conteso dalla Francia contro la quale sostiene una lunga guerra;
1479, vittorioso a Guinegate;
1482, dopo la morte della moglie deve rassegnarsi a stipulare con Luigi XI un accordo in base al quale quest'ultimo entra in possesso dell'Artois e della Borgogna, mentre la Franca Contea viene promessa in dote a sua figlia Margarete, che avrebbe dovuto sposare il delfino; dell'eredità borgognona gli rimangono quindi solo i Paesi Bassi che resisteranno a lungo (1489) prima di riconoscere la sua sovranità;
1486-1519, re dei romani;
1489-1519, arciduca del Tirolo;
[grazie all'abdicazione dello zio Sigmund.]
nel 1490 sposa per procura Anna di Bretagna minacciando così di chiudere in una morsa il regno francese;
riesce ad espellere da Vienna Mattia Corvino;
nel 1491 Anna di Bretagna è però costretta a rinunciare a queste nozze e a sposare invece Carlo VIII, il quale rimanda a suo padre Margarete d'Absburgo;
1493-1519, arciduca d’Austria;
1493-1519, re di Germania;
nel 1493, con la pace di Senlis, gli vengono restituite l'Artois e la Franca Contea, lasciando però Carlo VIII padrone della Borgonga e della Bretagna;
nel 1494 sposa Bianca Maria Sforza divenendo così il naturale avversario delle mire francesi sullo stato di Milano;




1508-19, imperatore del Sacro Romano Impero;

1495
poiché da vari decenni focolai insurrezionali continuano a manifestarsi in molte aree del territorio sloveno, il vescovo di Lubiana rivolge una richiesta di aiuto a papa Alessandro VI.

Maggio
31
, contro un prestito di 40.000 fiorini e una rendita mensile di 6600 fiorini, Massimiliano firma un contratto per rame e argento, in base al quale è assicurato «ad Ulrich e ai suoi fratelli tutto l'argento che si produce nello Schwaz, e tutto il rame che noi vi facciamo fondere ed estrarre». La società Ulrich Fugger e Fratelli di Augusta ottiene così una posizione predominante nel commercio di rame e di argento dello Schwaz e di Innsbruck.
Messi a tacere tutti gli scrupoli per quanto riguarda il commercio ungherese, l'agente dei Fugger a Breslavia, Kilian Auer, viene incaricato di prender contatto con la ditta del conte ungherese Hans Thurzo di Bethlehemfalva.

Ormai Jacob II Fugger segue fermamente la bandiera degli Absburgo nella buona e nella cattiva sorte. E sarà largamente ricompensato della sua fedeltà.
Quantunque l'imperatore sappia che l'esito della guerra dipende soprattutto dal buon pagamento dei mercenari, durante il suo regno ci sarà a stento un anno di pace.
Pecunia nervus belli: con l'aiuto dei Fugger egli:
- scaccia dal Tirolo i Wittelsbacher,
- soffoca la rivolta in Fiandra,
- per decenni fa guerra ai Valois ed a Venezia.
Egli odia la Francia, perché il suo re Carlo VIII ha con disinvoltura sedotto con la violenza la sua sposa Anna di Bretagna, è penetrato senza riguardi nel Regno delle Due Sicilie e ha conquistato Napoli.
In questa penosa situazione egli aderisce alla cosiddetta "Lega santa" che il papa, Ferdinando [il Cattolico], Milano e Venezia hanno stretto ora contro la Francia.

Agosto
7
, dieta di Worms: Massimiliano I presiede la prima dieta costituente di Worms, la quale su iniziativa di Berthold von Henneberg, Elettore di Magonza, decide l'istituzione di un Consiglio dell'Impero, composto dei principali principi, competente della condotta delle finanze, della politica estera, della guerra e della pace.
È previsto anche un Reichstag annuale con sede a Francoforte, per votare le imposte dell'impero, mentre ad un tribunale imperiale spetterà la definizione di ogni conflitto, non con le armi ma con la procedura.
I principi tedeschi stipulano il trattato di "pace perpetua" nei territori imperiali; a garanzia dell'accordo sono istituiti:
- il Reichskammergericht (supremo tribunale imperiale) con lo scopo i dirimere i conflitti tra elettori, principi e comuni dell'impero;
- un'imposta imperiale subordinata alla convocazione annua della dieta;
gli ordinamenti approvati dalla dieta portano in realtà a un rafforzamento del potere dei ceti (Reichstände) assai più che del monarca, e una durata effimera avranno le istituzioni create da Massimiliano per gli stati ereditari asburgici (camera aulica, consiglio aulico).

Per procurarsi i fondi necessari alla guerra, Massimiliano chiede con parole infiammate alla "Dieta di Worms" una imposta generale dell'Impero come «urgente aiuto» e ottiene dagli stati generali dell'Impero l'autorizzazione a prendere a prestito dalla Ulrich Fugger e Fratelli di Augusta 150.000 fiorini sulle future entrate di questo cosiddetto "pfennig generale".
L'agente dei Fugger, Onofrius Varnbuel, è incaricato di riscuotere l'imposta.
Ma si è così poco «ben disposti verso l'Impero» che essa dà solo un piccolo incasso. Quando vengono poi a mancare anche i sussidi promessi dai veneziani, l'imperatore si trova in estremo imbarazzo. La guerra della Lega Santa, incominciata con un gran gesto, ma insufficientemente preparata, termina con un miserevole fiasco.
Massimiliano, dopo aver impegnato a Milano e a Genova persino il suo vasellame d'argento, i suoi abiti e le tappezzerie per la ridicola somma di 300 fiorini, torna in Germania avvilito e abbandonato dai compagni della lega.
Ai Fugger rimane solo lo sgradevole compito di riscattare gli oggetti impegnati.
Contribuisce alla cacciata di Carlo VIII dall'Italia.

 





1495
REGNO di BOEMIA e REGNO d'UNGHERIA
Ladislao II o VII - Jagellone III

(n. 1456 - Buda 1516)
figlio di Casimiro IV re di Polonia e di Elisabetta d’Absburgo;
1471-1516, re di Boemia (Ladislao II);
nel 1478, con la pace di Olmütz, conferma a Mattia Corvino il possesso delle terre conquistate a Giorgio Podebrad (Moravia, Slesia e Lusazia);
nel 1483, si scontra con l'opposizione hussita che crea tumulti a Praga;
1490-1516, re d'Ungheria (Ladislao VII);
[dopo la morte di Mattia Corvino.]

 



1495
-

Kilian Auer stipula con il conte ungherese Hans Thurzo di Bethlehemfalva «di prendere in appalto in comune per 16 anni gallerie, nuove gallerie e gallerie principali» e di impiantare le loro imprese su più larga base e con un piano più preciso.
Prima di tutto i Fugger devono anticipare in contanti ciò che è necessario per l'esercizio dell'azienda.
Il rimborso sarà fatto solo dopo tre anni, con i guadagni.
Il vescovo Sigismondo di Fünfkirchen come tesoriere ungherese fa valere i suoi diritti di proprietà ed eleva opposizione contro la concessione dell'appalto ma l'imperatore Massimiliano interviene in loro aiuto e raccomanda caldamente di «consegnare miniere e scavi prima che ad ogni altro al fedele Hans Thurzo e ad Ulrich Fugger e alla sua società, cari all'impero».
Ora Jacob II Fuggersi mette in viaggio per condurre trattative a Presburgo con i Hans Thurzo, trattative che portano alla fondazione della Società commerciale Fugger-Thurzo.
In seguito una serie di contratti supplementari la adatta alle esigenze pratiche. Essa è concepita come una filiale. Le due case madri continuano a sussistere indipendenti; solo una parte dei loro membri assumono le funzioni di direzione e di rappresentanza della nuova soietà. Compito di questa è lo sfruttamento minerario dell'Ungheria, cioè la «comune messa in esercizio e lo sfruttamento di fonderie, fucine e miniere; la preparazione in comune di verghe d'argento e di piastre di rame e lo smercio di queste e di altre merci».
Il «commercio comune ungherese» – così viene ora chiamata l'impresa – cede i suoi prodotti a un fiorino di meno del prezzo usuale ogni mezzo quintale alle due società madri, che possono disporne a piacere. Per evitare la concorrenza i prodotti non possono essere ceduti a società che esportino i minerali estratti nei Paesi Bassi e in Inghilterra.
Inoltre, per parte sua, la società Ulrich Fugger e Fratelli di Augusta vende alla società comune Società commerciale Fugger-Thurzo merci di ogni genere, come sete, cotoni, pietre preziose per essere rimesse in commercio o per far doni alla corte imperiale, ai magnati e ai prelati, del cui favore si ha bisogno. Tutte le questioni riguardanti la vendita, la riparazione dei guadagni, le competenze sono regolate con precisione in modo da impedire una reciproca concorrenza.
I Thurzo devono anzitutto estrarre i minerali e trasformarli in «merci atte alla vendita», cioè in verghe d'argento e ottone, in piastre e lamine di rame; quanto al loro smercio essi possono praticarlo solo nei paesi dell'Europa orientale: Polonia, Ungheria, Prussia e Russia.
La vendita nel resto del mondo è compito particolare dei Fugger. Così Jacob II Fugger diviene dominatore esclusivo del commercio minerario in Germania, nei paesi nordici, in Inghilterra, in Francia ed in Italia.
La coesistenza delle tre società commerciali apporta tuttavia parecchie difficoltà.
Si adotta allora la sperimentata politica degli Absburgo e «per promuovere il commercio dei Fugger» – come osserva ingenuamente la cronaca dei Fugger – si ricorre a vicendevoli matrimoni.
Jacob II Fugger deve comunque ancora superare molte difficoltà per dare al commercio ungherese una sicurezza esterna.
Prima di tutto occorre guadagnarsi l'amicizia di re Ladislao e metterlo in condizione di dipendenza economica, poiché egli può vietare l'esportazione del rame, ostacolare l'impianto di fonderie, imporre balzelli gravosi ed espellere i commercianti stranieri.
[Per buona fortuna dei Fugger sua moglie, la bella Anna di Foix, è una dissipatrice che spende somme enormi in feste rumorose, ama gli abiti preziosi di "tessuto d'oro", di damasco fiorentino e di velluto di seta e arriva a pagare 3500 fiorini solo per un cappello adorno di perle e di pietre preziose.]
Il re cede ai desideri della moglie e così ha continuamente bisogno di denaro.
Come garanzia, a Jacob II Fugger viene dato in pegno il castello di Altsohl con sette villaggi di minatori e la zecca di Kremnitz.
Da questo momento Hans Thurzo ha come "conte tesoriere" questa zecca in appalto e fa coniare qui 416 pfennig d'argento "di buona lega" per ogni marco ungherese.
La camarilla di corte ungherese è molto incline a lasciarsi corrompere da «zibellino, anelli d'oro, preziosi e stoffe di Londra».
Così ben presto Jacob II Fugger è esentato da tutte le limitazioni sovrane, può esportare liberamente il suo rame, può impiantare fonderie a piacere e viene esentato «per ogni tempo» da ogni gravame. La benevolenza di re Ladislao arriva al punto di prendere sotto la sua protezione i Fugger contro le ostilità dei suoi magnati e delle sue città.

Il commercio dà libertà di movimenti, mentre l'attività mineraria lega alla terra. Perciò per decenni Jacob II Fugger ha evitato di impegnarsi a fondo nelle miniere tirolesi, preferendo limitarsi al commercio dei metalli.

La Società commerciale Fugger-Thurzo deve accettare le clausole di dare al tesoro di Kremnitz la maggior parte dell'argento estratto e le imposte spettanti al sovrano. Per attenuare questi impegni, Hans Thurzo stesso diviene "conte camerario" (sovrintentende delle città minerarie ungheresi) e Jacob II Fugger propone di impiantare degli affinatoi fuori dall'Ungheria. Se si portano là i metalli grezzi si può poi disporre liberamente dell'argento ricavato con il processo di fusione.
Presso Georgenthal, nelle vicinanze di Ohrdruff, si trova un luogo adatto, ricco di legname e di acqua corrente. L'abate del Chiostro dei Benedettini, a cui appartiene il territorio, contro un determinato canone permette che «si abbattino gli alberi, si bruci carbone a piacere per le esigenze della fonderia e dei suoi annessi». Qui Jacob II Fugger installa fonderie ed una fucina per la lavorazione del rame.
Dopo Neusohl, Georgenthal diviene l'industria più importante per la lavorazione del rame ungherese.
Lo stesso Jacob II Fugger non si risparmia strapazzi né privazioni per sorvegliare alla completa installazione della fonderia. Per molte settimane egli soggiorna così nelle valli della Turingia.
Per separare ed affinare occorre del piombo. Per non doverlo pagare troppo caro, egli acquista presso Villaco in Carinzia un territorio, in cui si trova una miniera di zinco e di piombo; ben presto sorgono anche qui fonderie per la lavorazione del rame ungherese.

Luglio
12
, l'abate del Chiostro di Arnoldstein, con il consenso del proprietario del fondo, il vescovo di Bamberg, concede ai Fugger «per 10 fiorini annui per diritto di successione tre possessi rurali con le dipendenze subito accanto alla chiesa di Arnoldstein sul fiume Gailitz» con il permesso di impiantarvi una fonderia e altri edifici.
[Un'antica descrizione del Chiostro di Arnoldstein ci informa: «Dove erano i possessi rurali i Fugger hanno costruito un grande edificio ed è stato chiamato "Fuggerau"; sul fiume Gailitz essi hanno costruito fucine e fonderie; in tre fucine essi hanno fatto battere ottone; entro le mura dell'edificio hanno fuso argento e minerale d'oro sulla riva del Gailitz».]
Spesso Jacob II Fugger soggiorna qui nel castello in una bellissima posizione di fronte ai pendii dirupati del Dobracz al confine linguistico tedesco-sloveno, per sorvegliare la sua opera e per dare un po' di riposo alla sua vita movimentata.- Il vescovo di Bamberg gli ha concesso di cacciare nella sua bandita, di pescare nei suoi fiumi, tutte le volte che qui soggiorna.
Altri due affinatoi e fucine per il rame, meno importanti, sorgono nel distretto di Liptau e presso Teschen.
Quest'anno vengono terminate le più importanti installazioni minerarie e le fonderie.
Ben presto nella sola Neusohl si estraggono e si fondono settimanalmente 6000 libbre di minerali di rame.
A Jacob II Fugger ora s'impone il grave compito di convogliare il metallo dalle solitudini dei Carpazi e dalle fonderie di Georgenthal e Villaco sulle grandi vie commercili e di traportarlo prima di tutto a Venezia ed Anversa, che sono considerati gli scali più importanti per il rame.
Con un'abilità diplomatica senza pari, in breve tempo egli conclude una serie di contratti che danno il libero transito alla Società commerciale Fugger-Thurzo.
Molti principi lungimiranti comprendono che il commercio dei Fugger rappresenta un rivolgimento mondiale e quindi lo appoggiano con riduzioni delle gabelle e lo prendono volentieri «sotto la protezione e tutela del loro regno»; così fanno per esempio il re Sigismondo di Polonia, l'amico duca di Teschen, il duca di Sachsen e il re di Danimarca.
Dopo aver a lungo calcolato i costi e i pericoli dei trasporti per via di terra e dopo aver studiato accuratamente la carta delle regione, Jacob II Fugger decide: «Utilizziamo il dono divino delle vie fluviali!».
Anche su queste vie si possono tuttavia soffrire danni per opera di pirati o in seguito a tempeste.

La via dell'acqua rimane comunque la più sicura.
Si seguono la Vistola, l'Oder e il Danubio.
La via più usata passa per la Slesia.
Perciò ben presto numerosi barrocci coperti percorrono cigolando le strade recentemente costruite passando per il passo di Jablunka attraverso il ducato di Teschen dove si ha libero transito, L'Oder diventa navigabile ad Oderberg; perciò là si caricano i minerali sui rimorchiatori, per portarli poi a Stettino toccando Breslau.
Un'altra via porta a Danziaca toccando Cracovia e seguendo la Vistola.
In entrambe le città la società Ulrich Fugger e Fratelli di Augusta acquista dalla filiale Società commerciale Fugger-Thurzo tutto il rame, per trasportarlo poi attraverso l'Oeresund, oppure via Lubecca e Amburgo, ad Anversa, dove talvolta si trovano giacenti allo scalo oltre 3.000.000 di libbre di rame. Anche via Danzica si fanno arrivare là più di 2.500.000 libbe di rame. Di qui poi proseguono sulle grandi rotte marittime per la Francia, la Spagna, il Portogallo e, passando per Gibilterra, per l'Italia.
Certo questo giro è troppo lungo per giungere a Venezia, il secondo mercato del rame d'Europa. Per arrivarci si preferisce dunque la via di terra che passa per Zengg o per Trieste dove il minerale viene caricato sulle navi per essere trasportato a Venezia. Siccome il Levante è povero di rame e può assorbirne quantitativi immensi, Venezia è un importante porto di smistamento.
Una terza via d'acqua, lungo il Danubio, sarebbe particolarmente utile, poiché ci si potrebbe servire di uno dei suoi affluenti il Vag, che scorre non lontano da Neusohl.
Ma questa via dapprima viene chiusa per il rigido obbligo di scalo a Vienna, cosicché nessun commerciante può commerciare in su e in giù del Danubio oltrepassando questa città.
A Jacob II Fugger è necessaria la libertà di commercio sul Danubio e il libero transito attraverso il territorio austriaco per arrivare all'Adriatico. Anche per i trasporti a Norimberga e a Francoforte bisogna servirsi del Danubio toccando Passau fino a Ratisbona.



1495
REGNO di POLONIA
Giovanni Alberto
Albero genealogico

(† 1501)
figlio di Casimiro IV Jagellone e di Elisabetta d’Absburgo;
1492-1501, re di Polonia;





1495
-

1495
Albero genealogico

(Ansbach 1455 - Schloss Arneburg 1499)
figlio di Albrecht III [Achille] e di Margherita di Baden;
1486-99, elettore di Brandeburgo;

1495
Federico III [il Saggio]
Albero genealogico

(Torgau 1463 - castello di Lochau, Annaburg 1525)
figlio di Ernesto duca elettore di Sassonia (linea ernestina) e di Elisabetta di Baviera;
1486-1525, duca elettore di Sassonia;





Alberto IV [il Coraggioso]
Albero genealogico

(Grimma, Lipsia 1443 - Emden, Bassa Sassonia 1500)
figlio di Friedrich II [il Pacifico] e di Margherita d’Austria;
è l'iniziatore del ramo albertino della casa di Wettin;
1464-85, duca di Sassonia;
[regge il ducato con il fratello maggiore Ernesto.]
nel 1474, generale tra i più abili del tempo, appoggia la politica imperiale lottando contro Carlo [il Temerario];
1485-1500, margravio di Meissen (Alberto II)
1485-1500, duca elettore di Sassonia;
dopo la spartizione di Lipsia;
nel 1487, appoggia la politica imperiale lottando contro Mattia Corvino;
1489-94, governatore dei Paesi Bassi;




1495
ducato di Baviera
Georg di Wittelsbach [il Ricco]
Albero genealogico

(Landshut 1455 - Ingolstadt 1503)
figlio di Ludwig IX [il Ricco] e di Amalia di Sassonia;
1479-1503, duca di Baviera in Landshut e Ingolstadt;




Albrecht IV [il Saggio]
Albero genealogico

(Munich 1447 - Munich 1508)
figlio di Albrecht III [il Pio] e di Anna von Braunschweig-Grubenhagen;
1467-1508, duca di Baviera-Monaco;
[con il fratello Sigmund e poi da solo, cercando invano di estendere i confini fino a Ratisbona.]



1504-08, duca di Baviera-Ingolstadt u.Landshut;
1505-08, duca di Baviera;
[dopo aver riunito i domini]







1495
IMPERO OTTOMANO
Bayezid II [il Giusto o il Pio]

(1447-1512)
figlio di Mehmet II;
1481-1512, sultano;
[pur sospettato di parricidio, mediante l'appoggio dei giannizzeri e di una potente fazione di alti funzionari, supera l'opposizione del fratello Cem.]
nel 1482 il fratello Cem, suo oppositore, fugge a Rodi;
nel 1483 riprende, con esito alterno, la politica espansionistica del suo predecessore; perfeziona la conquista dell'Erzegovina; proibisce la riproduzione meccanica di qualsiasi testo arabo e turco cso il Corano;
nel 1484 combatte contro croati, ungheresi e polacchi, alternando vittorie e insuccessi, guerre e tregue;
1488-91, combatte senza successo contro i Mamelucchi di Egitto e Siria per il controllo della Cilicia; la guerra si conclude con delle perdite territoriali, sancite con la pace del maggio 1491;
nel 1492 autorizza gli ebrei espulsi dalla Spagna a stabilirsi in Turchia (ca 300.000 persone);





1495
-



1495
RUSSIA
Ivan III [il Grande]
Albero genealogico
(Mosca 1440 - 1505)
figlio di Basilio II [il Cieco] ;
1449, già co-reggente del padre;
1462-1505, gran principe di Mosca;
continua con esito favorevole la politica di unione delle terre russe già iniziata dai suoi predecessori, superando l'ostilità della Lituania e dell'Orda d'Oro;
nel 1474 conclude con Mengli-Ghiray, khan della Crimea, un'alleanza contro l'Orda d'Oro e si volge contro la repubblica di Novgorod [ormai in stato di debolezza cronica, divisa al suo interno tra il partito dell'oligarchia commerciale e aristocratica che si appoggia allo stato polacco-lituano e il popolo che si appoggia alla Russia];
nel 1478 prende possesso di Novgorod incorporandone i territori nello stato moscovita;
nel 1480 respinge un attacco di Ahmat khan dell'Orda d'Oro [sarà definitivamente liquidata da Mengli-Ghiray nel 1502];
nel 1483 riesce ad annettere Rjazan;
nel 1485 riesce ad annettere Tver;
nel 1487 riesce ad annettere Kazan;
1492 (72?), sposa in seconde nozze Sofia, figlia di Tommaso Paleologo e nipote di Costantino XI, ultimo imperatore di Costantinopoli; questa unione è voluta sia dalla chiesa romana che intende recuperare la Russia ortodossa sulle linee del concilio fiorentino del 1492 sia da Ivan che entra così di diritto fra le più ragguardevoli dinastie europee facendo maturare la dottrina della "terza Roma" che vede in Mosca l'erede di Bisanzio; si crea uno stato assolutista;
nel 1494 sconfigge la Lituania, costringendo il nuovo granduca Alessandro a riconoscerlo sovrano di tutta la Russia;

 
-
1495
-


1495
Moldavia
Stefano III [il Grande]
(n. 1433 ca - m.1504)
figlio del principe Bogdan II della stirpe dei Musat;
1451, dopo la morte del padre, ucciso dal fratello Pietro III Aron, intraprende con quest'ultimo una lunga guerra;
1457-1504, voivoda di Moldavia;
grazie anche all'appoggio di Vlad III di Valacchia;
nel 1467, con la battaglia di Baia, ferma l'attacco degli ungheresi;
nel 1469, con la battaglia di Lipnik, ferma l'attacco dei tatari;
nel 1475, con la battaglia di Racova, ferma l'attacco dei turchi; allarga il proprio dominio a spese dell'Ungheria e della Valacchia;
nel 1484 perde gli importanti centri commerciali di Kilija e Akkerman;
nel 1489 è costretto, anche per la persistente incapacità degli stati cristiani di opporsi congiuntamente all'espansione degli ottomani, a riconoscersi tributario di Costantinopoli;





 
-
1495
1493-99, è in guerra con Giovanni Alberto di Polonia;




1495
REGNO di FRANCIA
Carlo VIII
Albero genealogico
(Amboise 1470 - 1498)
figlio di Luigi XI e di Carlotta di Savoia;
[ultimo sovrano della dinastia dei Valois.]
1483-98, re di Francia;
[1483-91 - reggente la sorella Anna di Borbone-Beaujeu.]
nel 1491 prese in mano le redini del governo, pone l'assedio a Rennes costringendo alla fine Anna di Bretagna [sposata per procura con Massimiliano di Absburgo nel 1490] a concedergli la sua mano portandogli in dote l'importante provincia;
nel 1492 il suo grande sogno è la rivendicazione del regno di Napoli che gli deriva dalla casa d'Angiò; a questo progetto egli non esita a sacrificare parte dei territori faticosamente annessi da Luigi XI; con l'esborso di una forte somma di denaro (trattato di Etaples) si garantisce prima di tutto la neutralità inglese;
nel 1493 continua nel suo progetto di rivendicazione del regno di Napoli; risolve la controversia ancora aperta con Massimiliano d'Austria restituendo l'Artois, la Franca Contea e lo Charolais (trattato di Senlis);
restituisce a Ferdinando d'Aragona la Cerdagna e il Rossiglione (trattato di Barcellona);
1494-95, tentativo di riconquista del regno di Napoli;




Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
-
Cancelliere-Guardasigilli
-
Segretario di stato agli Affari Esteri
-
 
1494
Febbraio
22
, entra in Napoli dove la nobiltà, in gran parte di origine francese, ha deposto Ferdinando II che, per non cadere in mano ai nemici, si è avviato su una squadra di galee ad Ischia (ossia Enaria) lasciando libera Napoli;

Marzo
30
, i suoi sostenitori, Ludovico Sforza [il Moro] e il papa, lo abbandonano aderendo alla lega antifrancese (Lega Santa) promossa da Venezia, dalla Spagna e da Massimiliano d'Austria; lascia quindi a Napoli un piccolo contingente militare e torna verso la pianura padana;


Luglio
6
, battaglia di Fornovo, sulle rive del fiume Taro: i francesi vengono attaccati alle spalle da trentamila soldati della Lega Santa; la gran parte delle truppe è pagata dalla Repubblica di Venezia, sotto il comando di Francesco Gonzaga, marchese di Mantova. [vedi sotto]
7/8, nella notte i francesi levano segretamente il campo muovendo verso Fidenza e di lì riescono ad aprirsi il passo e mettersi in salvo ad Asti in Piemonte;

Ottobre
i francesi ripassano le Alpi;
I francesi si aprono il passo e riescono a riguadagnare le Alpi.


A conti fatti, sia la facile conquista sia l'eroica difesa si rivelano tuttavia inutili: richiamato da una rivolta popolare e sostenuto dalle armi spagnole, Ferdinando II rientra in Napoli.
L'invasione francese ha comunque avuto un effetto: la diffusione della sifilide in Nord Europa, chiamata per lungo tempo il "morbo gallico".
[Si può dire che il virus passa le Alpi assieme al re; nello stesso anno è seriamente temuto in Francia, Germania e Svizzera. Nel 1496 varcherà la Manica, nel 1497 sarà in Scozia.
Vasco de Gama doppierà il Capo di Buona Speranza nel 1498 e in quello stesso anno la sifilide si installreà in India.
Agli inizi del Cinquecento giungerà a Canton.
Nantas Salvalaggio, Signora dell'acqua, Piemme, Casale Monferrato 1997.] ]



1495
ducato d’Angiò
Renato II
Albero genealogico

(n. 1451 - Fains, Barrois 1508)
figlio di Federico (Ferri) di Lorena conte di Vaudémont e di Iolanda d'Angiò (figlia di Renato I [il Buono]);
1473-1508, duca di Lorena;
ereditato il ducato dal cugino Niccolò d'Angiò, con il trattato di Nancy deve cedere a Carlo [il Temerario] duca di Borgogna le più importanti piazzeforti del paese;
nel 1475 è costretto a rifugiarsi a Lione dove prende il comando di truppe svizzere;
nel 1476 sconfigge Carlo [il Temerario] a Grandson e a Morat;
nel 1477 uccide Carlo [il Temerario] nell'assedio di Nancy;
1480-1508, duca di Bar;
succeduto a Renato I [il Buono], è attratto dalle vicende italiane;
nel 1483 combatte a fianco di Venezia durante la guerra di Ferrara, senza nascondere le sue ambizioni sul regno dell'Italia meridionale su cui vanta i diritti della sua famiglia materna;
nel 1485 impone alla Lorena la legge salica, vietando la separazione del ducato di Bar; non avendo avuto figli dalla moglie Giovanna d'Harcourt, la ripudia per Filippa di Gheldria che gli dà un successore, Antonio;
allo scoppio della "congura dei baroni" nell'Italia meridionale contro Ferdinando I d'Aragona, nonostante le insistenze di papa Innocenzo VIII e le precedenti promesse, non interviene dedicandosi invece al miglioramento del proprio stato e del suo assetto politico;





1495
-



1495
ducato di Savoia
Carlo II Giovanni Amedeo
Albero genealogico
(Torino 1490 - Moncalieri 1496)
figlio di Carlo I [il Guerriero] e di Bianca del Monferrato;
[succeduto al padre a 9 mesi]
1490-96, principe di Piemonte;
1490-96, conte di Aosta, Maurienne e Nizza;
1490-96, duca di Savoia;
1490-96, marchese di Saluzzo;
1490-96, re di Cipro e Gerusalemme [titolare];








 
-
1495
-

 



1495
REGNO d'INGHILTERRA
Enrico VII Tudor
Albero genealogico

(castello di Pembroke 1457 - Richmond, Londra 1509)
1485, vissuto finora in esilio, è legato alla casa dei Lancaster da un doppio vincolo di parentela in quanto figlio di:
- Edmondo Tudor, conte di Richmond, figlio di Owen Tudor (secondo marito di Caterina di Valois, vedova del re Enrico V) e quindi fratellastro di Enrico VI, e di
- Margherita di Beaufort discendente da Giovanni di Gand, duca di Lancaster.
1455-85, guerra delle due rose;
1485-1509, re d'Inghilterra;
[dopo essersi fatto proclamare re sul campo di battaglia di Bosworth, nel Leicestershire.]
nel 1486 sposa Elisabetta di York, figlia di Edward IV, ed imprigiona Edward conte di Warwick (nipote di Edward IV e unico erede maschio degli York);
nei primi anni di regno il suo potere viene insidiato dai complotti organizzati dal partito yorkista, capeggiato da Margherita di Borgogna (sorella di Edward IV di York);
nel 1487 gli viene opposto Lambert Simnel che, spacciandosi per il conte di Warwick (in realtà prigioniero nella Torre), viene proclamato re dai yorkisti irlandesi e sbarca in Inghilterra alla testa di un esercito; sconfitto dalle truppe reali e smascherato, Simnel finisce a corte come sguattero;




1495
dal 1492 un altro sedicente erede della casa di York, Perkin Warbeck, complica la scena politica inglese, appoggiato da Francia e Scozia;

IRLANDA
-
-
-
-
1495
1494-95, il viceré Edward Poynings convoca a Drogheda un parlamento e impone l'approvazione delle cosiddette "leggi Poynings" il cui fine dichiarato è di ridurre l'Irlanda a "totale e perfetta obbedienza"; «segue 1536»




a

1495
REGNO di SCOZIA
James IV
Albero genealogico

(1473 - Flodden Field, Northumberland 1513)
figlio di James III Stuart e di Margarethe di Danimarca;
1488-1513, re di Scozia;
fattosi proclamare re dai nobili dopo averne capeggiato la rivolta contro il padre, promuove lo sviluppo economico del paese mantenendo buoni rapporti con Enrico VII Tudor;

1495
-


a

1495
REGNO di DANIMARCA, REGNO di NORVEGIA e REGNO di SVEZIA
Johan I
Albero genealogico
(Aalborg 1455 - Aalborg 1513)
figlio di Christian I e di Dorotea di Brandeburgo;
nel 1478 sposa la p.ssa Christine di Sassonia;
1481-1513, re di Danimarca e di Norvegia;
1483-1501, re di Svezia (Johan II);
duca di Schleswig-Holstein

1495
-



1495
REGNO di PORTOGALLO
Giovanni II [il Principe Perfetto]
Albero genealogico
(Lisbona 1455 - Alvôr 1495)
figlio di Alfonso V [l'Africano] e di Isabella di Braganza;
1471, prende parte alla spedizione paterna in Marocco dove è nominato governatore;
1481-95, re di Portogallo;
salito al trono limita i privilegi della nobiltà e dirige mirabilmente le esplorazioni oceaniche dell'Africa, perfezionando un tipo di nave ritenuto da tutti ideale per tali viaggi: la caravella con vela latina;
nel 1494, con il trattato di Tordesillas, risolve temporaneamente le dispute e la concorrenza con la Spagna;
1495
muore senza lasciare figli legittimi.




Emanuele [il Grande]
Albero genealogico
(Alcochete, Lisbona 1469 - Lisbona 1521)
figlio di Ferdinando duca di Viseu e di Beatrice di Portogallo;
1495-1521, re di Portogallo;




1495
-


1495
REGNO di NAVARRA e REGNO di ARAGONA
Ferdinando II [il Cattolico]
Albero genealogico

(Sos, Aragona 1452 - Madrigalejo, Estremadura 1516)
figlio di Giovanni II d'Aragona e della sua seconda moglie Giovanna Enriquez;
1469, Valladolid 19 ottobre, sposa Isabella, sorellastra di Enrico IV di Castiglia;
1474, alla morte di Enrico IV, la figlia Giovanna [la Beltraneja], sposa Alfonso V re del Portogallo;
ne segue una lunga e dura lotta di successione tra le due pretendenti e i rispettivi mariti;
1479-1516, re d'Aragona e di Sicilia;
dopo la conclusione di una lunga e dura lotta per la successione;
con la morte di Giovanni II d'Aragona inizia il regno congiunto dei due sovrani: ciascuno figura come principe consorte nel regno dell'altro, e sul piano costituzionale la Castiglia e l'Aragona rimangono due stati separati, ma tra Ferdinando e Isabella regna una piena intesa;
1481-92, lunga guerra rivolta tutta al regno di Granada l'ultimo caposaldo arabo nella penisola iberica;
nel 1492, con la conquista di Granada, decreta l'espulsione di tutti gli ebrei dalla Spagna;
scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo;
nel 1493 utilizza ora il potenziale militare e finanziario della Castiglia per riprendere in grande stile la tradizionale politica aragonese di espansione verso i Pirenei e il Mediterraneo; ottiene intanto la restituzione del Rossiglione e della Cerdagna dal re di Francia Carlo VIII in cambio dell'assenso spagnolo alla sua spedizione contro Napoli; ma poi si adopera per costituire contro di lui una lega con l'imperatore e con gli stati italiani e invia un esercito nel mezzogiorno d'Italia per espellerne i francesi;





1503-16, re di Napoli (Ferdinando III);
1512-16, re di Spagna (Ferdinando V);





1495
dal 1478 opera il Sant'Uffizio (Inquisizione spagnola);





1495
REGNO di CASTIGLIA e di LÉON
Isabella I [la Cattolica]
Albero genealogico

(Madrigal de las Altas Torres, Ávila 1451 - Medina del Campo, Valladolid 1504)
figlia di secondo letto di Giovanni II di Castiglia e di Isabella di Portogallo;
1469, 19 ottobre, liberata dal castello di Madrigal dove Enrico la teneva in una velata prigionia, può sposare Ferdinando d'Aragona, re di Sicilia ed erede della corona aragonese: questo matrimonio, atto di volontà della principessa, non è certo gradito ad Enrico IV né negli ambienti diplomatici portoghesi, inglesi e francesi;
a questo punto molti dei grandi di Castiglia, temendo un rafforzamento che alla corona castigliana sarebbe pervenuto dall'unione con quella aragonese il giorno in cui Ferdinando avesse ereditato l'Aragona, oppongono alle sue ragoni quelle di Giovanna la Beltraneja, figlia presunta di Enrico IV;
1474-1504, regina di Castiglia;
dopo la morte del fratello, anche se la lotta per il riconoscimento dei diritti ereditari continua;
nel 1475 la la battaglia di Toro fra portoghesi e castigliani ha esito incerto;
nel 1476, alla morte del gran maestro dell'ordine cavalleresco di Santiago, pretende che questa carica venga assegnata al marito;
nel 1479 viene sottoscritto il trattato di Alcoçobes (o Alcáçovas) con i portoghesi, in base al quale Giovanna [la Beltraneja] e suo marito Alfonso di Portogallo rinunciano all'eredità castigliana;
nel 1481 si assiste ad importanti sconvolgimenti legislativi;
nel 1487 pretende ancora che la carica di gran maestro dell'Ordine cavalleresco di Calatrava sia assegnato al marito;
nel 1494 pretende ancora che la carica di gran maestro dell'ordine cavalleresco di Alcántara sia assegnato al marito;


1494
-




1495
Monferrato
Guglielmo IX Paleologo
Albero genealogico
(? - ?)
figlio del marchese Bonifacio III e di Maria Brankovic;
1494-1518, marchese di Monferrato;










 
1495
-


1495
REPUBBLICA DI GENOVA
"Compagna Communis Ianuensis"
[IV dedizione alla Signoria Sforzesca]
(1488 13 set - 26 ott 1499)
Governatore
Agostino Adorno
(1488 13 set - 26 ott 1499)
Commissario
Corrado Stanga
(1494 - 26 ott 1499)

1495
-



1495
ducato di Milano
Ludovico Sforza [il Moro]
Albero genealogico
(Vigevano 1452 - Loches, Turenna 1508)
figlio quartogenito di Francesco Sforza e di Bianca Maria Visconti;
nel 1476 cerca con gli altri fratelli Sforza Maria, Ascanio e Ottaviano di contrastare la successione del nipote Gian Galeazzo Maria;
nel 1477 un suo colpo di mano tentato assieme ai fratelli viene sventato ed i congiurati, banditi dalla città, vengono confinati in diverse città italiane;
da Pisa egli continua la sua azione per scalzare l'autorità di Bona di Savoia e di Cicco Simonetta, contando anche sull'appoggio di Alfonso d'Aragona (figlio del re di Napoli Ferdinando I) e di Roberto di Sanseverino;
nel 1478 verso la fine dell'anno si porta con i fratelli in Liguria, con l'intenzione di puntare su Milano;
nel 1479, nonostante un nuovo bando per ribellione e nonostante la morte di Sforza Maria, assieme agli altri fratelli prende Tortona; Bona di Savoia cede e lo chiama a Milano;
1479-1500, duca di Bari;
dal 1481 è l'incontrastato signore di Milano;
1482-84, combatte contro Venezia la guerra di Ferrara;
1485-86, porta un valido aiuto a Ferdinando I nel corso della "guerra dei baroni";
nel 1487 ristabilisce il dominio milanese su Genova (ribellatasi dal 1477);
nel 1488 interviene nella difesa della nipote Caterina Riario Sforza sostenendo i suoi diritti su Forlì;
nel 1491 sposa Beatrice d'Este stabilendosi nel fastoso castello di Milano;
nel 1492 nel suo fastoso castello di Milano è ormai [dopo la morte di Lorenzo [il Magnifico]] la persona politica più importante d'Italia, amico di tutti i sovrani europei e con l'appoggio incondizionato di papa Alessandro VI, asceso al pontificato grazie alle manovre del cardinale Ascanio Sforza; le difficoltà nascono se mai nei rapporti con Ferdinando I d'Aragona e suo figlio Alfonso i quali premono perché vengano rispettati i diritti del duca legittimo, ormai maggiorenne, e di sua moglie Isabella d'Aragona; egli allora si avvicina a Carlo VIII di Francia cui fornisce appoggio per la spedizione che questi sta preparando contro il regno di Napoli;
nel 1493 mentre Ferdinando I d'Aragona e suo figlio Alfonso premono perché vengano rispettati i diritti del duca legittimo, ormai maggiorenne, e di sua moglie Isabella d'Aragona, egli fornisce appoggio a Carlo VIII di Francia che sta scendendo in Italia contro il regno di Napoli sulla scorta degli antichi diritti angioini;
1494-1500, duca di Milano;
1495
Marzo
timoroso dello strapotere francese, aderisce alla lega dei principi italiani che costringerà il re francese a ripassare le Alpi (ottobre);






 
1495
-

battaglia di Fornovo
[una delle più confuse e indecifrabili di ogni tempo]

Luglio
6
, Fornovo di Taro, presso Parma: l'esercito di Carlo VIII, in ritirata dopo l'invasione di Napoli, si scontra con le truppe della Lega Santa formata dagli stati italiani per cacciare i francesi dall'Italia;
ca 10.000 francesi (guidati dal re stesso e dai nobili maresciallo di Gies, monsieur della Tramoglia, conte di Fois) attraversano l'Appennino e poi il Taro dove, sulla riva opposta, li stanno aspettando ca 26.000 soldati della Lega Santa (per la maggior parte Albanesi e Greci), al comando del giovane marchese Francesco II Gonzaga; provveditori in campo sono Luca Pisani e Melchiorre Trevisan; i soldati milanesi sono guidati dal conte di Gajazzo figlio di Roberto Sanseverino;
alla fine dello scontro, durato non più di un'ora, anche se Francesco II Gonzaga dichiara la vittoria, le perdite sono maggiori nella lega [3500 contro un migliaio di francesi];
tra gli italiani trovano la morte Rodolfo Gonzaga, zio di Francesco II Gonzaga, e Ranuccio Farnese condottiero dei veneziani;
7/8, nella notte i francesi levano segretamente il campo muovendo verso Fidenza e di lì riescono ad aprirsi il passo e mettersi in salvo ad Asti in Piemonte per ripassare poi le Alpi in Ottobre.



1495
Mantova
Francesco II Gonzaga
Albero genealogico
(n. 1466 - m. 1519)
figlio di Federico I e di Margherita di Baviera;
1484-1519, marchese di Mantova;
succeduto al padre, si avvicina alla Serenissima pur cercando di mantenere il buon vicinato con Milano;
nel 1490 sposa Isabella d'Este; il matrimonio porta ad un intreccio degli interessi, niente affatto coincidenti, dei Gonzaga e degli Estensi, che sottopone a molte oscillazioni la sua politica;
nel 1494 aderisce alla lega dei principi italiani;

1495
Luglio
6
, comanda l'esercito che si batte a Fornovo;
[consideratosi vincitore dello scontro, commette al Mantegna la celebre Pala della vittoria.]

1495
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Agostino Barbarigo
Albero genealogico
(Venezia, 1419 – Venezia, 20 set 1501)
figlio di Francesco e di Cassandra Morosini; ha tre fratelli (di cui uno doge, Marco, suo predecessore);
1486-1501, doge di Venezia; [74°]



- nunzio pontificio: ? (? - ?)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1495
la fama delle vittorie ottenute in Italia da Carlo VIII mette in apprensione i turchi per aver il re francese dichiarato più volte che una volta conquistato il regno di Napoli avrebbe loro mosso guerra; il generale Grimani informa Venezia che quelli di loro che abitano l'Albania, la Macedonia e l'Epiro abbandonano le abitazioni e si ritirano nelle piazze interne; l'apprensione non colpisce tuttavia soltanto i popoli ma anche i governanti: Bajazet ordina subito l'allestimento di varie galee, vecchie e nuove, mettendo all'erta le proprie milizie;
il re francese si è fatto ora superbo e dichiara altresì che quanti hanno ostacolato la sua venuta in Italia se ne dovranno ora pentire; tratta pure con asprezza gli ambasciatori Antonio Loredan e Domenico Trevisan inviati dal senato per onorarlo;
Venezia promuove una lega contro il re francese; stranamente gli accordi segreti della confederazione non vengono a conoscenza dell'ambasciatore del re di Francia a Venezia;

Lo stesso anno suo figlio Pier Francesco Barbarigo stipula un contratto con Aldo Manunzio e Andrea Torresani per la stampa di non meglio identificati libri greci e latini, ma la natura della società e l'ammontare della somma eventualmente investita restano ignote.




1495
Firenze
Piero de' Medici
Albero genealogico
(Firenze 1472 - Garigliano 1503)
figlio di Lorenzo [il Magnifico] e di Clarice Orsini;
1492-94, signore di Firenze;
dal 1494 è in esilio da Firenze insieme ai fratelli.
 
1495
-

1495
ducato di Urbino
Guidobaldo I
Albero genealogico
(Urbino 1472 - Fossombrone 1508)
figlio di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza;
1482-1508, duca di Urbino;
[sotto la tutela del conte Ottaviano Ubaldini e la raffinata educazione dell'umanista Ludovico Odasio;]
1486-89, iniziata giovanissimo, come tradizione di famiglia, la carriera delle armi combatte nella Marca, in Romagna e in Umbria contro feudatari e città ribellatesi a Innocenzo VIII;
nel 1489 sposa Elisabetta Gonzaga che non gli darà dei figli;
nel 1494 combatte al servizio di Venezia nella lega contro Carlo VIII;
 
1495
-


1495
REGNO di NAPOLI e REGNO di SICILIA
Albero genealogico

(Napoli 1448 - Mazzara, Messina 1495)
figlio di Ferdinando e di Isabella di Chiaromonte;
1458-94, duca di Calabria;
nel 1465, riprendendo la politica di riavvicinamento ai duchi di Milano, sposa Ippolita Maria figlia di Francesco Sforza;
1478-79, nella guerra che segue alla congiura dei Pazzi, viene inviato come gonfaloniere a combattere contro Firenze;
1480-81, si distingue contro i turchi che hanno occupato Otranto;
1482-84, si distingue nella guerra di Ferrara;
nel 1485 concede in moglie la figlia Isabella al duca Gian Galeazzo Sforza;
nel 1486, in occasione della congiura dei baroni, sostenuta da Innocenzo VIII, riesce a superare vittoriosamente la crisi costringendo il papa alla pace e dominando i nobili;
1494-95, re di Napoli;
salito al trono interviene subito in difesa del genero contro Ludovico [il Moro] che mira a farsi signore di Milano;
questi chiama allora in Italia Carlo VIII di Francia per rivendicare i diritti della casa d'Angiò alla successione di Napoli;
1495
sconfitto dalle armi francesi, odiato dai sudditi e dai baroni che passano alla parte francese, abdica a favore del figlio Ferrandino.

Ferdinando II o Ferrandino
Albero genealogico

(Napoli 1467 - 1496)
figlio di Alfonso II d'Aragona e di Ippolita Maria Sforza;
educato da Parrasio viene avviato agli studi umanistici da B. Cariteo che diventa suo segretario e suo consigliere;
1494-95, duca di Calabria;
nel 1494, lla discesa di Carlo VIII , è costretto a ritirarsi dalle Romagne dopo un debole tentativo di resistenza all'esercito francese;
1495
1495-96, re di Napoli;
in seguito all'abdicazione del padre;
è costretto a rifugiarsi a Ischia e poi a Messina;
Giugno
sconfitta di Seminara;




1495
-

« congiura dei baroni »

Quelli che ancora stanno rinchiusi in Castelnuovo, e quelli che Alfonso ha messo in carcere dopo aver assunto il titolo regale, saranno rimessi in libertà poco prima dell’arrivo a Napoli del re di Francia (post 23 gennaio-ante 20 febbraio 1495). Essi sono infatti citati tra coloro che si recano ad Aversa per accogliere Carlo VIII. Gli oratori fiorentini Francesco Soderini e Neri Capponi – i soli tra i rappresentanti delle potenze italiane a essere entrati nel regno al seguito del sovrano francese – scrivono:

Èlli venuto incontro ad Aversa tutta questa nobiltà et segi napoletani, et quelli signori Caraffi, et quelli che sono usiti di prigione, che ve ne era qualchuno stato XVIII anni. De principi de gran conditione vi era nissuno.
El re Ferrando se ha riservato uno figluolo del principe di Salerno et el figliolo del principe di Rosano et il conte di Consa. Li altri sono morti, di chi si poteva tenere conto.
 

Due contemporanei, Rogeri de Pacienza di Nardò e il cronista Ferraiolo, registrano la liberazione come «una gintileze» del re Ferrandino.
I baroni rimessi in libertà – secondo il cronista Ferraiolo – sono:
. Luigi Gesualdo, conte di Conza, con due fratelli (un tale Massencio e uno di giovane età);
. Francisco Galioto;
. Restaino Cantelmo, conte di Popoli,
. Guglielmo Sanseverino, conte di Capaccio.
Il motivo per cui i fiorentini sottolineano che ad Aversa non vi è nessuno dei principali baroni – intendendo con buona probabilità i principi di Altamura e Bisignano, il duca di Melfi e i conti di Ugento, Lauria e Mileto – è che quelli ancora detenuti nelle altre prigioni regnicole saranno quasi sicuramente liberati poco per volta dopo l’ingresso a Napoli di Carlo VIII.

Fonti posteriori mostrano come il principe di Bisignano e suo fratello il conte di Mileto (Girolamo e Carlo Sanseverino) non siano stati trucidati.
Pure il conte di Lauria (Barnaba Sanseverino) è stato risparmiato (lo si troverà ancora in vita nel 1497, caparbiamente antiaragonese);
per suo figlio Berardino Sanseverino non abbiamo dati certi, ma è molto probabile che egli faccia parte di coloro che sono stati liberati entro il 1494.
Lo stesso dubbio rimane a proposito di Giovanni Pou e Paolo Ferrillo.
Nessun rimando certo invece riguardo a Pier Bernardino Caetani, Fabrizio Spinelli e al figlio di Matteo Coppola.
Altre fonti accennano a una non meglio definita liberazione di Fabrizio Spinelli, avvenuta a poca distanza dallo stesso arresto, e alla fine incerta del cugino Pier Berardino Caetani, che pare potesse essere ancora vivo nel 1491, quando una sua catena d’oro era stata data a pegno.

Mentre si rifugia a Ischia, Ferrandino ha scelto di portare con sé il figlio del principe di Salerno (in un primo momento si è parlato anche di quello del principe di Rossano, Giovan Battista Marzano), ma, nel volgere di pochi giorni, il 24 febbraio, Roberto Sanseverino, nato dieci anni prima, agli esordi della congiura, fu rilasciato. Decisiva fu la mediazione del card. Giuliano Della Rovere, che riuscì dove fino ad allora non erano arrivati nemmeno i denari del re di Francia, il quale si era offerto di pagare una somma in cambio della liberazione. È evidente che il futuro erede dei Sanseverino è un ostaggio eccellente, molto più di tutti gli altri baroni catturati in passato.
[Giovan Battista Marzano era nato da Marino (principe di Rossano e duca di Sessa) e da Eleonora di Alfonso I d’Aragona. Nel 1464 Giovan Battista, un bambino di 5 anni, era stato catturato assieme al padre; trentun’anni dopo «uscì di prigione tutto canuto e bianco», tanto che, presentatosi alla madre, questa pensò si trattasse del marito. Sulla morte in carcere di Marino Marzano ci sono invece diverse ipotesi.]

Giova infine ricordare che molti ribelli non sono mai arrestati.
I nomi più importanti sono:
. marchese di Bitonto, più e più volte additato nel primo processo tra i rivoltosi;
. cognato Berlingeri Caldora;
. Antonio Centelles;
. Alfonso Cantelmo,
. conte Francesco di Mareri;
[Quest'ultimo è cognato di Restaino Cantelmo e come lui ribelle al re.]

La congiura dei baroni napoletani contro Ferrante I è un tema che ha attratto gli storici fin dal Cinquecento e intorno al quale è stata prodotta un’abbondante bibliografia; questo intervento di Elisabetta Scarton è stato pensato e voluto per correggere due pregiudizi che sono alla base dell’intera tradizione degli studi.
- uno, il più importante, è relativo alla sorte dei baroni;
- l’altro è ad esso strettamente legato e riguarda l’immagine che nel tempo si è saldata intorno alla figura del sovrano aragonese. L’idea che egli sapesse e potesse essere al contempo «volpe e lione» – come Nicolò Machiavelli suggerirà qualche anno dopo al suo modello di principe ideale – pareva trovare conferma nella scomparsa di Jacopo Piccinino.
La morte sospetta del condottiero, giunto a Napoli nel 1465, festeggiato con molti onori nonostante i burrascosi precedenti, e caduto in modo misterioso da una torre di Castelnuovo (nella quale Ferrante diceva di averlo solo rinchiuso, per precauzione), furono elementi sufficienti per far pensare a un’eliminazione politica voluta, premeditata e spregiudicata.
Gli eventi del 1485-87 furono visti come il ripetersi di uno schema già sperimentato, ma con proporzioni ben diverse.
[Dai tempi della regina Giovanna I il baronaggio aveva accresciuto la propria autonomia;
Alfonso [il Magnanimo] aveva usato lo strumento delle alleanze matrimoniali per legare alla Corona le famiglie potenzialmente più pericolose, come quella dei Del Balzo, ma ciò non era stato sufficiente e suo figlio Ferrante, che la feudalità faticava a riconoscere come legittimo erede, essendo un figlio bastardo, si era trovato a difendersi dai suoi stessi regnicoli una prima volta nel 1459. I baroni già allora si erano appellati agli Angiò, considerati i naturali successori. E già allora, sedata a fatica la rivolta, la vendetta di Ferrante sembrò compiersi con la morte sospetta di Jacopo Piccinino.]


[Elisabetta Scarton, La congiura dei baroni del 1485-87 e la sorte dei ribelli. www.academia.edu
Periodo considerato: 1484-1495.]

 

a





Alamanni, Luigi (Firenze 1495-Amboise, Indre-et-Loire 1556) poeta italiano, formatosi a Firenze nel circolo antimediceo degli Orti Oricellari;
I tre libri d'amore
Panegirico d'Amore
De Pulcro
Elegie
Inni
Egloghe
Selve
(composte ad imitazione di Stazio)
Satire
Antigone
di Sofocle (libera traduzione in versi)
1522, per aver partecipato a una congiura contro il cardinale Giulio de' Medici (il futuro papa Clemente VII) , deve fuggire da Firenze; ripara a Venezia e di qui ben presto in Francia dove si mette al servizio di Francesco I;
1527, con la cacciata dei Medici ha termine il suo primo esilio;
1530, deve nuovamente riparare in Francia dove trascorrerŕ il resto della sua vita pur avendo ancora l'occasione di viaggi in Italia per ambasciate e altri incarichi politici;
Opere toscane (1532)
La coltivazione (1546, in VI libri, poema didascalico in endecasillabi)
Girone il cortese (1548, poema)
L'Avarchide (1570, postumo, poema epico sulla guerra che s'immagina combattuta nel 500 d.C. tra Celti cristiani e Germani pagani intorno a Bourges, l'antico Avaricum)
Libera traduzione in versi dell'Antigone di Sofocle.

Boscán Almogáver, Juan (Barcellona 1495 ca-? 1542) poeta e letterato spagnolo, amico di Garcilaso de la Vega;
Il cortegiano di B. Castiglione (1534, traduzione esemplare)
Hero y Leandro (Ero e Leandro)
Octava Rima (Ottava Rima)
Epístola a Mendoza (Epistola a Mendoza).

Ciudad Duarte, Giovanni o Giovanni di Dio (Montemór-o-Novo, Portogallo 1495-Granada, Spagna 1550) religioso portoghese, santo; i suoi seguaci fatebenefratelli.

Giambullari, Pier Francesco (Firenze 1495-1555) letterato e storico italiano, primo custode della Biblioteca Laurenziana
De 'l sito, forma e misura dello "Inferno" di Dante (1544)
Il Gello (1546, in cui sostenne la discendenza del fiorentino dall'etrusco)
Della lingua che si parla e si scrive in Firenze (1551)
Historia dell'Europa (postuma, 1566, incompiuta, 887-904, si basa sull'Antapodosis di Liutprando.).

Giberti, Gian Matteo (Palermo 1495-Verona 1543) ecclesiastico italiano;
Constitutiones (utilizzati dai padri del concilio di Trento).

Medici, Gian Giacomo de' [il Medeghino] – marchese di Marignano (Milano 1495-1555) nobile milanese, protagonista di imprese brigantesche con la connivenza del governo sforzesco;
1523, si impadronisce del castello di Musso sul lago di Como e per alcuni anni estende il suo dominio sull'alto comasco, la Brianza e la Valtellina;
1554, entrato piů tardi al servizio di Carlo V č comandante imperiale nella guerra contro Pisa e nell'assedio di Siena (1555).

Soto, Domingo de (Segovia 1495-Salamanca 1560) teologo e filosofo spagnolo, domenicano
Summulae (1529, IV volumi, corso di filosofia)
De natura et gratia (1547)
De iustitia et iure (1556).

Sanabria, Juan de o Pietro di Alcántara (?????) religioso spagnolo, francescano, santo, alcantarini, direttore spirituale di santa Teresa d'Ávila
Risposta in 33 punti (1560, alla Relazione di coscienza di santa T. d'Ávila)
Trattato dell'orazione e della meditazione ((1556-57, in pratica un compendio del Libro dell'orazione e della meditazione del domenicano Luis de Granada, o forse la fonte).

Holinshed, Raphael (m. Bramcote 1580 ca) storico inglese
Chronicles of England, Scotland and Ireland (1577, Cronache, compilate assieme a W: Harrison, R. Stanyhurst, E Campion).

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«segue da 1494»
1495-1506, Ghershom (Gerolamo), stampa libri finemente illustrati (1503, Petrarca) giovandosi di caratteri fatti esclusivamente per lui da F. Griffo.
Portogallo:
Lisbona, la regina Eleonora, principessa spagnola, invita in città i due stampatori tedeschi:
. Valentin von Mähren, moravo,
. Nikolas von Sachsen, sassone;
lo stesso anno viene stampata una traduzione della Lebens Christi di Ludolf von Sachsen in quattro volumi (primo libro in portoghese stampato a Lisbona).
Danimarca:
Copenghen, esce Danske Rym-Kronicke in danese.
«segue 1496»

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