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Carlo DONAT-CATTIN

(Finalmarina – oggi Finale Ligure –, Savona, 26 giugno 1919 – Monte Carlo, 17 marzo 1991)

[Nel 1942 sposa Amelia Bramieri, di famiglia modesta, lavorante in un’azienda tessile († 1998, incidente stradale, a 83 anni);
La coppia ha quattro figli:
. Claudio, (1944-?), giornalista, capostruttura della Rai;
. Paolo, (1946-?), impresario teatrale;
. Maria Pia, (1948-?), insegnante;
. Marco, (1953-1988, † in un incidente stradale).]

sindacalista e uomo politico italiano, esponente di spicco della Democrazia Cristiana e leader della corrente di sinistra interna Forze Nuove;

[Nato da padre torinese e madre ligure.]

giovanissimo, si trasferisce giovanissimo a Torino;

Licenza media superiore
Professione Giornalista

durante la II Guerra mondiale aderisce ai partigiani bianchi (democristiani);

1950
partecipa alla fondazione della CISL, nata da una scissione (guidata da Giulio Pastore) dalla CGIL.
[Si guadagna la fama di falco del sindacato italiano per la sua poca disponibilità a scendere a compromessi con gli industriali ed in special modo con la famiglia Agnelli.]

nel frattempo aderisce alla Dc;
è consigliere comunale a Torino;

1953
consigliere provinciale per la provincia di Torino;


1954
entra nel consiglio nazionale della Dc ;

1958
12 giugno, eletto deputato (III Legislatura);
1958 luglio-febbraio 1959 (II "governo Fanfani);
1959 febbraio-febbraio 1960 (II "governo Segni");
1960 luglio-febbraio 1962 (III "governo Fanfani);
1962 febbraio-maggio 1963 (IV "governo Fanfani);

1963
16 maggio, rieletto deputato (IV Legislatura);
1963 dicembre-luglio 1964, sottosegretario alle Partecipazioni statali (I "governo Moro");

1964
luglio-febbraio 1966, sottosegretario alle Partecipazioni statali (II "governo Moro");

1966
febbraio-giugno 1968, sottosegretario alle Partecipazioni statali (III "governo Moro");

 

 

1968
5 giugno, rieletto deputato (V Legislatura);

1969
agosto-febbraio 1970, ministro del Lavoro e Previdenza Sociale (II "governo Rumor");

1970
27 marzo-6 luglio, ministro del Lavoro e Previdenza Sociale (III "governo Rumor");
agosto-gennaio 1972, ministro del Lavoro e Previdenza Sociale ("governo Colombo");

Con lo "Statuto dei Lavoratori" (1970), che rimane un punto di riferimento per l'incorporazione dei diritti sociali, economici e culturali nel diritto interno, egli ha avuto, insieme a Gino Giugni, ha avuto il merito di "portare la Costituzione nelle fabbriche". La sua attenzione al sociale gli vale, da parte di alcuni commentatori, l'espressione di ministro dei lavoratori.

1972
17-26 febbraio
, ministro del Lavoro e Previdenza Sociale (I "governo Andreotti");
25 maggio, rieletto deputato (VI Legislatura);



1973
luglio-marzo 1974, ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno (IV "governo Rumor");

1974
novembre-gennaio 1976, ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato (IV "governo Moro");

1976
12 febbraio-30 aprile , ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato (V "governo Moro");
5 luglio, rieletto deputato (VII Legislatura);
luglio-gennaio 1978, ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato (III "governo Andreotti");

1978
marzo-25 novembre 1978, ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato (IV "governo Andreotti");
25 novembre, costretto a lasciare l'incarico, è sostituito dal Presidente del Consiglio con Romano Prodi;

diviene vicesegretario della Dc, ed inizialmente sostiene la necessità di trovare un dialogo con il PCI (Partito Comunista Italiano);

1979
20 giugno, eletto senatore (VIII Legislatura);

dopo un arretramento elettorale del PCI, si fa promotore della "politica del preambolo" che auspica l'esclusione dei comunisti da ogni incarico statale;

1980
dopo lo scandalo suscitato dall'adesione del figlio Marco (1953-1988) all'organizzazione terroristica di estrema sinistra Prima Linea, si dimette da ogni incarico e lascia temporeanamente la politica;

1983
12 luglio, rieletto senatore (IX Legislatura) (dal 15 febbraio 1984);

è colpito da infarto;

1984
15 febbraio,

1986
agosto-marzo 1987, ministro della Sanità (II "governo Craxi");

poco dopo torna ad aderire a "Forze Nuove", la corrente della Dc di cui è sempre stato leader, che sostiene la necessità di una stretta alleanza con il PSI (Partito Socialista Italiano);

1987
17 aprile-luglio, ministro della Sanità(VI "governo Fanfani);
2 luglio, rieletto senatore (X Legislatura);
luglio-marzo 1988, ministro della Sanità ("governo Goria");

In piena espansione dell'epidemia dell'AIDS, molte polemiche suscitano la gestione della crisi e le dichiarazioni fatte da lui fatte pubblicamente.


1988
aprile-luglio 1989, ministro della Sanità ("governo De Mita");

In seguito a vari scandali, solo ora, con tre anni di ritardo rispetto agli altri paesi europei, il Ministero emana una direttiva che impone il controllo delle sacche di sangue per la trasfusione; questo ritardo fa sì che molte persone contraggano il virus tramite trasfusione e muoiano.
Egli si esprime inoltre contro l'uso del preservativo, e dichiara pubblicamente:
«L'AIDS ce l'ha chi se la va a cercare.».


1989
luglio-marzo 1991, ministro del Lavoro e della Previdenza sociale (VI "governo Andreotti");

ultimo incarico conferitogli;
[In questa veste ha una trattativa serrata con la Confindustria per il rinnovo dei contratti dei metalmeccanici; una volta constatato che le sue idee non sono ben accette egli si alza e se ne va, abbandonando il tavolo della trattativa; (successivamente questa si risolverà in suo favore).]

1991
-

 

 

 

 

 

 

 

1991
17 marzo, a seguito di problemi cardiaci, muore a Monte Carlo.
[Al Senato è sostituito da Gianfranco Chessa.]

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Dal «<Corriere della Sera»

1998

TORINO - Incidenti, morta la vedova di Donat Cattin
La donna ha avuto un infarto mentre era a bordo di un’auto finita fuori strada.
E’ morta ieri pomeriggio, a Torino, Amelia Bramieri, 83 anni, vedova di Carlo Donat Cattin, ex ministro dell’Industria, del Lavoro e della Sanità, deceduto nel 1991 a Montecarlo, dopo un intervento al cuore. Amelia Bramieri era rimasta coinvolta in un incidente stradale (un fine settimana questo funestato di vittime della strada: ben 14) nella serata di sabato. Era a bordo di una Fiat Uno guidata da un’amica. Nei pressi dei Murazzi del Po l’auto e’ finita contro una cuspide che delimita la circolazione. La vedova di Donat Cattin stava sonnecchiando e per lo sbalzo ha battuto leggermente il capo contro il parabrezza. Ma e’ stato lo spavento a provocarle l’infarto che l’ha uccisa. La donna aveva conosciuto Carlo Donat Cattin a Torino, poco prima dello scoppio dell’ultimo conflitto mondiale. Di famiglia modesta, lavorava in un’azienda tessile.
I due si erano poi sposati nel 1942. Da allora ha condiviso tutte le scelte del marito, partigiano prima, sindacalista della Cisl poi e, infine, uomo politico di spicco della sinistra Dc.
La coppia ha avuto quattro figli: Claudio, 54 anni, giornalista, capostruttura della Rai; Paolo, 52 anni, impresario teatrale; Maria Pia, 50 anni, insegnante, e Marco, nato nel 1953 e morto nel 1988 in un incidente stradale. Quest’ultimo, coinvolto nell’organizzazione Prima Linea, fu particolarmente seguito dalla madre durante il periodo di carcere. Negli ultimi anni Amelia Bramieri si era impegnata nella Fondazione Donat Cattin, sorta per promuovere studi e convegni sulla tradizione sociale cattolica.

[Fonte: Girola Edoardo, Pagina 19
(2 febbraio 1998) - «Corriere della Sera».]

Fonti
- Altre

 

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