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Scisma d'Occidente
(o grande scisma)
(1378-1417)

Gli schieramenti sono tuttavia instabili:
- nei Paesi Bassi e in Polonia, il clero si destreggia tra i due partiti;
- in Portogallo, in Aquitania e nell'oriente latino gli agenti di ciascun papa si fanno la guerra;
- i Visconti passano da un partito all'altro;
- i fiorentini sono incerti;
- bande ostili al papa di Roma scorazzano nell'Italia centrale;
- il regno di Napoli è diviso tra Angioini, partigiani di Clemente VII, e i Durazzo, investiti da Urbano VI.
Il compromesso ormai era d'obbligo.
«segue»

Papa
Urbano VI

(1378-89)

Antipapa avignonese
Clemente VII
(1378-94)


 

Fratelli della vita comune
[fratres communis vitae]

1380, Deventer (Olanda), nasce la prima casa di questa confraternita, dopo la predicazione di Geert de Groote che già alcuni anni prima ha dato vita all'istituto delle sorelle della vita comune;
movimento laicale, senza voti, senza dotazione di beni, i suoi membri vivono del proprio lavoro e non d'elemosina o di rendita;
«segue 1384»

ANNO 1380





1380
ducato d'Austria e di Stiria
Albrecht III [dalla Treccia/l’Astrologo]
Albero genealogico
(Wien 1348 - Laxenburg 1395)
figlio di Albrecht II [il Saggio] e della c.ssa Johanna von Pfirth;
1365-79, duca d’Austria e Stiria;
succeduto al fratello Rudolf IV [l'Ingegnoso], regge il ducato (fino al 1379) con l'altro Leopold III [il Valoroso];
nel 1366 sposa Elisabeth di Bohemia (o di Lussemburgo) († 1373);
1374-79, duca in Inner-Istria e Windische Mark;
1379-95, duca d’Austria;
[in seguito al trattato di Neuberg]




Leopold III [il Valoroso]
Albero genealogico
(Wien 1351 - Sempach 1386)
figlio di Albrecht II [il Saggio] e della c.ssa Johanna von Pfirth;
1365-79, duca d’Austria e Stiria;
succeduto al fratello Rudolf IV [l'Ingegnoso], regge il ducato (fino al 1379) con l'altro Albrecht III [dalla Treccia];
nel 1365 sposa Viridis Visconti († 1414);
1379-86, duca di Stiria, Carinzia, Carniola e Istria,
conte del Tirolo
ecc.;
[in seguito al trattato di Neuberg]




1382-86, signore di Terst;


1380
-


1380
REGNO d'UNGHERIA e REGNO di POLONIA
Luigi I [il Grande]
Albero genealogico

(Višegrad 1326 - Trnava 1382)
figlio di Charles I Robert d'Angiò, re d'Ungheria, e di Elisabetta di Polonia (sorella di re Kazimierz III [il Grande])
1342-82, re d'Ungheria (Lajos I);
succeduto al padre, eredita uno stato solido e finanziariamente fiorente che gli fornisce le basi per un'ambiziosa politica estera;
nel 1343, seguendo i suggerimenti di frate Roberto, invia i propri ministri a Clemente VI per far valere i diritti di suo fratello Andrea sul regno di Napoli non in quanto marito di Giovanna ma come erede dell'avo Charles Martell; per sedare la controversia ed essendo Andrea e Giovanna ancora minorenni il papa pensa di inviare un legato a Napoli (Bolla del 18 novembre);
nel 1344 combatte al fianco dello zio Kazimierz III [il Grande] di Polonia contro lituani e tatari;
nel 1345 suo fratello Andrea, marito della regina Giovanna I di Napoli, viene assassinato;
nel 1347, a inizio dicembre, dopo aver minacciato di invadere il Regno di Napoli, il re arriva a Verona dove si assicura l'approvazione e l'appoggio di Mastino della Scala, signore della città;
nel 1348, invaso il Regno di Napoli e costretto alla fuga la regina, accetta cordialmente Carlo di Durazzo e gli altri reali che ad Aversa gli presentano il figlioletto di Giovanna; dopo aver chiesto al duca dove fosse la finestra da cui era stato gettato il corpo del fratello Andrea d'Ungheria e sentendosi rispondere che non lo sapeva, gli fa di brutto tagliare la testa, fa prendere molti nobili che ritiene colpevoli e li manda in Ungheria assieme al figlioletto [vi morirà poco dopo]; si avvia verso Napoli con le sue truppe che avanzano con davanti lo stendardo in cui è raffigurato il dipinto di Andrea strangolato; arrivato nel castello nuovo, senza udir nessuno, toglie a molti e dà ad altri onori e incarichi, ma li pone tutti sotto l'autorità del vescovo ungherese Varadino;
mentre sono già trascorsi quattro mesi dal suo ingresso a Napoli, scoppia a causa del sudiciume la peste tra le sue truppe; non riuscendo inoltre ad ottenere l'appoggio di papa Clemente VI, è costretto ad abbandonare l'impresa nel Regno di Napoli; nomina prima il barone tedesco Corrado Lupo suo vicario e Gilforte Lupo castellano di Napoli;
nel 1349, chiamato da Corrado Lupo in aiuto degli ungheresi a Napoli, giunge con nuove armate in Puglia, prende Trani e Aversa costringendo Giovanna alla fuga a Gaeta;
nel 1350 da Napoli si reca a Roma dove, rifiutato il titolo di re che gli è offerto, fa le sue devozioni nel Giubileo;
nel 1352, avvisato dal legato pontificio quanto fosse pericoloso continuare la guerra contro il volere del papa, firma un accordo in base al quale la regina ha di nuovo il regno e la pace;
[alcuni scrittori parlano di 300 mila fiorini versati al re ungherese dalla regina per le spese della guerra e da questi poi donati alla chiesa romana]
certo è che il pontefice invia il vescovo di Bracara a incoronare Giovanna e Luigi di Taranto re di Napoli;
nel 1358 combatte una guerra contro Venezia riuscendo, grazie all'aiuto di Genova e di Francesco da Carrara, ad impadronirsi della Dalmazia fino a Durazzo: si assicura così il controllo dell'Adriatico;
1370-82, re di Polonia;
succeduto alla morte di Kazimierz III [il Grande] in base ad un accordo precedentemente stipulato tra suo padre ed il sovrano polacco; invia a rappresentarlo la madre Elisabetta;








1380
-


1380
REGNO di GERMANIA e REGNO di BOEMIA
Václav IV
Albero genealogico
(Norimberga 1361 - Praga, Schloß Kunratitz, 1419)
figlio dell'imperatore Carlo IV e di Anna di Schweidnitz-Jauer;
nel 1363 viene associato dal padre al trono boemo;
nel 1370 sposa Johanna di Baviera († 1386);
1373-78, elettore di Brandeburgo [Wenceslas II];
1376-1400, re di Germania [Wenzel I];
1378-1419, re di Boemia [Václav IV];
nel 1378, per quanto riguarda lo scisma, egli si schiera dalla parte del papa romano;




1383-1419, duca di Lussemburgo;





1380
-


1380
ducato di Baviera
Stefan III di Wittelsbach
Albero genealogico

(1337 ca - Niederschönenfeld bei Donauwörth 25.9.1413)
figlio di Stefano II, duca della Bassa Baviera, e di Elisabetta di Sicilia;
1364, sposa Taddea Visconti, figlia di Bernabò, appoggiando la politica del suocero contro papa Gregorio XI;
1375-1413, duca di Baviera-Ingolstadt;
alla morte del padre governa la Baviera Superiore;


 

 

1380
IMPERO BIZANTINO
Giovanni V Paleologo
Albero genealogico

(n. 1331 - † 1391)
[Calojanni]
figlio di Andronico III e di Anna di Savoia;
1341-47, 1354-91, imperatore;
con l'aiuto di Genova e dopo aver costretto Giovanni VI Cantacuzeno ad abdicare;
nel 1361, minacciato dall'avanzata turca, si rivolge a Innocenzo VI per proporre l'unione delle due chiese;
nel 1362, sempre minacciato dall'avanzata turca, si rivolge ora anche a Urbano V per proporre l'unione delle due chiese, sperando di ottenere un aiuto militare;
nel 1365 la crociata bandita da Urbano V si dirige verso l'Egitto ed egli viene aiutato solo dal cugino Amedeo VI di Savoia [il Conte Verde];
1369-71, si reca a Roma per abiurare pubblicamente [reggente è il figlio Andronico IV Paleologo], ma la sua conversione rimane un atto meramente individuale, per il rifuto del papa di convocare il concilio richiesto dalla chiesa greca;
spostatosi a Venezia, conclude un trattato che impegna la città (dietro la cessione dell'isola di Tenedo) ad aiuti finanziari, che però non gli vengono concessi perché il figlio Andronico IV rifiuta di consegnare l'isola;
nel 1371, tornato a Costantinopoli, preferisce farsi vassallo del sultano Murad I che nel frattempo, con la vittoria sui macedoni a Cernomen, sulla Marica, ha sottomesso i territori dei Balcani;
nel 1373 il figlio Andronico gli si ribella apertamente dopo essersi accordato con il principe ottomano Sandzi Celebi, pure in dissidio col padre Murad I;
sedata la ribellione, ambedue vengono privati del diritto alla successione e imprigionati;
nel 1376 viene spodestato dal figlio Andronico, con l'aiuto di Genova che aspira (in concorrenza con Venezia) al possesso di Tenedo.
nel 1379, fugge dal carcere assieme al figlio Manuele II;
viene rimesso sul trono dai veneziani e dal sultano Murad I (sotto condizione però di un semivassallaggio);
Andronico IV e il figlio Giovanni VII, perdonati e reintegrati nel diritto alla successione, ottengono il possesso di Selimbria, Eraclea, Rodosto e Panido, che governano come principi autonomi, sotto l'influenza ottomana;



Manuele II Paleologo
Albero genealogico

(n. 1350 ca - † 1425)
figlio di Giovanni V;
1373-1390, coimperatore;
dopo un periodo di permanenza alla corte del sultano Bayezid, quando l'impero è ormai ridotto soltanto alla Morea e alla città di Costantinopoli;
nel 1375 viene privato del diritto alla successione e imprigionato;
nel 1379, già spodestato dal fratello Andronico IV, fugge dal carcere assieme al padre Giovanni V e viene rimesso sul trono come coimperatore;




1391-1425, imperatore;



1380
-

1380
IMPERO di TREBISONDA
[impero trapesuntino]
Alessio III
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di ;
1349 (dal 22 dic) - (al 20 mar) 1390, gran comneno di Trebisonda - autokrátor dei romani;


Bailo veneziano
Vittore Barbarigo (vice)
(1376-84)
1380
viene introdotta un'imposta sugli stipendi di tutti funzionari genovesi (le cosiddette stallie) che prevede il pagamento da parte del console di Trebisonda di 15 lire genovesi.

1380
Osmanli od Ottomani
Murad I
(? - ?)
figlio di Osman I (fondatore degli Osmanli od Ottomani) di una schiava greca;
1359-89, "capo" degli Ottomani;
indirizza risolutamente verso i Balcani l'espansione ottomana.
nel 1361 conquista Adrianopoli (Edirne dal 1365), poi tutta la Tracia, la Macedonia, Salonicco e la Bulgaria;
nel 1365 sposta la capitale da Bursa ad Adrianopoli [che ora diventa Edirne].
[- Amasya, vicino al Mar Nero (I capitale ottomana);
- Bursa ( II capitale ottomana);
- Edirne (III capitale ottomana e la prima sul suolo europeo).]






1380
Nell'esercito, a fianco dei due gruppi già creati (1334) dal padre,
- sipahi (cavalleria)
- piyade (fanteria), ha inserito i
- yeni-ceri (truppa nuova) "giannizzeri";

1380
REGNO di CIPRO e di GERUSALEMME
Pietro II di Lusignano
Albero genealogico

(1357 - 1382)
figlio di Pietro I e di Leonora di Aragona († 1416);
conte di Tripoli
1369-82, re di Cipro e d’Armenia;
1369-82, re di Gerusalemme (titolare);
nel 1378 sposa Valenza Visconti († 1393 ca);




1380
-


1380
IMPERO di SERBIA
Stefano X Uroš V Decanski
(? - ?)
figlio di Stefano IX Decanski;
1355-?, imperatore di Serbia;


 
-
1380
-



1380
RUSSIA
Demetrio IV [Donskoj = vincitore del Don]
Albero genealogico
(n. 1350 - †1389)
figlio del principe Demetrio III di Suzdal';
1359, alla morte del padre il principe Demetrio III di Suzdal' tenta di farsi concedere dai khan dell'Orda d'Oro il titolo di gran principe di Danimarca, Svezia e Norvegia - Russia; poiché l'Orda d'Oro è in piena guerra civile, entrambi i principi, quello di Suzdal' e quello di Mosca riescono ad ottenere l'ambito titolo;
1362-89, gran principe di Mosca e di Vladimir;
succeduto al padre sotto la tutela del metropolita Alessio;
solo nel 1363 gli viene confermato il titolo grazie all'azione di Alessio e la fedeltà dei moscoviti; inzia subito la sua politica tendente ad affermare la sua egemonia sugli altri principi russi;
ha già combattuto e vinto:
- il principe di Tver, appoggiato dai lituani;
- i bulgari del Volga;
- alcune truppe dell'Orda d'Oro presso Rjazan;
1380
a Kulikovo sul Don batte la coalizione tataro-russo-lituana capeggiata dal khan tataro Mamaj [ecco perché Donskoj, vincitore del Don];
un nuovo tentativo operato dal tataro Tuqtamish, nuovo khan dell'Orda d'Oro, si trasforma in un successo militare: Mosca viene presa e incendiata; il khan tuttavia se ne ritorna nei suoi domini dopo avergli imposto il riconoscimento formale della sua supremazia in cambio di un'autonomia larghissima; la sudditanza di Mosca dall'Orda d'Oro è ormai puramente teorica; 


 
-
1380



 


1380
REGNO di FRANCIA
Charles V [il Saggio]
Albero genealogico
(Vincennes 1338 - castello di Beauté-sur-Marne 1380)
figlio di Jean II [il Buono] e di Judith [Bonne] de Luxembourg
1349, è il primo degli eredi al trono di Francia a portare il titolo di "delfino";
1356-60, regge il trono finché il padre è prigioniero a Londra;
nel 1357 negozia la tregua di Bordeaux e cerca di mettere insieme l'esorbitante somma richiesta dagli inglesi per il riscatto paterno, tre milioni di scudi d'oro; a tale scopo è costretto a riunire gli stati generali che gli strappano una serie di concessioni [incorporate poi nella Grande ordinanza dello stesso anno], tali da limitare gravemente i poteri della monarchia;
nel 1358, febbraio-luglio, jacquerie (rivolta dei contadini);
nel 1359, posto fine con la forza alla jacquerie e al movimento di Etienne Marcel, cerca di concludere le trattative con Edward III d'Inghilterra;
- 1360: (maggio) trattato di Brétigny; (ottobre) pace di Calais;
nel 1364, non riuscendo a pagare il riscatto, re Jean II [il Buono] si dà nuovamente prigioniero agli inglesi ed egli torna così al governo come reggente;
1364-80, re di Francia;
[incoronato a maggio]
nel 1365 Jean IV duca di Bretagna fa atto di sottomissione alla corona francese;
suo fratello Philippe, duca di Borgogna, sposa Margherita, erede di Fiandra, Artois e Franca Contea;
la guerra castigliana gli serve per liberare la Francia dal flagello delle grandes compagnies di mercenari che, sempre guidate da B. du Guesclin e rimaste disoccupate dopo la pace di Calais, hanno tormentato per anni il suolo francese;
nel 1370 (novembre) Edward III d'Inghilterra denunzia gli accordi di Calais e si proclama re di Francia facendo così riprendere la "guerra dei cent'anni";
egli ora può contare sull'alleanza del re di Castiglia e del re di Scozia;
1380
intanto i francesi sono riusciti a riconquistare il Limousin, il Rouergue, il Poitou, l'Aunis e la Saintonge;
Settembre
16
, egli muore prima di aver tratto i frutti dalle vittorie sugli inglesi;
dalla moglie Jeanne de Bourbon, figlia del duca Pietro I, ha avuto il figlio Carlo, che gli succede al trono come Charles VI.
[Ha fatto costruire la Bastiglia e la residenza reale di Poitiers, proseguendo la costruzione del Louvre dove ha riunito una cospicua collezione di manoscritti; nel paese ha restaurato un potere centrale efficiente pur dovendo accettare che i suoi fratelli Louis, Jean e Philippe stabilissero grandi principati semiautonomi in Angiò, Berry, Borgogna dando il via al "sistema degli appannaggi"; nel grande scisma d'occidente ha appoggiato il papa avignonese Clemente VII; ha fissato a 13 anni compiuti la maggiore età dei re francesi].







Charles VI [il Folle/il Beneamato]
Albero genealogico
(Parigi 1368 - 1422)
figlio di Charles V [il Saggio] e di Jeanne de Bourbon;
1380-1422, re di Francia;







 
1380



1380
Fiandra
Louis II [de Mâle]
Albero genealogico
(Mâle, vicino Bruges 1330 - Lille 1383/1384)
figlio di Louis I [de Crécy] e di Marguerite di Francia;
1346-48, conte di Fiandra;
1346-84, conte di Nevers e conte di Rethel;
[confermato nel 1347 da Philippe de Valois]
nel 1347 sposa Margaret di Brabante († 1368)



1382-84, conte di Borgogna e conte d'Artois; signore di Salins;









 
-
1380
-


1380
ducato di Borgogna
Philippe II [l'Ardito]
Albero genealogico
(Pontoise, Parigi 1342 - Hal, Brabante 1404)
quartogenito di Jean II [il Buono] e di Judith [Bonne] de Luxembourg;
1356, combatte assieme al padre nella battaglia di Poitiers, meritiando il soprannome; ferito, segue il padre nella prigionia di Londra;
1360, al suo ritorno ottiene in appannaggio la Turenna;
1364-1404, duca di Borgogna;
ottenuto in appannaggio il ducato, diventa il capostipite della terza dinastia dei duchi di Borgogna che si estinguerà con Charles [il Temerario];
nel 1370 sposa la c.ssa Margueritte III di Fiandra († 1405);

 
-
1380



1380
SAVOIA
Amedeo VI [il Conte Verde]
Albero genealogico

(Chambéry 1334 - Castropignano, Campobasso 1383)
figlio di Aimone [il Pacifico] e di Iolanda del Monferrato;
1343-83, conte di Savoia, Aosta e Maurienne;
nel 1347, impossessatosi già di vari domini, genera la gelosia dei Visconti, dei marchesi del Monferrato e dei marchesi del Monferrato i quali impugnano le armi lasciandogli solo Chieri; segue la pace con i Visconti, con cui la casa Savoia stringe anche parentela, a danno dei marchesi di Saluzzo;
nel 1348, malgrado l'umanità che ha sempre inteso introdurre nelle leggi, in occasione della pestilenza il popolo fa scempio degli ebrei;
nel 1349 i Visconti si fanno mediatori della pace con i marchesi del Monferrato il che accresce le sue giurisdizioni nel Canavese; finisce qui infatti la discendenza dei Delfini di Vienna, sin dagli antichi tempi rivale della casa Savoia: erede è il primogenito del re di Francia;
nel 1350, terminata la tutela, assume il governo proseguendo nella politica filofrancese dei suoi tutori;
nel 1354 venuto alle armi con i francesi, vince la battaglia di Arbrette;
nel 1355 (maggio), con il trattato di Parigi, conclude la pace con i francesi; cedendo alla Francia quanto possiede nel Delfinato al di là del Rodano e del Guier, diventa padrone della provincia di Fossignì e della signoria di Gex [il peso di un omaggio alla Francia cesserà nel 1588];
sposa Bona di Borbone e, appoggiandosi anche all'impero, riesce a stabilire il dominio sabaudo sui feudi poco fedeli del Vallese, di Ginevra e di Sion, e acquisisce il Vaud; in Italia cerca di impadronirsi della marca di Torino, feudo del ramo collaterale dei Savoia-Acaia; da Karel IV riceve il privilegio delle appellazioni con gran vantaggio dei suoi popoli che sono in tal modo esonerati dall'obbligo di rivolgersi alla Camera imperiale;
nel 1356 cominciano i guai con i cugini principi di Acaia che dominano in Piemonte dipendenti dai conti di Savoia [vedi ingiustizia del 1285];
egli risolve il problema in maniera violenta, richiamando a sé il dominio del Piemonte, emanandovi nuove leggi, con qualche lagnanza da parte di Torino che si sente spogliata di alcuni diritti [poco tempo dopo il Piemonte sarà restituito ai cugini];
nel 1359 dichiara guerra al marchese Federico di Saluzzo che nega gli omaggi che già prestava ai principi di Acaia ora spogliati;
oltre Chieri, il Fossignì, Gex e il Canavese, ottiene in parte per eredità e in parte acquistata la baronia di Vaud;
anch'egli, come altri del suo tempo, fa uso di truppe mercenarie;
nel 1360 (aprile) mentre si trova nel castello di Rivoli, gli si presentano davanti i soldati Guido e Jacopo Provenza nonché Jacopo di Luserna, Jacopo Piossasco dei signori di None e Jacopo Provana di Piossasco, i quali a nome di tutti i gentiluomini e banderesi del Piemonte gli chiedono di rinnovare a favore della nobiltà piemontese i privilegi e le immunità ricevute a suo tempo dai principi di Acaia; egli acconsente concedendo loro determinate franchigie;
nel 1361 da Innocenzo VI riceve il patronato della celebre abbazia di San Michele della Chiusa, cosicché i monaci, privati di ogni giurisdizione, cessano di essere sovrani;
nel 1362, nel Canavese, le due potenti famiglie ghibelline dei conti di San Martino e dei conti di Valperga, avvilite da molte sciagure, si affidano a lui che riesce a liberare la zona dalle compagnie inglesi di ventura; non sono certo contenti i marchesi del Monferrato;
egli riceve da Charles IV l'investitura dei suoi stati ma rispetto ai domini originari della sua casa tale investitura deve intendersi di semplice protezione;
nel 1363 il marchese Federico di Saluzzo, che non gli ha reso omaggio, si dichiara vassallo di Bernabò Visconti;
nel 1364 la regina Giovanna gli cede la superiorità territoriale del contado di Ventimiglia; s'intromette nella successione in casa dei principi di Acaia di Filippo, figlio di Giacomo, favorendo le tresche della matrigna Margherita di Beaujeu;
nel 1365 l'imperatore Charles IV, diretto ad Avignone, passa per Chambéry dove lo elegge vicario imperiale in Italia, carica già avuta a suo tempo da due Tommasi e da Lodovico d'Acaia perpetuata per sé e i suoi discendenti con ampie giurisdizioni sopra molti principati ecclesiastici e sull'università di Ginevra;
nel 1366, raccolti molti denari per privilegio pontificio e con la vendita di preziose suppellettili, oltre le oblazioni dei peccatori che confidano nell'acquisto di beni spirituali promessi dal papa, alla guida di un drappello scelto di guerrieri si imbarca a Venezia per l'Oriente; presa Gallipoli per avere il passaggio dell'Ellesponto, giunge a Costantinopoli dove sente che l'imperatore bizantino recandosi ad abiurare come aveva promesso nelle mani di Ludovico re d'Ungheria, attraversando la Bulgaria era stato fatto prigioniero del re Stratimiro a Vidino; si impegna con la regina Elena di Cantacu zeno a liberarlo;
nel 1367 libera Giovanni V Paleologo, prigioniero a Vidino, che può così ritornare a Costantinopoli, ma di più non può fare: i musulmani hanno già sede a Adrianopoli [Edirne dal 1365] e si stanno espandendo, e i greci, oppressi dai turchi, odiano i latini e persistono nello scisma; tornato a Venezia, si reca a Viterbo in visita al papa Urbano V (ha appena trasferito la sede pontificia da Avignone a Roma) tornando poi nei suoi domini;
nel 1368 fa processare e uccidere Filippo d'Acaia assicurandosi la reggenza dello stato per il giovane Amedeo;
fonda la confraternita d'armi che poi diventerà l' "ordine del collare dell'Annunziata";
si reca quindi a Costantinopoli per combattere contro i turchi in difesa del cugino Giovanni V Paleologo e, occupate alcune fortezze in Bulgaria, inizia le trattative per il riavvicinamento delle chiese orientale e occidentale;
nel 1372 il marchese Federico di Saluzzo, che non gli ha reso omaggio e che nel 1363 si era dichiarato vassallo di Bernabò Visconti, si dichiara ora vassallo del nuovo Delfino di Vienna [alla fine di questa storia la casa di Saluzzo avrà in ogni caso la peggio];
muore intanto Giovanni, marchese del Monferrato, che ha affidato i figli alla tutela di Ottone di Brunswick; poiché gli viene chiesto di entrare nella lega antiviscontea cui partecipa anche il papa Gregorio XI, non dice di no, anche se si tratta di andare contro ad un proprio parente;
intanto la concessione del vicariato imperiale, avuta nel 1365, si restringe perché in alcuni stati d'Italia non viene riconosciuta la sua autorità; egli allora si vendica e così, sia in Savoia che in Piemonte, le famiglie che ricevono le investiture dall'imperatore sono sempre di meno;
mormora e strepita anche il clero ma alla fine anch'esso viene ristretto in più angusti confini;
crede di essere padrone anche di Ginevra, ma si sbaglia: il vescovo vi è principe e intende esserlo ancora;
nel 1373, postosi a capo della lega antiviscontea, penetra in Lombardia fino nel bergamasco e con la vittoria di Gavardo (maggio) occupa in breve tempo tutto lo stato visconteo fino a Brescia e a Bologna; ma deve tornare in Piemonte per difendere i suoi domini contro il marchese di Saluzzo alleato con i Visconti che, ridotto ormai a mal partito, si getta nelle braccia del re di Francia; la pace con i Visconti non è lontana e il parentado di Secondotto da Monferrato la rende più stabile;
1378-79, lunghe e difficili trattative di pace;
riguardo allo scisma d'occidente appoggia l'antipapa Clemente VII (il cugino Roberto di Ginevra);
nelle lunghe e difficili trattative di pace riesce ad ottenere molte terre viscontee nel Biellese e nel Vercellese; Biella si affida a lui per avere una difesa contro i nemici che le suscita Giovanni Fieschi vescovo di Vercelli;








 
-
1380
-

 


1380
REGNO d'INGHILTERRA
Richard II
Albero genealogico

(Bordeaux 1367-Pontefract, York 1400)
figlio di Edward [il Principe Nero] e di Giovanna di Kent;
1377-99, re d'Inghilterra;



Camera dei Lord
(House of Lords)
 
Camera dei Comuni
(House of Commons)
 

1380
la situazione nel regno è tesa per il dissidio politico tra il partito di corte (Giovanni di Gaunt) e il partito costituzionalista (sostenitori del defunto Edward [il Principe Nero]);



a

1380
ducato di Lancaster
Giovanni di Gaunt
Albero genealogico
(Gand 1340 - Londra 1399)
quarto figlio di Edward III;
1359, sposa la cugina Bianca, ultima erede dei duchi di Lancaster;
1362-99, duca di Lancaster;
assunto il titolo, diviene il capostipite del ramo dei Lancaster della dinastia degli Angiò-Plantageneti;
nel 1373, rimasto vedovo, sposa Costanza, figlia di Pedro [il Crudele], e in virtù di ciò si proclama re di Castiglia pur non riuscendo mai ad impossessarsi del trono;
durante gli ultimi anni del regno di Edward III è sostenitore della parte nobiliare laica avendo così frequenti scontri politici con il clero e con il fratello Edward [il Principe Nero], che tra l'altro lo accusano per l'appoggio dato a J. Wycliffe;
nel 1377, alla morte del padre egli serve con lealtà, nonostante le accuse di aspirare al trono, il nipote Richard II;



1380
-


a


1380
REGNO di SCOZIA
Robert II
Albero genealogico
(Paisley, Renfrewshire, Scotland 1316 - Dundonald Castle, Ayrshire 1390)
figlio di sir Walter Stewart e della p.ssa Marjory Bruce († 1316), figlia di Robert I (Bruce), re di Scozia;
7° Alto Maggiordomo di Scozia (dal 1326),
1371-90, re di Scozia;





1380
-


a

1380
REGNO di DANIMARCA
Olav IV
Albero genealogico
(† 1387)
figlio di Haakon VI e di Margherita di Danimarca;
1375-87, re di Danimarca;
sotto la reggenza della madre;
1380-87, re di Norvegia;


1380
-

1380
REGNO di NORVEGIA e REGNO di SVEZIA e d'ISLANDA
Haakon VI
Albero genealogico
(n. 1340 - † 1380)
figlio di Magnus VII re di Norvegia e di Svezia;
1355-80, re di Norvegia;
nel 1359, alla morte del fratello Erik, viene associato al trono di Svezia dal padre;
1362-71, re di Svezia;
mantiene il padre Magnus VII come coreggente;
nel 1363 rafforza la sua posizione sposando Margherita la figlia di Valdemaro IV di Danimarca;
nel 1364 viene ripetutamente battuto da Alberto di Meclemburgo, già riconosciuto re dai nobili svedesi;
nel 1375, in seguito alla morte del padre (1374) e del suocero Valdemaro IV (1375), gli rimangono, oltre alla Norvegia, solo alcuni possedimenti nella Svezia occidentale e una rivendicazione sulla Danimarca per il proprio figlio Olaf;


Alberto di Meclemburgo
Albero genealogico
(Kloster, Falun 1340 ca - Bad Doberan, Rostock 1412)
figlio di Alberto II di Meclemburgo e di Eufemia, sorella di Magnus VII;
1363-89, re di Svezia;
eletto con l'appoggio di un gruppo di nobili ribelli a Magnus VII e con il riconoscimento solenne del popolo;




1388-1412, duca di Meclemburgo (Alberto III);


1380
-

 


1380
REGNO di PORTOGALLO
Ferdinando I [il Bello/l'Incostante]
Albero genealogico
(Santarem 1345 - Lisbona 1383)
figlio di Pedro I [il Giustiziere] e di Costanza di Castiglia-Villena;
1367-83, re di Portogallo;
salito al trono durante un periodo di floridezza economica, è portato alle avventure galanti; superficiale e volubile mette spesso a repentaglio il favore e la buona disposizione dei sudditi;
nel 1369, dopo l'assassinio di Pedro I [il Crudele], avanza pretese sul trono di Castiglia e si impegna in una sfortunata guerra con Enrico II nuovo re di Castiglia e di León;
nel 1370 viene respinto nella sfortunata guerra mossa contro Enrico II;
nel 1372 sposa Leonor Telles de Menezes († 1386);
nel 1373, alleatosi con gli inglesi, riprende la guerra contro la Castiglia ma viene ancora sconfitto;
nel 1375, oltre a dare un grande impulso al commercio, favorendo con gravi fiscali la marina mercantile, ordina che le terre incolte vengano tolte ai proprietari e consegnate a chi s'impegni a lavorarle;



1380
-

a


1380
REGNO di CASTIGLIA e di LÉON
JUAN I
Albero genealogico

(Epila 1358 - Alcala de Henares 1390)
figlio di Enrique II e di Juana de Penafiel († 1381);
nel 1375 sposa Leonor di Aragona († 1382);
1379-90, re di Castiglia e di León;





1380
-
a


1380
REGNO di NAVARRA
Carlos II [il Malvagio] 
Albero genealogico
(n. 1332 - † 1387)
figlio di Philippe III, conte d’Evreux, e di Juana II, regina di Navarra;
discende per parte di madre da Philippe IV [il Bello] e per parte di padre dal fratello di quest'ultimo Louis d'Evreux;
1343, conte d'Evreux;
1349-87, re di Navarra;
[incoronato re (ottobre) svolge la sua attività soprattutto con la Francia.]
nel 1351 sposa Jeanne, figlia di Jean II [il Buono] re di Francia, tentando invano di accattivarsi il cugino;
1353-87, conte di Beaumont;
nel 1355, con il trattato di Valogne, cede il Cotentina al cugino Jean II [il Buono];
nel 1356 (aprile) viene fatto imprigionare da Jean II [il Buono], esasperato perché egli ha cercato di coinvolgere nei suoi intrighi lo stesso delfino di Francia;
1356-58, rivolta di Etienne Marcel;
nel 1358, liberato, reprime nel sangue la jacquerie che devasta le campagne francesi, a fianco del cognato Charles (futuro Charles V [il Saggio]), reggente di Francia per il padre Jean II [il Buono], prigioniero degli inglesi;
nel 1364 (maggio), dopo aver ripreso le ostilità, le sue truppe vengono sconfitte a Cocherel dalle truppe regie, guidate da Bertrand du Guesclin;
nel 1378 una suo nuova cospirazione viene repressa da Charles V [il Saggio] che stavolta gli toglie i possedimenti del Cotentin, salvo Cherbourg.


 
1380
-

1380
REGNO di ARAGONA e di CATALOGNA
Pedro IV [il Cerimonioso]
Albero genealogico
(Balaguer, Lérida 1319 - Barcelona 1387)
figlio di Alfonso IV [il Bonario] e della c.ssa Teresa de Urgel;
1336-45, re d'Aragona;
succeduto al padre, si dedica subito al consolidamento della sua sovranità; stipula subito un trattato con il re di Granada, mantenendo d'ora in poi rapporti generalmente buoni con i musulmani;
nel 1338, luglio, sposa Maria d’Evreux [o Marie di Navarra] († 1347);
nel 1339 pretende un giuramento di vassallagio da Giacomo II re di Maiorca;
1345-87, re d'Aragona e di Catalogna (Pedro III);
in seguito alla ribellione di Giacomo II, re di Maiorca, occupa l'isola;
nel 1347 nelle cortes di Saragozza è costretto a confermare alla unión aragonesa il privilegio già concesso da Alfonso II, cercando quindi rifugio in Catalogna;
morta (aprile) la prima moglie Maria d’Evreux, si risposa (novembre) con Leonor di Portogallo († ott 1348);
nel 1348 sconfigge la unión di Valenza e la unión di Aragona;
muore (ottobre) anche la seconda moglie, Leonor di Portogallo;
nel 1349 Giacomo II, re di Maiorca, cade nella battaglia di Lluchmayor nel tentativo di riconquistare l'isola;
sempre aspri sono intanto i suoi rapporti con la nobiltà aragonese che gli rimprovera di aver infranto consuetudini radicate (anteponendo ad es. nella successione al trono la figlia Costanza a suo fratello Giacomo); ma morto il fratello (forse avvelenato) si calmano le lotte per la successione;
(agosto) sposa (sua terza moglie) Leonor di Sicilia († apr 1375);
nel 1350 mentre continua nel suo progetto di ricomporre l'unità di tutti i territori già pertinenti alla casa aragonese, fallisce ora il suo proposito sul regno di Murcia;
in Sardegna, la ribellione di Mariano IV d'Arborea, sostenuto da Genova, mette a dura prova le truppe aragonesi;
nel 1352 alleatosi con Pisa e Venezia, sconfigge la flotta genovese a Costantinopoli;
nel 1353 alleato ancora con Pisa e Venezia, sconfigge ad Alghero la flotta genovese, andata in aiuto in Sardegna a Mariano IV d'Arborea;
nel 1354 neppure il suo intervento personale in Sardegna né la conquista di Alghero riescono però a ristabilire decisamente l'autorità aragonese sull'isola;
nel 1356 a seguito di alcuni incidenti sul mare divampa una lunga e incerta guerra tra Aragona e Castiglia;
nel 1358 fa uccidere il nipote Giovanni (figlio del marchese di Tolosa, suo fratello).
nel 1363 neppure l'accordo di Murviedro riesce a por fine alla guerra in atto dal 1356 tra Aragona e Castiglia; egli allora passa a sostenere, contro Pedro I [il Crudele], l'azione del fratellastro Enrico di Trastamara;
nel 1366 il fratellastro Enrico di Trastamara, grazie all'intervento in suo favore delle grandes compagnies comandate da B. du Guesclin, riesce a prevalere contro Pedro I [il Crudele];
nel 1369 il fratellastro Enrico di Trastamara sale sul trono di Castiglia col nome di Enrico II;
nel 1377
la Sicilia pure sta nei suoi progetti; infatti egli ha mandato in sposa la figlia Costanza a Federico III [il Semplice] re di Trinacria, poi egli stesso ne ha sposato la sorella Eleonora; ora, alla morte di Federico III [il Semplice] senza figli maschi, ne rivendica il regno, invocando una clausola testamentaria propria di quest'ultimo, che vieta la successione femminile; dinanzi all'opposizione del papa e degli Angioini, egli cede i propri diritti personali sull'isola al figlio Martino (Martino [il Vecchio]) e prepara le nozze tra Maria, figlia ed erede di Federico III [il Semplice], e il figlio di questo, Martino [il Giovane];
annette intanto i ducati catalani di Neopatria e Atene, dipendenti dalla Sicilia, che alla morte di Federico III [il Semplice] avevano chiesto l'annessione all'Aragona;
nel 1378 sostanzialmente neutrale rispetto allo scisma, ha tuttavia qualche preferenza verso i pontefici di Avignone;


1380
-
a

 


1380
PIEMONTE
Amedeo di Savoia-Acaia
Albero genealogico
(1362-1402)
figlio di Giacomo e fratello di Filippo II;
1368-1402, signore di Piemonte;
1368-1402, principe di Acaia [titolare];
solo nel 1377, uscito di minorità e giurato omaggio, entra in possesso dei domini paterni;




 
1380
-


1380
Monferrato
Giovanni III
Albero genealogico
(† ?)
figlio del marchese Giovanni II Paleologo e di Isabella di Maiorca;
1378-81, marchese di Monferrato;




1380
-

1380
MILANO
Bernabò Visconti
Albero genealogico
(1323 - 1385)
figlio di Stefano (fratello di Giovanni) e di Valentina Doria;
1346, viene allontanato da Milano;
- sposa Regina della Scala († 1384);
1354-85, signore di Milano;
(con i domini orientali: Bergamo, Brescia, Cremona e Crema)


Gian Galeazzo Visconti
Albero genealogico
(† 1402)
figlio di Galeazzo II (fratello di Bernabò) e di Bianca di Savoia;
1378-95, signore di Milano;
(con la corte a Pavia, in comune Milano e Genova, e i domini occidentali: Como, Novara, Vercelli, Asti, Alba, Alessandria e Tortona)
nel 1378 acquista Asti;



1395-1402, duca di Milano;




1380
Pavia,


1380
signorie di Verona e Vicenza
Bartolomeo II della Scala
Albero genealogico
(† 1381, assassinato)
figlio naturale di Cansignorio I;
1375-81, signore di Verona e Vicenza;
 


 

 

1380
nel 1362 gli scaligeri hanno siglato un patto d'alleanza antivisconteo con il cardinal legato Egidio Albornoz e con Estensi e Carraresi, ma si sono messi in contesa con i Gonzaga di Mantova.



1380
signoria di Padova
Francesco Novello I da Carrara [il Vecchio]
Albero genealogico

(† Monza 6 ott 1393, prigioniero)
figlio di Jacopo II e di Lieta Forzaté;
- 1345, sposa Fina Buzzaccarini († 1378);
19 dic 1350 - 17 dic 1355, 7° signore di Padova;
[assieme allo zio Jacopino)
17 dic 1355 - 29 giu 1388, 7° signore di Padova;
[da solo]
nel 1374 (gennaio) è stato scoperto e soffocato un attentato contro di lui. La cospirazione è stata ispirata dal fratello Marsilio da Carrara.


 
1380
-



1380
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Andrea Contarini
Albero genealogico
(Venezia 1300/1302 - Venezia 5 giu 1382)
figlio di Nicolò e di ?; ha cinque fratelli;
1368-82, doge di Venezia; [60°]
- nunzio pontificio: ? (? - ?)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)
1380
1376-81, guerra di Venezia con Genova;

Gennaio
ai primi del mese giunge alla vista di Chioggia Carlo Zen con 15 galee bene armate; il quale, dopo una lunga peregrinazione per i mari del levante dove si è impadronito di 70 legni genovesi, è passato a distruggere la costa genovese da Porto Venere fino al capoluogo, dirigendosi quindi, dopo l'arrivo dei messi, verso Venezia.
Come da ordini ricevuti si porta a custodire il porto di Brondolo ma al suo ingresso è colto dalla burrasca e bersagliato dalle frecce dei genovesi una delle quali gli trafigge il collo facendogli rischiare la morte. Riesce alla fine ad entrare nel porto con 4 galee, mentre le altre sette, dirette da Taddeo Giustiniani si disperdono qua e là; una viene sommersa con tutto il suo equipaggio. Delle altre due, lasciate a custodia della bocca di porto, una viene persa dopo essere stata trascinata al Lido dai palomabri genovesi senza che le sentinelle se ne accorgano.
I veneziani occupano la torre delle Bebbe e conquistano la terra di Loredo, che apre la strada alla città di Venezia per ricevere soccorsi e vettovaglie dal marchese di Ferrara; espugnano un'altra terra situata a Chioggia piccola dove trovano la morte lo stesso generale Pietro Doria e 600 soldati, altrettanti sono fatti prigionieri. I genovesi non se la passano bene e poco fanno i 1000 soldati entrati fortuitamente per via di terra sotto la guida di Napoleone Grimaldi, sostituto del defunto Doria fino all'arrivo di Gasparo Spinola, nuovo direttore delle milizie.
Giunti a servizio dei veneziani altri 5000 soldati provenienti da varie nazioni, il doge ne destina il comando a Carlo Zen che le impiega per espugnare una certa torre nelle vicinanze di Chioggia piccola. I genovesi uscendo con 1500 soldati dal castello di Brondolo e altri 8000 dalla città vanno incontro al nemico che però li aspetta riuscendo a sconfiggerli; migliaia i morti tra i genovesi i quali alla fine si arrendono cedendo il posto che viene dato in custodia al capitano Giacomo Rovezio. Anche la torre, prima assediata, si arrende ed i veneziani fanno 400 prigionieri con molte insegne sia di Genova che di Padova.
Il presidio del castello di Brondolo vedendo avvicinarsi il pericolo incendia le galee e si ritira sotto Chioggia ma, accorsi subito, i veneziani ne recuperano due su dodici; Vettor Pisani, ritenuto che 10 navi nemiche si trovino a custodia dei Molini per uso della città, spedisce molti legni armati per sorprenderle: alla comparsa dei veneziani i genovesi si danno alla fuga lasciando le loro navi in mano al nemico che, per la consolazione del suo popolo, le invia subito a Venezia. Ora ai veneziani, per vincere, non resta che assediare Chioggia, per cui Carlo Zen pianta gli alloggiamenti assicurandoli con profonde fosse ed elevate trincee in vicinanza della chiesa di S. Francesco; le donne e i bambini del presidio vengono allontanati dalla città ed inviati a Venezia.
I genovesi dal canto loro hanno la speranza di ricevere soccorso dall'armata navale e dalle truppe terrestri preparate da Francesco da Carrara.
Il governo, temendo che le vettovaglie che devono arrivare via mare siano intercettate, invia Taddeo Giustiniani in Puglia per scortare le molte navi lì inviate a caricare il grano. Purtroppo, obbligato dai venti contrari a fermarsi nel porto di Manfredonia con sei galee, essendo le altre disperse per le coste del regno a custodia delle navi, scopre a poca distanza l'armata genovese che si affaccia al porto per sorprenderle; pur resistendo con disperazione, i veneziani scoprono che Marzuffo Doria ha fatto sbarcare molte milizie nelle terre vicine per cui presto avranno il nemico di fianco e alle spalle. Alla fine, sopraffatti, 100 di loro assieme a Giustiniani cadono, con 6 galee, in mano al nemico mentre gli altri, entrati in Manfredonia riescono a raggiungere via terra l'esercito che assedia Chioggia.

Giugno
22
, a Chioggia i genovesi, ormai a stretto di vettovaglie, cominciano ad inviare ambascerie per suscitare la compassione dei vincitori; quella di Tizio Cibo, che a nome di tutti chiede ai vincitori solamente venga loro salvata la vita, ottiene dal doge la risposta che una volta incarcerati, sarà soltanto cura del governo disporre a suo modo della loro vita. Ritornati gli ambasciatori, gli assediati innalzano il proprio stendardo per poi subito abbassarlo in segno della caduta della piazza e tutto questo sotto gli occhi della loro armata che fa da spettatrice, incapace di soccorrere i connazionali. I genovesi si arrendono.
Per ordine del doge i soldati stranieri prigionieri vengono separati dagli altri e tutti inviati a Venezia; una volta contati (4162 genovesi, 278 signoria di Padovani) vengono divisi sotto sicura custodia nei magazzini di Terra Nuova e San Biagio. Nel porto si trovano 19 galee ed alcune navi cariche di sale e di materiale militare, ma la città spogliata dei suoi abitanti viene lasciata in custodia a Carlo Zen mentre il doge ritorna a Venezia.
I genovesi, desiderosi di vendicare i loro soldati caduti prigioneri, scorrono i mari con 40 galee depredando i legni veneziani e devastando le isole; occupata Trieste, che prontamente si arrende, prendono Capo d'Istria e la consegnano al patriarca di Aquileia e devastata Pola si presentanto nuovamente dinanzi al porto di Chioggia, Francesco da Carrara, assistito dal patriarca di Aquileia, tiene in stretto assedio Treviso.
Venezia non demorde e con 47 galee al comando di Vettor Pisani assedia Capo d'Istria che, una volta rotto il ponte con il quale resta unita alla terraferma con due galee, si arrende; cadono in mano ai vincitori 400 soldati del Friuli assieme ai loro capitani Niccolò Spilimbergo e Simone Pampergino.
I genovesi però, dopo un lungo assedio, sono riusciti ad impadronirisi di Fortezza e dell'isola d'Arbe, ed ora obbligano i difensori a consegnare loro tutti i veneziani col rettore Lodovico Contarini, se vogliono venga evitato il saccheggio.
Pisani pensa di conquistare Zara ma arrivate 12 galee genovesi nella terra di Bestice in Puglia passa subito da quelle parti per sorprenderle; i genovesi, avvisati dagli abitanti, riescono a fuggire. Perduta la preda, si ritira a Manfredonia per curarsi da una malattia che dopo pochi giorni lo porta alla morte. Il suo corpo viene portato a Venezia dove viene onorato e compianto da tutto il popolo, al doge e dal senato.
La direzione dell'armata è data per il momento ad Alvise Loredan fino a quando non viene eletto come successore Carlo Zen il quale, avvicinandosi l'inverno, porta i legni a Venezia passando subito, per ordine del senato all'impresa di Marano che non dà però i frutti sperati per l'avvicinarsi dell'armata genovese.
Treviso è sempre sotto assedio; Castelfranco, cacciato il rettore Andrea Paradiso, si dà al carrarese; Serravalle promette di fare altrettanto se non le vengono corrisposte le sue spettanze, ragione per cui è già caduta Noale dove un corpo di 1000 cavalieri è passato al soldo del nemico. Il senato allora decide di offrire la città di Treviso a Leopoldo duca d'Austria che, accettata l'offerta, spedisce i suoi ufficiali a prenderne possesso; il 2 maggio la città viene consegnata ai ministri del duca dove egli entra sette giorni dopo salutato dagli ambasciatori veneziani Giacomo Dolfin, Pietro Emo, Bernardo Bragadino, Marino Memo ed Alberto Contarini.
Di punto in bianco le cose cambiano e tutti ora sono pronti ad intavolare trattati di pace per cui, stanchi anche i veneziani, non è difficile per il duca di Savoia Amedeo VI introdurre i negoziati unendosi presso di lui gli ambasciatori dei principi per stabilire la pace.
Gli animi però ancora non si calmano e alcune galee genovesi penetrano in Adriatico per disturbare i veneziani; il senato fa allora allestire 8 galee al comando di Niccolò Michiel ordinandogli la custodia dei porti e disponendo salutari provvedimenti per la quiete della città. Il popolo veneziano intanto è in rivolta per aver sentito che i propri prigionieri a Genova sono trattati malamente e vorrebbe ricambiare il trattamento a quelli genovesi a Venezia.




1380
signorie di Ferrara, Modena, Rovigo
Niccolò II [lo Zoppo]
Albero genealogico

(1338 - 1388)
figlio di Obizzo III d'Este e di Lippa Ariosti;
1352-88, signore di Modena;
1361-88, signore di Ferrara e Rovigo;
nel 1363 sposa Verde (Viridis) della Scala († 1395)
1376-77, signore di Faenza;

Alberto I
Albero genealogico

(1347 - luglio 1393)
figlio di Obizzo III d'Este e di Lippa Ariosti;
1361/88-93, signore di Ferrara, Modena e Reggio;
si annette nuove terre tra cui Lugo, Bagnacavallo e Cotignola;
crea la cancelleria, la magistratura dei Dodici Savi;



1380
-

 

1380
REGNO di NAPOLI
Giovanna I
Albero genealogico

(Napoli 1326 - Aversa 1382)
figlia di Carlo d'Angiò duca di Calabria e di Margherita di Valois;
sposata ancora bambina ad Andrea d'Ungheria, fratello di Luigi I il Grande;
1343-81, regina di Napoli;
succeduta a soli 17 anni al nonno Roberto, ha escluso il marito dal governo;
nel 1345 (settembre) il marito Andrea d'Ungheria, viene fatto assassinare ad Aversa, per iniziativa, sembra, di Luigi di Taranto dei reali di Napoli, innamorato della regina;
avuta la notizia ella si reca subito a Napoli dove, ricevute le debite condoglianze dei nobili, dà ordine al conte Ugo Balzo di trovare e punire i mandanti e gli esecutori del delitto; individuati e processati, i colpevoli (due gentiluomini calabresi, Filippa Catanesi con il figlio e con la nipote) vengono messi a morte in carcere; ma le facili o corrotte guardie lasciano fuggire Carlo Artus e Bertrando suo figlio, Corrado di Catanzaro e Corrado Umfredo, gli strangolatori di Andrea, che trovano rifugio presso l'imperatrice di Costantinopoli; sui muri di tutta Napoli vengono affissi gli atti del Consiglio riunitosi subito dopo la fuga degli assassini ed in particolare quanto ha detto Giovanna stessa: «Io stessa mi recherei a fare incatenare quegli assassini, se il mio sesso e la mia dignità me 'l concedessero; ma scriverò all'imperatrice, e gli Artus e i Corradi morranno».
Ciò nonostante viene sospettata d'intesa con gli assassini del marito [anche se i giureconsulti contemporanei Baldo e Angelo da Perugia la ritengono innocente] e viene quindi attaccata dal cognato Luigi I d'Ungheria;
nel 1348, passata frattanto a nuove nozze con Luigi di Taranto, fatto Carlo duca di Durazzo, viceré di Napoli e consegnato a lui e agli altri reali il figlioletto affinché lo presentino al re d'Ungheria, fugge nel feudo di Provenza dove ottiene da papa Clemente VI la dispensa per la consanguineità nonché l'assoluzione dall'accusa di uxoricidio;
un legato apostolico viene inviato in Ungheria per trattare la pace;
subito dopo tuttavia, "venduta" la città di Avignone al papato per soli ottantamila fiorini d'oro di Firenze, torna con il marito a Napoli dove i sudditi, malmenati da Gilforte Lupo, si sono ribellati, e con l'aiuto di Niccolò Acciaiuoli, gran siniscalco del regno, tenta di ristablire l'autorità regia sul paese ancora corso dalle milizie ungheresi e dilaniato dai contrasti della grande feudalità;
nel 1362, alla morte del secondo marito Luigi di Taranto, passa a nuove nozze con Giacomo III di Maiorca, dal quale tuttavia viene abbandonata poco dopo;
nel 1365, dopo la morte di Acciaiuoli, gran siniscalco del regno, la situazione si aggrava;
nel 1375, morto anche Giacomo III di Maiorca, passa alle sue quarte nozze con Ottone di Brunswick;
1380
viene scomunicata da Urbano VI; frattanto Carlo di Durazzo, sostenuto dal papa e al re d'Ungheria, marcia su Napoli;

 


1380
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1380
REGNO di SICILIA
Maria
Albero genealogico

(1362/63 - Lentini 1401)
figlia di Federico III [lo Scemo] e di Costanza di Aragona;
1377-1401, regina di Sicilia;
sotto la tutela di Artale d'Alagona reggente del Regno;
il Vicario d'Alagona convoca a Caltanissetta i più grandi feudatari del Regno per deliberare intorno al governo dell'isola nel periodo della minore età di Maria; dalla riunione esce la decisione di scegliere quattro Vicari nelle persone di:
- Manfredi Chiaromonte,
- Francesco Ventimiglia conte di Geraci,
- Guglielmo di Peralta e
- Artale d'Alagona;
i 4 Vicari vanno d'accordo finché (1378) non si scopre il tentativo segreto di d'Alagona di far stipulare un accordo matrimoniale fra la regina Maria e Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano;
nel 1379 la frattura apertasi fra i 4 Vicari offre il destro a Guglielmo Moncada, conte di Augusta, di rapire Maria che, dopo una lunga prigionia a Licata, viene trasferita in Spagna sotto la tutela della casa d'Aragona e promessa sposa a Martino [il Giovane], figlio ancora minorenne di Martino [il Vecchio], duca di Montblanc;



1380
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Albo, Josef (Monreal, Pamplona 1380 ca- 1440 ca) filosofo e teologo ebreo spagnolo
Sefer ha-'iqqarîm (Il Libro dei principi; testo sistematico della teologia ebraica).

Bernardino da Siena (Massa Marittima 1380-L'Aquila 1444) oratore "irresistibile" e trattatista, della nobile famiglia degli Albizzeschi, frate francescano, predicatore, santo.

Bracciolini, Poggio (Terranuova in Valdarno, Arezzo 1380-Firenze 1459) umanista fiorentino, l'iniziatore della nuova letteratura umanistica, studiò da notaio ad Arezzo, Bologna e Firenze dove venne avviato alle lettere da Coluccio Salutati che se ne servì come copista; amico e corrispondente di L. Bruni e di N. Niccoli, lasciò vigorose invettive e polemiche contro Guarino Veronese, il Filelfo, l'antipapa Felice V, Lorenzo Valla e altri; epicureo
1403, trasferitosi a Roma, viene eletto abbreviatore apostolico da Bonifacio IX;
1414-18, segretario apostolico al concilio di Costanza con l'antipapa Giovanni XXIII;
1415, a Cluny scopre due orazioni di Cicerone;
1416-17, a San Gallo scopre le Institutiones oratoriae di Quintilliano, parte degli Argonautica di Valerio Flacco, gli argomenti di Asconi Pediano a nove orazioni di Cicerone, il De re rustica di Columella,  le Silvae di Stazio, l'Astronomicon di Manilio, le Puniche di Silio Italico, la Storia di Ammiano Marcellino, De rerum natura di Lucrezio e altre opere.
1417, a Langres scopre sette orazioni di Cicerone, tra cui pro Caecina
1418-22, perso l'incarico per la deposizione di Giovanni XXIII, dimora in Inghilterra; è poi di nuovo a Roma;
1429, a Montecassino, scopre l'opera di Frontino sugli acquedotti e i Matheseos libri di Firmico Materno;
De avaritia (1428-29)
An seni sit uxor ducenda (già vecchio egli aveva sposato una donna molto più giovane)
De infelicitate principum (1440)
De nobilitate
Historia tripartica disceptativa convivalis
Contra hypocritas (1447-48)
De varietate fortunae (1448)
De miseria humanae condicionis (1455)
Historiae florentini populi (1450-1454, dal 1350 alla pace di Lodi, volgarizzata dal figlio Iacopo).
Liber facetiarum (1438-52, Facezie, 273 facezie tratte da storielle raccontate in Vaticano al «Bugiale»; 
- prima del 1500: 23 edizioni e 3 traduzioni in italiano; 
- 1500-1592: 60 edizioni; 
- XVII-XVIII: vanno calando;
- XIX: inizia il loro studio sotto il profilo filologico
)
1453-58, fedele amico dei Medici, diventa cancelliere della repubblica a Firenze.

Czarny, Zawisza (1380-1428) cavaliere polacco, simbolo di onore cavalleresco.

Paolo di Worczin (1380-1430 ca) filosofo polacco, insegnò filosofia e teologia a Cracovia;
Commentari a diverse opere aristoteliche (Etica, Politica, Parva naturalia, Della generazione e della corruzione)
Etica.

Procopio il Grande (n. 1380 ca-Lipany, Boemia 1434) ecclesiastico e condottiero hussita boemo; riuscì a unificare politicamente i diversi partiti hussiti e risolse con un compromesso i contrasti religiosi che dividono praghesi e taboriti; 
1421, è a Praga tra i sostenitori radicali del  movimento hussita e dopo la morte di J. Zizka diviene comandante supremo degli eserciti dei taboriti
1427, sconfigge la quarta crociata lanciata contro gli hussiti a Tachov
1429-30, comanda le spedizioni hussite in Sassonia e in Franconia; nella discussione col re Sigismondo a Bratislava riesce a difendere il programma hussita
1431, sconfigge la quinta crociata a Domazlice
1434, cade nella battaglia di Lipany in cui gli hussiti radicali, da lui guidati, vengono battuti dai moderati accordatisi col concilio di Basilea sulla base dei quattro articoli di Praga.

– Heinrich Schlüsselfelder (Arigo)
Traduzione in tedesco del Decamerone, 1472

– Albrecht von Eyb
Se l'uomo debba prender moglie oppure no

– Niklas von Wyle
Traduzione in tedesco di Piccolomini, Petarca, G. Boccaccio e Poggio

– Jakob Wimpheling
Stylpho

Bracelli, Giacomo (??-Genova 1466 ca) storico e umanista genovese;
De bello hispano (1520, postumo, sulla guerra tra Genova ed Alfonso V d'Aragona).

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guerra dei cent'anni
(1337-1453)

«segue da 1369»
1380
sotto il regno di Charles VI [il Folle] ricominciano le autonome ed efferate imprese delle grandes compagnies, favorite dalla guerra civile tra borgognoni e armagnacchi;
sotto Carlo VII "il Vittorioso" la Champagne, la Lorena e la Borgogna sono devastate dalla banda detta degli Scorticatori (1335-44); con la fine della guerra dei cent'anni Carlo VII riesce a liberare la Francia da questo flagello;

muore Charles V [il Saggio]; il re d'Inghilterra conserva in terra francese soltanto il ducato di Guienna con Bordeaux, Calais, Brest; ormai le campagne militari diminuiscono per problemi interni ai singoli stati:
- Richard II è impegnato nei moti a sfondo religioso e sociale dei contadini (lollardi) nonché dalle campagne in Irlanda e in Scozia; sarà poi spodestato da Enrico IV dei Lancaster (1399-1413), cui succederà Enrico V (1413-23);
«segue 1388» 

 

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