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Militari francese - marchese di Lescure

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Louis-Marie de SALGUES – marchese di Lescure

((Versailles 13 ottobre 1766 – La Pellerine 4 novembre 1793)

militare e controrivoluzionario francese, soprannominato [le saint du Poitou];

[Figlio di Marie-Louis-Joseph di Lescure e di Jeanne de Durfort de Givrac, una famiglia originaria di Albi, dove si vedeva, ancora prima della rivoluzione francese, il suo castello al confine con la provincia di Tarn; comunque una famiglia benestante, non ricchissima.
1791, sposa sua cugina Victoire de Donnissan de La Rochejaquelein.
È anche cugino del conte de La Rochejaquelein, altro protagonista delle guerre di Vandea.]

educato in una scuola militare, è molto religioso;

poco tempo prima della Rivoluzione francese, ottiene una compagnia di cavalleria del reggimento reale-Piemonte;

1789
agli inizi della Rivoluzione, questo giovane ufficiale, molto portato per lo studio, che parla tre lingue e di una grande cultura, non è completamente contrario alle nuove idee;

1791
giugno, dopo la mancata fuga del re a Varennes, emigra per un breve periodo;

1792
10 agosto, al suo ritorno, è uno dei difensori impotenti di Luigi XVI alle Tuileries, in occasione della presa del palazzo; si ritira allora nel suo castello di Clisson, del comune di Boismé, a Poitou; qui viene accolto dai suoi genitori ed amici che fuggono a Parigi dal Terrore;

1793
i contadini di Poitou, già feriti nella loro fede religiosa, ansiosi di vedere la persecuzione che avviene nei confronti dei grandi proprietari, sono raggiunti dalla leva obbligatoria ordinata dalla Convenzione nazionale;
non volendo obbedire al decreto si ribellano; il loro primo pensiero fu quello di fare diventare capi i loro signori: i contadini dei dintorni di Châtillon giungono a Clisson, per cercare lui e suo cugino conte de La Rochejaquelein, che ha proprietà in una delle loro parrocchie;

egli non esita affatto ad accettare il suo ruolo, come pure il cugino conte de La Rochejaquelein, e si dirige verso Châtillon; i contadini dei dintorni di Clisson gli chiedono di non allontanarsi dai suoi possedimenti, dove cioè la sua influenza può essere utile; ciò nonostante essi restano ugualmente esposti alle persecuzioni delle autorità repubblicane: con tutta la sua famiglia, il nobile viene portato in prigione a Bressuire; sebbene sia venerato dagli abitanti di questa borgata, e che gran parte di loro non desidera altro che salvarlo, è quasi per miracolo che sfugge alle violenze dei soldati corsi per combattere gli insorti;

dopo alcuni giorni viene consegnato dall'esercito vandeano che si è impossessato di Bressuire; di conseguenza è tra i primi capi di quest'esercito al quale si aggiungono i contadini della sua regione; prende parte attivamente alle missioni più pericolose di questa vasta insurrezione;

16 maggio, a Fontenay entra nella città senza che nessuno inizialmente lo abbia seguito, tanto che deve liberare i prigionieri vandeani che sono imprigionati;


25 maggio, si lancia per primo e da solo su un ponte barricato e occupato dalle truppe repubblicane davanti Thouars;

a Saumur rimane ferito; nessuno si affretta a soccorrerlo o si sacrifica per lui;

nella "battaglia di Tiffauges", ultimo successo dei vandeani sulla riva sinistra della Loira, e dove i loro sforzi riescono a ritardare l'arrivo per alcuni giorni delle truppe agguerrite del gen. Kléber, egli batte il piede sul terreno gridare ai contadini scoraggiati: "Ci sono 400 uomini abbastanza coraggiosi da venire a perire con me?" - "Sì, signor marchese!" risponde la gente della parrocchia di Echaubrognes; e, alla loro testa, si mantiene per due ore.

29 giugno, dopo lo sterile attacco di Nantes, che segna una svolta nella guerra di Vandea, si accampa a Bussières dove tenta invano di raccogliere le truppe disperse dell'"Esercito cattolico e reale";

cacciato dal suo quartier generale dal gen. François-Joseph Westermann, prende la sua rivincita a Tiffauges; ferito gravemente, raggiunto da una pallottola alla testa nella "battaglia di La Tremblaye", viene portato agonizzante dai suoi uomini nelle retrovie dell'esercito vandeano, dopo il disastro della "battaglia di Cholet", che porta con sé una popolazione triste e fuggitiva;

mentre la sua ferita lascia qualche speranza, aiuta ancora con consigli e costanza i suoi compagni; contribuisce a fare nominare suo cugino conte de La Rochejaquelein capo dell'esercito;
dopo il passaggio della Loira, segue la penosa marcia dei vandeani attraverso Anjou e la Bretagna; le cure di sua moglie e gli omaggi dell'esercito non possono impedire l'effetto di tanti dolori estenuanti che vengono sempre ad infettare la sua ferita;

4 novembre, muore nella carrozza che lo trasporta a Besnardières vicino a La Pellerine sulla strada tra Ernée e Fougères, dopo lungo e penoso calvario.
[Suo suocero, il gen. de Donissan, lo fa seppellire in un luogo rimasto sconosciuto per evitare al cadavere gli oltraggi da parte dei repubblicani, come è accaduto per il corpo del marchese di Bonchamps, morto nella stessa battaglia.
Sua moglie che lo ha seguito in Vandea diverrà più tardi una grande celebrità, sotto il nome di M.me La Rochejacquelein, sarà mandata in esilio fino al 1816.]



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