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Claude-Adrien Helvétius

(Parigi 1715 - 1771)

filosofo francese, figlio del medico della regina Maria Lesczynska;

frequenta il collegio dei gesuiti Louis-le-Grand;

1738
ottiene un posto di appaltatore delle imposte regie che gli frutta una rendita considerevole;
ciò non gli impedisce di frequentare gli "spiriti illuminati" dell'epoca:
- a Cirey sur la Blaise dalla marquise du Châtelet e dal suo ospite Voltaire;
- a Montbard dal conte di Buffon;
- a La Brède dal barone di Montesquieu;
è in amicizia con l'ormai vecchissimo Fontenelle, col grammatico Du Marsais, con Maby, forse anche con Morelly e col giovane Bonnot de Condillac;
un po' più tardi conosce J.-B. Le Rond d'Alembert e D. Diderot,
e poi barone d'Holbach, J.-J. Rousseau, A.-R.-J. Turgot, F. Quesnay;
si forma in pratica alla scuola degli illuministi francesi assertori del «sensismo»;
scrive una tragedia per il teatro andata perduta;

1751
si dimette dalla carica di appaltatore delle imposte, conservando quella di maître d'hôtel della regina Maria Lesczynska;
si sposa con Anne-Catherine de  Ligneville, una giovane e colta nobile in difficoltà finanziarie – nipote di Madame de Grafigny –, ed acquista due tenute: una a Lumigny ed una a Voré ove passa gran parte dell'anno;
i mesi restanti li trascorre a Parigi in rue Sainte-Anne;
i suoi ospiti abituali sono Saurin, B. Le Bovier de Fontenelle, Ch.-P. Duclos, Chastellux, G.-Th. Raynal, J.-F. Marmontel, marchese J.-F. Saint-Lambert, e a volte D. Diderot e J.-J. Rousseau; il giovedì si reca nel salotto del barone d'Holbach;
durante la «querelle des bouffons» parteggia con gli enciclopedisti per la musica italiana;
durante i lunghi soggiorni in campagna cura le sue terre e, anche per l'interessamento della moglie, cerca di trovare nuove occasioni di lavoro per il crescente numero di piccoli proprietari in rovina e di braccianti disoccupati;
dopo un primo sfortunato tentativo di istituire una fabbrica di merletti, riesce ad impiantare con un certo successo una manifattura per la tessitura di calze, fallisce invece più tardi nell'intento di sfruttare industrialmente il legname e i giacimenti di minerali ferrosi abbondanti nella regione dell'Orne e nella stessa sua tenuta di Voré.

1755
muoiono il barone di Montesquieu e il padre di Helvétius che si dedica ormai completamente alla filosofia;

1757
con la scomparsa di B. Le Bovier de Fontenelle si rescinde l'ultimo filo che ancora collega i philosophes col grand siècle;

1758

L'Esprit (1758, Dello Spirito; opera ferocemente attaccata dalle autorità civili ed ecclesiastiche per le idee sovversive ed eretiche che contiene)

Mandement de Mgr. l'Archevêque de Paris, portant condamnation d'un livre qui a pour titre «De l'esprit» (Paris 1758, p. 27, dispositivo della condanna di Christophe de Beaumont, lo stesso che nel 1762 condannerà l'Emile di Rousseau

Mandement de Monseigneur l'Évêque de Soissons… (Soissons & Paris 1759, p. 11).

Dell'uomo (postuma 1772)

Le bonheur (postumo, poema scritto prima del 1751).

__________________

De l'esprit (Paris 1758, edizione in-quarto di Durand)

Oeuvres complètes d'Helvétius (Paris 1795, in 14 voll., a cura del suo amico ed esecutore testamentario l'abate Pierre Louis Lefebvre de la Roche, ediz. Didot; rist. anast.: Hildesheim, G. Olms Verlag, 1967-69)

Helvetius, sa vie et son oeuvre. D'après ses ouvrages, des écrits divers et des documents inédits (Parigi 1907, monografia di Albert Keim che si assunse il compito di "riabilitare", di fronte alla cultura filosofica francese, il pensiero di Helvétius che solitamente veniva "sbrigato" con poche battute dalla storiografia letteraria (tipici in tal senso Demongeot e il Lanson) e dalle storie del pensiero politico-morale e filosofico in genere (salvo rare eccezioni: come il Socialisme au XVIIIe siècle di A. Lichtenbergere Les moralistes français au XVIIIe siècle di J. Barni).
Helvétius. A Study in Persecution  (Oxford 1965, di D.W. Smith).

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