Papa Pio XII
(1939-58)
- segretario di Stato: card. L. Maglione
(1939 mar-ago 1944);
- responsabile dell'Entità:
card. P.
Fumasoni Biondi.
1939
Agosto
20, in un promemoria indirizzato a mons. Domenico
Tardini, l'ambasciatore di Francia presso la Santa sede, Charles-Roux
– dopo aver messo lucidamente in rilievo la responsabilità della
Germania per la gravissima situazione, ormai sull'orlo della guerra –
suggerisce timidamente di far sapere al papa che la causa della pace sarebbe
avvantaggiata se egli dichiarasse pubblicamente che, in caso di conflitto,
la colpa ricadrebbe sui tedeschi.
23, a Mosca, J.
von Ribbentrop e Molotov firmano
il patto di amicizia e di non aggressione fra l'Urss e la Germania;
24, invece di una esplicita condanna
della Germania nazista (alleata, ormai, al Paese del "comunismo
ateo") Pio
XII trasmette attraverso la radio, un ornatissimo e rigiratissimo
appello a tutti i governanti perché isolvano le loro divergenze
«con comuni e leali intese».
Si legge:
«È con la forza della ragione, non
con quella delle armi, che la giustizia si fa strada. E gli imperi non
fondati sulla giustizia non sono benedetti da Dio. La politica emancipata
dalla morale tradisce quelli stessi che così la vogliono»
(altre cinque righe sono cancellate dallo stesso papa).
25, l'ambasciatore italiano presso
la Santa sede, Pignatti, scrive al ministro
degli Esteri, G.
Ciano…
26, Pignatti
comunica a G. Ciano…
lo stesso giorno mons.
Tardini in una nota « …
il Ministro degli Esteri fa del tutto per influire su Mussolini
affinché faccia capire a Hitler le difficoltà di seguirlo in una
guerra».
28, l'ambasciatore francese Charles
Roux fa avvertire il papa che «sarebbe
molto opportuna una parola o un gesto pubblico della Santa sede in favore
diretto della Polonia, prima ancora che entri nella grande prova che la
soprasta»;
29, padre Pietro
Tacchi Venturi, per incarico di Pio XII,
si reca dal Duce, il quale lo prega di chiedere al papa di indirizzarsi
personalmente al presidente polacco Moscicki
per convincerlo a mollare.
Secondo B.
Mussolini, il papa «spinto dal
suo amore specialissimo verso la repubblica polacca» dovrebbe
suggerire a Moscicki di prendere in esame
le seguenti condizioni, che scrive di proprio pugno su un foglio (allegato
da mons. Domenico Tardini al rapporto al
card. L. Maglione):
«La Polonia non si oppone al ritorno di Danzica
al Reich, e chiede di trattare direttamente con la Germania:
a) sulle agevolazioni del traffico polacco nel porto di Danzica;
b) sul corridoio;
c) sulle minoranze etniche reciproche».
B. Mussolini
dice a padre Pietro Tacchi Venturi che Hitler
dovrebbe accettare tale soluzione; se la rifiuterà avrà
tutti contro lui, e la Polonia sarebbe in un'ottima posizione morale…
30, il card. L. Maglione telegrafa al nunzio a Varsavia, di avere appreso «da
fonte competente» che A.
Hitler sarebbe disposto a trattare se il presidente della Repubblica
polacca accetterà le sopraddette condizioni (che il cardinale ripete
parola per parola, fra virgolette) e aggiunge:
«Il Santo Padre, mentre il pericolo della
guerra è sempre più imminente, nel Suo specialissimo
[termine suggerito dal Duce] affetto verso
la Polonia crede di non potere astenersi dal fare pervenire tale comunicazione
a cotesto ecc.mo presidente».
Mons. Cortesi è incaricato «di
portare personalmente e sollecitamente quanto sopra a conoscenza di S.E.
Moscicki pregandolo di prenderlo in considerazione
e di voler dare, se è possibile, una risposta al riguardo».
Il giorno stesso mons. Domenico Tardini,
dopo aver ripensato a lungo al tenore del sopra riassunto telegramma,
scrive un appunto per far notare al card. L. Maglione che l'iniziativa «non è
scevra da pericoli». Ed osserva:
«Partendo dal fatto, per me fuori dubbio,
che questo passo verrà conosciuto, ne deduco:
1) Che la Santa sede sembrerebbe aver fatto il giuoco di A.
Hitler. Questi mangerebbe un altro buon boccone – Danzica –
e nella prossima primavera comincerebbe da capo.
2) Che la Santa sede sembrerebbe aver procurato una nuova Monaco. Monaco
consisté in questo: A.
Hitler gridò, minacciò ed ottenne quanto voleva.
Così per Danzica le grida e le minacce di A.
Hitler otterrebbero – auspice la Santa sede – quel ritorno
di Danzica al Reich che non si è potuto ottenere con trattative
pacifiche.
3) Che la Santa sede sembrerebbe un po' troppo legata a B.
Mussolini. Sarebbe infatti, facile a conoscersi che il suggeritore…
è stato lui.
A me tutto ciò preoccupa perché son proprio queste le accuse
che lanciano ora alla Santa sede, nonostante che finora la sua azione
sia stata così alta e moderata – limitata, cioè, a solenni
e chiare riaffermazioni di princìpi».
G. Ciano fa
di tutto per dissuadere la Germania dalle sue pretese per Danzica, cerca
di coinvolgere in questo tentativo il governo e ne informa passo passo
i
britannici ed il Vaticano;
lo stesso giorno egli annota nel suo Diario: «Continuo
e
moltiplico i miei contatti con gli inglesi: Percy Loraine è venuto questa
notte a
casa e durante il giorno telefona continuamente».
Lo stesso mese appaiono i Ritocchi allo Statuto dell'Azione
cattolica italiana, suggeriti – questo il comunicato della
Commissione cardinalizia – dall'intento di
devolvere ai vescovi una più diretta responsabilità e direzione
dell'Azione cattolica, «non
essendo questa che l'organizzazione dell'apostolato dei laici in dipendenza
ed in aiuto della gerarchia, cioè, dei vescovi soggetti al romano
Pontefice».
[Il nuovo testo dello Statuto generale dell'Azione cattolica italiana
e quelli degli statuti particolari delle singole organizzazioni,
saranno promulgati soltanto nel giugno 1940.
Pur tuttavia le deliberazioni della Commissione cardinalizia diventano
subito esecutive. L'avv. Lamberto Vignoli,
presidente centrale dell'Azione cattolica, viene infatti subito confortato
del suo esonero con una lettera del cardinale segretario di Stato e con
la commenda dell'Ordine Piano.
È questo forse uno dei giorni più luttuosi dell'Azione
cattolica italiana.]
FUCI
(Federazione universitaria cattolica italiana)
«segue da 1938»
1939, nata e sviluppatasi come associazione d'élite, inquadrata nell'
"Opera dei congressi",
al suo interno si formano numerosi esponenti cattolici della classe dirigente
italiana;
guardata a vista dal regime fascista, si deve occupare solo di religione;
1939-42, presidente Aldo Moro che offre a
Giulio Andreotti la direzione del periodico
«Azione Fucina»;
«segue 1940»
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