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Pietro NENNI

(Faenza 1891 – Roma 1980)

uomo politico italiano, nato da famiglia di origini contadine;

1908
inizia la sua militanza politica nel Partito repubblicano lavorando successivamente nelle organizzazioni di quel partito a Faenza, a Milano, in Lunigiana e di nuovo in Romagna;

1911
si impegna attivamente accanto al socialista B. Mussolini nell'azione di opposizione alla guerra di Libia;

1913
dopo aver scontato alcuni mesi di carcere si reca nelle Marche dove dirige il «Lucifero» di Ancona;


1914
ha una parte di primo piano negli avvenimenti della "settimana rossa" per cui viene ancora arrestato;
è favorevole all'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale;

1916
dopo un anno di trincea passa a dirigere a Bologna il quotidiano democratico interventista «Il Giornale del mattino»;

1919
collabora al quotidiano radicale «Il Secolo», fino al 1921;

1920

Lo spettro del comunismo (1920)

1921
staccatosi dai repubblicani, si avvicina al socialismo e si iscrive al Partito socialista italiano (PSI) diventando redattore capo dell' «Avanti!»;

1923-25
diventa direttore;
contrario alla fusione con il PCd'I (Partito comunista d'Italia) e critico nei confronti della mentalità massimalista, dopo il delitto Matteotti è favorevole all' "Aventino"  sostenendo l'opportunità, per la lotta al fascismo, di un'alleanza tra socialisti del PSI, riformisti, popolari e liberaldemocratici;

1925
sconfessato dall'esecutivo è costretto a dare le dimissioni da direttore dell'«Avanti!»;

1926
fonda con C. Rosselli la rivista «Quarto stato» nella quale sviluppa una linea di revisione del socialismo italiano in chiave autonomistica e pragmatica;
più volte aggredito e minacciato di morte dai fascisti, riesce infine a riparare in Francia con l'aiuto di C. Rosselli e F. Parri;
è uno dei principali sostenitori della riunificazione tra PSI e Partito socialista unitario (PSU);

Storia di quattro anni (1926)

1930
avvenuta la riunificazione tanto sostenuta, ne diventa segretario e nello stesso tempo dirige il «Nuovo Avanti!»;

1934
sostenitore del patto d'unità d'azione con il Partito comunista, durante la guerra di Spagna è delegato dell'Internazionale socialista in quel paese, commissario delle brigate internazionali e membro della giunta militare che dirige la difesa di Madrid;

1939
in seguito alla firma del patto tedesco-sovietico, egli lascia la segreteria del partito e la direzione del giornale;
rifugiatosi nei Pirenei durante l'occupazione nazista della Francia, è arrestato dai tedeschi e consegnato alle autorità fasciste che lo deportano nell'isola di Ponza;

1943
25 luglio, viene liberato;
agosto, è eletto segretario del ricostituito Partito socialista (PSIUP);


1945
dopo la liberazione è deputato all'assemblea costituente;

1945 giugno-luglio 1946, vicepresidente del consiglio, ministro per la costituente
[nel gabinetto Parri (giugno) e nel primo gabinetto De Gasperi (dicembre).]

1946 ottobre-febbraio 1947, ministro degli affari esteri nello stesso gabinetto De Gasperi;

al congresso di Firenze viene eletto presidente del partito;

1947
favorevole alla collaborazione con i comunisti, si dimette in seguito alla scissione dell'ala socialdemocratica a Palazzo Barberini che porta alla nascita del Partito socialista dei lavoratori italiani (PSLI), mentre l'ala maggioritaria assume il nome di PSI (Partito socialista italiano);

Pagine di diario (1947)

1948
commenta favorevolmente la defenestrazione non simbolica del ministro degli esteri Masaryk a Praga con la cinica affermazione di essere sorpreso da tanto chiasso fatto per un "suicidio";

tarda a ricredersi ed è all'avanguardia nella lotta contro il Patto Atlantico, tanto da meritarsi il "Premio Stalin" che si reca a ricevere solennemente a Mosca;
[in seguito lo restituirà grazie all'amico Angelo Rizzoli.]

1949-64
segretario del partito;
dapprima è fautore con Rodolfo Morandi di una politica strettamente unitaria con i comunisti, ma in seguito, dopo il XX congresso del PCUS egli si orienta verso la ripresa del dialogo con i socialdemocratici;

1953
5 marzo, muore Stalin;
[presenzia ai funerali a Mosca assieme a P. Togliatti.]

Dal patto atlantico alla politica di distensione (1953)

1956
incontro di Pralognan con G. Saragat
dopo i fatti di Ungheria restitusce, grazie all'amico Angelo Rizzoli, il Premio Stalin a suo tempo ricevuto;

1963
primo governo di centrosinistra con la Democrazia Cristiana; vicepresidente del consiglio nel governo Moro;

1966
presidente del nuovo Partito socialista nato dalla riunificazione di PSI e PSDI;

1968-69
ministro degli esteri nel gabinetto Rumor, si adopera per una politica di distensione e per l'ammissione della Repubblica Popolare Cinese all'ONU;

1969
abbandona la presidenza del partito dopo la nuova scissione;

1970
novembre, senatore a vita;

1971-73
ancora presidente del Partito socialista;

1971, Roma, aprile: vedi Intervista con la storia di Oriana Fallaci.

1980
muore a Roma.

 

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