1951
Sovrano
Militare Ordine Gerosolimitano di Malta
«segue da 1950»
sede: Roma, via Condotti;
Gran maestro: don Ludovico
Chigi Albani della Rovere (1931-14.11.1951).
Come gli altri ordini, neppure l'Ordine di Malta è mai
stato approvato, né dal fascismo prima (nonostante i legami
del gran maestro con alti personaggi del regime, B.
Mussolini lo aveva invitato a costruire un lebbrosario
a Tselaclacla in Abissinia, risparmiandogli di rasentare il ridicolo
rivendicando l'isola di Malta come da molti auspicato) né
ora dal governo italiano che ha deciso di fondare un Ordine al
merito della repubblica, proibendo ai cittadini l'uso di tutti
gli altri che non abbiano l'approvazione del capo dello Stato.
Altri membri:
. marchese Luigi Rangoni,
81enne, cancelliere;
. conte Cattaneo di Sedrano,
segretario della cancelleria;
. balì conte Ferdinando
Thun Hohenstein (nipote dell'ex gran maestro
Thun Hohenstein), discendente di una delle più
grandi famiglie d'Austria, membro del sovrano consiglio; abita
nel castello di Povo (Trento)
[per la bega del grano argentino ha inoltrato un ricorso segreto
alla congregazione dei religiosi];
. duca Caffarelli,
decano dei balì gran croce d'onore e di devozione;
. marchese Alberto Teodoli,
vice decano, senatore della Repubblica;
. marchese Dragonetti
de Torres, ministro plenipotenziario;
. conte Antonio Hercolani
Fava Simonetti, 67enne, diventato professo una volta
vedovo;
. conte Conestabile della
Staffa, 89enne, assessore delegato alle opere di
assistenza civile;
. avvocato Gazzoni,
legale dell'Ordine;
[spedito in Argentina riesce a risolvere l'affare el grano]
. marchese Pallavicini,
42enne, cavaliere di giustizia, maestro di cerimonie.
- Gran priorato di Roma:
unica carica di balì del gran priorato di Roma è
quella di San Sebastiano del Palatino, costituita e dichiarata
ereditaria da Urbano
VIII;
. cardinale Nicola Canali
(1948-?) pur essendo gran priore dell'Ordine di Malta è
anche gran maestro dell'Ordine del Santo Sepolcro;
[è rivale di mons. G.B.
Montini]
Gennaio
Il card. N.
Canali è assorbito dalla
causa di beatificazione di Pio X,
restaratore e gran maestro transitorio dell'Ordine del Santo Sepolcro,
causa di cui non s'immischia personalmente ma che ha affidato
al cardinale Micara.
Di ritorno dall'America arriva a Roma un cavaliere francese, amico
di Hercolani, il quale stupisce il
tesoriere parlandogli dei milioni di dollari versati dai cavalieri
americani [50.000 dollari annuali secondo Hercolani,
ben 200.000 da un unico unico cavaliere, secondo l'amico]; stuzzicato
da questa notizia, il gran magistero prende informazioni negli
Stati Uniti e le completa altrove. Apprende così che:
- al loro ingresso i cavalieri americani danno al cardinale Francis
Spellman un minimo di 50.000 dollari, la maggior parte
100.000, molti anche 200.000;
- in seguito, i più ricchi fanno regolarmente al cardinale
delle donazioni quasi altrettanto generose che, come le precedenti,
avrebbero dovuto andare all'ospedale del Bambin Gesù di
Roma;
- ogni anno al Wardolf Astoria di New York, il cardinale offriva
un banchetto, e al dessert, circolava con un piatto, dove
nessuno si sarebbe permesso di deporre meno di mille dollari;
- il cardinale non sosteneva finanziariamente alcuna opera di
assistenza negl Stati Uniti a nome del "capitolo americano
dei cavalierie di Malta";
- il cardinale si faceva passare laggiù per il vero capo
dell'Ordine, le cui bolle, conformemente ad una vecchia usanza,
erano firmate da un vecchio signore di Roma;
- il cardinale proibiva ai cavalieri americani, diretti alla capitale,
di presentarsi a questo vecchio signore, che non sapeva l'inglese
e che non voleva essere disturbato;
- il cardinale aveva assoldato un impiegato del palazzo magisteriale
per fare distruggere le copie della rivista mensile illustrata,
riservata all'associazione americana;
- il progetto di essere riconosciuto negli Stati Uniti come società
di beneficienza faceva temere al cardinale che il gran magistero
cercasse di recuperare per le sue proprie opere, le somme destinate
all'ospedale del Bambin Gesù;
- quelle somme, che rappresentavano effettivamnte dei milioni
di dollari, erano inviate per l'ospedale del Bambin Gesù
al card. G.
Pizzardo, assessore del santo uffizio.
Pur avendo molte argomenti con cui controbattere al cardinale,
il gran maestro, intende procedere per gradi.
Informa innanzitutto il cardinale Francis
Spellman che il "capitolo americano
dei cavalieri di Malta" deve chiamarsi "associazione
americana" e che il master MacDonald
si deve chiamare presidente; aggiunge inoltre che l'Ordine si
farà riconoscere negli Stati Uniti come società
di beneficienza.
In una seconda lettera il gran maestro lo prega di fornire l'elenco
delle opere dell'associazione americana; in una terza lettera
lo invita a comunicare, secondo le regole, il bilancio annuale
della sua associazione, e, non essendo mai stato fatto, anche
i bilanci approvati da quando era stata fondata.
Il cardinale Francis Spellman
non risponde.
Settembre
il gran maestro parte per Madrid e Lisbona, assieme al cardinal
Tedeschini, legato pontificio alle
cerimonie di Fatima; passa in rivista battaglioni d'onore, visita
gli antichi castelli dell'Ordine, riceve la visita di re Umberto,
viene vezzeggiato dagli altri quattro cardinali presenti a Fatima,
in particolare dal cardinal Pierre Gerlier
, primate delle Gallie, che spera la gran croce di Malta;
Ottobre
il gran maestro torna a Roma; il giorno dopo gli arrivano
tre lettere con le quali:
- il cardinale Francis Spellman
lo invita a far sapere che cosa accade delle migliaia di dollari
che l'associazione americana gli manda tutti gli anni;
- il card. N.
Canali gli chiede "un atto di
giustizia, si saggezza e di magnanimità, in favore di fra'
Ferdinando Thun Hohenstein";
[il g.m. risponde che non lo sapeva sostegno dei professi ribelli
e degli imprudenti amministratori.]
- padre Larraona lo avvisa che la
"sacra congregazione dei religiosi, data la particolare situazione
del priorato di Lombardia e Veneto, avrebbe giudicato inopportuno
ogni nuovo decreto relativo a quel gran priorato".
[il g.m. risponde che il sovrano consiglio avrebbe deciso come
meglio avrebbe inteso riguardo una divisione amministrativa dell'Ordine.]
31, la congregazione dei religiosi
annuncia che rifiuta ad Angelo de Mojana,
rappresentante del gran priorato al sovrano consiglio, il permesso
di fare i voti solenni;
Novembre
4, l' «Osservatore Romano» pubblica che
il papa ha ricevuto in udienza privata sua eminenza reverendissima
il signor card. N.
Canali, penitenziere maggiore, presidente
della commissione pontificia per lo Stato della città del
Vaticano;
nel pomeriggio, nella basilica vaticana, il papa proclama che
la beata Maria Vittoria Teresa Couderc,
fondatrice dell'Ordine di Nostra Signora del Cenacolo, sia ammessa
alla gloria di salire sugli altari.
5, lunedì, il g.m.,
sconvolto, comunica al sovrano consiglio una sorprendente lettera
del padre Larraona, e un'altra, ancora
più sorprendente, del card. N.
Canali; quest'ultima (le prime sette
pagine sono letteralmente un esposto storico, di manifesta parzialità,
mirante a provare che l'Ordine di S. Giovanni era sempre stato
in stretta dipendenza dei sommi pontefici [in particolare che
nel 1119, con Pasquale
II, l'Ordine aveva ereditato una parte dei beni dell'Ordine
del Tempio, grazie all'intervento della Chiesa]) avvisa il gran
maestro che il papa si è degnato di costituire, nell'ambito
della congreazione dei religiosi, una commissione cardinalizia,
incaricata degli affari di Malta, e che i membri sono:
. card. N.
Canali, presidente;
. cardinale Clemente Mìcara,
. card. G.
Pizzardo;
. mons Scapinelli di Leguigno, sottosegretario
della sacra congregazione dei religiosi, segretario.
La lettera precisa inoltre che devono essere loro sottomesse tutte
le deliberazioni dell'Ordine, presentato l'esatto inventario ecc..
Infine, mons. Ilario Alcini, visitatore
dei seminari d'Italia, nuovo arcivescovo titolare di Nicea, riprenderà
la sua visita ad inquirendum et referendum.
Appena conosciuto il tenore delle due lettere, i membri dell'Ordine
provano disgusto. Del loro contenuto viene avvisato Angelo
de Mojana, che si trova a Milano, affinché si unisca
al duca Raimondo del Balzo
il quale, incaricato di preparare una relazione, stima indispensabile
avvertire subito Pecci, pronipote
di Leone XIII.
Il ministro dell'Ordine dichiara che bisogna ricorrere al papa,
essendo questo l'unico mezzo per disarmare i tre cardinali e padre
Larraona. Anche se scopre, grazie
alle sue entrée, che di tutta questa faccenda mons.
G.B. Montini,
sottosegretario di stato, è stato tenuto all'oscuro e pure
mons. Tardini, segretario per gli
affari straordinari, non ne sa nulla, decide di far firmare il
ricorso al gran maestro, dandosi anche da fare affinché
il papa riceva la lettera nel tempo ancora disponibile.
6, ore 08:45, il papa
può leggere il ricorso che gli ha appena consegnato mons.
Nasalli Rocca di Corneliano, canonico
di san Pietro, cameriere segreto partecipante;
[è fratello del conte Nasalli Rocca,
aggiunto alle opere di assistenza, che aveva sposato una nipote
del gran maestro; si è adattato per l'occasione a subire
una violenta sfuriata da parte del card. N.
Canali ed è stato minacciato
di essere spedito come vicario a Frosinone;
ore 10:00, alla data prevista per l'apposizione dei sigilli
al palazzo di Malta, mons. Ilario Alcini
è costretto a fare marce indietro.
9, mentre padre Larraona
risponde al gran maestro, che gli ha inviato copia del ricorso,
e il cardinale Micara viene nominato
vicario generale di sua santità per la città di
Roma, il sovrano consiglio di Malta convince il gran maestro ad
aggiuungere ai due legali Angelo de Mojana
e Raimondo del Balzo, e all'avvocato
dell'Ordine, Gazzoni, anche uno specialista
in questioni ecclesiastiche. Pecci
ha la buona idea di far designare Ferrata,
avvocato concistoriale e, come tale, dignitario del Vaticano (lo
stesso che a giugno aveva perorato la causa di beatificazione
di Pio X); come Rossi
Stockalper, anche l'avv. Ferrata
è amico sia del cardinal Nicola Canali
sia del gran maestro; gode infine anche della stima del papa a
cui chiede il permesso di accettare l'incarico; il papa, accogliendo
la sua richiesta, dimostra che non giudica insostenibile la difesa
dell'Ordine di Malta; l'avv. Ferrata
aggiunge alla difesa anche un altro avvocato concistoriale, il
deputato Corsanego il quale, vantandosi
di non essre amico del card. N.
Canali, assume volentieri la parte
aggressiva.
10, il gran maestro don L.
Chigi Albani della Rovere, 85enne, è colpito
da una sincope;
12,
su suggerimento dei suoi legali, il g.m. invia una lettera a papa
Pio XII affinché sia sollecitata
la creazione di un tribunale speciale;
13, il g.m. riceve una lettera
con cui il presidente A. De Gasperi
lo informa che il governo italiano riconosce l'Ordine di Malta
e che, senza prevedere per il momento lo scambio dei rappresentanti
diplomatici, sarebbe gradito da questo momento un delegato ufficiale;
nello stesso tempo, quando padre Castellani
gli annuncia, da parte del card. N.
Canali, che il papa lo sta per scomunicare,
il g.m. è colpito da una nuova sincope;
14, Cattaneo
prepara tutti gli atti e i telegrammi, pronti per essere spediti,
che designano come luogotenente il membro più anziano del
consiglio, il conte Hercolani Fava
Simonetti, 67enne; il g.m. muore.
Cattaneo chiama in successione: il
conte Nasalli Rocca (come parente
del g.m. deve avvisare la famiglia), il cancelliere marchese
Luigi Rangoni (come esecutore
testamentario deve effettuare la chiusura dell'appartamento magistrale)
e Pecci.
Hercolani fa chiamare il balì
professo Franchi de' Cavalieri che
non abita più al gran magistero non avendo incarichi (era
stato lui il luogotente al momento del ritiro del gran maestro
Thun Hohestein nel 1931; eletto al
suo posto aveva declinato l'onore e fatto così portare
la scelta sul principe Chigi).
Alla presenza di Franchi de' Cavalieri,
il neo luogotenente Hercolani riceve
una telefonata del card. N.
Canali il quale, in qualità
di presidente della commissione cardinalizia, nominata dal santo
padre, gli proibisce di assumere la luogotenenza; quello che ha
fatto lo considera un abuso di potere.
15, subito dopo la deposizione
del g.m. nella tomba di famiglia, al cimitero di Roma, rispettando
la sua volontà, padre Larraona
notifica ad Hercolani, da parte dei
tre cardinali, che l'elezione del nuovo gran maestro deve essere
"temporaneamente rimandata".
16, mons. Ilario
Alcini, da parte degli stessi, gli notifica che quello
stesso giorno, alle 16:30, riprenderà la sua visita apostolica
ad inquirendum et referendum.
Dopo avergli chiesto di rinviare la visita di 24 ore, Hercolani
prepara una bolla che gli fa solennemente consegnare. Essa reca
il testo di un decreto del sovrano consiglio, il quale specifica
che la visita apostolica di monsignore, sino alle decisioni del
santo padre, sarà "strettamente limitata alle questioni
spirituali, e, per quello che riguarda il patrimonio, alle sole
commende dei professi".
Mentre mons Ilario Alcini informa
che riferirà il tutto agli eminenti cardinali e alla congregazione
dei religiosi, in attesa delle decisini del papa il gran magistero
si dedica a raccogliere la documentazione necessaria per replicare
all'esposto storico di padre Larraona.
Dicembre
8, il sovrano consiglio stabilisce di riunire tutto
il Consiglio di Stato per il 2 febbraio prossimo, in vista di
procedere all'elezione del gran maestro. Lo stesso giorno la cancelleria
manda agli elettori le convocazioni de eligendo magno maestro.
Sono dirette ai membri del sovrano consiglio, ai gran priori,
ai balì professi, e ai presidenti delle associazioni nazionali
che hanno preso il posto degli antichi gran priorati dell'Ordine.
Quest'ultimo particolare esclude i paesi non europei, ma porta
in linea la vecchia aristocrazia europea. Per di più, i
tre grandi priorati italiani, e quelli di Austria e Boemia, eleggeranno
due cavalieri professi per completare le loro delegazioni.
10, mons. G.B.
Montini comunica a Pecci
la decisione che si sta attendendo da oltre un mese, e cioè
che il papa si è degnato di costituire un tribunale composto
di cinque eminentissimi porporati per risolvere tutte le difficoltà,
e che nello stesso tempo ha sospeso l'elezione del gran maestro,
sino alla sentenza del tribunale.
12, mons. G.B.
Montini trasmette copia del chirografo con i nomi dei
cinque cardinali designati:
. card. N.
Canali, presidente;
. card. C.
Micara;
. card. G.
Pizzardo;
. cardinale Eugène Tisserant,
decano del sacro collegio;
. cardinale Benedetto Aloisi Masella,
pro-prefetto alla congregazione della disciplina dei sacramenti
e amministratore del suo piccolo Ordine di S. Giovanni in Laterano.
- Gran priorato d'Austria: balì Adamovich
de Csepin, cavaliere professo; a volte sostituito
dal barone Gudenus, 28enne, cavaliere
di giustizia;
- Gran priorato di Boemia: duca Raimondo
del Balzo, commendatore professo, cameriere di
cappa e spada di Pio XII, alto
magistrato della Repubblica Italiana, capo di una delle sette
più grandi famiglie del regno di Napoli, e 11° duca
di Presenzano (malvisto da Canali);
[discendente dai signori di Baux,
in Provenza, che avevano seguito a Napoli Carlo
d'Angiò.]
- Gran priorato della Lombardia e Veneto:
rappresentante del gran priorato Angelo
de Mojana; giovane giurista e avvocato, già candidato
ai voti semplici;
- Gran priorato di Napoli e Sicilia: balì
marchese Taccone di Sitizano,
82enne;
- Gran priorato di Podolia:
sta prosperando felicemente vendendo croci di Malta (ovviamente,
tra le centinaia di falsi ordini cavallereschi, tra cui un Ordine
sovrano e militare di Santa Rita, si distinguono le decorazioni
conferite dalla Santa Sede, dal Santo Sepolcro e dall'Ordine di Malta), le più ricercate, in virtù dell'apparente
attributo di nobiltà.
Associazioni
dei cavalieri di Malta
- Associazione americana dei cavalieri di Malta:
presidente master MacDonald;
"grande protettore" nonché "consigliere
spirituale" [gran protector and spiritual advisor]
cardinale Francis Spellman
(1889-1967);
Associazione francese: presidente conte
di Rohan-Chabot, duca di Ravèse;
[non si vedono più i nomi che avevano illustrato le tre
lingue di Provenza, di Francia e di Alvernia, né i Villeneuve
(88 cavalieri), i Sabran (43 cavalieri),
i Forbin (32 cavalieri in un solo
secolo).]
Il conte di Rohan-Chabot, duca
di Ravèse, non potendo partecipare, deve dimettersi;
nominato presidente onorario, viene sostituito dal principe
Guy de Polignac, il quale si mette
in viaggio assieme ai cavalieri magistrali duca
di Decazes e Morriere-Bernadotte.
Associazione ungherese: presidente (ormai
solo nominalmente) il venerabile arciduca Giuseppe.
Associazione polacca: presidente principe
Czartoryski.
Associazione
renano westfaliana:presidente barone Twickel;
Associazione della Slesia: presidente
principe di Hatzfeldt; presidente
onorario principe Federico di Hohenzollern-Sigmaringen;
[dopo l'occupazione russa, l'associazione era ripiegata a Monaco.]
[Entrambe le associazioni tedesche vanno orgogliose
della loro prova, detta di Germania: di fronte ai sedici quarti
per cento anni (adottata dalla maggior parte delle associazioni)
impallidiscono gli otto quarti per cento anni della prova di
Francia e i quattro quarti per cento anni della prova d'Italia.
Inoltre sono ancora più rigorosi in quanto bazzicavano
i cavalieri teutonici usciti dall'Ordine di S. Giovanni e i
cavalieri protestanti di Malta, quelli cioè del baliato
di Brandemburgo. Sette commende di questo baliato, distaccatesi
al momento della Riforma, erano nominalmente sopravvissute presso
alcuni nobili di alto lignaggio, come quelle del gran priorato
russo ortodosso di Parigi.
Benché il gran magistero di Roma non sia in relazione
né con i primi, né con gli altri, le considera
tuttavia legittime (è la sua piccola "Chiesa scismatica"),
perché non hanno mai avuto discontinuità, mentre
invece il gran priorato protestante d'Inghilterra, dove l'Ordine
era stato soppresso da Enrico VIII,
data dalla regina Vittoria.]
[Roger Peyrefitte,
Cavalieri di Malta, 1957]
«segue 1952»