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Il Viandante - Filosofi - Giordano_Bruno
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Giordano BRUNO

(Nola 1548 – Roma 17 febbraio 1600)

filosofo e letterato italiano, arso vivo sul rogo a Campo dei Fiori.


1565
dopo aver studiato a Napoli al Convento di San Domenico Maggiore, entra giovanissimo nell'ordine domenicano;

Arca di Noè (opera scritta in italiano, forse prima del 1572)
[Dedicata e donata, a detta dell'autore, a Pio V.
Potrebbe aver costituito, come il "teatro della memoria" di Giulio Camillo Delminio, una strutttura architettonica mentale in cui "immagazzinare" concettualmente tutte le forme e i gradi dell'essere.]

1572

1573
è ordinato sacerdote;

1575
è dottore in teologia;
sin d'ora la sua vita è irrequieta e tumultuosa: passa da Napoli a Roma, presso il Convento di Santa Maria sopra Minerva, ma di qui fugge subito per la notizia di un processo a suo carico iniziato a Napoli.

1576
abbandona l'abito domenicano, passa a Genova poi a Venezia;

1577

De' segni de' tempi (Venezia 1577, opuscolo andato perduto)
[Sappiamo dell'esistenza dell'opera dalla testimonianza resa al processo. Sembra essere stato un breve trattato sulle previsioni metereologiche.]

da Venezia si rifugia a Ginevra (è il marchese di Vico Gian Galeazzo Caracciolo, il primo ad ospitarlo) dove per qualche tempo aderisce al calvinismo;

1578

1579

1580

Clavis magna (andato perduto, 1580 ca.)
[In quest'opera, alla quale si fa riferimento nel De umbris idearum, erano sicuramente illustrati gli aspetti tecnici dell'arte della memoria del filosofo.]

1581
dopo uno scontro con le autorità ginevrine passa in Francia a Tolosa, dove insegna;
["Fa meraviglia che quest'asino possa chiamarsi dottore": così Bruno scriveva sul frontespizio di una copia fresca di stampa (1581) del Quod nihil scitur che l'autore - il portoghese Francisco Sanchez, suo collega all'Università di Tolosa, "dottore, filosofo e medico" - gli aveva regalato con una dedica altisonante: "Al chiarissimo signor Giordano Bruno dottore di teologia e filosofo acutissimo, Francisco Sanchez lo dona in segno di amicizia e di venerazione". (Biblioteca universitaria di Wroclaw).]

…poi finalmente a Parigi, ove ottiene un "lettorato straordinario" di filosofia;
[L'olandese Arnold Van Buchen che lo conobbe a Parigi capì subito di trovarsi di fronte a un professore di filosofia "subtilior quam saluti suae conveniat"; una sottigliezza che lo predestinava a sfide impossibili.]

1582

De umbris idearum (Parigi 1582, prima opera sulla memoria)
[Le ombre delle idee sono le impressioni mentali suscitate dalle idee delle cose individuali, soggette alle categorie di tempo e spazio. Riguardo a questo punto egli non si distacca dalle opinioni dei teologi; anzi, sosterrà sempre che la sua filosofia costituisce il fondamento della vera religione; infatti, se da un lato nega l'idea dell'incarnazione di una divinità specifica, dall'altro afferma che tutto ciò che ci appare come in un processo di flusso continuo è già interamente informato dal principio ordinante divino che tutto regge. Nell'ambito della filosofia bruniana il male è strettamente associato alla posizione relativa della mente individuale nel tempo e nello spazio. Se le cose fossero "viste" e comprese pienamente, il male scomparirebbe; il che implica che il processo stesso di liberazione dal male dipende da uno sforzo dell'intelletto.
Il materiale della nuova scienza sarà, dunque, costituito dalle ombre delle idee delle singole cose – qualcosa di essenzialmente diverso tanto dalle idee universali platoniche, che non ci forniscono alcun tipo di informazione sugli eventi particolari che si verificano in natura, quanto dalle entità logiche universali di Aristotele […] Hilary Gatti, Giordano Bruno and Renaissance Science - 1999.]

Cantus circaeus (Parigi 1582, tratta di arte mnemonica)

De compendiosa architectura et complemento artis Lullii (Parigi, 1582, trattato di arte mnemonica)

Candelaia (1582, Il Candelaio, commedia, scritta in volgare molto vivace, pieno di elementi dialettali napoletani)

1583
primavera, abbandonata Parigi, si dirige in Inghilterra al seguito dell'ambasciatore di Francia Michel de Castelnau; l'annuncio del suo arrivo in Inghilterra viene anticipato dall'ambasciatore inglese a Parigi, Henry Cobham, che con un dispaccio indirizzato al Primo segretario del Regno Francis Walsingham lo informa: "il dottor Giordano Bruno Nolano, professore di filosofia, ha deciso di venire in Inghilterra: non raccomando la sua religione".
A Londra, Michel de Castelnau, da otto anni ambasciatore di re Enrico III di Francia presso la regina Elisabetta I, lo accoglie come ospite nella sua residenza; egli ha modo così di incontrare gli intellettuali più in vista; tiene lezioni a Oxford e si intrattiene in più occasioni con la regina. "
Suo mecenate è il cortigiano Philip Sidney.
[È proprio Giordano Bruno la spia Fagot - vedi John Bossy, Giordano Bruno e il mistero dell'ambasciata. Lavorerà per lo spionaggio inglese fino al 1586 anno in cui lascierà l'ambasciata francese a Londra.]

Explicatio triginta sigillorum (Londra 1583, tratta di arte mnemonica)

Sigillus sigillorum (Londra 1583, tratta di arte mnemonica) 

[Londra, il vivace dibattito intercorso tra un amico del filosofo, Alexander Dicson (nel 1583 ha pubblicato il trattato De umbris ratione (molto simile al De umbris bruniano) e William Perkins (le cui obiezioni sono mosse in due trattati del 1584, l'Antidicsonus e il Libellus de memoria), studioso cantabrigiense aderente alla riforma della logica operata da Pierre de La Ramée [Ramo], sembra suggerire che l'arte della memoria del filosofo sia legata alle riflessioni scientifiche dell'amico.]

Sono gli anni della "guerra fredda" che precede la missione dell' "Invencibile Armada" spagnola del 1588; l'Europa è lo scenario di scontri religiosi e diplomatici, di arditi giochi diplomatici.

1584

[Il suo editore dei dialoghi italiani è John Charlewood il quale, inesperto in pubblicazioni in lingua italiana, dovette con ogni probabilità affidare allo stesso Bruno l'incarico di seguire la stampa delle proprie opere.]

_________________________________

Prima Trilogia (Londra 1584)
con argomenti di ordine metafisico-cosmologico:

- De l'infinito, universo e mondi;

- De la causa, principio et uno;
[Lo stampatore londinese J. Charlesworth usa la precauzione di farlo apparire stampato a "Venezia" (1584).]

- Cena de le Ceneri (Londra 1584)
[All'inizio contiene un poemetto dedicato al "Mal contento"]

Seconda Trilogia (Londra 1584-86)
con argomenti etico-civili:

- Spaccio della bestia trionfante;

- Cabala del Cavallo Pegaseo;

- De gl'heroici furori [violenta polemica contro il petrarchismo]
[Lo stampatore londinese J. Charlesworth usa la precauzione di farlo apparire stampato da "A. Baio, Paris" (1588).]

[Ristampati nel 2000 secondo gli originali da Eugenio Canone nella Collana del Lessico Intellettuale Europeo (editore Olschki); pure nei "Meridiani" di Mondadori, per cura di M. Ciliberto.]

1585
ottobre, termina il suo soggiorno in Inghilterra;
[Per evitare il carcere, il tipografo Vautrollier, che stampò anche alcune opere del Bruno, fuggì in Scozia dove morì nel 1587. Un tale Richard Fields di Stratford, coetaneo compaesano e conoscente di Shakespeare, sposò la vedova, rilevò la tipografia e ne continuò l'opera.]

rientrato a Parigi, passa poi in varie città tedesche: Magonza, Marburgo, Wittenberg (è Alberico Gentili ad introdurlo nell'università), Praga, Helmstedt, Francoforte, poi a Zurigo, poi ancora a Francoforte;

1586

4 dialoghi (Parigi 1586, raccolti in due volumi, sull'invenzione da parte di Fabrizio Mordente, del compasso differenziale

- Dialogi duo de Fabricii Mordentis Salernitani prope divina adinventione ad perfectam cosmimetriae

- Dialogi Idiota triumphans

- De somnii interpretatione, Mordentius

- De Mordentii circino

[Trattasi di volumi estremamente rari, rimasti praticamente sconosciuti fino alla loro riedizione nel 1957.]

1587

De lampade combinatoria lulliana (1587)

Lampas triginta statuarum (Wittenberg 1587)

1588

Camoeracensis acrotismus (Wittenberg 1588, resoconto del dibattito antiaristotelico da lui tenuto a Parigi nel 1586)

Centum et viginti articuli contras huius tempestatis mathematicos et philosophos (Praga 1588)

Intanto a Padova la cattedra di matematica è resa vacante da Giuseppe Moletti.
[Nel settembre 1592 sarà assegnata a Galileo Galilei.]

[Nel 1588 compone un testo sull'amore universale o filantropia che oggi viene tradizionalmente ricordato come la sua professione di fede. Di esso riporto il passo centrale: «Ovunque giace inosservata la legge d'amore diffusa su tutta la terra: una legge che, in quanto conforme alla natura universale, non fu certo stabilita dal demone maligno di un popolo unico, ma venne comunicata da Dio, padre di ogni uomo: essa genera infatti una filantropia estesa all'umanità intera, che ci fa amare anche i nostri nemici, così da non essere simili ai bruti e ai barbari, ma trasfonderci nell'immagine di colui che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui malvagi e fa scendere sui giusti e sugli ingiusti la pioggia delle sue grazie. È questa religione che io osservo, sia per una convinzione intima, sia per una consuetudine vigente nella mia patria e tra la mia gente: una religione che esclude ogni disputa e non fomenta alcuna controversia
». – da Vito Mancuso, Io e Dio, Garzanti 2011]

1589

1590

De magia e Theses de magia; De rerum principiis et elementis et causis (1590)


1591
alla fine dell'estate, lasciata la Germania, arriva a Venezia, invitato dal nobile Zuane Mocenigo (1558-1623), figlio di Marco Antonio, e si stabilisce nel loro palazzo di famiglia Albero genealogico in campo San Samuele;
[Colpito dal suo libro De minimo, aveva chiesto al libraio Ciotti di contattarlo e di proporgli di venire a Venezia per insegnargli i segreti della memoria ecc.]

Terza Trilogia [Trilogia di Francoforte], dedicata a Enrico Giulio duca di Brunswick Albero genealogico, dove espone le sue teorie fisico-matematiche:

Adsunt ergo primo de Minimo, Magno et Mensura libri, in quibus doctrina, eruditio, et disciplina videt primorum principiorum intellectum. Secundo de Monade, Numero et Figura liber, in quo revelatio, fides, et divinatio, imaginationum, opinionum, et experimentorum fundamenta quaedam agnoscit vel vestigia. Tertio de Immenso, Innumerabilibus, et Infigurabili universo libri, in quibus evidenties, certiores, et fortissimae sunt demonstrationes, qualiter mundorum respublicae disponantur, unum sine fine regnum infinito gubernatori subsit, et naturae comprehensibiliter, et incomprehensibiliter ordo manifestetur. In primo volumine studiose cupinmus, in secundo incerti quaerimus, in tertio clarissime invenimus.

In primo luogo i libri riguardanti il Minimo, il Grande e la Misura, in cui la dottrina, l'erudizione e la scienza giungono alla comprensione dei primi elementi.
In secondo luogo il libro concernente la Monade, il Numero e la Fugura in cui la rivelazione, la fede e la divinazione giungono ai fondamenti od orme delle immaginazioni, delle opinioni e delle esperienze.
In terzo luogo i libri che trattano dell'Immenso, dei mondi innumerabili, dell'universo infinito, nei quali compaiono inequivocabili, certe ed indiscutibili dimostrazioni come quella sulla disposizione dei mondi, sull'unità dell'universo infinito governato da un unico principio e sul modo in cui implicitamente o esplicitamente si rivela l'ordine naturale.
Nella prima opera abbiamo mostrato il nostro desiderio per il raggiungimento della verità; nella seconda l'abbiamo cercata non senza incertezze, nella terza l'abbiamo trovata senza velo di dubbio.

 

(1) - De triplici minimo et mensura
[Egli definisce i termini della sua rivalutazione dell'antico atomismo e della sua aderenza alla geometria euclidea.
Nelle prime pagine:

Qui philosophari concupiscit, de omnibus principio dubitans non prius de altera contradictionis parte definiat, quam altercantes audierit, et rationibus bene perspectis atque collatis, non ex auditu, fama, multitudine, longaevitate, titulis et ornatu: sed de constantis sibi atque rebus doctrinae vigore, sed de rationis lumine veritate inspicua iudicet et definiat.

Chi desidera filosofare, dubitando all'inizio di tutte le cose, non assuma alcuna posizione in un dibattito prima di aver ascoltato le parti in contrasto e dopo aver bene considerato e confrontato il pro e il contro, giudichi e prenda posizione non per sentito dire, secondo le opinioni dei più, l'età, i meriti e il prestigio, ma sulla base della persuasività di una dottrina organica e aderente alla realtà, nonché di una verità che si comprenda alla luce della ragione.]

(2) - De monade numero et figura
[È dedicato principalmente a una discussione del simbolismo numerico di derivazione pitagorica nel corso della quale viene illustrato il significato tradizionale dei numeri da uno a dieci, si ricollega all'atomismo, o monadismo, del primo volume per l'importanza data, fin dal titolo, al concetto di monade.]

(3) - De immenso et innumerabilibus, seu de universo et mundis
[Affronta in modo diretto il problema cosmologico. Nel capitolo IX, De Lumine Nicolai Copernici, egli accenna agli inizi della sua speculazione cosmologica: vedi Timeo di Platone.]

(Francoforte 1591, ma probabilmente iniziata alcuni anni prima durante il soggiorno in Inghilterra; studi condotti sul modello lucreziano, precursori delle teorie metodologiche)

[Ristampati nel 2000 secondo gli originali da Eugenio Canone presso l'editore Agorà di La Spezia]

De imaginum, signorum et idearum compositione (Francoforte 1591, sua opera principale sull'arte della memoria)

decide di rientrare in Italia per motivi che a noi sfuggono e che dividono gli storici;
[forse una sognata riforma della Chiesa, forse una cattedra a Padova contando nella libertà patavina e nella protezione di Venezia, forse la speranza di rientrare nella Chiesa, fidando in papa Clemente VIII che aveva favorito anche Francesco Patrizi, "che non crede niente".]

autunno, breve soggiorno a Padova:

Praelectiones geometricae

Ars deformationum

[I due brevi manoscritti precedenti (una rielaborazione di alcune parti del quarto libro del De triplici minimo) sono stati scoperti nel 1960 da Paul Oscar Kristeller nella Universitätsbibliotek di Jena.
Giovanni Aquilecchia, dopo averne attribuito la redazione durante il soggiorno patavino, ne cura l'edizione nel 1964.
Nonostante la scarsità di documenti relativi a questo periodo, sembra appurato che il filosofo abbia dato lezioni a un gruppo di studenti tedeschi legati a J. Besler, che si era già rivelato un estimatore dell'opera bruniana durante il soggiorno del filosofo a Helmsted. A Padova, J. Besler esegue per il nolano la copia di diverse opere manoscritte, ora conservate a Mosca nella collezione Noroff e pubblicate da Tocco nel terzo volume dell'edizione nazionale delle opere latine del 1891. Tra queste figurano le ultime opere di argomento magico nonché un lungo e importante trattato intitolato Lampas triginta statuarum, composto a Wittenberg nel 1587.]

1592
Zuane Mocenigo deluso [forse entrato in urto con Bruno al quale pensava di carpire segreti magici], dopo essere stato istruito dall'inquisitore Giovanni Gabriele da Saluzzo, lo denuncia al Santo Uffizio;
[Bruno aveva sostenuto di fronte al patrizio veneziano, come questi riferisce agli inquisitori, «… che S. Tomaso e tutti li doctori non hanno saputo niente al par di lui»]
egli avvicina a Venezia il domenicano piemontese Ippolito Beccaria (generale dell'ordine) nell'illusione di ottenere il perdono di Clemente VIII e invece l'alto prelato lo consegna al tribunale di Bellarmino;
23 maggio, Bruno è subito arrestato e incarcerato;
26 maggio, compare dinanzi al Santo Tribunale;
dopo molte udienze viene rimandato in carcere a San Pietro di Castello dove incontra Celestino da Verona, fra Giulio da Salò, carmelitano, Francesco Vaia, falegname, Matteo de Silvestris da Orio;

1593
gennaio, il procuratore Contarini, chiamato in Collegio, manifesta la sua opinione favorevole all'accettazione della richiesta romana;
27 febbraio, da Venezia è trasferito per ordine della Curia nel Palazzo del Santo Uffizio a Roma.

1597
23 dicembre, quando compare davanti alla Congregazione, per la visita consueta, nessun provvedimento viene deliberato in merito alla sua causa, ma in realtà tutte le esigenze procedurali sono ormai soddisfatte, ogni possibilità giuridica d'indagine esaurita: a due anni di distanza si ritorna alla difficile bisogna della sentenza. Stavolta il consesso non ricomincia la lettura integrale degli atti, ormai troppo voluminosi e intricati, ed ordina invece la compilazione di un sistematico sommario riassuntivo;

1598
16 marzo, nella seduta questo "sommario riassuntivo" è dichiarato absolutum e pronto per essere consegnato ai consultori;
[una delle molte copie allestite, e precisamente quella destinata "Al signor Marcello Filonardi, Assessore del S. Officio", è appunto identificabile col Sommario che il Mercati ha rintracciato (1990 ca). Di ciò invero il dotto editore non par convinto, "perché come sommario d'ufficio avrebbe dovuto essere più copioso e particolareggiato", dal che egli è indotto a supporre che la compilazione a noi pervenuta "sia stata voluta dal Filonardi all'inizio della sua nuova carica", circa l'estate 1597; ma sembra in verità poco credibile che negli otto mesi intercorsi fra il luglio '97 e il marzo '98 si operasse per due volte una sì laboriosa compilazione, e non si vede d'altronde qual bisogno avesse il Filonardi, nell'assumere la carica di assessore, di prender sommaria informazione d'un incarto processuale dal quale egli stesso aveva estratti gli articoli del Fisco ed i cui atti aveva giorno per giorno seguiti e ispirati. Il Sommario era invece per riuscire prezioso ai consultori ed è facile riconoscere, raffrontandolo col testo integrale dei documenti veneti, ch'esso fu condotto con notevole ampiezza e diligenza da colui che, rappresentando l'accusa, era chiamato d'ufficio a documentarla: il Monterenzi. Quando finalmente il Sommario fu pronto, si rese indisponibile l'intero tribunale: nel marzo 1598 infatti l'esultanza per il riacquisto di Ferrara, conseguito il 15 gennaio coll'accordo di Faenza, e i preparativi per il solenne viaggio papale nella nuova legazione, occupavano tutta la curia; la partenza di Clemente VIII, avvenuta il 13 aprile, accompagnata e seguita da quella di moltissimi cardinali e prelati, paralizzò l'attività del S. Uffizio, le cui sedute il Papa presiedeva personalmente con somma frequenza. Otto mesi durò la nuova interruzione, poiché solo il 19 dicembre avvenne il ritorno del Pontefice nell'Urbe, funestato quattro giorni più tardi dalla spaventosa inondazione del Tevere che devastò l'intera città.
Nell' imminenza di quel ritorno, il 16 dicembre, fu ripresa la visita dei reclusi e il Bruno, che forse era venuto meditando un supplemento alle proprie difese, chiese ed ottenne carta per scrivere, obbligandosi a render conto dell'uso che ne avrebbe fatto, nonché un breviario del suo Ordine.

1599
gennaio, la spedizione della causa comincia finalmente a delinearsi. Si tratta in verità d'un caso singolarmente intricato, che ottanta mesi d'indagini e tutti gli espedienti procedurali non sono riusciti a chiarire;
[Se si eliminano dal repertorio dell'accusa alcuni pochi punti fondati sul fraintendimento di innocenti espressioni bruniane, è facile raggruppare i restanti capi d'imputazione in tre nuclei essenziali. Il più nutrito comprende tutta la serie delle affermazioni libertine, le parole e i gesti irriverenti, le infrazioni disciplinari, i sintomi trapelanti dell'azione sovvertitrice vagheggiata dal Bruno sul terreno politico-religioso; dall'apostasia giovanile al proposito clamoroso di dar fuoco al convento e rivarcare le Alpi, v'è tutta una serie di indizi palesi: le invettive contro il malgoverno della Chiesa e i frati "asini" e troppo ricchi, l'avversione generica al dogmatismo, il mancato rispetto ai Santi, alle reliquie ed alle immagini, le vivaci critiche al breviario, l'indulgere al peccato della carne, l'abitudine alla bestemmia, le pratiche superstiziose. Si tratta d'un quadro anche troppo noto agli ufficiali del S. Uffizio e che si riassume nella lunga persistenza nell'apostasia: i dinieghi dell'imputato sull'uno o l'altro punto e la stessa deficienza di prove in tutto concludenti erano in questo ambito di ben scarso momento. Malgrado la diretta implicazione dogmatica di quasi tutte le asserzioni bruniane, il tribunale ben sa come per solito casi consimili si esauriscano sul piano disciplinare, avendo le manifestazioni censurate un comune carattere di insofferenza esteriore, grave talvolta, capace comunque di indurre la suspicio di eresia, non la prova di eresia formale, purché l'inquisito, confesso o convinto che sia circa il fatto, abbia negato l'intentio eterodossa.
Questa era invece innegabile nel secondo gruppo delle accuse, in materia strettamente teologica, convergenti con significativa univocità sulla Cristologia bruniana: la dissoluzione del dogma trinitario s'è infatti in lui operata da un lato con l'identificazione dello Spirito Santo con l'anima del mondo, dall'altro con l'umanizzazione del Cristo, semplice mago esperto di artifici naturali e peccatore in punto di morte. Le parallele asserzioni circa le arti magiche e la mala fine di Mosè, dei Profeti e degli Apostoli hanno un evidente carattere di estensione analogica, ma l'incredulità corrosiva si appunta contro la seconda Persona, derivandone il diniego della divinità del Figlio, dell'incarnazione, della transustanziazione e della verginità di Maria. Fortunatamente pel Bruno, su questo scottante terreno la sua posizione non è gravemente compromessa: non essendo probante la testimonianza dei concarcerati in Venezia, la sola deposizione del Mocenigo riescea insufficiente a renderlo convinto, tanto più che nessuno ha suffragato due dei capi più gravi, il secondo circa la Trinità e l'incarnazione e l'ottavo sulla verginità di Maria; senza esito sono riuscite su questo punto le censure e costanti i dinieghi dell'accusato, di guisa che l'unica acquisizione del tribunale si riduce alla parziale confessione del terzo e del quarto costituto, in cui Giordano ha ammessi i suoi dubbi non sull'incarnazione in se stessa, ma solo circa "il modo inefabile" di quella.
L'ultimo gruppo di accuse riguarda invece le novità speculative del sistema bruniano, il complesso delle dottrine scientifico-filosofiche da lui asserite come verità d'ordine naturale e razionale, ma che in realtà interferiscono in modo palese con riconosciute verità di fede. Per tacere della tesi preadamitica, rientrava in questo campo le dottrine dell'universo infinito ed eterno, del moto terrestre e della circolazione delle anime, alla quale ultima appartengono come accessioni marginali solo apparentemente autonome la negazione della perpetuità dell' Inferno, statico luogo di pena delle anime sottratte al perenne rifluire della spiritualità universale, nonché la curiosa preferenza per l'agricoltore Caino nei confronti del pastore Abele, "carnefice d'animali" ch'erano essi pure vivificati dalla medesima spiritualità: la dottrina dell'anima mundi e dell'anima umana come "nocchiero nella nave" sono i punti più scoperti e dogmaticamente condannabili che le censure e le responsiones hanno rivelato nei fondamenti metafisici della "nolana filosofia". Qui la posizione del Bruno
è indubbiamente grave, poiché le dichiarazioni dei costituti e quelle stampate nei libri, senza che s'abbia a discutere la validità dei testimoni, bastano da sole a farlo considerare pienamente confesso. ]


12 gennaio, in tale intricata situazione, che certo dà luogo a discordi pareri dei canonisti, è compiuto il passo decisivo per la spedizione della causa per iniziativa del più autorevole dei teologi consultori del S. Uffizio, il celebrato autore delle Controversiae, Roberto Bellarmino; egli propone infatti che, superata la fase delle prove legali e delle contestazioni, si sottoponga all'inquisito un elenco di proposizioni sicuramente erronee, estratte dal processo ma formulate dai giudici in termini inequivocabili, invitandolo a riconoscerne l'eterodossia e a dichiararsi pronto ad abiurarle. L'intento è in sostanza quello di far rinnovare al Bruno la professione di obbedienza recitata a Venezia con tanta prontezza, ma che si vuole sentir reiterare dopo il gran tempo trascorso e i palesi segni di ostinazione mostrati nel XVIII costituto;
14 gennaio, le proposizioni eretiche, estratte in numero di otto dal processo e dai libri (cioè dalle censure) per cura del Tragagliolo e del Bellarmino, sono lette in seno alla Congregazione, che approva la scelta e ordina che ne sia data copia al Bruno;
[La sua risposta avrebbe avuto valore decisivo nella risoluzione della causa, poiché, non essendo egli relapsus, l'impenitenza lo votava a quella morte certa, che l'abiura escludeva in modo altrettanto sicuro: le otto proposizioni significavano l'aut aut fra il rogo ed una detenzione di non molti anni.
Si badi tuttavia che la prova sarebbe stata conclusiva solo in caso di rifiuto, perché nelle proposizioni non si esauriva la materia del processo e, accertata che fosse la buona disposizione dell'inquisito, assai più copiosi argomenti avrebbero intessuto il testo dell'abiura definitiva.]

Nella stessa seduta si ordina di prendere in esame le altre proposizioni eretiche del processo e dei libri.
[purtroppo è andato perduto il testo integrale delle otto proposizioni, delle quali, una soltanto ci è nota in modo sicuro.]
Giordano respinge ogni raccomandazione, asserendo di non aver mai scritto o pronunciato proposizioni eretiche, ma che i ministri del S. Uffizio le hanno interpretate in mal senso, appoggiando a quel fraintendimento le accuse. Perciò egli è pronto a rispondere d'ogni suo scritto e parola, pronto a difenderli contro qualunque teologo: alle opinioni di costoro non intende inchinarsi, ma solo alle definizioni della Sede Apostolica, sempre che ve ne siano in materia dei suoi libri o discorsi, ed ai sacri Canoni, sempre che si trovi in essi determinazione contraria alle proprie dottrine.
Invano gli è dichiarato che il S. Uffizio ha ravvisato aperte eresie nei suoi libri e nei suoi costituti.

1600
20 gennaio, quando Ippolito Beccaria (generale dell'ordine n.d.r.) nella seduta riferisce l'esito del colloquio avuto col prigioniero, riesaminato il processo e raccolti i voti dei consultori, Clemente VIII ordina che si conchiuda la causa con sentenza di condanna e che il Bruno, come eretico formale, impenitente e pertinace, venga consegnato al braccio secolare.
All'inizio della seduta un ultimo memoriale di fra Giordano, indirizzato al Pontefice, è stato "apertum, non tamen lectum";
[forse esagera il Troilo nel ritenere "il fatto veramente inaudito", poiché va notato che il termine per la ritrattazione era ormai varcato, che la missione affidata ai due prelati domenicani già rappresentava un segno di speciale considerazione e tolleranza e che, trascorso il tempo delle laboriose argomentazioni, la somma delle decisioni si accentrava ormai nella brutale alternativa d'un sì o di un no senza appello.]

8 febbraio, dopo sette anni continui di detenzione, il Bruno esce così dal palazzo del S. Uffizio e viene tradotto alle case del card. Madruzzi, accanto a S. Agnese in piazza Navona, dove, alla presenza dei nove Cardinali Inquisitori riuniti in congregazione, dei consultori:
- Benedetto Mandina, vescovo di Caserta,
- Francesco Pietrasanta, socio del Commissario, e
- Pietro Millini, referendario delle Segnature,
convocati in qualità di testimoni, è a voce alta dal notaio Adriani letta la sentenza, ascoltata da gran folla di persone dentro e fuori la sala: per bocca sua la Chiesa dichiara il Bruno eretico impenitente, pertinace ed ostinato, lo condanna alla degradazione, lo espelle dal Foro ecclesiastico e lo rilascia al Governatore di Roma perché sia convenientemente punito, ordinando nel contempo che tutti gli scritti suoi vengano pubblicamente bruciati in piazza S. Pietro e inserti nell'indice dei libri proibiti.
L'impenitenza finale convalida ipso iure tutta la massa ingente delle testimonianze malcerte, sicché la somma delle imputazioni elencate nella sentenza non è certo lontana dalla trentina;
[una sola ci è serbata dalla parziale copia superstite, quella di aver negato la transustanziazione, ma un teste oculare, Gaspare Scioppio [Kaspar Schoppe] riferendo a memoria nove giorni più tardi le sue impressioni di quella giornata, ne rammentò non meno di quattordici, e cioè:
- I. Negare la transustanziazione.
- II. Mettere in dubbio la verginita' di Maria.
- III. Aver soggiornato in paesi d'eretici vivendo alla loro guisa.
- IV. Aver scritto contro il Papa lo Spaccio della Bestia trionfante.
- V. Sostenere l'esistenza di mondi innumerevoli ed eterni.
- VI. Asserire la metempsicosi e la possibilità che un'anima sola informi due corpi.
- VII. Ritenere la magia buona e lecita.
- VIII. Identificare lo Spirito Santo con l'anima del mondo.
- IX. Affermare che Mosè simulò i suoi miracoli e inventò la Legge.
- X. Dichiarare che la S. Scrittura non è che un sogno.
- XI. Ritenere che perfino i demoni si salveranno.
- XII. Opinare l'esistenza dei preadamiti.
- XIII. Asserire che Cristo non è Dio, ma ingannatore e mago, e che a buon diritto fu impiccato.
- XIV. Asserire che anche i profeti e gli apostoli furono maghi e che quasi tutti vennero a mala fine.]
In ginocchio ascolta il Bruno la sentenza, ma a lettura finita, levatosi in piedi e con viso minaccioso, rivolto ai giudici esclama la frase celebre (non più leggendaria oggi che s'è visto qual fedele cronista si fosse lo Scioppio):
«Forse con maggior timore pronunciate contro di me la sentenza, di quanto ne provi io nel riceverla».
Otto giorni ha ancora di vita nel carcere di Tor di Nona, sempre restando "obstinatissimo" malgrado le visite quotidiane di teologi e confortatori;
17 febbraio, giovedì, all'alba la lugubre processione della Compagnia di S. Giovanni Decollato rileva il prigioniero dal carcere, dopo che sette padri di quattro ordini diversi hanno cercato "con ogni affetto e con molta dottrina", ma sempre invano, di rimuovergli dall'intelletto quei "mille errori e vanita' ". Condotto così in Campo di Fiori, "quivi spogliato nudo e legato a un palo", sempre "con la lingua in giova, per le bruttissime parole che diceva", già tra le fiamme del rogo con viso torvo e sprezzante distoglie lo sguardo dall'immagine del Crocefisso che gli è mostrata e finisce "bruciato vivo", conscio di morire "martire e volentieri, e che se sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo" a ricongiungersi all'anima dell'universo.

[Dal verbale redatto dai confortatori della Compagnia di San Giovanni Decollato in data 17 febbraio 1600: "Giordano del quondam Giovanni Bruni frate apostata da Nola di Regno eretico impenitente il quale ... aggirandosi il cervello e l'intelletto con mille errori et vanità, et ansi perseverò nella sua ostinatione che da ministri di giustizia fu condotto in Campo di Fiore e quivi spogliato nudo e legato a un palo fu brusciato vivo, accompagnato sempre dalla nostra Compagnia cantando le letanie e li confortatori sino al ultimo. Confortandolo allassar la sua ostinatione con la quale finalmente finì la sua misera et infelice vita".]

19 febbraio, Roma, "Avviso" - "Giovedì mattina in Campo di Fiore fu abbruggiato vivo quello scelerato frate domenichino da Nola, di che si scrisse con le passate: heretico ostinatissimo, et havendo di suo capriccio formati diversi dogmi contro nostra fede, et in particolare contro la Santissima Vergine et Santi, volse ostinatamente morir in quelli lo scelerato; et diceva che moriva martire et volentieri, et che se ne sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo in paradiso. Ma hora egli se ne avede se diceva la verità".

[Da questo momento Giordano Bruno è un simbolo per il pensiero laico, per coloro che non si vogliono sottomettere al dogma ma desiderano indagare la natura con l'istinto del libero pensiero. Un simbolo non molto conosciuto in verità, perché, come per altri illustri casi, anche per Bruno manca un'edizione completa delle opere e ci si arrangia con quel che si trova. Le opere italiane sono le più fortunate, perché nel 1907-8 Giovanni Gentile e Vincenzo Spampanato ebbero la bellissima idea di curarne un'edizione in tre volumi che uscì da Laterza. Ristampata una ventina abbondante di anni or sono da Sansoni, è opera che con un po' di fortuna si riesce a reperire. Il dramma è invece rappresentato dalle opere latine. C'è una piccola raccolta di esse negli ormai immobili "Classici della filosofia" della Utet, ma per poter leggere l'edizione più completa occorre risalire al 1879, allorche' Morano di Napoli iniziò l'ultima edizione completa degli scritti latini, che terminò nel 1891 con otto volumi pubblicati. Poi l'editoria italiana è sovente ritornata sull'argomento, ma con un dialogo singolo, con iniziative isolate, sovente promosse da piccoli se non sconosciuti editori. Giordano Bruno è sempre autore richiesto, in ogni ambito, sia quello dei lettori semplici, sia quello degli specialisti.

1603
7 agosto, sulle vie e sulle piazze di Roma viene affisso l'editto di proibizione delle opere di Bruno e di Campanella [non inedito, ma considerato perduto]. L'editto, ritrovato nella Biblioteca Casanatense e studiato da Eugenio Canone, comprende una lunga serie di opere di vario genere, da quelle proibite "fino a correzione" ad altre "interamente proibite": fra queste ultime tutti gli scritti dei due frati domenicani, insieme a quel classico di scienza politica che è il De jure belli di Alberigo Gentili convertito al protestantesimo e per questo perseguitato dalla Inquisizione. L'editto, emanato dal maestro del Sacro Palazzo, consultore del Santo Uffizio e assistente perpetuo della Congregazione dell'Indice, Giovanni Maria Guanzelli da Brisighella, incaricato - conformemente alle norme ecclesiastiche - "di provedere con diligenza, e sollicitudine, che in questa Alma città di Roma non si stampi, vendi, o in qualsivoglia modo tratti e maneggi libro alcuno prohibito, o sospeso" ingiungeva "a tutti i librari di Roma et ad ogni altro di che conditione esser si voglia che, havendo nelle loro boteghe o studio alcuno de sudetti libri, debba subito consegnarli al nostro Ufficio; avertendoli che, oltre la gravissima offesa che faranno a Dio controfancendo, et oltre le censure ecclesiastiche nelle quali incorreranno, s'averrà anco che venghino a notitia nostra, si castigaranno severamente, conforme alle pene minacciate nei sacri canoni, nelle regole dell'indice e nei nostri editti altre volte pubblicati in materia di libri". Fortunatamente, come è noto, gride siffatte non avevano l'esito distruttivo che le autorità ecclesiastiche si auguravano e ingiungevano!

De vinculis in genere (trattato che, benché incompiuto, rappresenta un interessante tentativo di dimostrare come ogni forma di linguaggio agisca sul comportamento umano, influenzando la volontà fino ad assoggettarla totalmente. [Hilary Gatti])
[Sarà pubblicato solo nel XIX secolo, nel terzo volume dell'edizione nazionale Opera latine conscripta (1879-1891).]

- Maurilio Frigerio, Invito al pensiero di Bruno (Milano 1991, Mursia)
- Giordano Bruno, De umbris Idearum (Firenze 1991, edizione storico-critica, Leo S. Olschki Editore)

- Luigi Firpo († 1989), Il processo di Giordano Bruno (Roma 1993, collana "Profili" della casa editrice Salerno; l'opera in prima edizione è già comparsa in due puntate sulle pagine della «Rivista storica italiana» tra il 1948 e il 1949, e poi in volume, sempre nello stesso anno, presso le Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli; ora quest'opera, diventata rara e ricercata, viene riproposta accompagnata dalla nuova e integrale raccolta dei documenti del procedimento. La cura si deve a Diego Quaglioni. La novità del volume è da cercarsi nella raccolta di documenti, frutto di una fatica quarantennale di Luigi Firpo). Vi si trova soprattutto una puntuale ridefinizione della cronologia del processo:
-"Rubrica del processo bruniano nell'Archivio dell'Inquisizione di Venezia", relativo alla denuncia di Mocenigo,
- vari "costituti" del Bruno,
- deposizione di Andrea Morosini,
- lettere indirizzate ai diversi inquisitori.
E ancora: verbali di sedute, decreti inquisitoriali, visite dei carcerati nel Sant'Uffizio romano (cominciando dalla data 22 dicembre 1593), decreti della Congregazione del Sant'Uffizio.
Documento di primaria importanza è il Sommario del processo, realizzato a Roma ai primi di marzo del 1598, conservato nell'Archivio Segreto Vaticano. L'attenzione del lettore corre comunque alla Copia parziale della Sentenza, destinata al governatore di Roma in data 8 febbraio 1600. Tra le altre cose, leggiamo: "Condanniamo, riprobamo et proibemo tutto gli sopradetti et altri tuoi libri et scritti come eretici et erronei et continenti molte eresie et errori, ordinando che tutte quelli che sin'ora si son avuti, et per l'avvenire verranno in mano dal Santo Offizio siano pubblicamente guasti et abbrugiati nella piazza di san Pietro, avanti le scale, et come tali che siano posti nell'Indice de' libri proibiti, sì come ordiniamo che si facci".
E poi ecco lo stralcio dal "giornale" [verbale] dell'Arciconfraternita di San Giovanni Decollato, in data 17 febbraio 1600 ("Giordano del quondam Giovanni Bruni frate apostata da Nola di Regno eretico impenitente il quale ... aggirandosi il cervello e l'intelletto con mille errori et vanità, et ansi perseverò nella sua ostinatione che da ministri di giustizia fu condotto in Campo di Fiore e quivi spogliato nudo e legato a un palo fu brusciato vivo, accompagnato sempre dalla nostra Compagnia cantando le letanie e li confortatori sino al ultimo. Confortandolo allassar la sua ostinatione con la quale finalmente finì la sua misera et infelice vita").
Infine, l' "Avviso di Roma" del 19 febbraio: "Giovedì fu abbrugiato vivo in Campo di Fiore quel frate di san Domenico, di Nola, eretico pertinace, con la lingua in giova per le bruttissime parole che diceva, senza voler ascoltare né confortatori né altri".
Un altro "Avviso" ci ricorda che "lo scelerato" moriva volentieri sostenendo "che se ne sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo in paradiso".

- Frances Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica [??] (1964, tradotto da Laterza nel 1968).

- Eugen Drewermann, Giordano Bruno, (Milano 1994, Rizzoli)
- Giordano Bruno, Spaccio della bestia trionfante (Napoli 1994, anastatica dell'edizione parigina del 1584, Istituto Suor Orsola Benincasa; edizione appartenuta a John Toland (1670-1722) e da questi acquistata nel 1698 all'asta della biblioteca del medico inglese Francis Bernard; un libro con sottolineature e postille che a loro volta costituiscono un documento, rilegato in un unico volume insieme alle più importanti opere italiane del Bruno).

- Giosuè Musca, Il nolano e la regina. Giordano Bruno nell'Inghilterra di Elisabetta, (Bari 1996, introduzione di Umberto Eco, Edizioni Dedalo).

- Giordano Bruno, L'arte della memoria, (Milano 1997, a cura di Manuela Maddamma, Mimesis)

- Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Giordano Bruno 1583-1585. The English experience / L' esperienza inglese, (Firenze 1997, a cura di Michele Ciliberto e Nicholas Man, Leo S. Olschki Editore)

- Giordano Bruno, Gli eroici furori, (Milano 1999, Bur)

- Giordano Bruno, Giordano Bruno, Expulsion de la bete triomphante, (Paris 1999, a cura di Giovanni Aquilecchia, Les Belles Lettres)

- Giordano Bruno, Opere magiche, (Milano 2000, edizione diretta da Michele Ciliberto, a cura di Simonetta Bassi, Elisabetta Scapparone, Nicoletta Tirinnanzi, Adelphi)

- Hilary Gatti, Giordano Bruno e la scienza del Rinascimento, (Milano 2001, Cortina)

- Giordano Bruno, Corpus iconographicum. Le incisioni nelle opere a stampa, (MIlano 2001, catalogo, ricostruzioni grafiche e commento di Mino Gabriele, Adelphi Edizioni; pubblicazione promossa dal Comitato nazionale delle celebrazioni di Giordano Bruno nel quarto centenario della morte, in collaborazione con l'Istituto nazionale di studi sul Rinascimento)

- Gilberto Sacerdoti, Sacrificio e sovranità: teologia e politica nell'Europa di Shakespeare e di Bruno, (Torino 2002, Einaudi)

- Michele Ciliberto, L'occhio di Atteone: nuovi studi su Giordano Bruno, (Roma 2002, Edizioni di Storia e Letteratura)

- Anacleto Verrecchia, Giordano Bruno, (Vienna 1999, scritto in tedesco; Roma 2002, Donzelli)

 

monumento in bronzo a Giordano Bruno, eretto nel 1889 da Ettore Ferrari a Campo dei Fiori,

 

 

 

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