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Giovanni GIOIA


(Palermo, 16 gennaio 1925 – 27 novembre 1981)

uomo politico italiano, esponente della "corrente fanfaniana" della Democrazia cristiana;


Rampollo dell'establishment palermitano di fine ottocento, nipote dell'industriale Filippo Pecoraino e con rapporti di parentela con gli armatori Tagliavia.
Questi ultimi ebbero, come affittuari dei fondi Tagliavia, i Greco di Ciaculli.]


Negli anni Cinquanta e Sessanta è uno dei più influenti membri della corrente politica di Amintore Fanfani all'interno della Dc.

1954
viene nominato segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Palermo e inoltre capo dell'Ufficio Organizzazione del partito, che vigila sulle tessere d'iscrizione;
[È lui a inaugurare la cosiddetta "strategia delle tessere", che consiste nella distribuzione di tessere a parenti, amici e persino ai defunti, arrivando ad aprire 59 sezioni democristiane solo a Palermo.]

la rottura del blocco agrario (1954-57) gli permette di trasferire verso la Dc esponenti liberali e monarchici (spesso compromessi con la mafia);

I due suoi principali luogotenenti, Salvo Lima e Vito Ciancimino, riescono ad arrivare ai vertici dell'amministrazione comunale di Palermo;

1957
Il caso Pasquale Almerico e la Commissione Parlamentare Antimafia
[Pasquale Almerico, segretario della sezione democristiana di Camporeale, nega la tessera d'iscrizione a Vanni Sacco, capo della cosca mafiosa locale che fino ad ora ha militato nel PLI.
Pasquale Almerico decide di informare con un memoriale il segretario della Dc siciliana, Pietro Antonino [Nino] Gullotti, ma anche Giovanni Gioia, nel suo ruolo di segretario provinciale della Dc e di capo dell'Ufficio Organizzazione, ma non ottiene alcuna risposta;
25 marzo, Pasquale Almerico viene barbaramente assassinato a Camporeale.
Giovanni Gioia replica alle accuse di aver abbandonato Pasquale Almerico al suo destino di morte violenta, accogliendo tra le file della Dc il mafioso di Camporeale, dicendo che «Il partito ha bisogno di gente con cui coalizzarsi, ha bisogno di uomini nuovi, non si possono ostacolare certi tentativi di compromesso».]

1958
il quotidiano palermitano «L'Ora» dedica una puntata della sua straordinaria inchiesta sulla mafia al caso di Pasquale Almerico, denunciando le responsabilità sue e dei vertici della Dc locale per la sua uccisione, e immediatamente giungono al giornale le prime querele del segretario democristiano;
[In seguito la querela sarà ritirata dopo la pubblicazione di una smentita concordata tra il querelante e i giornalisti interessati.]

 

1958
12 giugno, eletto deputato (III Legislatura);

[Durante il periodo della giunta comunale del sindaco Salvo Lima e dell'assessore ai lavori pubblici Vito Ciancimino (1958-1964), delle 4.000 licenze edilizie rilasciate, 1600 figurano intestate a tre prestanome, che non hanno nulla a che fare con l'edilizia, inaugurando la stagione del cosiddetto «sacco di Palermo».
Durante questo periodo, il costruttore Francesco Vassallo (genero di Giuseppe Messina, capomafia della borgata Tommaso Natale, e uno dei protagonisti del «sacco di Palermo») riesce ad ottenere numerosi prestiti di comodo rilasciati senza garanzia dalla Cassa di Risparmio, presieduta da Gaspare Cusenza, suo suocero; in base ai loro rapporti, le famiglie di Gioia e Cusenza vanno ad abitare nei numerosi appartamenti edificati da Francesco Vassallo.]

1963
16 maggio, eletto deputato (IV Legislatura);

1966
febbraio-giugno 1968, sottosegretario alle Finanze – ministro L. Preti (Psdi) – (III "governo Moro");

1968
5 giugno, eletto deputato (V Legislatura);
giugno-dicembre, sottosegretario alle Finanze – ministro M. Ferrari Aggradi (Dc) – (II "governo Leone");

1969
22 gennaio-22 novembre, vicesegretario politico nazionale della Dc;
[Qualche giorno prima Flaminio Piccoli era succeduto a Mariano Rumor quale segretario del partito.]

1971
Caso dell'ISAB di Melilli
[Per approfondire, vedi Polo petrolchimico siracusano.]
Riguardo all'insediamento della ISAB a Melilli, il suo nome (vi sono implicati politici di quasi tutti i colori), risulta inserito in un significativo elenco delle "bustarelle distribuite" come affermato in vari articoli di quotidiani, tra gli altri, il «Lavoro» di Genova e «l'Unità».
In riferimento a lui i giornali parlano di sessantacinque milioni di tangente.
L'elenco «spese extra non documentabili», relative alla Raffineria ISAB di Melilli, è trovato dalla Guardia di Finanza di Genova nella casa di Giampiero Mondini, cognato del petroliere Riccardo Garrone e amministratore delegato della Garrone Petroli SpA.

12 febbraio, la società ISAB di proprietà di Riccardo Garrone, della Fiat e degli armatori genovesi Filippo, Sebastiano e Alberto Cameli, chiede alla Regione siciliana il permesso di costruire in provincia di Siracusa una raffineria petrolifera.
Inizia così lo "Scandalo dei petroli" e dei "miracolosi" 100 giorni della burocrazia siracusana che, dalla data della richiesta di permesso presentata dal petroliere genovese Riccardo Garrone, proprietario dell'ISAB, insieme alla Fiat e agli armatori, anch'essi genovesi Filippo, Sebastiano e Alberto Cameli, sono necessari per ottenere tutti i nullaosta per la costruzione della raffineria.

[In meno di 100 giorni ottiene tutti i nullaosta necessari:

- Consorzio provinciale di Siracusa (1º marzo),
- Sindaco di Melilli (22 marzo),
- Vigili del fuoco (24 marzo),
- Commissione per le sostanze esplosive (8 aprile),
- Ministero della Marina mercantile e ministero delle Finanze (7 maggio),
- Stato maggiore della Difesa (8 maggio),
- Assessorato allo sviluppo economico (12 maggio),
- Ferrovie dello Stato (15 maggio).
]

17 maggio
, il miracolo delle "carte firmate" si manifesta ora nella sua interezza, quando l'assessore all'Industria e al Commercio della Regione siciliana firma il decreto liberatorio.



1972
25 maggio, eletto deputato (VI Legislatura);
giugno-giugno 1973, ministro delle Poste e Telecomunicazioni (II "governo Andreotti");

Nei primi anni settanta viene indagato dalla Commissione Parlamentare Antimafia per i suoi legami con il costruttore Francesco Vassallo e con esponenti mafiosi.

1973
luglio-marzo 1974, ministro dei Rapporti con il parlamento (IV "governo Rumor");
2 novembre, dopo le querele alla fine degli anni Cinquanta al quotidiano «L'Ora», presenta ora una querela per diffamazione al regista Fernando Di Leo per il film Il boss: in una scena del film si nomina il suo nome, insieme a quelli di Tommaso Buscetta e Salvo Lima.
Quando il film viene sequestrato ritira la denuncia.
Anche il giornalista, scrittore e grande esperto di mafia Michele Pantaleone è denunciato per diffamazione a mezzo stampa su sua querela ma viene assolto.

1974
14 marzo-3 ottobreministro dei Rapporti con il parlamento (IV "governo Rumor");
novembre-gennaio 1976, ministro della Marina Mercantile (IV "governo Moro");

1976
12 febbraio-30 aprile, ministro della Marina Mercantile (V "governo Moro");
5 luglio, eletto deputato (VII Legislatura);

Lo stesso anno, la relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia, redatta anche dai deputati Pio La Torre e Cesare Terranova, accusa duramente lui e i suoi Vito Ciancimino e Salvo Lima (nel frattempo passato alla corrente andreottiana) di avere rapporti con la mafia; infatti nella relazione, facendo riferimento al caso di Pasquale Almerico, si legg: «L'onorevole Gioia non batté ciglio e proseguì imperterrito nell'opera di assorbimento delle cosche mafiose nella Dc».

1979

20 giugno, eletto deputato (VIII Legislatura);

1981
27 novembre, muore a Palermo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti
- Altre

 

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